Le fanfic di X-Files

Universal Invariant

Questa storia è un AU in cui ho giocato velocemente e liberamente con la prima stagione. Mentre sono contenta che Ethan sia stato eliminato dall’attuale show ( non credo che avrebbe aggiunto molto sullo schermo) ho pensato che sarebbe stato divertente sviluppare qui la sua relazione con Scully mentre questa veniva trascinata sempre più profondamente negli X-Files.
Autore: Syntax 6
Pubblicata il: 21/10/2009
Tradotta da: Angelita
Rating: NC-17, vietata ai minori di 17 anni
Genere: AU, CASE FILE
Sommario: Questa storia è un AU in cui ho giocato velocemente e liberamente con la prima stagione. Mentre sono contenta che Ethan sia stato eliminato dall’attuale show ( non credo che avrebbe aggiunto molto sullo schermo) ho pensato che sarebbe stato divertente sviluppare qui la sua relazione con Scully mentre questa veniva trascinata sempre più profondamente negli X-Files.
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Confidenze di una notte in bianco

Accanto al lavello Scully staccò le foglie degli spinaci con particolare violenza.
- Ti ho detto che aveva una copia della mia tesi? Nemmeno io ho una copia della mia tesi

- Me l’hai detto- Ethan oziava accanto allo sportello, mentre portava alla bocca di tanto in tanto un pomodoro-ciliegia e sembrava che fosse vissuto sempre nella sua cucina invece che da soli due mesi. Prima o poi avrebbe dovuto dire ai suoi genitori del nuovo indirizzo di Ethan.

- Non ho saputo che avevo ottenuto quest'incarico se non dieci minuti prima d’incontrarlo, ma qualcuno sicuramente l’aveva avvisato. Sono sorpresa che non abbia voluto discutere della gara d’ortografia che ho vinto in terza elementare.

-Hai vinto una gara d’ortografia? Non lo sapevo.

-Fantasmi, spiritelli e omini verdi. Posso dire che non era questo che avevo in mente quando sono entrata nell’FBI- disse portando la scodella dell’insalata sul tavolo- Però suppongo che sia una cosa buona per scendere finalmente in campo.

- Qual’era la parola?

- Uhm?

- La parola con cui hai vinto la gara d’ortografia

- Oh. Lugubre.

Sogghignò e scosse la testa quando lei tolse il salmone dalla padella- E’ una cosa piuttosto eccitante

- Che io abbia vinto la gara d’ortografia in terza elementare?

Le venne dietro mentre lei guarniva il pesce con aneto fresco.- Che tu ora sia in campo- disse mentre la circondava con un braccio. Le baciò il collo- La mia ragazza è un’agente tosta dell’FBI. Dopo cena, puoi mostrarmi la tua pistola.

Scully rise- Io penso che tu abbia visto abbondantemente la mia pistola.

- Così mi puoi raccontare storie di guerra. Che cosa c’è in Oregon che giustifichi l’attenzione dell’FBI?

Lei si liberò dalle sue braccia- Sai che non ne posso parlare.

- Su, andiamo. Non è propriamente l’Oregon la mia zona, quindi cosa importa quello che fai? Sai che non lo direi a nessuno.

- Lo so. Ma preferisco non creare il precedente.

Lui sopirò.- Qui finisce tutto il divertimento di una conversazione a cena.

- Possiamo parlare del tuo lavoro. Cosa hai fatto oggi?

-Ho filmato la dichiarazione del senato su un nuovo programma ambientale. Permettimi di dire che l’unica cosa meno eccitante di guardare l’erba che cresce è ascoltare dei tipi in giacca e cravatta parlare dell’erba che cresce.

- La cena è pronta. Prendo un paio di candele nuove.

- Allora, è attraente?

Scully si fermò e si girò- Cosa?

- L’arrogante Fox Mulder. E’ attraente?

- Ha importanza?

Ethan si strinse nelle spalle- Invece di andar via con me questo fine settimana, stai andando in Oregon con lui. Immagino che dovrei avere un posto più alto nella competizione.

- E’ un caso, Ethan. Non una partenza romantica.

- Sì, ma questo tipo è il tuo partner ora, giusto? Tu passerai molto tempo con lui.

Scully pensò di nuovo al suo incontro con il Capo Blevins nel primo pomeriggio* Se ho capito bene lei vuole me per ridimensionare gli XFiles* aveva chiesto lei.

- Non necessariamente- disse ad Ethan ed andò alla ricerca delle candele.

- Ehi!- lui la chiamò- Non hai risposto alla mia domanda.

Quella notte nel letto, le mani di Ethan vagarono sotto la giacca del pigiama. Lui le baciò la guancia, la tempia e poi le strofinò le labbra sull’orecchio - Il bicchiere della staffa- sussurrò provocante come le sue dita le sfiorarono il ventre.

Scully borbottò una risposta, ad occhi chiusi. Stava vedendo con la mente i suoi libri della scuola di medicina che stavano sullo scaffale accanto alla scrivania. Domani Mulder avrebbe avuto altre domande, scagliandole contro di lei tra fatti reali e idee bizzarre in ugual misura e aspettandosi che lei trovasse la verità. Avrebbe scommesso alcuni dollari in donuts che Mulder non era in casa per un “bicchiere della staffa”. Probabilmente stava accarezzando una cartellina del file ed inventando nuove ipotesi, ognuna più assurda della precedente.

Doveva andare armata di evidenze se sperava di demolire le sue teorie.

-Sai di buono- mormorò Ethan

- Ethan io..- Scully l’interruppe come la sua mano le scivolò tra le gambe.

- Tu cosa?- lui la stuzzicò contro il collo.

- Ho bisogno di controllare una cosa.

-Mmm?

Le sue labbra si aprirono come inarcò il corpo sotto il tocco di lui. -Io---oh.
La testa di Ethan scomparve sotto le lenzuola e tutti i suoi pensieri sugli alieni e Fox Mulder scomparvero con lui.


~ * ~ * ~ * ~ * ~ * ~ * ~

- Oh, Gesù. Ragazzi ma non pulite mai?
Mulder tolse una manciata di gusci da sotto il suo sedere.

-Se tu non fossi venuto qui e avessi lasciato una tale confusione, noi non dovremmo pulire- rispose Frohike

Ufficialmente, Mulder era lì per guardare “The Meaning of Life” di Monty Python con il gruppo, ma Byers era il solo seduto con lui sul divano. Frohike era in cucina a preparare il chili mentre Langly giocava con una pila ed un telefono cellulare.

- Il prossimo sarà il tuo, Mulder- gli disse- Internet senza fili ovunque. Pensa alle possibilità.

-Grande. Potrò controllare la mia posta dal gabinetto - Lui fece un lungo sorso di birra

- Sarà per noi un altro modo di tenerci in contatto con te- disse Byers- Noi ci preoccupiamo quando sei lì fuori tutto solo.

- Non più- Disse Mulder dopo un altro sorso- Ho un nuovo partner.

Langly e Frohike lo guardarono.

-Da quando?- chiese Langly

- Oggi. Il suo nome è Dana Scully

Frohike fischiò leggermente- Una G-woman. Bello.

- Quasi bello. Dovresti vedere il suo curriculum. Voti che saltano direttamente all’”ottimo”. Nemmeno un neo. E' così assolutamente ferma( nelle sue credenze) che se ti scontri con lei può farti rimbalzare ad un quarto di miglio.

-Una vera precisina, eh?- disse Frohike- Che cosa hai fatto per meritare finalmente un partner?

- Lei non sta qui per me. E’ qui per loro. L’hanno mandata giù per tenermi d’occhio e riferire.

- Una spia?- Chiese Byer

Mulder si strinse nelle spalle- E’ una novellina, forse non hanno niente di meglio. Forse lei pensa che eseguire i loro ordini sia un modo veloce per arrivare in alto. In entrambi i casi, le do un mese. Due al massimo.

- Vuoi che la controlliamo?- chiese Frohike.

- Già fatto. E’ un marmocchio della Marina. I genitori vivono in zona. Due fratelli militari. Ha un fidanzato giornalista televisivo che vive con lei.

- Media, umh? Potrebbe essere un problema.

Mulder finì la sua birra e mise la bottiglia sul bordo del tavolo- Ci ho pensato. Suppongo che dovrò fare le mie scelte.

- Potremmo nasconderle una cimice in casa- si offrì Langly.

Mulder esitò.* Non vedevo l’ora di lavorare con te* le aveva detto lei. Una stretta di mano forte per una persona così piccola.

-No- disse finalmente- Niente cimici. Non ancora.

~ * ~ * ~ * ~ * ~ * ~ * ~


Notò che non aveva preso esattamente due posti vicini. Lei aveva una poltrona di lato sul corridoio e Mulder accanto al finestrino ma all’altro lato dello stesso. Chiunque avesse il suo posto sul corridoio non si era presentato, così Mulder aveva colto l’opportunità di stendersi su tutti e tre i sedili.

Venti minuti dopo, lui si abbassò e recuperò un grande fascio di fogli che le dette passandoseli sopra la testa. – Una piccola lettura leggera per il volo- disse.

Scully mise la pila di fogli in grembo e prese gli occhiali per incominciare a leggere. Se la cartella era una prova, Fox Mulder aveva una mente profonda ed organizzata. Aveva ritagli di giornali e rapporti di polizia su ognuna della morti misteriose. Qualsiasi nota lui avesse scritto questa era visibilmente assente.

Mentre leggeva gli lanciò un’occhiata furtiva. Aveva gli auricolari e lei cercò d’immaginare che cosa stesse ascoltando- rock alternativo? Il canto della balena aliena?

Durante la discesa l’aereo fu colpito da una brutta turbolenza, che cullò la cabina così pure il suo ventre metallico, buio e rullante. La gente gridò e Scully si aggrappò al suo sedile.

Solo Mulder rimase languido e calmo, come se fosse in un altro posto.

Come se, pensò dopo Scully, lui avesse visto il suo futuro scritto e avesse saputo che non era ancora il suo tempo.

~ * ~ * ~ * ~ * ~ * ~

Ha una vernice spray color arancio nella macchina, si disse Scully quando vide Mulder disegnare una”X” in mezzo alla strada. Stiamo in questo paese da tre minuti e ci arresteranno per vandalismo.

- Cosa diavolo era quello ?- Gli domandò quando lui ebbe finito.

- Oh, tu lo sai. Probabilmente niente.

Lui passò oltre ed entrò in macchina, lasciandola in piedi, fuori dall’auto. Avviò il motore e mise la marcia mentre Scully prendeva posto nel sedile passeggero.

-Così che metti in moto e vai via, dopo aver lasciato graffiti per le città ogni volta che la ricezione della tua radio crepita?

- Qualcosa del genere, sì - le lanciò uno sguardo di traverso, divertito

Scully non lo guardò di nuovo. Nessun uomo poteva essere così pazzo ed essere anche un agente speciale dell’FBI. Chiaramente si stava prendendo gioco di lei. Il comportamento irrazionale era stato progettato per aumentare la sua confusione e il suo disagio.

Mulder le diede un’altra occhiata furtiva- No te l’avrei detto così presto, Scully. Ma tu fai parte della banda della “X” ora. Noi diffondiamo i nostri colori per gli EE. UU., mentre marchiamo il nostro territorio. Mi aspetto che tu lo faccia sul Municipio. Non preoccuparti. Terrò l’automobile in moto ed il sindaco è un tipo basso e grasso.

Non poteva farci niente. Sorrise. Prima che potesse rispondere, il suo cellulare suonò e lei lo tirò fuori.-Scully- disse.

- Ehi, cara. Il tuo volo è andato bene?

- E’ andato bene.

- Hai già incontrato qualche alieno?

Scully girò la testa verso il finestrino. - Posso chiamarti più tardi?

Ethan rise.- Sta lì, eh? Digli che ho detto “bu”!

- Arrivederci, Ethan- rispose lei, con affetto ed esasperazione in parti uguali. Mise a posto il telefono, e Mulder la stava guardando di nuovo.

- Amico?

-Sì, personale.

-Personale- Lui strinse il volante- Ricevuto.

Fu il suo turno di dargli uno sguardo- Il suo nome è Ethan- disse, non sicura del perché glielo stava dicendo.

Mulder studiò la strada. -Il cimitero è qui, giusto sulla sinistra. Lo sceriffo ci sta aspettando.

~ * ~ * ~ * ~ * ~ * ~ * ~


La tettona alta e bionda si agitava su un ben lubrificato “stallone”, lamentandosi “ohhhh” e ahhhh”, ma sembravano più impegnati nel bucato che nell’orgasmo Mulder masticò un seme di girasole e guardò lo show del canale Skin-a-max senza realmente vederlo.

I suoi pensieri erano per Scully, o meglio, per la prova che aveva raccolto. Finalmente aveva un corpo- possibilmente extraterrestre- ed un impianto da accoppiargli.

Scully poteva essere una persona riservata, pedante ma sapeva il fatto suo in un obitorio.

L’apparecchio televisivo vibrò per il rumore di un tuono e ci fu un blackout. Mulder ingoiò una maledizione e frugò nel cassetto accanto al letto per alcune candele che aveva visto prima.

Troppo per Scully per essere di buon augurio, pensò.

Stava pensando di farsi una doccia quando ci fu un bussare deciso alla porta.

Mulder l’aprì per trovare Scully con una cascata di pioggia dietro di lei, aveva solo la vestaglia e le pantofole.I capelli erano un groviglio ondulato e gli occhi spalancati.

-Ciao- le disse. Il vento minacciò di spegnere la candela.

Scully sembrò titubante- Voglio che tu guardi una cosa.

-Entra.

Chiuse la porta dietro di lei e Scully si girò dandogli la schiena. Fece semplicemente una pausa di appena un secondo prima di abbassarsi la vestaglia dalle spalle fino oltre i fianchi. Mulder strinse più forte la candela.

Scully guardò al di sopra della sua spalla verso il basso, e Mulder seguì il suo sguardo fino ai piccoli ponfi lì raggruppati. Il suono del suo respiro affrettato riempì la stanza quando lui le si accovacciò più vicino.

Mulder s’inginocchiò con la sua candela, l’odore della pelle di lei ed il caldo della cera si mescolavano nel suo naso quando studiò i ponfi.

-Cosa sono?- Scully chiese, a voce alta ed impaurita

La luce calda accentuò la curva del fianco. Mulder la toccò, con la punta delle dita che si attardarono sull’orlo delle mutadine. Poteva sentire il suo tremito.

-Mulder cosa sono?

Mulder sorrise- Punture di zanzare.

-Sei sicuro?

Lui si rimise in piedi, mentre ancora sorrideva apertamente- Sì, mi hanno mangiato vivo, lì fuori

Scully si slanciò verso di lui, stringendogli le braccia intorno al torace. Mulder oscillò indietro al contatto inaspettato ed allora le dette dei colpetti gentili sulla spalla. Scully si nascose contro di lui.

Rimase immobile come meglio potè, sentendosi un pò come gli alieni che cacciava da sempre. La sua pelle formicolò e le orecchie gli divennero calde.

Non riusciva a ricordare l’ultima volta che qualcuno l’aveva abbracciato.

~ * ~ * ~ * ~ * ~ * ~ * ~ * ~

Condivisero la loro prima risata sotto la pioggia battente, stando in piedi accanto ad una tomba aperta. L’acqua gli scivolò lungo il collo e nei vestiti. Le scarpe sciabordarono quando lui camminò.

Scully si era rimpicciolita di un’altra taglia nei suoi vestiti ed i capelli si erano incollati al corpo, ma gli sorrideva.

-Vieni, usciamo da qui- le disse.

- Dove stiamo andando?

- A restituire una visita a Billy Miles.

Lei affrettò il suo passo per stare a quello di lui.- Ora? Come, così? Sono le quattro e mezzo del mattino e noi siamo bagnati fradici. Non ci permetteranno di entrare.

- Io sono uno a cui piace vestirsi bene, Scully, ma posso ricordarti che il nostro motel è stato ridotto in cenere qualche ora fa?

-Dammi le chiavi-disse lei- Ho un’idea.

Mulder si fermò a pochi centimetri dalla macchina- Cosa?

Lei incrociò le braccia- Vuoi biancheria intima asciutta?

Lui batté le palpebre, e Scully lo prese come un’affermazione ed allungò la mano- Allora dammi le chiavi.

Quindici minuti più tardi , parcheggiarono dietro la lavanderia a gettoni di Bellefleur “ Duds and Suds” - Grande- commentò Mulder- ma come proponi di entrare?

- Guarda ed impara- gli disse Scully. La seguì fino alla porta posteriore dove lei prese una limetta per unghie dalla tasca. La fece scivolare nella serratura, qualche attimo dopo la porta forzata si aprì . Si girò per sorridergli - Ta-da

- Non te lo insegnano all’accademia - disse Mulder

-Non è lì dove l’ho imparato.

Scully entrò senza esitazioni, così che Mulder la seguì nell’oscurità. Quando stava per accendere le luci, lei lo fermò.

-Non voglio che qualcuno che passa guidando ci possa vedere- gli disse.

Lui inclinò la testa su quella di lei- Sei un po’ troppo pratica in questo.

La sua risata rimbalzò su tutta la dura porcellana. Lei sparì nel retro della lavanderia mentre Mulder gocciolava sul pavimento. L’unica luce veniva dai bagliori occasionali dei lampi attraverso le larghe finestre della facciata anteriore.

Scully tornò con i suoi vestiti bagnati sotto il braccio. Indossava un paio di pantaloncini larghi ed una maglietta enorme. Mulder rimase a bocca aperta.

- Dove hai trovato i vestiti?

- Le lavanderie automatiche hanno sempre dei vestiti persi che le persone non ritirano. Non sei mai stato in una lavanderia a gettoni prima d’ora?

Lui scosse la testa, e corrugò la fronte.

- Nemmeno all’università?

- Io, uhm, io avevo un servizio di lavanderia.

Lui non lo poteva vedere, ma la sentì roteare gli occhi verso di lui.- Bene, questo è un self-service- gli disse- Hai dei quarti di dollaro?

Lei andò a piedi nudi attraverso la stanza verso le essiccatrici mentre Mulder cercò nei suoi pantaloni bagnati.- Vado a cambiarmi.

Mulder trovò alcuni vestiti più grandi dei suoi, e quando ritornò Scully era seduta su una lavatrice mentre i suoi vestiti giravano in un'essiccatrice.- Quindi- gli disse mentre lui ne caricava un’altra - Il motel che brucia, cadaveri che scompaiono… è il normale corso degli eventi, da queste parti?

- Ti dissi che loro sono disposti a fare qualsiasi cosa per tenere nascoste le prove.

Scully stette zitta per un minuto- Allora perché non ti hanno chiuso definitivamente?

- Non lo so- Lui le lanciò un'occhiata dura- Dimmelo tu.

- Io non sto qui per farti chiudere, Mulder. Io non ho quel potere, anche se lo volessi.

-Potere?- chiese lui- E’ questo quello che vuoi?

Scully fece un sospiro - Io non sono qui per farti affondare- lei replicò - io sono qui per la verità.

- Supponi che la verità sia motels che bruciano e cadaveri che spariscono. Che cosa fai, allora?

Un lampo balenò e lui vide che le storceva la bocca- Allora noi nascondiamo le prove e spostiamo i corpi.

Lui sorrise e scosse il capo.

-Ascolta- disse Scully - Loro,chiunque essi siano, non possono bruciare motels per sempre. Se la prova è la fuori, noi la troveremo.

- Dimmelo di nuovo fra cinque anni- rispose Mulder.

Si guardarono attraverso la stanza. Era la prima volta che lui ammetteva con se stesso che era probabile che lei sarebbe rimasta là oltre domani.

Mulder si girò e studiò il rumore delle macchine- Allora quanto tempo ci vuole?


~ * ~ * ~ * ~ * ~ * ~ * ~


Sedettero vicini sull’aereo verso casa, Mulder sonnecchiava nel posto di corridoio mentre Scully poggiava la testa contro il finestrino. Fuori il cielo si era invertito; al posto delle costellazioni sotto i suoi piedi scintillavano le luci della città

Forse siamo tutti alieni, pensò lei, e dovette poi trattenere una risata isterica.

Toccò il solo pezzo di prove nascosto in fondo alla sua tasca. Una buona notte di sonno l’avrebbero aiutata a vedere di nuovo le cose chiaramente.

Mulder si svegliò, girò la testa per guardarla.

-Cosa c’è?- gli domandò quando lui non disse niente.

Mulder allungò la mano e le accarezzò dolcemente la tempia- Questo è un vero bernoccolo. Forse dovresti vedere un dottore.

- Io sono un dottore- Il suo tocco rimase con lei finchè non piegò la testa- Sto bene. Veramente.

Soddisfatto scostò la mano- Atterreremo presto. Hai bisogno di un passaggio fino a casa o Eric sta venendo a prenderti?

-Ethan.

- Ethan. Giusto.

- Gia provveduto, grazie- Ethan aveva promesso di venirla a prendere.

Doveva essere la risposta sbagliata perché Mulder non le parlò più finchè l’aereo non atterrò- Ecco la tua borsa- le disse, mentre gliela passava

Si trascinarono fuori con il resto dei passeggeri raggrinziti. Scully sorrise quando vide Ethan che l’aspettava al cancello. Questi fece ondeggiare un mazzolino di fiori mentre lei spingeva la valigia verso di lui.

- Benvenuta a casa- le disse, tirandosela vicino per un caldo bacio

Lo abbracciò forte- Felice di essere tornata

Le dette i fiori ed esaminò le persone che uscivano dietro di lei- Così che riesco ad incontrare questo Mulder?

- Certo. E’ giusto. . . - Scully si girò ma Mulder non c’era. - Lì . . . - Lei si mise in punta di piedi per scorgerlo tra la folla ma il suo sforzo fu infruttuoso. Mulder era sparito nell’aria- Immagino che sarà per un’altra volta- disse.

Ethan si era già mosso- Vieni, ho parcheggiato abbastanza vicino- Le prese la borsa e la mano. Scully dette un’ultima occhiata prima di seguirlo fuori nella calda notte.


~ * ~ * ~ * ~ * ~ * ~

A casa, non poteva dormire nonostante la stanchezza. Ethan si era messo a cucchiaio contro di lei, il suo pesante braccio le circondava la vita.

- Allora come è stata la tua prima missione sul campo? Le aveva chiesto in macchina.

- Bagnata- gli aveva risposto, e si era affannata a nascondere con i capelli il bernoccolo.

La pioggia si era intensificata, mentre gocciolava contro la finestra e creava ombre scorrevoli sul muro.

Prese il telefono al primo squillo. La voce bassa di Mulder attraversò la linea. Non si meravigliò di sentirlo nonostante il fatto che non gli avesse dato il numero di telefono di casa.

- Ho parlato con il DA di Raymond County, Oregon - le disse- non c’è nessun file sul caso di Billy Miles. Il documento che noi abbiamo archiviato non c’è più. Abbiamo bisogno di parlare, Scully.

- S-sì. Domani.

Lei riattaccò e si stese di nuovo nel letto, la sua mente rimuginava. Ricordati di chiedergli dell’ Uomo che fuma, pensò. Cosa faceva nell’ufficio di Blevins?

Ethan si mosse accanto a lei, un milione di miglia lontano- Qualcuno importante?

-No- disse lei- Solo lavoro.

Quello che vide l'uomo cieco

Scully aveva ormai memorizzato il cammino verso il seminterrato, ma il viaggio non le era familiare. Ad ogni passo che scendeva c’era una nuova raccolta di vecchie scatole, depositate abbandonate sulle mensole e computers morti in attesa.

Andò oltre i cavi che penzolavano nell’aria e gli spigoli per trovare la porta dell’ufficio di Mulder aperta ma questi non c’era.

Scully entrò lentamente, avendo la prima opportunità di guardare i trofei di Mulder che coprivano le pareti. Aveva ritagli di giornali di un uomo con tre braccia e foto di luci nel cielo del West Virginia. Sulla mensola stava quella che sembrava una vera pietra lunare. Scully sorrise quando la sfiorò con un dito.

Un pappagallo che prediceva il futuro. Meteoriti scomparse in Russia. Disegni, schizzi, fotografie granulose e sfocate - tutto questo sotto la luce della lampada fluorescente.

Mulder aveva assemblato un sacrario di leggende urbane.

Scully scosse la testa e tornò a studiare la scrivania, c’erano accatastate alte pile di libri e carte. Sbirciando su un lato vide una fotografia sei per quattro incorniciata. Scully gettò uno sguardo verso la porta prima di prendere la foto.

Era una semplice cornice per una semplice scena, un ragazzo ed una ragazza accanto ad un albero del cortile posteriore. Questa deve essere la sorella, pensò Scully, mentre accarezzava il piccolo viso freddo attraverso il vetro. Mulder sembrava avere circa undici anni.

- Attenzione,- disse lui, facendola trasalire ed arrossire colpevole. Stava in piedi sulla soglia centellinando il caffè. - E’ il più grande spettacolo del mondo.

- Scusa- disse lei mettendo al suo posto il ritratto- non volevo spiare. Tu non c’eri, ed io...

- E’ tutto a posto- Avanzò nella stanza e prese la foto che lei aveva appena riposto. La studiò mentre beveva un altro sorso di caffè - Guarda tutto ciò che ti piace- I suoi occhi scuri la osservarono- Io non ho segreti.

- Hai una vera collezione qui- disse Scully mentre si girava per ammirare di nuovo il muro. Socchiuse gli occhi. Lesse uno scolorito titolo di un giornale giallo “ FBI ricerca comunisti locali” - Leesberg, Virginia 1952 ?- chiese

Mulder mise giù il caffè -Il mio primo XFile.

- Il Comunismo era un XFile?

-Il Comunismo era una scusa per nascondere un XFile.

- Oh, certamente- Disse Scully in perfetto disaccordo.

Mulder sorrise apertamente- Non dirmi che non hai messo il tuo primo caso sul muro.

La parete del reparto di Scully mostrava i numeri dell’interno del reparto ed un calendario cortesia della Croce Rossa. - Il mio primo caso è stato fare identificare ad una madre due persone morte nell’ultimo scontro di un treno Amtrak( ndt: treno passeggeri intercity). Non è certamente una cosa che vuoi ricordare.

- Amtrak? Non è successo solo qualche mese fa?

Lui aveva gli occhi spalancati ed innocenti, ma Scully sentì nel fondo una nota di sfida. Sollevò il mento- Più o meno un anno.

Mulder si strinse nelle spalle.- Caso difficile.

- Sì.- Lei accarezzò il bordo liscio della scrivania e lo guardò di traverso.

- Cosa c’è?- chiese lui finalmente.

- Mi stavo solo chiedendo…tutte le foto riguardano degli XFiles. Non vedo niente del BSU(Behavioral Science Unit= Unità Scienze Comportamentali) o dei Crimini Violenti. Monty Props. Len Boyd Follet. Lì hai fatto un lavoro straordinario…

Lui la guardò appena, Scully si sentiva il viso in fiamme.

- Scusa. In verità non sono affari miei.

- Quei casi sono tutti risolti. Inoltre- Scully aspettò che continuasse- Io non ho qui tutte queste cose appese per ricordarmi le risposte, Scully. Le tengo per ricordare a me stesso le domande.

Sfiorò la foto della sorella con il palmo della mano e la rimise a posto sulla scrivania.

- E l'XFile comunista del 1952?- chiese lei.

Sollevò la testa- Ancora irrisolto.

~*~*~*~*~*~*~

Stava facendo i bagagli quando Ethan entrò in camera da letto mangiando una mela- Oh grande. Dov’è questa volta?- domandò ma il suo tono era infastidito.

-Idaho.

- Uno sciame di patate assassine?

Scully sorrise mentre piegava una maglia- Qualcosa di simile.

Lui si gettò sul letto accanto alla valigia e continuò a sgranocchiare la sua mela- Ehi, sarai di ritorno per Venerdì? Noi abbiamo una cena.

- Oh, giusto, la cena- Ethan aveva vinto un premio per un pezzo che aveva fatto l’autunno scorso su Willie Holcomb, un ex- truffatore cieco che ora si guadagnava da vivere aiutando i poliziotti a capire le scene dei crimini.- Dovrei ritornare- dichiarò vagamente, anche se lei in verità non ne aveva nessuna reale idea. Quanto tempo avrebbe preso ritrovare un Colonnello dell’Esercito rapito dal governo degli Stati Uniti?

- Faresti meglio a ritornare o sarò costretto a portarci tua madre al tuo posto.

- Oh Dio. Mamma.

- Non dirmi che non le hai detto ancora niente.

- No, ma se risponderai al telefono mentre io non ci sono avrò il lavoro fatto.

- Oh no, - lui scivolò fuori dal letto- Devi cavartela da sola. Inoltre con la mia fortuna, sarebbe tuo padre a chiamare.

- A papà piaci- Scully protestò quando lui lasciò la stanza.

Ethan rimise la testa dentro la stanza- Io ero specializzato in teatro all’Università, Dana. Tuo padre pensa che io sia un effeminato culo omosessuale.

- Si da il caso che a me piace il tuo culo effeminato.

- Ma guarda, grazie- Lo dimenò verso di lei e scomparve di nuovo, e Scully rise.

Quando ritornò dopo alcuni minuti, le lanciò una video casetta. Atterrò su un angolo del letto. - Cos’è questo?- domandò lei.

- Avevo un poco di tempo libero questa mattina ed ho fatto una piccola ricerca sul tuo Mulder.

Scully aggrottò le sopraciglia- Non è il mio Muder.

- Il ragazzo è stato coinvolto in grandi casi. Mi meraviglio di non averlo conosciuto prima- poiché Scully non feceva nessun gesto di avvicinarsi al nastro, Ethan lo prese e lo mise nel video registratore. Accese la tv - E, a proposito, ho scoperto perché hai eluso la mia domanda. Melinda mi ha assicurato che questo agente Mulder è una persona sensualmente attraente.

- Questa sì che è una notizia. Melinda trova ogni maschio attraente. Metti la notizia nella tua trasmissione delle 6 tra “ il sole nasce ad est” ed “ Il Papa proclama il Cattolicesimo”

- Divertente- Rispose Ethan come il nastro iniziò a girare.

L’audio anticipò il video di mezzo secondo, la voce di Mulder riempì la camera da letto.”…siamo tutti sollevati dal fatto che è arrivato a casa sano e salvo”.

- Questo si riferisce al sequestro Singleton di alcuni anni fa- disse Ethan- Mulder trovò il ragazzo nascosto nella fattoria dello zio.

Mulder stava in piedi sotto le luci bianche della telecamera, assomigliando un poco in più al giovane uomo del ritratto che aveva sulla scrivania. Scully rimase di sasso quando lui spiegò il caso assente con distacco come se fosse un esercizio di addestramento di routine.

- Come ha capito che Joey non era stato rapito da un estraneo?- gli domandò un reporter fuori campo.

- Il suo zaino era stato trovato sul luogo, ma era vuoto. Un estraneo non gli avrebbe permesso di prendere con sé i suoi effetti personali.

- Ma come mai lei si è focalizzato sullo zio?

Mulder strofinò il naso sulla manica, un gesto che Scully trovò accattivante.- Una volta che sai che è personale, incominci a cercare qualcuno che volesse rapire il ragazzo. Mr. Singleton aveva perso il figlio e suo fratello- il padre di Joey- in un incidente di macchina l’anno scorso, questo lo metteva nel breve elenco dei sospetti.

- Questo sì che è uno spreco- disse Ethan, piegando il cuscino sotto la testa.

- Che cosa?- Scully stava guardando ancora Mulder

- Ecco un tipo che stava facendo un lavoro importante- cercando bambini, catturando mostri- e lui rinuncia a tutto per inseguire ET e Tooth Fairy. Quante persone sono morte perché questo tipo gioca a Ghostbuster piuttosto che affrontare il mondo reale?

-Questo non è giusto.

- No? Domanda alla mamma di questo ragazzo cosa prova verso la “nuova carriera”di Mulder.

- Sono sicura che lei lo considera ancora un eroe.

- Forse- Lui si alzò dal letto- Ma il resto dell’FBI sicuramente no. Ricordatelo- La baciò sulla guancia.- Fai buon viaggio, d’accordo? Chiamami quando arrivi.

Lui uscì e Mulder stava ancora parlando dalla televisione.

- No. Non considero Singleton malvagio. Ha fatto un terribile errore. La sua famiglia era caduta in pezzi. Lui…lui voleva solo indietro il suo bambino.

~*~*~*~*~*~*~*~

- Abbandoni questo caso- gli aveva detto l’uomo nel bagno della taverna- Sta esponendo se stesso e l’agente Scully a dei rischi inutili.

Mulder non aveva detto niente a Scully su questo strano episodio nel bagno; per un attimo, si era domandato se forse lei era l’artefice di quel misterioso incontro- come altrimenti aveva fatto l’uomo a trovarli?

Da solo, concluse che aveva il via libera. Da ora gli uomini che lo sorvegliavano avrebbero saputo che l’ordine di “stare lontano” era la cosa più sicura per fargli inseguire un caso. Il pericolo era relativo. Lui era scivolato dentro la mente dei serial killers ed aveva visto il mondo attraverso gli occhi del diavolo

Così al confronto, gli XFiles erano un gioco da ragazzi.

Scully sbadigliò alla sua destra. Dovevano atterrare presto nell’Idaho.- Allora dimmi- gli chiese, mentre girava la guancia verso lui- Capita mai qualche XFiles in California? O a Parigi?

Lui girò la testa per affrontarla, i loro nasi erano separati da pochi pollici. - Oh, vedo. Speri d’investigare da qualche parte su qualcosa di più intellettuale?

- Io sarei propensa per qualche posto più civilizzato- guardò in su verso di lui con occhi ingenui- Non rispondi mai alla mia domanda, Mulder. Andremo veramente in giro per tutto il tempo, lì fuori, a caccia di UFO?

- Ti ho detto perché ci andiamo.

Ah, sì- sospirò e guardò di nuovo in avanti- Il caratteristico bouquet paranormale- Dopo averci pensato un attimo, si girò verso di lui- Devi veramente insegnarmi a coglierne il profumo, sai. Se noi lavoreremo insieme. Io ho bisogno di poter identificare questo odore paranormale.

Le sue parole erano assolutamente serie ma la luce dei suoi occhi gli aveva detto lo stava prendendo in giro. Si leccò le labbra e si piegò verso il basso. Lei profumava di agrumi.
- Vuoi veramente saperlo?- sussurrò

Trattenne il respiro ma mantenne lo sguardo fisso- Te l’ho chiesto io, no?

Mulder fece finta di controllare l’aereo per assicurarsi che nessuno stesse ascoltando- Stai in una stanza con tre interruttori. Giù nell’ingresso in un’altra stanza ci sono tre lampadine. La stanza non ha finestre. Gli interruttori accendono le lampadine, ma non sono segnati. Devi capire quale interruttore è abbinato a quale lampadina, ma puoi fare una sola visita nella stanza delle lampadine.

Il sopracciglio di Scully si sollevò, cosa che lui aveva imparato a conoscere come il corrispettivo di “Mulder, sei pazzo.”

- Che diavolo vuol dire questo- chiese lei.

Lui si accomodò - E’ un indovinello.

- E l’indovinello che a che fare con gli XFiles?

-Risolvilo e lo scoprirai.

Raccolse un giornale ed esaminò la pagina, osservando per tutto il tempo il cervello di Scully rimuginare sull’indovinello. Lei si spostò sul suo sedile per affrontarlo- Non c’è nessun alieno che entra e accende le luci, è questo?

- Prego- la derise- Questo non ha niente a che fare con gli alieni.

- Ho pensato che avevi detto...

- Risolvilo- le disse di nuovo- e vedrai.

L’aereo atterrò e Scully non aveva trovato la soluzione. Recuperarono le loro borse dal nastro dei bagagli, Scully lottò con la sua che veniva fuori con una strana angolazione.

- Hai bisogno di una mano- si offrì lui

-No.

Lui fece un sorriso furbo- Hai bisogno di un indizio?

-No!

Mulder fischiò quando si allontanò con Scully che arrancava dietro di lui.

~*~*~*~*~*~*~*~

Il giornalista locale Paul Mosinger fece loro un cenno con la mano quando si allontanarono guidando dalla casa del Colonnello Kissel. Scully rispose con un mezzo sorriso, ma Mulder già si era mosso mentalmente verso la loro prossima destinazione: the Flying Saucer.

- Lui sta facendo solo il suo lavoro, sai- disse Scully.

-Uh?

- Mosinger. Sei stato scostante con lui quanto Kissel lo è stato con noi. Sta solo cercando di mettere insieme una storia.

Mulder la guardò- Prendi nota, Scully: i media non sono di solito tuoi amici.

- Ti ha dato l’informazione che volevi, no?

- Per ora- Lui incontrò di nuovo i suoi occhi- Ma c’è sempre un prezzo.

Lei scosse la testa.- Non tutti sono lì fuori per fregarti, Mulder.

- Bene, come diceva mio padre: non tutti lì fuori sono tuoi amici.

Quella notte, Scully dormì nella macchina mentre Mulder guardava uno spettacolo di luci sulla base di Ellens Air Force. Due corpi luminosi danzavano un delicato balletto nel cielo, zig-zagando fra le stelle. Mulder sorrise, incantato. Desiderò che venissero più vicino per poterli vedere meglio.

Distolse lo sguardo abbastanza da vedere ancora Scully abbandonata sul suo sedile. Gli Ufo erano stati attivi per quasi trenta minuti ma lui non era andato a svegliarla. Qualsiasi cosa lei vedeva, era incaricata di scriverlo nel suo piccolo quaderno e riferirlo agli uomini dei pieni superiori.

L’aereo cadde in picchiata e si sollevò di nuovo. Mulder sorrise.

Al diavolo, pensò. Almeno questo la farà tacere.” Non esistono cose come gli UFO, agente Mulder”

Mulder corse giù per la collina ed aprì la porta della macchina- Scully, svegliati. Devi vedere questo!

Le afferrò a mano e la trascinò con lui. per qualche secondo, anche lei rimase tanto sbalordita quanto lui. Poi tornò alla realtà.

- Quelli non possono essere aerei.

-Cos’altro possono essere?

- Non lo so. Forse lasers. Che si riflettono attraverso le nuvole.

Sì, era probabile che lo fossero, le disse Mulder silenziosamente. Fu il suo turno di roteare gli occhi

Che scriva quello che vuole nel suo piccolo quaderno, pensò. Ora è lei la mia prova.

Se gli uomini gli stavano offrendo Scully come una pedina, dipendeva da lui catturarla.


~*~*~*~*~*~*~*~*~

Più tardi, dopo che erano stati trattenuti, percossi e derubati, in mezzo alla strada, da uomini vestiti con abiti del governo, Mulder la guardò attraverso il tetto della macchina. -Stavi dicendo che non tutti quelli che stanno lì fuori sono interessati a fregarmi.

Scully gli venne vicino mentre tutto quello che era uscito dalle loro carte volava via con il vento.- Stai bene?

- Secondo il tuo standard di una ginocchiata nei reni- rispose- Starò bene.

Scully raccolse la foto sfocata dell’Ufo che Mulder aveva acquistato al ristorante- Ameno non hai buttato venti dollari. Immagino che non doveva essere una prova terribilmente incriminante se non l’hanno presa con loro.

Mulder si piegò verso la macchina- Ma guarda tutto quello che hanno preso- dette un pugno contro il tetto- Dannazione!

- Io non capisco- Scully disse sopra il vento che soffiava- Cosa sta succedendo Mulder? Perché ogni volta che riusciamo a mettere insieme una piccola documentazione, viene qualcuno e la distrugge?

- Perché sono pagati per seppellire la verità.

-Quale verità? La verità sugli alieni?

- Tu hai visto quale verità!- Lei scosse il capo- Scully, tu l’hai vista.

- Io non so cosa ho visto- replicò lei, incrociando le braccia.

Mulder ingoiò una maledizione- Tu hai visto gli uomini. Tu ha visto quello che ci hanno fatto- Questa dovrebbe essere una prova.

- Prova di cosa?

- Che non sono pazzo.

Scully strinse le labbra. Ma non lo contraddisse.

~*~*~*~*~*~*~

Scully si mosse sulla sedia, mentre tentava di sonnecchiare sotto la coperta ammuffita. Quando il suo cellulare suonò, lei lo prese prima che potesse svegliare Mulder.- Pronto?- disse con voce stridente per mancanza di sonno.

- Ehi, ti ho svegliata?- Il caldo saluto di Ethan alleviò un poco la sua tensione.

Lei lanciò uno sguardo a Mulder prima di alzarsi dalla sedia e camminare verso la privacy del bagno- No, ero sveglia.

- Come stai? Cosa stai facendo?

Oh, sto bene, lei pensò. Ho appena assalito un militare ufficiale della sicurezza e fatto uscire il mio compagno drogato da una base aerea segretissima.

- Niente d’importante. Stavo facendo una piccola lettura prima di andare a letto.

- Perché stai sussurrando?

- Scully si schiarì la gola- Pareti sottili.

-Sì?- lui ridacchiò -Mulder si sta dando da fare?

- Sembra che tu abbia un’idea molto confusa di ciò che noi facciamo in questi viaggi, Ethan.

- Ehi, se tu non mi dai dettagli, io faccio funzionare la mia immaginazione.

- Immagina un motel pulcioso e cibo gommoso.

- Mi piace di più la mia versione- replicò lui.

Dietro di lei Mulder si agitò.- Senti, devo andare- disse- Sarò a casa domani per la tua cena, va bene?

- Felice di sentirlo. Notte, Dana. Ti amo.

- Anch’io- lei mise via il telefono.

- Anch’io- Mulder brontolò dal letto- Che dolce. Gli hai detto la parte in cui mi hai drogato riducendomi senza sensi e che hai approfittato di me?

- Vedo che ti senti meglio- disse, andando verso di lui.

- Sì. Ancora non ricordo molto, comunque.

-Questo ti insegnerà a non fuggire da solo, adesso, non è vero?

Mulder non le dette una risposta diretta- Che cosa hai fatto precisamente per tirarmi fuori?

- Ho minacciato di denunciarlo ai media- Lei sorrise- Qualche volta i media sono tuoi amici.

- Sì, immagino che non sono del tutto cattivi.- Lui sorrise di nuovo- Grazie per avermi seguito.

Lei abbassò il capo, improvvisamente intimidita. Fece un profondo sospiro- Allora cercherò di dormire un poco. Abbiamo un volo molto presto.

- Bene- Mulder dette un pugno al cuscino e si girò su un lato. Lei poteva sentire che la guardava quando raccolse le sue cose per andare via- Hai risolto l’indovinello? - domandò

Si fermò sulla porta- Non ho avuto esattamente molto tempo per pensarci, giusto?- Esitò e si girò di nuovo. Gli occhi di lui brillavano nella penombra- Accetterò il suggerimento.

Lui scosse la testa, i capelli frusciarono sul cuscino- Ho cambiato opinione Ci riuscirai alla fine.

Lei scosse la testa e sospirò- Buonanotte, Mulder.

- Notte.

~*~*~*~*~*~*~*~*~

-Wow, sei stupenda- disse Ethan, con un evidente apprezzamento nello sguardo. La sua mano indugiò sulla schiena nuda di Scully, mentre questa finiva di appuntarsi in su i capelli.

- Anche tu hai un aspetto abbastanza piacevole- replicò lei quando i loro occhi s’incontrarono nello specchio. Ethan si presentava sempre bene - Dimmi la verità: Veramente avresti chiesto a mia madre di accompagnarti se io non fossi tornata in tempo?

- Forse a tuo padre- rispose, lei gli dette una pacca sul sedere. Lui lasciò la stanza ma la sua voce le arrivò di nuovo-probabilmente sarei andato con Melinda. Lei in ogni modo mi ha aiutato con il pezzo.

Mentre erano sulla porta per uscire, il telefono di Scully squillò. Ethan si fermò impaziente con le chiavi della macchina in mano. Scully esitò un attimo ma lo spinse fuori della porta- Vai- disse- Lo registrerà la segreteria telefonica.

Ethan la ricompensò con un sorriso smagliante.

Nessuno applaudì più forte di lei quando Ethan ricevette la placca…non come lo stesso Willie Holcomb che fu fatto sedere alla sua sinistra. Willie si mise i due mignoli in bocca e fece un acuto fischio.

- Grande Minette!- gridò e Scully sorrise.

- Ho visto il pezzo che Ethan ha scritto su di lei- gli disse- Lei ha condotto una vita veramente interessante.

- Interessante? Signorina, ha visto questa barba? Non riesci ad averla grigia solo con “ interessante”- Sorrise apertamente al suo stesso umorismo, arricciando le rughe degli occhi.- Ethan mi ha detto che lei fa parte dell’autorità giudiziaria.

- FBI, sì- Scully bevve un sorso della sua acqua.

- Ho lavorato una volta per l’FBI- rispose Willie- la moglie di un senatore fu trovata morta, forse suicidio.

- Lei ha lavorato per FBI?

- Sì, infatti. Un uomo di nome Fox Mulder mi chiamò.

Scully soffocò con la sua acqua, e Willie le batte leggermente sulle spalle.- Wow, coraggio. Sta bene?

-Sì- Tipico di Mulder portare un uomo cieco a risolvere un caso dell’FBI, pensò- Mulder cosa voleva che lei facesse?

- Controllare la stanza d’albergo dove lei fu trovata- Scosse il capo- Molta la tristezza in quella stanza. Una terribile vergogna. Ma era un suicidio. Trovammo una nota del suicidio.

Scully non riusciva a capire come loro avessero avuto bisogno di un uomo cieco per trovare una nota. Willie le lesse nella mente perché s’inclinò a dirle- Lei la scrisse e la bruciò, capisce. Ma l’aveva scritta sull’elenco telefonico. La penna aveva lasciato un’incisione sulla copertina.

Le sue dita si mossero sulla tovaglia bianca come se stesse leggendo di nuovo tutto.- Caro Alan- disse- Diciassette anni con te sono più di quanto io meriti. Dì a Maureen che le voglio bene. Tua fedele moglie Susan .

Wow- Scully prese fiato- Questo è triste.

- Willie scosse la testa-Una terribile vergogna- ripetè. Si voltò verso di lei con i suoi occhi ciechi- Conosce Fox Mulder?

- Sì, lo conosco.

- Un uomo brillante. Intenso quanto è possibile... In verità, sono un poco sorpreso che sia ancora là

- Perchè?

- Pensavo che si sarebbe bruciato, ormai. Una passione così brillante, non dura molto. Ha consumato tutti e tutto intorno a lui. Ho immaginato che alla fine la passione sarebbe aumentata fino a divorarlo.

Ethan ritornò al tavolo con la placca in mano- Ehi, voi due. Non si parla di lavoro stasera, va bene?

- Ethan, amico mio- Willie agitò la mano con un largo sorriso- Tienitela stretta, mi hai sentito? Parla in modo veramente gradevole.

- Oh mi creda, lo farò- Ethan baciò Scully. Scully abbassò la testa.

Poteva ancora vedere la nota del suicidio sul tavolo.

~*~*~*~*~*~

Scully aprì gli occhi alle due del mattino. L’appartamento era silenzioso. Ethan dormiva dietro di lei.

Scivolò da sotto il suo braccio e camminò furtivamente verso l’altra stanza. I numeri del telefono spiccarono nel buio quando lei compose il numero della casa di Mulder

- Pronto- rispose lui, con voce roca

- Non puoi farlo con la vista- gli disse- L’indovinello. Accendi un interruttore per un’ora. Uno per un solo minuto. Lasci l’altro spento. Vai nella stanza delle lampadine e le tocchi. Quella più calda corrisponde all’interruttore acceso per un’ora, quella appena calda all’interruttore acceso per un minuto, e quella fredda all’interruttore spento.

Lei poteva sentirlo sorridere- Non male. Come ci sei riuscita?

- Qualcuno me l’ha ricordato stasera- rispose lei- Non puoi guardare sempre con i tuoi occhi- Fece una pausa- Ti vedrò lunedì, va bene?

- A lunedì.

Lei non si svegliò di nuovo fino al mattino.

Duplice visione

Ethan arrivò prima delle macchine della polizia- Dana?- chiamò dal salotto.

Scully, ancora affannata per la lotta con Tooms, non rispose. Il labbro di Mulder si contrasse in una risata ironica - Tesoro, lui è a casa.

Tooms ringhiò, le manette risuonarono contro la vasca quando protestò per la sua cattura. Scully ingoiò- Gli andrò incontro- disse, mentre si avvicinava alla porta.

Ethan apparve sulla soglia- Ehi, ho creduto di sentirti che stavI...- Si fermò alla vista dell’affollato bagno e dell’uomo dagli occhi gialli incatenato alla vasca- Cosa diavolo sta succedendo qui dentro?

Scully lo prese per un braccio- Ethan, stai indietro, d’accordo? Gli disse a bassa voce- Lui è pericoloso.

- Pericoloso? Lui sta nel mio bagno agitandosi come un pazzo, ecco cos’è!- Ethan si sforzò di vedere al di sopra della testa di lei, quando Scully lo fece indietreggiare nell’ingresso.- Cosa sta succedendo, Dana?

