Le fanfic di X-Files
Debì -Avrei dovuto-
Ci possiamo sentire colpevoli per le decisioni degli altri? Possiamo pentirci e non voler correggere i nostri errori? Possiamo sopportare il dolore?
Autore: Irati
Pubblicata il: 23/09/2009
Tradotta da: Angelita
Rating: G, per tutti
Genere: ANGST, MRS/RSM
Sommario: Ci possiamo sentire colpevoli per le decisioni degli altri? Possiamo pentirci e non voler correggere i nostri errori? Possiamo sopportare il dolore?
Note sulla fanfic: Questa storia si colloca più o meno all'epoca del cancro di Scully, dopo "Memento Mori" e prima di" Gethsenmani". Un'epoca dura vi ricordate?
Archiviazione:
Altre note: "blow away the lies that tear you apart, blow away the dreams that broke your heart blow away the lies that leave you nothing, but lost and brokenhearted" B. Springsteen, "Promised Land" in" Darkness on the edge of town" Mi ricorda sempre Mulder, non so perché. "nobody, not even the rain, has such small hands…" E. E. Cummings Mi ricorda sempre Scully, nemmeno so perché.
Disclaimer: Gli scritti pubblicati in questo sito sono di esclusiva proprietà degli autori. Beyondthesea.it non è in alcun modo responsabile degli scritti suddetti e dei loro contenuti. Gli autori, pubblicando le loro opere, si assumono ogni responsabilità sulle stesse. Tutto il materiale presente sul sito non può essere riprodotto in mancanza del consenso del proprietario dello stesso. Questo sito non ha fini di lucro. I personaggi presenti nelle storie pubblicate sono di proprietà dei rispettivi autori e dei titolari del copyright.
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Tradotta da: Angelita
Rating: G, per tutti
Genere: ANGST, MRS/RSM
Sommario: Ci possiamo sentire colpevoli per le decisioni degli altri? Possiamo pentirci e non voler correggere i nostri errori? Possiamo sopportare il dolore?
Note sulla fanfic: Questa storia si colloca più o meno all'epoca del cancro di Scully, dopo "Memento Mori" e prima di" Gethsenmani". Un'epoca dura vi ricordate?
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Altre note: "blow away the lies that tear you apart, blow away the dreams that broke your heart blow away the lies that leave you nothing, but lost and brokenhearted" B. Springsteen, "Promised Land" in" Darkness on the edge of town" Mi ricorda sempre Mulder, non so perché. "nobody, not even the rain, has such small hands…" E. E. Cummings Mi ricorda sempre Scully, nemmeno so perché.
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"…Sometimes is like someone took a knife and cut a six inch valley through the middle of my soul…"
B. Springsteen.
- Al segnale di arrivo, segue un aprire di porte, uno scivolare di coltelli di metallo. Un signore anziano lo guarda per qualche secondo mentre gira la chiave nella serratura. Si salutano brevemente, con la violenza degli estranei che dividono lo stesso corridoio, lo stesso impianto idraulico e niente più.
- Lo saluta un silenzio familiare e l'odore di disinfettante. E' sabato e l'inserviente ha lavato il pavimento del corridoio.
- Una pila di giornali l'aspetta davanti alla porta. Li raccoglie con un gesto stanco. E' sveglio da 33 ore e sono sette giorni che non è riuscito a dormire per più di quattr'ore di seguito.
- L'ultimo esemplare del Lone Gunmen, fatture, il suo abbonamento a Playboy e reclame. "Vuole smettere di russare? Noi le garantiamo che la Sleepy Pillow l'aiuterà a farlo". No, russare non è un problema che lo preoccupa. Non preoccupa nessuno.
- L'oscurità dell'appartamento lo riceve con una fame disperata quando apre la porta e per un momento ha voglia di fuggire da quest'abbraccio mortale ma lo vince il magnetismo della routine e chiude la porta dietro di sé, con un click che è come una minaccia incerta.
- I primi raggi di luce arancione filtrano tra le fessure delle veneziane. Uno dei pesci è morto. Galleggia pancia in su, e non è più arancione ma bianco. Che metafora perfetta della sua vita, l'unica cosa sicura che trova ogni volta che torna a casa è un pesce morto, un benvenuto mortuario e marino.
- Dopo aver pescato il piccolo cadavere gelatinoso e tirare lo scarico del bagno, accende la televisione tenendo il volume molto basso. Solo una marea di rumori sconnessi, di qualche documentario se è possibile, o una partita o un flm sulle formiche che attaccano Saigon. Qualcosa che riempia l'aria.
