Le fanfic di X-Files

Fortuna

Prendi una macchina, mettici dentro Mulder e Scully, molto stanchi e doloranti, lasciali parlare, poi da loro un caffè e falli riposare finché fa giorno. Rimescolare i sentimenti di tanto in tanto.
Autore: Rain
Pubblicata il: 25/09/2009
Tradotta da: Angelita
Rating: PG, da leggere con i genitori
Genere: UST, MRS/RSM, VIGNETTE
Sommario: Prendi una macchina, mettici dentro Mulder e Scully, molto stanchi e doloranti, lasciali parlare, poi da loro un caffè e falli riposare finché fa giorno. Rimescolare i sentimenti di tanto in tanto.
Note sulla fanfic:

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I just want someone to talk to
And a little of that human touch
Human touch, Bruce Springsteen


Tutto iniziò con una notizia radiofonica sull’anniversario della nascita di Orson Wells.
Sì, a tutti e due era piaciuto “Citizen Kane”, anche se c’era una certa discussione su quale fosse il miglior film di tutti i tempi.

In realtà, nessuno dei due sapeva esattamente quale fosse il suo film preferito, ma quando mai questo è stato un motivo per non discutere del tema?
Tra vari “ Oh, andiamo, Casablanca, come puoi essere così scontata?; “ No, Mulder, non credo che sia necessario aver visto Plan 9 from outer Space per dire che non era buono”; “ La verità, Scully, mi aspettavo altro da All about Eva”; “Il pianeta delle scimmie? Non hai visto niente che non sia di serie B?” ; la conversazione deviò verso i luoghi comuni dell’aspetto degli extraterrestri nei film.
Scully parlò a lungo ed estesamente, secondo Mulder così lungo e disteso come gli sarebbe piaciuto stare(*) in quel momento, delle molte possibilità non tenute in conto dal mondo del cinema, “ né, perché ingannarci Mulder, tanto meno da te”

- Stai insinuando che io mi chiudo davanti alla possibilità che altre forme di vita abbiano altre forme?

Quella cosa lo stava divertendo tanto che, in alcuni momenti, Scully pensava che il sorriso gli sarebbe arrivato realmente alle orecchie.

- Mulder, dico solo che questa ossessione con l’aspetto antropomorfo è un chiaro segno di antropocentrismo dell’Homo sapiens, che costituisce un leit-motif nella cultura umana.


Mulder sbatté le palpebre varie volte.
Non è che non lo capisse, è che Scully che parlava con tanta passione e tanta terminologia dell’aspetto degli extraterrestri, alle sei del mattino, su una strada dell’Uthah, era così …“interessante”, che quasi gli toglieva il sonno. Disgraziatamente non il mal di schiena.


- Perdona, Scully, troppo “antropo” per un misantropo.

- Tu non sei un misantropo. Un poco asociale forse…Perché forma umana? Perché devono rassomigliare tanto a noi?perché devono inoltre essere bilaterali? Perché non possono essere come….stelle marine?

- Insinui che gli extraterrestri sono come stelle marine?

- Se dici qualcosa sul fatto che non possono respirare nell’atmosfera terrestre. Ti farò un bel promemoria di quanto sia velenoso l’ossigeno per migliaia di creature.

- Non lo direi mai, ho visto Abyss- l’interruppe- non sarebbe un impedimento.

- Non dico che lo siano, dico che è così tipico pensare che abbiano forma umana…

-E’ così bello che pensi che siano come stelle marine….Posso vederli scendere facendo capriole sulle loro cinque braccine dall’astronave. E’ così…dolce. Stelle dell’al di là delle stelle…

- Non dico che sono stelle marine, solo che non capisco questa certezza che hanno due braccia e due gambe e due occhi.

- Le immagini lo dimostrano.

Lo guardò un istante, con un finto tono di serietà e circospezione, sussurrò:

- Mulder, e se le immagini sono false, montaggi per farci credere che qualcosa di simile a noi abiti questo universo vuoto? E se persone che si sentono molto sole fanno questi montaggi solamente per reclamare un poco d’attenzione? Come quel ragazzo che ha detto che un extraterrestre aveva preso la forma di Catherine Zeta-Jones ed era apparso nella sua veranda posteriore, per dirgli che lui era l’eletto per la creazione di una nuova razza.

