Le fanfic di X-Files

Una ricerca impossibile

Scully cerca di attraversare i demoni di Mulder mentre considera il suo destino implacabile.
Autore: X-Phylia
Pubblicata il: 27/09/2009
Tradotta da: Angelita
Rating: PG, da leggere con i genitori
Genere:
Sommario: Scully cerca di attraversare i demoni di Mulder mentre considera il suo destino implacabile.
Note sulla fanfic: Post "Demoni". Nomina scene di altri episodi fino alla 4° stagione.

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" L'agente Mulder si è sottoposto a questo trattamento con la speranza di fare luce sul suo passato - riacquistando ricordi perduti, finalmente potrebbe capire quale strada ha seguito. Ma se queste conoscenze restano nascoste, e se è unicamente sapendo dove è stato che potrà comprendere dove sta andando, allora temo che l'agente Mulder può perdere il nord, e le verità che cerca, della sua infanzia, continueranno a sfuggirgli... spingendolo pericolosamente verso una ricerca impossibile"

-Demoni-

****

Quando Mulder svuotò il caricatore della sua arma, la casa tenebrosa cadde in un colpevole silenzio. Vinto, chinò il corpo in avanti, con la testa bassa, mostrando quanto si sentiva perso. Rimase quieto, come una marionetta rotta, mentre Scully si inginocchiò accanto a lui e cercò di consolarlo, di allontanarlo dall'oscurità in cui si era messo di sua volontà. Lei era cosciente della tremenda disperazione nei suoi atti, ma le era difficile immaginare quanto lontano Mulder fosse disposta ad andare pur di far luce sui fatti della sua infanzia. Tutto quello che aveva fatto negli ultimi giorni sfidava la logica e il senso comune - anche per i parametri di Mulder.
Ancora una volta Scully era stata trascinata fuori della sua casa in un fine settimana, lontano dal riposo di cui aveva imperiosamente bisogno per continuare a funzionare malgrado la sua infermità. E per che cosa? Per seguire un uomo che non ascoltava i suoi consigli sensati, che la piantava in asso senza preavviso, che l'aveva tenuta sotto tiro con un'arma carica?
Gli ufficiali di polizia irruppero sulla scena e trovarono gli agenti per terra; Scully appoggiata contro il muro e Mulder accoccolato contro di lei, incapace di reagire, il viso nascosto contro il petto di lei. Era una dimostrazione così strana per i poliziotti e si vedeva dalle loro espressioni.

- Agente Scully…?

Lei li allontanò con un gesto, rifiutandosi di turbare ancora di più Mulder. Se gli ufficiali si dimostrarono sorpresi dal suo atteggiamento, si guardarono bene dal fare commenti.

- Ho bisogno di trasportare l'agente Mulder in ospedale - disse - Datemi alcuni minuti.

Mulder non voleva andare da nessuna parte, ma rimanere lì nella buia e calma profondità della casa estiva, lontano dalla gente che gli avrebbe fatto troppe domande e non avrebbe capito le risposte.

- Avevo bisogno di saperlo, Scully... "ho bisogno" di saperlo. Tu non capisci - sospirò con tristezza sulla sua spalla.

Lei non seppe cosa dire, oppressa da emozioni contraddittorie. Mulder si incontrava visibilmente traumatizzato e questo la spingeva a confortarlo, ad abbracciarlo finchè non si fosse tranquillizzato. Ma dall'altro lato, era anche furiosa per quello che aveva fatto. Forse lui aveva ragione, non lo capiva.

- Più tardi parleremo di questo. Ora dobbiamo andare a vedere un neurologo - disse con tutta la calma di cui era capace in quel momento.

- No. Nessun'ospedale. Voglio rimanere qui.

- Guarda, Mulder, negli ultimi due giorni mi hai tirato giù dal letto alle 5 del mattino, hai ignorato i miei avvertimenti sulle convulsioni che hai avuto, mi hai piantata in asso a casa di tua madre e mi hai sparato varie volte. Ora ti "chiedo" di andare ad un pronto soccorso. Ti sembra che potresti farlo per me?

La sua voce non era apertamente accusatoria, ma suonò così alle orecchie di Mulder.

- Mi dispiace, Dana. Ho dovuto farlo. Non posso ignorare quello che è successo.

Scully sospirò con rassegnazione. Il cambio da Scully a Dana fu una mossa astuta. Mulder non voleva la sua compagna di lavoro che gli rimproverava il suo comportamento irresponsabile, ma la sua migliore amica che lo appoggiasse in un momento di profondo dolore.