- È il sospetto di un caso su cui stavamo investigando- Spiegò Scully nella maniera più serena possibile.- Ha fatto irruzione qui stasera e noi l’abbiamo catturato.

Omise la parte in cui aveva quasi perso il fegato. Il pensiero che Ethan rientrando avesse potuto trovare il suo cadavere mutilato le fece venire momentaneamente le vertigini. Fece un respiro profondo e dominò la nausea.

- Stai bene?- chiese Ethan, studiandola con preoccupazione.

- Certo- replicò lei, come se questo fosse una cosa sicura. Come se tutto l’addestramento all’autodifesa non fosse venuto meno ed avesse abbattuto Tooms. Se Mulder non fosse arrivato nel momento in cui l’aveva presa, Scully si sarebbe dissanguata sul pavimento del bagno mentre Tooms la divorava dall’interno.

- Chi è?-chiese Ethan, cercando ancora di sbirciare intorno a lei. Fuori, le sirene annunciarono l’arrivo dei rinforzi.

Scully sentì più di una semplice curiosità nella domanda di Ethan- Non posso parlare di lui. Ascolta, io dovrò andare alla centrale con Mulder e sistemare questo. Perché non vai da Mario e prendi una tazza di caffè?

- Non voglio una tazza di caffè.

- Ethan, tra due secondi questo posto sarà pieno di poliziotti. Loro penseranno che tu sei coinvolto.

- Io vivo qui. Sono coinvolto.

Scully senti sbattere nel bagno e guardò di nuovo al di sopra la sua spalla- Ethan, per favore.

- Non puoi mandarmi via. Non ora. Voglio sapere cosa sta succedendo.

- Te lo spiegherò...dopo- Lo guardò negli occhi.

Lui le dette un’occhiata dura- Tu mi dirai tutto.

- Sì. In via ufficiosa.

- Dana...

I passi pesanti dei poliziotti risuonarono nell’ingresso esterno.- Devi andare- disse Scully spingendolo in direzione della porta. Lui aveva ancora il cappotto.

- Quando possiamo parlare?

- Non lo so. Più tardi.

- Ti chiamerò- le disse come lei lo cacciò dal salotto nel momento in cui i poliziotti arrivavano all’ingresso principale.

Ethan stava facendo un cenno con la mano e dicendole qualcosa alle spalle degli uomini in divisa, ma Scully si rifiutò di guardarlo.- Qui- disse agli uomini in blu.

Questi camminarono rumorosamente attraverso il salotto e Mulder andò loro incontro sulla porta del bagno- Tutto a posto?- chiese a Scully quando i poliziotti presero in custodia Tooms.

Lui stava in piedi più vicino di quanto lo fosse stato Ethan, sovrastandola, respirandole nell’orecchio…come se potesse spingere la verità fuori di lei nell’ingresso buio. Scully sentì l’odore della sua camicia di cotone ed un’ombra di sudore sotto di essa.

I poliziotti portarono via Tooms per la porta principale come una persona normale, ma il suo appartamento sembrava più piccolo, più scuro ora che lui si era intrufolato dentro.

- Sto bene- disse Scully, e Mulder si tirò indietro, lasciando libero il suo spazio ancor una volta.

~*~*~*~*~*~

Quella notte Scully aspettò interminabili minuti che Ethan si addormentasse prima di alzarsi per chiamare l’unica persona che sapeva che era sicuramente sveglia a quell’ora.

-Sono io- disse quando Mulder rispose.

- Dobbiamo smetterla d’incontrarci in questo modo- replicò lui, Scully sorrise mentre si accoccolava sotto il plaid sul suo divano.

Sentì la televisione di sottofondo- Cosa stai guardando?

-La notte dei morti viventi.

- Un classico.

- Ti piacciono I film dell’orrore?- chiese lui, sembrava sorpreso.

- Certo. Sono abbastanza divertenti- Scully non aveva mai avuto paura del buio o dell’Uomo Nero, nemmeno da bambina. Non importava cosa Bill avesse provato a raccontarle, lei sapeva che i mostri non erano reali.- Quale canale?- chiese a Mulder

- Cinque- Scully cercò nella sua TV. Lui stava mangiando qualcosa ora, lei sentì che stava sgranocchiando.

Guardò lo schermo per alcuni momenti senza vederlo realmente.- Va bene- disse finalmente, sedendosi.

- Va bene- Fu d’accordo Mulder.

- La cosa che voglio sapere è...come fa Tooms a sapere che deve mangiare 5 fegati ogni 30 anni? Perché non 4 fegati ogni 10 anni? Perché fegati invece di reni?

- It’s a live-er( ndt:è un gioco di parole alla Mulder, tra live=vivere e liver= fegato E’ la vita. E’ il fegato. Impossibile da rendere in italiano), Scully. Contiene “vita”. Non c’è vita in un rene.

-Mulder, il ruolo del fegato è di rimuovere le tossine dalla circolazione del sangue. Non credo che consumando il filtro del veleno di un’altra persona sia il modo per ottenere l’eterna giovinezza.

Dalla parte di Mulder si sentiva ancora sgranocchiare- Funziona per Eugene Tooms.

- Non lo sappiamo ancora.

- Scully, lui ti stava quasi usando come spuntino.

Scully fermò la sua protesta prima che incominciasse- Questo non risponde ancora alla mia domanda di come lui faceva a sapere di dover mangiare cinque fegati ogni trent’anni.

- Non hai mai sentito il desiderio di un cibo specifico? Non ti sei mai svegliata nel cuore della notte con la voglia di un panino con pastrami?( ndt:specialità greca)

- Questo è un pò diverso.

- No in realtà. Il suo corpo gli dice ciò di cui lui ha bisogno nello stesso modo in cui i nostri corpi ci fanno delle richieste specifiche: noi mangiamo quando abbiamo fame e beviamo quando abbiamo sete.

- Ma noi non nasciamo sapendo cosa mangiare- sostenne Scully- Da bambini mangeremmo forcine per capelli e tappi di latta se i nostri genitori non ci fermassero.

Mulder non disse niente per un lungo minuto

-Mulder? Sei là?

Lei sentì che si muoveva sul suo divano- Potresti avere ragione, Scully. Forse Tooms ha dei parenti che hanno come tradizione quella di mangiare fegati. Dovremmo controllare.

Scully si mise una mano sugli occhi- Mulder non è quello che io...

- Dana?- Ethan apparve nel soggiorno indossando solo i boxers- Con chi stai parlando?

- Devo andare- disse Scully - Parlerò con te domani- Mise giù il telefono prima che Mulder potesse replicare.

Ethan si strofinò la mascella pungente- Fammi indovinare: Mulder? Insiste ancora che il ragazzo era una specie di mutante, è così?

Scully non disse niente, ed Ethan la raggiunse sul divano. La circondò con un braccio e la strinse- Lo sai- disse, con le dita nei capelli di lei- se tu vuoi parlare di quello che è accaduto, puoi sempre farlo con me.

- Ti ho detto quello che è successo.

- Lo so. Questo è quello che voglio dire. Posso capire se hai dei problemi a dormire. Io non voglio che tu pensi che non puoi parlare con me.

Lei sorrise e gli appoggiò la testa sulla spalla.- No, lo so.

Ethan sbadigliò e le dette un buffetto sulla gamba.- Pensi forse di tornare a letto?

-Sì.

Le prese la mano come si alzarono in piedi.- Un mutante mangia fegato- disse, scuotendo la testa.- Mi dispiace Dana, ma questa storia non ha senso

-Nemmeno per me- lei fu d’accordo dopo uno sbadiglio. Eccetto quando stava parlando con Mulder. In qualche modo quando lui l’aveva spiegato, lei l’aveva trovato plausibile. Si rese conto che stava accettando l’impossibile.

Dette un’ultima occhiata al telefono quando Ethan la riportò a letto.

- Sogni d’oro- le disse mentre la copriva.

Ma dietro i suoi occhi una famiglia di Tooms si era seduta a tavola per il Ringraziamento con piatti colmi di fegato.

~*~*~*~*~*~

Quando giugno scivolò in luglio, l’estate era al suo culmine, alimentando il calore della città. Scully ed Ethan si alzarono tardi la domenica, il sole già filtrava attraverso la finestra mentre la temperatura saliva nell’appartamento. Ethan cucinò uova indossando semplicemente solo dei pantaloncini mentre Scully andò a cercare il giornale del mattino.

Sbadigliando, si abbassò per prendere il quotidiano. Invece di un grosso fascicolo del Washington Post, tornò con un anemico insieme di fogli su cui si leggeva "Scottsbluff Star-Herald" sulla prima pagina. Era un giornale del Nebraska di tre giorni prima.

- Che diavolo è?- Scully gettò uno sguardo nel pianerottolo ma non vide nessun’altro giornale. Sfogliò lo Star-Herald, dando un’occhiata ai titoli.

“Dibattito sul nuovo itinerario dell’Autobus della Scuola”

“ Tornado raggiunge il centro della città”

E sulla sinistra più in basso” Una moglie dice che il marito è un impostore”

Scully ingoiò una maledizione e sbattè la porta d’ingresso. Dalla cucina Ethan chiamò - Dana? Tutto a posto?

Scully l’ignorò e prese il telefono. Come suonò dall’altra parte, Mulder rispose- Pronto?

- Se sei venuto a trovarmi così presto, potevi rimanere anche per la colazione.

- Umh, Scully? Di cosa stai parlando?- Suonò genuinamente sconcertato, non gongolante o beffardo come lei si era aspettata.

Scully guardò il giornale nella sua mano- Non sei venuto qui questa mattina e hai lasciato qualcosa per me?

- Se ti fa piacere, puoi venire qui e verificare la dimensione dell’incavo lasciato dal mio sedere sul divano.- replicò- Io non mi sono mosso di qui dalle 3 circa del mattino. Perché? Che cosa c’è?

Scully fissò l’immagine a grana grossa di una vecchia coppia in abiti della domenica.” Agnese Deluth sostiene che Kenneth Deluth suo marito da vent’un anni, è un impostore alieno” diceva il giornale. Scully rafforzò la sua stretta mentre i capelli dietro la nuca si rizzavano.

Non di nuovo, pensò. Ricordò Mulder barcollare stordito e confuso fuori dalla Ellens Air Force Base.

-Scully?- Mulder la sollecitò- Hai pensato che ho lasciato qualcosa per te?

- Non è niente- rispose lei rapidamente, arrossendo proprio mentre mentiva- Io, uh…devo aver fatto un pasticcio con Ethan

Mulder sogghignò- Credimi, Scully, semmai incomincerò a lasciarti fiori o cioccolatini, sarò sicuro di firmare con il mio nome.

- Scusa per averti disturbato- disse lei, e riattaccò.

Ethan entrò nella stanza impugnando una spatola. - Le uova sono pronte. Chi era al telefono?

- Nessuno- Lui si girò e lei spinse il giornale del Nebraska tra due libri sullo scaffale.

- Hai preso il giornale?- chiese sopra la sua spalla. Scully afferrò due piatti.

-Non l’ho trovato questa mattina- rispose, le bugie venivano fuori più rapidamente ora. Le buttò giù con succo d’arancia ed uova.

~*~*~*~*~*~

Venerdì notte trovò Mulder che faceva rimbalzare un pallone da basket per terra mentre aspettava che uno dei Gunmen lo facesse entrare in casa. Alla fine, gli aprirono rapidamente e lui scivolò attraverso la porta.- Questa sera pensavo di giocare due contro due, ragazzi- disse appena entrato- E’ meglio per voi che sia importante.

- Mulder, entra- disse Langly- Abbiamo ordinato pizza

Mulder fece finta di mettere via la palla ma la lanciò con forza a Frohike, che l’afferrò in cucina con un gutturale “oomph”.- Non sono venuto qui per mangiare, grazie. Voi ragazzi avete detto che è importante. Cosa c’è?

I Gunman si scambiarono un’occhiata- Perché non ci sediamo?- suggerì Byers

- Si è schiantato al suolo un UFO?- tirò ad indovinare Mulder- Di nuovo alligatori nelle fognature? Voi ragazzi che cercate di iniziare un capitolo locale di Geeks Anonymous?

- Faglielo vedere- disse Frohike a Byers quando tutti si furono seduti.

Byers tirò fuori un giornale piegato- Questo è arrivato attraverso il nostro radar la settimana scorsa

- Avete un radar in Nebraska?- Mulder chiese come esaminò il giornale- Sapevo che quelle macchine erano potenti, ma questo è veramente eccezionale.

- Non preoccuparti come l’abbiamo trovato- disse Frohike- Ciò che è importante è cosa ne abbiamo fatto.- Fece un cenno con il mento- Giralo.

- Moglie dice che il marito è un impostore- lesse Mulder in fondo. Mise da parte le battute facili e sedette avanti sul divano- Ha la data di dieci giorni fa. Da quanto tempo l’avete?

- Un pò di tempo- disse Frohike esalando un lento sospiro.

- Sembra simile al caso nell’Idaho- mormorò Mulder dopo aver letto.

- Possibile- fu d’accordo Byers

- Guarda dove lavorava quel tizio- aggiunse Langly.

Mulder girò il giornale alla pagina interna- Laboratori Genetech. Si dice che stiano lavorando alla clonazione umana.

- Il marito lo nega nell’articolo- disse Byers- Come fa suo fratello, il presidente.

-Ken Deluth è un laureato del MIT(ndt:sigla che sta per Università di Tecnologia del Massachussets) e capo della divisione ricerca e sviluppo- lesse Mulder. - E possibile cavia della compagnia. Io non posso credere che abbiate aspettato tanto tempo a dirmelo. Mulder si alzò in piedi- Devo chiamare Scully.

- Mulder, aspetta- disse Frohike.

- Ho già aspettato troppo- Mulder stava cercando la sua palla- Posso prendere il volo stanotte e…

- Questo è su Scully- disse Byers, e Muder smise di cercare.

- Cosa?

- Tu dicesti di non metterle cimici- incominciò Frohike- Non l’abbiamo fatto.

- Noi eravamo preoccupati - interruppe Byers - Sin da quando hai detto che probabilmente era una spia.

Mulder si piegò per recuperare la sua palla- Grazie, ma penso di essere protetto.

- Come eri protetto da Diana?- lo sfidò Frohike. Byers si irrigidì, e Langly guardò il pavimento. Frohike li guardò con occhi furiosi- Va bene. Lo dirò io. Qualcuno deve avere le palle qui...

- Diana non ha niente a che vedere con questo- Disse Mulder con voce pacata- Quella situazione era completamente diversa.

La faccia di Frohike si ammorbidì- Lei ti ha fottuto dal principio alla fine amico.

- Non era una spia. Diana si preoccupava degli X-Files esattamente quanto me ne occupavo io. Lei credeva.

Byers fece un passo avanti- Andò via e prese un fascicolo di files con lei

- Li starà custodendo al sicuro- replicò Mulder, suonando meno sicuro. Lui scosse la testa - Questa è una stupidaggine. Devo andare via.

- Le abbiamo dato il giornale per prima- disse Frohike a Mulder che si era girato per andare via. Mulder si fermò dando la schiena agli amici- Scully- continuò Frohike- Abbiamo lasciato cadere il giornale domenica scorsa fuori della sua casa. Volevamo vedere cosa lei avrebbe fatto con te, se lo avesse portato da te o da loro. Frohike fece una pausa - Lei te lo ha nascosto, amico.

La testa di Mulder si piegò indietro quando lui fissò il soffitto- Voi non lo sapete- disse finalmente- Forse non l’ha mai ricevuto.

- L’ha ricevuto- disse Byers sommessamente- Ci siamo assicurati.

Mulder si voltò- E voi sapete che lei non mi ha detto niente.

- Tu sei qui- evidenziò Langly- Non in Nebraska.

- Mi dispiace, Mulder- Frohike strisciò uno stivale sul cemento del pavimento.- So che lei ti piaceva.

- Non ho mai detto che lei mi piaceva- Lui resistette all’impulso di lanciare la palla fuori dalla finestra. Invece non disse niente, rimanendo in piedi come uno stupido mentre il suoi amici avevano pietà di lui.

- Cosa farai? - chiese finalmente Byers.

- Prendo il primo aereo per il Nebraska- replicò Mulder- Un biglietto di andata e ritorno per uno.- Lanciò di nuovo la palla a Frohike, che la prese facilmente.- Tieni d’occhio la mia palla mentre sono via?

Frohike gli fece un sorriso torvo- Sempre

~*~*~*~*~*~*~

Lunedì mattina, Scully andò giù nel seminterrato con un caffè in mano solo per ritrovarsi con uno spettacolo che lei non aveva mai visto prima…l’ufficio di Mulder era chiuso ermeticamente a chiave come un barattolo. Luci spente, porta chiusa e non vide Mulder da nessuna parte lì intorno.

Scully sbirciò attraverso uno spiraglio ma non potè dedurre nessun indizio su dove lui si trovava . Mise il caffè su una scatola e tirò fuori il cellulare. A casa sua si azionò la segreteria telefonica.

- Qui Mulder, parlate dopo il beep.

- Mulder sono io. Sono le nove e il tuo ufficio è chiuso a chiave. Mi chiedo solo dove sei.

Quando ebbe finito lì, Scully provò con il cellulare. Rispose giusto prima che si azionasse la casella vocale.- Mulder.

- Ciao- disse lei- Sto in piedi fuori dell’ufficio e tu non ci sei.

- Non smetti mai di investigare, eh, Scully? - C’era una forte acredine nel suo tono Scully non aveva mai sentito prima. Aspettò ma lui non le offrì nessun ulteriore chiarimento.

- Allora dove sei?

- Fuori- disse lui piatto- Lontano. Tu sei sola oggi, Scully.

- Fuori a lavorare?

- Giorno di permesso- rispose. Lei lo sentì sputare un seme.

Scully aggrottò le sopracciglia- Mulder stai bene?

- Sto bene- disse lui, ma suonò come un insulto. - Senti, devo andare. Saluta i cadaveri per me, d’accordo?

- Mulder, aspetta ...- ma lui aveva già riattaccato. Scully guardò il suo telefono e cercò di capire cosa diavolo era appena successo.

Aveva la netta impressione di essere stata mollata.

Dimenticato il caffè, rifece gli scalini fino all’ufficio richieste- L’agente Mulder ha prenotato qualche viaggio negli ultimi due giorni?- domandò.

- No, Signora- rispose l’uomo consultando il computer.- L’ultimo viaggio dell’agente Mulder è stato la settimana prima di questa quando tutti e due siete andati ad Austin, Texas.

Scully tamburellò le dita sul bancone, mentre pianificava la sua prossima mossa- Grazie.

Dovresti essere contenta, si disse. Non devi seguirlo questa volta fino a casa del diavolo. Puoi dormire nel tuo letto sotto lenzuola che non sono macchiate.

Schiacciò il bottone dell’ascensore.

Lascia che lui scappi, pensò con le braccia incrociate. Lascia che il suo culo s’intorpidisca in qualche macchina a noleggio mentre sta seduto fuori sotto un segnale “vietato entrare” alle tre del mattino.

Le porte si aprirono e Scully s’incuneò tra la folla. Che cos’era questa volta? si domandò. Elefanti rosa? Nani psichici? Forse un insolito modello di IRS intorno all’Area 51?

Ricordi l’ultima volta che hai provato questo, esalò verso Mulder silenziosamente. Ricordi quanto bene si risolse per te?

Base Ellens dell’Aeronautica Militare. Mulder Rapito. Strani tests su esseri umani.

Scully si ricordò del giornale scottante in un buco del suo scaffale e seppe immediatamente dov’era Mulder.

- Merda- disse, ed il resto delle persone dell’ascensore si girò a guardarla.

Scully schiacciò il bottone per tornare giù alle richieste.

~*~*~*~*~*~*~*~*~

Il temporale ritardò il viaggio dell’aereo nell’attraversare il Midwest, così che Scully raggiunse Mulder che era buio. Si era fermata nella stanza del motel accanto a quella di lui e seppe esattamente dove trovarlo. Parcheggiato in una macchina a noleggio fuori alla recinzione dei Laboratori della Genetech.

Chinò bruscamente la testa quando i fari colpirono la sua macchina, lei vide i capelli castani sparire nello slancio. Furbo, Mulder, pensò. C’è poco da meravigliarsi se rischi il culo ogni cinque minuti.

Scully spense il motore e andò a bussare al finestrino. Mulder si tirò su e la guardò di sott’occhi. Lei gli fece cenno di abbassare il vetro. Dopo un lungo minuto lui accondiscese.

- Va via, Scully- le disse -Questo non ti riguarda- Continuò ad osservare la società con il binocolo.

- Diavolo, se non mi riguarda. Io sono la tua partner. Questo vuol dire che si suppone che lavoriamo insieme. Chi sei per prendere decisioni su ciò che mi riguarda o no?

- Tu hai preso questa decisione- Abbassò il binocolo e la guardò socchiudendo gli occhi.

-Lasciami indovinare: tu sei quello che ha messo il giornale fuori la mia porta. L’avrei dovuto sapere. Cos’era una specie di prova?

- Se così fosse, hai fallito alla grande.

- Oh, perchè non sono venuta correndo in Nebraska ad inseguire una sciocca storia di un giornale?

- Perchè non sei venuta da me. -Scully chiuse la bocca. Si mise le mani sui fianchi e gettò uno sguardo agli alberi. - Non c’è niente che sia simile ad un essere umano clonato, Mulder.

Mulder sputò un seme fuori dalla finestra, ed che atterrò ai piedi di Scully. - Allora non c’è più bisogno per te di stare qui.

Lei lo folgorò con lo sguardo ma lui lo sostenne. - Va a casa, Scully.- disse. Sembrava stanco.

Invece di andare a casa, Scully fece il giro e raggiunse il posto del passeggero. Mulder sospirò. Prese di nuovo il binocolo, ma non le disse niente. Normalmente quando stavano seduti così, lei non riusciva a farlo star zitto.

Scully si toccò l’orlo della sua giacca a vento. Mulder sgranocchiava semi. - Hai scoperto qualcosa?- Domandò finalmente.

Lui si strinse nelle spalle.

- Hai parlato con Agnes Deluth?

- Sì, l’ho fatto- Sputò fuori un altro seme.

-E?

- E lei pensa che il marito sia un impostore

Quando lui non approfondì l’argomento, Scully si accomodò appoggiandosi allo schienale del sedile. Il suo cellulare suonò. Mulder non sembrava prestare a attenzione quando rispose:-Scully.

- Dana, dove sei? La cena si sta bruciando.

Scully chiuse gli occhi.- Ethan. Mi dispiace. Ho paura che non sarò là per la cena.

- Sarebbe stato bello averlo saputo prima.

- Sì, lo so. Mi dispiace.

Ethan fece un sospiro irritato- Quando tornerai a casa?

- Non so. Sto lavorando ad un caso.

- Aspetta, tu non sei in città?

- Definisci città- rispose in modo poco convincente.

- Dana...

- Sono in Nebraska. Mi dispiace non averlo detto prima, ma sono partita di corsa e non ci ho pensato.

- Non ci hai pensato. Questo si suppone che dovrebbe farmi sentire meglio?

- Mi dispiace- disse di nuovo lei.

- Ti dispiace sempre.- Ethan sospirò di nuovo. -Chiamami- disse- Se ci pensi.

- Lo farò.

Si dissero arrivederci e riattaccarono. Mulder stava ancora guardando i mattoni dell’edificio da lontano.- Guai sul fronte familiare?- Scully l’ignorò, Mulder girò gli occhi verso di lei.- Sai che non dovresti scappare senza dire ad una persona dove stai andando.

- Divertente- rispose, ma lui sembrava divertito per la prima volta da quando era arrivata. Mulder riportò la sua attenzione sull’edificio.- Così mi dirai quello che hai scoperto, o devo andare a comprarmi un binocolo?-Domandò alla fine.

Mulder abbassò il binocolo- Vedi quella finestra accesa al quarto piano? Quella è la sede centrale della società dove lavora Ken Deluth. Sembra che ci siano due turni di lavoratori...uno dalle nove alle cinque, l’altro dalle sei alle quattro del mattino. Vuoi sapere la cosa più strana? Deluth ha un fratello gemello identico.

Scully inarcò un sopracciglio.- Lavora lì?

- Lo fanno tutti. Deluth, suo fratello Steve, e la moglie Agnes. Chiaramente lei è stata in permesso ultimamente da quando ha avuto l’incidente.

- Incidente?

- Sembra che Agnes sia stata investita da un pirata della strada. Circa tre mesi fa. Ha passato tre settimane in ospedale. Quando è stata dimessa, ha incominciato, quando è tornata a casa, a lamentarsi che il marito non era lo stesso che aveva quando era andata via

- E tu stai pensando che è quando hanno fatto lo scambio.

- Questo avrebbe dato loro un’opportunità, sì.

- E che mi dici del motivo?

- I fratelli Deluth hanno fondato questa società con un occhio alla clonazione degli esseri umani. Chi meglio poteva essere usato come soggetto per il test ?

- Io vorrei accertarmi delle difficoltà che ci sono prima di provare.

- E chi dice che non l’abbiano fatto? Noi non sappiamo se questa è la prima volta che l’hanno provato. Forse è la prima volta che loro sono stati sorpresi- Sputò fuori un’altra manciata di semi- Voci dicono che il matrimonio dei Deluth era in difficoltà. Il piccolo Kenny può aver cercato una facile via d’uscita.

Scully sorrise.- Oh, naturalmente. Matrimonio diventato stantio? Bloccato nella consuetudine del lavoro? Mandate semplicemente dei cloni!

- Non preoccuparti, loro sono qui- Replicò Mulder ghignando di nuovo. Scully scosse la testa.

- Va bene, allora. Quindi dov’è di tutti questi l’originale Kenneth Deluth?

- Forse facendo una crociera intorno al mondo- suggerì Mulder- O forse è appena uscito dall’ufficio.

-Mi stai prendendo in giro.

Mulder si strinse nelle spalle.- La luce non si spegne mai- Scrutò attraverso il binocolo di nuovo.- Ora se ne vanno. Dai un’occhiata.

Le dette il binocolo. Scully vide due uomini identici uscire dall’edificio. Uno aveva una borsa, e stavano parlando di qualcosa animatamente. Per un solo secondo, immaginò che stava vedendo un uomo e la sua copia. La sua pelle formicolò.

- Che cosa fa Steven Deluth nella società?- chiese a Mulder restituendogli il binocolo.

- E’ il presidente. Credo che sia quello con la borsa ma non ne sono sicuro.

Scully si piegò in avanti per avere una visione più chiara fuori del parabrezza.- Sta arrivando una macchina

- Lo vedo.

Scully si tese, ma non riuscì a vedere chi c’era dentro. Un secondo dopo, Mulder imprecò e colpì con forza il volante. Scully saltò- Cosa?

- Dovevi farlo, non è vero? Dovevi solo correre ai piani alti a spifferare tutto?

- Mulder di cosa stai parlando?

- Una cosa è tenermi le cose nascoste .Un’altra farlo alle mie spalle...

- Io non so di cosa stai parlando!

- Hai portato il giornale a Blevins! Gli hai detto tutto!

- Mulder, ti giuro. Non ho detto niente a nessuno- Cercò nella giacca a vento e tirò fuori la spiegazzata prima pagina– Vedi, sta qui. Non l’ho dato a nessuno.

- Così ne hai fatta una copia- Mulder suonò disgustato.

Scully ingoiò- Non l’ho fatto. L’ho tenuta sul mio scaffale fino ad oggi. Mulder, devi credermi.

Lo sguardo di lui disse, dammi una ragione per farlo. Lei non ne aveva nessuna..

- Io non l’ho detto a nessuno- ripetè. - Io...io ho visto una similitudine con un nostro caso precedente. Pensai che tu mi avessi dato il giornale, quando lo negasti, pensai che era stato quell’uomo...

- Che uomo?

-L’uomo che incontrasti nel bagno. L’uomo che disse che era pericoloso. Ho pensato che era una trappola.

- Una trappola- disse lui, scuotendo la testa

- Sì- replicò lei caparbiamente.- Un caso insignificante con l’intento di portarti fuori in mezzo al nulla così che loro potessero farti di nuovo del male.

Lui le dette silenziosamente il binocolo. Scully lo prese, e poi dopo un attimo, lo sollevò per guardare più in là del recito verso gli uomini. Ken e Steven Deluth avevano raggiunto un terzo uomo. Stavano in piedi, a parlare vicino ad una lunga macchina scura.

Scully si spostò, mentre cercava di vedere la faccia del terzo uomo nella fioca luce. S’illuminò improvvisamente come lui accese una sigaretta. Scully lasciò cadere il binocolo in grembo. Guardò Mulder.

Lui accennò con il capo verso di lei- Pensi ancora che sia un caso insignificante?

~*~*~*~*~*~

Ritornati al motel, Mulder fece scivolare la sua chiave nella serratura, Scully spegneva i fari della macchina dietro di lui. - Mulder - disse, comminando verso di lui come questi aprì la porta. Mulder restò in attesa senza guardarla. - Chi è quell’uomo?

- Dovresti conoscerlo meglio di me. Sei tu che passi tutto quel tempo nell’ufficio di Blevins con lui.

- Non dice mai una parola.

Mulder tamburellava con la chiave sull’intelaiatura della porta.- A me neanche.

- Non conosci il suo nome? La sua posizione?

Mulder esitò, e poi scosse la testa.

- Bene, deve essere qualcuno. Blevins deve saperlo.

- Scully...

- Cosa?

- Devi scegliere le tue battaglie.

- Pensavo che tu stessi dicendo che quell’uomo è la battaglia.

- Lui ne fa parte- concesse Mulder.

- Allora seguiamolo. Scopriamo chi è e quello che sa.

Mulder rise e guardò le stelle.- E cosa diavolo pensi che sto facendo io qui, Scully?

Scully esitò.- Io...Io non capisco. Sapevi che quest’uomo era coinvolto in questo caso?

- No. Non lo sapevo- rispose come se lei fosse una bambina di cinque anni.- Questo è il punto. Sono qui per scoprirlo.

-Oh

- Quest’uomo, chiunque sia, ha in tasca politici e presidenti di industrie in ugual misura. C’è un motivo perché nessuno dice il suo nome: non sanno probabilmente nemmeno chi sia. Pensi che noi passiamo semplicemente seguirlo e coglierlo sul fatto? Dammi una possibilità. L’unico modo per noi di sapere ciò che sa e di presentaci in questi posti e prendere rapidamente nota, perché né lui né le prove restano in giro in attesa per molto tempo.

- Capisco. - Lei guardò a terra- Mi dispiace.

Mulder spinse la porta con il piede per aprirla di nuovo.

Scully fece un profondo sospiro- Vuoi mangiare qualcosa?

- No, tu fa pure. Io andrò a dormire.

- Va bene. Notte, allora.

Lei stava ancora lì, così che Mulder si girò a guardarla- Domani possiamo andare a trovare Agnes Deluth.

Scully fece un veloce cenno d’approvazione e strofinò i palmi sui suoi pantaloni.- Domani. Ricevuto. Ci sarò.

Lui sorrise e scosse la testa.- Buonanotte, Scully- disse, e chiuse la porta dietro di lui.

~*~*~*~*~*~

Agnes Deluth aveva i capelli castani striati di grigio ed una figura a forma di mela. Servì loro un tè freddo dolcissimo mentre ripeteva la sua storia da una sedia a dondolo. - Ho detto tutto questo ad un altro agente- disse lei.

- Un altro agente?- chiese Scully- Lei vuol dire all’agente Mulder?

- Ad uno che rassomigliava proprio a lui, sì

Scully si spostò per guardare Mulder, che allargò le mani confuso.- Lei ha parlato con qualcuno che rassomigliava all’agente Mulder?

- Immagine sputata. Ma lui era più bello. Mi ha chiesto di Kenny.

- Quello ero io- Disse Mulder, mettendosi seduto in avanti.- Io sono stato qui ieri a domandare di Kenny. Ricorda?

- Oh no, caro- Sorrise lei.- Quello non era lei. Era un altro.

Scully aggrottò le sopracciglia.- Signora Deluth, ha avuto un incidente d’auto recentemente?

-Non lo ricordo, ma mi hanno detto che è successo. Qualcuno mi ha investito e si è poi allontanato. Lo sa? Sono stata in ospedale per un lungo periodo, e la macchina era completamente distrutta.

- Ed è quando è uscita dall’ospedale che lei ha per la prima volta notato un cambiamento in suo marito?

Lei aggrottò le spesse sopracciglia.- Bene, no. Loro vennero a trovarmi in ospedale.

- Lei vuol dire Kenny e Steven?

- No, Steven era lì anche lui. Ma io sto parlando di Kenny e l’altro.

-Signora Deluth- chiese Scully- Che genere di danni ha riportato dal suo incidente?

- Mi sono rotta due costole! Mi fa ancora male quando starnutisco. Tagli e graffi. Ho avuto una commozione cerebrale...era un brutto colpo in testa. Oh, ed un perno nella gamba sinistra. Ecco perché cammino in maniera buffa.

- Lei ha dovuto sopportare molto. Mi scusa per un momento? Vorrei parlare un attimo con l’agente Mulder.

- Di cosa?- Chiese Mulder quando lei lo condusse nello stretto atrio.

- Voglio che tu vada fuori e suoni di nuovo il campanello.

- Cosa?

- Fallo solamente, va bene?

Mulder andò via e Scully rientrò nel soggiorno.- Mi scusi per questo- disse ad Agnes. Mulder suonò il campanello.

- Oh, la porta. Mi faccia andare a vedere chi è.- Scully la segui nell’ingresso, dove Agnes fece rientrare Mulder.- Guarda guarda, salve- gli disse- Stavamo appunto parlando di lei- si girò verso Scully- Questo è il giovane uomo dell’altro giorno di cui le stavo parlando. Entri, entri. Le offro un bicchiere di tè.

- Ho già il tè- disse Mulder, ma la donna si dette da fare comunque. Mulder si piegò verso Scully.- Che sta succedendo?

- Te lo spiegherò più tardi- Scully bisbigliò di nuovo come la loro ospite tornò con il tè. Quando si misero di nuovo a sedere nel soggiorno, Scully le chiese- Come si è resa conto che suo marito era un impostore?

- E’ difficile da dire- riconobbe Agnes.- Per questo nessuno mi crede. Semplicemente sembra uguale esternamente. Ma dentro, lui non ha un’anima. E’ solo un involucro vuoto.- Le tremò il mento.- Continuo a chiedergli di dirmi che cosa ne ha fatto di Kenny, ma lui non vuole dirmelo. Spero che non gli abbia fatto del male.

- Sono certa che suo marito è sano e salvo.- disse Scully.

Agnes tirò su col naso.- Lei sa dov’è Kenny?

- Ne ho un’idea. Mi permetta di parlare con i dottori e ritornerà da lei, va bene?

La donna fece di sì con il capo. Mulder si piegò in avanti e mise il suo tè sul tavolino – Signora Deluth è mai stato suo marito in ospedale che lei sappia?

- Kenny? E’ sano come un pesce. Non è mai stato ammalato per più di un giorno in vita sua… la cosa peggiore che gli sia accaduta è la frattura del braccio quando cadde da cavallo quando era bambino.

Scully si alzò in piedi.- La ringrazio per il tè e per il tempo perso a rispondere alle nostre domande.

- Lei mi crede , vero?- Il suoi grandi occhi marroni percorsero il viso di Scully- Mi crede su Kenny?

- Sì, le credo.

Salutarono e Mulder segui Scully fuori la porta - Le credi?

- Io credo che lei pensa che suo marito sia un impostore. Io non so perché non ci ho pensato prima, Mulder. Probabilmente perché è così raro.

- Hai pensato a cosa?

- La sindrome di Capgras- disse mentre arrivavano alla macchina. - E’ stata chiamata con il nome del francese che per primo identificò la malattia. Chi ne soffre è portato a pensare che le persone amate sono degli impostori. Spesso è la fine di una relazione, per esempio con un marito o un padre, ma io ho visto casi documentati dove il paziente crede che il suo cane sia un impostore. Io credo che Agnes Deluth stia soffrendo della sindrome di Capgras come risultato dell’incidente.

- Per questo che non mi ha riconosciuto?

-No, lei ti ha riconosciuto. Non ha semplicemente pensato che tu eri tu. Succede nella sindrome di Capgras quando la parte visuale del cervello è incolume ma è disconnessa dalla parte emotiva. Sai di conoscere una persona, ma non hai la reazione emotiva che ti aspettavi in sua presenza. Per questo sembrano impostori.

- Non so. Perché la compagnia ha chiamato la “cavalleria” se è solo una vecchia signora malata di cui stiamo parlando?

Scully ci pensò su.- La compagnia ha ammesso il suo interesse per la clonazione. Forse hanno avuto successo. Forse c’è qualcos’altro che portano avanti e non vogliono che qualcuno lo sappia, a loro non piace che se ne interessino. Le lamentele di Agnes Deluth stanno portando verso la loro società.

- Potrebbe essere.

- Vorrei andare in ospedale e vedere la sua cartella clinica. E’ probabile che attraverso una risonanza magnetica possiamo dire se c’è danno associato alla Sindrome di Capgras.

- Buon’idea. E mentre tu fai questo io guarderò la cartella clinica di Ken Deluth.

- Per cosa?

- Voglio sapere del braccio rotto. E se il nuovo Ken non ha la stessa una cicatrice , bene...- s’interruppe eloquentemente.

- Cosa progetti di fare, Mulder? Rapire Ken Deluth e passare il suo braccio in un apparecchio per i raggi X?

- Non sono arrivato a pensare a tanto- ammise lui- Prima voglio assicurarmi che Ken Deluth ha subito una frattura.

Si separarono in ospedale e ritrovarono più tardi nella caffetteria. Scully stava guardando un incartamento e masticando una patatina fritta quando Mulder scivolò nel posto di fronte a lei.

Lui rubò una patatina.- Ken Deluth è caduto da cavallo a otto anni e si è rotto un braccio- Per spiegarlo, tirò fuori una copia dei raggi X.

- Sì, e Agnes Deluth ha sofferto un danno alla corteccia cerebrale nel lobo temporale destro- Scully gli mostrò la scansione.

Mulder guardò le sue prove mediche che giacevano sul tavolo.- Non c’è modo di sapere chi gioca una briscola con il punto più alto.- disse.

- Io dico di parlare di nuovo con i Deluth- Replicò Scully. Afferrò le patatine giusto prima che potesse servirsi di nuovo.- Parta il tuo apparecchio per raggi X se vuoi.

Mulder fermò la macchina di colpo appena prima della casa dei Deluth - Sembra che siamo arrivati in ritardo alla festa- disse. Due macchine della polizia ed un’ambulanza stazionavano di fronte, tutte con le luci accese. Una dozzina di vicini curiosavano sui margini della strada.

Mulder e Scully sbatterono le porte della macchina all’unisono e camminarono verso casa Deluth. Un ufficiale in uniforme li fermò ai limiti del prato.- Mulder, FBI- spiegò Mulder tirando fuori la sua identificazione.- Lei è l’agente Scully. Possiamo sapere cosa sta succedendo qui?

- Omicidio, signore.

In quel momento, due detective emersero dalla casa, uno di essi teneva stretta per un braccio Agnes Deluth. Lei stava singhiozzando.

- Chi è la vittima?- chiese Mulder.

- Il marito, Ken Deluth- replicò l’ufficiale.

Mulder e Scully andarono oltre lui.- FBI- disse Mulder fermando i detective -Stavamo interrogando questa donna seguendo un caso federale

- Bene, lei le dovrà fare le sue domande nella prigione della contea- rispose seccamente il detective- Abbiamo la pistola e la confessione.

- Gli ha sparato?- Chiese Mulder ad Agnes.

- Non me lo voleva dire. Non mi voleva dire che cosa è successo a Kenny!

- Andiamo- disse il detective trascinandola via - Se vuole parlare con lei, può mettersi in fila.

- Dannazione- Mulder dette un calcio ad una pietra.

Scully fece un sospiro muovendo la sua frangetta. - E’ colpa mia. L’avrei dovuto predere in considerazione. Chi soffre di Capgras può diventare violento con le persone che sospettano essere “impostori”.

- Lui non aveva anima !- Gridò Agnese giusto prima che la ficcassero dentro la macchina della polizia.

Alcuni minuti più tardi, gli uomini del coroner portarono il corpo coperto di Ken Deluth fuori dalla porta anteriore.- I raggi X- disse Mulder, alzando la testa- Gli faranno i raggi X, giusto?

- Possibile. La causa della morte non è in discussione, Mulder. Possono togliere solo la pallottola.

- Allora devi farlo tu.

- Mulder...-Lei chiuse la bocca allo sguardo sul viso di lui - Vedrò cosa posso fare.

~*~*~*~

Mulder stava aspettando fuori nella sala quando lei finì. Indossando ancora il camice, Scully andò a dargli notizie.- Agnes Deluth ha sparato al marito, Ken- disse come la porta oscillante si chiuse dietro di lei.

Mulder smise di rosicchiarsi l’unghia del pollice.- Aveva la frattura?

- Sì- Scully si appoggiò contro il muro per sostenere la sua schiena dolorante- Una frattura all’ulna destra, proprio dove la documentazione medica diceva che doveva stare.

Mulder si appoggiò al muro opposto.- Non prova niente- disse alla fine- Forse l’hanno scambiato di nuovo. Forse il clone sta nascosto da qualche parte...-

- Mulder...

- Per questo c’è dentro l’Uomo che fuma. Le cose erano diventate scottanti, loro sapevano che noi eravamo qui, e in questo modo hanno cancellato completamente la prova.

- Mulder.

Lui la guardò.- Cosa?

- Lei non gli avrebbe sparato- Distogliendo lo sguardo, lei spiegò.- Agnes non ha riconosciuto l’uomo come suo marito. Se, come stai supponendo, loro avessero sostituito il clone e poi cambiato di nuovo con il vero Ken, Agnes avrebbe dovuto riconoscerlo quando lui è passato dalla porta. Lei gli avrebbe dato il benvenuto, non sparato alla testa.

Le spalle di Mulder si abbassarono. Scully non provò nessun piacere nell’avere ragione.

- Mi dispiace- disse.

Lui abbassò la testa.- Sì.

- Darò una pulita- disse lei- Possiamo ordinare da mangiare.

- No, grazie. Adesso non sarei una buona compagnia.

La lasciò sola nell’atrio, camminando lungo lo scuro corridoio e fuori nella notte.

Esausta, Scully si scostò dal muro e tornò nel reparto autopsie. Stava pulendo i suoi ferri quando un secondo corpo fu portato nella stanza in un sacco.

- Dove la vuole?- chiese il giovane paramedico.

- Voglio chi?

- Agnes Deluth

Lo scalpello di Scully risuonò sul pavimento- Agnes è morta?

- Si è impiccata in prigione. Noi abbiamo ordini di metterla nella cella frigorifera.

- Lo farò io.

- Come vuole.- Lasciarono l’obitorio, e Scully andò verso il sacco con il corpo. Abbassò la cerniera abbastanza per vedere il viso rugoso ed angosciato di Agnes. Un brutto marchio rosso le circondava il collo.

Scully rinchiuse la cerniera lampo e prese il telefono per dare a Mulder la cattiva notizia. La sua mano era sul telefono quando si fermò di nuovo.

Scully fece scivolare il telefono in tasca e tornò al corpo. Questa volta apri il sacco completamente. Palpò le costole e il ginocchio.

Poi andò all’apparecchio dei raggi X.

~*~*~*~*~

- Sì, avanti- gridò al sentire bussare alla porta. Tolse l’audio alla partita come Scully entrò nella stanza.

- Ho portato una pizza- disse.

-Ti ho detto che non avevo fame.

-Lo so, ma io non posso mantenermi in piedi senza nessuna forma di sostentamento. Non ti farò mangiare.

-E perchè hai bisogno di mangiare qui?

Lei gli lanciò una gran busta, che atterrò diritta sul suo petto.- Agnes Deluth si è impiccata nella sua cella stanotte- disse.

-Accidenti- Aprì la busta- Cosa c’è qui dentro?

Scully dette un morso alla pizza, portando su l’altra mano per prendere il formaggio che gocciolava.- Raggi X

- Già mi hai detto che i dati combaciano.

- Non di Ken Deluth. Sono di Agnes.

-Sì?- Lui estrasse le lastre- Cosa sto guardando?

- Un collo rotto.

-Allora?

- Allora è tutto quello che ho trovato. Nessuna costola fratturata. Nessuna frattura al cranio. Nessun perno nel ginocchio.

- Santa merda- Mulder si tirò su e tenne i raggi X alla luce- Come le hai trovate?

- Ero lì quando l’hanno portata.

- Portata da chi, questa è la domanda- disse Mulder studiando le immagini- Così che noi avevamo ragione... stanno effettuando la clonazione umana. Avevamo solo sbagliato cavia come bersaglio.

- Questo non lo sappiamo.

Le lanciò uno sguardo esasperato- Puoi essere in disaccordo con me per tutto ciò che vuoi, ma queste immagini non mentono.

- Steven Deluth vuole che i corpi siano cremati- gli disse Scully.

- Ci scommetto che lo farà. Scully, questo è un gran lavoro.

Scully arrossì e si picchiettò leggermente la bocca con un tovagliolo.- Non dimostrano niente.

- E’ più di quello che abbiamo di solito.- Le sorrise e lei gli restituì il sorriso- Ehi- disse- E’ avanzata un poco di quella pizza?

Scully si alzò in piedi e gli dette la scatola- Prendi. Io ho finito. Devo fare una telefonata.

- Ah, hai la casa che sta bruciando. Capito.- Lei si girò di nuovo per andarsene, ma lui la fermò ancora una volta- Ehi, Scully?

- Sì?

- Bel lavoro.

Lei sorrise- Notte Mulder- disse dalla porta.

-Notte- replicò lui con la bocca piena di pizza. Stava ancora leggendo i raggi X. Scully lo lasciò al suo premio e chiuse la porta dietro di lei.

Ritornata nella sua camera, si liberò con un calcio delle scarpe e lasciò liberi i capelli dalla coda di cavallo. Si stese sul letto col telefono, già pensando a come dire ad Ethan del suo successo senza dire niente di riservato.

Scully si girò quando il telefono incominciò a suonare. Lì era quasi mezzanotte, ma Ethan sarebbe stato ancora sveglio.

Un minuto dopo, partì la segreteria.

- Ethan, sei lì? Sono io- Aspettò ma lui non rispose al telefono.

La roccia si scontra con una zona dura

Il sogno era sempre lo stesso. Poteva assaporare il mare nella bocca. Era estate, la sabbia calda sotto le ginocchia mentre lui e Samantha costruivano insieme un castello enorme. La spiaggia si andava affollando di altre famiglie. E presto una mezza dozzina di bambini si univano al loro sforzo. Mulder distingueva i suoi genitori che guardavano da vicino, protetti sotto l’ombrellone con un cesto di pollo freddo e soda.

Lui e Sam stavano facendo una gara per vedere chi elevava la torre più alta. Mulder ammucchiava pressandola la sabbia così in alto da perdere di vista la sorella all’altro lato. Solo le risate e gli insulti che gli lanciava rivelavano la sua presenza.

Mulder aveva la lingua tra i denti per la concentrazione, mentre lavorava più ostinato, più veloce…qualsiasi cosa per vincere.
La sua schiena si copriva di sudore.

Lui guardava in su come il sole spariva. La spiaggia diventava buia.

- Samantha?- chiamava, ma non riceveva risposta. Correva intorno al castello per trovare il secchiello e la paletta abbandonati, che lui raccoglieva.- Samantha!

Solo allora comprendeva che lei era andata via con gli altri. La spiaggia era vuota.

Mulder guardava verso l’oceano e capiva perchè gli altri erano corsi via. Un’ onda enorme stava avanzando, alta abbastanza per annegarli tutti.

Mulder non poteva muoversi. Guardava come cresceva più alta, più vicina, ma i suoi piedi erano conficcati nella sabbia.

- Ecco che se ne va il castello- pensava.

E si svegliò.

Mulder guardò con gli occhi socchiusi il tetto. La sua televisione ciarlava ma lui non girò la testa per guardarla.
“...scomparsa da ieri pomeriggio. Patty Waeleski, età 13 anni, ritornava a casa a piedi da quella di un’ amica quando è scomparsa. I suoi genitori hanno telefonato immediatamente alla polizia quando Patty non si è presentata per la cena. Patty pratica ginnastica a livello agonistico la sua famiglia si è spostata da Dayton, Ohio, perché la loro figlia potesse studiare con il famoso allenatore David Matlock. Matlock ha allenato sei medaglie d’oro olimpiche degli Stati Uniti, ed aveva affermato recentemente che Patty avrebbe potuto essere presto uno dei favoriti della squadra dei migliori atleti nelle gare di Atlanta del 1996.

Anche se nessuno ha dichiarato che è un rapimento, la polizia afferma che è stata chiamata l’FBI per un consulto su questo caso.”

Mulder sbattè di nuovo gli occhi, mentre giaceva immobile. Un attimo dopo il telefono incominciò a suonare.