-Stai insinuando che io sto credendo in un inganno promosso da un gruppo di ragazzi che non riescono ad avere una ragazza ed hanno bisogno di riempire il loro tempo con fantasie su esseri antropomorfi dell’altro mondo?- disse fingendo sorpresa e delusione.

- Io non ho pronunciato questa frase- sorrise Scully.

Le piaceva molto discutere con Mulder su niente. Forse perché discutevano spesso su qualcosa. Forse perché era più divertente degli scacchi, aveva la stessa paziente emozione e si poteva giocare mentre guidava.

-Scully,- fece una pausa drammatica finchè lei no lo guardò- e se tutte queste immagini, tutti questi avvistamenti, tutti i testimoni fossero falsi….tranne uno?

E non sapevi mai quando sarebbe arrivato lo scacco.
A volte la contagiava. Non sapeva se lei era capace di fare la stessa cosa….bene, nemmeno aveva consapevolezza di essere capace di contagiare qualcosa di simile, questo entusiasmo, questa passione. Ma la Dottoressa-Dammi- prove-e-chiamami-razionale a volte si lasciava trasportare da questo tocco d’illusione quasi infantile di Mulder. A volte, semplicemente le piaceva vederlo in lui, in quel sorriso” Forse ci riesco, forse lo incontro”

- Sarebbe un ago in un pagliaio.

Guardò il cielo stellato. L’alba tingeva di un azzurro delicato l’orizzonte, ma c’erano ancora le stelle, e si sorprese a cercarle. Tardò un paio di secondi a causa della mancanza di sonno.

- Con la mia fortuna sicuramente finisco per infilarmelo nel sedere.

Mulder guardò attraverso il finestrino l’irreale paesaggio dei dintorni del fiume Colorado. Albeggiava, e quel posto deserto si riempiva di colori diversi, che variavano a misura che la luce vinceva le ombre. “ La vita è un deserto” pensò addormentato” ma nei deserti c’è vita e a volte sono semplicemente bellissimi”.

Pensò che in un certo modo aveva fortuna, solo che era rara e inaspettata, ma a volte aveva fortuna. A volte qualcuno gli metteva a fianco una spia per compagna che guidava quando lui aveva sonno e gli faceva tanto male la schiena da dover prendere analgesici ed antinfiammatori. Questo era ancora niente, a volte lo guidava anche quando crollava e voleva mandare tutto all’inferno. Lo guidava per farlo tornare a casa, tornare a se stesso, tornare a lei. A volte pensava che l’unica cosa che aveva spiato Scully in quegli anni insieme erano i suoi demoni, per tenerli a bada e non lasciare che lo perdessero.
Questa era fortuna.

Sentì che toglieva il riscaldamento.


-Stai bene, Scully?-mormorò con gli occhi chiusi

- Non preoccuparti.

Scully era forte e onesta. Sapeva essere un’amica, di tutte le maledette miriadi di cose che sapeva questa è quella che conosceva meglio, quest’argomento lo dominava alla perfezione.

Fece un immenso sforzo per girarsi verso di lei ed aprire gli occhi. Stava stirando il collo da un lato all’altro. Sembrava tremendamente stanca. Pensò che avesse “ quella cosa” era fine di mese, forse anche lei aveva dovuto prendere qualcosa per il dolore. Se la stava passando ugualmente male e non glielo voleva dire. Sì la ragazza aveva i suoi problemi di comunicazione ed una specie di forza soprannaturale che le impediva di chiedere aiuto.

Nessuno è perfetto.

- Scully….-disse minaccioso. Era chiaro che lei si stava addormentando

Lo guardò, fece un gesto di fastidio e finì per cedere:

- Su, parlami.


Mulder si sforzò di snebbiarsi e si raddrizzò sul sedile. Nel farlo sentì una fitta di dolore che gli diede una leggera vertigine. Senz’altro non era in condizioni di guidare.

- Ferma nella prossima stazione di servizio.

- E’ presto per fare colazione e non possiamo fermarci di nuovo se vogliamo arrivare in tempo. Parlami solamente.

- Non m’importa se sia l’ora giusta: ci fermeremo alla prossima.

Aprì un poco il finestrino e fece un gesto indicando il sedile posteriore, su cui avevano lasciato i cappotti.

- Mettiti addosso il cappotto, Mulder. Starai peggio se prendi freddo.

Prese il cappotto, più per non discutere che per il freddo, e cercò di trovare un tema di conversazione che la tenesse sveglia.