- Apre la finestra. C'è un cattivo odore nell'appartamento. Nessun odore definito. Solo il respiro che sa di chiuso di una casa che è stata disabitata per una settimana. Anche se questa settimana dura ormai da tutta una vita.
- In televisione i volti di sconosciuti parlano di qualcuno che è morto. Una donna con il viso rotondo e un'espressione di tristezza lontana negli occhi dice che era come un bambino. Questi finiscono sempre per morire ed è sempre troppo presto. Gli dei li reclamano.
- I resto dei pesci si muovono nervosi. Da loro da mangiare e li guarda un momento.
- Non ci sono messaggi nella segreteria telefonica, né nella sua posta elettronica, né lettere di qualcuno che non cerchi denaro.
- L'orologio della cucina segna le cinque. Forse e presto per fare la doccia e andare a lavorare. L'idea di fare qualcosa lo consola. Ma poi si rende conto che è sabato o meglio, domenica a quest'ora, e chiaramente, nessuno lavora di domenica, no? E' una regola.
- Regole.
- Accende lo scaldabagno. Presto, l'acqua incomincia a riscaldarsi e il bagno si riempie di vapore. Gira il rubinetto dell'acqua fredda, solo leggermente, quanto basta per non bruciarsi. Ha bisogno di sentire il calore. Non un calore gradevole, ma un colpo bruciante che lo avvolga nella sua nudità e lo riceva senza domande.
- Non sa che fare e rimane nella doccia mentre la pelle cambia di tono e si arrossa sotto il vapore e la pioggia.
- Cerca di non pensare. Perchè pensare è molto doloroso a volte. Perchè nemmeno lui può sopportare sempre il dolore. Perchè a volte non pensare è l'unica cosa che lo mantiene savio, perchè ha bisogno semplicemente di sentire l'acqua ovunque, che gli accarezza la pelle, che corre per la schiena, che gli riscalda i piedi e le mani e facendolo sentire protetto e buono.
- Ma è difficile non pensare. Sono sette giorni fuori di casa, dando la sua energia per avanzare di un altro passo e sono sette giorni che retrocede invariabilmente, come una linea che si fa ogni volta più lunga e più corta allo stesso tempo. La fine è ogni volta più lantana e a volte non ricorda nemmeno perchè voleva arrivare lì in primo luogo. Ma l'impulso lo fa continuare a cercare.
- E poi a casa. Non a dormire e non a riposare e non a smettere di pensare. A raccogliere un pesce morto e a non ascoltare nessun messaggio e a non ricevere nessuno. Ad ibernarsi fino ad un altro caso, ad un altro retrocedere, a sfiorare un'altra volta e perdere.Non ha importanza quanto tu sia vicino, mai riesci a raggiungere la verità. E la cosa peggiore è che incomincia a dubitare che ci sia qualcosa di simile. Ma vuole credere. Vuole credere disperatamente, perchè non ha più niente.
- Gira il rubinetto perchè l'acqua fredda si mescoli nell'abbraccio. La pelle rossa e dolente. E incomincia il suo giuramento giornaliero. Ricordare le cose che devono tenerlo in piedi. Ricordare che esistono ragioni per mescolare acqua calda e acqua fredda e non bruciarsi in un abbraccio mortale e sparire per lo scarico verso un utero che l'accolga.
- Ci fu un tempo in cui le ragioni erano sagge e appassionate. Ma ora ciò che lo tiene sulla breccia, non ha niente a che vedere con la passione. E' dolore,è rabbia, è che non resta altra cosa da fare, è il destino, è la fatalità. Perchè cercare? Perchè la sua vita è cercare, perchè non ha alternativa.
- Esce dalla doccia prima che finisca l'acqua calda. Lascia impronte umide per l'appartamento. L'aria è un poco cambiata e non è più cosi pesante.
- E per questo che continua a cercare? Perchè non sa cos'altro fare?
- Trova i pantaloni della tuta nell'armadio e la maglietta dei Nicks. Qualche programmatore sprovveduto ha messo "Encadenados"( n.d.t. non so a quale film si riferisca) all'alba. Si stende sul divano e chiude gli occhi.
- Già sa che non può mentirsi. Che sarebbe facile rinunciare, che sarebbe un bene se avesse perduto tutta la fede. Non avrebbe altre delusioni, non avrebbe altri tradimenti. Ma cercare senza speranza è morire in una pazzia infinita di scimmie beffarde. E per molto che faccia male in notti come questa, continua ad avere fede. Questa fede puttana che lo riempie e non lo lascia rassegnare a non sapere e a non cercare.