~*~*~*~*~*~*~*~

Scully si fermò nella sua sezione per controllare un’email prima trasferirsi giù nel seminterrato. Il suo telefono suonò come lei entrò nel sistema, ed era il Capo Blevins all’altro lato.

- Agente Scully, potrei vederla ora nel mio ufficio, prego?

-Certamente- rispose Scully, sebbene dentro di lei si sentiva rimpicciolire. I frequenti viaggi all’ufficio superiore le erano sembrati eccitanti al principio, un veloce percorso per arrivare in alto; ora desiderò più che mai d’ iniziare dal pianterreno.

- Voleva vedermi, signore?- Chiese Scully entrando.

Blenins le fece cenno dall’interno della stanza. Scully si guardò intorno per cercare l’uomo delle sigarette. Non c’era, ma il suo naso le disse che era stato convocato recentemente.

Scully sedette come al solito di fronte a Blevins. Lui stava firmando alcune carte e doveva ancora darle la sua completa attenzione. Scully incrociò le mani e aspettò.

- L’agente Mulder non sarà con lei oggi- disse finalmente. Lei lo guardò- Forse per tutta la settimana.

-Scusi?

- E’ fuori dagli XFiles per il momento. Solo un’assegnazione provvisoria.

-Cosa …cosa si suppone dovrei fare?

Lui la scrutò al di sopra degli occhiali.- Sono a conoscenza che lei e l’agente Mulder avete goduto di un recente soggiorno a Scottbluff, Nebraska.

Scully sentì che le sue guance arrossivano.- Signore, riguardo a questo...

- Non vedo l’ora di leggere tutto nel suo rapporto. - lui ritornò al suo lavoro, congedandola.

Scully spinse indietro la sedia- Signore?

Lui la guardò di nuovo.- Si?

- La ragazza che è sparita ieri. Questo è il caso a cui è stato assegnato Mulder, vero?

- Sì- Lui mise da parte la penna- Sì, è questo.

Scully annuì- Una sua scelta?

- Ha importanza?- Blevins si appoggiò indietro nella poltrona e la guardò- L’agente Mulder ha richiesto di riaprire gli Xfiles e assegnarli a lui, e abbiamo acconsentito alla richiesta. In cambio, lui è stato d’accordo ad aiutarci di quando in quando nei casi di natura più terrestre.

- Capisco- lei si girò per andar via.

- I bambini, agente Scully. Lui è sempre disponibile quando si tratta di bambini

- Certo che lo è- I loro occhi s’incontrarono, e Blevins le fece un sorriso tirato.

- Aspetterò il suo rapporto a breve, allora.

Solo quando fu tornata alla sua scrivania venne in mente a Scully di chiedersi come aveva fatto esattamente Blevins a sapere del loro viaggio a Scottbluff.

~*~*~*~*~*~

Tre addetti stampa si erano accampati intorno alla casa dei Waeleski quando Mulder arrivò. Lui mostrò il suo ID all’ufficiale in uniforme di guardia, che lo condusse al detective incaricato del caso.

- Ava Prescott- disse lei presentandosi. Aveva un piccolo spazio tra gli incisivi e portava i capelli scuri in un nodo dietro la testa. – Grazie per essere venuto.

- Qualcosa di nuovo?- domandò Mulder.

- Niente. La sua amica Sandra Alder dice che Patty è uscita per breve tempo dopo il pranzo, andando verso casa. Stava prendendo l’autobus cittadino, ma noi abbiamo parlato con il conducente e lui dice che non è salita. Nessuno ha visto o ha parlato con Patty da allora.

- C’è qualche possibilità che sia scappata ?

- I genitori dicono di no. Barbara e Tom. Loro sono nel soggiorno che si strappano i capelli. L’amica Sandra li conforta. Lei ha detto che Patty era di buon umore quando era andata via, e che non ha mai accennato a voler scappare di casa. Comunque, aveva preso in prestito dieci dollari.

- Le disse per quale motivo?

- No. Ma aveva promesso di restituirli giovedì, e questo è un altro punto contro la teoria di una fuga.

Mulder annuì.- Va bene, vorrei parlare con i genitori- Il detective Prescott lo condusse nel soggiorno, Barbara Waeleski parlava con un secondo detective mentre suo marito andava su e giù sul tappeto blu.

- Il signore e la signora Waeleski?- Chiese Prescott- Vi presento l’agente speciale Fox Mulder dell’FBI. Desidererebbe fare della domande riguardo a Patty.

La mano di Barbara tremò mentre si asciugava gli occhi con un fazzoletto- Io la conosco- disse a Mulder- Lei trovò gli uomini che avevano ucciso il piccolo Plecker, l’anno scorso.

- Sì, signora.

- E’ per questo che è qui? - domandò Tom al detective Prescott- Lei pensa che Patty sia morta?

- Nient’affatto, signore- rispose Mulder- Ho lavorato in passato a casi di bambini scomparsi, sono qui solo per vedere le cose da un’altra prospettiva.

- Li ha trovati vivi?- chiese Barbara.

- Io inizio ogni caso aspettandomi di trovarli vivi- disse Mulder. Sperare era la cosa più giusta, ma non l’avrebbe ammesso con due genitori impazziti dal dolore.- Il detective Prescott mi ha detto che lei è stata l’ultima persona a parlare con Patty domenica mattina?

- In chiesa- confermò Barbara - Mi chiese se poteva andare a casa con Sandra per il pranzo. Le dicemmo che andava bene a condizione che tornasse in tempo per i compiti.

-Patty era spesso in ritardo?

- Non di solito- rispose sua madre.

- Patty è un poco sognatrice- Rispose Tom- Spesso è con la testa tra le nuvole e perde la nozione del tempo. Ma è una brava ragazza.

- Stava avendo problemi a scuola, ultimamente?

- Non che io sappia- rispose Barbara - I suoi voti sono buoni. L’insegnante di algebra si è lamentata qualche volta per la quantità di tempo che Patty impiega negli allenamenti, ma lei non lo capisce. Quello di Patty non è un programma sportivo fatto nel dopo-scuola...lei si allena per le Olimpiadi.

- Problemi con gli amici?

-Patti non ha molti amici intimi- disse Barbara, suonando addolorata- Non ha tempo per questo. Perciò le abbiamo detto che poteva andare a casa di Sandra per alcune ore.

- Qualche problema qui in casa?

Tom spostò gli occhi verso Mulder- E questo cosa si suppone significhi?

- Volevo solo dire , Patty le ha dato qualche problema?

- All’inferno quello che lei vuol dire. Io so come vanno queste cose. Io guardo la TV. Un bambino scompare, ed i genitori sono automaticamente responsabili, giusto?

- Signor Waeleski, per favore- disse il detective Prescott.

- Lei lo è?- Mulder chiese con leggerezza allo stesso tempo.

- Io sono cosa?- Grugnì Tom

- Lei è responsabile della scomparsa di Patty?

Tom emise un suono inumano e attaccò Mulder. Un poliziotto lo trattenne di nuovo.- Come osa? Come osa venire qui in casa mia con la mia piccola scomparsa e dire che io ho a che fare con questo!

Barbara aveva l’aspetto di una che stesse per vomitare.- Non saremmo mai stati capaci di fare del male a Patty.- sussurrò.- Dio, addirittura non l’abbiamo mai sculacciata.

- So che le domande sono sgradevoli- disse Mulder- ma noi dobbiamo farle.

- Vada all’inferno- rispose Tom.

- Mi permetta di essere onesto con lei- disse Mulder- Io non sono qui per dipingere voi due come mostri. Ma sarebbe preferibile che Patty fosse fuggita. Questo rende più probabile che sia salva in questo momento e che noi possiamo trovarla rapidamente. Così che tutto quello che sto cercando di fare è determinare se c’era qualcosa che poteva far andar via Patty da sola.

- Io…io sto cercando di pensare- Barbara sembrava colta dal panico. Tom guardava ancora adirato. - Patty non discuteva molto con noi. Lei si metteva raramente nei guai.

- Quando è stata l’ultima volta?- chiese Mulder.

- L’ultima volta che si è messa nei guai?- Barbara si tirò su, mentre cercava di concentrarsi- Tre mesi fa, credo. Giocando con il fratello nel cortile posteriore, arrampicandosi sugli alberi. Lei sa che non le è permesso arrampicarsi sugli alberi. Scivolò e si slogò un polso. Dovette sospendere l’allenamento per settimane.

- Lei la punì?

- Pensammo di farlo, ma dopo la lavata di capo che le fece l’allenatore Matlock, pensammo che noi non avevamo bisogno di dire nient’altro.

Mulder annuì.- Va bene.Vorrei dare un’occhiata alla camera di Patty, se siete d’accordo.

- Perché?- domandò Tom- Lei pensa che stiamo nascondendo qualcosa lassù?

- Solo un’occhiata. Io sto cercando di capire chi è Patty . Ci aiuterebbe a capire cosa le è successo.

- Tom, sta tranquillo- disse Barbara - Naturalmente lei può guardare. Sta su alla fine del corridoio.

Mulder salì silenziosamente i gradini coperti di moquette ed andò in fondo al corridoio. La porta di Patty era chiusa. C’era appeso una replica del segnale di stop con sotto un messaggio particolare: “ Questo è per te, Tommy. “

Mulder aprì la porta, spaventando un ragazzino che era disteso sul letto. Il ragazzo sembrava avere circa sei anni, stringeva forte con un braccio un pupazzo di Spoopy - Tu devi essere Tommy- disse Mulder.

Il ragazzo fece cenno di sì con la testa- Lei è della polizia?

- FBI- rispose Mulder, dandogli il suo ID. Tommy lo studiò e glielo restituì- Sto aiutando la polizia a trovare Patty.

Mulder osservò la camera da letto rosa e bianca. Un muro intero dedicato a trofei e medaglie. Sulla scrivania stavano due sgualciti quaderni, ognuno coperto di adesivi. Su uno si leggeva “Storia” , sull’altro l’etichetta diceva “Inglese”

Mulder prese una foto incorniciata di Patty ed un terrier nero. I biondi capelli della ragazza erano mossi dal vento e lei rideva mentre il cane le leccava il viso.

- Questo è Mr Pickles- spiegò Tommy- E’ morto l’anno scorso.

Tommy osservò Mulder controllare dettagliatamente ancora altre cose- Lei non è qui- dichiarò finalmente- Dovrebbe guardare da qualche altra parte.

- Non sto cercando Patty qui- rispose Mulder. Sto guardando quello che stava facendo prima di sparire.

-Lei era in chiesa.

- Eri anche tu in chiesa?- Tommy annuì- Patty ti a detto quello che avrebbe fatto dopo la chiesa?

- Sarebbe andata da Sandra.

-E dopo?- Tommy si strinse nelle spalle. Mulder esaminò la vasta collezione di CD di Patty- A tua sorella piace ascoltare la musica, eh?

- Continuamente. Mamma e Papà la sgridano quando l’ascolta a volume troppo alto.

- La sgridano molto?

- Mmm, non sempre. Sgridano sopratutto me.

- E sì, anche i miei genitori sgridavano me. Mia sorella faceva a botte, ma ero io quello che si metteva nei guai. Succede anche a te?

-Oh, sì. Non è mai colpa di Patty. Una volta lei prese il profumo di mamma e lo sparse dappertutto, ma fui punito io. Lei disse che l’avevo colpito io con la mia palla.

-Cosa mi dici di quando ti sei arrampicato sull’albero del cortile posteriore?

-Ehhh?

- Quando Patty si è fatta male al braccio?

Il faccino di Tommy impallidì e trascinò Snoopy sul suo grembo- Oh sì. Quella è stata una brutta cosa.

Mulder mise da parte gli oggetti di Patty e s’inginocchiò davanti al bambino.- Puoi raccontarmi di quel giorno?

- Non so.

- Patty si arrampicò sull’albero insieme a te?

- Credo di sì- Abbassò lo sguardo e incominciò a dondolare un piede avanti e indietro.

- Dov’era tua mamma quando accadde?

- Mamma era fuori... Mi stava guardando Stephanie.

- Stephanie è la tua babysitter?- ipotizzò Mulder

- Uh uh. Lei stava parlando a telefono con il suo ragazzo quando Patty tornò a casa dalla scuola.

- Ed è stato quando avete deciso di arrampicarvi insieme sull’albero?

Tommy si succhiò il labbro inferiore.

Mulder esitò e si fece più vicino- Sai, mia sorella ed io avevamo dei segreti. Io le dicevo cose che non volevo che sapessero i nostri genitori.

- Faceva la spia?

-No- Rispose Mulder solennemente.

- Essere una spia è brutto.

- Sì, è così- Mulder fu d’accordo- Ma sai che è spiare solo se lo dici ai tuoi genitori. Ma se lo dici a qualche altro allora è corretto.

Tommy considerò questa nuova possibilità- Io penso di no.

Mulder provò un’altra tattica- E se io indovino il segreto?- disse- E tu mi dici se ho ragione.

- Bene...D’accordo.

- Io immagino che Patty ti spinse, e tu la spingesti a tua volta e lei è cadde. In questo modo si fece male al braccio.

- Sbagliato!

Mulder finse di pensarci- Immagino che tu non ti sei mai arrampicato sull’albero. Giusto?

- Più o meno. Io stavo arrampicandomi sull’albero.

- Ma Patty no?- Tommy scosse la testa. Il battito di Mulder accelerò. - Patty si era già fatta male quando lei tornò a casa da scuola?

Tommy fece di sì con il capo- Lei stava piangendo.

- Ti disse cosa era accaduto?

- Disse che era caduta a scuola. Disse che mamma e papà l’avrebbero uccisa.

- Ed è stato allora quando hai inventato la storia dell’albero?

- Sì.

Mulder toccò il ginocchio del bambino- Grazie per aver diviso un segreto con me.

- Ora troverà Patty?

- Ci proverò.

La Detective Prescott si affacciò nella stanza -Ecco dove sei- disse a Tommy- I tuoi genitori ti stanno cercando. Credo che giù il pranzo sia pronto

Tommy corse via con Snoopy mentre la Prescott raggiunse Mulder nella stanza- Trovato qualcosa?

- Lei mentì sulla ferita- Mulder replicò. Gli riferì quello che Tommy gli aveva detto.

- Quindi che cosa pensa che accadde?- Domandò Prescott.

- Che sia dannato se lo so. Ma sono propenso a credere che non fu una caduta- Lui scelse uno dei quaderni e sfogliò le ultime pagine. Patty aveva scritto ripetutamente ” Mrs Tricia Yearling” con una calligrafia rotonda. Mulder lo mostrò alla Prescott.

-Sì, l’abbiamo visto. Evan Yearling è un ragazzo della sua classe. Sandra dice che tutte le ragazze sono infatuate di lui . Abbiamo controllato, ma lui stava giocando nella lega giovanile di calcio quando Patty è scomparsa.

Mulder guardò la scrittura disordinata- Ha scritto il suo nome come Tricia e non Patty.

-Cercando una nuova identità, forse? Quando avevo tredici anni volli che i miei amici mi chiamassero Jezebel.

Mulder la guardò sorpreso. Prescott si strinse nelle spalle.

- Io vedevo passare le ragazze più grandi con il loro trucco ed i vestiti aderenti e mia madre diceva” E’ una Jezebel” . Per me aveva un bel suono!

Mulder sorrise e continuò a sfogliare il quaderno.

-Bene, almeno, questo suggerisce che Patty non era completamente a suo agio con il suo stile di vita. Questo è già qualcosa.

Le pagine erano piene di storia americana. Ai margini Patty aveva scarabocchiato cuori e fiori. Si era divertita a prendere dei nomi e cambiare le lettere per formare qualche altra cosa.

BENEDICT ARNOLD era diventato DARN NOBLE EDIT( nota del traduttore: non ha significato in italiano e non rende l’anagramma)

- Aspetti, guardi qui- disse Mulder. In mezzo alla Rivoluzione Americana, Patty aveva fatto una pausa nelle sue annotazioni per scrivere” La odio. La odio. La odio.” Il breve scritto ornava la parte alta di una pagina.

- Questo è strano- osservò Prescott

-E’ circa dello stesso periodo in cui Patty si fece male al polso. Mi chiedo di chi stava parlando.

- Posso controllare di nuovo con Sandra. E’ possibile che lo sappia.

- Lo faccia- Mulder chiuse il quaderno con un rumore secco.

- Ma come, lei non viene?

- No. Sto andando a fare acquisti. Voglio vedere cosa ha comprato per dieci dollari alla fermata dell’autobus.

Mulder uscì dalla casa, facendo attenzione a non farsi vedere dalla stampa come lui attraversò a grandi passi il prato per andare alla macchina- Mulder- lo chiamò una voce. Solo uno si rivolgeva a lui per nome.

Mulder fece l’errore di guardare indietro. Il fidanzato di Scully lo incalzava portandosi dietro una cameraman- Ciao, Alan

- Ethan- corresse l’uomo- So che non siamo stati presentati formalmente. Sta lavorando a questo caso?

- Giusto, così è meglio che vada - Mulder non aveva rallentato.

- Credevo che lei non facesse più questo genere di lavoro. O c’è qualcosa di paranormale qui che io non so?

- Non so cosa lei abbia sentito, ma questo è il genere di lavoro che faccio tutti i giorni. Risolvo crimini per FBI.

- E’ questo che è? Un crimine?

Menda, pensò Mulder rimproverando se stesso per essersi fatto coinvolgere in quella conversazione- No comment- Aprì la portiera della macchina.

- Andiamo, agente Mulder. Siamo dalla stessa parte qui. Noi stiamo solo cercando di aiutare a trovare la ragazza.

- Vuole aiutare? Metta in risalto questa faccenda con una sua foto e si assicuri che tutti nel paese sappiano che aspetto ha Patty.

- Già l’abbiamo fatto.

- Lo faccia di nuovo- Mulder entrò e sbattè la portiera dietro di lui.

~*~*~*~*~

Mulder iniziò la sua ricerca alla fermata dell’autobus dove Patty l’aveva preso domenica pomeriggio. Era un percorso che lei già aveva fatto, aveva detto la Prescott, così che Patty conosceva la zona.

Guardò su e giù la strada molto frequentata. C’era un negozio d’alimentari in un angolo ed uno di vestiti nell’altro. Andò nella direzione del negozio d’abbigliamento.

I manichini alla finestra indossavano vestiti attillati nei luminosi colori estivi. Mulder ricordò quello che gli aveva detto la Prescott circa Jezebel ed entrò.

Mostrò la foto di Patty in giro ma nessuno ricordava d’averla vista domenica.

“Niente che potesse comprare con dieci dollari” aveva detto il commesso, pieno di sdegno.

Mulder continuò ad andare giù per la strada. Provò in un negozio di dolciumi ed in un negozio di fumetti ma nessuno ammise d’aver visto Patty. Ad un incrocio Mulder prese in considerazione le sue possibilità. Una strada andava verso il parco. Era possibile che Patty ci fosse andata ed avesse scalato l’albero da sola.

Nell’altra direzione, Mulder vide un grande negozio di CD di seconda mano. Ricordò la collezione di Patty. “ Fa attenzione” si disse quando entrò impetuosamente.

Nel negozio, la grunge music risuonava dagli altoparlanti. Contenitori di CD affollavano il posto, con un assortimento di articoli messi in mostra su schermi tutto intorno sui muri. I clienti erano pochi. Mulder scorse pochi ragazzi in età da college che curiosavano nella sezione della musica degli anni 80.

- Posso aiutarla? - Un uomo grasso e pelato che indossava una scolorita maglietta Metallica lo chiamò da dietro la cassa.

- Lei è il proprietario?- chiese Mulder.

- Stanley Manning- rispose l’uomo- Chi lo vuole sapere?

Mulder mostrò il suo distintivo.- Stava lavorando ieri pomeriggio?

- Io lavoro ogni domenica pomeriggio.

- Ha visto questa ragazza entrare qui? Forse intorno alle due.

Mulder fece scivolare la foto di Patty sotto il vetro della cassa.

- Sa quanti ragazzi vengono qui nei weekends?- Manning rispose- E’ un dannato zoo- Guardò la foto- E’ veramente graziosa. Questa è quella ragazza che è scomparsa, giusto?

- Il suo nome è Patty Waeleski. Indossava jeans ed un maglietta blu a righe.

Manning scosse la tesata-Non la ricordo. Mi dispiace.

- Ci pensi meglio- Mulder era sicuro che la ragazza era stata là- Le piacevano i Beatles. Anche i Nirvana.

- Mi dispiace- Manning rispose allargando le mani- Posso mostrare la fotografia a Brian. Lui era qui domenica. Forse ricorda qualcosa.

- Lo faccia- Mulder fece un giro per il negozio mentre Manning andava a cercare Brian. Trovò il contenitore dei Beatles e dette un’occhiata ai CD.

Sei stata qui, pensò. Posso sentirlo.

Dieci dollari certamente avrebbero coperto l’acquisto di un CD usato. Mulder si guardò intorno e scoprì una telecamera di sicurezza in un angolo.

- Brian non la ricorda- disse Manning ritornando- Come le ho detto questo posto è pazzesco nei weekends.

- Ho visto che avete delle telecamere di sicurezza. C’è la possibilità che io possa vedere il video?

- Il nastro? Certo. Ora sta funzionando solo una. Ho intenzione di metterne un’altra fissa, ma non l’ho avuto il tempo per farlo.

Il cuore di Mulder ebbe un sussulto. La telecamera in funzione era quella puntata in direzione della sezione dei Beatles. – Prego, vorrei vedere cosa c’è sul nastro di ieri intorno alle due.

- Prenderò la registrazione. Venga dietro.

Manning spedì Brian fuori a controllare il negozio quando lui rispolverò un vecchio videoregistratore. Riavvolse il nastro, tenendo d’occhio il contatore. - Deve essere più o meno qui- disse schiacciando play.

Come per magia, Patty Waeleski apparve sullo schermo, Mulder senti l’aria uscire da lui.

- Bene, che io sia dannato- disse Manning- Quella è lei, non è vero?

Entrambi gli uomini guardarono come Patty perlustrava i contenitori. Lei fece la sua scelta e la tenne sotto il braccio mentre continuò a cercare. Sul nastro si leggevano le due e diciassette.

Giusto prima delle due e venti, Patty si girò per guardare dietro di lei.- Qualcuno l’ha chiamata?- domandò Manning.

- Non lo so.

Patty uscì dalla schermo andando nella direzione di qualsiasi cosa aveva richiamato la sua attenzione. Non tornò mai indietro.

- Oh, merda- disse Manning.

-Lei comprò quel CD?- Domandò Mulder

- Mi faccia controllare. Brian- gridò- verifica se abbiamo venduto qualche albums dei Beatles dopo le due e venti di ieri!”

- Solo un secondo - Brian urlò di rimando.

- Ora!

- Avrò bisogno di prendere questo nastro- disse Mulder.

- Certo, certo- Il sudore imperlò le labbra di Manning- Lei pensa che chiunque sia stato a prenderla, l’ha catturata nel mio negozio?

- Penso che sia una possibilità.

Brian mise la testa nella stanza- Non è stato venduto nessun Beatles ieri.-disse loro

Manning si fece il segno della croce- Gesù Santo.

~*~*~*~*~*~

Scully stava tagliando un pomodoro quando sentì la porta che si apriva. - Sono qui- gridò. Con Mulder via, lei era tornata a casa prima di Ethan. Si era già cambiata con dei pantaloncini ed un top ed aveva tirato su i capelli.

- Ciao- la salutò Ethan. Si lasciò cadere su una sedia vicino al tavolo.

-Sembri stanco- disse lei- Giornata pesante?

- Lo puoi ben dire- Si strofinò il viso con le mani- Sei a casa tremendamente presto.

- Mulder è stato temporaneamente assegnato ad un nuovo incarico, così ho passato il giorno scrivendo rapporti.

- E’ bello averti a casa per la cena tanto per cambiare.

- Ethan...-lei si girò- Per piacere non ricominciare.

- Chi sta incominciando?- si alzò e la raggiunse al bancone- Sembra buono

- Fuori fa caldo, ho deciso che avremmo potuto mangiare qualcosa di leggero stasera. Pollo avanzato e insalata.

- Mmmm sembra perfetto- la circondò con le braccia da dietro e le dette un bacio sulla guancia – Ti ho mai detto quanto io ami quest’abbigliamento?

Scully sorrise e si allungò per arruffargli i capelli- L’ho appena comprato.

- Così che è amore appena scoperto- Le sue mani scivolarono sotto la camicia di lei.

- Ora stai decisamente iniziando qualcosa- disse Scully.

Le dita agili di lui le aprirono la fibbia dei pantaloni. I capezzoli di Scully s’indurirono sotto la camicia.- Dana- disse- è da un’eternità.

- Una settimana- rispose lei, buttando la testa indietro. Gli fece scorrere la mano sulla coscia mentre lui iniziò a strofinarsi leggermente contro di lei.

- Un’eternità- le sospirò nell’orecchio. Le sue mani trovarono i seni e la cena fu dimenticata.

Più tardi, nudo nel letto, lui le tracciava un motivo a forma di otto sullo stomaco- Ti senti meglio?- Gli domandò con aria assonnata.

- Mmmm, molto- La baciò sulla fronte- E tu? Domani torni ai mutanti?

- Non so. Dipende da Mulder. Sta lavorando al caso Waeleski.

- Brutto caso- affermò Ethan continuando con le sue carezze.

- Il peggiore.

Ethan si rannicchiò accanto a lei.- Tu sei fortunata, sai. Noi due abbiamo noi stessi per conservare le cose nella normalità. Mulder chi ha?

- Mulder è okay- replicò lei- Ha amici.

- Davvero, chi?

Scully non aveva una risposta- Gioca a pallacanestro il fine settimana- rispose- Penso che si rilassi in questo modo.

- E’ bravo?

Scully girò la testa sul cuscino per guardarlo- Non l’ho visto giocare. Perché?

- Semplice curiosità.

Scully rotolò via.- Vado a fare una doccia. Tu finisci di preparare la cena.

- Ma...

-Ehi, io mi ero già messa all’opera. Eri tu che avevi altre idee.

- Io? E cosa dici di te?- Lui cambiò la voce in un ansante falsetto e si tenne stretto il torace- Oh, Ethan. Sì! Sì!

Scully si affacciò dalla porta - Quello che non ti ho detto è che stavo fantasticando sul pollo per tutto il tempo

Ethan le gettò un cuscino- Questo è deprimente, donna. Deprimente!

Ma andò a finire l’insalata.

Avevano giusto finito di mangiare quando il telefono suonò. Ethan rispose.- Stai vedendo il JLA report?- domandò Melissa

- No, cosa stanno trasmettendo?

- Un’ esclusiva con i genitori. Nessuno sta usando la parola rapimento ma ci sono tutti i segni. Ho parlato con Kimmy dal distretto. Lei dice che ci possono essere alcune svolte nel caso, ma non sa dire quali siano. Abbiamo bisogno sapere se c’è fondamento a tutta quella merda

- Dannazione.

- Sì, bene, Kruetzer vuole sapere quale è il nostro punto di vista. Che cosa devo dirgli?

- Digli che ci sto lavorando.

Stavo pensando che potremmo noleggiare un film- Disse Scully quando lui tornò in cucina.

- Mi piacerebbe, ma non posso. Era Melinda. Dobbiamo controllare alcuni nastri stanotte.

Scully rimase ferma con i piatti in mano- Devi andarci proprio ora?

- Sì- Le baciò la guancia- Non aspettarmi alzata

~*~*~*~*~*~*~*~

Malgrado il buio, la città bruciava. Il calore s’irradiava dagli edifici e fuori del campo di basket. Mulder, con la maglietta di Knicks inzuppata di sudore, fece un tiro libero dalla linea. Tutti gli altri avevano il buon senso di stare dentro con l’aria condizionata.

Bene, quasi tutti. Mulder si fermò a metà di un tiro quando scorse una figura che indugiava vicino al recinto. Mulder riportò la sua attenzione al cesto e infilò la palla attraverso la rete.

- Mi stai seguendo?- domandò

- Io sto seguendo la storia- rispose Ethan. Recuperò la palla di Mulder e gliela lanciò.

- Io non sono la storia- Mulder fece un altro tiro.

- Io penso che tu lo sia- Di nuovo Ethan gli restituì la palla - Sei una superstar, giusto? Il Michael Jordan dei profilers? Devono averti chiamato per qualche motivo.

- Una ragazzina scomparsa. Questo è un motivo sufficiente.

-Tante teorie circolano su quello che le è accaduto.

Mulder fece un altro canestro- Sì?

- Qual è la tua preferita?

- Se l’avessi, certamente non te la direi.

- Su, Mulder. Possiamo lavorarci insieme.

- Io lavoro da solo.

- Tu lavori con Dana- disse Ethan

Mulder si fermò con la palla tra le mani.- Lasciala fuori da questo- E fallì il lancio successivo. Ethan prese la palla e la tenne. Mulder chinò la testa - Vorrei sapere in che modo pensi di potermi aiutare.

Ethan gli lanciò la palla.- Ho fatto alcuni compiti a casa. Il caso Gramercy tre anni fa, hai usato la stampa per metterti in comunicazione con l’assassino.

- Stai supponendo che noi abbiamo un assassino questa volta.

- Tu non lo supponi?

- Non faccio mai supposizioni- Mulder riprese i suoi tiri liberi.

- La gente dice cose alla stampa- Ethan insistette- Cose che non dicono ai tipi con un distintivo.

Questo attrasse l’attenzione di Mulder- Sai qualcosa?

- Forse. Facciamo un accordo?

- Io non faccio accordi. Se sai qualcosa che potrebbe aiutarci a riportare la ragazza a casa e lo stai nascondendo, trascinerò il tuo culo in prigione.

-Stop, con calma. Io non so niente. Lo giuro.- Mulder gli rivolse uno sguardo duro- Ma è probabile che io scopra qualcosa. Se lo facessi, io lo dividerei con te.

- In cambio di cosa?

- Niente. Forse un piccolo riguardo è tutto- Mulder lo ignorò, così che Ethan trattenne la palla di nuovo.- Ecco, considera questa una cosa gratis. No sto dicendo che questo abbia a che fare con il caso, va bene? Ma io ho fatto un articolo sull’allenatore Matlock per le ultime Olimpiadi. Lui allena duramente quei ragazzi. Voglio dire veramente duro. Si dice che non esita a metterli l’uno contro l’altro se pensa che questo li renderà più competitivi.

- Interessante- Mulder mantenne la sua voce neutrale. Uscì fuori dal campo e afferrò una bottiglia d’acqua. Ethan lo seguì.- Ho sentito anche che c’è una svolta nel caso- disse Ethan. Mulder non replicò.- Guarda, sai che lo scoprirò comunque.

- Allora va e scoprilo

Ethan scosse la testa.- Va bene. Sto solo cercando di mantenere aperte le linee di comunicazione, sai?

- Ed io lo apprezzo- rispose Mulder, sollevando la sua bottiglia d’acqua simulando un saluto. Ethan incominciò ad allontanarsi- Ehi- lo chiamò Mulder, ed Ethan si girò.- Perché sei così preso da questo caso, comunque?

- Forse perché ha l’attenzione nazionale. Forse perché questo potrebbe essere la mia grande occasione. - Ethan si chinò a prendere una pietra - Forse ho anch’io una sorella piccola.

Lanciò la pietra nel parco ed andò via senza salutare.

~*~*~*~*~*~

La curiosità portò Scully nel seminterrato il mattino successivo. Non si aspettava di trovare Mulder, ma la porta era aperta e lui era lì. Aveva il televisore acceso e i piedi sulla scrivania.

- Ciao- disse lei- Non ero sicura che tu stessi qui.

- Stai facendo ricerche per il tuo fidanzato?

- Scusa?

- Ethan mi ha fatto una piccola visita la notte scorsa al campo di pallacanestro. Ha cercato di fare un accordo. Io prendo il cattivo e lui ha la storia.

- Ethan ha parlato con te?- Non ci poteva credere. -Non mi ha mai detto niente.

- Ne sono sicuro- Fu d’accordo Mulder- Ha solo saputo magicamente come trovarmi

Scully arrossì per il rimprovero.- Gli parlerò

Mulder fece cenno con la mano che non aveva importanza- Non disturbarti. Posso gestirlo.

Scully aprì la bocca e la chiuse di nuovo. Se questo era come lui voleva giocare, bene.- Cosa stai guardando? -Chiese.

Mulder battè leggermente il telecomando contro la sua coscia ma non rispose.

- Mulder?

- Sto cercando di decidere quanto ti posso dire.

- Bene. Dimentica quello che ti ho chiesto.- Lei si girò sui tacchi per andare via.

- E’ una telecamera di sicurezza che riprende Patty Waelesky il giorno in cui lei è sparita- disse Mulder, fermandola. Scully tornò indietro così che potè guardare la TV. Mulder schiacciò “play”.

Insieme guardarono Patty fare la sua scelta dei Beatles e camminare fuori dal raggio della videocamera.

- Vedi? E’ come se qualcuno l’avesse chiamata- Disse Mulder.

- Non un amico, comunque.

- Cosa te lo fa dire?

- Lei non sembra felice di vederlo.

- Uh- Mulder si raddrizzò- Bel punto- Il telefono suonò, e lo cercò a tentoni con una mano- Mulder. Sì. Va bene. Cosa dice? Bene, sarò giù appena posso.

Scully sollevò un sopracciglio per domandare come Mulder riattaccò il telefono.- Il proprietario del negozio dei CD ha una storia di violenza sessuale ai danni di un’adolescente- spiegò- Lo stanno portando per interrogarlo.

-La prese nel suo negozio?

Mulder si strinse nelle spalle- Devo andare. Ci vediamo.

Scully fissò l’immagine congelata di Patty Waeleski sul punto d’ uscire dallo schermo.

- Sì- disse Scully alla stanza vuota- Ci vediamo.

~*~*~*~*~*~

Localizzò Ethan nello studio di produzione.- Ho bisogno di parlare con te- disse. Melinda la guardò con circospezione.

- Dana, amore, non posso parlare adesso. Stiamo mettendo insieme questo pezzo per stanotte. Parleremo a casa, va bene?

Scully alzò lo sguardo e vide Mulder sul piccolo schermo- Parliamo ora, o non mi troverai a casa quando tu ritorni.

Melinda sussultò. Ethan le dette la sua completa attenzione- Wow, va bene. Andiamo dietro, d’accordo?

La condusse in un piccolo cucinino con un tavolo e due sedie.- Vuoi sedere?

- No, non mi voglio sedere. Dio, sei un tale bastardo.

- Cosa? Che cos’ho fatto?

-Oh, risparmiami quell’occhiata da cucciolo ferito, Ethan. Sai dannatamente bene quello che hai fatto. Tutte quelle innocenti domande su Mulder l’altra sera. Tu mi hai “usato”.

- No...non intenzionalmente.

- Sciocchezze.

-No, lo giuro- Lui la bloccò impedendole di andarsene.- Dana, mi dispiace. Non volevo metterti in mezzo.

-Oh all’inferno se non l’hai fatto. Mi hai portato a letto e mi hai carpito le informazioni di cui avevi bisogno.

- Non è così. Sul serio. Io non pensavo di...Io non avevo intenzione...- Fece un profondo respiro.- Mi dispiace.

- Io non sono una fonte che puoi usare e buttar via, Ethan.

- Questo lo so.

- E’ del mio lavoro che stiamo parlando.

- Vuoi che dica a Mulder che tu non avevi niente a che vedere con questo? Perché lo farò.

Scully rise senza allegria.- No, Non voglio che tu parli con Mulder. E in ogni modo lui non ti crederebbe.

- Cosa posso fare? Cosa posso fare per farmi perdonare?

Lui sembrava sinceramente pentito. Scully scosse la testa.- Puoi non fare mai, mai più una cosa del genere. Mai.

- Non lo farò mai più - La afferrò e le bacio la testa- Mi dispiace.

Scully gli appoggiò una guancia sul torace- Non farmi scegliere tra te e Mulder, Ethan.

- Lo so. Il tuo lavoro è importante. Ho capito.

Scully si scostò- Ti sto dicendo che non ti piacerebbe la mia risposta.

Gli rese brevemente il viso tra le mani a coppa prima di lasciarlo solo con il suo ultimatum.

~*~*~*~*~*~

Quella notte Scully non potè trattenersi. Guardò le notizie della sera. Il pezzo di Ethan fu trasmesso dopo l’aggiornamento della conferenza stampa del pomeriggio, in cui il pubblico venne a conoscenza che c’era un sospetto nel caso.

Ethan incominciò con un sorridente ritratto di Patty.- Quando un bambino sparisce- disse gravemente la voce fuori campo- tutte le autorità prendono il caso seriamente. E’ una mobilitazione generale.

L’inquadratura si spostò su Ethan in piedi di fronte a casa Waeleski.- Ogni unità assegna al caso l’agente migliore e più brillante. Per l’FBI, questo vuol dire mandare Fox Mulder.

Mostrò immagini di Mulder che camminava attraverso il prato.

- Mulder si distinse presto nel mondo dell’FBI facendo profili, seguendo le tracce di serial killer con una tale disinvoltura da guadagnarsi il soprannome di “ Spooky”

Ethan usò dei fotogrammi di Mulder in vecchi casi- Se avete seguito casi di una certa importanza, avete visto prima il suo nome. Ma quello che non potete sapere è la ragione profondamente personale per cui Mulder dà la caccia a questi assassini con tale accanimento. Fox Mulder aveva solo dodici anni...un anno più giovane di Patty Waeleski...quando sua sorella di otto anni scomparve dalla casa di famiglia. Nonostante una lunga ricerca il luogo in cui si trovava Samantha Mulder non fu mai individuato e lei continua ad essere una persona scomparsa fino a questo momento.

- No comment- disse Mulder verso telecamera.

L’inquadratura tornò su Ethan.- Alcuni hanno speculato che la presenza dell’agente Mulder in questo caso vuol dire che l’FBI tacitamente da credito a quello che molti temono...che la giovane Patty Waeleski sia stata vittima di un atto di violenza. Ma una cosa è certa, i Waelesky non potevano trovare una persona più idonea a portare a casa Patty.

- Stiamo facendo tutto il possibile per trovarla- Mulder disse alla telecamera.

- Per questo agente- disse Ethan- Patty non è solo una ragazzina scomparsa. Lei è una possibilità in più per capire. Una possibilità in più di redenzione.

Ethan scomparve giusto quando suonò il telefono di Scully- Pronto- disse lei, strofinandosi il capo che le faceva male.

- Se fossi in te io mi preoccuperei- disse Mulder- Io credo che il tuo ragazzo sia innamorato di me.

- Mulder- Lei fece un profondo sospiro- Mi dispiace così tanto.

- Dimenticalo. I miei panni sporchi sono già stati tirati fuori in pubblico prima, e lo saranno di nuovo.

- Hai parlato con il proprietario del negozio di CD?

-Manning? Sì. Decisamente ha dei precedenti. I poliziotti considerano lui responsabile per la scomparsa, ma io non ne sono convinto.- Le disse della misteriosa ferita di Patty.

- Cosa hai intenzione di fare?-Scully chiese quando lui aveva finito il racconto.

- Continuerò a scavare, credo. Non mi posso fermare ora. Questo caso è un altro mio tentativo verso la redenzione.

Scully chiuse gli occhi, ma Mulder sogghignò.

- Di a Ethan che voglio fare coppia fissa con lui, vuoi?

Scully scosse la testa e sorrise- Buonanotte, Mulder.

Una generazione perduta nello spazio

Sai quando ero bambino avevo questo rituale. Chiudevo gli occhi prima di entrare nella mia stanza, perché credevo che un giorno quando li avessi aperti mia sorella sarebbe stata là. Giacendo semplicemente nel letto, come se niente fosse mai successo. Sai, io sto ancora entrando in quella stanza, ogni giorno della mia vita.- Mulder in “ Conduit.

~*~*~*

Scully si svegliò per il sole che filtrava ed un pungente odore di caffè. Si spinse più profondamente nel materasso, negando l’ovvio arrivo del giorno. Il materasso si abbassò dietro di lei.

- Buongiorno- disse Ethan- Ti ho portato la colazione.

Scully si spostò per guardarlo con sospetto. Aveva un vassoio in grembo, con sopra succo d’arancia, caffè, pane tostato e formaggio scremato, e quelle che sembravano fragole appena tagliate.

Lui leccò un pezzo perduto di formaggio dal pollice.

-Andiamo- annunciò quando lei non disse niente- vengo in pace.

Scully si sedette- Tu che cosa mangerai?

- Prenderò un bagel lungo la strada. Non posso restare. Ho una riunione di buon’ora.

Scully sorseggiò il caffè e toccò la violetta che lui aveva messo in un vaso - L’hai presa dalla mia pianta. -disse

- Sei ancora arrabbiata- sospirò lui e si appoggiò indietro, contro la testata del letto.

- Non sono arrabbiata. Sono...- esitò, cercando le parole .- Delusa.

-Dio, io penso che avrei piuttosto preferito arrabbiata.

- Scavando in tutto quel materiale su Mulder e sua sorella e mettendolo in TV...in che modo precisamente questo aiuta a trovare Patty Waeleski?

- Non aiuta- ammise- Ma questo non è il mio lavoro. Questo è il vostro lavoro. Il mio è tenere il pubblico informato su cosa sta succedendo con il caso.

- Allora metti il caso in TV, non Mulder.

- A questo punto, mia cara, fa lo stesso. Inoltre, se fossi Mulder, vorrei la mia faccia in TV ogni volta che ne avessi la possibilità.

Lei sollevò un sopracciglio verso di lui.

- Se sua sorella è la fuori- spiegò- lei potrebbe appunto vederlo.

Scully si girò guardandolo più seriamente- Pensi che sia viva?

- No- Le baciò la guancia- Ma Mulder lo pensa. Ti auguro una buona giornata. Ti chiamerò.

~*~*~*~*~

Blevins teneva il suo ufficio ben fresco, e Scully represse un brivido quando vi entrò. Cercò rapidamente nella penombra, la figura che fumava in un angolo, ma lui non era presente. - Mi voleva vedere, signore?- chiese a Blevins.

Riuscì a non sedersi.

-Mulder ha trovato un nuovo caso- disse Blevins- e questo ha sollevato qui qualche preoccupazione che spero che lei possa dissipare.

- Mulder ha un altro caso? Pensavo che stesse lavorando ancora sulla scomparsa di Patty Waeleski.

Blevins si mise le mani sull’ampio ventre- La collaborazione di Mulder sul caso Waeleski è stata molto gradita. Grazie a lui, abbiamo un primo sospetto.

- Il proprietario del negozio di CD, Stan Manning. Ho visto il notiziario. Mulder ha detto che non crede che Manning sia colpevole.

- Se Manning è innocente, l’indagine lo mostrerà.

-Patty è tuttora scomparsa. Non capisco perché avete rimosso l’agente Mulder dal caso.

-Se lei ha visto le notizie, non dovrebbe chiedere il perché.

Scully s’irrigidì.- Lei toglierebbe Mulder da un caso ancora aperto per una piccola attenzione dei media nei suoi confronti

Blevins fece un gesto vago- L’agente Mulder non è fuori dal caso in sè per sè. Per svariati motivi, noi pensiamo che il suo talento ora sia meglio utilizzato altrove. Se avremo uno sviluppo nel caso Waelecki che richieda la sua attenzione, stia sicura che glielo notificheremo immediatamente.

- Signore, non pensa che il pubblico troverà strano che uno dei maggiori telegiornali abbia annunciato che Mulder è la più grande speranza dei Waeleski ed il giorno dopo l’FBI gli toglie il caso?

- Non è il mio lavoro andare incontro all’opinione pubblica, agente Scully. Il pubblico può essere sicuro che ci sono numerosi agenti bravissimi che lavorano al caso. Mulder ha portato all’identificazione di un sospetto, un lavoro che ha fatto efficientemente.

Il tono faceva capire chiaramente che l’argomento era chiuso, ma Scully non poteva abbandonarlo.- Non posso credere che lei lo tolga dal caso con la ragazza ancora scomparsa.

- Anche se è per cercare un’altra ragazza scomparsa?- Blevins sollevò le folte sopracciglia. Prese una cartella e gliela dette- L’ultimo 302 dell’agente Mulder. La richiesta d’assegnazione e spese viaggio per entrambi.

- Sioux City, Iowa. Questa è la prima volta che ne sento parlare.

Scully sfogliò le pagine e vide un ritaglio di giornale allegato.”ADOLESCENTE PRESA DA UNA TENDA DAGLI ALIENI” lesse

- Non capisco- disse Scully.

- In sostanza, Mulder ha fatto richiesta al bureau per attribuire un numero di un caso ad un titolo di un giornale.

Il cuore di Scully venne meno.- Deve avere più prove di questo.

- No, secondo il 302.

Scully incominciò a capire perché loro erano preoccupati. Ma Blevins non aveva ancora finito. Si alzò e recuperò un secondo XFile, che passò pure a lei. Scully lo aprì e trattenne il fiato alla vista della sorellina di Mulder.

Oh, Mulder, pensò. Cosa stai facendo?

- Lei non lo deve proteggere- le disse Blevins- Ha aperto il file lui stesso. Noi abbiamo bisogno di sapere. Secondo la sua opinione, le vicende personali dell’agente Mulder possono alterare il suo giudizio professionale?

Sì. Sì. E sì.

- Secondo la mia opinione, no- Scully si sentì dire. Mulder era cieco, ma non stupido. Azzardò l’ipotesi che lui sapeva più di quello che aveva detto.

Inoltre, a quel punto, lei gliene doveva una.

- Respingerò la 302- disse Belvins, raccogliendo la sua penna.

- Con tutto il rispetto, signore- disse freddamente Scully-Almeno mi permetta di parlare prima con lui.

~*~*~*~*~*~

Scully portò il file nel seminterrato.- Non mi hai detto che abbiamo un nuovo caso.

- Vedo che Blevins ti ha messo al corrente- replicò lui con noncuranza, guardando la cartella.- Pensavo che non l’avrebbe mai approvato.

- Non lo ha fatto. Ancora.

- Oh capisco- disse Mulder, sporgendosi in avanti con una smorfia.- Sei il custode della cripta. ( ndt:credo si riferisca ad una serie americana degli anni 90)

Scully abbassò il mento. Non poteva guardarlo. - Mulder. Voglio scusarmi di nuovo per il pezzo di Ethan. Se in qualche modo ha influito su questo caso...

- Per favore- disse lui, facendo un cenno della mano per interromperla- E’ quello che ti hanno detto? Stavano cercando un motivo per farmi smettere. Più posso stare lontano dalle luci della ribalta, più loro sono felici. Quando si renderanno conto che Manning non è la persona giusta, verranno ad annusare di nuovo qui intorno.

- E tu?

Mulder si volse verso la fotografia di Patty che aveva fissato al muro- Io sarò pronto.

Scully sbirciò un’altra volta all’interno del nuovo file che aveva tra le mani. La ragazza scomparsa era Ruby Morris, 16 anni. Anche lei aveva lasciato indietro un fratello. Proprio come Patty.

Ascoltò Mulder che le spiegava come Ruby Morris era scomparsa da un noto punto caldo di avvistamenti UFO, il Lago Okobogee, e come la madre di lei, Darlene, era stata coinvolta in una vicenda di UFO nel 1967

Scully non credette ad una parola. Il file catalogava Ruby come una possibile fuggiasca.

Lei sperò che fosse vero. Se lo fosse stato, Fox Mulder avrebbe avuto la possibilità di portare finalmente a casa una sorella perduta.

Scully dette la sua approvazione per il 302.

~*~*~*~*~*~

Lo guardò leggere le fotografie in casa Morris con le mani e si ricordò del cieco Willie Holcomb, l’uomo che “ vedeva” le scene del crimine in un modo in cui gli altri non potevano.

Scully parlò con la madre esausta mentre Mulder dedicò la maggior parte del tempo a Kevin il fratellino di Ruby. Scully immaginò che fosse dettato dal buon senso. Kevin era l’unico possibile testimone della scomparsa di Rudy.

Guardò con la coda dell’occhio come Mulder chiacchierava con il ragazzo. Cosa poteva domandare una persona ad un fratello la cui sorella era scomparsa nella luce? si domandò.

Sperò che Mulder avesse il buon senso di non mettere idee nella testa del bambino.

Dopo, in macchina, le mostrò quello che gli aveva dato Kevin- Lui ha pagine di questa roba, Scully.

Scully guardò le pagine di uno e zeri scritti con la calligrafia di un ragazzo di otto anni. - Codice binario? Come mai un ragazzo di quest’età conosce i numeri in codice?

- Lui dice che li ha presi dalla TV.

Scully lasciò le pagine sul suo grembo- La TV? Non è veramente un poco troppo “ Poltergeist” per te, Mulder?

- Io sto solo riportando quello che mi ha riferito Kevin. Come hai appunto detto, è improbabile che lui abbia le cognizioni per creare una cosa come questa da solo.

- Una cosa come questa cosa, Mulder? Questo potrebbe essere solo un mucchio di sciocchezze per quel che ne sappiamo.