- Cosa mi dici dei viaggi nel tempo?

Bene, Scully aveva gli occhi spalancati.

- In questo momento preferirei il tele-trasporto. Di cosa parli?

- L’aspetto, l’aspetto degli extraterrestri. Ci sono teorie che affermano che in realtà sono uomini del futuro che si sono evoluti fino a perdere certe caratteristiche, ma, chiaramente, continuano ad avere un certo aspetto umanoide.

- Umanoide.

Bene, stava perfino sorridendo.


-Pensaci. Non so, forse è vero quello che dici- Tossicchiò apposta, pensando che pungerla un poco sarebbe stato meglio- La tua impeccabile e intensa spiegazione è logica: E’ troppo casualità che, tra le tante possibilità, ci sia l’esatta serie di casualità necessarie per cui un extraterrestre abbia un aspetto umanoide, scusa, antropomorfo.


Scully rise. Trovava divertente il modo di catturare la sua attenzione a base di sottili allusioni, e anche essere capace di rendersene conto. L’aveva visto troppe volte.

- Così che sono uomini del futuro, geniale Mulder.

- L’abbiamo visto.

- Scusa, ma il supposto uomo del futuro che abbiamo visto aveva un aspetto completamente umano: senza antenne, con i capelli, occhi normali, naso sviluppato…


- Questo perché era di un futuro vicino.

Scully rise di nuovo. Voleva replicare, di fatti qualcosa si agitava dentro di lei incitandola a dire qualcosa sulla sua capacità di credere a due spiegazioni poco probabili di uno stesso fatto dubbioso. Ma sapeva che lo stava dicendo per tenerla sveglia.

- No, pensaci, c’è qualcuno che dice che se un organo non è necessario si atrofizza. Da questo punto di vista, con il tempo, gli umani avranno grandi occhi, che continueranno ad essere utili, poca massa muscolare e gambe corte, dovuto al fatto che non sarà necessario muoversi molto, lunghe dita ma poche, giusto per utilizzare il mouse del computer, immensi crani per i loro cervelli ipersviluppati…


Continuò a recitare strane e puntuali trasformazioni che avrebbero fatto dell’umano attuale l’extraterrestre dei film.
Aveva discusso per ore con Langley, mesi prima, sulla base di un articolo del”LoneGunman”. Non arrivarono a mettersi d’accordo su alcune cose. Non era facile decidere se lo sviluppo della telepatia e l’apporto di calorie e alimentazione per via endovenosa poteva portare a far si che la bocca non fosse necessaria. Questo spiegherebbe, d’altra parte, le lunghe dita, malgrado che la tecnologia già stava sviluppando apparati che rispondevano alla voce. Entrambi erano inorriditi davanti alla possibilità che la fecondazione in vitro provocasse la sparizione del pene…Anche se nessuno dei due, che schifo di vita, capivano molto bene perché non importava loro un accidenti di questo tema.

Il caso era che a Scully la cosa la faceva divertire. Avrebbe finito per avere un collasso nervoso se continuava ad ascoltare queste cose ed era chiaro che nessuno si addormenta sull’orlo di un collasso nervoso.
Quando finì la sua argomentazione, presentando dubbi sulla possibilità che lo sviluppo di antenne fosse dovuto al fatto che potessero essere degli eccezionali ricettori con funzione telepatica, Scully smise di mordersi il labbro e disse:

- Va bene, Mulder, caro: Mi stai parlando di giraffe.

- Giraffe?- veramente aveva detto “caro”?

- Giraffe, Lamark, caratteristiche acquisite, una teoria superata da più di un secolo. L’uso di un organo non implica una variazione ereditaria dello stesso. Nello stesso modo, la mancanza dell’uso di un organo, o perfino la sua assenza in un individuo, non implica la sua scomparsa…

- Meno male!- rise. A quanto sembrava lui e Langley potevano stare tranquilli.