- Va bene, facciamo un patto: andiamo in ospedale perché ti visitino. Non penso di cedere su questo, ma ti prometto che non ti obbligherò a passare lì la notte se non è strettamente necessario.

***

Tanto i medici che le infermiere notarono che Mulder non voleva che lo esaminassero, e rifiutò decisamente che lo ricoverassero come precauzione come aveva suggerito il neurologo. Ogni tanto guardava Scully, ricordandole come si erano accordati. Ma a quel punto Scully ne aveva abbastanza di qualsiasi discussione con lui ed entrambi tornarono a Providence. Mulder era esaurito, ed il suo stato d'animo abbattuto faceva pensare che lo shock emozionale stava incominciando a scemare e l'enormità di quello che aveva fatto incominciava a diventare evidente.

** Ben ti sta, Mulder. Quando smetterai di fare sciocchezze come questa? E chi chiamerai quando io non ci sarò più?**

L'idea della sua morte - una prospettiva tanto reale quanto terrorizzante - fece sì che Scully si scuotesse violentemente; e per un istante detestò il suo compagno. Forse non si rendeva conto di quello che stava succedendo giorno dopo giorno? Nelle ultime settimane si era sentita molto stanca, il suo naso sanguinava con maggior frequenza ed intensità, e solo le sue preghiere dovevano averla liberata oggi. L'ultima cosa di cui uno di loro aveva bisogno era di un drammatico ricordo di quanto fragile fosse la realtà. Ed invece lei era solita essere orgogliosa della sua abilità di nascondere a Mulder i suoi inconvenienti, fino al punto di permettergli di credere all'illusione che stava "perfettamente". Ma Mulder sarebbe stato così irresponsabile se fosse stato al corrente del deterioramento della sua salute, se Scully non l'avesse mantenuto a distanza?
Questa non era una buona occasione per indagare sull'instabilità emozionale di Mulder. Lei aveva bisogno che fosse forte, fiducioso; non vulnerabile e vinto. E anche così, continuamente si era privata della sua confortante presenza, della loro comprensione senza necessità di parole. Mulder, da parte sua, sembrava non avere nessun problema a ricorrere a lei nel cuore della notte quando si metteva nei guai. Forse questo non la diceva lunga su come funzionavano le cose tra loro?

Scully parcheggiò la macchina davanti alla stanza 6 del Motel Hansen a Providence, così come l'aveva fatto quasi 48 ore prima. Anche lei era esausta.

- Svegliati, Mulder. Siamo già arrivati - lo scosse dolcemente. Mulder sembrava un poco disorientato, cosa che preoccupò Scully - Stai bene? - gli chiese.

- Sì, solo un poco stanco. Scusami - mormorò Mulder.

- Allora vai e fatti una doccia, io vado a vedere se hanno un'altra stanza disponibile.

Quando ritornò nella stanza quindici minuti dopo, lo trovò rincantucciato nel letto, avvolto nella stessa coperta che lei aveva usato per coprirlo dopo averlo trovato tremante nella doccia. Scully s'inginocchiò al suo fianco, commossa per l'evidente angoscia che emanava da lui.

- E' finita, Mulder. Dormi un poco - gli disse con dolcezza, accarezzandogli i capelli ancora umidi.

Mulder sollevò gli occhi lucidi verso di lei.- Grazie, Scully. Per tutto.

Lei annuì con un breve sorriso e stava per alzarsi quando Mulder allungò il braccio per prenderle il polso.

- So che ti ho chiesto troppo oggi, ma ... - tentennò.

- Che cosa?

- Non ho diritto di chiedertelo, e per favore non prenderla male, ma... potresti rimanere con me? Per favore Dana. Non voglio stare solo.

La luce tenue della stanza si rifletteva nei suoi occhi scuri e pieni di ansia rivelando qualcosa di più che un accenno di sentimenti. Mulder era spaventato, triste e molto solo. Fu la devastante solitudine che vide nei suoi occhi quello che alla fine la fece decidere. Questo, e l'abitudine di usare il suo nome per prenderla alla sprovvista.

- Va bene, ma prima devo andare alla reception per disdire l'altra stanza. Torno subito.