Lui si riprese il foglio- E’ per questo che voglio controllarlo.

Scully si toccò il viso con le dita, cercando le parole con cura.- Quando io ero piccola e mio padre andava via in mare, ero solita sottopormi a dei compiti compulsivi fatti per cercare di mantenerlo sano e salvo. Il suo compleanno era il sette marzo, così io cercavo di fare le cose in multipli di sette. Strofinavo i denti per settanta secondi. Facevo sette passi per attraversare la stanza. Di notte nel letto contavo all’inverso da uno a mille sottraendo sette.

- Deve aver funzionato- commentò Mulder.

-Naturalmente non funzionava. Ma mi faceva sentire come se io avessi un controllo su quello che accadeva a mio padre. Penso che sia probabile che il gioco dei numeri di Kevin sia la stessa cosa. Lui cerca di sentirsi legato alla sorella.

- Potresti aver ragione- disse Mulder, e l’argomento fu chiuso.

Scully guardò fuori dal finestrino come oltrepassavano i pini. Lei poteva aver ragione, naturalmente, ma per qualche motivo, quando questa affermazione veniva da Mulder, lei non l’aveva.

~*~*~*~*~*

Trovarono un fidanzato morto nel bosco. Un motociclista con un orecchio bruciato dalle radiazioni. La NSA( ndt:Agenzia governativa americana che decodifica i messaggi criptati) volle il disegno di Kevin da quando il suo gioco con i numeri risultò avere dentro impresso informazioni del satellite della difesa

Tutto questo, ma ancora niente Ruby.

La notte rese più intenso il cielo quando risalirono nella loro macchina a noleggio. Mulder sedette dietro al volante, ma si strofinò il viso con le mani invece di mettere la chiave nell’accensione. Scully attese.

Finalmente, si girò verso di lei, l’espressione del viso nascosta dall’ombra- Vuoi un drink, o qualche altra cosa?

I suoi vestiti si erano incollati alla pelle nella densa umidità estiva. Dopo essere stati disturbati dalla NSA nel cuore della notte lei voleva solo fare una doccia e buttarsi sul letto. Ma sentì che se avesse detto “no” ora, non ci sarebbe stato un altro invito.

- Certo- disse

Lui tornò nel bar dei motociclisti, che stava facendo affari abbastanza buoni per un mercoledì sera. Ordinarono da bere ad una cameriera in pantalocini di jeans sfilacciati ed una maglietta con la scritta “Slippery When Wet”. Il tavolo di legno aveva profondi graffi sulla superficie.

-A quanto pare si suppone che dobbiamo intagliare i nostri nomi- osservò Mulder.- Pensi che sia questo il modo in cui la cameriera si ricorda di dove deve portare da bere?

- Per qualche motivo io credo che lei non legga molto.- Scully gettò un’occhiata alla clientela intorno; cuoio e cotone sbrindellato sembravano essere gli abiti standard. Non poteva dire se la musica ero troppo alta o se si beveva troppo, ma i motociclisti non sembravano fare caso ai due agenti dell’FBI in mezzo a loro.

Scully si rilassò un poco e con grazia prese alcune noccioline dalla malconcia ciotola di finto legno. Mulder la guardò apertamente divertito.

- Non ci posso credere che tu le stia mangiando.

- Sono otto ore che non mangio. O questo o canterò sul tavolo.

- Sai cantare?

- Non in modo che sia riconoscibile come cantare, no.- Lei sorrise e lui le restituì il sorriso, spingendo leggermente la ciotola verso di lei.

- Allora è meglio che le finisci.

Giocò nervosamente con il portatovaglioli per qualche minuto, poi si tenne occupato giocando con la bottiglia di ketchup. La cameriera arrivò con il margarita di Scully e la birra di Mulder.

Lei ne prese un sorso per prova – Non male.

Mulder annuì e bevve la sua birra. Scully si appoggiò alla parete del separè, leccandosi le tracce di sale sulle labbra. Mulder non disse niente e lei non era sicura che genere di conversazione fosse la più adeguata. In mesi di lavoro insieme, lei e Mulder non avevano fatto nessun tentativo per socializzare.

-Bene- disse lei

-Bene- fu d’accordo Mulder. Tracciò una linea sulla condensa della sua bottiglia di birra. Si guardarono.

- Kevin sta ricevendo messaggi dalla TV- disse lei ad un tratto- Questa è ancora la tua teoria?

- Lui li sta prendendo da qualche parte. Possiamo essere d’accorso su questo, giusto?

Scully annuì- E’ solo la parte della TV che è un poco dura da digerire.

- Vuoi dire che non ci puoi credere?

- Credere a cosa?

Una gamba di Mulder sfiorò quella di lei sotto il tavolo. Sembrava irrequieto, alla ricerca delle parole.- Sai quello che ti ho detto prima, come io sto ancora entrando in quella stanza?

La stanza con sua sorella, sperando sempre che magicamente lei potesse essere là quando lui apriva gli occhi- Sì

- E’ come...non è solo una metafora, Scully. Io sto letteralmente entrando in quelle stanze. Ogni volta che prendo un caso come questo, ogni volta è la stessa cosa. Tu vai in una casa dove è scomparso un bambino. Apri la porta e questo dolore incontenibile ne esce fuori. La gente lì dentro può a mala pena parlare. Si sente come se l’edificio intero possa frantumarsi in un secondo

- Non riesco nemmeno immaginarlo.

- Ritengo che tu non possa- Non era sgarbato, l’accettava semplicemente.- Quando un bambino è appena scomparso...- scosse la testa- Sembra così irreale che tu incominci a chiederti che cos’altro accadrà, quali altre cose irreali ti stanno aspettando là fuori. Cose che prima sembravano impossibili diventano la tua realtà.

- Vuoi dire come gli UFO?- rimarcò attentamente, senza guardarlo per non sembrare polemica.

Lui bevve un altro poco di birra.- Ufo, messaggi dalla TV, qualsiasi cosa. So che tu pensi che io sia pazzo.

- No- rispose immediatamente.

- Quella ragazzina che in Poltergeist scompare nella TV...la sua famiglia doveva andare dietro di lei.

- E’ quello che stai facendo?

Lui scosse le spalle.- A volte mi chiedo se non stiamo già vivendo in un set televisivo. Tutti noi.

Mulder ordinò una seconda birra. Poi una terza. Non era ubriaco, ma Scully decise di guidare lei fino al motel. Mulder si appoggiò contro la portiera della macchina e guardò in su verso il cielo.

Allo Stay and Save, camminarono lungo il corridoio dell’atrio sotto strane luci grigie. La stanza di Mulder era la prima, e lei si fermò per augurargli la buonanotte. Lui infilò la chiave di plastica nella serratura ma non aprì la porta. Invece invase il suo spazio, con gli occhi socchiusi. Un accenno di barba gli segnava il mento.

- Tu sei così sicura- disse, e lei poteva odorare la birra nel suo alito. L’aveva intrappolata tra il suo corpo e la parete.- Sempre.

Scully deglutì. Lui alzò la mano e tracciò il contorno del lato del viso, toccandola appena.

- Una volta che succede- sospirò- non puoi tornare indietro. Non sei in grado di tornare indietro mai più. Lo sai?

- Lo so.- Scully mentì. Lui ondeggiò un poco e lasciò cadere la mano. Poi si ritrasse.

- E’ tardi. O presto. Uno o l’altro, non so quale - Si strofinò la testa.

- Mulder...

Lui aprì la porta ed entrò-Va a letto, Scully.

La porta le fu chiusa in faccia, e Scully rimase in piedi a fissarla. Alla fine toccò con la punta delle dita il legno e si allontanò.

Ritornò nella sua stanza, fece la doccia e andò a letto. L’alcool le bruciava nelle vene. Contò a ritroso per sette finchè si addormentò.

~*~*~*~*~*~

Il cielo divenne un’arancia fumane e la terra tremò.
I motociclisti sbucarono attraverso il bosco come gli araldi di un’apocalisse heavy-metal. Scully ricordò Darlene che gridava e il lungo cappotto nero di Mulder che ondeggiava lontano nella notte.

In qualche modo, attraverso tutto questo, Ruby Morris riapparve.

Scully e Mulder guardarono fuori la stanza dell’ospedale come Darlene si affannava intorno alla figlia.- L’hanno rispedita indietro, Scully- disse Mulder- Come un pesce troppo piccolo da friggere.

- Lei è tornata, questo è quello che importa. Tu l’hai trovata.

Kevin Morris indugiò sulla porta, il piccolo viso sempre serio.

-Io non l’ho trovata- rispose Mulder.- L’ha fatto Kevin. Lui ha sempre saputo che sarebbe tornata.

Kevin fece qualche passo, gettando occhiate alla sorella. Si fermò ed incontrò lo sguardo di Mulder e Scully, ma no sorrise.

- Tu pensi che lui dovrebbe essere più contento- disse Scully- Ruby starà bene.

Mulder scosse la testa- E’ come ti ho detto, Scully. Non puoi più tornare indietro.

~*~*~*~*~

Tornata in città, Scully scivolò nel letto accanto ad Ethan.
Lui si mosse e sorrise assonnato quando la vide vicino a lui.- Ehi- disse circondandola con le braccia- Sei qui.

- Sì- Gli poggiò la guancia sul torace.

- Caso difficile?- domandò, accarezzandole la schiena.

- Mnnnn. Credo. Un’altra ragazza scomparsa, ma ora non è più scomparsa.

Ethan le baciò la testa- Grande! Tutti amano il lieto fine.

Dall’altra parte della città, Mulder mise giù la sua borsa nel corridoio e infilò la chiave nella serratura. Trattenne il respiro, chiuse gli occhi e aprì la porta.

Nessuno lo stava aspettando all’altro lato.

~*~*~*~*~*~

Mulder si alzò prima dell’alba e fece il suo solito giro di corsa per le strade intorno al suo appartamento. Il cielo brillava, le stelle scintillavano, e Mulder fece a gara con il sole, tornando indietro, fino ai gradini del suo appartamento.

Il giornale del mattino non portava notizie di Patty Waeleski. La polizia non aveva detto niente da quando aveva arrestato Stan Manning.

Fresco di un successo, Mulder si sentì rinnovato. Se Ruby era stata in grado di tornare a casa, allora anche Patty sarebbe stata in grado di farlo.

Prese una bottiglia d’acqua e introdusse la sua copia del video di sorveglianza del negozio di CD nel videoregistratore. Patty apparve sullo schermo, mentre cercava nel contenitore degli albums dei Beattles per un poco di tempo ancora una volta. Mulder aveva questa piccola parte del nastro memorizzata ormai, ma non poteva evitare di sentire che c’era qualcosa che gli era sfuggito.

Schiacciò il tasto di “ slow motion” e guardò come Patty diventava quasi un “ animatronic”.(ndt: termine tecnico intraducibile, sta per modello animato come i dinosauri di alcuni films prima dell’animazione digitale). Mulder s’inclinò in avanti per studiare lo schermo.

- Uh- disse. Schiacciò il testo per riavvolgere il nastro e lo fece andare di nuovo- Figlio di puttana.

Mulder prese il telefono e compose il numero di Scully.
- Pronto?- disse lei, assonnata.

- Lei lo conosceva, Scully. Lei doveva conoscerlo.

- Mulder? Di cosa stai parlando?

- Patty Waeleski. Ho guardato il nastro di nuovo. Se lo fai andare lentamente, puoi vedere che lei fa un mezzo sorriso prima di girarsi. Lei ha sentito una voce che conosceva.

- Se lei frequentava il negozio, doveva conoscere Manning- disse Scully.

- Non era Manning. Chiunque ha preso quella ragazza, lo ha fatto per un motivo personale. Porterò il nastro in ufficio, e potrai vederlo tu stessa.

Due ore dopo, in piedi insieme a lei nel seminterrato esaminarono il nastro immagine per immagine. - Vedi? -Disse lui- Riconosce la voce prima di girarsi.

- Va bene, allora chi era?

-Non lo so- Mulder schiacciò “ pausa”.- Sto pensando che forse dovremmo fare una visitina all’allenatore.

- Dave Matlock? L’ultima volta che l’ho sentito, stava facendo una dichiarazione alla polizia e rifiutandosi di rispondere ad altre domande.

- Sosteneva che era nocivo per il suo programma d’addestramento- fu d’accordo Mulder- I poliziotti non gli fecero pressioni quando venne fuori che aveva un alibi per il pomeriggio in cui è sparita Patty.

- Allora per quale motivo vuoi fargli visita?

- La sua migliore atleta è scomparsa. Lui non sembra preoccupato di riaverla indietro. Vorrei sapere il perché.

Scully sedette sull’orlo della scrivania. - E cosa ti fa pensare che lui parlerà con noi?

- Ci sto pensando- Trascinò una sedia girevole verso di lei e sedette. Da quest’angolazione era più alta di lui. Aveva piegato le braccia e aveva impostato la bocca in una piega” avanti- io- ti sfido- e-tu-mi-stupiscii “ che lui aveva imparato a conoscere così bene. Se avesse potuto farlo accettare a Scully, poteva farlo accettare a chiunque.

-C’è una vecchia storia misteriosa- lui cominciò- su un dottore che aveva venduto medicine illegali ad alcuni dei suoi pazienti. Chiamiamo questo tipo Jones. Viene fuori un altro paziente- chiamiamolo Smith- e Smith incomincia a ricattare Jones con alcuni nastri segreti che ha fatto sulle illecite contrattazioni di Jones.

- Questo cosa ha che fare con l’allenatore Matlock?

-Ci sto arrivando. Comunque, Jones va ad una convenzione di medici in Florida. E’ piuttosto ricercata e tutti i dottori hanno il loro bungalow, Smith decide di seguirlo ed estorcere altro denaro a Jones. Prede in affitto il suo bungalow nello stesso posto e chiama Jones nel cuore della notte esigendo un pagamento. Jones è d’accordo di consegnargli un bel po’ di denaro in contanti, ma solo se Smith gli dà finalmente i nastri. Smith gli dice che ha i nastri e che Jones potrà prenderli quando porterà i soldi.

- Siamo arrivati al punto, Mulder?

- Ci sto arrivando. Comunque, per fartela breve, Jones tira fuori un coltello invece dei soldi. Pugnala Smith, e mentre Smith giace morente sul pavimento, Jones fruga il posto per i nastri. Li trova e si affretta ad uscire dalla porta.

- Fine della storia?

- Non proprio. Alcune ore dopo, Jones è svegliato da una telefonata. E’ la polizia all’altro capo. - Venga subito- dice l’ufficiale- un uomo è stato pugnalato e sta morendo.

- Quindi non era morto- disse Scully- Grande errore.

- Sì, è quello che pensa anche Jones. Si mitte dei vestiti e corre fuori verso il bungalow, cercando di immaginare cosa avrebbe fatto a Smith. Non gli può permettere di vivere perché potrebbe dire tutto.

Ora Scully era presa dal racconto, Mulder lo poteva vedere. Si chinò verso di lui- Che cosa accadde poi?

- Allora Jones arriva al bungalow e lo trova pieno di poliziotti. Smith giace morto per terra. Morto da molte ore. “Perchè mi avete detto di venire subito?” chiede Jones al tenente. “Quest’uomo è chiaramente morto” “ Sì” replica il tenente “ ma lei può vedere che ha scritto il nome del suo aggressore nel sangue”. E infatti , accanto al corpo, Smith ha scritto “DR”.
“ Ci sono un centinaio di dottori qui. Potrebbe essere stato chiunque”
“ E’ quello che ho pensato anch’io” replica il tenente” ecco perché li ho chiamati tutti e detto loro di venire il prima possibile. L’unica cosa è, che non ho detto loro dove venire. Lei è l’unico che si è presentato.”

- Beccato- disse Scully, sorridendo come comprese la storiella.- Molto intelligente. Ma questo cos’ha che fare con l’allenatore Matlock?

Mulder trascinò il telefono sulla scrivania e dette a Scully il ricevitore- Chiama l’allenatore. Digli che sai come Patty si storse il braccio, e, se vuole tenerti zitta, d’incontrarti a mezzogiorno in Montrose Park. Entrata nord.

- Perché io?

- Deve credere che Patty abbia detto a qualcuno il suo segreto. E’ molto più probabile che Patty abbia parlato con una donna.

Scully fece la telefonata.

- Ha abboccato?- domandò Mulder?

- Non lo so. Ha riattaccato.

Mulder afferrò la giacca.- E’ tempo di andare a dare da mangiare ai piccioni nel parco, Scully.

- Credi veramente che lui sarà lì?

Mulder era già lontano. Non aveva una risposta, in verità.

Ma in una settimana in cui delle ragazzine erano tornate dal cielo, tutto era possibile.

~*~*~*~*~*~*~

Più a fondo

Il sole di mezzogiorno rispendeva alto nel cielo, ma Mulder stette in piedi nascosto sotto un gruppo di pini. Tenne d’occhio attraverso i rami Scully che era seduta all’aperto su una panchina all’ingresso del parco.

A quella distanza, lei avrebbe potuto essere una studentessa universitaria in attesa del suo un appuntamento invece che un agente dell’FBI che aspettava un possibile assassino. La sua giacca era appoggiata accanto a lei. Aveva raccolto i capelli indietro in una coda di cavallo e aveva sbottonato due bottoni superiori della camicia.

Le gambe accavallate, la schiena contro la panchina, fingendo un atteggiamento naturale. Ma Mulder vide che controllava l’orologio per la quarta volta in due minuti.

Tirò fuori il suo cellulare- Al segnale acustico, saranno le dodici e sei- disse quando lei rispose.

Scully si fece ombra su gli occhi e guardò nella sua direzione.

- Fermati- le ordinò Mulder- Si accorgerà che sono qui.

- Non è qui per notarlo- replicò Scully, ma ritornò a studiare le sue unghie- Non credo che questa cosa abbia funzionato, Mulder.

- Anche se lui non si fa vivo, questo ci dirà comunque qualcosa. Ancora non sono pronto ad arrendermi. Forse è stato bloccato dal traffico.- Mulder dette un buffetto ad un insetto che era atterrato sulla sua nuca.

Scully gettò di nuovo uno sguardo all’ingresso.- Non sono ancora sicura di cosa vuoi che io gli dica. Noi non sappiamo se lui aveva qualche segreto con Patty.

- Se si fa vedere, saprai che aveva qualche segreto. Questo ti darà un vantaggio. Fallo solo parlare.

-Come?

Mulder roteò gli occhi e s’incamminò verso un piccolo boschetto. - Gesù, Scully non hai mai intrattenuto un ragazzo affascinante ad una festa? E’ la stessa cosa.

Potè sentire come lei si leccava le labbra- Forse dovresti stare tu qui fuori, Mulder.

- Non posso. Mi conosce. Grazie ad Ethan tutta la città mi conosce.

All’altro lato della strada, Scully chinò la testa. Lui pensò che fosse una risposta alla sua frecciata, invece gli disse- E’ in ritardo di dieci minuti, ora.

- Rilassati. Io credo ancora che si farà vedere.

Scully fece un sospiro irritato- Se io dovessi incontrarmi con un ricattatore che ha saputo un mio pericoloso segreto, mi farei un punto d’arrivare in orario.

Mulder sogghignò- Ne sono sicuro, Scully.- E si divertì all’idea di chiederle quale pericoloso segreto avesse, ma in quel momento, Scully si raddrizzò sul sedile e rimase immobile.

- E’ qui- sussurrò.

Mulder vide l’allenatore Dave Matlock gironzolare fuori l’ingresso.- Lascia il telefono acceso- avvertì Mulder - Così che io possa ascoltare.

Scully lo nascose speditamente sotto la sua giacca. Dave Matlock entrò nel parco e si fermò sul sentiero. Si tolse gli occhiali da sole e scrutò i dintorni, il suo sguardo arrivò a fermarsi su Scully. La fissò a lungo, come se non potesse credere che era la persona che l’aveva chiamato.

Mulder trattenne il respiro, spaventato per quello che le aveva obbligato a fare.

Dopo quella che sembrò un’eternità, Matlock avanzò verso la panchina. Era magro ed abbronzato, sembrava più giovane dei suoi cinquantasette anni. Una maglietta delle Olimpiadi dell’88 era tesa sul suo torace. Avrebbe potuto spezzare Scully in due se avesse voluto.

Matlock prese posto sull’altro lato della panchina. Mulder premette fortemente il suo cellulare sull’orecchio per tentare di capire quello che l’uomo stava dicendo.

- E’ lei che mi ha telefonato?- domandò Matlock.

Scully tenne lo sguardo diritto davanti a sè, ma Mulder osservò che faceva dondolare il piede.- Esatto- Non disse altro, allungando il silenzio e facendo alla fine perdere il controllo a Matlock.

- Insomma, cosa diavolo vuole?

- Glie l’ho detto. So di lei e Patty.

- Impossibile- mormorò Matlock. Si alzò in piedi- Non c’è niente da sapere.

Lui incominciò ad allontanarsi, ma Scully lo chiamò.- So come lei si fece male al braccio!

Mudlock si fermò e si girò lentamente.- Come fa a sapere di Patty?

- Non importa come lo so.

Matlock guardò Scully dall’alto in basso. - Penso che lei sia una bugiarda.

- In chiesa- dichiarò Scully vagamente- L’ho conosciuta in chiesa.

Mudlock gettò uno sguardo all’uscita, valutando a quanto pareva le sue opzioni. Sedette di nuovo sulla panchina.- Allora lei si fece male al braccio- disse- Bell’affare.

- Sarebbe un bell’affare per la polizia- Quando Matlock non disse niente, Scully fece ulteriormente pressione.- Sanno come lei forza queste ragazze. Se lei pensa che la polizia non sta investigando su di lei proprio in questo momento, lei è pazzo.

-Non ho avvicinato Patty quel pomeriggio! I poliziotti lo sanno. Mi hanno scagionato immediatamente.

Scully sbottò- Questo è quello che pensa lei.

Matlock le afferrò il braccio. Il polso di Mulder aumentò. Il parco non era deserto, ma non era nemmeno precisamente affollato. Nessuno era nelle vicinanze in quel momento.

- Non ho tempo per queste cose- ringhiò Matlock.- Mi dica chi è e quello che vuole, o me ne vado via.

- Non siamo qui per ciò che vuole lei- rispose Scully.- Lei vuole che io tenga la bocca chiusa. I poliziotti fanno domande su chiunque abbia visto Patty in chiesa quel mattino. Probabilmente arriveranno fino a me.

- E cosa dirà loro?

Scully si strinse nelle spalle.- Questo dipende da lei.

- Lei vuole...cosa, soldi? Io non ho soldi.

- Allora io immagino che non abbiamo niente di cui parlare. - Scully si mosse per prendere la sua giacca e la borsa. Matlock la fermò.

-Aspetti solo un maledetto secondo. Parliamone. E lei che mi ha chiamato per quest’incontro, ricorda?

- Questo è stato quando io ho pensato che lei era pronto per un accordo.

- Forse voglio trattare- disse Matlock. Mulder lo vide tergersi il sudore dalla fronte

Scully si sistemò di nuovo sulla panchina- Quanto?

- Niente- Madlock replicò, e Scully incominciò ad alzarsi di nuovo. Lui l’afferrò velocemente con un rapido gesto riflesso .- Niente finchè io non sento quello che lei sa, esattamente. Voglio controllare quello che sto comprando.

- Merda- mormorò Mulder. Il silenzio si fece sentire all’altro lato del telefono.

- So che quello che accadde a Patty non fu un incidente- disse alla fine Scully.

Mulder separò i rami per avere una buona vista della reazione di Matlock. Non sembrava contento.

- Vada avanti.- ordinò.

- Questo dovrebbe essere abbastanza- replicò Scully.

- Non per me. Vada avanti.

Scully esitò. Mulder la sorprese a guardare verso di lui come per avere un suggerimento. Non ne aveva da dare.

- Patty era insieme a lei in palestra- disse Scully.- Il suo allenamento giornaliero era finito. Lei era stanca e aveva bisogno di fermarsi. Lei le disse di continuare, ma Patty si rifiutò. Lei diventò un po’ rude.

Matlock scoppiò a ridere senza umore. Lasciò andare Scully e si pulì la fronte con il davanti della maglietta. - Lei è un menzognero sacco di merda disse- E la nostra conversazione è finita. Non mi contatti di nuovo, ha sentito? O sarò io a parlare con la polizia.

Se ne andò via impettito da solo. Le spalle di Scully si rilassarono e lei tirò fuori il telefono- Hai sentito tutto?

- Sì, ho sentito- Mulder uscì da dietro gli alberi. -Sei stata brava, Scully.

Spense il telefono come la raggiunse.- Lui era un fascio di nervi all’inizio- disse Scully.- Avevi ragione, Mulder. Sta nascondendo qualcosa. Io ho solo indovinato il segreto sbagliato.

- Non avevi alternative. Lui ti aveva messo alle strette.

- Il braccio di Patty non è stato un incidente, e lui lo sa.

- Sì- Il sole stava friggendogli il cuoio capelluto.- Dovremo solo trovare un altro modo per tirarglielo fuori.- Usciamo da qui.- Allungò una mano verso di lei. Lei accettò, la sua piccola mano era ancora straordinariamente fresca nel calore estivo, e la tirò facendola alzare.

Mulder stava per indossare i suoi occhiali da sole quando Scully s’irrigidì. Stava fissando attentamente l’ingresso del parco. Anche Mulder guardò. - Cosa c’è?- chiese lui.

- Conosco quel furgone- replicò lei, suonando indignata.

Per la prima volta Mulder notò un malandato furgone grigio parcheggiato su un lato della strada. La parte inferiore del pannello laterale era arrugginita, e mancava il coprimozzo posteriore destro.

- Aspetta qui- disse Scully, andando verso il furgone. Mulder la seguì.

Come arrivarono più vicino, Mulder potè vedere che c’erano delle persone sul sedile anteriore. Ethan, realizzò. Ed una donna con una telecamera.

Ethan aprì il finestrino come Scully si face largo nel traffico per attraversare la strada.- Posso spiegare- disse quando Mulder lo raggiunse.

- Non posso crederti- replicò Scully- Che diavolo stai facendo, ci segui?

- Io non stavo seguendo voi. Stavo seguendo Matlock.

Scully tirò con violenza la sua portiera aprendola.- Voglio parlare con te da sola. Ora.

Ethan e la donna uscirono entrambi dalla vettura.- Dana ti ho detto la verità.- Ethan seguì Scully lontano dalla macchina.

La donna girò intorno alla parte anteriore del furgone, socchiudendo gli occhi nel sole. Lei era l’unica vestita per quel tempo, con pantaloncini di jeans ed un top rosso. Una “M” tempestata di brillanti luccicava al suo collo. Ricordò a Mulder Angela Burton, una ragazza con cui si era divertito ai tempi del liceo.

- Sono Melinda- disse allungando la mano.- Di solito non puoi vedermi perché sono nascosta dietro ad una telecamera.

- Mulder- le rispose stringendole la mano.- Ma questo ormai lo sai già - Si azzardò a dare uno sguardo in fondo alla strada, dove Ethan stava gesticolando e Scully in piedi con le braccia incrociate.

- Guarda come Ethan dormirà sul divano stanotte- osservò Melinda.

Mulder chinò il capo.- Veramente voi ragazzi stavate seguendo Matlock?

- Ogni maledetto giorno alla palestra e ritorno- Si allungò attraverso il finestrino aperto del furgone e tirò fuori una telecamera.- Ho il video per provarlo.

- Qualcosa d’interessante?

- Non particolarmente. Questo tipo è veramente dedito ai suoi esercizi ginnici- Si mise la macchina sul fianco e ne lisciò la superficie.- Sai, dovresti fare delle fotografie. La telecamera ti ama.

- Davvero?- rispose Mulder divertito- Buono a sapersi. Forse ti dovrei chiedere di uscire una volta o l’altra.

Melinda fece un largo sorriso- Oh, penso che dovresti. Ma prima che lo fai, credo di doverti avvertire: ho sempre uno chaperon. La macchina è costosa, vedi. E si presume che io non dovrei mai perderla di vista.

- Una donna che porta una video camera a tutti i suoi appuntamenti- disse Mulder- Interessante.

Melinda si fece di un passo più vicina e lo guardò da sotto le ciglia scure- Credimi, lo è. Ho un video per provare anche questo.

~*~*~

- Ti avevo detto di stare lontano da questo caso- disse Scully. Erano in piedi fuori da uno Starbucks, ed il forte odore del caffè stava rendendo arduo per lei concentrarsi.
Non aveva mangiato niente da ore.

- Mi hai detto di stare lontano da Mulder ed io l’ho fatto- protestò Ethan- Come potevo sapere dove si stava dirigendo Matlock?

- Non dirmi che hai girato l’intero film dell’incontro.

-Non tutto- Ethan si mise le mani sui fianchi e sospirò.- Questa è una storia importante, Dana. Devo seguirla. Lo sai.

- Se metti questo nelle notizie della sera...- Si fermò e guardò verso Mulder. Lui stava ridendo per qualcosa che aveva detto Melinda. Scully si girò di nuovo e guardò Ethan negli occhi- Puoi anche non tornare a casa.

- Croce sul cuore. Disse lui, sostenendo queste parole con una “X” sul suo torace.- Ora sto raccogliendo solo informazioni. Comunque non ho niente che valga la pena di mandare in onda.

Scully strascicò il tallone sul marciapiedi, non ancora pronta a perdonare.- Da quanto tempo lo stai seguendo?

- Più o meno da tre giorni. Passa la maggior parte del suo tempo in palestra con le ragazze. E’ veramente un vecchio ragazzo noioso se vuoi saperlo.

Le orecchie di Scully fremettero. Conosceva Ethan da abbastanza tempo da riconoscere l’illogicità dei suoi ultimi commenti -Dacci un taglio, Ethan. Non lo staresti ancora seguendo se fosse solo un vecchio ragazzo noioso.

Ethan esitò, e Scully prese ad andarsene- Va bene, va bene, - disse, mentre le afferrava un braccio.- C’è una cosa. Due giorni fa Matlock ha fatto visita ad un avvocato di nome Arnold Laughlin. Ho controllato...Laughlin è un penalista.

- Davvero.

- Mi sono chiesto cosa stava facendo consultando un avvocato quando la polizia l’aveva apparentemente dichiarato innocente. Poi trovo tu e Mulder che v’incontrate con lui e i miei sospetti sono aumentanti ancora di più.

Se si aspettava che aggiungesse qualcosa era più ingenuo di quanto lei aveva pensato.

-E perchè non me l’hai detto prima?- chiese Scully

Ethan si strinse nelle spalle- Eri via per un altro caso. Non ero sicuro che tu e Mulder foste ancora coinvolti nell’indagine su Patty Waeleski. Oltretutto che cos’ho? Niente. Ha parlato con un avvocato. E allora?

- Sai molto bene “ e allora”.

- Si, va bene, quello che io so e che tu sai è diverso da cosa possiamo provare. Non è per questo che tu e Mulder avete organizzato un tete-a- tete con lui qui fuori nel parco? Voglio dire, e correggimi se sbaglio, non è il protocollo solito del bureau interrogare sospetti in un parco all’altra parte della città.

- E’ stata una conversazione, non un interrogatorio.

- Uh, uh. E su che cosa era la conversazione? Sulla nostra ondata di calore?

- Sai che non posso rispondere.

- Si, lo so.- La toccò leggermente con il gomito- Vieni, ti offro un latte freddo.

- Comunque non ti dirò niente.

Tenne la porta aperta per lei. Scully sentì il freddo benvenuto dell’aria condizionata al massimo quando oltrepassò il suo braccio ed entrò nel caffè.- E se rilancio con dei biscotti? - Chiese Ethan.

- Lasciami dare un'occhiata al nastro che hai fatto e forse facciamo un accordo- disse Scully. Ethan s’illuminò e Scully si voltò.- Se e quando faremo un arresto- aggiunse.- Pensa a questo come un’esclusiva.

Ethan ci pensò mentre prendevano posto in prima fila.- Posso farti vedere il video-fu d’accordo.

- Grande.- Gli strinse la mano- Ma io voglio in aggiunta i biscotti.

~*~*~*~

Quella notte nel letto, Scully represse uno sbadiglio mentre lei ed Ethan esaminarono il nastro dell’allenatore Matlock. Ethan si chinò a baciarle la spalla nuda. -Ti avevo detto che erano noiosi- mormorò.

-Mmm. Questa è la parte in cui ha fatto visita all’avvocato?

Ethan alzò la testa dal cuscino.- Già. E’ stato lì per quasi un’ora

- Forse sono amici.- disse Scully, ma non ci credeva veramente.

- Gli avvocati non hanno amici- Ethan le baciò di nuovo la spalla.

Scully mandò il nastro in avanti più velocemente finchè non cambiò scena; questa volta Matlock stava discutendo con una ragazza snella in una parte del parcheggio fuori dalla sua palestra - Questa è la terza volta che parla con questa ragazza- disse Scully- Sembra della stessa età di Patty. Chi è?

- Hmm? Oh, questa è Lindsey Beckwhit. E’ la campionessa in carica della nazionale di ginnastica ed è una delle beniamine di Matlock. E’ stata con lui da quando aveva nove anni.

Sul nastro Matlock disse qualcosa di duro a Lindsey. Lei si coprì il viso con le mani.

- Non sembra una sua beniamina- disse Scully.

- Un amore duro è l’unico che l’affettuoso Matlock sa dare. L’anno scorso alle Nazionali, Patty sbagliò l’uscita dall’asse d’equilibrio e Matlock non le parlò per una settimana.

Scully fermò il nastro e si girò a guardarlo.- Come sai tutto questo?

- Melinda. Lei segue tutti gli errori delle ginnaste. Sua madre la iscrisse ai corsi di ginnastica quando era bambina e lei c’è stata dentro fin d’allora.

- Uh- disse Scully, e riprese a fare andare il nastro.- Forse dopo dovrei parlare con Melinda.

- Lascialo fare a Mulder- Ethan accarezzò con le dita andando su e giù il braccio di Scully- E’ fuori con lei questa notte per un appuntamento.

- Cosa?- Scully lottò con il lenzuolo e saltò su- Di cosa stai parlando?

Ethan rise e scostò di lato il lenzuolo che le aveva lanciato in faccia con la mano- Le ha chiesto di andare a cena. L’ultima volta che l’ho vista stava- e cito- “dirigendosi a casa per mettersi tacchi alti ed una minigonna”.

Scully aprì la bocca e poi la chiuse di nuovo- Mulder non mi ha detto niente.

- Forse non è il suo stile vantarsi delle sue conquiste.- Ethan giocherellò con le dita di lei.

Scully gli tirò via la mano- Lei gli ha chiesto di uscire o glielo ha chiesto lui?

- Non lo so. Ha importanza? Non è che lei lo ha costretto sotto minaccia di una pistola.

- Lo so. -Scully si appoggiò di nuovo sui cuscini, la sua mente era in fermento. Mulder ad un appuntamento. Era difficile come credere agli UFO di cui lui parlava continuamente.- Melinda ha detto dove sarebbero andati?

- A cena. Questo è tutto quello che so. Se vuoi saperne di più, puoi sottoporre Mulder ad un interrogatorio per maggiori dettagli domani mattina.

Scully giocherellò con l’orlo del lenzuolo.- Sei sicuro che è stata un’idea di Melissa e non tua?

- E questo che dovrebbe significare ?

Scully sollevò una spalla e non lo guardò.- Tu non hai avuto problemi ad usarmi per avere informazioni…

- Tu pensi che io possa fare il ruffiano con la mia cameraman per fare uno scoop? Dio, Dana, che razza di figlio di puttana credi che io sia?

- Dimentica quello che ho detto.

- No, non voglio dimenticarlo. Non puoi credere che io possa suggerire una cosa simile. Conosci Melinda. Lei flirta con tutti quelli che hanno i pantaloni, e la maggior parte delle volte, loro flirtano con lei. Perché Mulder dovrebbe essere diverso dagli altri?

-Io... solo...- Lei scosse la testa.- Melinda non sembra essere il tipo di Mulder. Questo è tutto. Sono stata solo un poco sorpresa.

Ethan la studiò- Vuoi dire gelosa- disse dopo un momento.

La mascella di Scully “cadde”- Io non sono gelosa.

- Lo sei- rispose lui.

-Non lo sono. Solo non voglio che gli facciano del male.

- Non vuoi vedere che lui vada a letto con qualcuno- Ethan corresse.

Le parole misero immagini pericolose nella sua mente. Scully ingoiò.- Tu sei pazzo. Non m’importa che Mulder...non m’importa di ciò che fa.

Ethan prese un cuscino e lo arrotolò- Non riesci nemmeno a dirlo!- Suonò più divertito che allarmato.

- Non m’importa con chi Mulder vada a letto- disse Scully ad alta voce- Ecco, sei contento, ora?

- Oh, enormemente. E tu?

- Estasiata- Incrociò le braccia ed affondò ancor più profondamente nel cuscino.

Ethan rise e si fece più vicino .- Non preoccuparti- le disse baciandola su una tempia- Melinda raramente si concede al primo appuntamento. La virtù di Mulder per questa notte è salva.

~*~*~*~*~

Melinda indossò un prendisole rosso con una scollatura sul dietro, così che le dita di lui la sfiorarono quando l’accompagnò attraverso l’ingresso del ristorante- Amo la cucina italiana, ma non sono mai venuta qui.- disse.

Mulder l’apprezzò per aver detto esattamente la cosa giusta: essere d’accordo con la sua scelta e allo stesso tempo sottolineare che lui faceva aumentare la sua esperienza. Melinda chiaramente sapeva come gestire un primo appuntamento. Mulder si domandò se forse era entrata troppo nella sua testa.

-Allora è proprio vero che l’FBI ha una divisione che risolve misteri paranormali?- domandò lei dopo che avevano ordinato.


- Io non chiamerei me e Scully proprio una “divisione”. Ma sì, il Bureau conserva i files di casi che non possono essere risolti con investigazioni di tipo convenzionale.

Melinda sorrise. - Che non possono essere risolti con investigazioni di tipo convenzionale? Qual è il codice per l’Uomo Nero?

- Mettiamola in questo modo: se L’Uomo Nero collezionasse vittime, noi lo arresteremmo.

- Puoi farmi un esempio?- I suoi occhi scuri erano immensi alla luce delle candele.

Mulder le narrò un poco del caso Tooms.- Come puoi vedere, non si scarta la tradizionale prova scientifica. E’ solo un modo differente di guardare le cose.

-Wow - disse Melinda.- Questo farebbe una grande televisione.

- Buona fortuna nel metterlo in onda- le disse Mulder.- Io ho trovato uomini di potere che hanno una stupefacente abilità per ignorare ogni cosa che sfida una spiegazione razionale.

- Ah, ma vedere è credere. Se è in TV, non lo possono negare.

Mulder sorrise e sorseggiò il suo vino.- Dillo a Scully. Qualche volta penso che un extraterrestre potrebbe andarsene a spasso e morderle il sedere, e lei riuscirebbe ancora a negare l’accaduto.

- E quello che fanno?- Gli occhi di Melinda erano pieni di malizia.- Mordono la gente sul sedere?

- Solo se vogliono la tua attenzione- Mulder replicò molto seriamente.- Di solito si accontentano solo di un wedgie(n.d.t termine intraducibile in italiano dello slang americano. Una sorta di gioco goliardico che consiste nell’afferrare il retro delle mutande di qualcuno e tirarle bruscamente verso l’alto. Assicurano essere molto doloroso.)

Melinda rise.- Va bene, ma ora dimmi la verità: veramente ne hai visto uno?

- Un wedgie? Incresciosamente si.

Gli dette un leggero calcio sotto il tavolo.- Sai cosa voglio dire.

- No- Mulder replicò, appoggiandosi di nuovo alla sedia.- Non ho mai visto un extraterrestre.

- Allora come mai sei convinto che sono là fuori?

Mulder scrollò le spalle e toccò la sua forchetta.- Ho visto altre cose...cose a cui nessuno è stato capace di dare una spiegazione soddisfacente. Finchè non avrò una spiegazione io continuerò appunto a fare domande.

Una figura si materializzò accanto al suo gomito, e il primo pensiero di Mulder fu che il cameriere aveva portato la cena. Guardò verso l’alto e vide lì in piedi una donna grassoccia con i capelli grigi ed un brillante abito da sera. Aveva una piccola borsa appesa ad un polso e quello che sembrava un pezzo di carta stretto in mano.

-Mi dispiace per l’interruzione- disse, e si morse un labbro. – L’ho vista attraversare la stanza. Lei è l’agente Mulder dell’FBI, giusto?

- Sì, signora- replicò Mulder, mettendo da parte il suo tovagliolo mentre si alzava- Posso aiutarla?

- L’ho vista in televisione. Lei sta cercando Patty Waeleski.

Per un secondo il polso di Mulder accelerò. Forse questa donna poteva avere un indizio- Giusto- disse- Conosce Patty?

- Ho paura di no- Le sue mani tremavano.- Questa è la foto di mia figlia, Evelyn. E’ uscita per andare in bicicletta dopo cena e non è più tornata a casa. Sono quattro anni questo settembre.

Mulder prese la foto. Mostrava una ragazza con il mento appuntito e folte trecce castane. - Mi dispiace - disse.

-Ho solo bisogno di sapere cosa le sia accaduto. La polizia ha smesso di cercare. Non rispondono alle mie telefonate. Ho messo dei manifesti. Ho fatto riunioni in città. Non so cos’altro fare. Poi l’ho vista nel notiziario alcune settimane fa ed eccola qua nel ristorante stasera. Ho pensato…questo deve essere un segno. Forse questo sensibile uomo dell’FBI può aiutarmi.

Melinda stava osservando attentamente il suo piatto. Mulder guardò la donna, che gli restituì lo sguardo con umidi occhi blu.- Mi dispiace signora...

- Gordon. Teresa Gordon.

- Signora Gordon, penso che il notiziario abbia dato di me un’idea sbagliata.

- Dicono che lei è il migliore- protestò la signora Gordon suonando disperata- Dicono che se qualcuno può trovare Patty, questo è lei.

- Hanno torto- replicò gentilmente Mulder,- Non ho migliori opportunità di trovare Patty di qualsiasi altro investigatore assegnato al caso.

Il mento della signora Gordon tremò, e lei strinse le labbra.- Nessuno sta investigando più sul caso di Evelyn- continuò alla fine- Cosa significa questo per lei?

- Posso parlare con il dipartimento Persone Scomparse all’FBI.

- L'ho fatto! Anche loro hanno abbandonato le ricerche.

- Nessuno abbandona- disse Mulder- Glielo prometto. Solo che nuovi indizi sono estremamente difficili da trovare quando è passato molto tempo. Li chiamerò e dirò loro di darci un’altra occhiata.

- Ho capito- disse la signora Gordon, riprendendosi la foto da Mulder.- Evie non è una famosa ginnasta, quindi non vale il suo tempo. Dimentichi quello che ho detto. Mi dispiace aver interrotto la sua cena.

- Signora Gordon, per favore...

La donna si allontanò rigidamente. Muder stette in piedi, fissandola a lungo. Scosse la testa quando finalmente si sedette - Stavi parlando- disse torvamente a Melinda- sulla natura della verità in televisione.

-Dio, è stato orribile- Melinda si strinse le braccia nude.- Quella povera donna. Non puoi fare veramente niente per lei?

- Farò una telefonata al dipartimento Persone Scomparse. Ma quattro anni sono un tempo molto lungo per una ragazzina che è scomparsa. Io non ho i superpoteri. Non sono un mago. Ho avuto lo stesso addestramento degli altri investigatori. Non è come sventolare una bacchetta magica ed il caso è risolto. Voi avete messo questa robaccia in TV, e avete dato alla gente false speranze.

Melinda lo raggiunse e gli strinse la mano- Tu pensi che stiano reagendo così al tuo record di casi o per la tua eccellente qualifica presso l’FBI, ma sbagli. Quella donna stava cercando uno come te, uno che non abbandona mai.

- Allora dovrebbero conoscere la verità- disse Mulder- Che due anni diventano dieci, poi venti. Non illuderti. Io spesse volte abbandono.

~*~

Dopo la cena ed il dessert, Mulder accompagnò Melinda fino al portone del palazzo. Il lampione si spense lasciandoli faccia a faccia nel buio.- Lei gli prese la mano- Ho trascorso una serata veramente gradevole.

Mulder fece un mezzo sorriso e guardò lontano.

- Lo è stata- insistette. Fece una pausa. - Sai, una volta sono scappata. - Questo ottenne di nuovo l’attenzione di lui.- Guardò in basso verso di lei nella poca luce. Melinda assentì. - Avevo quattordici anni ed i miei genitori avevano divorziato. Mio padre si trasferì all’atro capo del paese e mia madre ed io litigavamo sempre. Ho pensato che se andavo a trovare mio padre, la vita sarebbe magicamente andata meglio. Così che una notte uscii dalla parte anteriore di casa e continuai a camminare.

- Che cosa accadde?

- Non potevo capire come trovare un autobus che andasse fuori città- replicò lei, sembrava imbarazzata.- girai in tondo tutta la notte, cambiando autobus, ma questi continuavano a portarmi in città. All’alba mi fermai e mi addormentai su una panchina del parco. Un poliziotto mi svegliò più tardi. Mia madre aveva scoperto che ero scomparsa e si arrabbiò molto.

- Nessuna grande avventura, allora- disse Mulder.

- Io ne avevo avuto abbastanza. Inoltre avevo trovato quello che volevo.

- Cos’era?

- Qualcuno che mi venisse a cercare - Si alzò sulla punta dei piedi e gli baciò la guancia- Buonanotte, agente Mulder.

~*~*~*

Mulder stava apparentemente festeggiando il suo appuntamento con una scatola di dunuts con zucchero a velo. Scully si fermò sulla soglia dell’ufficio, guardando come ne studiava uno.

- Ehi- disse quando si accorse di lei. Mantenne un danut all’altezza di un occhio e la scrutò attraverso il buco.- Guarda questo danut. E’ perfettamente tondo, come una ruota di scorta. Non ne ho mai visto prima uno così simmetrico.

Scully entrò e mise la borsa sulla sedia.- Non ti ha mai detto tua madre di non giocare con il tuo cibo, Mulder?

Lui agitò passò le dita attraverso il buco in un gesto vagamente osceno.- Come credi che l’abbiano fatto? Gli altri nella scatola non sono così perfetti.

- Sono sicura di non saperlo.

- Su, Scully. Sei laureata in fisica. Non dirmi che non c’era il capitolo sui donuts.

Lei aggrottò le ciglia.- Dovevo essere assente il giorno in cui li hanno cotti al forno e spolverati.

Lui aveva un baffo di polvere bianca sul labbro come i mustacchi di un ubriaco. Scully cercò di non guardare direttamente lì, perché se l’avesse fatto, avrebbe potuto sentire direttamente lo zucchero sulla sua lingua. Si schiarì la gola.

- Così è questo il nostro obiettivo per oggi, Mulder? L’irrisolto mistero del donut?

Lui si ficcò il donut magico in bocca e ne prese un grosso morso.- Ecco fatto, Scully. La prova sta scomparendo.

Scully scelse un donut nella scatola, stringendolo delicatamente e tenendolo lontano da suo abito nero e gli dette un attento morso. Mulder, guardava i suoi sforzi, spazzolando via lo zucchero a velo sulla sua cravatta.

I donuts sono per Willie- spiegò- Gli ho chiesto di venire per parlare del caso Waelwski.

- Willie Holcomb?

Mulder la guardò sorpreso- Conosci Willie?

- Ethan scrisse una storia su di lui l’anno scorso. Ho cenato con lui la scorsa primavera.- Scully finì il suo donut e rimosse lo zucchero dalle dita.

- Ethan ovunque- mormorò Mulder.

Scully l’ignorò- Non vedo che cosa ti aspetti da Willie Holcomb come contributo a questo caso, Mulder. Non è un investigatore accreditato. E non per sottolineare una cosa ovvia, lui è cieco.

- La qual cosa è esattamente ciò che porta una diversa prospettiva- disse Mulder alzandosi dietro la scrivania. Ci girò intorno e si sedette su di essa.- Dagli un’opportunità.

- Io pensavo che volessi mettere sotto torchio l’allenatore Matlock.

- Io voglio trovare Patty Waeleski- Cambiò discorso.- Hai del succo di donut sul mento.

- Succo di donut?- Lei si strofinò il mento.

-Così è come Samantha lo chiamava sempre – La guardò per un momento, sembrava divertito—No, a sinistra. Alla mia sinistra.
Alla fine, allungò la mano.- Qui.

Prese a coppa nella sua mano la guancia di Scully e con il pollice le pulì il labbro inferiore. Scully trattenne il respiro- Mulder...

- Uhmm?- Le stava guardando la bocca, il pollice fece una pausa sulla sua guancia.

- Tu...è anche sul tuo labbro.

La stava ancora toccando- Uhmm?

- Il...succo del donut- Alzò la mano tentando di dargli una rapida ed efficace pulita. Lui girò la testa all’ultimo momento e le sue labbra si scontrarono con le dita di Scully. Lei si tirò indietro come se si fosse scottata.