-…nelle generazioni successive. Sono necessarie varie mutazioni ereditarie e vantaggiose per la trasformazione di un organo. Ed un organo dovrebbe essere pregiudizievole per la sopravvivenza e la riproduzione per arrivare a sparire, certamente solo nel caso che ci fossero dette mutazioni, che non hanno un motivo per esserci. Stai parlando di cambiamenti inimmaginabili, quasi impossibili. Sarebbero necessari millenni perché…

A lungo ed estesamente. Faceva fatica a non addormentarsi e assentiva appena di tanto in tanto. Sapeva che Scully ne conosceva il motivo: solo tenersi svegli fino a quell’oasi di caffeina e zucchero. Sapeva che non voleva dargli nessuna lezione, parlare solo per tenersi sveglia, per guidare, per guidare tutti e due.
Si avvolse nel suo cappotto e la guardò con occhi assonnati. Pensò che era preziosa, non bella, non era questo il tema, era preziosa. Non era una questione fisica, niente a che vedere con gli occhi, bocca, capelli, muscoli e tutte quelle cose che lei nominava una per una. Tutto questo era bello, sì, tutto ben messo ma il fatto che era preziosa veniva da dentro.
Sì, va bene, aveva sonno e stava più di là che di qua. Il “ Non pensare a Scully in questo senso” scivolava tra lunghi battere di ciglia, abbandonava i suoi muscoli e lasciava libere migliaia di formiche per la sua pelle.
Lei fece un gesto di dolore e si portò la mano al ventre per un istante. Penso che anche a lei faceva molto male. Inoltre non aveva preso niente per poter guidare, non sapeva se queste pillole portavano sonnolenza.

Scully era meravigliosa. Almeno questo disse a se stesso, più addormentato che sveglio malgrado gli occhi aperti ed i movimenti della testa. Perché era forte e coraggiosa e aveva cura di lui e si preoccupava. Quando era sul punto di morire e quando aveva solo mal di schiena, ed era notte e dovevano arrivare a parlare con lo sceriffo alla nove, accidenti, alle nove.
Sapeva di cosa si trattava. Sapeva che erano gli ormoni e a quanto sembrava anche ferormoni. Anche se Scully diceva che negli uomini questa cosa non era così evidente come negli insetti.

Gli aveva detto “caro”. Sorrise,

- No, seriamente, Mulder, questi pseudo-scienziati fanno molto danno alla scienza perché…

Annuì.
Lo faceva sempre ma non gli dava peso perché sapeva che lei non ne era cosciente. All’inizio aveva fatto fatica a riunire tutti i dati ma sì: Luna calante. La cosa influenza un poco la ragazza, perché ingannarsi, ed incominciava a sorridere più del normale, battergli sulla spalla scherzando, cambiava il tono di voce nel dire il suo nome in modo un poco strano e cose di questo genere, stupide, senza importanza, ma che lui vedeva. E oggi gli aveva detto “caro”.(*) (*)
Sorrise.

- Sì, lo so, lo so che tu non la vedi così ma la metodologia, l’empirismo…

Influenzava anche lui. Non molto, non era niente dell’altro mondo, ma l’esplosione ormonale di Scully a volte gli provocava esplosioni ormonali secondarie quando passavano molto tempo chiusi in un posto. Quattro ore in una macchina n’era un esempio perfetto.

Ormoni. In realtà pensò che questo era tutto. Troppo tempo dall’ultima volta che aveva fatto qualcosa per il mantenimento di certi organi nella specie...

- ...come ti ho detto non esiste una relazione semplice tra uso e mantenimento...


…o qualsiasi cosa fosse.


Troppo tempo con Scully, troppo voglia di sentirsi un poco a suo agio, lungo e disteso, in un vero letto, con il calore di un altro corpo vicino. L’aria piena dell’aroma che sembra circondare il corpo delle donne, come quello degli uomini, chi sa, come una specie di manto trasparente. Avvicinarsi un poco e respirare solamente. Scully odorava così bene…come sabbia calda. Non ricordava che la sabbia avesse un odore ma lei odorava come sabbia calda.
Scully fece un gesto di dolore ed inarcò un poco la schiena. Pensò che doveva avere una schiena incredibile. Immaginò le piccole protuberanze delle vertebre e la curva delle scapole. E poi si raddrizzò sul sedile, perché una cosa era che odorasse di sabbia calda ed avesse una bella schiena, e un’altra che aveva visto la curva del seno dove la scapola raggiungeva il fianco. Il formicolio stava incominciando a fare strade ad altre cose e questo era troppo.

Lo guardò.

- Il tuo viso è un poema, Mulder. Mi dispiace se la conversazione non è interessante…-gli sorrise- ma era per mantenermi sveglia io, non tu.

- No, è stata molto interessante, seriamente.

Indicò con un dito un cartellone pubblicitario.

- 5 miglia, area di servizio, ferma.