***

Dopo una doccia e vestita con indumenti comodi, Scully si sentiva quasi umana un'altra volta, anche se un poco distratta all'idea di dividere il letto con il suo compagno dell'FBI. Era strano che Mulder gliel'avesse chiesto, normalmente preferiva nascondere le sue debolezze. Ma comunque, Scully avrebbe dormito meglio standogli vicino se avesse avuto altre convulsioni. Credendo che Mulder dormisse già, scivolò con attenzione tra le lenzuola per non svegliarlo.
Ma Mulder non dormiva. Non poteva chiudere gli occhi senza che lo invadessero interminabili cascate d'immagini.
Quali di esse erano memorie legittime e quali prodotte dalla chetamina ancora presente nel suo corpo? Era terrificante non poter distinguere le reali dalle false. Si sentiva sommamente triste e rifiutato, quasi una pressione fisica sul petto. Il calore che irradiava Scully, stesa accanto a lui, era l'unica cosa che lo confortava. Tutto il resto sembrava freddo e distante.

** Lascia che ti abbracci, Scully. Dimmi che tutto andrà bene, che t'importa quello che mi succede. Ho bisogno di sentire che non sono solo un bastardo che nessuno vuole vicino…**

Mulder cercò di dominare gli spasmi nel suo stomaco, provocati in parte dalla sua stessa mente, e represse un gemito. Quasi immediatamente una mano tiepida si appoggiò sulla sua spalla. Mulder si sedette e si piegò in avanti con le braccia strette intorno alle ginocchia piegate. Scully anche si sedette e la sua mano incominciò a percorrere la schiena del suo compagno con dolci movimenti.

- Ti sei spaventato questa volta, no? - gli disse con delicatezza.

Era difficile arrabbiarsi con Mulder. Veramente tutto questo era colpa sua? Visto in retrospettiva, c'era un comune denominatore nella condotta di Mulder ogni volta che agiva in maniera eccessiva o accadeva qualcosa di serio che sembrava coincidere con episodi che coinvolgevano la sua famiglia. La sua scappata in Alaska, i cloni di Samantha, la sua quasi morte in Nuovo Messico dopo che suo padre era stato assassinato, la sua fuga in Canada con Jeremiah Smith quando la madre aveva avuto un attacco, la liberazione di un serial killer che affermava d'aver ucciso la sua sorellina, ed ora questo. Qualche volta Mulder aveva avuto un'opportunità, o il suo entourage familiare l'aveva manipolato e condannato ad una ricerca impossibile? A Scully dispiacque tanto per lui, comprendendo che non importava quanto cercasse di razionalizzare i suoi atti, non avrebbe mai saputo quanto Mulder aveva sofferto in vita sua. Il suo compagno stava sull'orlo dell'abisso, e lei odiava pensare cosa sarebbe stato di lui quando lei non fosse stata più al suo fianco.

La voce di Mulder suonò aspra e rotta.

- Dovevo scoprirlo, Scully. E' la mia vita. Ho diritto a sapere. - disse con un misto di furia ed amarezza. - E mia madre mi ha dato uno schiaffo per questo.

- Perché? Cosa le hai detto perché si arrabbiasse tanto?

- Le ho domandato chi era mio padre.

Il silenzio era denso, ma almeno ora Scully sapeva perché la Signora Mulder aveva abbandonato immediatamente la stanza senza prendersi il disturbo di salutare, e perché suo figlio l'aveva piantata in asso nella sua casa.

- Mi dispiace d'averti lasciato lì - si discolpò, come se potesse leggere i suoi pensieri - Ero così arrabbiato... Mi ero quasi dimenticato la capacità di ferire che ha mia madre - disse con voce soffocata.

Il silenzio si fece ancor più pesante. Scully si domandò se Mulder era cosciente di quanto stesse rivelando sulla sua vita familiare, se lo diceva solo perché aveva bisogno di sfogarsi o perché realmente voleva che lei lo sapesse. In ogni caso , le stava rompendo l'anima.

-Mulder, non so per quale ragione hai chiesto questa cosa a tua madre, ma per favore non basarti sulle visioni indotte dalla chetamina. Non c'è modo di sapere se sono reali, se ci si può fidare che siano ricordi legittimi.

- E se lo sono, Scully? E se tutto ciò che mi hanno detto fosse falso, e tutta la mia vita non è nient'altro che una grande menzogna? Potresti vivere con questo? Potresti perdonare allora i tuoi genitori?

No, certamente no. Questo genere di tradimento era troppo doloroso per prenderlo addirittura in considerazione, aveva voglia di coricarsi e piangere fino a non poterne più. Quanto deve essere abituato qualcuno a questo genere di dolore per parlarne con dolcezza e rassegnazione come lo faceva Mulder ora? Quanti strati di pelle dura erano necessari? E come era riuscito a non finire molto peggio dopo un'infanzia così traumatica? Di quante più cose sul suo passato Scully veniva a conoscenza, più si convinceva che Mulder aveva diritto ad essere un poco instabile. Ed invece, tutto sommato, gli era andata abbastanza bene. Aveva ottenuto cose importanti nella sua vita. Scully desiderava con tutto il cuore che andasse avanti e lasciasse dietro di sè tutta quell'angoscia, ma Mulder e la sua ricerca erano così strettamente legati che una cosa non poteva esistere senza l'altra. Le risultava difficile immaginarlo felice, vivendo una vita stabile e normale, il suo futuro sembrava così nero come il suo.