- Ehi?- Willie Holcomn batte il suo bastone contro la porta aperta- Mulder sei qui?

- Ehi, Willie- Mulder saltò giù dalla scrivania in fretta- Entra.

Willie sogghignò.- Non ero sicuro se stavo interrompendo qualcosa. Quando sento due corpi in una stanza e non parlano io di solito tiro diritto...a meno che no sia una biblioteca.- Si girò nella direzione di Scully.- E l’altro corpo chi sarebbe ?

- Dana Scully- disse lei, prendendogli la mano- Ci siamo incontrati alcune settimane fa.

- Certo.- Ricambiando la stretta con energia.- Lei è la compagna di Ethan. Non mi ha detto che lavorava con Mulder.

- Io sono lo scheletro nell’armadio di Scully- disse Mulder- Mai una macchia nera sul suo curriculum finchè non ha fatto coppia con me.

Scully sparò a Mulder un’occhiata ostile, ma Holcomb buttò indietro la testa e rise.- Allora sei un uomo sotto controllo ora? Finalmente. Sei stato quaggiù da solo per troppo tempo.

-Stavo bene- protestò Mulder.

-Ehi, sento odore di donuts- Holcomb annusò l’aria.

- La tua dozzina standard- disse Mulder spingendo la scatola sulla scrivania.

Holcomb soppesò la scatola quando si sedette- Mi sembra un po’ troppo leggero per una dozzina.

- L’ho esaminati per verificarne la qualità- replicò Mulder.

- Avrai fatto qualche test.

Scully nascose un sorriso. Mulder ridacchiò- Niente se non il meglio per te, Willie.

Holcomb dette un morso al donut- Allora se ho capito vuoi parlarmi di quella povera ragazza scomparsa.

- Patty Waeleski- fu d’accordo Mulder- Se n’è andata da più di due mesi, ormai, e noi stiamo cercando qualcosa di nuovo che potrebbe aiutarci a dedurre cosa le è successo.- Disse ad Holcomb del nastro registrato del negozio di CD dove Patty era stata vista l’ultima volta.

- Descrivimelo- disse Holcomb- e non tralasciare niente.

Mulder fece andare il nastro nel videoregistratore e descrisse gli ultimi minuti conosciuti di Patty attimo per attimo. Scully guardò per la milionesima volta come la ragazza si girava ed usciva fuori dello schermo.

- Questo è tutto- disse Mulder

Holcomb sembrò pensieroso.- Voglio andare lì- disse finalmente.- Voglio vederlo io stesso.

Mulder e Scully accompagnarono Willie al negozio dei CD usati. La musica suonava dagli altoparlanti, ma pochi clienti pescavano nei contenitori. Dietro la cassa, un giovane uomo li guardò brevemente al di sopra del suo fumetto quando entrarono.

- E’ come quel giorno?- domandò Holcomb incominciando ad analizzare a modo suo il negozio.

- Molto più affollato- disse Mulder.- Era un fine settimana.

Holcomb annuì e s’incamminò a sinistra- Mi hai detto che lei stava in piedi qui?

- Giusto.

Scully rimase indietro. Quando era piccola, era dovuta passare davanti ad una casa in rovina che si diceva essere stregata.
Le erbacce erano cresciute smisuratamente, un albero marcito bloccava la vista della porta anteriore. Le imposte nascondevano tutte le finestre tranne una circolare nell’attico. Due bambini erano morti là, le aveva detto Bill. Uccisi da una strega che guardava dalla finestra dell’attico, aspettandone altri.

Scully aveva abbassato la testa e si era affrettata a superare la vecchia casa. Girando dentro al negozio di CD, aveva la stessa sensazione strisciante di paura. Lei non era stata lì prima, l’aveva solo visto più e più volte le immagini sul nastro.

Trovandosi dove Patty era stata, tutto divenne molto reale.

Le mani di Holcomb si soffermarono sul contenitore degli albums dei Beattles.- Non credo che lui volesse rapirla.- mormorò finalmente.

Scully sollevò le sopracciglia- Scusi?

- Sul nastro, mi hai detto, sembrava che lui l’avesse chiamata da un punto fuori campo della telecamera.

- Giusto- disse Mulder, facendo un passo avanti.

- La telecamera che raggio d’azione copre?

Scully allungò la testa.- Circa quindici piedi. Non copre la porta principale.

Holcomb annuì.- Questa musica è un bel po’ rumorosa. Hai detto che là c’era un gruppo di ragazzi quel giorno, ci sarà stato ancora più rumore. Lui avrebbe dovuto gridare per richiamare la sua attenzione, non credi?

- Sembra logico- Fu d’accordo Mulder. Guardò Scully, che annuì.

- Mi sembra, se tu hai pensato di rapire una ragazza, vorresti farlo in perfetta quiete per così dire. Non avresti gridato per farla girare in un negozio affollato.

~*~*~

Quella sera, Mulder aveva un diverso tipo d’appuntamento.

- Ah- disse Willie, asciugandosi la bocca.- Niente di meglio di una birra fredda in un giorno caldo.

- Sì, te la sei guadagnata.- Mulder sollevò il suo bicchiere per conferma.

-Lei non è ancora a casa.

- Ma ci stiamo avvicinando, giusto?- vedendo Willie pensieroso, Mulder chiese – Cosa c’è?

Willie scosse la testa- Spero solo che tu sia preparato per quello che troverai.

- Tu hai detto che lui non voleva rapirla quel giorno- disse Mulder.- Questo significa che non voleva ucciderla.

- Non voleva rapirla- Willie fu d’accordo- Ma l’ha fatto.

Mulder bevve un lungo sorso di birra- Prima dobbiamo trovarla. Poi mi preoccuperò di quello che verrà dopo.

- Spero che tu la trovi, amico. Veramente spero che tu ci riesca. Nel frattempo, comunque, forse dovresti controllarti.

- E questo cosa dovrebbe significare?

Willie si strinse nelle spalle.- Parlo di lei, amico. Scully.

- Questo lo so. Credimi, non sono interessato.

- Allora perché invadi il suo spazio personale, strofinandoti su di lei come un gatto randagio? Puoi appendere un cartello sulla signora che dica” Mia”

-Io non mi strofino su Scully.

- So solo quello che ho sentito.

- Per tua informazione l’altra notte ho avuto un appuntamento.

- Sì?- Willie bevve dalla sua bottiglia di birra- Chi è questa fortunata dama?

-Melinda McKenn.

Willie si strozzò con la birra- Quella cosina che fa funzionare la telecamera per Ethan?

- Ci siamo veramente divertiti, insieme. - Mulder realizzò che era suonato come un adolescente di ritorno dal ballo di fine anno.

- Oh, ho capito. Lui ha preso la tua ragazza venerdì, così tu prendi la sua.

Mulder sbattè gli occhi- Questo è ridicolo.

- Giocando con il fuoco- ripetè Willie scotendo la testa- qualcuno finirà per scottarsi.

Crisi d'identità

Questo è chi erano.

All’età di tredici ani, Dana Scully, nel suo tempo libero, era già un’eccellente studentessa di algebra superiore.
Risolvere le X era per alcuni un lavoro, ma Scully sapeva che c’era sempre una risposta...doveva solo trovare il modo di arrivarci. Identificare la variabile mancate le dava un senso di soddisfazione, di potere. La X era l’incognita ma Scully la trovava.

Aveva i capelli rossi e ribelli che non cooperavano con il pettine e la bocca piena di metallo. A lei sembrava d’aver portato l’apparecchio correttore per sempre, ma in realtà erano stati solo sei mesi.

Sua sorella in quel tempo aveva seno ed usciva per appuntamenti. I suoi due fratelli alternativamente la punzecchiavano o la tormentavano. Ogni quanti mesi suo padre era solito tornare e le accarezzava la testa e le diceva “Questa è la mia ragazza” come se lei era la stessa di quando era partito.

Scully cominciò a prendere di nascosto le sigarette di sua madre e a fumarle nella veranda in piena notte. La persona che faceva queste ragazzate era vissuta in Scully ma non era Scully. Chiunque avesse scoperto quello che lei stava facendo sarebbe inorridito...Dana non avrebbe fumato. Dana lo sapeva bene.

A tredici anni Dana aveva tirato furtive boccate e nutrito quella parte segreta, quella persona che stava diventando.

~*~

Nel suo tredicesimo compleanno, Fox Mulder si ubriacò per la prima volta. Dire che era stato un anno di merda della sua breve esistenza sarebbe stato un’affermazione insufficiente. Suo padre sembrava trovare conforto solo nella bottiglia così che Mulder si chiese se poteva trovare anche lui le risposte lì dentro.

Portò di nascosto una bottiglia di gin su nell’attico. Il gin era il solo alcool che aveva assaggiato prima, nelle calde notti d’estate quando sua madre aveva dato a lui e Samantha piccoli sorsi del suo cocktail di gin tonic. Non aveva per niente il sapore che ricordava.

Lo buttò giù, il gusto amaro si mischiava al sapore dentro di lui. Asciugandosi la bocca sulla manica della camicia di rugby, barcollò fino alla finestra sporca dell’attico e guardò stordito fuori il cortile posteriore. Le altalene dondolavano vuote nella brezza autunnale.

Il mondo aveva fatto un giro completo da quando Samantha era sparita. Mulder sentì che la terra si muoveva sotto i piedi, la vita che si slanciava in avanti perfino quando lui cercava di trattenerla.

Aspetta, voleva gridare. Non sono pronto.

Era cresciuto di quattro pollici. Aveva 12 di scarpe ora…misure da uomini. Si guardava allo specchio e non riconosceva il viso che lo guardava. I suoi genitori non lo guardavano affatto.

Mulder aprì la finestra e lanciò fuori la bottiglia di gin. Cadde a terra e rimbalzò sull’erba molle. Rimbalzò e rimbalzò, ma non si ruppe.

~*~

Patty Waeleski a tredici anni era tre volte più vecchia dei ragazzi della sua età. Aveva i sintomi prematuri dell’artrite ai polsi. Era stata intervistata da ogni singolo importante giornale nazionale. Il presidente dalla nazione conosceva il suo nome.

Lei aveva una meta: andare alle Olimpiadi e vincere la medaglia d’oro.

Era la sua meta, senza dubbio, ma non ricordava quando era iniziato. Sembrava che l’oro era stato sempre suo nella sua testa, splendendo solo fuori portata.

Poteva ricordare quando si era innamorata della ginnastica. Aveva quattro anni, e la sua amica Kimberly aveva un grande trampolino nel cortile posteriore. Patty era rimbalzata in alto e più in alto nel cielo, facendo acrobatiche giravolte e salti mortali mentre gli altri bambini facevano il tifo per lei.

Quella sera, lei chiese ai suoi genitori di prendere lezioni. Dalla fine dell’anno lei e Kimberly non erano più amiche. Patty aveva nuovi logoranti amici dai nomi esotici come Cavallo con maniglie, Trave d’equilibrio alta e Parallele asimmetriche.

Riteneva che sarebbe cresciuta, sarebbe andata all’Università, si sarebbe sposata e avrebbe avuto figli. Ma quando tentava d’immaginare questa vita futura dopo la ginnastica, l’immagine era sempre confusa.

Non preoccuparti, le diceva sua madre. Ci sarà tempo per tutto questo più tardi.

~*~

Mulder passò una notte per l’ ex scuola di Patty ritornando a casa dal lavoro. Sotto i riflettori di sicurezza, potè vedere un cartellone che gli studenti avevano eretto nel cortile anteriore: TORNA A CASA PRESTO, PATTY! CI MANCHI.

Mulder si fermò ma non uscì dalla macchina. Il cartellone era stipato di vecchi mazzolini di fiori, nastri scoloriti e candele mezze consumate. I compagni di classe di Patty avevano fatto molte veglie per lei in quello stesso posto.

Avevano pianto e cantato e pregato. Ci manchi, avevano ripetuto la frase del cartellone..

Mulder lo capiva bene. La vita di Patty non apparteneva a queste persone; Patty era qualcuno che avevano incontrato nei corridoi e di cui avevano sentito parlare nei notiziari.

Ma Mulder credeva alle loro lacrime. Capiva la loro disperazione.

Se Patty, la minuta ragazzina che era sembrata così grande alle nazionali, poteva svanire senza lasciare traccia, allora nessuno era al sicuro.

Nessuno.

~*~*~*~~*~

- Dite qualcosa- Scully sollecitò i suoi genitori mentre si teneva per mano con Ethan al tavolo della cena. Erano fuori a mangiare, in un ristorante di lusso con pesanti forchette d’argento, con vista sull’acqua, e una tavola appartata dove Capitan Scully non avrebbe osato urlare in pubblico.

Maggie Scully picchiettò leggermente la bocca con il tovagliolo di fresco lino. La sua mousse rimase mezzo mangiata davanti a lei. - Penso che sia una bella notizia- disse, sforzandosi di sorridere.

Il padre di Scully aggrottò le sopracciglia.- Bene, per me no. “ Vivere insieme”...che diavolo vuol dire?

- E’ di moda, Bill. Molte persone lo fanno di questi tempi.- Ma il suo tono suggeriva che non voleva capire il perchè.

- Non stiamo parlando delle altre persone- disse capitan Scully- Stiamo parlando di nostra figlia.

- Che sta seduta proprio qui al tavolo- sottolineò Scully.

Lui scosse il capo e la guardò torvo.- Non mi sarei mai aspettato una cosa simile da te. Da Melissa, forse. Ma non da te.

- Non capisco che grande importanza può avere questo. Mamma ha ragione. Tutti lo fanno ora. Credevo che saresti stato felice per me.

- Felice.- Sbuffò.- Perchè ogni genitore sogna il giorno in cui la sua bambina va da lui per dirgli che va a vivere con il fidanzato.

- Non siamo qui per chiedere il tuo permesso.- disse Scully freddamente.

- Meglio così perchè non l’avresti.

- Bill.- Meggie posò una mano sul braccio del marito.- Basta.

Bill Scully incrociò le braccia sul torace massiccio e si dondolò sulla sedia. Meggie riportò la sua attenzione su Ethan e Scully- Allora quando hai preso questa grande decisione?

Scully ed Ethan si scambiarono un’occhiata. Scully si schiarì la gola.- Alcuni mesi fa. La scorsa primavera.

- Oh, da molto tempo. Deve star funzionando allora. Questa è una cosa buona.

Ethan fece scivolare un braccio intorno alla sedia di Scully.- Non si preoccupi signora Scully. Mi sto prendendo buona cura di lei.

- Sei mesi che questa cosa va avanti?- domandò Capitan Scully.- Sai che, in sei mesi, ho conosciuto tua madre, l’ho corteggiata e l’ho sposata.

Ethan ritirò il braccio e si lisciò la cravatta sul torace.

- Noi non siamo tu e mamma- disse Scully.

- Puoi ben dirlo!

- Noi ci amiamo e faremo in modo che funzioni.

- Lo farete funzionare? Assicurandovi che l’affitto sia regolarmente diviso a metà?

- Bill, li hai sentiti. A questo punto stanno prendendo consapevolmente una strada, non pensi? Vorresti invece che si precipitassero in un impegno permanente prima che siano sicuri di essere pronti?

La mascella di capitan Scully si irrigidì- Dopo sei mesi, sei sicuro. In un modo o nell’altro.

~*~*~*~

Scienziati che diventavano pazzi nell’Artico, e per qualche motivo erano diventati responsabilità di Mulder e Scully. Si affollarono insieme ad altri tre nell’aereo designato per arrivare a Icy Cape.

Come il paesaggio sparì sotto la neve spinta dal vento, Scully girò la testa per guardare Mulder. La pelliccia del parka le fece il solletico sul naso.

- Dimmi- gli domandò- qualcuno ci ha assegnato questo caso o ti sei offerto volontario?

- Sì- Si allungò su di lei per vedere fuori dal finestrino- Puoi vedere appena laggiù. Puoi immaginare di vivere in questo modo per mesi?

Scully gli mise entrambe le mani sulle spalle e lo spinse in dietro al suo posto. - Mio padre mi raccontava una storia di un ragazzo in servizio su un sottomarino che era crollato un giorno in mare. Si era chiuso nella cucina, si era tolto i vestiti, e si era spalmato di salsa per il barbecue tutto il corpo.

Mulder sollevò le sopracciglia- Su”tutto”?

- Avevano fatto saltare la porta e lui era venuto loro incontro con un coltello da macellaio. Mio padre disse che sembrava qualcosa tratto da “ Apocalypse Now”

Mulder le strinse una mano sul ginocchio- Non preoccuparti, Scully. Ti terrò lontana dalla salsa per il barbecue.

~*~*~*~

Il generatore era spento quando camminarono nella base, ma Scully poté fiutare la risposta riguardo al perché nessuno degli uomini aveva risposto alle chiamate: erano tutti morti. Il loro corpi mezzo nudi e coperti di sangue, giacevano sparpagliati intorno all’attrezzatura ad alta tecnologia.

- Cinque di loro e cinque di noi- Mormorò Mulder verso di lei quando rimasero in piedi sulla porta ad osservare la strage.- Che coincidenza.

Scully rabbrividì- Sembra che si siano uccisi l’un l’altro.

Dietro di loro, gli altri si spinsero nella stanza ed il pilota, Bear, andò alla ricerca della scatola dei fusibili. - I sacchi per i corpi sono nell’aeroplano- osservò Hodge.

- Prima che tocchiamo qualcosa, dobbiamo documentare completamente questo posto. - disse Mulder.

Scully tirò fuori la macchina fotografica e incominciò a prendere foto al buio. Gli occhi degli uomini, bianchi e pieni di terrore, s’illuminarono ad ogni flash. Quando ebbe finito, cercò fuori Mulder. Lui stava studiando i resti sciolti di un campione di una carota di ghiaccio artico.

- Questo è ciò che avevano trivellato- le disse.

Scully si appoggiò la grande macchina fotografica sul fianco.- Dovrò fare le autopsie per esserne sicura, Mulder, ma guarda sembra che tre degli uomini sono stati strangolati a morte e gli altri due sono morti per ferite da arma da fuoco. Che cosa ha potuto portare tutti a comportarsi in quel modo?

Mulder teneva in mano il campione della carota di ghiaccio sollevata verso la luce appena ritornata - Qualsiasi cosa sia, puoi essere sicura che non è salsa per il barbecue.

~*~*~*~

La risposta risultò essere vermi, non barbecue. Bear fu infettato e morì. Il controllo di tutti gli altri indicò che lui era l’unica persona infettata dai vermi.

Il giorno si trascinò nella notte, sebbene fosse impossibile dire la differenza. Il vento colpiva il piccolo edificio, facendolo gemere. Il sole era andato via da tempo per ibernarsi. Così vicino al circolo polare artico, l’inverno era solo una notte che non finiva mai.

Mentre i compagni rimasti scomparvero dal corridoio, Mulder e Scully si attardarono fuori alle porte delle loro rispettive camere da letto. Scully lo guardò dal basso in alto. Gli voleva dire che le dispiaceva per aver sbraitato contro di lui prima. Gli voleva chiedere se avesse mai visto negli XFiles vermi causare omicidi. Voleva che le dicesse che potevano uscirne tutti vivi. Mulder la guardò, i capelli lisci e gli occhi stanchi per la fatica. Stava aspettando che lei dicesse qualcosa.

- Buonanotte, Mulder.

- Buonanotte, Scully.

Nessuno dei due si mosse.

- Almeno stiamo tutti bene- accennò lei dolcemente.

Mulder annuì.- Non dimenticare- aggiunse – che i noduli nel cane sono scomparsi.

Lui entrò nella sua stanza, perciò lei fece un profondo sospiro ed entrò nella sua. La vita di un uomo morto era appesa ai muri...posters, fotografie, cimeli sportivi. Eccomi quà, dicevano i muri. Questo sono io.

Scully lo riconobbe come una delle vittime per strangolamento. Lui ed i suoi amici le sorridevano da semplici istantanee. Sedevano vicino con sorrisi impertinenti.

Noi non siamo chi siamo.

Scully spinse indietro la foto sulla scrivania e poi trascinò questa contro la porta. Si tenne accanto ad essa con le spalle contro il muro dell’uomo morto.

~*~~*~

Murphy fu il successivo, ucciso nella notte. Scully trovò Mulder sostenendone il corpo. Aveva sangue su una mano e nell’altra la pistola.

- Mulder?- gli chiese con cautela- Cosa stai facendo?

-L’ho trovato così. Ho sentito il rumore di una porta che si chiudeva, sono uscito per controllare. E’ stato uno di voi.

Vide dietro di Scully altri due scienziati. Scully fece un passo incerto verso Mulder.

- Sta mentendo- proruppe Hodge.

- Avrebbe potuto farlo e non ricordarlo- aggiunse Da Silva.
La sua voce era sull’orlo dell’isteria.

- E’ stato uno di voi!- Ripeté Mulder, con occhi furiosi. Agitava la sua pistola verso gli altri.

- Basta! Zitti, tutti e due!- Intimò Scully.- Mulder, metti giù la pistola e lascia che Hodge ti prenda un campione di sangue.

- Hodge ha ragione- disse Da Silva, stando qualche passo indietro al suo collega.- Dobbiamo rinchiuderlo.

- Non darò le spalle a nessuno di voi- Disse Mulder sollevando di nuovo la pistola- Per quello che ne so, siete tutti infettati!

Hodge scattò in avanti impugnando un piede di porco e Mulder girò la pistola verso di lui.

Scully tirò fuori la sua arma in un lampo.- Mulder!- In tutti i suoi anni di servizio lei aveva estratto la sua pistola pochissime volte, e quasi mai su un essere umano. Ora stava tenendo sotto tiro alla testa del suo compagno.

Mulder la guardò di traverso.- Scully, abbassa la pistola!

Le mani di lei tremarono.- Mulder, devi capire!

Ad un tratto lei guardò il tamburo della sua SIG- Mettila giù- gridò Mulder.

- Mettila giù tu per primo!- La stanza girò su se stessa. Il cuore le batteva con violenza. Ricordò i due scienziati morti entrambi uccisi l’uno per mano dell’altro.

- Scully! Per l’amor di Dio, sono io!

- Mulder…potresti non essere più tu.

Mulder si calmò. Per lei, si sarebbe permesso di essere fiducioso. Lei lo chiuse a chiave in un ripostiglio come un animale rabbioso. Capelli arruffati, labbra ancora brillanti per la loro alterco, Mulder corrispondeva a quell’immagine.

Scully si chiese se sarebbe riuscita a chiudere la porta. Mulder la guardò dalla sua nuova prigione, con gli occhi pieni di diffidenza. Parlò così a bassa voce che lei lo sentì appena.

- Qui dentro, io sarò più al sicuro di te.

~*~*~*~

Era qualcosa tratto da Alice nel Paese delle Meraviglie. Un verme ti faceva diventare pazzo. Due vermi si uccidevano l’un l’altro e ti guarivano.

- Mulder non è più uno di noi- aveva detto Hodge.

Scully non era sicura. Secondo la sua opinione, gli altri avevano fatto in fretta a chiamare Mulder pazzo. Non voleva lasciare Icy Cape senza il suo compagno.

- Voglio parlare con lui prima- aveva detto a Da Silva ed Hodge- Cercherò di farglielo fare volontariamente.

Mulder era stato chiuso nel ripostiglio senza cibo e acqua per quasi un giorno intero. Persino il cane aveva goduto di un pasto.

- Non può andarci da sola- aveva protestato Hodge.

Scully prese in considerazione quello che lei avrebbe trovato all’altro lato della porta. Le vennero in mente le impronte delle mani che aveva trovato sui colli degli uomini morti. Si erano uccisi l’un l’altro con le mani nude.

Mulder aveva delle mani così belle. Era una delle prime cose che aveva notato di lui. Dita lunghe. Pelle dorata. Il suo tocco era sempre caldo sulla sua schiena.

Scully si fermò contro la porta del ripostiglio.- Se succede qualcosa, lei viene dentro. Io non posso fagli questo finchè non sono sicura.

~*~*~

Mulder inclinò la testa contro il muro. Era seduto nel buio più totale. La maglietta si era incollata alla schiena, sulle costole. Il sudore aveva appiccicato i capelli al viso. La sete gli aveva fatto gonfiare la lingua ed il cervello era diventato melassa.

Dannazione lui sapeva bene di non aver ucciso Murphy.Una delle tre persone che stavano fuori della porta era l’assassino.

Mulder si chiese come avrebbe spiegato la sua prigionia se Scully fosse morta. L’immaginò sparata o strangolata, chiusa in una dei suoi sacchi per cadaveri.

O forse Scully era l’assassina. Questo sarebbe stato ancor più arduo da spiegare. “Le ho permesso di chiudermi dentro mentre lei uccideva gli altri, signore.”

Proprio in quel momento, la porta scivolò aprendosi e Mulder scattò in piedi. Si schermò gli occhi dalla luce forte e studiò la silhouette familiare.

- Sei sola?- domandò, la voce rauca per ore di disuso

- Sì.- La porta scivolò dietro di lei e Scully accese la luce.

Gli occhi di Mulder si restrinsero per il dolore. La guardò, cogliendo l’immagine del viso pallido e dei capelli disordinati. Notò che non aveva portato la pistola.- E’ uno di loro- disse.

- Nessuno è stato ucciso da quando tu sei qui- replicò lei.

- Quindi?

- Abbiamo trovato il modo di eliminarlo. Due vermi in un ospite si uccidono a vicenda- Si portò di un passo più vicino a lui. Mulder avrebbe potuto sentirne il calore del corpo. Lei aveva paura.

- Se mi inserisci un verme, m’infetterai.

Scully non volle guardarlo- Se questo è vero, perchè non ci hai permesso di esaminarti?

- Avrei voluto ma tu mi puntavi con una pistola- Mulder sussurrò.- Ora io non ho fiducia in loro. Volevo avere fiducia in te.

- Va bene- sussurrò lei di rimando. Si arrischiò a guardarlo.- Ma ora loro non sono qui.

Mulder la guardò per un minuto. Si chiese che cosa avrebbe fatto se lui si fosse rifiutato. Poté osservare come la sua gola si muoveva quando lei ingoiò varie volte in rapida successione.

Mulder si girò silenziosamente, offrendole la schiena come un animale che si arrende per essere vittima. La mano di lei gli afferrò la T-shirt tirandola parzialmente in basso lungo la schiena. Poté sentire il lieve movimento del suo respiro contro la pelle nuda. Mulder represse un brivido.

La mano di Scully lo tastava, cercando i vermi. Le agili dita lavorarono velocemente sui suoi muscoli.

Lei si calmò, rilassandosi. Non era infetto. Mulder si girò di nuovo, sovrastandola, e lei gli fece un timido sorriso.

Aspettò, senza dire una parola. Scully prese ad andare e lui l’afferrò per le spalle. Il respiro affannoso di lei, intenso e sensuale, riempì la minuscola stanza. La tenne stretta, ma non tanto da farle male.

Si fermò tesa, respirando a fatica quando le scostò i capelli per arrivare al collo. Mulder esalò duramente. Bianca e calda, la pelle di Scully s’increspò sotto il suo tocco. Si chinò abbastanza da vedere le costellazioni di lentiggini punteggiarle la nuca.

Niente vermi.

- Cessato allarme.- Mormorò, il suo toccò divenne gentile. Scully tremò. Lui non tolse le mani finchè lei non barcollò verso la porta.

Insieme uscirono fuori nella luce.

~*~*~*~*~

Molto più tardi, dopo che Da Silva era stata contemporaneamente condannata e salvata e il centro di ricerche di Icy Cape era stato raso al suolo, Mulder era disteso sul letto della sua camera del motel di Nome, Alaska.
Il giorno dopo l’aereo li avrebbe riportati alla civiltà.

Pannelli di legno ricoprivano le pareti della piccola stanza, facendola sembrare ancora più scura e piccola. La vecchia TV aveva un’antenna interna ma era collegata all’apparecchio via cavo. Su Skinemax, un uomo ed una donna a petto nudo simulavano un rapporto sessuale al ritmo del sintetizzatore.

Mulder si aprì la lampo… più per abitudine che per desiderio. Esausto ma teso, stava cercando una piccola liberazione.

Guardò la performance con gli occhi socchiusi.

Se il sesso è l’opposto della morte, avrebbe dovuto farlo almeno altre dieci volte per riprendersi dall’inferno degli ultimi cinque giorni.

La bionda si scoteva più forte aumentando il ritmo dell’azione. Mulder “lavorava” in tandem.

Scully probabilmente stava prendendo una tazza di tè ed un bagno caldo. Qui lui si stava masturbando su un vecchio copriletto e con ancora in dosso le scarpe.

No, non pensare a Scully. Era la regola. Ogni volta che lei si insinuava nelle sue fantasie, la ributtava fuori spietatamente. Era convinto che lei l’avrebbe saputo. Come minimo “lui” l’avrebbe saputo.

E non voleva dividere l’ufficio con qualcuno su cui gemeva nella doccia con il pene in mano.

Niente Scully. Mulder alzò la testa e guardò la bionda ancora un poco. Invece vide il collo di Scully. Dio, aveva amato quel collo. Portava spesso i capelli tirati su, la testa curva su un file con il collo liscio e perfetto. Aveva avuto voglia di morderlo.

Dio, niente Scully. Socchiuse gli occhi e si masturbò più velocemente.

- Mulder?- Lei bussò alla porta.

Mulder saltò dal letto con i pantaloni slacciati, sbattendo la spalla contro il muro. Usò il contraccolpo per gettarsi nel bagno.

- Mulder, ci sei?

-Vengo! - gridò. Si schizzò acqua fredda sulle mani e la faccia, e tirò su la cerniera. Afferrando un asciugamano, andò alla porta.

Scully stava in piedi con gli stivali, una T-shirt sciolta. E quella dannata fiammante coda di cavallo.- Sì- disse, un poco senza fiato- Cosa c’è?

- Non lo so. In non sono sicura di cosa sto facendo qui. Sono andata a prendere del ghiaccio e in qualche modo sono finita davanti alla tua porta.

La guardò.- Dov’è il secchiello?

- Uh?

- Per il ghiaccio.

Scully arrossì.- Posso entrare o no?

- Certo- Sospirò e tirò indietro la porta. Scully entrò ed immediatamente si fermò del tutto davanti al party di sesso che trasmetteva la TV.- Scusami - mormorò Mulder schiacciando il pulsante “off”.

- Se questo è un momento poco opportuno...

- No- disse lui, interrompendola.- Che succede?

Scully sedette su la sedia grezza sgangherata mentre lui si buttò di nuovo sul letto.- Cosa pensi che accadrà a Da Silva?- domandò.

- Non colpevole per infermità mentale.- rispose.

- Il verme sarebbe potuto servire in sua difesa? Ero d’accordo, ma ora non ci sono più prove.

- Non ci sono più prove nemmeno sul corpo- Sottolineò Mulder.- Se mai si arriverà al processo...ed io dubito che si andrà così lontano...ti garantisco che Da Silva non farà un giorno di carcere.

Scully scosse la testa.- Non riesco ad immaginarlo- disse.- Impazzire veramente in quel modo. Non riesco ad immaginare di non aver fiducia in me stessa.-

- Dicono che la schizofrenia sia come sognare mentre sei sveglio...non sei sicuro se le voci che senti vengono da dentro o fuori di te. Non puoi essere sicuro di cosa sia reale.

- Mi domando cosa stavano pensando quegli uomini quando si uccisero l’un l’altro.- Tenne lo sguardo fisso sul tappeto scolorito.- Sapere che il tuo migliore amico ti sta uccidendo...

- Scully- Aspettò finchè lei non lo guardò.- Noi non abbiamo sparato.

- No. Ma avremmo potuto farlo. E non eravamo nemmeno infettati.

- Non mi avresti sparato.- le rispose, sorridendo.- Lo so.

- Come lo sai?- gli chiese, sembrando irritata all’improvviso

- Ti conosco.

- Mi conosci da sei mesi, Mulder.

Lui si strinse nelle spalle- Forse questo è tutto quello che ci vuole.

- Ora sembri mio padre- disse. Distogliendo lo sguardo spiegò. -Lui incontrò e sposò mia madre in sei mesi. Pensa che io ed Ethan ci stiamo mettendo troppo a decidere.

- Tu cosa pensi?

Cercò le parole dentro di lei- Quando ero piccola, tutti mi dicevano sempre che ero proprio come mio padre. Ci assomigliavamo Parlavamo allo stesso modo. Tagli della stessa stoffa, diceva mia madre. Io lo guardavo e pensavo, così sarò quando sarò grande. Invece sono questa persona che mio padre difficilmente riconosce.

- Quindi lui è sicuro, ma tu non lo sei- indovinò Mulder.

- Io non sono sicura di non essere sicura. - Fece un lungo sospiro.- Ma sei mesi non sono abbastanza lunghi per me.

Il cellulare di Mulder suonò.

- Non ci posso credere tu hai ricezione!- gli disse. – Il mio è totalmente morto.

Mulder tirò fuori il telefono e rispose.

- Mulder- disse, lasciandosi andare sui cuscini.- Si, d’accordo. Cosa? Quando? – Sedette di nuovo diritto- Va bene. Sì. Torniamo domani, nel tardo pomeriggio. Grazie per avermi informato.

- Cosa c’è?- Domandò Scully dopo che lui ebbe riattaccato.

- Non una parola su Patty, ma un’altra ragazza è scomparsa. Quindici anni e novella stella dell’atletica.

- Stesso individuo? - domandò Scully.

- Nell’interesse di Patty, spero di no. O avrà tredici anni per sempre.


~*~*~*~*~*~

Non importa come lo guardi

La fotografia di gruppo della classe di Valerie Perez mostrava una flessuosa giovane donna con capelli neri e ricci ed un mezzo sorriso. Scully cercò di restituire la copia all’agente Benjamin Beltran, ma lui fece un cenno con la mano- La tenga. Noi ne abbiamo in abbondanza.

Scully gettò di nuovo uno sguardo alla foto.- Fisicamente non rassomiglia a Patty Waeleski. Valerie è più grande, più scura e più alta.

-Due giovani atlete sono scomparse a distanza di un mese l’una dall’altra, dovete controllare se c’è una connessione- Beltran si tolse lo stuzzicadenti dalla bocca.- Ad ogni modo, cosa sta facendo?

Scully si schermò gli occhi dal vento quando guardò lungo la strada verso Mulder. Il suo cappotto svolazzava dietro di lui; Mulder camminava sul marciapiede di fronte alla fila di negozi.

- Uhm, sta lavorando- rispose Scully girandosi verso Beltran. La verità era che non aveva idea di cosa stesse facendo Mulder.

Beltran sollevò le sopraciglia. Era alle prime armi, come lei. Stava lì perché aveva redatto un breve profilo e aveva mostrato a lei e Mulder la probabile scena del rapimento di Valerie.
I “big boys” si erano mossi da tempo verso pascoli più verdi.

-Lei sa che siamo stati in quel posto con i cani, con i ragazzi della scientifica, con un enorme pettine a denti stretti- disse Bertran- Lì non c’è niente da trovare. La ragazza si è fermata in quel posto - lui indicò con il capo al minimarket vicino- ha comprato una coca cola e quella è l’ultima volta che l’hanno vista.

Mulder aveva smesso di andar su e giù. Stava guardando lo scorrere del traffico stradale.

- Non per mancanza di rispetto verso Mulder e tutto il resto- disse Beltran- ma non so proprio cosa lui si aspetta di ottenere da questa piccola spedizione.

Scully gli dette un buffetto sul braccio- Allora prenda appunti- gli suggerì- Ecco la sua opportunità d’imparare.

S’incamminò per la strada verso Mulder- Trovato niente?- gli chiese quando si fermò vicino a lui.

- Ci vuole coraggio a rapire qualcuno in questo posto, non credi?

Scully guardò la strada super affollata- In pieno giorno, tante persone intorno...proprio come Patty.

- Sì, questo è quello che mi ha colpito.

- Che cosa intendi dire?

-Noi stiamo seguendo il presupposto che Patty conoscesse il suo rapitore, ed è così che lui era riuscito ad adescarla in pieno giorno senza che nessuno lo vedesse. Lei era andata con lui di sua spontanea volontà.

- Allora?

- Allora questo ha le stesse caratteristiche. Se Valerie è stata rapita qui, è probabile da qualcuno che lei conosceva almeno per caso.

- Scuole diverse, sports diversi- riflettè Scully- Io dubito che avessero molte conoscenze in comune.

Beltrad gironzolava lì intorno con lo stuzzicadenti che ondeggiava tra I denti.- Sta annusando il vento, Mulder?

- Meglio che orinarci contro.

- Scusi?

- Non credo ci sia una connessione fra Patty e Valerie.

- E l’ha dedotto camminando su e giù per dieci minuti? Torno alla base, vorranno molto più di questo.

- Va bene, dica loro che sono stati venti minuti.- Mulder sfiorò la schiena di Scully- Andiamo. Vorrei parlare con la famiglia di Valerie.

~*~*~*~*~

Valerie Perez viveva sola con la madre in una piccolissima casa di mattoni. Mulder e Scully entrarono direttamente nel soggiorno, dove Donna Perez si accalcò con loro nell’improvvisato ingresso.

- Fox Mulder e Dana Scully dell’FBI- le disse Mulder.

Scully osservò il crocifisso appeso al muro alle spalle di Donna. La donna tirò su col naso e fece cenno con la testa- Entrate. Conoscete il sergente Tartikoff?

Un uomo alto in uniforme era seduto su una poltrona accanto al camino. Sollevò goffamente una delicata tazza da te cinese a mò di saluto.

- No- rispose Mulder.- Non ci siamo incontrati.

- Polizia di DC- disse Tartikoff.- Sono stato qui fin dall’inizio.

- Volete un poco di tè?-domandò Donna a Mulder e Scully.

- No, grazie- rispose Scully

- Noi vorremo farle alcune domande su Valerie- disse Mulder gentilmente.

- Certo. Prego, sedetevi. Donna prese posto su un angolo logoro del divano, una scatola di fazzolettini alla sua destra. Mise il cordless e il rosario in grembo.

Mulder prese l’altra sedia singola, non lasciando a Scully altra scelta che prendere posto sul piccolo ed affollato divano. Lei sedette facendo attenzione a non spingere Donna.

Con quattro adulti, la stanza si riempì, soffocata dal dolore. Scully immaginò Valerie evitare probabilmente il tavolino da caffè con le sue lunghe ed agili gambe.

- Tre giorni- disse Donna.- Questo è il periodo più lungo in cui siamo state separate in tutto la sua vita.

- Cosa può dirci sul padre di Valerie?- domandò Mulder.

- Una persona non grata. Non gli parlo da 14 anni. E nemmeno Valerie.Non so nemmeno dove vive.

- Nessuna possibilità che lui abbia seguito le sue tracce?

- Eddie?- Alzò lo sguardo al di sopra del Kleenex.- Non è possibile.

- Può dirci se aveva un ragazzo?-domandò Scully

Donna socchiuse gli occhi.- C’era questo ragazzo, Jimmy. Stava nella sua classe d’inglese. Valerie parla sempre di lui, di come sia attraente. Ma non ho avuto la sensazione che lui sapesse della sua esistenza.- I suoi occhi si aprirono immediatamente mentre sceglieva le parole.- Voglio dire che mi ha detto che in realtà loro non si parlavano. Era un’infatuazione, sa?. Una cotta.

Scully sorrise. - Capisco.

- Lui la stava cercando ieri. Tutti loro lo hanno fatto. Tutti sono così buoni.

- Qualche problema a scuola?- domandò Mulder. Donna scosse la testa- Con la squadra d’atletica?

- No. Val ama la squadra. Tutte le ragazze sono venute qualche volta, hanno saccheggiato il mio frigorifero da cima a fondo.- Fece un tremulo sorriso. - Joe, l’allenatore, dice che Valerie diventerà una stella. Dice che ha un dono. Dovreste vedere come corre. E’ come il vento, come se ballasse. L’ho capito la prima volta che l’ho vista gareggiare. Era come guardare un uccello che volava fuori dal nido per la prima volta. Val è nata per la corsa. Ecco perché...- S’interruppe, con i suoi occhi pieni di lacrime– Ecco perché non capisco come abbia potuto prenderla. Non capisco come sia successo.

Il cercapersone del sergente Tartikoff suonò. Lui si sporse per poggiare la tazza del tè sul tavolino.- Scusatemi, per favore.

- Signora Perez- disse Mulder piegandosi in avanti.- C’è qualcuno che secondo lei abbia potuto far del male a Valerie?

Lei gli gettò uno sguardo, come se lui non le avesse prestato attenzione.- Valerie era gentile con tutti. Chi avrebbe voluto farle del male?

- Agente Mulder?- Tartikoff ficcò la testa nella stanza e fece segno a Mulder perché lo raggiungesse in cucina. Mulder si scusò.

Scully sedette con Donna mentre l’orologio segnava i secondi lentamente. Dappertutto le foto di Valerie sembravano che le stessero fissando. Scully cercò di non guardare di nuovo.

- Come l’è sembrata Valerie l’ultima volta che le ha parlato?- Chiese a Donna.

- L’ultima volta- ripetè Donna come un eco. Girò gli occhi tormentati verso Scully.- Ho visto la sua croce.

La mano di Scully andò automaticamente al collo.

- E’ cattolica?- domandò Donna

- Perché me lo domanda?

- Lo è, posso vederlo- Donna toccò i grani del rosario sul suo grembo.- Ogni notte prima ancora che lei nascesse, ho pregato per la salute di mia figlia e per la sua sicurezza. Lei non è stata mai ammalata per più di un giorno in vita sua. La notte scorsa, ho chiesto a Dio di mandarmi un segno. Mi dica che la mia bambina sta bene.

Donna guardò fissamente la gola di Scully. Scully si chiese se l’altra donna potesse vedere il suo cuore che martellava lì.

- Per favore- disse Donna, sollevando il suo sguardo verso Scully- trovi la mia bambina.- Si sporse in avanti e afferrò le mani di Scully con una forte stretta.

- Io...

- Scully?- Mulder le fece un cenno dalla porta d’ingresso.

Scully si liberò dalla stretta della madre, sentendo le dita di Donna scivolare riluttanti. Camminò sul tappeto verso Mulder, che si chinò per sussurrarle direttamente nell’orecchio

- Hanno trovato un corpo.

~*~*~*~*~

Scully non capì perché si era meravigliata di trovare il pulmino di Ethan parcheggiato fuori la scena del crimine.

-Sembra che siamo gli ultimi a sapere- Osservò Mulder, quando spense il motore.- Forse dovremmo agguantare una telecamera e andare in giro con loro, per cambiare.

Scully sbattè la portiera della macchina. Ethan e Melinda stavano filmando dietro il nastro giallo, mentre i membri di tre diverse forze dell’ordine gironzolavano intorno ad un campo coperto di vegetazione.

- Dana!- Ethan fece un cenno con la mano come la vide. Scully l’ignorò, girandosi per seguire Mulder verso la scena del crimine. Ethan corse leggermente verso di loro.

- Vieni?- chiese Mulder, sollevando il nastro per lei.

- Dana, ehi.- Ethan, ansante, arrivò accanto a loro.

Scully incrociò le braccia.- Vai- disse a Mulder.- Sarò lì tra un minuto.

- Non mi ero reso conto che tu e Mulder stavate lavorando anche a questo caso.- disse Ethan.

- Potrei dire la stessa cosa.

- Cosa intendi con questo?

Lei si strinse nelle spalle.- Sembra che ogni volta che mi giro, tu hai una telecamera su una delle mie scene del crimine.

- Non è personale. Lo sai. Sto solo seguendo la storia.

Il vento sferzò i capelli di Scully negli occhi, e lei li scostò.- Là c’è una ragazzina morta- disse.- E tutto ciò a cui puoi pensare è una storia?

- Ehi, sto solo facendo il mio lavoro, come te. Ho sperato contro tutto che tu ed i ragazzi l’avreste trovata sana e salva. Non sento assolutamente nessun piacere per questo.

- No, stai solo facendo foto- Tirò su il nastro e si chinò sotto, camminando a lunghi passi.

- Dana, aspetta! Dana!- La sua voce sfumò nel vento e Scully si infilò tra gli ufficiali in uniforme per arrivare alla macchia dove era disteso il corpo della ragazza. Mulder, indossando guanti di latex, era accovacciato accanto alla sua testa.

- E’ lei?-domandò Scully, fermandosi di nuovo. Il collo della ragazza era curvato con un angolo inumano. Era coperta di rami, nuda, i piedi sporchi uscivano da un lato.

- E’ Valerie- disse Mulder rimettendosi in piedi. Si tolse i guanti- E ora sono sicuro che la conosceva. Guarda in che modo l’ha nascosta…sembra quasi una coperta.

Scully incrociò le braccia. - Dovrò fare l’esame completo per esserne certa, ma sembra che le abbia spezzato il collo.

- E’ morta da un po’- Mormorò Mulder.- Tutta quella gente che la cercava, e questo è tutto quello che avrebbero trovato.

Scully scrutò il grande campo, dove degli uomini con i cani avanzavano attentamente nell’erba alta- Stanno cercando prove?

Mulder li guardo con la coda dell’occhio. Scosse la testa, un breve scatto.

- Ne stanno cercando altri.

~*~*~*~*~

Il corpo arrivò da Scully come un macabro regalo di Natale, avvolto in un nailon nero e sinistro. Scully, in camice e mascherina, ne controllava l’apertura e presto Valerie Perez fu distesa nuda sul tavolo.

Scully deglutì come fece un passo sotto le luci bianche e calde. Una grande croce d’oro brillava con una sottile catena al collo della ragazza. Dei lividi circondavano come una brutta collana la gola di Valerie.

Scully cercò di togliere la collana, ma le sue dita inguantate erano maldestre con la delicata chiusura. Si tolse i guanti e rimosse la croce con dita tremanti. Questa dondolò come un pendolo quando la sollevò verso la luce.

“ Ho pregato ogni notte”

Scully portò la croce sul banco e la mise giù dolcemente.

Poi prese la sua polvere per le impronte digitali.

~*~*~*~*~*~

Mulder crollò sul suo divano, con un bicchiere di tè freddo in mano e la televisione che strombazzava un classico della Warner Brothers Cartoon. Tom inseguiva Jerry per la casa con una padella, ma in qualche modo il topo riusciva ad evitare ogni colpo.

Mulder pensò che avrebbe potuto identificarsi con il topo.

Dio, sembrava che il fato lo stesse seguendo da sempre con una padella. Ma solo per una volta, una buona volta avrebbe voluto vedere Tom rompere la testa a Jerry .

Il rumore della TV aveva soffocato l’ immobilità della sua testa. Quattro ore prima, aveva dovuto dire a Donna Perez che la sua unica figlia non sarebbe più tornata a casa.

Era così deciso ad astrarsi che ci mise diversi minuti a rendersi conto che qualcuno stava bussando alla porta.

Mulder si strofinò una mano sulla barba e lentamente si alzò in piedi.

Aprì la porta trovando Melinda lì in piedi con una pizza.- Ciao- disse- Ho pensato che dovevi essere affamato.

Mulder guardò dietro di lei per scorgere la telecamera.- Come hai saputo dove abito?

- Sono una giornalista investigativa, ricordi?- Bilanciò il peso della pizza su un fianco tornito . L’odore di pomodoro fragrante fece brontolare lo stomaco di Mulder.- Posso entrare?

Mulder lanciò uno sguardo dietro di lui al caos che era il suo soggiorno.- Certo.

- Cartoni.- disse lei guardando la televisione. Sgusciò fuori dalla sua giacca di pelle.- Mia mamma non mi permetteva di vederli quando ero piccola.

- Sì?- Mulder abbassò il volume - Perchè?


-Troppo violenti- I suo sorriso svanì- Immagino che suoni un poco stupido in un giorno come oggi. Voglio dire, chi se ne importa se due animali bidimensionali si danno botte l’un l’altro?

Jerry fece inciampare Tom con una scopa, mandandolo a sbattere contro il muro con la faccia ridotta in poltiglia.- Tua mamma aveva ragione- disse Mulder, spegnendo.

Si fissarono- Allora, hai dei piatti?- domandò finalmente Melinda.

Mulder andò a prenderne un paio in cucina.- Ho acqua, succo d’arancia e tè freddo.- disse.

- Il te è perfetto, grazie.

Tirò fuori tutto l’occorrente e lo depositò sul tavolino da caffè. Melinda si sedette vicino, la coscia calda contro la sua gamba.
Lei sollevò il bicchiere di tè freddo.

- A cosa brindiamo?

Mulder non aveva molta voglia di brindare- Scegli tu.

Melinda guardò attentamente nel suo bicchiere- Al cielo- decise- Noi tutti ci troveremo un giorno là.

Mulder socchiuse gli occhi per un secondo ma fece tintinnare il suo bicchiere con quello di lei.- Allora – disse quando alzò il coperchio della scatola- Hai un secondo lavoro come ragazzo delle consegne, ora?

- Non sono qui per carpirti informazioni sul caso se è questo che ti stai domandando.

- Oh, non potresti mai- convenne Mulder con finta serietà.