Conclusero che, sebbene era poco probabile, esisteva la possibilità che fossero uomini del futuro, a condizione che venissero da vari millenni più avanti o ci fosse una guerra nucleare che moltiplicasse in modo esponenziale( Mulder non aveva molto chiaro la storia dell’esponenziale, ma a quanto sembrava era importantissimo) il numero delle mutazioni.

Bruce Springsteen suonava, Thunder road. C’erano quattro camionisti che divoravano uova al bacon ai loro tavoli solitari. Un gruppo di cinque ragazzi che tornavano da una festa, ridevano senza sosta commentando la notte. Una coppia con un bambino, che voleva un frullato e piangeva, e una bambina addormentata in braccio alla madre. Una ragazza, con uno zaino enorme, che andava dall’università a casa, o viceversa.
La cameriera si chiamava Marcia e ugualmente lo chiamava “ caro”
Il pane era del giorno prima, ma l’hamburger era così buono, che non sapeva se mangiarlo o portarlo in un museo. Le patate avevano un poco troppo sale ma erano buone. Secondo Scully tutto quello avrebbe fatto sì che il suo stomaco l’avrebbe odiata fino alla fine dei suoi giorni, ma era una di quelle volte che non si rendeva conto di quanta fame avesse finchè non sentiva l’odore di questo miscuglio di burro e carne ai ferri. Aveva l‘acquolina in bocca.

Era l’alba ed un sole immenso occupava l’orizzonte, impedendo che si potesse aprire completamente gli occhi. Era bellissimo. Accecante. Il deserto che si estendeva da tutte le parti con le sue dune in mille toni di rosso.
Ora Springsteen parlava di una rossa e Mulder sorrideva.

La verità era che a volte Scully lo contagiava. Quel modo che aveva di analizzare le cose come se affrontasse un puzzle enorme ed impossibile e dicesse: “ Bene, uniamo i pezzi uno ad uno e vediamo cosa ne esce fuori”; e finiva per accettare quello che vedeva, che se lo aspettasse o no. La sua forza di volontà, la sua onestà. Non capiva come qualcuno poteva essere stato così cieco da poter pensare che avrebbe potuto essere una spia contro la verità: forse Scully poteva ingannare chiunque, ma mai avrebbe ingannato se stessa e mai si sarebbe guadagnata la fiducia di qualcuno per poi venirgli meno. E questo era contagioso. Molte delle cose che erano accadute negli ultimi anni gli avrebbero potuto far perdere la prospettiva, perdere il nord, la consapevolezza che il fine non giustifica i mezzi se implica tradire se stesso, smettere di essere onesto.
A volte aveva fortuna. E una volta in vita sua aveva avuto molta fortuna. Senza fare niente per guadagnarselo: solo fortuna.

Scully tornò dal bagno e sedette di fronte a lui con un viso che gridava il “pfffffuuuuuuuuu” che taceva ed intense occhiaie sotto le palpebre socchiuse.

Marcia si avvicinò per dire” Altro caffè, cara?” Scully buttò la testa indietro per guardarla ed emise un suono gutturale che sembrava un “sì”.

Mulder pensò di nuovo che era semplicemente bellissima. Sì, va bene, ormoni, ferormoni, quattro ore in una macchina per non parlare di tutte quelle del giorno prima, aveva appena albeggiato, era primavera, i suoi seni erano aumentati di una taglia negli ultimi giorni e lui non ricordava l’ultima volta che ne aveva visti nudi ed a tre dimensioni. D’accordo, era questo.
Ma era che aveva più a che vedere con l’inumidirsi le labbra e sorridere a metà abbassando leggermente la testa, ed abbracci caldi nel momento esatto in cui ne avevi bisogno, e rispondere al telefono all’alba senza mandarti al diavolo, e che odorava di sabbia calda e basta, anche se la sabbia non aveva odore.
In quei momenti a lui sarebbe piaciuto avere l’odore del caffè, perché Scully aveva il naso quasi infilato nella tazza e stava emettendo gemiti di quelli …più pertubatori

Tra il primo sorso e il quindicesimo inumidirsi le labbra,tirò fuori alcune pillole dalla borsa e le mise sul tavolo.

- E’ ora. Prendine un’altra.

- Mi fanno dormire. Ed ora guiderò io, Scully.

- Mi sto svegliando. Ci rimane solo un’ora di viaggio. Sto bene, seriamente, sai che altrimenti non lo direi.