- Capisco la tua necessità di sapere, Mulder, ma non dovresti forzarlo. Forse c'è un ragione per cui non puoi ricordare quello che accadde.

Lui esalò uno sbuffo burlone - Ti riferisci al fatto a che forse non potrei sopportare la verità?

- Non pretendo sapere tutto, ma non credo di sbagliarmi se dico che la tua vita familiare non è stata facile.

- Per dirlo in maniera leggera, sì - Mulder replicò con ironia.

- Allora perché continui? Perché t'impegni a scoprire cose che ti potrebbero distruggere? Mulder, credo che sia ora che entrambi affrontiamo la possibilità che io non ci sia in un prossimo futuro, così che...

Mulder, si tese, come se avesse ricevuto una scarica elettrica.

- NON NE VOGLIO parlare - l'interruppe, e poi, a voce bassa , aggiunse - Per favore, Scully.

** Questo si chiama negare la realtà** pensò Scully preoccupata.

- Io voglio che tu sia felice. C'è molto di più nella vita che afferrarsi al passato che non ti lascia scegliere la tua strada - sospirò, mentre gli disegnava cerchi sulla schiena affettuosamente.

- Non posso lasciarmi questo indietro, Scully. Sai che non posso. Ho bisogno di risposte, e le troverò dovesse essere l'ultima cosa che faccio.

- Allora non pensi di dare a te stesso nemmeno un'opportunità?

- Maledizione, Scully! - esclamò, facendo trasalire la sua compagna. - Non posso credere che tu, tra tutti, mi dica queste cose! Voglio la Verità, con la V maiuscola! Ho rischiato la mia vita un sacco di volte per cercare prove, e lo farei di nuovo, perché questo è quello in cui credo. Ma come diavolo posso smascherare una cospirazione a livello mondiale se non posso nemmeno scoprire la verità della mia famiglia? Come posso dare la colpa al Fumatore di mentirmi quando dalla mia stessa madre ricevo silenzi e schiaffi come risposta?

Lo sfogo di Mulder terminò in un pianto soffocato, lasciandosi cadere sulla spalliera del letto, ma Scully l'afferrò e l'attrasse a sè, senza sorprendersi quando lui cercò avidamente il suo abbraccio.

- Mia madre ha sempre avuto altre priorità, Scully. Continuo a credere che mi vuole bene a modo suo, ma la sua lealtà non è verso di me. Non lo è mai stata.

- Mulder, non ho bisogno di conoscere il tuo passato per sapere chi sei. Un uomo si definisce per le sue azioni, le sue convinzioni, e questo ti fa una delle migliori persone che ho conosciuto in vita mia. E sono anche sicura che un giorno te ed io sapremo la Verità. Ma nel frattempo…

Mulder si girò per circondarla con le braccia, stringendo quasi fino a farle male, e immergendo la testa nel suo collo. Sapeva lei quanto anelava abbracciarla così, sentire la sua mano che gli strofinava la pelle della schiena, le sue dita che gli massaggiavano i capelli? Il cuore gli risuonava nel petto, ed era sicuro che Scully potesse sentirlo; ma rimaneva zitta, accarezzandolo. Tra le sue braccia poteva sciogliersi in lacrime che non era capace di versare davanti a nessuno altro, nemmeno sua madre. Poteva metterle la sua anima nelle mani perché Scully lo ascoltava, e anche se non sempre lo capiva mai smetteva di cercare di farlo. Ma soprattutto piangeva perché sapeva che non ci sarebbero state altre notti come questa per loro, l'intimità sarebbe stata così fugace come le memorie false che invano aveva cercato di scorgere.

- Dormi, Mulder. Non vado da nessuna parte - mormorava lei al suo orecchio.

Dopo quello che aveva fatto per tenerlo a distanza, Scully era disorientata per quanto si sentisse bene a stare così vicino a Mulder - per la prima e forse ultima volta.

** la vita è così ingiusta, Mulder**

Lui non potè resistere più al sonno, ma l'ultimo pensiero cosciente fu forte e chiaro.

** Non penso di continuare a vivere senza di te, Scully**

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