Lei gli dette, per scherzo, una pacca sul ginocchio.- Dico sul serio. Ho solo pensato...Non so. Ho pensato che avresti voluto un po’ di compagnia.

- E un sacco di “pepperoni”( ndt. Salsiccia stagionata)- convenne Mulder con un sorriso.

- Non mi hai dato l’impressione di essere così sprovveduto.

- Stai suggerendo non sono inesperto e malleabile?

Le labbra di Melinda si sollevarono verso l’alto e gli diede un’occhiata di traverso.- Per quanto riguarda malleabile non so. Per inesperto, credo che dovrò solo aspettare e vedere.

Parlarono del New England. Lei aveva dei cugini a Manchester, New Hampshire, e spesso da ragazza aveva passato là l’estate. - Posso sentirne ancora l’odore- disse.- Sai quando vai fuori la sera e l’aria è calda. Puoi sentire l’odore di tutti gli alberi e dell’erba. La notte di solito si illuminava con le lucciole.

- Ero solito metterle in un vaso e le trovavo morte al mattino successivo.

Lei sorrise.- Nessuno ti ha detto che dovevi fare dei buchi sul coperchio?

Parlarono di baseball. Lei era una fan dei Phillies, e Mulder rabbrividì alla sua ammissione.- La Lega Nazionale di baseball non è divertente. Chi vuol vedere il lanciatore colpire?

Io sono una purista- disse lei.- Nove ragazzi convocati. Nove ragazzi dovrebbero colpire.

- Nel mio secondo anno nella lega minore feci quattrocento(ndt: è un punteggio che si riferisce alle battute fatte) . -Dopo cena, entrambi posarono i piedi sul tavolino da caffè.


- Ah, si?- sottolineò lei.- Quattro- venti.(Ndt: altro punteggio)

- Stai scherzando.

- Ehy, tocca qui- Lei piegò il braccio per lui.- Gioco ancora a softball ogni anno

Le toccò il bicipide.- Abbastanza impressionante.

-Mio padre è solito chiamarmi il suo piccolo “dirt dog” (ndt:soprannome dato a certi giocatori di baseball che sono considerati litigiosi, aggressivi) - Sollevò il mento.- Vedi questa cicatrice? Me la feci la prima volta che ho giocato in un double play(ndt: linguaggio del baseball equivale a fare due outs nella stessa azione)

La luce era bassa. Mulder non poteva vedere niente.- Dove?- chiese, chinandosi. Il suo alito gli solleticò la guancia.

- Qui- gli rispose prendendogli la mano. Strofinò le dita di lui su un piccolo rilievo della sua clavicola.
Mulder sembrò che non potesse smettere di accarezzarla.

Non lo farò, pensò guardandole le labbra.

La cosa successiva che avvertì è che la stava baciando.

Melinda respirò affannosamente e lo circondò con le braccia.
Mulder era mezzo disteso su di lei, le mani che vagavano ora liberamente.

Molto meglio di Tom e Jerry, pensò.

Lei aveva un sapore dolce, come il tè, e lui non poteva bere a sufficienza di lei. Vagamente, realizzò che il suo telefono stava suonando.

- La segreteria prenderà il messaggio- disse scostandosi per poco tempo. Poi ritornò con le labbra su quelle di lei.

- Fox Mulder. Sa cosa deve fare dopo il beep.

- Muller?- La voce di Scully rimbalzò sui muri stretti facendo gelare Mulder. La sua voce suonava...strana- Muller, sei lì?

Nah, non poteva essere, pensò, Scully ubriaca?

Si ritrasse da Melinda.- Sarà meglio che risponda-

Afferrò il telefono e andò in cucina.- Scully? -Domandò a bassa voce.

- Muller- disse di nuovo, suonando sollevata. -Sei tu.

- Sono io. Che succede?

- Ho fatto l’autopsia, e mi sono fermata per un drink - Lui sentì una musica rock di sotto fondo.

- Scully, dove sei?

- Uhm, in un bar.

- L’avevo arguito. Quale bar?

- Non lo so. Non ci sono mai stata prima. Fuori c’è una melanzana elettrica.

- Lo conosco.

- E’ veramente rumoroso qui, Muller. Io non riesco nemmeno a pensare.

- Resta lì, va bene? Ti verrò a prendere.

- Muller.

Si fermò mentre stava riattaccando- Sì?

- Non avevo mai tagliato una ragazzina prima.

- Riattacca, Scully. Sto arrivando- Mulder stava già pescando le chiavi della macchina. Mise da parte il telefono e ritornò nel soggiorno.- Ascolta, mi dispiace molto per questo, ma devo uscire immediatamente per un po’.

- Certo- Melinda mise a posto i vestiti e si alzò dal divano- Scully sta bene?

- Sta bene.

Melinda annuì, e Mulder l’accompagnò alla porta. Lei allungò le dita toccandogli la guancia. -Chiamami- disse.

- Lo farò.

Mulder trovò Scully a Georgetown in un bar chiamato Eggplant Eddie’s. Stava dietro un separè, reggendo con cura un bicchiere di acqua di seltz. La camicia bianca ere sbottonata quasi a metà e la sua coda di cavallo in disordine era inclinata dietro la testa.

Mulder non aveva dubbio che le avessero chiesto un documento d’identità prima di servirle qualcosa di alcolico. L’agente Dana Scully, ventinove anni , rassomigliava più alla ragazza quindicenne che aveva tagliato giusto qualche ore prima.

- Ciao- le disse, scivolando di fronte a lei.

Lei si raddrizzò.- Ciao- Si strofinò gli occhi stanchi- Mi dispiace d’averti fatto fare tutto il tragitto fin qui.

- Non è un problema.- Chinò la testa per cercare di incontrare il suo sguardo- Stai bene?

- Sì. Volevo berne solo uno ma non ho prestato attenzione e ne ho perso il conto.

- Accade a tutti noi.

Gli scrutò il viso.- Sembra che tu stia bene.

- Io non dovevo fare l’autopsia.

- Sapevi che era morta prima che la trovassimo, non è vero?

Lui si strinse nelle spalle.- Lo sospettavo, sì. Una quindicenne come Valerie scompare, e le conseguenze non sono propriamente felici.

Scully si lasciò andare di nuovo sul sedile e toccò il bicchiere.- Allora posso chiederti una cosa?

- Certo.

- Tua sorella. Samantha. Lei è scomparsa da molto tempo. Molto più di tre giorni.

Lui chinò la testa, riconoscendo la verità della sua asserzione

- Quali conseguenze pensi che avrà?

- Io...- Si agitò sul sedile tentando di cercare le parole.- Io penso che probabilmente non saranno buone- disse quietamente. Gli occhi di Scully erano immensi e pieni di comprensione.- Ma devo ancora scoprirle.

Scully si allungò e gli prese una mano con le sue. Era un gesto imbarazzato e sincero. Mulder sentì come le orecchie diventavano calde quando gli strofinò i pollici sul polso.

Le strinse le mani, poi ruppe il contatto.- Usciamo da qui, va bene?

Lei annuì- Non ricordo dove sta la mia macchina.

- Penso che forse questa sia una buona cosa- disse aiutandola ad alzarsi.

Inciampò contro di lui, i seni pressati contro il suo torace. Mulder la sostenne saldamente per non farla cadere.- Con calma ora- mormorò.

Scully lo guardò con gli occhi lucidi- Sei così alto.

- No- replicò, divertito- tu sei così bassa. Su, andiamo.

Scully era più salda sulle gambe quando lui la condusse alla porta. Mentre l’aiutava a sedersi sul sedile del passeggero, lei gli disse.- Ho trovato un’ impronta digitale sulla sua croce- Indicò la collana d’oro intorno alla sua gola.- Ma non è stata identificata. Chiunque sia, non è schedato.

- Lo troveremo.

Guidò fino a casa di lei e parcheggiò fuori al palazzo.- Da adesso posso cavarmela- disse

- Ti accompagnerò dentro- Non lasciò spazio per una discussione.

Si fermarono davanti all’ingresso sotto la luce mentre lei cercava le chiavi.- Grazie per essere venuto a prendermi- disse nel momento in cui le aveva trovate.

-Ogni volta che vuoi.

- Mulder...- Si allungò e gli toccò la guancia, vicino alla bocca.- Hai del rossetto sul viso- Incominciò a comprenderne il significato - Oh, Dio. Stavi con Melinda, Vero? Mi dispiace tanto.


Si coprì il viso con le mani, le chiavi spuntavano tra di esse. Lui gentilmente gliele abbassò.- Va tutto bene, Scully. Veramente. Entriamo, uhm?

Attraversò l’ingresso senza incidenti ma fece cadere le chiavi aprendo la porta di casa. Dietro di lei, Mulder si abbassò nel suo stesso momento. Ethan aprendo la porta li sorprese in quella posizione piuttosto suggestiva . Scully si tese a guardare verso l’alto- Ciao- disse.

Mulder si alzò. Ethan guardò Scully dalla testa ai piedi.- Dove sei stata? Mi sono preoccupato per te.

- Sto bene.

- Ci vediamo domani, va bene?- disse Mulder toccandole il braccio.

- Va bene. Grazie ancora.

Mulder si affrettò a scendere nell’ingresso, ma non abbastanza velocemente da non sentire Ethan domandare- Hai bevuto?

Quando arrivò a casa, accese la TV. Tom e Jerry stavano correndo ancora per la cucina, come se nulla fosse cambiato.

~*~*~*~*~

Il giorno successivo Scully entrò nel seminterrato e cautamente appoggiò la sua borsa sul pavimento. Mulder la guardò dalla scrivania.

- Notte agitata?

- La notte è andata bene. E’ il mattino che è un problema.- Si appoggiò indietro sulla sedia e chiuse gli occhi per un momento- Voglio scusarmi di nuovo...

- Dimenticalo. Mi hai tirato fuori da qualcosa di molto peggio, ricordi? A cosa servono i colleghi?

- Grazie.

- Ma ho cattive notizie- Lei lo guardò , in attesa.- Oggi c’è un servizio funebre commemorativo per Valerie Perez alla sua scuola. Io penso che dovremmo andare. Se, come sospettiamo, il suo assassino è qualcuno che lei conosceva, ci sono buone possibilità che lui sarà lì.

Scully sospirò.- Immagino che sia troppo sperare che porterà un cartello al collo che dica “ Assassino”

- Terrò gli occhi aperti.

Lei si chinò ed estrasse un raccoglitore dalla sua borsa.

- Ecco il rapporto completo dell’autopsia. Oltre all’impronta digitale, ho trovato alcuni frammenti di vetro nella schiena. E’ possibile che stiamo cercando qualcuno che sia molto miope.

Mulder sollevò le sopracciglia-Oh?

-Ho spedito il vetro al laboratorio, e mi hanno chiamato alcuni minuti fa per i risultati. E’ il vetro usato per gli occhiali da vista. Il nostro assassino indossa lenti bifocali.

-Uh . Questo potrebbe renderlo più vecchio di quanto pensavo.

- Ho trovato anche del tessuto sotto le sue unghie. Varlerie ha fatto un paio di bei graffi prima di morire.- Scully buttò il rapporto sulla scrivania.- Allora un’impronta digitale, occhiali da vista e DNA. Se possiamo solo capire chi sia questo bastardo, possiamo inchiodarlo facilmente.

Mulder si alzò in piedi e afferrò la sua giacca.- Bene, allora muoviamoci, e teniamo d’occhio tra la folla un uomo maturo, miope e...con i segni dei graffi sulle braccia.

~*~

Il servizio funebre in memoria di Valerie aveva richiamato una folla abbastanza numerosa che i poliziotti sorvegliavano. Una gran parte di chi piangeva erano compagni di scuola. Si abbracciarono e piansero quando Donna Perez li ringraziò per essere così buoni amici di sua figlia.

Mulder e Scully si divisero e si mossero tra la folla. Nessuno spiccò subito come sospetto. S’incontrarono avvicinandosi di nuovo quando il gruppo musicale smise di cantare “ Amazing Grace”

- Niente? - domandò Mulder.

Scully scosse il capo- Ho sentito che il suo allenatore sarà il prossimo a parlare, seguito dalla sua migliore amica, Mandy .

- Vorrei che non fosse metà novembre- brontolò Mulder.- Diventa difficile individuare dei graffi.

- Ehi, che aspetto ha l’allenatore?

- Il suo nome è Joe Offerman. Questo è tutto quello che so.

- Quello deve essere lui- Scully indicò un uomo di quarant’anni e rotti con la lettera distintivo della scuola sulla giacca. Aveva un pezzo di carta tra le mani e sembrava sudare malgrado il freddo- Porta gli occhiali-sottolineò.

- Spessi, dal loro aspetto.

- Forse abbiamo il nostro cartello, dopo tutto- disse Scully.

-Andiamo più vicino. Vedi se ha qualche graffio.

Fecero in modo di attraversare la folla, ma la canzone stava finendo e l’allenatore Joe salì sul podio.

- Qual’è il nome dell’amica?- domandò Mulder nell’orecchio di Scully.

- Mandy- lei si girò- penso che sia quella che sta là.

Una ragazza bionda e magra con la faccia striata di lacrime aspettava presso il podio. Anche lei aveva una lettera distintivo sulla giacca .

- Ho un’idea- disse Mulder. Scully lo seguì attraverso la folla e giunsero da Mandy. Praticamente la ragazza fece un salto quando Mulder le toccò la spalla. - Agente Mulder, FBI.- Le disse mentre le mostrava il suo ID- E’ lei la migliore amica di Valerie?

La ragazza fece cenno di sì con il capo- La conoscevo dalla prima classe.

- Potresti venire con me un momento?

- Ma sono la prossima a parlare.

- Lo so, e ne avrai la possibilità. Ho bisogno solo che tu ritorni qui tra pochi minuti.

Esitando e contrariata, Mandy acconsentì che Mulder la portasse indietro tra la folla.- Il tuo allenatore- domandò- è una brava persona?

- Sì, è okay.

- Solo okay?

Lei si strinse nelle spalle.- Non è cattivo, ma ad alcune persone non piace il modo in cui lui tratta i suoi beniamini.

- E Valerie era una sua beniamina?

Mandy lo guardò con sdegno.- Certo. Lei era solo il migliore corridore della squadra!

Joe aveva concluso suo elogio funebre.- Vorrei ora invitare Mandy Jenkins qui per dire alcune parole- disse.

Mandy cominciò ad andare avanti, ma Mulder la trattenne per le spalle.- Non ancora.

- Mandy?- Joe si chino in avanti e cercò tra la folla- Mandy, dove sei?

- Agita la mano verso di lui- disse Mulder.

Mandy agitò le braccia.

- Mi sembra di aver perso Mandy- disse Joe mestamente. Si aggiustò gli occhiali.

- Va bene, puoi andare avanti- disse Mulder alla ragazza, che scivolò tra la moltitudine di gente.

- Non riusciva a vederla- disse Scully.

- Probabilmente perchè i suoi occhiali si sono rotti e lui indossa un vecchio paio.

- Mi piacerebbe dargli un’occhiata e vedere se ha dei graffi. Questo sarebbe sufficiente per un mandato per raccogliere prove.

- Vai- rispose Mulder.- Ma fai attenzione.

Scully fece in modo di farsi strada tra i corpi fortemente accalcati finchè non giunse davanti. Joe stava in piedi in un lato, pulendo i suoi occhiali. Lei vide che non aveva segni di graffi sulle mani.

Scully si mosse di lato fino a lui.- E’ stato veramente commovente quello che ha detto su Valerie.

Lui sorrise- Era veramente qualcosa di speciale. Non posso credere che sia morta.

Il colletto della giacca gli nascondeva la maggior parte del collo.- Lei deve aver trascorso molto tempo con Valerie- disse Scully.

- Cinque giorni a settimana. La ragazza aveva un talento naturale sorprendente. L’ha mai vista competere?

-Mi dispiace di dire che non l’ho mai vista. Doveva avere molti ammiratori, dal numero delle persone presenti oggi.- Il suo polso ebbe un sussulto- Spero solo che non piova.- Scully guardò verso il cielo per vedere se lui si comportava allo stesso modo.

Lui abboccò. Il cuore di Scully si gelò alla vista di un lungo, marchio rosso e frastagliato sul collo.

- Io penso che ce la faremo – disse lui.- Allora mi dica, in che modo ha conosciuto Valerie?

Scully tirò fuori il suo ID. -Veramente, non la conoscevo. Sto investigando sul suo assassinio.

Joe impallidì- Oh? Spero che lo catturiate quel tizio.

- Dove si è fatto il graffio che ha sul collo?

- Quale graffio?- domandò lui proprio quando le sue mani andarono immediatamente a toccarlo.

- Quello lì a destra.

- Uhm, non so. Non me n’ero ancora accorto. Puoi farti male abbastanza duramente in una palestra.

- O durante un omicidio.

Joe reagì in un lampo, spingendo Scully terra con violenza. La gente intorno a lei inciampò, prese un tacco in faccia.- Mulder!- gridò dentro la mischia. Non c’era modo che lui potesse sentirla.

Scully lottando si liberò dal groviglio di corpi in tempo per vedere Mulder ed un poliziotto afferrare l’allenatore Joe. La folla immediatamente lanciò un urlo. Scully fece pressione e spinse finchè non si liberò dal gruppo.

L’ufficiale in uniforme aveva ammanettato Joe. Mulder stava spolverando il suo soprabito.- E’ il tuo uomo- disse Scully quando lo raggiunse- Ha i graffi.

Mulder le toccò la guancia- Cosa è successo? Stai bene?

Il tacco era atterrato sull’angolo fra l’occhio e lo zigomo. Scully per il dolore si tirò indietro da Mulder.- Sopravviverò.

- Dovresti farti controllare.

- Ho detto che sto bene.

Ma il tardo pomeriggio trovò Joe Offerman in prigione in attesa di giudizio mentre Scully raffreddava la sua guancia con un impacco di ghiaccio nel seminterrato.

- Va un pò meglio?- domandò a Mulder. Ebbe paura di sapere già la risposta. L’occhio sinistro si era gonfiato ed era ormai chiuso

- Che ne pensi di una bistecca?- disse lui- Non dovrebbe aiutare?

Scully sospirò.- Andrà bene quando il gonfiore sarà scomparso.

Mulder giro intorno alla scrivania e si fermò vicino a lei. Prese a coppa la guancia incolume e le sollevò il viso verso di lui.- Hai l’aspetto di chi ha fatto tre rounds sul ring.

- Ma ho vinto- disse Scully con un sorriso soddisfatto.

Mulder sogghignò di nuovo e le sfiorò le labbra con il pollice.- L’hai fatto.- Si scostò.- Vieni, ti accompagno a casa.

- Posso guidare.

- Uh-uhm. Finchè non hai bisogno di girare a sinistra stai bene. Andiamo.

Perciò, per la seconda volta come in molte altre notti accompagnò Scully alla sua porta.- Grazie- disse lei- Di nuovo.

Ethan aprì la porta prima che Mulder potesse replicare.- Gesù- disse quando vide il viso di Scully- Cosa ti è successo?

- Sembra peggio di quello che è.

Ethan guardò furioso Mulder.- L’hai portata a casa ubriaca una notte e pestata quella successiva. Domani cosa sarà, un sacco per cadaveri?

- Ethan, smettila!

- Io devo andare- disse Mulder.

- Si, dovresti- fu d’accordo Ethan.

- Notte, Scully.- Lui si affrettò ad andare via prima che lei avesse la possibilità di dire qualcosa.

Scully sbattè la porta dietro di lei. Ethan s’incamminò verso il soggiorno.- Ho visto le notizie- disse- Non c’era niente che dicesse che ti eri ferita.

- Non era niente d’importante da essere riportato nel notiziario, Ethan.

Si fermò e la guardò.- Stai bene? Hai visto un dottore?

- Sto bene. Cosa diavolo ti da il diritto di parlare in questo modo a Mulder?

- Mi dispiace.- Fece un passo verso di lei. Lei distolse lo sguardo- Sono realmente dispiaciuto. Ho visto la tua faccia e sono stato colto dal panico. Si chiama sparare al messaggero.

- Voglio che tu ti scusi.

- Dana- disse, accarezzandole il braccio- Mi dispiace veramente.

- Non con me. Con Mulder!

- Lo farò- La prese tra le braccia. Lo farò, lo prometto.- La cullò avanti ed indietro finchè si rilassò. Scully lo circondò con le braccia e gli permise di cullarla dolcemente- Questo lavoro- mormorò lui- Ti sta uccidendo.

Non morta, pensò lei. Solo ammaccata

La figura paterna

La vigilia di Natale arrivò fredda e grigia, non abbastanza fredda perché nevicasse ma con un’umidità che penetrava diritta nelle ossa. Scully scivolò nel suo lungo cappotto di lana. Mentre si aggiustava il colletto sotto i capelli, vide che anche Ethan aveva messo il cappotto.

- Vieni anche tu?- domandò- Senza la telecamera?

- Sarebbe così brutto se ne portassi una? Voglio dire, puoi guardami negli occhi e dirmi onestamente che non stai andando lì per lavoro?

- No- ammise lei. Guardò verso il pavimento.

Era il quattordicesimo compleanno di Patty Waeleski. I suoi genitori avevano organizzato una riunione nella loro chiesa in onore di Patty.

- Allora perchè ci stai andando?- domandò Scully.

- I suoi genitori hanno detto che era aperta a chiunque volesse riportare Patty a casa.- Sorrise e Scully gli restituì il sorriso. Gli strinse la mano con le dita inguantate. Lui la trattenne.

- Quando ero piccolo- disse- avevo circa dieci anni, un bambino del mio quartiere scomparve. Bobby Callender. Era un poco più grande di me, già alle medie. Non lo conoscevo bene, ma tutti noi ragazzi eravamo soliti andare in giro in bicicletta, avanti ed indietro nel parco. Una sera dopo cena, Bobby andò in bicicletta lungo la strada e non tornò più a casa.

Scully gli strinse di nuovo la mano.- Questo è terribile.

- Quello che ricordo sopratutto è la paura di mia mamma. A me, a Kenny ed a Ruth fu vietato essere fuori della sua vista per tutto il resto dell’estate. Ci faceva impazzire. Ma l’estate successiva era tornato tutto alla normalità, eccetto Bobby che era ancora scomparso. Ultimamente ho sentito che sua madre vive ancora nella stessa casa alla fine della strada...nel caso che lui tornasse a casa.- Scosse la testa. - Buffo, cosa ricordi.

- Sì- Lei lo trascinò verso la porta.- Allora andiamo.

Parcheggiare fu un problema. Ethan finalmente trovò un posto lontano tre isolati, e si affrettarono per la strada bagnata verso la grande chiesa in pietra. La gente sedeva spalla a spalla nella navata principale, parlando piano. Scully scrutò la folla e scorse facilmente Mulder proprio dall’inclinazione della testa.

- Là- disse, afferrando Ethan e facendosi strada verso la panca sul lato sinistro.

Mulder li vide e sollevò un libretto di inni dalla panca accanto a lui.- Ehi, ti ho conservato un posto.- Il suo sguardo scivolò su Ethan.- Sarà un pò stretto per due.

- Ce la faremo - Disse Scully e sedette accanto a lui. Ognuno spinse un poco per far posto.

Da così vicino Scully potè vedere che Mulder aveva appena tagliato i capelli. Troppo corti sulle orecchie e un poco dritti indietro. Combatté con il desiderio di lisciarli.

- Mulder- disse Ethan, allungando una mano superando Scully – Felice di vederti.

Mulder guardò la mano di Ethan un momento prima di stringerla- Ethan.

- Buone feste.

- Sì. Buone. - Si separarono e si sistemarono entrambi al lato di Scully quando la mamma di Patty si avvicinò all’alto podio.

Indossava un semplice vestito blu marino con una spilla a forma di cuore rosso sul davanti.- Grazie a voi tutti per essere venuti oggi- disse- Dovunque sia Patty adesso, sono sicura sarebbe confortata sapendo quanto voi tutti l’amate.

Mulder si chinò verso Scully.- Per qualche motivo non penso che sarà così facile individuare l’assassino tra questa folla- bisbigliò.

Scully allungò il collo per studiare la fila di gente.- La maggior parte di loro non sono ancora fuori dalla scuola superiore.

- Vedi l’allenatore Matlock là?

Per una volta, Matlock non indossava abiti sportivi. Sembrava tranquillo nel pullover scuro ed i capelli lisci tirati indietro.

- Abbastanza arrischiato per lui farsi vedere qui se è l’assassino- mormorò Scully.

- Ha dovuto. Puoi immaginare se non si fosse fatto vedere? Tutta la città avrebbe fatto insinuazioni.

Scully indicò una ragazza in prima fila- Quella è il suo prodigio numero uno ora, Lindsey Beckwith.

- Sì? Non ne sembra molto felice.

Ethan dette una gomitata a Scully.- Ehi, voi due. Non si parla durante la lezione.

- Uno di questi ragazzi è quello per cui Patty aveva una cotta- disse Mulder ignorandolo.- Evan Yearling.

Scully fece scorrere gli occhi sugli adolescenti vestiti con abiti seri. Molti di loro, inoltre, sfoggiavano tagli di capelli natalizi. Individuò un giovane uomo che tormentava la sua cravatta. Aveva i capelli biondo scuro, pelle chiara e ed un aspetto assennato non proprio di un ragazzo.- Quello- disse Scully.- Scommetto su di lui.

- Veramente? Sembra un po’ gracile.

Scully sbuffò- Guardalo. Mettilo in TV e tutte le ragazze appenderanno il suo poster nelle loro stanze. Inoltre, guarda il fratello ed il padre. Quei geni invecchiano bene. Stai guardando tre tipi che sono abituati ad ottenere qualsiasi cosa vogliono solo sorridendo.

- E’ una cosa questa che non conosco.

Scully gli lanciò uno sguardo di traverso- No, sono sicura di no- disse, incurvando le labbra verso l’alto.

C’erano canzoni e preghiere per il ritorno di Patty. La madre ed il padre parlarono entrambi. Ma l’ultimo a dire qualcosa fu il fratellino di sei anni, Timothy. Misero uno sgabello dietro il leggio, e lui si arrampicò e poggiò in avanti tutte e due le mani. Sporse il mento in fuori quando cercò di arrivare al microfono.

- Ciao, il mio nome è Timmy e Patty è mia sorella e voglio dire una preghiera perché ritorni a casa presto. - parlò ad alta voce, affannosamente, agitandosi ad ogni parola. Le persone là riunite girarono la testa verso di lui. -Caro Dio, so che domani è il giorno in cui hai mandato Gesù Bambino a noi. Penso che sarebbe un bel giorno per mandare Patty a casa, perché veramente ci manca molto. Le ho perfino preso un regalo per Natale. Dio, allora mi prometti che ci penserai, va bene ? Grazie. Amen.

Scully fece un lento sospiro.- Wow- disse come il pianoforte attaccò l’ultimo inno.

- Mi domando come si sentirà domani verso Dio quando Patty non arriverà - replicò Mulder.

I partecipanti all’assemblea si alzarono in piedi e cantarono tutti insieme- Un’immensa fortezza è il nostro Dio...

Dopo, Ethan aspettò in fondo alla chiesa mentre Mulder e Scully si fecero strada in avanti per parlare con i genitori di Patty. La madre era circondata da persone che le auguravano un pronto ritorno della figlia. Mulder poggiò la mano sulla schiena di Scully e la guidò verso Tom Waeleski.

- Agenti- disse, stringendo suo figlio accanto a lui- Grazie per essere venuti.

Scully sorrise a Timmy.- E’ stato molto coraggioso da parte tua mostrarti davanti a tutte queste persone oggi.

Lui scrollò le spalle e nascose il viso nel fianco del padre. Tom arruffò i capelli del ragazzo.- E’ un bravo fratello- E il suo sguardo passò da Scully a Mulder.- Qualcosa di nuovo sul caso?

- Ho paura di no- disse Mulder.- Ma stiamo ancora cercando. Io volevo chiederle di nuovo del braccio di sua figlia.

L’espressione del viso di Tom si scurì.- Se sta cercando di dire che io le feci del male...

- Chi l’ha detto?

- L’ho sentito dire. Ma questo, maledizione, non è vero. Chieda a Timmy. Lui glielo dirà. Non ho mai sculacciato i miei figli.

Timmy si aggrappò più strettamente.

- Cosa direbbe se le dicessi che Patty non si storse il braccio cadendo dall’albero?-chiese Mulder

Tom sembrò confuso- Cosa? Chi l’ha detto?

- E’ vero, papà.- Timmy dette uno strattone alla giacca di Tom.- Patty ed io abbiamo inventato la storia dell’albero. Lei già si era fatta male quando è tornata a casa da scuola.

Tom s’inginocchiò davanti al figlio.- Chi le aveva fatto male ?

- Non lo so. Patty non me l’ha detto.

- Cosa ne pensa lei, signor Waeleski?- domandò Mulder.- Qualche idea?

- No, questa è la prima volta che lo sento. Forse sua madre sa qualcosa.- Ma non suonò sicuro.

- Nel suo quaderno- continuò Mulder.- Patty aveva scritto “ La odio. La odio. La odio.” Qualche idea su cosa potesse significare?

-Dio- Lui si strofinò il viso.- No. Io penso che Barbara e Patty litigavano, ma odiare…

-Patty non aveva simpatia per Lindsey oh- dichiarò Timmy.

- Sì? Come mai?- domandò Mulder.

-Diceva che era meschina. Giocava brutti scherzi a Patty in palestra.

-Come mai io non ne sono mai venuto a coscienza?- domandò Tom.

Timmy si strinse nelle spalle.- Patty non voleva dirtelo.

- Ma sono suo padre.- Si girò verso Mulder e Scully- Perché non poteva dirmelo?

- Aveva tredici anni– disse Mulder gentilmente. - Gli adolescenti spesso hanno segreti con i loro genitori.

- Parlavamo ogni giorno- Suonò veramente sconcertato.

- Tom? - Barbara chiamò dall’altro lato della stanza- Puoi venire qui per favore?

- E’ tutto a posto- disse Mulder- Se le viene in mente qualcosa o se sente qualcosa, ce lo faccia sapere.

Tom non si era ancora mosso. Timmy gli tirò la mano- Papà?

- Sì- disse- Vengo.

Scully si avvicinò a Mulder mentre entrambi osservarono Tom camminare verso sua moglie. - Deve essere duro per dei genitori quando realizzano che i figli hanno una propria vita.

Mulder scosse il capo- E’ più di questo. Ha appena realizzato che probabilmente Patty conosceva la persona che l’ha rapita. E se Patty la conosceva, anche Tom quasi certamente la conosceva. Forse le ha permesso di entrare in casa. Forse le ha pagato il salario. E Tom non l’ha mai intuito.

Scully guardò in fondo alla chiesa, dove Ethan le fece un cenno con la mano.- Sarà meglio che vada- disse- Gli toccò il braccio- Buon Natale, Mulder.

Mulder stava osservando i Waeleski abbracciati.- Sì- disse- Buon Natale, Scully.

~*~*~*~

Il giorno prima della vigilia del Nuovo Anno Scully servì ai suoi genitori lasagna ed insalata davanti all’albero di Natale, che ancora luccicava di luci bianche. Crescendo, suo padre metteva via l’albero il mattino del 26 dicembre. Finiva avvolto in un sacco nero di plastica, simile a uno dei cadaveri di Scully nell’obitorio.

- Allora dimmi di nuovo dov’è Ethan- chiese sua madre.

- Messico- replica Scully, mettendo giù il suo bicchiere di vino. Questo era decisamente un bene. L’ultima cosa che desiderava era che suo padre usasse il bagno e vedesse il rasoio da barba di Ethan. Meno cose gli ricordavano la loro convivenza, meglio era. - Sta facendo un articolo su un dottore che propone un trattamento alternativo per il cancro al seno.

- Forse lui si innamorerà di una señorita e rimarrà là- disse Capitan Scully.

- Bill!

- Stavo solo scherzando. Dana sa che scherzo, giusto Dana?

- Certo, papa.

- Hai avuto l’opportunità di mettere in funzione il telecomando delle luci che ti abbiamo preso?

- Non ancora.

- Posso farlo io se vuoi.

- No, grazie. Lo farò presto.- I suoi genitori le avevano comprato un telecomando per le sue lampade. Non aveva avuto il coraggio di dire loro che quello che veramente voleva era un binocolo a raggi infrarossi.

Sua madre l’aiutò a sparecchiare. Le forchette avevano appena finito di rumoreggiare nel lavello quando suo padre annunciò che loro sarebbero andati via.

Spinto dalla madre, suo padre riuscì a formulare meccanicamente l’ultima domanda- Come va il lavoro? Bene?

- Sì. Bene.

Abbracciò i suoi familiari e li accompagnò alla porta. Scully li osservò mentre s’incamminavano nella notte fredda, osservando immagine di Capitan Scully conosceva meglio...di spalle che si allontanava da lei. Scully fece un cenno di saluto con la mano. Solo Maggie le rispose allo stesso modo.

Quattro ore dopo la madre la chiamò per dirle che suo padre era morto.

~*~*~*~

Il loro aereo per Raleigh aveva appena ritirato le ruote nel carrello che Scully già sonnecchiava appoggiandosi alla sua spalla. Mulder mise da parte il file e si allungò per farle scorrere un dito lungo il braccio. Lei indossava ancora l’abito nero de funerale.

Mulder aveva messo in dubbio la logica di andare diritto da una sepoltura ad un caso di un rapimento raccapricciante, ma Scully aveva detto che voleva lavorare. Aveva deciso di portare avanti il caso e di proteggerla meglio che poteva.

Prese delicatamente il file cercando di non scuoterla. La faccia di Luther Lee Boggs lo guardò con occhi furiosi. Boggs aveva detto che aveva delle informazioni sulla scomparsa dei ragazzi, ma Mulder sapeva che l’unico modo per Boggs di avere quel genere di notizia era che avesse organizzato lui stesso il loro rapimento.

Dicono che tutti in prigione hanno bisogno di un hobby.

Venti minuti dopo, l’aeroplano si scontrò con una brutta turbolenza e Scully si svegliò sobbalzando.

- Stai bene?- domandò Mulder mentre lei guardava con occhi socchiusi il sole che filtrava attraverso il finestrino ovale.

-Sì- Lei si lisciò la giacca grinzosa.- Scusami per questo- Chinandosi, dette una sbirciata ai files che lui aveva sparsi in grembo – Sono questi i ragazzi che sono stati rapiti?

- Elizabeth e Jim- Le dette le informazioni.

- Altri ragazzi scomparsi- lei sospirò

- Almeno questa volta abbiamo un’opportunità di trovarli.

- Sarebbe un bel cambiamento- Suonò triste- Pensi veramente che ci sia Boggs dietro questo?

-Non si può mai sapere con Boggs. Possiede una spiccata creatività.

- Tu hai detto che non è il prodotto di abusi, che uccide perché gli piace.

- Non fraintendermi...Boggs ha avuto quella che tu chiameresti un’educazione classica, anche se miserabile. Suo padre era il tipo d’uomo che guidava un grosso Chevy con il paraurti coperto di adesivi di Gesù ma che parcheggiava nel parcheggio per gli handicappati al supermercato. La madre indossava lo stesso vestito sia per il bingo che per andare in chiesa. Ma non erano violenti.

Scully si appoggiò di nuovo allo schienale e girò il viso verso il finestrino. Mulder aspettò che lei dicesse qualcosa.

- A cosa stai pensando- domandò lui alla fine.

- Ai genitori di Boggs- Lo guardò- Mi stavo giusto chiedendo se verranno a vedere l’esecuzione.

~*~*~*~

Luther Lee Boggs di persona in realtà non sembrava un serial killer. Era appena più grande di Scully, con i capelli lunghi e radi ed il mento appuntito. Solo i suoi occhi, piccoli, incavati ed il tono freddo della sua parlata meridionale, lo tradivano.

Fece un vero spettacolo per Mulder, pretendendo d’avere dei poteri psichici gli disse dove erano i ragazzi. Una cascata che non era acqua. Un angelo di pietra. Erano trattenuti in un magazzino all’ingrosso dove l’assassino li torturava con una gruccia metallica.

Per una volta, Mulder non gli credette, Scully si mosse per seguirlo fuori dalla cella.

Boggs la fermò cantando: "Somewhere, beyond the sea..."

La canzone di suo padre. Scully si raggelò. Girò a rallentatore, ed lui era lì al posto di Boggs. Scully fece un passo indietro con orrore davanti al viso del padre.

- Hai avuto il mio messaggio, Starbuck?

Scully fuggì dalla cella, ma Mulder la raggiunse- Scully, stai bene? Boggs ti ha detto qualcosa?

- No. Hai avevi ragione, Mulder. E’ per mio padre. Mi dispiace.

- E’ tutto a posto.Perché non ritorni al motel? Abbiamo smascherato Boggs per frode.

Scully andò via, con l’intenzione di tornare all’hotel ed infilarsi sotto una doccia calda. Ma si fermò ad un semaforo rosso e lì stava.

Una cascata senz’acqua. Un angelo di pietra.

Scully fece una deviazione.

~*~*~*~*~*~

Trovò la scena del delitto ma non il criminale. Scully sedette nella sua stanza del motel su una sedia dallo schienale duro. Aveva le luci accese e la TV spenta. Ovunque guardava, vedeva suo padre.

Un bussare alla porta la scosse dalla trance. - Sono Mulder- disse Mulder dall’altro lato. Lo fece entrare, e lui le disse che i genitori di Liz avevano riconosciuto il braccialetto trovato nel magazzino all’ingrosso.

- Boggs ha confessato?- domandò

- No, ho solo passato le ultime cinque ore con Boggs che faceva il medium. Dopo tre, gli ho chiesto di chiamare l’anima di Jim Hendrix e chiedergli di cantare All Along the Watchtower. Sai il tipo è morto da vent’anni e non ha perso ancora il suo smalto.

- Ho mentito alla polizia su come ho trovato il magazzino- Scully confessò. Il suo cuore battè violentemente quando disse quelle parole ad alta voce.

Mulder la guardò con curiosità.- Allora come l’hai trovato?

-Stava giusto dove Boggs aveva detto che sarebbe stato.

- Scully, ti avevo avvertita su Boggs.

-Ho pensato che sarebbe stata la migliore spiegazione date le circostanze.

Mulder socchiuse gli occhi.- Ciò che stai realmente dicendo è che non volevi fosse messo agli atti che avevi creduto a Boggs. Il bureau si sarebbe aspettata una cosa del genere dallo “spettrale Mulder”, ma non da Dana Scully. Questo ha a che vedere con tuo padre?

Scully scosse il capo, incapace di guardarlo. La gola le faceva male per le lacrime.

- Mi hai detto che non aveva approvato che tu diventassi un agente dell’FBI - continuò Mulder- Ora, se svolgendo questo lavoro ti senti colpevole o a disagio o inquieta, io penso che tu debba ritirarti perché se questo sta annebbiando il tuo giudizio, ti stai mettendo in pericolo.

Scully finalmente alzò gli occhi verso di lui.- Io amo questo lavoro.

La risposta di Mulder fu infinitamente gentile- Tu ami tuo padre.

~*~*~*~*~*~

Alle undici di sera, Mulder camminava verso la stanza di Scully con una pizza quando qualcosa lo fece fermare alla porta. Sentì la Tv accesa dall’altro lato. Bussò leggermente.

Scully aprì con indosso un pigiama e la caratteristica disordinata coda di cavallo. Aveva inoltre gli occhi rossi dietro la montatura degli occhiali.

- Ho sentito la Tv ed ho immaginato che eri sveglia- spiegò Mulder- Affamata?

Scully aprì di più la porta per farlo passare- Non ricordo l’ultima volta che ho mangiato.

- Allora, è una buona cosa che io sia qui- Si lasciò cadere sul lato del letto dove non aveva scostato le coperte

- Dominos- disse lei sedendo sul lato opposto.

- Il meglio che ho potuto fare in così breve tempo.

- Va bene. Sai, è divertente. A mio padre piaceva veramente Dominos- sorrise- Io penso fosse per la consegna rapida. Mio padre era un vero patito della puntualità.

- Immagino che la Marina lo pretenda da te.

-In realtà, la parte veramente divertente era il suo modo di essere così fedele ad una marca. Mia madre è sempre stata una appassionata delle offerte speciali. Lei era fedele a qualsiasi cosa fosse in saldo. Mio padre, credeva che se Tide avesse pulito sempre i suoi vestiti, dovevi continuare a comprare Tide. Una volta litigarono per due giorni per degli hot dogs. Puoi immaginarlo?

- Oscar Myer(ndt nello slang sinonimo di persona determinata) fino in fondo- Mulder si poggiò di nuovo contro i cuscini e dette un altro morso alla pizza.

Scully giro la testa, la coda di cavallo le fece il solletico sul collo nudo.- Mi dispiace. Probabilmente non vuoi sentire queste cose.

- No.- le toccò il ginocchio- Raccontami.

Lei scosse la testa, scartando l’idea. Più o meno per un minuto, masticò la pizza pensierosa.- Mulder, che mi dici dei tuoi genitori?- domandò ad un tratto.- Non mi hai mai veramente parlato di loro.

- Non c’è molto da dire. Hanno divorziato. Vivono tutti e due nel New England.

- Mi dispiace.

- Ehi, il New England non è male- disse, e lei sorrise.

- Voglio dire per il divorzio.

Lui si strinse nelle spalle. – Si separarono quando avevo quindici anni. Io andai con mia madre e mio padre andò via da solo. E lo è stato dall’allora.

- Allora tua mamma vive a Martha’s Vineyard?

- No. Vendettero la casa dopo il divorzio- dette una pacca ad una crosta di pizza sul palmo della mano- Credo che sia stato in quel momento che ho capito.

- Capito cosa?

- Samantha. Loro pensavano che non sarebbe mai più tornata a casa.

- Mulder...- I suoi occhi si colmarono di simpatia.

- Dimentica. Parlami ancora di tuo padre.

- Non so cosa dire- sospirò.- Per tutta la mia vita ho voluto essere proprio come lui. Ora lui è morto e io non sono sicura di sapere chi era. Io immagino d’aver pensato che ci sarebbe stato più tempo.

- Sì- le toccò di nuovo il ginocchio- L’hai detto già ad Ethan?

Scully arrossì visibilmente- In realtà, no. - Si leccò le labbra.- Lui è tanto occupato. Gli ho parlato solo una volta. Io solo...Non voglio dirlo per telefono.

- Lo capisco.

Scully fissò il suo grembo- No, questa è una bugia- Mulder aspettò. Lei fece un profondo sospiro, torcendo la coperta con le dita- A mio padre non piaceva molto Ethan. E viceversa, come puoi facilmente immaginare. Non penso di poter sopportare che mi dica “ Adesso mi dispiace”

- Lui sarebbe dispiaciuto per te.

- Non voglio questo. Non voglio che qualcuno si senta dispiaciuto per me.

- Certamente no.- Lui sperò che non pensasse che quello fosse un pizza party di pietà.

Scully chiuse gli occhi, e scivolò di nuovo sotto le coperte. Si mise di lato al suo posto, il viso verso di lui, con un braccio piegato sotto la testa. Mulder faceva zapping con la TV.

- Ehi, “ Bringing Up Baby”, amo questo film.

- Sentiti libero di vederlo- Gli occhi di Scully fluttuavano chiusi.

Mulder mangiò l’ultima fetta di pizza e guardò Kathryn Hepburn che inseguiva da vicino un leopardo. Soffocò uno sbadiglio con un braccio. L’orologio accanto a letto segnava mezzanotte.

Mulder spense la Tv e la stanza s’immerse nella quiete. Poteva sentire il respiro leggero che veniva da Scully che dormiva. Presa la scatola della pizza, Mulder scivolò lentamente via dal letto.

Andò verso il suo lato con l’intenzione di spegnere la luce. Quando la raggiunse, si fermò per un momento e la guardò dormire. Poi, messa da parte la scatola, si curvò e dolcemente le tolse gli occhiali. Dopo averci pensato un altro momento, tolse anche il nastro dalla coda di cavallo. I suoi capelli gli scivolarono nella mano come seta.

Mulder avvertì sotto la punta delle dita il calore della testa di lei. -Dolci sogni- mormorò.


~*~*~*~*~

Mulder e Scully divisero una tazza di caffè in fretta sui sedili anteriori della Taurus presa a noleggio. La fortezza di pietra della Prigione centrale di Raleigh apparve in lontananza. Dentro, a Boggs restavano tre giorni prima di morire.

- Andiamo- disse Mulder quando l’orologio del cruscotto segnò le sette AM.

Scully portò con sé la sua tazza di cartone mezza vuota.- Che cosa succede se si rifiuta di parlare?

- Non l’hai notato? Tutto ciò che Boggs vuole fare è parlare. Noi dobbiamo solo dargli abbastanza corda e lasciare che s’impicchi da solo.

Fecero una pausa come la guardia si mosse per farli attraversare il cancello di ferro- Purchè non appenda Liz Hawley e Jim Summers con lui- replicò Scully

Le ore passavano. L’orologio che marcava il tempo per la sopravivenza di Liz e Jim andava al rovescio. Scully cercò di non guardare la lancetta dei secondi girare mentre Mulder andava avanti ed indietro per la stretta stanza.

-Come mai non mi credi?- Boggs domandò dalla TV a circuito chiuso.- L’agente Scully mi crede.

- L’agente Scully crede quello che noi tutti crediamo. Hai preso i ragazzi. Ora dove sono?

Boggs chiuse il telefono e ogni altra comunicazione. Loro sentirono che si lamentava dall’altro lato.

- Mulder- disse Scully.- Anche se ci sta ingannando noi dobbiamo assecondarlo perchè tra tre giorni...

- Liz Hawley e JimmSummers saranno morti- concluse Mulder torvamente.

- Dobbiamo trattare.

Boggs cadde nel loro bluff, rivelando l’ubicazione dei ragazzi e del killer. Mulder uscì di corsa dalla porta appena ebbero i dettagli. Scully si attardò. Le sembrò che Boggs volesse attrarre la loro l’attenzione solo quando stavano per uscire dalla porta.

Non li deluse.

- Mulder- chiamò, un’ansante, ambigua Cassandra. Scully e Mulder aspettarono entrambi.

- Non andare vicino alla croce bianca- avvertì Boggs- Ti vediamo a terra...ed il tuo sangue si versa sulla croce bianca.

~*~*~*~*~*~

Dopo, Scully ricordò ogni cosa tranne la croce bianca.

Non che lei avesse avuto il tempo di cercarne una. Non poteva vedere, poteva appena sentire al di sopra del frastuono del sangue nelle orecchie. La notte era sospesa come un drappo nero. Luci fioche generavano ombre acquose da un lato all’altro della banchina. I passi pesanti degli uomini dietro di lei facevano oscillare le vecchie assi di legno, ed il persistente sbattere dell’acqua dava l’illusione di essere al mare. Scully perse le tracce di Mulder nell’oscurità. Aveva tirato fuori la sua pistola, pronta a sparare su qualsiasi cosa strana che si muoveva. Le assi ondeggiarono. L’acqua gocciolò.

Sentì correre e gridare. Poi lo sparo.- Mulder!

La vide troppo tardi. Tubi bianche che s’incrociavano al centro. Il sangue di Mulder che l’imbrattava davanti.

Dopo questo, l’unica cosa che sentì fu la sua voce gridare. - Un agente colpito! Un agente colpito!

Scully sedette in modo scomposto sulla sedia della sala d’attesa, con la mano si sorreggeva una guancia. Indossava ancora gli stivali da lavoro ed la giacca a vento dell’FBI. I suoi jeans erano macchiati del sangue di Mulder.

Doveva aver chiuso gli occhi poiché li aprì di nuovo quando il dottore la chiamò per nome- Uhm?- disse mettendosi diritta.

- L’agente Mulder ha superato bene l’operazione- disse il dottor Adams- Ora si trova in terapia intensiva.

Scully nascose l’emozione nella sua domanda- Posso vederlo?

- Non è ancora sveglio, ma certo. Vada.

Scully entrò silenziosamente, ma era difficile immaginare che lei potesse fare più rumore delle sfavillanti luci in alto e dei ripetitivi beep del monitor del cuore. Il colorito di Mulder uguagliava quello del cuscino sotto la sua testa ed era ancora attaccato ad una flebo. La gamba danneggiata usciva fuori dalle coperte.

Scully si fermò accanto al letto e ispezionò il lavoro che avevano fatto con la flebo. Riluttante dovette ammettere che avevano fatto un buon lavoro. Lisciò le coperte e andò a dare un’occhiata cartella clinica ai piedi del letto.

- Beccata- disse lui vedendola sbirciare i numeri.

Scully fece un salto- Mi hai spaventato!

Lui le fece un sorriso lento, drogato.- Quale è la sua prognosi dottore? Vivrò?

- Non è divertente.- Le sue mani stavano ancora tremando quando rimise a posto la tabella.- Mulder, quando ti ho visto là in terra...

- Ehi- Lo guardò e lui allungò una mano.- Vieni qui.

Riluttante, gli andò vicino, e lui le prese la mano. Era confortevolmente calda.

- Lo senti?- disse stringendola- Sto bene.