Dubitò un momento a dirlo. Pensava che potesse sembrare sconveniente e poi gli sembrò una sciocchezza.

- Prendila tu.

Tardò un istante a capire, poi sorrise e fece di no con la testa.


-Troppo forti.

- Stai bene?

- Ti sta bene un “sono abituata”?


- Suona credibile.

- Sicuramente non voglio saperlo ma, come lo sai?

- Non preoccuparti non è niente che…Non so, credo che ci sia una spiegazione scientifica e tutto il resto.


- Troppo tempo.

- Sì, anche questo.

Fece una piccola pausa e sorrise.

- Sarebbe bene , non credi, che succedesse con gli ormoni. Che quando non risultano utili sparissero. Non so, credo onestamente che a me andrebbe a meraviglia. Di questo passo finirò per vedere un exraterrestre tipo THX-Catherine-Zeta-Jones nella veranda posteriore.

Quella fu una fragorosa risata, conturbante e con un leggero rossore. Una risata perfetta. Incominciò pensare che quello schifo di caso sarebbe valso la pena malgrado tutto.
Si sentiva completamente esposto. Non era per quello che aveva detto, si sentiva solamente esposto. E la cosa strana era che non gliene importava.

- Bene, in questi momenti direi che è una buona idea. Senz’altro non sono in condizioni di negarlo. Ma…pensa che…non si sa mai quando ti possono essere utili.

Si guardarono in silenzio, per un tempo strano. Finchè incominciò a sembrare troppo tempo e troppo silenzio per non risultare pericolosi.

- Mi dispiace di non averti lasciato dormire e…del finestrino aperto. Devi aver preso freddo.

Mulder si strinse nelle spalle e guardò attraverso al finestra.

- Bene, stavamo nella stessa macchina. Questo è tutto.

Criptico. A Scully sembrò che c’era qualcosa in più dell’ovvietà di quella frase, ma pensò che era mezzo addormentata e mezzo dominata dalla caffeina . Faceva fatica a pensare con chiarezza.

- Credi nella fortuna, Scully?

Lo guardò sorpresa. Sembrava la prima mossa di un’altra partita a scacchi a giudicare dai suoi occhi inquisitori, ma era un’altra cosa.

- Dipende.


- Da cosa?

- Dal giorno.

- Non mi parlerai della matematica del caos?- domandò aggrottando la fronte con un tono di delusione.

Le labbra di Scully formarono un sorriso con lentezza, tanta che sembrava che non si stesse muovendo.

- Non ne ho voglia. Credo che…ci siano delle benedizioni mascherate.

- Io anche.

Solo Mulder, all’altro lato del tavolo. Appoggiando i gomiti, il mento sulle mani. I suoi occhi socchiusi che la guardavano fisso, dicendo cose strane su andare nella stessa macchina, sulla fortuna, caos e tempo insieme. Era calore e caffeina. A volte lo sentiva nel sangue anche senza toccarlo. La teneva sveglia, la manteneva in piedi. Una benedizione mascherata.

- E' impressionante, non credi? Credo di non aver mai visto il deserto così.

Scully guardò attraverso la finestra. Non sapeva a cosa si riferiva nel dire di non averlo mai visto così, ma senz’altro era impressionante.

- Immagino che tutte le cose sono belle se si sa guardare. Come per la bellezza è solo questione di saper guardare.

Pensò che era vero, era precisamente questo. Il deserto era lo stesso ma lui era diverso quella mattina.
Un’area di servizio, una ragazza lentigginosa che si chiamava Marcia che masticava gomme con la bocca aperta, una tazza di caffè piena a metà che sfiorava le labbra di Scully, quella bambina addormentata tra le braccia del padre, Bruce Springsteen che cantava Human touch, una conversazione assurda che portava ad un’altra conversazione assurda, un viaggio in macchina all’alba, Scully e lui nella stessa macchina che ora aveva l’odore della sabbia calda.

Cose ordinarie, abituali e perfino assurde, se non si sapeva guardare.
Benedizioni mascherate.
Forse quella strana e magica sensazione di stare giusto dove voleva stare era solo il perfetto miscuglio di cose con una spiegazione scientifica. Ma questo non toglieva loro valore.
Soprattutto se era lei quella che sviluppava quella spiegazione.

Soprattutto se si inumidiva le labbra mentre lo faceva.

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