- Sei meno un quarto. L'orologio della cucina continua a ticchettare ritmicamente. Non gli farebbe male dormire un poco.
- E' una notte strana e domani non ha niente da fare e sta solo, nessuno guarda. In questi momenti la sua mente è sua, non dell'assassino che deve acchiappare, non del FBI che ha bisogno di lui, non delle sue ossessioni, è troppo stanco per quelle. No. Ora tutto il suo mondo è suo. Su questo divano, in questi minuti pigri prima che l'invada il sonno per qualche ora può fare ciò che vuole con la sua brillante mente di criminalista. Senza conseguenze.
- E come tante volte sceglie di pensare a lei. Non come è, non a quello che dice o a ciò che ha passato, solo a lei. All'immagine che conserva di lei in quel taschino dell'anima nel quale non entra mai nessuno. E' un'immagine chiara e corporea. Lui si sveglia da un sonno di ghiaccio e coma e lei sta lì, vicino al letto, come sempre. Gli prende la mano e dice, "ehi", con una voce che accarezza e sussurra. E ti culla e ti fa sentire la voglia di dormire e sognare cioccolato e passeggiate.
- E il suo viso, il suo viso perfetto si illumina con un sorriso così bello che viene voglia di piangere. E lui pensa che non la merita, che avrebbero dovuta preservarla così eternamente, sorridendo e riempiendogli il petto di una piaggia azzurra che deve essere la felicità stessa.
- Per colpa sua non sorride tutti i giorni. Lo sa.
- Per colpa sua ha smesso di credere nella giustizia e nelle risposte. Lo sa.
- Per colpa sua soffre le menzogne, le perdite e le morti. Lo sa.
- Per colpa sua si ammala, per colpa sua è perseguitata, per colpa sua sequestrata. Lo sa.
- E continua la sua preghiera, il suo mantra notturno.
- Avrei dovuto avvisarla. Lo so.
- Avrei dovuto allontanarla.Lo so.
- Avrei dovuto mandarla via. Lo so.
- Avrei dovuto proteggerla.Lo so:
- Avrei dovuto rinunciare a lei. Lo so.
- Lo sa.
- Si fa giorno. E la luce gioca con le strisce metalliche della persiana. Fuori qualche macchina lontana suona.
- Ma non ho potuto.
- E' entrata nella mia vita e non ho potuto mandarla via.
- Si spogliò in una camera di un hotel e mi ascoltò. Mi ascoltò. Me, il paria. E per questo se la presero. E quando tornò a me non potei dirle che non continuasse con me, che corresse lontano e si salvasse. E quando perse sua sorella, l'unica cosa che potei dirle fu che continuasse con me per trovare le risposte. E so che tutto è colpa mia ma non ho potuto evitarlo. L'ho voluto, l'ho promesso, l'ho pensato, ma non ho potuto.
- Perchè è troppo facile. Confidare in lei e tenerla al mio fianco e aspettare di svegliarmi da un coma e vederla sorridere. Non ho potuto rinunciare a questo e sono colpevole.
- E mai oserei chiederle di più ma sempre le chiedo di più, che continui, che mi mantenga vivo e che mi dia un ancora di salvezza ogni volta che affondo.
- Volesse il cielo che mi fossi liberato di lei il primo giorno, e ora non conoscerebbe questo dolore che doveva essere solo mio, questa ricerca che mi consuma e mi definisce ed è mia ed ora nostra. Per sempre nostra. Volesse il cielo che non fosse rimasta, ma è rimasta.
- Mi hanno dato un angelo, signore e so che avrei dovuto, ma non ho potuto, semplicemente non ho potuto rinunciare. Credere era troppo facile. E sono colpevole.
- Il rumore del mattino comincia ad invadere l'ambiente. In televisione, Cary Grant parte di corsa in una macchina con una donna ammalata dentro e alcuni tedeschi aspettano su una porta che si chiude. Nella strada, le automobili attraversano il silenzio come una folata selvaggia e breve che riempie l'aria di speranza.
- Per alcune ore dorme. Un sonno profondo e inquieto nel quale una luce ruba un infanzia, una bambina strilla che ha paura, un'ombra minaccia il chiarore e un angelo gli restituisce il senno.
- Quando si sveglia è giorno e sta piovendo. E l'acqua scorre tra i marciapiedi trascinando via al suo passaggio la polvere e la notte.
- Avrei dovuto.
- Ma non ho potuto.
- Ho creduto e sono colpevole.
- E non me ne pento.