- Questa è una buona cosa, perché un funerale a settimana è il mio limite- Sospirò rabbrividendo- Lui la strinse di nuovo.- Come ti senti?- gli domandò

- Sinceramente, non sto sentendo assolutamente niente. E’ una buona cosa che beccarsi una pallottola faccia così male, altrimenti sarei tentato di farla diventare un'abitudine solo per le droghe.

- Anche questo non è divertente.

- Ah, andiamo. Era almeno un poco divertente. Non sembra che io abbia con me il mio migliore materiale per essere più bravo.

Scully sorriso suo malgrado. Sentì gli occhi che si chiudevano per la fatica. Mulder le strofinò la mano come se la volesse riscaldare.

- Sembri esausta- disse.

- C’è un motivo per questo.

- Dovresti tornare al motel. Riposare un poco.

Lei scosse la testa- Non posso. Abbiamo trovato Liz ma Jim è ancora scomparso.- Prese una sedia e risedette- Non c’è ancora traccia di Lucas Henry o di Jim Summers. La polizia di Raleigh dice...

- Non importa cosa dice, non credergli- ordinò Mulder- Boggs ha creato questa sciarada per pareggiare i conti con me per averlo spinto nel braccio della morte. Tu potresti essere il suo prossimo obiettivo .

- Mulder, non pensavo che l’avrei mai detto...ma se ci fosse un’altra spiegazione?

-Non...trattare con lui. Potrebbe cercare di reclamarti come sua prossima vittima.

~*~*~*~*~*~

L’ultima vittima di Boggs risultò essere se stesso, quando i suoi crimini lo spedirono finalmente nella camera a gas. Rimandarono Mulder e Scully indietro a DC con un caso risolto ed un finale quasi felice. Liz e Jim erano salvi. Boggs non avrebbe più fatto male a nessuno.

Scully si addormentò durante il volo verso casa, crollando come una bambola di pezza su un lato dell’aereo. Mulder avrebbe desiderato unirsi a lei ma il lancinante dolore alla gamba lo rendeva impossibile.

Fece una smorfia e spostò la gamba ferita più lontano nel corridoio. Il loro eroico gesto fu degno di una sistemazione in prima classe. Mulder aveva dato il benvenuto allo spazio extra per le gambe mentre Scully aveva accarezzato i larghi sedili di pelle.

- Non avevo mai viaggiato in prima classe prima d’ora- disse dimenandosi nel posto come una bambina.

Mulder pensò che se stai crescendo quattro bambini con lo stipendio della Marina Militare, i posti di prima classe sono un lusso impossibile.
- Ti daranno champagne insieme alle noccioline.- le disse Mulder affettuosamente.

La guardò, esausta per aver inseguito un assassino e piangendo allo stesso tempo suo padre, ed immaginò che il Capitano Scully sarebbe stato orgoglioso della sua discendenza.

Muoversi nel cielo notturno con una ferita da pallottola nella gamba dà ad una persona l’opportunità di contemplare la sua mortalità. Un passo verso nord e forse Mulder sarebbe stato condannato ad una sentenza a vita sottoterra.

Si toccò la vita, immaginando un buco di pallottola proprio lì. Sua madre sarebbe venuta al funerale. Suo padre anche, suppose. Seduti ai lati opposti...lui con la bottiglia, lei con le sue pillole...e a competere per il premio del Miglior Tragico Genitore.

Frohike avrebbe guardato con aria stralunata la bara.

Mulder sorrise al pensiero. Scully sospirò nel sonno, accoccolata goffamente contro l’aereo. Le toccò con la parte posteriore del dito la gamba e l’accarezzò leggermente finchè lei si calmò di nuovo.

Si chiese cosa avrebbe fatto se lui fosse morto. Il suo incarico per ”i pezzi grossi” completato, si sarebbe trovata di colpo ai piani alti. Spogliandosi di quella pelle “spettrale” e salendo di nuovo alla luce.

L’immaginò, anni dopo, che sedeva davanti ad una grande scrivania e dicendo cosa fare a giovani reclute in abiti scuri. Forse qualcuno di loro avrebbe chiesto di lui. Forse avrebbe detto che lui era un pazzo figlio di puttana che credeva ai fantasmi e ai folletti. Forse avrebbe detto- E’ stato il mio primo collega.

Forse l’avrebbe chiamato amico.

La svegliò all’atterraggio, facendola tirare su velocemente con un lungo e profondo respiro.- Siamo arrivati?

- Siamo arrivati da moltissimo tempo- Fece una smorfia quando l’aereo rimbalzò al suolo, dando scosse alla sua gamba.

Scully trasalì con lui- Stai bene?

- Penso che il pilota mi odi.

- Allora gli daremo una mancia pidocchiosa

Girò la testa, e lei gli fece un sorriso ironico. Mulder le permise d’aiutarlo a sistemarsi sulle grucce e zoppicò lungo il corridoio con una Scully dietro di lui che portava tutto il bagaglio.

-Hai un futuro come mulo da soma, Scully.

-Stai parlando come un uomo che vuole la sua biancheria intima sparsa accidentalmente sul pavimento.

Scully lo portò a casa e lo accompagnò al quarto piano. Lui si appoggiò contro il muro, stordito dal dolore e dalla fatica, mentre Scully apriva la porta con la chiave di casa.

Scully entrò lentamente, poco familiarizzata con il territorio di lui.

- La luce è sulla sinistra- le disse.

Scully sbatté gli occhi quando l’appartamento si illuminò. Lui zoppicò superandola- Mulder è veramente carino qui.

- Sembri sorpresa. Cosa ti aspettavi una bicocca?

- Non so. Mise giù la borsa e continuò ad andare in giro nel soggiorno.- Mi aspettavo almeno una “lava lamp”(ndt: lampada di vetro che contiene un gel che si muove e aumenta come la luce lo riscalda.) o qualcosa di simile.

Mulder si lasciò andare sul divano- Devo conservare qualcosa per la camera da letto.

-Hai i pesci- disse lei sembrando deliziata. Andò all’acquario e si piegò a guardarli- sembrano affamati- Scully trovò il mangime e lo sparse sulla superficie. Si pulì le mani.- Bene, penso che sia meglio che vada.

- Ethan aspetta.

- Ecco la tua chiave- gli disse, pronta a lanciagliela.

Lui fece un cenno di no con la mano- Tienila, ne ho un’altra.

- Mulder...

- Non si sa mai quando potrei aver bisogno di qualcuno che dia da mangiare ai miei pesci.

Lei abbassò il mento. Nascondendo un sorriso.

- All’inferno. - Disse, facendosi scorrere una mano tra i capelli.- nei prossimi giorni, è probabile che io abbia bisogno di te per una spruzzatina di cibo su di me. Non penso di muovermi da questo divano.

- Hai bisogno d’aiuto?- domandò lei, immediatamente preoccupata.

- Sto bene. Va a casa Scully.

- Io posso restare.

-Vai.

- Va bene - Fece un profondo sospiro e fece cenno di sì con il capo- Chiamami se hai bisogno di qualcosa.

- Lo farò- La guardò mentre faceva scivolare la chiave dentro la tasca. -Notte, Scully.

- Notte.

Si appoggiò contro lo schienale e chiuse gli occhi, ascoltando il rumore dei passi di lei che si affievolivano.

Promesse

Il mattino spuntò freddo, bagnato e grigio come se la primavera e l’inverno continuassero a darsi battaglia per il controllo del tempo di D.C. Una pioggia costante bagnava la finestra perfino quando la città aveva incominciato di nuovo a rinverdire.

Scully si accoccolò più profondamente sotto le coperte.- Non ho voglia di muovermi -disse contro il cuscino.

Ethan ridacchiò e le baciò il collo.- Allora resta qui. Riesco a pensare ad un sacco di cose da fare che non implicano il lasciare questo letto.

- Ci scommetto che puoi-rispose lei con un sorriso.

Le dita di lui le cercarono il ventre attraverso un’apertura nella camicia da notte.- Io non devo essere al lavoro prima di mezzogiorno. Tu puoi chiamare e dire che hai un appuntamento con il dottore o qualcosa del genere.

Scully gli accarezzò il viso per qualche minuto e poi sospirò.- Non posso. Devo andare a Baltimora.

- Cosa c’è a Baltimora?

- Il Druid Hill Sanitarium

- Il Druid Hill cosa?- Si appoggiò su un gomito.- Ehi, aspetta un minuto. Non è dove hanno rinchiuso quel pazzo che irruppe qui?

- Sì, Tooms.- Sgusciò da sotto il suo considerevole peso- Stanno pensando di rilasciarlo e, Mulder ed io, siamo stati chiamati per testimoniare.

-Rilasciarlo? Sono solo pochi mesi da quando tu l’hai catturato la prima volta! Lui ti ha attaccato. Vuoi dire che lo faranno uscire dopo questo? Fece irruzione qui e ti ha quasi uccisa!

Scully, con la schiena verso di lui, si toccò la vita. A volte quando chiudeva gli occhi poteva ancora sentire le forti dita di Tooms tastarla, tentando di trovare il suo fegato.- Quasi ucciso è un’esagerazione- argomentò.

- A diavolo se lo è. Mi dicesti che questo tipo mangia il fegato della gente. Che razza di folle commissione ( n.d.t. parole board, nel testo originale= commissione che decide il rilascio sulla parola) lo lascerebbe di nuovo andare in giro per strada?

- Ecco perchè noi dobbiamo andarci. Per fermare questa cosa.

- Lascia che lo faccia Mulder.

Lei si giro- Cosa?

- L’ultima cosa di cui ha bisogno questo Tooms è di rivederti. Non ha bisogno di ricordarsi di un lavoro non portato a termine.

Scully andò verso l’armadio per scegliere un vestito. -Non posso non andarci. Lo sai. Inoltre lui sarà sotto chiave. Non mi farà del male.

- Cosa succederà se lo lasceranno andare?

Scully scostò la mano dagli abiti.- Non lo faranno.

- Ma se lo fanno?

- Non lo faranno. Mulder ed io abbiamo abbastanza prove per tenere Tooms chiuso per il resto della sua vita, qualsiasi essa sia.

Ethan le venne dietro e le mise le mani sulle spalle. La tirò finchè non si appoggiò di nuovo contro di lui- Solo non voglio che ti facciano del male- disse stringendola tra le braccia.

Gli accarezzò la mano- Starò bene.

~*~*~*~*~*~

Scully si affrettò lungo il tetro corridoio della clinica, il ticchettio dei suoi tacchi che risuonava dietro di lei dalle strette mura. Trovò la porta della sala dell’udienza e scivolò dentro prendendo posto. Mulder incontrò i suoi occhi brevemente prima di continuare la sua testimonianza.

- Io sostengo che forse a causa di una mutazione genetica, Eugene Tooms è capace di contorcere ed allungare il suo corpo a comando per avere accesso alle vittime, così da poter estrarre loro i fegati che gli offrono sostentamento per il periodo di ibernazione di 30 anni. Ha bisogno di un altro fegato per completare il ciclo.

Scully si guardò in grembo quando la sala delle udienze irruppe in mormorii d’incredulità.

- Vostro onore- protestò la difesa.


- Un’analisi preliminare fatta durante l’arresto di Tooms ha rivelato anormalità nei muscoli striati e nelle ossa assiali- continuò Mulder- Il suo avvocato ha bloccato ulteriori studi.

- Io devo chiederle di valutare la sicurezza della...

- Avvocato?- interruppe il giudice

-...gente prima di tutto...

- Non ho altre domande, Vostro Onore

Mulder alzò la voce- Questa è una creatura umana insolita e rara...

- Agente Mulder!

- ...che non dovrebbe essere rilasciato ma trattenuto per ulteriori studi.

Il giudice aggrottò le sopraciglia- Può accomodarsi.

- Se lei rilascia Eugene Tooms, lui ucciderà di nuovo. E’ nella sua costituzione genetica

Fuori, Scully raggiunse Mulder mentre lui sedava su una panca con la testa tra le mani. Lui la guardò avvicinarsi- Pensi che mi avrebbero preso più seriamente se avessi messo il vestito grigio?

- Mulder, la tua testimonianza...sei sembrato così...

- Non m’importa come sono sembrato purché questa sia la verità. E tu dov’eri? La tua testimonianza era importante.

- Sono stata chiamata per una riunione con il vicedirettore Skinner.

Mulder la guardò con curiosità.- Cosa voleva?

Scully rifletté sulla conversazione. Skinner le aveva dato una lavata di capo mentre l’uomo con la sigaretta stava in piedi e non aveva detto niente.- Voleva solo parlarmi - disse a Mulder.

- La commissione ha deciso- fu annunciato. Scully e Mulder ritornarono nella sala delle udienze per avere cattive notizie.

Tooms era stato rilasciato.

~*~*~*~*~*~

Scully e Mulder mangiarono dei grossi sandwiches nella loro umida macchina. La pioggia batteva forte e costante sul tetto di metallo. Fuori la gente li oltrepassava frettolosamente con gli ombrelli, non notando due persone che facevano un picnic nel parcheggio.

- Non ci posso credere che l’abbiano rilasciato- disse Scully- Ho promesso ad Ethan che non sarebbe accaduto.

- Promessa pericolosa.

-Si, bene, lui ha paura che Tooms possa venire a farci un’altra visita- Abbassò il panino e si leccò le labbra, esitando- Pensi che sia probabile?

- Che lui ti tormenterà di nuovo? Le cose non si sono messe bene l’ultima volta che ci ha provato così che sarei sorpreso se tornasse da te di nuovo. Un fegato vale l’altro, giusto?Perciò penso di no. Si chinò verso di lei- Ma non faccio promesse- aggiunse esplicito.

Scully abbassò lo sguardo, sembrando mortificata. Lui l’annusò. Lei odorava leggermente di fumo di sigarette.

Mulder tornò di nuovo al suo posto- Allora dimmi dell’altro su questa riunione che hai avuto con Skinner.

-Non c’è molto da dire- replicò lei, facendo spallucce- Pensa che dovremmo avere un approccio più ortodosso nel risolvere i casi.

- E l’Uomo che fuma? Che cosa ha detto?

Scully lo guardò con sorpresa. Lui si toccò leggermente il naso. Lei sospirò- Non ha detto niente. Come al solito. Cosa vuole, Mulder?

- Dai. Dovresti saperlo.

Lei scosse la testa, occhi sinceri. Non riusciva a credere che gliel’avessero mandata così ingenua.

Mulder socchiuse gli occhi guardando la pioggia e considerando quanto poteva dirle.- Dico solo- affermò piano- che quando chiesi gli Xfiles, ci vollero dei mesi perché li consegnassero dal deposito. Quando arrivarono le scatole puzzavano fino al cielo. Questo profumo mi è diventato molto familiare da allora. Tu odori così ogni volta che vai nell’ufficio di Skinner.

-L’uomo che fuma aveva i Files? Perché?

- La mia ipotesi? Non permettere a qualsiasi altra persona di averli- Mulder prese un lungo sorso di soda.- E penso che lui li rivoglia indietro.

~*~*~*~*~*~

Ethan arrivò a casa in ritardo giusto quando lei si stava preparando per uscire di nuovo. - Ehi- lui la salutò mentre lanciava le chiavi sul tavolino di lato. La guardò dalla testa ai piedi, mentre indossava il cappotto. - Dove sei diretta?

Scully fece scivolare una birra scura in una borsa di carta- Lavoro.

- L’ufficio? A quest’ora?- Ethan afferrò una soda per lui e ne fece saltare il tappo.

- Non in ufficio.

- Deve essere per un lungo tragitto se stai portando provviste.

- Sono per Mulder. Lui sta facendo un appostamento.

- Appostamento?- Ethan mise giù la sua soda- Non a quel Tooms.

Scully evitò i suoi occhi- Devo andare.

- Dana- Le bloccò la strada- Mi sembrava che tu avessi detto che non sarebbe uscito.

- Ethan, sono in ritardo. Devo...

Le dita di lui si strinsero sul braccio.- Lascia che qualcun altro gli dia il cambio. Quel tipo ti ha quasi ucciso.

- Non c’è nessun altro!

Ethan si calmò, guardandola con occhi furiosi. Le lasciò andare il braccio.- Giusto. L’ho dimenticato. Sei solo tu e Mulder contro il mondo, vero? Nessun altro lo farà.

- Loro lo hanno rilasciato. Nessun’ altro crede che sia pericoloso.

L’espressione di Ethan si ammorbidì. Le toccò il gomito- Io ci credo.

Scully fece un lungo sospiro e afferrò la sua busta di carta.- Devo andare.

- Mulder sarà con te?

- Adesso lui è solo. Ne parliamo dopo, va bene?- Scully gli baciò la guancia.

Lui l’abbracciò forte- Promettimi che farai attenzione.

- Farò attenzione.

- Prometti.

Scully chiuse gli occhi.-Prometto.

~*~*~*~*~

Trovò la macchina di Mulder parcheggiata nell’ombra lungo la strada dalla Green House. Gli fece un cenno con la mano e andò verso la porta del passeggero. Quando l'aprì, una valanga di avanzi di cibo minacciarono di lanciarsi fuori sul marciapiede. Scully li spinse di nuovo dentro.

- Mulder, comincia a fare cattivo odore qui dentro, non pensi?

Mulder si allungò verso il grembo di lei e tirò fuori dal portaoggetti un deodorante a forma di pino.

- Pino silvestre- disse, sventolandolo davanti a lei. Lo fissò allo specchietto retrovisore- Meglio?

Scully scosse la testa, pensosa.

- Tooms non è uscito di casa per tutto il giorno- le disse Mulder.- Sono stato seduto per tutta una partita dei Phillies , una partita degliOrioles, e quattr’ore di Ba-Ba-Booey. Quando si è fatto buio, ho fatto una passeggiata intorno all’isolato. Hai quel sandwich che ti ho chiesto di portarmi?

Scully tirò fuori il sandwich dalla sua busta di carta.- E’ salsiccia di fegato.

-Ah-ah- replicò Mulder, ma l’aprì. Scully prese nota delle macchie sotto gli occhi.

- Mulder, sai che una regolare sorveglianza richiede due paia di agenti, un paio che rileva l’altro dopo dodici ore.

-Articolo 30, paragrafo 8.7?

-Non mi riferisco alla regole, ma a te che non dormi da giorni, Mulder, perderai lucidità e ti farai del male. E’ inevitabile a questo punto.

- Una richiesta di altri agenti per sorvegliare Tooms sarebbe respinta. Poi non ne abbiamo motivo

- Bene, allora resterò io qui. Tu vai a casa.

Mulder mise un braccio sul volante.- Hanno deciso di mettere fine agli XFiles, Scully. Non so il perché, ma ogni scusa è buona. Ora, io veramente non mi preoccupo del mio stato di servizio, ma tu ti metteresti nei guai solo per stare suduta in questa macchina ed io non sopporto che venga riportato un richiamo ufficiale sul tuo stato di servizio a causa mia.

Scully sospirò.- Fox- disse, cercando le parole.

La risata di Mulder la interruppe. Lei lo guardò e fece un cenno nell’aria con la mano goffamente- Io...ho obbligato perfino i miei genitori a chiamarmi Mulder. Così...Mulder.

- Mulder, non mi esporrei per nessuno altro tranne che per te.

~*~*~*~*~

La testa di Scully ciondolò di nuovo contro il sedile della macchina. Le ore stando seduta avevano reso il suo sedere piatto e i piedi intorpiditi. L’aumento di biossido di carbonio appannava il finestrino e la rendeva sonnolenta.

Sbadigliò contro il dorso della mano. L’orologio del cruscotto le disse che erano appena le due e trenta. Le uniche persone sveglie erano lei e gli “ yahoos” che partecipavano ad un dibattito radiofonico su teorie di cospirazione. L’ultimo che aveva chiamato aveva impiegato dieci minuti per portare avanti la teoria che Janet Reno era un uomo.

Tutte le luci lungo la strada erano spente. Non vide nessun segno di movimento da parte di Tooms.

Era stanca. Battè gli occhi lentamente. Si erano chiusi. Si impose di aprirli di nuovo ma le palpebre si rifiutarono alzarsi. Svegliati.

- Ehi.

Quando la portiera fu aperta una corrente d’aria fredda la fece saltare, togliendole il respiro. Ethan sedette sul sedile del passeggero.

- Cosa diavolo stai facendo qui?- Il suo cuore stava ancora battendole in petto come un flipper.

- Cosa diavolo sto facendo qui? E tu? Pensavo che tu mi avessi detto che Mulder sarebbe stato con te.

- Aveva bisogno di riposo- Scully gettò uno sguardo alla casa dove stava Tooms. Ancora nessun segnale di vita. - Ethan, devi andar via. Adesso.

- Al diavolo se lo farò. Non ti lascerò qui da sola.

- Sto bene.

- Non mi hai nemmeno sentito entrare! Avrebbe potuto essere quel mostro a sedere qui al mio posto. Non posso credere che Mulder sia andato via e ti abbia lasciata sola dopo quello che è successo la volta scorsa. Cosa diavolo stava pensando?

- L’ho fatto andare via io. Come sto facendo andar via te ora.- Si allungò fino a lui e aprì la portiera-Esci di qui, Ethan.

Lui sbattè la porta chiudendola di nuovo. Scully fece un salto quando il rumore echeggiò lungo la strada silenziosa. - Shhh! Che diavolo stai facendo?

- Io non ti lascio.

- Ethan, io so che tu pensi di essermi d’aiuto ma non lo sei. Io sono addestrata per questo. Tu no. Invece di preoccuparmi per Tooms, devo preoccuparmi di te. Sono più in pericolo con te qui.

Ethan tirò fuori dalla tasca dei pantaloni un revolver.- Non preoccuparti per me. Posso prendermi cura di me stesso.

- Dove diavolo hai preso quello?

- E’ legale.

- Non sai nemmeno come sparare

- Metti il dito qui e tira.- Lui trovò il grilletto.- Quanto può essere difficile?

- Gesù, smettila. Vuoi farci uccidere entrambi?

- Ehi, se noi avremo altri uomini mutanti che irrompono nel nostro appartamento, voglio essere preparato.

- Ethan, ascoltami. Metti via la pistola. Mettila via ora e vai a casa.- Scully arrischiò un altro sguardo verso la casa silenziosa.

- Lo farò se anche tu vieni con me.

Scully piegò la testa.- Sai che non posso farlo.

- Allora io resterò.

Scully non disse niente. Prese il suo cellulare ed iniziò a digitare.

- Cosa stai facendo?- domandò Ethan.

- Chiamando la polizia. Stai interferendo con un’indagine federale. - Scully si mise il telefono all’orecchio.

- Tu...tu non lo faresti.

- Sta squillando.

- Va bene- aprì la porta della macchina.- Sto andando via. Me ne andrò. Ma non aspettarti di trovarmi a casa quando torni.

Scully fremette quando la macchina fu scossa dallo sbattere della porta. Nel suo orecchio la voce meccanica di una donna le comunicò le notizie.- Al segnale, saranno le ore tre, due minuti e quarantacinque secondi.

~*~*~*~*~

Scully raggiunse Mulder fuori all’ufficio di Skinner.- Mulder, ho avuto il tuo messaggio...- S’interruppe quando vide il suo viso. Sembrava ancora più stanco della notte precedente quando l’aveva mandato a casa a riposare- Cosa è successo?

- Skinner ci vuole tutti e due adesso.

Gli toccò il braccio, fermandolo.- Mulder, che sta succedendo?

- A quanto pare mentre tu stavi sorvegliando la casa la notte scorsa, io ho fatto irruzione nella Green House ed ho pestato Eugene Tooms.

- Cosa?

Mulder aprì la porta e Scully lo segui dentro. Il Fumatore era già lì, a metà di una tirata, la cenere che dondolava precariamente. Fece una profonda boccata e li guardò fisso.

- Agenti, sedete - ordinò Skinner. Scully guardò Mulder, ma lui non le restituì lo sguardo. Sedettero in silenzio.- Queste sono affermazioni gravi- disse Skinner girando intorno alla scrivania per sovrastarli.

- Un buon esperto legale saprebbe che non c’è solo l’impronta della scarpa da prendere in considerazione ma anche il punto d’impatto proveniente dall’interno della scarpa. Un analisi più approfondita della ferita di Tooms mostrerebbe che il mio piede non era nella scarpa al momento dell’impatto.

- Mulder, sta suggerendo che Tooms sta cercando di incastrarla?

- Certamente.

- Se davvero lei avesse preso parte ad una non autorizzata sorveglianza di Tooms ventiquattro ore su ventiquattro, come poteva lui avere preso una sua scarpa senza che lei lo vedesse?

Mulder aprì la bocca per parlare. Scully si sporse in avanti.

- Signore? Ho preso parte anche io alla sorveglianza non autorizzata e l’agente Mulder mi stava aggiornando sulla situazione nel momento in cui Tooms veniva ammesso nell’ospedale. L’agente Mulder non poteva farlo perché lui era con me.

Skinner la guardò con sospetto. Il fumatore si fermò a metà boccata. Poteva sentire gli occhi di Mulder su di lei.

- Lei non mi mentirebbe, vero?

- Signore, io mi aspetto lei riponga in me la stessa fiducia che io ripongo in lei.

Skinner fece una pausa.- Agente Scully, posso scambiare una parola con l’agente Mulder, prego?

Scully non ebbe altra alternativa che lasciare Mulder nella tana del leone. Fuori, lei si attardò nell’ingresso e finse di leggere le targhe che elencavano le grandi gesta degli agenti del passato. Mulder emerse dopo altri cinque minuti, allentando di già la sua cravatta.

- Cosa è successo? Gli chiese.

- Non farlo di nuovo.

Scully battè le palpebre.- Scusa?

- Quell'elenco di menzogne che hai fornito a Skinner sul fatto che io ero con te quando Tooms è stato attaccato.

- Stavo solo cercando di aiutare

Mulder sollevò un dito verso di lei.- Tutto quello che hai fatto è metterti nei guai insieme a me. Loro stanno cercando qualcosa d’avere in mano contro di noi adesso. Se pensano che tu hai mentito per me, questa è la prova che possono usare per annullarci. Non ci hai fatto un favore.

- Mi dispiace.

Si strofinò gli occhi- E sei una pessima bugiarda.

- Mi dispiace- disse lei di nuovo.

- Va a casa e riposa un poco. Ethan si sarà dimenticato come sei fatta.

- Che si sa di Tooms?

- Ci hanno proibito di avvicinarlo.

- Mulder...

- Guardalo da questo punto di vista- le disse- almeno i nostri fegati sono al sicuro.

~*~*~*~

Scully chiuse la porta dell’appartamento e vi si appoggiò contro. La casa era grigia e silenziosa. Nessun messaggio lampeggiava nella segreteria telefonica. Scully scivolò fuori dal cappotto ed andò in camera da letto.

Nel letto non aveva dormito nessuno.

Si accoccolò sul copriletto, il cuscino sotto il mento. Scully si addormentò.

~*~*~

Tooms commise l’errore di mordere una costola insieme ad un fegato. Scully confrontò il dente con l’impronta e Tooms fu perduto. Ciò mise in grado Mulder di affrontare il mutante nel suo nido.

Una terribile corsa sotto una scala mobile più tardi, Mulder fu coperto di bile ma Tooms fu liquidato una volta per tutte.

- Mulder- Scully disse, cercando di non arricciare il naso per il forte odore di lui- Stai bene?

Mulder si scrollò di dosso un un poco della nauseante sostanza gialla.- Decisamente il prossimo mutante lo andrai a prendere tu.

Puliti, accettarono le congratulazioni del dipartimento della polizia di Baltimora anche se Skinner offrì loro solo un pesante silenzio. Il tempo cupo continuò regnare, cieli grigi e nebbia.

Mulder si fermò durante il percorso verso la macchina e fissò il bozzolo di un bruco attaccato ad un ramo nudo.

- Va bene, andiamo- Scully sbatacchiò le chiavi.

- E’ soprendente come cambiano le cose, non è vero?

Scully seguì il suo sguardo fisso- Il bruco?

- No, un cambio per noi. Sta arrivando.

- Come lo sai?

La guardò di traverso.- Un presentimento.

Mulder si allontanò, non lasciandole altra alternativa che seguirlo.

~*~*~*~

Nei tempi morti, Mulder passava il tempo fra un caso e l’altro, camminando per le strade in cui Patty era vissuta. Era passato per la sua casa. Aveva fatto footing vicino alla sua scuola. Qualche volta si era seduto fuori la sua palestra ed aveva guardato le ragazze andare e venire.

Una sera era risalito fino al negozio di CD usati dove lei era scomparsa. Era chiuso saldamente, con delle catene intorno alla porta. Mulder aveva messo le mani a coppa intorno a gli occhi per sbirciare dentro.

Il mese successivo avrebbe segnato l’anniversario di un anno dalla sua scomparsa. I CD che in quel giorno erano in testa alla lista dei più venduti ora erano nella reparto “offerte"

Mulder retrocedette dalla porta e studiò i volantini incollati sulla metà della vetrina. Concerti locali e manifestazioni teatrali, parecchi di essi di molto tempo prima, erano esposti in bianco e nero. Al centro un volantino sbiadito.

Scomparsa, si leggeva. Patty Maureen Waeleski.

Mulder toccò il vetro freddo.

Sospirò e tornò indietro sui suoi passi oltrepassando il negozio di giocattoli, il GAP( ndt:catena di negozi d’abbigliamento), il caffè ed il cinema-teatro. Mulder si fermò e guardò l’insegna.

Forse avrebbe potutto vedere un film. Non c’era modo di riuscire a dormire quella notte.

Stava considerando le scelte, quando la porta si aprì e la gente cominciò ad andare alla spicciolata nella notte.

- Lo sapevo che doveva essere il barbiere- Disse una voce familiare.- Chiaramente lui era l’unico che poteva mettere i capelli di Jim sulla scena del delitto.

Mulder guardò giù e vide Melinda di fronte a lui. Lei stava ridendo e stava sotto braccio di un grosso uomo biondo. Il suo sorriso scomparve quando vide Mulder.

Sollevò la mano.-Ciao.

-Ciao- Lei disse qualcosa all’uomo che Mulder non potè sentire . Lui annuì e Melinda andò verso Mulder.- Pensavo di vedere un film- le disse.

- Noi abbiamo visto “ Unkindest Cut”-disse.

Lui annuì.- Il colpevole è il maggiordomo.

- Sì- Strascicò la scarpa.- Mi dispiace di essermelo lasciato scappare. Ho una boccaccia.

- Comunque io ne ho abbastanza di omicidi misteriosi.

La gente intorno a loro era scomparsa, lasciando solo l’accompagnatore di Melinda che era in attesa accanto ad un vaso di felci.- Come si chiama?

-Steve. Lavora alla stazione radio.- Inclinò la testa.- Mi stavi per chiamare.

-Stavo.

-Ma non l’hai fatto.

- Credo di no.

- Ti dispiace se chiedo il perchè?

In verità, finchè non se l’era trovata davanti, non aveva affatto pensato a lei.- Non so- disse, perché era la verità.- Lavoro, è stato piuttosto frenetico negli ultimi tempi.

Lei annuì, accettando i suoi deboli tentativi di spiegazione.- Stai ancora lavorando al caso di Patty?

-Sempre.

- Spero che tu la trovi

Mulder pensò che a questo punto stavano cercando uno scheletro.- Grazie. Anch’io.

- Devo andare- gli disse, facendogli scivolare la mano lungo il braccio. Lo strinse.- Caso mai hai tempo per fare quella telefonata...

-Sì.

Mulder le disse buonanotte e li guardò allontanarsi. Andò verso il botteghino ed un’adolescente che masticava una gomma gli dette un’occhiata.- Posso aiutarla?

- C’è veramente un film chiamato “Inferno”

- E’ “L’inferno non ha furia” ma Inferno era tutto quello che entrava nell’insegna.

Mulder fece scivolare i soldi dall’altro lato- Uno per l’Inferno.- disse.

~*~*~*~


Scully aveva detto a Mulder che sarebbe andata via appena dopo di lui, ma tre ore e mezzo dopo stava ancora in ufficio. Aveva messo a posto i libri, archiviato i loro rapporti su Tooms e aveva ripulito la scrivania. Aveva risposto a tutte le sue emails. Di lì a pochi minuti , avrebbe dovuto andar via, non era rimasto letteralmente più niente da fare.

Dei passi risuonarono all’ingresso. Scully alzò lo sguardo, aspettandosi Mulder. Forse avrebbe voluto prendere un caffè o qualche altra cosa.

Ethan apparve sulla soglia, e Scully si appoggiò allo schienale della sedia.- Come sei arrivato qui?

- Ho corrotto la sicurezza.

- Ethan...

-Mi hanno visto venirti a prendere. Ho detto loro che che ero venuto per questo.

- Ho la mia macchina, grazie.

- Dana- le disse entrando nella stanza- Per favore ascoltami- Prese una sedia e sedette accanto a lei- Avevi ragione a cacciarmi dalla tua macchina l’altra notte. Non dovevo venire. Avevo solo paura che tu non fossi al sicuro. E quando io ti ho seguita ed ho visto che eri sola...- Si allungò e le toccò il ginocchio.- Sono stato colto dal panico.

- Questo è il mio lavoro, Ethan. Non puoi preoccuparti ogni volta che io esco dalla porta.

- Sì, posso.- La toccò gentilmente- Ti amo. Se ti capitasse qualcosa, mi ucciderebbe. Ma tu hai ragione...Ho bisogno d’avere una migliore prospettiva. Sto tentando. Lo prometto.

- Sono tornata a casa e tu eri andato via- disse Scully.

- Ora sono qui.

Lei sorrise e guardò la mano di lui sul suo ginocchio.- Sì, credo che ci sei.

- Ho pensato molto negli ultimi due giorni- disse, e scivolò in ginocchio sul pavimento.

Scully lo fissò.- Ethan, che stai facendo?


- Ho riflettuto molto e penso che tuo padre aveva ragione. A volte lo sai e basta. Ed io so che non voglio vivere senza di te.

-Ethan...

Tirò fuori un anello e glielo porse.-Dana Scully- disse- vuoi sposarmi?

Andare a pesca

Sabato mattina Scully fu svegliata dal forte odore del caffè. Seguì l’odore e trovò Ethan che stava in piedi con una tazza in mano.- ‘Giorno- gliela offrì sedendosi al suo fianco.- Ho pensato che ne avresti voluto una tazza fresca prima che me ne vada.

Scully mormorò qualcosa e si spostò sul cuscino. Accettò la tazza fumante e ci soffiò sopra. -Grazie. Dove vai così presto?

- Lavoro. Melinda ed io abbiamo un pezzo per stasera- Sorrise e le accarezzò la gamba attraverso la coperta.- Dovrei essere di ritorno prima di cena.

-Mmm. Stasera cena da mamma. Andrò lì più tardi per aiutarla con alcune cose di papà.

- Come sta?

- Meglio-disse Scully, perchè sperava che fosse la verità. Far parlare sua madre dei suoi sentimenti non era mai stato facile, e dalla morte di Ahab lei era stata molto occupata. Oggi avrebbero impacchettato i suoi vestiti per darli alla carità.

- Questo è un bene. Verrò quando avrò finito.- Giocò con le dita di lei

Scully lo sorprese a guardare il suo anulare nudo.- Ethan...

-Uhm?- disse, non incontrando il suo sguardo.

- Ti voglio ringraziare...di nuovo. Per essere paziente con me.

Ethan non finse di non capire. Scrollò le spalle come accettazione. - Non mi aspettavo un salto di gioia tra le mie braccia. Lo speravo, forse. Ma non me l’aspettavo. Non sei precisamente un tipo impulsivo. Lo so che ti piace pensare per molto tempo prima di prendere delle decisioni. Immagino che questo non deve essere diverso, giusto?
- Giusto- gli sorrise.- Ancora, grazie. So di non essere la persona più facile da trattare quando si tratta di cose del genere.

Lui si piegò in avanti e la baciò.- Fai attenzione. Stai parlando della donna a cui ho chiesto di sposarmi.- Si alzò dal letto- Ti chiamo più tardi, va bene?

Scully gli fece un cenno di saluto con la mano e si appoggiò di nuovo al cuscino, sorseggiando il caffè e contemplando la mano vuota.

~*~*~*~

Margaret Scully si alzava ogni giorno alle sei, e a quanto pare quel giorno stava dando via gli effetti personali di suo marito senza nessuna eccezione. Scully arrivò per trovare già due scatole accatastate nel soggiorno di Maggie.

- Dana, ciao.- Sua madre portava una bandana color rosa ed una camicia enorme, sembrando di almeno dieci anni più giovane sei suoi cinquantacinque. - E’ bello vederti, cara. vuoi un caffè? Ce n’è una caffettiera fresca in cucina.

-No, grazie. -Scully osservò le scatole. - Sei stata tremendamente occupata. Sembra che non hai bisogno del mio aiuto.

- Non posso portare tutto questo all’Esercito della Salvezza da sola.

Scully aprì la scatola più vicina.- Hai dato via la palla di bowling di papa? – Tirò fuori il fodero dalla scatola e ne aprì la cerniera lampo. Dentro stava la sfera di quattrordici libbre di Ahab, tonda e liscia come era stata la sua testa. Scully ne accarezzò la superficie marmorizzata.

- Nessuno dei tuoi fratelli l’ha voluta.

-Sì, ma non posso credere che la stai dando via. Papà amava questa palla. Vinse quel trofeo nel ‘78 ricordi?

Sua madre la guardò con tenerezza- Se la vuoi, è tua, tesoro.

- Non la voglio-protestò Scully

- Bene, io nemmeno- Sua madre chiuse la cerniera del fodero della palla e la rimise di nuovo nella scatola.

Scully guardò come sua madre ripiegava sopra di nuovo margini della scatola. - Non conservi niente?

- Certo che lo faccio- Sua madre si raddrizzò- Ho tutte le foto che abbiamo fatto...centinaia di esse. Le sue medaglie, naturalmente. Non ci rinuncerei mai. Bill ha preso i suoi bastoni da golf ed alcuni vestiti. Non pensi che sia meglio che queste cose vadano a qualcuno che possa usarle piuttosto che rimanere in uno dei miei armadi?

Scully sistemò la scatola vicino a lei- Immagino.

-Dana- Sua madre le accarezzò il braccio.- Queste cose non sono tuo padre. Sono le cose di tuo padre. Non vive più in loro. Lui vive qui- Toccò il torace di Scully, e questa si sforzò di sorridere.

-Hai ragione. Chiaramente hai ragione.

- Tuo padre mi ha dato trentasei anni di matrimonio e quattro bambini. Questo è tutto quello che ho bisogno di ricordare di lui.- Abbracciò strettamente la figlia.

Scully tirò su col naso quando si staccò da lei.- Avresti dovuto avere di più.

-Lo vorrei anch’io, ma non è andata così. Devo solo essere grata per il tempo che ho trascorso con lui.- Scostò alla figlia i capelli dagli occhi.

-Mamma, come sapevi che papa sarebbe stato un buon marito?

Sua madre rise-Oh, non lo sapevo.

Scully alzò gli occhi bruscamente- Cosa intendi dire?

- Tesoro, sono stata fortunata. Tuo padre ed io ci sposammo quando io avevo solo diciannove anni. Come potevo scegliere un marito? Io potevo appena scegliere un vestito.

- Devi aver capito qualcosa.

- Sapevo solo che stava bene in uniforme.

-Mamma. Sono seria.

-Mmm, anch’io.

Scully scosse la testa.- Va bene, dunque presumi di aver saputo allora quello che sai ora. Cosa fece Papà per farti capire che era quello giusto?

-Dana, vorrei potertelo dire. Veramente, io penso di essere stata fortunata. Sembrava un uomo buono, ed è risultato esserlo.

- Allora è così Sposi il primo uomo buono che incontri?

- Non sono così facili da trovare, come pensi- Sua madre le toccò la guancia- Perché tutte queste domande sul matrimonio?

-Niente- disse Scully, allontanandosi- Solo curiosità.

-Penso...- Sua madre si fermò ed incrociò le braccia.- Penso che il meglio che tu possa sperare è di non averne mai abbastanza delle cose da dirvi.

- Nessuna favola infinita?- La stuzzicò Scully

-Tesoro, dopo trent’anni di matrimonio, se stai dicendo di più di “passami il sale” a cena , questo è una favola.

~*~*~*~

Ethan arrivò in tempo per aiutare a preparare la cena- Qui, puoi lavare la lattuga- gli disse Scully mentre lei mise la sua abilità nell’ affettare e tagliare a dadini su un pomodoro.

- Sempre dire di si ad una donna con un coltello- disse Ethan a Maggie. Baciò la testa di Scully passando.

-Tu e Melinda avete finito il pezzo?-domandò Scully

- Sì. Lo trasmetteranno tra...-Guardò l’orologio.-Cinque minuti.

- Allora dovremmo rimandare la cena a dopo la trasmissione- Maggie disse e rimise di nuovo la pentola dell’arrosto nel forno.

-Oh, non è necessario. E’ solo un pezzo fatto alla svelta sul disegno di legge di una nuova tassa. Difficilmente vale quanto interrompere questa cena deliziosa

-Mi piacerebbe vederlo-replicò Maggie, asciugandosi le mani su uno strofinaccio.

Scully ed Ethan la seguirono nel soggiorno. Mentre Maggie sintonizzava il canale, loro sedettero sul divano. –Odio guardarmi in TV-confessò Ethan.- Sembro venti libbre più grasso ed i miei capelli sono sempre ritti dietro.

- Oh, non è vero. -Scully gli lisciò i capelli- Penso che sia grazioso.

Ethan si mise una mano sulla pancia- Dovrei ricominciare a correre con te.

- Correndo...non è così che vi siete incontrati?- Maggie si girò con il telecomando in mano.
-Sì- disse Ethan e mise un braccio intorno a Scully- Quando dico a tutti che sua figlia è stata “inseguita”, intendo “inseguita”. L’ho guardata correre dozzine di volte ed ho immaginato che avrei dovuto lavorare duro se volevo avere qualche possibilità di tenermi al passo con lei.

-Hai fatto bene- rispose Scully, guardandolo di traverso.

- E per questo che feci pratica per due settimane prima di provarci. Non volevo cercare di presentarmi tra un’” aspira ed espira”

- Guarda, il tuo pezzo- disse Maggie, facendoli zittire.

-Vedi? Stanno completamente ritti dietro-disse Ethan. Scully nascose un sorriso.

Lo guardarono dare dettagli sulla nuova tassa proposta. Quando ebbe finito, Maggie disse: - Non mi interessa di quanti disegni legge approvano. Le mie tasse vanno solo...in su.

In TV, le notizie cambiarono all’improvviso su un fatto di cronaca, un inseguimento della polizia nel Maryland. I poliziotti avevano sparato ad un sospetto che era saltato in acqua nel porto, ma finora la polizia non era stata capace di recuperarne il corpo.

- Alla fine tornerà a galla- disse Ethan, alzandosi dal divano.

Maggie spense la TV.- Porterò la cena in tavola.

Il cellulare di Scully suonò, ed Ethan e la madre si girarono a guardarla.

- Devi rispondere?- chiese Ethan con un sospiro.

- E’ qualcosa d’importante?- domandò Maggie.

-Solo tre persone chiamano a questo telefono- le disse Ethan- E lei ed io siamo qui.

Scully l’ignorò e andò verso il suo telefono.- Scully- disse.

-Scully, sono io. Puoi raggiungermi in ufficio immediatamente?C’è qualcosa che ho bisogno che tu veda.

Scully sbirciò al di sopra della sua spalla- Può aspettare?

- Ehi, se sei occupata, dimenticalo. Ti vedrò domani mattina.

-No. disse lei velocemente- Sarò lì.

Lui riattacò senza salutare.

~*~*~*~*~

-Mulder, hai visto da cima a fondo questo video per un centinaio di volte. Cosa speri di trovare esattamente?

-Non lo so.- Mulder stampò un’altra foto dal videoregistratore della scena del crimine. Per quello che ne sapevano, la polizia non aveva ancora recuperato il corpo nonostante la ristretta area di ricerca. L’”amico” di Mulder, Gola Profonda aveva supposto che questo avesse un significato.

-E tutto quello che lui ti ha detto era di guardare il canale otto?

-Si, questo è tutto quello che ha detto.

Lo stomaco di Scully ringhiò. Tutto quello che aveva mangiato era qualche carota lungo la strada per uscire dalla porta( di casa).- Sappiamo almeno esattamente perché il sospetto era inseguito?

- Per quello che posso dire, non si è fermato ad un posto di blocco. Ci dovrebbe essere qualcosa qui. Qualche particolare. Qualcosa che non vediamo.

- Come sai che non ti sta manipolando questo tipo, Gola Profonda?

-Perché lo farebbe?

-Bene, lui ti ha mentito per propria ammissione.

- Non penso che mi avrebbe chiamato se non ci fosse qualcosa qui...qualcosa che si suppone che io veda. Qualcosa che lui vuole che veda.

~*~*~


Scully ascoltò quello che Mulder aveva da dire mentre andavano a vedere la macchina del sospetto tenuta in custodia dalla polizia.- Penso che debba avere una relazione con il sospetto, Scully. Forse lo vogliono per qualcos’altro, ed è per questo che lui scappato via.

-Potrebbe essere.- Guardò fuori dal finestrino la vista i passanti.

- Se avessimo solo il nome, potremmo trovarlo nel data base.

-Forse aveva solo rubato la macchina ed è per questo che scappava.

Mulder osservò.- Non penso che Gola Profonda ci coinvolgerebbe un semplice furto di macchina.

- Voi dire che riesce a coinvolgere te.

-Uh?

- Lui parla solamente con te, Mulder. Io non ho telefonate a mezzanotte o note che scivolano sotto la porta.

Mulder sogghignò. -Cosa posso dirti,Scully? Gli piacciono gli appuntamenti nel bagno degli uomini.

Scully scosse la testa, divertita. Il suo cellulare suonò. Guardò sul display il numero di chi chiamava e spense il telefono.

Mulder la guardò con interesse- Telefonata oscena?

-Ethan.

-Oh.- Guidò in silenzio per qualche momento- Guai sul fronte casalingo?

-No- Si lisciò la gamba dei pantaloni e riflettè se continuare- Mi ha chiesto di sposarlo.

La macchina sbandò leggermente. Mulder si agitò sul sedile quando riprese la guida.- Uh, non vedo nessun grande anello di diamanti...

- Non ho detto di sì.

Un silenzio imbarazzante cadde tra loro.- Ehi, comunque sia ti rende felice, giusto?- disse Mulder alla fine.- Non puoi inseguire mutanti con me per sempre.

- Non ho parlato di lasciare il lavoro, Mulder.

-No, certamente no . E’ solo...

- Solo cosa?- incitò quando lui non continuò.

-Bene, lo sai. Matrimonio. Bambini. Mutanti. Come dice la canzone “ una di queste cose non ha simpatia per le altre...”- Si girò verso il parcheggio delle macchine sequestrate e fermò l’auto.- Penso che sia quella macchina. Quella argentata.

-Mulder- disse lei.

Ma lui era già sceso. La porta sbattè e lei guardò il suo cappotto nero agitarsi nel vento quando si affrettò fuori, inseguendo sempre il prossimo grande indizio.

~*~*~*~

Mulder fermò la macchina fuori dal suo edificio. Si strofinò il viso con le mani prima di uscire. Dodici ore filate a girare in tondo, si disse.

Come si avvicinò al passaggio pedonale, un uomo uscì fuori dall’ombra. Mulder ne riconobbe immediatamente la sagoma e continuò a camminare.

- Non lavora più per stanotte, signor Mulder?

"Pensi che lo fa perchè ci prova piacere?"
Mulder aveva chiesto a Scully


“No” gli aveva risposto” Penso che lo faccia perchè fa piacere a te”

Mulder fece tintinnare le chiavi e affrontò Gola Profonda.- Mia madre di solito mi vuole a casa prima che si accendano le luci per strada.

- Mi meraviglio di lei. Il suo livello d’impegno sembra diminuito.

Mulder si schernì- Il mio livello d’impegno?

-Mi aspettavo che lei stesse lavorando di notte per mettere insieme i pezzi.

Dio, forse Scully aveva ragione- Bene, forse se lei mi avesse dato qualcosa in più su cui lavorare.

-Date le circostanze, le ho dato tutto quello che potevo.

- Un fatto di cronaca?

-E dove l’ha condotto?

- Sa, dal primo giorno, queste sono sempre state le sue condizioni. Io l’ho assecondato. Sono stato il figlio rispettoso. Ma forse questa volta, possiamo appunto dare un taglio alla stronzata di Obi-Wan Kenobi e può risparmiarmi il fastidio.

- Temo che lei dipenda troppo da me.

- Lasci che le dica una cosa. Ne ho abbastanza di inseguire i suoi vaghi indizi o di tentare di decodificare la sua logica circolare (ndt: un tipo di ragionamento in cui le premesse dipendono o sono equivalenti alle conclusioni.) . Forse è lei che dipende troppo da me...dalla mia buona disposizione a giocare i suoi giochi.- Mulder si girò per allontanarsi.

- Signor Mulder? Non abbandoni questo caso. Abbia fiducia in me. Lei non è mai stato così vicino. - Gola Profonda, con il suo esasperante messaggio, scomparve di nuovo nell’ombra.

-Vicino a cosa?- Gli gridò dietro Mulder, ma la sua voce riecheggiò sul cemento, senza risposta.


~*~*~*~*~

Qualsiasi cosa il dottor Barube stava facendo con quella pipì di scimmia qualcuno pensò che era abbastanza incriminante da portare il buon dottore a suicidarsi due volte. Come aveva detto Mulder.- C’è chi si uccide, e poi c’è chi si annienta.( ndt gioco di parole tra Kill e Overkill che non si rende in italiano There's kill, and then there's overkill)

Così Scully prese la pipì di scimmia per un’analisi mentre Mulder faceva una visita a casa di Barube. Lei passò la notte nel laboratorio di microbiologia della dottoressa Carpenter sforzandosi di identificare la sostanza misterioso etichettata come “ Controllo di Purezza”

- In altre circostanze , la mia prima telefonata sarebbe per il governo- le disse la dottoressa Carpenter- C’è un quinto ed un sesto nucleotide del DNA. Una nuova coppia di basi. Agente Scully, quello che sta guardando ...non esiste in natura. Dovrebbe essere , per definizione...extraterrestre.

All’alba, Scully provò a chiamare Mulder a casa per la cinquantesima volta. Le ginocchia le vennero meno quando lui finalmente rispose.

- Mulder, dove diavolo sei stato? Ho tentato di chiamarti per tutta la notte.

- Ho avuto un impegno. Ho lasciato il telefono in macchina.

- Mulder...quel bacterio che ho analizzato...dicono che non esiste in natura. Dicono che potrebbe essere extraterrestre.

-Scully...

-Cosa?

- Quanto ci metti a venire qui. ? Ho qualcosa che voglio mostrarti.

Scully arrivò alla porta di Mulder in meno di un’ora. Bussò leggermente- Mulder?

Ascoltando, non sentì nessun suono provenire dall’interno. Dopo un momento d’esitazione, Scully prese la sua chiave. Aprì piano la porta. -Mulder?

L’unica luce nell’appartamento veniva dal chiarore del giorno fuori le finestre. Scully rimise la chiave in tasca e fece alcuni passi verso il soggiorno silenzioso.

Si fermò quando vide Mulder addormentato sul suo divano, ancora con il vestito e con le scarpe. Scully si copri la bocca con le dita, nascondendo il sorriso. Dietro la testa di lui, i suoi pesci che si muovevano avanti ed indietro nell’acquario, aspettavano la colazione.

Scully attraversò la stanza e fece loro il favore.- Ciao ragazzi- Sussurrò quando lasciò cadere dentro il cibo- Affamati stamattina?- Si piegò verso il basso e li guardò ingoiare le scagliette.

Quando rimise a posto la scatola del cibo e si girò, scorse una piccola collezione di fotografie incorniciate. Riconobbe la sorella, a quel tempo senza trecce mentre giocava con la sabbia in spiaggia. Scully la prese in mano e le sorrise. La c’era anche una foto della madre in una cornice d’argento...una posa formale presa in uno studio. Scully cercò, ma non vide nessuna foto che avrebbe potuto essere il padre di Mulder. Nonni forse. Ne aveva una che sembrava datata negli anni 30.

Scully andò a riporre la foto di Samantha e la sua mano sfiorò una foto senza cornice che giaceva di piatto sullo scaffale. La sollevò.

La fotografia era di lei e Mulder chini su una scena di un delitto. Riconobbe il corpo di Doug Burhle che spuntava dall’erba alta. Lei stava dicendo qualcosa, e Mulder aveva piegato la testa più vicino per ascoltare.

Lui si agitò sul divano, spaventandola, e Scully si affrettò a far scivolare di nuovo la foto al suo posto.

-Ehi- gli disse, lui scosse la testa cercando di vederla- Ho bussato ma non c’è stata risposta.

- Chiedo scusa per questo- rispose, quando si stiracchiò.- Stavo sognando. Ti eri sposata sulla Death Star e camminavi per la navata al suono della musica di Darth Vader.

- E chi stavo sposando? Il cattivo Imperatore?

- No, Chewbacca- Si sedette e mise i piedi sul pavimento.

Scully chinò la testa.- Mulder, se mi sposassi, verresti al matrimonio?

- Dipende.

-Da cosa?

- Se gli Yankees giocano quel giorno.- Si alzò e afferrò le chiavi dal tavolino da caffè- Vieni, ti voglio mostrare quello che ho scoperto. Non ci crederai.

La condusse in un’area della città nella quale lei non era ma stata prima. Gli edifici erano malandati. Graffiti decoravano recinti in rovina. Mulder giro in un vicolo chiamato “ Pandora Street”.

Parcheggiarono e Mulder cominciò a camminare verso un deposito.- Aspetta un secondo. Mulder?

Lui si girò.

- Voglio solo dire che avevo torto.

- Va tutto bene. Non preoccuparti- Mulder la guardò socchiudendo gli occhi, come se on riuscisse a distinguerne la figura.

- No, umh, se tu mi avessi ascoltato, non saremmo qui adesso. Dovrei sapere ormai d’avere fiducia nel tuo istinto.

-Perchè? Nessuno lo fa.

-Sai, per me la scienza è stata sempre una cosa sacra. Ho messo sempre la mia fiducia su fatti accertati. E quello che ho visto la notte scorsa...per la prima volta in vita mia, no so a cosa credere.

- Bene, in qualsiasi cosa credi Scully…quando entrerai in quella stanza...Non ci sarà niente di sacro.

Prese le chiavi che aveva portato via dalla casa di Berube ed aprì la porta del deposito. Scully lo seguì nell’edificio in penombra. La sala era silenziosa e il locale principale era completamente vuoto.

Mulder comminò sul pavimento di cemento. - C’erano delle vasche qui e cinque corpi sospesi in una soluzione. C’erano dei computers che li controllavano. Erano vivi, Scully, sotto l’acqua.

- Cosa è successo loro?

- Dio solo lo sa- disse una voce nel buio. Scully riconobbe miterioso informatore di Mulder, Gola Profonda. –La cosa più probabile è che l’abbiano eliminati.

Perchè non li ha fermati? Scully avrebbe voluto chiedere. Ma tenne a freno la lingua.

- Eliminati da chi?- Volle sapere Mulder.

- Non so.

- Non le credo- replicò Mulder, e Scully gli rivolse un plauso interno.

- Ci sono limiti alle cose che so- disse l’uomo.

Scully distolse lo sguardo. Erano più probabili dei limiti della sua buona volontà per non sporcarsi le mani. Aveva spedito Mulder a fare il lavoro sporco. Aveva messo la vita di Mulder in pericolo.

- C’erano tre uomini la notte scorsa- stava dicendo Mulder, come se volesse dare una prova delle sue argomentazioni.- Sono stato inseguito.

-Hmmm- disse Gola Profonda.- Se l’avessero inseguito, lei sarebbe morto.

Apparentemente Scully era l’unica che avesse un problema con questo. Mulder e Gola Profonda sembravano pensierosi, ma non allarmati.

- Non mi asettavo la velocità e la percisione dell’operazione di pulizia- disse Gola Profonda- Senza prove, voi due non avete un caso. Lei deve trovare il dottor Secare prima che lo facciano loro. Non mi metterò ulteriormente in contatto con lei su questa questione.

E scomparve come era entrato, silenzioso come una pantera.

- Andrò a trovare il dottor Secare-disse Mulder.

- Dove?- domandò Scully

- Non so. Avrò fiducia nel mio istinto.

~*~*~*~

Nel letto quella notte, l’istinto di Scully le stava dicendo “guai” . Allungò di nuovo la mano verso il apparecchio telefonico. Il telefono di Mulder suonò e suonò senza risposta.

Ethan sospirò- Forse ha un appuntamento.

- Non capisci- Scully tenne il telefono sul petto- Queste persone sono pericolose, Ethan. Hanno già commesso due omicidi per coprire le loro tracce.

- Coprire cosa?

- Sai che non posso dirtelo.

- Ma sei convinta che Mulder abbia trovato qualcosa per cui valga la pena uccidere.

- Due dottori sono morti, Ethan!

-Un suicidio ed un incidente d’auto. Questo è quello che hai detto.

Scully uscì dal letto e cominciò a vestirsi. -Ho detto che è ciò che loro hanno voluto che sembrasse.

- Chi sono questi “loro”? Almeno, lo sai?

Scully l’ignorò e cominciò ad allacciarsi gli stivali.

- Dove stai andando?- domandò Ethan.

- Da Mulder.- Afferrò le chiavi e la pistola- Voglio assicurarmi che non gli sia capito nulla “accidentalmente”

Scully scoprì che non era l’unica preoccupata per Mulder. Gola Profonda apparve da un cespuglio quando Scully si avviò per il sentiero di Mulder.- Non è in casa- le disse succintamente.

- Dov’è? Lui è stato fuori tutta la notte.

- Vorrei saperlo.

- Gli è accaduto qualcosa- Il cuore di Scully le salì in gola quando Gola Profonda non dissentì.

- Non lo uccideranno.

- Come lo sa?

- Lui è diventato troppo importante e lei ha la prova che li potrebbe smascherare.

- Io non ho nessuna prova. Loro l’hanno presa e potrebbero aver ucciso per questo.

- Mi ascolti. La prova esiste ancora. E’ probabile che sia difficile da ottenere ma con la sua conoscenza medica, potrei essere in grado di farla entrare.

~*~

Gola Profonda rallentò la macchina fino a fermarsi fuori al centro di massima sicurezza di Forte Marlene. Le dette il distintivo con cui poteva entrare.- Quello che sta cercando è all’ultimo piano. Criologia.

Scully si attaccò l’ID alla camicia ed era pronta a scendere dalla macchina. Gola Profonda le afferrò il braccio.

- Stia molto attenta, signorina Scully. Se la prendono, l’ammazzano.

Scully ingoiò a vuoto ed aprì la porta. Le sue gambe sembravano gelatina ma in qualche modo riuscì a camminare attraverso l’area di parcheggio fino all’entrata principale. Passò la sua identificazione attraverso il lettore e le porte scivolarono silenziosamente aprendosi davanti a lei.

Scully attraverso la soglia ed i pesanti battenti si chiusero dietro di lei. Era in piedi in una sterile e bianca tomba. L’unico segnale di vita era la guardia di sicurezza seduta nella sua guardiola.

-Parola d’ordine?- le chiese.

Scully esitò. Gola Profonda non aveva detto niente circa una parola d’ordine.

- Parola d’ordine?- provò di nuovo la guardia, guardandola con maggior sospetto.

Scully si inumidì le labbra.- Controllo della purezza.

Lui la fece entrare. Scully andò diritto verso la criologia, dove cercò il contenitore marcato “ controllo della purezza”. L’aprì come chi apre un coperchio di una bara con un gesto d’orrore. Volute di nebbia di ghiaccio secco si alzarono dal cilindro di metallo.

Scully si trovò faccia a faccia con un feto alieno.

~*~*~*~

Attese in macchina, sentendosi lei stessa come un alieno sullo scuro ponte nella notte. Chi era quella donna che era uscita facilmente fuori da una struttura governativa con una cosa rubata sotto il braccio? Scully fece un profondo, lungo sospiro. Afferrò il contenitore sul sedile accanto a lei ed uscì dalla macchina.

- E’ in ritardo. -Disse gola Profonda avvicinandosi.- L’ha trovato?

Lei glielo mostrò.

- Bene. Loro sono disposti a fare lo scambio.

- Ha parlato con loro?

- Sì. Prenderò io il pacchetto.

- No, signore. Farò io lo scambio.

- Io ho fatto l’accordo. Aspettano me.

-Io non ho fiducia in lei.

- Lei non ha nessun altro in cui avere fiducia.

Un furgone si fermò sull’altra parte del ponte. Scully immaginò che dentro ci fosse Mulder, forse ferito. Forse morente. Gli diede il pacchetto.

Tornò indietro verso la sua macchina. I sangue scorreva veloce dentro di lei tanto veloce che aveva le vertigini. Si afferrò al volante e guardò Gola profonda avvicinarsi al furgone.

Uno sparo ruppe la quiete della notte.

Scully aprì di scatto la portiera della macchina, correndo ancor prima che i piedi toccassero la strada. - Mulder. Mulder!

Un corpo scivolò fuori dal furgone. Che andò via rombando. Gola Profonda rimase moribondo sulla strada.

Scully controllò per primo Mulder e sentì che il suo polso era forte. Si affrettò verso Gola profonda, ma lui era stato colpito a morte al petto. Loro non avevano voluto commettere un errore.

Gli alzò la testa.

- Non fidarsi...di nessuno- le disse, e morì.

~*~*~*~*~

Mulder era seduto al Pronto Soccorso presentando scottature chimiche intorno agli occhi. Scully stava in piedi tra le sue gambe e gli esaminava dolcemente la pelle delicata.

-Direi che è una specie di acido- disse lei.

- Non ho visto come lo hanno fatto- replicò Mulder.- Comunque brucia fottutamente . O l’agente chimico era nella pistola di quei tipi o…-

-O cosa?

- O era nello stesso dottor Sacare.

- Almeno la tua vista non è stata danneggiata- Appoggiò le mani sulle cosce di lui.- Sei veramente fortunato, Mulder.

- Già. Fortunato. La nostra migliore fonte è morta e loro hanno di nuovo il feto alieno. Non abbiamo prove.

Scully piegò il capo. - Almeno abbiamo il lusso di continuare a cercare? -disse lei quietamente.

Mulder le toccò il polso con un dito.- Ehi- disse aspettando che lo guardasse.- Non volevo suonare ingrato. Quello che hai fatto, Scully...è incredibile.

- Andiamo- disse lei, tirandosi indietro.- Ti porto a casa.

Mulder sedette con gli occhi chiusi per il lungo, silenzioso viaggio di ritorno al suo appartamento. Scully parcheggiò la macchina e slacciò la sua cintura di sicurezza.

- No, puoi andare– le disse Mulder- Starò bene.

- Permettimi almeno di accompagnarti dentro.

Lui scosse la testa. – Se entri con me, non te ne andrai più.- Scully aprì la bocca per protestare, ma lui le impedì di parlare.- Va a casa Scully. Sono un ragazzo grande. Posso prendermi cura di me stesso.

- Lo so. Io solo...

- Cosa?

- Io volevo solo che sapessi che non sei più solo. Non più

Lui sorrise, la pelle ferita che si arricciava intorno agli occhi.- Grazie per il passaggio. Notte, Scully.

-Notte.

~*~*~*~

Scully si svegliò all’improvviso, tirata fuori da un sonno senza sogni da qualcosa a cui non sapeva dare un nome. Si sedette sul letto confusa, ma la casa era quieta ed Ethan era disteso profondamente addormentato accanto a lei. Controllò l’ora- le undici e ventuno- si accomodò di nuovo sul cuscino.

Suonò il telefono. Lo afferrò prima che potesse svegliare Ethan.- Pronto- disse con la voce roca per il sonno.

- Ehi,Scully, sono io.

- Dove sei?

- Loro stanno per chiuderci, Scully.

Lei si sistemò meglio prestandogli più attenzione ora. Il suo cuore si fermò -Cosa?

- Mi hanno chiamato stanotte, hanno detto che saremmo stati riassegnati ad altre sezioni.

- Chi l’ha detto?

-Skinner. Ha detto che l’ordine veniva dall’alto.

- Mulder...

- E’ finita, Scully.

Robby Tinsbury aveva detto più o meno la stessa cosa quando aveva rotto con lei alle superiori. La voce di Mulder aveva la stessa intonazione definitiva che raggelava.

- Bene, puoi presentare una contestazione. Non possono...

- Sì, possono.

Scully si fece coraggio.- Che cosa farai?

- Non mi arrenderò. Non posso arrendermi. Non finchè la verità è la fuori.

Poi lui riattaccò.

Io, aveva detto. Non noi. Mulder era di nuovo solo. Scully si chiese cosa avrebbe detto Blevins, se Blevins aveva orchestrato la separazione.

Scully si distese di nuovo nel letto che le sembrò improvvisamente troppo grande. Rabbrividì contro il cuscino. Ethan si mosse, tirando fuori un braccio per avvolgerlo intorno a lei.

- Era il telefono?

- Sì.- Si girò nel suo abbraccio, nascondendogli il viso nella spalla. Lui le accarezzò con aria assonnata la schiena.

- Chi era?

- Nessuno.

-Mmm- Lei poteva sentirlo che stava scivolando di nuovo nel sonno.

- Ethan?

- Hmm?

Lo abbracciò forte, stringendo gli occhi chiusi.- Ti sposerò.

Amore nella giungla

L’anniversario del primo anno della scomparsa di Patty Waeleski arrivò
senza fanfare. Il suo nome era scomparso dai giornali e dalle menti di chi non era direttamente coinvolto nel caso. Per la maggior parte delle persone era solo un altro ordinario Lunedì.

Scully si chiese se qualcuno stava ancora cercando Patty; se Mulder percorreva ancora le strade di notte cercando indizi.

Si sedette cadendo pesantemente su una sedia mentre Ethan oziava in cucina. Le mise davanti un “bagel”(ndt: tipo di pane) con crema di formaggio, ma Scully l’ignorò a favore del caffè nero.
Ethan sedette accanto a lei e le rubò di nuovo metà del begel, che continuò a mordere con forza.

- Fammi indovinare- disse mentre masticava- Nuovi studenti, oggi?

- Forse. Confesso di non aver controllato l’elenco.

- Sai, quando ti ho incontrata, tu eri molto eccitata all’idea di plasmare giovani menti in futuri patologi. Ho pensato che ti piacesse insegnare.

- Mi piaceva. Mi piace.- Si raddrizzò con un sospiro.- E’ solo…

- Cosa?

- Mi piacerebbe imparare di più.

Lui sorseggiò il suo caffè- Questo è quello che facevi negli Xfiles? Imparare?

- Beh, certamente. Non aveva mai fatto prima quel genere di lavoro.

- Dana *nessuno* aveva mai fato prima quel genere di lavoro. Per buoni motivi.- Fece una pausa- Almeno insegnando non ti uccidono.

-Ethan- gli rispose, assumendo un tono d’avvertimento- Qualunque cosa succede, io non starò nel laboratorio per sempre. Non sono entrata in accademia con il sogno della mia vita di mostrare agli altri come tagliare un cadavere.

- Lo so, lo so. Speravo solo in un compito un pochino più leggero la prossima volta. Forse qualcosa come il crimine organizzato.

Scully s’immaginò facendo autopsie ad uomini con le scarpe di cemento.- Passo, grazie.
Ethan masticò un altro poco il bagel.- Come se la sta cavando Mulder?Se tu sei giù di morale, lui deve star bazzicando il seminterrato come un fantasma, con il naso schiacciato contro la finestra del vecchio ufficio.
Scully si sentì più lei come il fantasma di questa situazione. Mulder era passato nell’ingresso e nemmeno l’aveva vista. Si trovò a creare motivi per salire al terzo piano, vicino alla cella di detenzione. Qualche volta era solita vederlo alla sua scrivania, a testa china su qualsiasi lavoro gli avevano assegnato per quel giorno.
Una volta aveva pensato che lui la stesse guardando. Scully aveva agitato la mano, sorridendo. Ma era sembrata una sciocca con la mano per aria quando Mulder non aveva fatto un cenno in risposta.

-E’ solo strano- disse ad alta voce- hai lavorato con qualcuno ogni giorno e all’improvviso ti separano senza avvertirti.

- Dana- Le coprì la mano con la propria- Non sei più responsabile di Mulder. Lui tirava avanti bene prima che lo incontrassi e starà bene ora. Vedrai.

- Già, certo.

-Ehi, già gli hai detto che ci sposiamo?

Scully guardò riflettendo l’anello sul suo dito. Mulder non le aveva prestato attenzione abbastanza a lungo da dirglielo.

- Non abbiamo avuto molta opportunità di parlare.

Ethan sorrise.- Meglio che glielo dici per settembre o perderà la cerimonia.

~*~*~*~

Scully si senti un poco folle mentre aspettava Mulder nel garage del Watergate Hotel. L’insistenza di lui su le precauzioni da prendere le fecero dubitare della sua sanità mentale, ma allo stesso tempo provò una segreta eccitazione per essere inclusa nella cospirazione.
Che Mulder credeva che queste precauzioni fossero necessarie voleva dire che sentiva che il lavoro era ancora importante.

Che lui fosse disposto ad incontrarla voleva dire che credeva che lei era ancora importante.

All’ultimo secondo, fece scivolare l’anello di fidanzamento nella tasca del cappotto. Quella conversazione poteva aspettare, finchè loro non stessero giocando a spia-contro-spia in un garage-parcheggio.

Il cuore di Scully ebbe un sussulto quando sentì dei passi nell’ombra. Rimase immobile senza respirare, cercando di distinguere la sagoma dell’uomo che camminava verso di lei. Le scarpe di Mulder entrarono nel suo campo visivo, poi le gambe. Finalmente la sua faccia divenne visibile nella luce fioca.


- Quattro dollari per la prima ora di parcheggio è da criminali- disse. - Spero che sia un incontro almeno di 45 minuti.

Scully si rilassò sollevata.- Sai, Mulder, da...da là dietro, sembravi lui.

-Lui?

- Gola Profonda- rispose lei, mortificata per la sua confessione.

- E’ morto, Scully. Ho assistito ai suoi funerali ad Arlington con un binocolo molto potente da molte yards lontano. Ora, la cornice del ritratto era girata, tu volevi parlarmi. Cosa hai trovato?

- Io volevo parlarti ma non ho trovato niente.

Il motore di una macchina prese vita, i fari inondarono momentaneamente il garage. Mulder si portò di un passo più vicino a Scully. - E’ pericoloso per noi fare solo una piccola chiacchierata, Scully. Dobbiamo supporre che ci stanno sorvegliando.

- Mulder, non ho visto nessun indizio...

- No, no, certo che no. Quelle persone sono il meglio.

-Ho preso tutte le precauzioni necessarie. Sono tornata sui miei passi per assicurarmi di non essere seguita e nessuno mi ha seguito. Gli XFiles sono chiusi, Mulder. Siamo stati assegnati a nuovi incarichi. Voglio dire, cosa ti fa pensare che loro si preoccupino ancora di noi?

- Allora perchè ti sei disturbata a venire qui segretamente?

- Perchè ho capito che era l’unico modo perchè tu mi vedessi.

- Allora cosa vuoi?

- Sapere che tu stai bene- Lui la guardò appena allora Scully continuò.- Mulder oggi mi sei passato accanto a pochi centimetri, ma eri lontano mille miglia. So che ti senti frustrato senza le risorse del bureau, è impossibile per te continuare...

- No, non è questo...

- Bene, e allora cosa? Quando il bureau ci ha chiusi, tu mi hai detto che saresti andato avanti finchè la verità era lì fuori. Ma non sento più questo da te.

- Sei mai stata a San Diego?- chiese lui.

- Sì.

- Hai visitato l’osservatorio di Palomar?- Scully scosse la testa. Mulder proseguì- Dal 1948 fino negli ultimi tempi, era il telescopio più grande del mondo. L’idea ed il progetto fu di un brillante e ricco astronomo che si chiamava George Ellery Hale. In realtà, l’idea si “presentò” ad Hale una notte. Mentre stava giocando a biliardo, un elfo si arrampicò sulla sua finestra e gli disse come ottenere i soldi per il telescopio dalla Fondazione Rockefeller.

- E tu sei preoccupato che stai vedendo folletti da tutta una vita?

Mulder si lasciò scivolare contro il muro, accoccolandosi vicino al pavimento.- Nel mio caso omini verdi.

Scully s’inginocchiò con lui. – Ma Mulder...durante il tempo che sei stato negli XFiles hai visto così tanto.

- Questo è il punto. Vedere non è abbastanza, dovrei avere in mano qualcosa. Qualche prova solida. Questo l’ho imparato da te.

Si scambiarono uno sguardo in silenzio per un momento- Il rapimento di tua sorella, possiedi questo.

- Ho incominciato a chiedermi se...se questo sia mai avvenuto.

- Mulder, anche se George Hale vedeva solo folletti nella sua mente, il telescopio tuttavia fu costruito. Dai, non mollare! E la prossima volta...- Lei si alzò e gli toccò la testa- Ci incontreremo fuori all’aperto.

~*~*~*~

La prossima volta, come risultò, non s’incontrarono affatto. Mulder scomparve senza dirle una parola. Non avrebbe saputo che se n’era andato se Skinner non l’avesse chiamata per chiederle dove fosse Mulder.

Sulle prime ci rimase male. Mulder l’aveva deliberatamente lasciata fuori dal gioco. Sembrava che non fosse indispensabile dopo tutto.

Poi si preoccupò. Forse non aveva avuto tempo di lasciarle un messaggio perchè era nei guai.

- Non sei più responsabile- le aveva detto Ethan.

Scully prese la chiave dell’appartamento di Mulder dalla borsa e la fece girare nella mano. Lui non le aveva chiesto di restituirgliela.

Decise che il minimo che poteva fare era dare da mangiare ai pesci.

Aprì la porta dell’appartamento cautamente. Tutte le luci erano spente. Dentro le stanze avevano il suo odore, di pelle e caldo estivo. Senti il profondo silenzio avvolgerla più pesantemente.

Aveva le orecchie che bruciavano. Il respiro affrettato. Aveva di nuovo dieci anni, mentre strisciava nella camera da letto dei suoi genitori per scoprire i loro segreti chiusi nei cassetti del comò.

Nessun segno di lotta, notò con un pizzico di sollievo. Le scarpe di Mulder stavano accanto al tavolino da caffè. L’impermeabile abbandonato su un lato del divano.

Scully osservò una lattina di soda che stava vicino al computer, mezza piena. Non si era disturbato a finirla. Scully accese il pc.

~*~*~*~

Crescendo, Samantha aveva posseduto una scatola-giocattolo di latta chiamata Cottura al Forno Facile. A Mulder sembrò come se qualcuno glielo avesse sparato dentro. Invece di una sola lampadina per cuocere le sue interiora, lui aveva l’intero sole portoricano accumulato dentro di lui che lo cuoceva vivo.

La temperatura nella piccola stanza di controllo del satellite stava raggiungendo la punta più alta del secolo. Mulder si era scolato bottiglia dopo bottiglia l’acqua solo per vederla immediatamente evaporare attraverso la pelle. Il sudore rendeva appiccicosi i capelli alla testa. Aveva gli occhi arrossati che bruciavano.

Il bagno non funzionava, così Mulder si avventurava fuori nella giungla ogni volta che doveva fare pipì. Le gigantesche piante frondose sembravano pronte a divorarlo, schiaffeggiandogli le braccia ed il viso mentre le zanzare si concentravano su di lui per un banchetto.

Il suo solo compagno giaceva morto sul tavolo.

Arrivò la notte. Mulder si costrinse a stare nella stanza con il cadavere. Con le mura che lo circondavano, e i suoni stridenti fuori, Mulder sentì un serpeggiante senso di paranoia.

Lui sarebbe stato il prossimo. L’avevano spedito lì per morire.

Con le dita tramanti afferrò il registratore. - Oggi è...sono le ore 10:30. Anche se non sono un patologo qualificato, registrerò le mie osservazioni sul corpo nel caso che nelle prossime ore, la decomposizione possa nascondere prove forensi.

Mulder girò intorno al corpo di Jeorge.

- Il soggetto, forse la vittima...è un maschio Ispanico, età indeterminata. Non si notano apparentemente danni esterni. Non ci sono indicazioni che sia stato colpito da un fulmine. Nessuna bruciatura di capelli o scottature di alcun genere.

Il soggetto è stato trovato seduto. Il rigor mortis avanzato, nonostante sia trascorsa poco meno di mezz'ora. La pelle completamente ricoperta da pelle d’oca. Il corpo mostra segni di un intenso spasmo cadaverico. L’espressione riflette...

Mulder s’inclinò per dare un’occhiata più da vicino al viso dell’uomo.- Mio Dio, Scully. E’ come se si fosse spaventato a morte.- Mulder passò oltre le risme di carta sputate fuori dalla macchina. Gergo, linguaggio incomprensibile o la prova di qualcosa di più?

- La stampante riceve una trasmissione che indica un contatto con un’altra forma di vita e non ho potuto ancora vederli. Anche se potessi vederli sarebbero veramente lì? Come posso sapere che questo non sia qualche satellite militare? Queste trasmissioni vengono da parte del Voyager, per l’amor di Dio. Gli extraterrestri le avrebbero veramente potute intercettare? O questo è qualche scherzo elaborato per prendere in giro quelli che vogliono credere?

Mulder buttò da parte lo stampato con rabbia.- Sono stato mandato qui da una di quelle persone. Gola profonda aveva detto” Non fidarsi di nessuno” Questo è duro, Scully...sospettare di tutto e di tutti. Ti logora. Incominci a dubitare che quello sai sia la verità.

Fuori, tutto divenne spaventosamente quieto. Mulder alzò la testa, in ascolto. Gettò uno sguardo a Jeorge che non si era mosso. All’improvviso i muri incominciarono a tremare. Le macchine lampeggiarono e si spensero, alcune caddero a terra con un assordante rumore.

Mulder corse vicino al corpo.

Una luce bianca attraversò la finestra, accecandolo quasi. Dal nastro, la macchina gli rinfacciò le sue stesse parole: Gola…Profonda...ha detto...” Non...fidarti...di nessuno”...Gola...Profonda...ha detto...” Non...fidarti...di nessuno”...
La porta si spalancò ed il vento spinse di nuovo Mulder contro il muro.

Trattenne il respiro ed attese la verità.

~*~*~*~

Scully tolse di nuovo il suo anello sull’aeroplano verso Portorico. Il sole filtrava attraverso la finestra ovale catturò il diamante, facendolo ammiccare verso di lei beffardo, un raggio laser scintillante. Una coppia di fidanzati tradizionalmente si scambiano biglietti d’amore. Invece, Scully aveva attaccato con un nastro al frigorifero una nota affrettata scarabocchiata nella quale aveva detto poco su dove stava andando e perché.

Con gli agenti dell’NSA alle calcagna, lei non poteva rischiare dicendo della sua gita ad Arecibo. “ Caro E.” aveva scritto” Un’emergenza di lavoro mi terrà fuori città per alcuni giorni. Chiamerò appena posso”

Ma la sporca verità, la parte che a mala pena ammetteva con se stessa era che lei non sapeva che era un’emergenza. Per quanto ne sapeva Mulder poteva stare a prendere il sole su una spiaggia sabbiosa. E con tutto ciò lei era lì che si aggrappava a qualche scusa per seguirlo di nuovo.

L’aereo atterrò di prima mattina, con il sole che poltriva basso nel cielo come una tigre a riposo. Già l’aria aveva un’altra dimensione, spessa per l’umidità e stordente per la fitta vegetazione. Prese una macchina a noleggio e usando il suo scarso spagnolo chiese la direzione per Arecibo.

- Non ci va più nessuno. -Disse un vecchio uomo dalla pelle scura che lavorava al banco dell’aeroporto. - I soldati l’hanno chiuso molto tempo fa.

La qualcosa, pensò Scully, era stata come mettere un cartello di benvenuto per Mulder.

Gli uomini che costruirono Arecibo l’hanno voluto quanto più possibile vicino al cielo. Scully portò la sua macchina lungo la strana di terra battuta su un lato della ripida collina. Più in alto saliva e più fitti diventavano gli alberi. I rami schiaffeggiavano e si rompevano contro i fianchi della macchina.

Finalmente giunse sulla cima della collina e trovò la baracca che sembrava essere la stanza di controllo. Scully uscì, fermandosi a guardare intorno le acuminate recinzioni ora cariche di viti. Non vide nessuna traccia di Mulder.

I sudore colò lungo il collo quando lei avanzò nell’erba alta verso la porta. L’umidità l’aveva chiusa saldamente come una tomba. Scully si addossò con tutto il suo peso, spingendo finchè si aprì violentemente e fu catapultata nella stanza.

Indietreggiò davanti all’odore della morte. Un’ondata di calore la investì . Ovunque vide materiale elettrico sparso per terra.

- Mulder- chiamò, avventurandosi più dentro. Lottò per non coprirsi il naso e la bocca con il braccio. – Mulder sei qui?

Trattenne il fiato quando il suo piede colpì un corpo semi nascosto dalle risme di carta.

- Mulder!- lo aveva scorto sul pavimento di schiena. Il suo collo era girato in uno strano angolo e lei temette immediatamente che era morto. Scully si chinò su di lui.

- Mulder- disse , mentre si inginocchiava accanto al corpo. La maglietta di lui era intrisa di sudore.

Accese la pila e gliela puntò sul viso. Gli occhi di lui si aprirono.

- Mulder- disse di nuovo Scully, debolmente con sollievo. - Ero sicura che tu fossi morto- Mulder non disse niente, guardandola con gli occhi socchiusi. - Mulder? Sono Scully. Dana Scully. Sai dove ti trovi?

Lo aiutò ad alzarsi- Sono venuti, Scully...Quelli che l’hanno presa. Erano qui.

Le appoggiò pesantemente le mani sulle spalle, ed un brivido di freddo l’attraversò nonostante il caldo.- Qui?

Mulder andò verso il nastro malconcio - Sul nastro...il nastro. La testimonianza. La prova. E le trasmissioni è tutto qui.

- Prova di cosa?

- Il contatto. E questi stampati...è qui. E l’uomo...Dovremmo esaminarne il corpo. Ci saranno altre prove.

Scully sentì un rombare venire da lontano. Il suo cuore accelerò i battiti- Sono loro?

Mulder ascoltò e poi scosse la testa.- No, non è questo-. Prese il binocolo ed andò alla finestra. Sono la squadra di recupero dei Berretti Blu. Ci uccideranno. Aiutami con il cadavere.

- Non abbiamo tempo- disse Scully mentre l’avvicinarsi dei furgoni aumentava rumorosamente.

Mulder faceva grandi sforzi per sollevare il morto.- Aiutami!

- Mulder, non saremo mai capaci di portare l’uomo fuori del paese!- L’afferrò per un braccio.- Dobbiamo andare. La prova è inutile se tu sei morto!

I bicipidi gli si irrigidirono sotto la mano di lei mentre lottava contro le sue parole. Lo sentì calmarsi e incominciò a correre verso la porta. Mulder le prese le chiavi e toccò il volante nel momento in cui i furgoni dell’esercito si arrestavano di colpo sull’erba.

- Presto!- Incitò Scully

Uomini con grandi fucili uscirono dall’autocarro. Mulder aveva acceso il motore e filò rombando giù per la collina. Il nastro che aveva preso dalla sala di controllo le rimbalzò intorno ai piedi quando Scully si tenne forte alla maniglia della porta.

Le pallottole rimbalzarono sulla parte posteriore della macchina.

- Spera d’avere un’assicurazione extra.- disse Mulder a denti stretti. Girò il volante bruscamente. La ghiaia schizzò contro il finestrino della macchina quando si precipitarono giù per la collina.

Scully provò a dare uno sguardo dietro le spalle.- Penso che li abbiamo seminati.

- Abbiamo perduto anche la maggior parte delle prove.- le rispose di rimando. -Questo è tutto quello che interessa loro

Scully raccolse il nastro- Non tutte.

Mulder lo guardò.- Abbiamo bisogno di trovare un posto dove pensare, in qualche parte dove possiamo evitare di farci vedere finchè non richiamano i cani. Hai soldi con te?

- Certo- Lo guardò. I suoi occhi concentrati sulla strada di fronte a lui. Mulder spesso era così concentrato verso il prossimo obiettivo, che alle volte perdeva di vista la prospettiva intera- Mulder, loro ti stavano cercando di nuovo in casa. La NSA aveva agenti che perquisivano il tuo appartamento.

Lui la guardò sorpreso.- Cosa vuole la NSA da me?

- Non mi sono fermata a chiederglielo.- Gli fece un breve riassunto del suo gioco al gatto ed il topo con gli agenti all’aeroporto. Mulder sogghignò - Non male, Scully. Questo è un notevole impressionante lavoro da detective. Sai, potremmo usare uno come te nell’FBI.

- Ci ho provato. Risulta invece che io trascorra tutto il mio tempo correndo dietro al mio rompiscatole collega.

Mulder divenne serio. Tenendo lo sguardo fisso sulla strada accidentata, brancolò alla cieca con una mano verso di lei. Strinse quando fece contatto con il ginocchio.-Grazie- disse.

~*~*~*~*~

Trovarono un paio di bungalows fuori mano per la notte. La "señora" che diede loro le chiavi l’indirizzò in fondo alla strada per il cibo, dove Mulder scelse un paio di burritos e coca cola.

Fece ritorno giusto in tempo prima dell’ultimo temporale pomeridiano. La pioggia cadeva abbondantemente dal cielo, schizzando contro le larghe foglie tropicali fuori la finestra aperta di Mulder. Scully sedeva su una larga sporgenza di pietra dentro la stanza, godendo dell’aria più fresca mentre l’umidità le arricciava le punte dei capelli.

Mulder oziava sul letto, mentre si leccava le dita dopo un morso al burrito di carne.- Non ricordo l’ultima volta che ho mangiato- disse.- Forse per questo che sono così buoni.- Indossava solo i jeans, si era tolto la sua malandata maglietta e sfilato calzini e scarpe.

- No, sono veramente buoni.- Certo, lei nemmeno aveva mangiato molto negli ultimi due giorni.

- Stavo pensando che dovremmo prendere due voli diversi per tornare a casa

- Perchè? Difficilmente si chiederanno dove stiamo andando.

- Se lo chiederanno se ci dividiamo. Inoltre, ci darà una migliore possibilità di capire chi ci segue.

- Sono bravi, Mulder. Quelli dietro di me erano sotto copertura. Si preoccupano abbastanza di questo per mettere in pratica almeno qualche sottigliezza.


- Non c’era niente di sottile negli uomini che ci hanno inseguito oggi.

Scully rabbrividì, al ricordo delle pallottole che fischiavano al di là della loro macchina.- Guarda come viene giù. Non vedi una pioggia come questa a casa.

- Come se avessero sbudellato una nuvola di pioggia con un coltello- Fu d’accordo Mulder.

Scully si girò con un sorriso- Bell’immagine. Grazie.

- Ehi, questa è una brutta pioggia. Ti trascinerà nel mare se lei dai una mezza opportunità. Guarda il modo in cui schiaccia ogni cosa nella terra.

Scully guardò la pioggia per un altro momento e fu d’accordo.- Devo remare per tornare al mio bungalow- disse, girandosi di nuovo. Si fermò quando vide Mulder seduto con i piedi sul pavimento. Aveva la testa gettata all’indietro. -Mulder, stai bene?

Scully scivolò via dal suo posto e lo andò a controllare.

-Si, mi sono solo seduto troppo velocemente.

- Sei sicuro?- Gli toccò il bernoccolo sotto ai capelli con dita delicate.- E’ un brutto colpo quello che hai qui.

-Non è così brutto.

- Mulder tu eri incosciente quando ti ho trovato. Qui, distenditi.

Mulder con riluttanza si stese sul letto.

- Ti fa male da qualche parte?- Scully gli toccò le spalle e poi le costole.

Mulder si schiarì la gola - No.

- Ecco, segui il mio dito ma non muovere la testa.- Mosse il dito indice avanti ed indietro davanti a lui, sentendosi sollevata quando i suoi occhi seguivano ogni movimento.- Capogiro? Nausea?

- No. Veramente, sto bene.

- Che cosa è questo?

-Cosa?- Si toccò il lato del collo dove lei stava guardando- E’ un graffio.

Scully si inclinò su di lui per vedere meglio.- Va bene, vedo che stai bene. Non è troppo profondo.

- Scully- la sua voce le risuonò vicino all’orecchio.

Lei girò la testa.-Hmmm?

- Va tutto bene. Sto bene.

Erano quasi naso a naso. Scully si sosteneva su entrambe le braccia, stando quasi a cavalcioni su di lui. Il suono della pioggia riempì la stanza quando si fissarono l’un l’altro.

Lo sguardo di Scully si spostò lentamente alla bocca piena di lui, completamente rosa ed umida. Solo un pochino ed avrebbe potuto assaggiarlo. Solo un poco più vicino. Solo un piccolo assaggio...

Sentì se stessa avvicinarsi. Gli occhi chiudersi lentamente . Sentì il calore di lui, odorò il sale sulla sua pelle.

Si baciarono.

Non c’era titubanza; Scully approfondì il bacio divorandogli la bocca quando lui la dischiuse sotto di lei. Inclinò la testa, i nasi si toccarono. Gli strofinò la lingua contro il labbro inferiore finchè lui gemette.

La vibrazione attraversò Scully dalla testa ai piedi. Lo baciò più profondamente, schiacciandolo contro il cuscino. Si mosse ancora su di lui, non toccando nientr’altro se non la bocca. Le mani di Mulder vennero su e si fermarono sul suo petto. L’accarezzò attraverso la maglietta.

Devi fermarti ora. Non è troppo tardi per fermarti, si disse Scully.

Ma era un monsone d’amore così Scully si sentì squarciata come il cielo, la pioggia le ruggiva nelle orecchie lei divorava senza esitazione la bocca di Mulder dal suo viso. Lui la prese alla vita e la tirò giù con forza verso di lui. Le dita si allargarono ai lati del cuscino; il seno gli strofinò il torace.

La coscia di lui, forte come gli alberi della giungla, si fece strada tra le sue gambe. Ovunque lei lo toccava era duro, i muscoli si tendevano sotto la pelle duttile, i ruvido denim che copriva rigonfiamento nei pantaloni. Scully si strinse su di lui, il suo viso andò in fiamme quando la sua erezione si strofinò tra le gambe.

Lei era selvaggia, ferina...disperata perchè lui la penetrasse e facesse esplodere la tensione che cresceva in lei. Le sue anche spinsero sotto di lei, cercando di risponderle. Scully gli tenne la faccia con entrambe le mani per mostrargli con la lingua ciò di cui aveva bisogno.

Mulder emise un gemito e la girò sotto di lui. Inarcò il torso all’indietro, i bicipiti piegati mentre la bloccava sotto il suo considerevole peso. I suoi occhi trapassarono quelli di lei mentre incominciava a ruotare i fianchi, spingendola sempre più profondamente nel materasso.

Scully distese le gambe e si mantenne sulle braccia di lui, accarezzandolo sopra la ruvida pelle di gomiti mentre Mulder cercava di prenderla con ancora in dosso i pantaloni. Le girava la testa, in cervello incominciava ad annebbiarsi. La pioggia cadeva abbondantemente fuori. Mulder ansimava su di lei come una tigre in calore.

Le dita dei piedi le si piegarono contro il letto. Si morse le labbra. Così vicino. Quasi.

-Ah- disse, sul viso un’espressione di frustrazione. Le mani gli artigliarono il davanti dei jeans.

- Sì, sì- incoraggiò Mulder, con il respiro caldo sulla sua guancia. Le morse il mento mentre lei lottava per sbottonargli i bottoni dei pantaloni. Il fatto che lui spingesse ancora i sui fianchi su di lei rendeva la cosa difficoltosa.

Lei trattenne un singhiozzo quando si aprirono i pantaloni.- Mulder...

Lui sgusciò fuori da essi e dai boxers, lasciandola fremente e ansante sul letto. Solo quando le venne di nuovo sopra, con la testa del pene scorreva verso l’alto sulla coscia, fece comprendere a Scully che avevano portato a termine solo la metà della battaglia.

Mulder non sembrò accorgersene. La stava baciando profondamente ed affamato, le sue mani si muovevano sotto la maglietta stuzzicandole i capezzoli rigidi sotto il reggiseno. Il tessuto dei pantaloncini le strofinava tra le gambe per l’attrito, formando quasi una piega dolorosa.

Lei interruppe il bacio e appoggiò la sua fronte calda contro quella di lui.- Ho bisogno...ho bisogno...

Lui diede uno strappo ai pantaloncini e alla biancheria intima in un unico fluido movimento. Scully gli diede il benvenuto con una forte abbraccio tra le sue ginocchia nude. Ebbe un brivido come la lunghezza della sua erezione sbatté calda contro di lei.

-Mulder- disse di nuovo, passandogli le mani nei capelli ripetutamente. Era come seta bagnata tra le dita.

La sua barba le arrossò la pelle, quando le baciò il collo e l’orecchio. Le dita esperte di lui le serpeggiarono tra le gambe e Scully s’irrigidì, sollevandosi dal letto.

La pelle umida delle loro pance s’incontrava e si allontanava come Mulder si sistemava meglio. Scully trattenne il fiato come la punta del pene scivolò dentro. Il respiro di Mulder divenne profondo, pesante.

Entrambi guardarono giù per vederlo entrare in lei.

Scully poggiò di nuovo la testa sul cuscino. Sentì che la riempiva andando più in profondità. Il suo respiro ansante le faceva il solletico sulla guancia. Il tempo si estese. Nessuno dei due disse una parola quando la penetrò per la prima volta. Lei si sentì gemere, le sopracciglia corrugate quasi in agonia come Mulder non spinse oltre.

Piano, lui prese a muoversi, dandole vari deliziosi pollici.

Scully alzò le anche, cercando di più, e Mulder prese il ritmo. Gli accarezzò la schiena, liscia, lucida e sudata. Gli baciò la pelle ispida della mascella.

Mulder fece respiri profondi e caldi e le dette ancora di più. Scully strinse gli occhi chiusi, tendendosi indietro per avvolgere le mani intorno alle sbarre della testata del letto. Mulder si muoveva più veloce e profondo, spingendola contro il cuscino con la forza della sue spinte.

Gli avvolse le gambe intorno alla vita. Digrignò i denti ed arcuò la testa indietro. Era troppo. Lampi di luce dietro gli occhi. Si sentì irrigidire, ogni muscolo che si fermava a causa del terribile assalto.

- No, no, disse, scuotendo la testa su un lato.

-Sì- Mulder grugnì .

Aumentò ancora di più profondamente le spinte portandola con lui sul limite. Scully respirò un’ultima boccata d’aria prima che l’orgasmo la colpisse come un fulmine. La sua bocca restò aperta; il corpo si scosse e si scosse. Si afferrò alle sponde del letto più forte che poteva.

- Scully- disse Mulder, e lei rispose con un gemito.

Il fianchi di lui abbandonarono il loro ritmo, il suo sedere si strinse. Scully lo sentì sollevarsi. Mentre cavalcava la sua stessa onda.

Scossa ed esausta, giaceva immobile sotto di lui e non poteva aprire gli occhi. La stanza girò impazzita intorno a lei. Cosa abbiamo fatto? si chiese.

Il peso di Mulder diminuì su di lei. Poteva sentire che le studiava il viso e si costrinse ad incontrare il suo sguardo. Giaceva lì, completamente scoperta e con gli occhi spalancati mentre lui le esaminava il volto. I capelli appiccicati alle tempie. Le lacrime che le rigavano le guance.

Mulder la guardò solo un minuto prima di chinarsi e toccarle le labbra con le sue. Gentilmente, teneramente, la sua lingua lenì il punto ferito che i denti di avevano prodotto durante il loro frenetico rapporto.

Scully gli restituì il bacio. Dopo un momento lui si scostò e rimasero unite solo le loro guance. Scully lasciò andare le sbarre del letto, con i muscoli doloranti che protestavano ad ogni piccolo movimento.

Gli mise le braccia intorno al collo e lo tenne stretto.

~*~*~*~

Al mattino, guidarono fino all’aeroporto in silenzio.
Mulder continuava a gettare lo sguardo nello specchietto retrovisore per vedere se loro li stavano seguendo, ma non guardò nella direzione di lei.

Scully sapeva che spettava a lei dire qualcosa. Lei era quella che aveva un fidanzato a casa. Ma fin’ora tutto quello che riuscì a dire fu- Cosa diavolo è stato quello?

Rimase quieta, timorosa di lasciare quel posto e timorosa di rimanere. Mulder li guidò con fiducia sull’irregolare strada fangosa. I rami delle palme al passaggio ondeggiavano verso di lei, curvandosi sotto la pesante aria estiva. Scully girò il viso verso la brezza.

-Dobbiamo solo arrivare a casa- disse Mulder rompendo il silenzio.

- Giusto. A casa.

Come arrivarono sulla strada principale, Scully vide un aeroplano decollare in lontananza. Sarebbero presto arrivati all’aeroporto, si sarebbero imbarcati su un volo e tornati in lati opposti della città. Chiuse gli occhi ed inalò un profondo alito di vento salato.

- Io comprerò i biglietti- disse Mulder mentre si avvicinavano.

Scully si girò verso di lui- Noi viaggeremo separati. Ricordi?

Il suo sguardo inespressivo disse che non si ricordava.- Sì, certamente. T’incontrerò di nuovo lì allora.- Gettò uno sguardo inquieto dietro di lui.

Scully non doveva guardare. Seppe che quel posto l’avrebbe seguita per molto tempo a venire.

~*~*~*~

Le ombre della sera si stesero come lunghi gatti neri pigri nel frattempo che Scully arrivava a casa. Diventò indecisa e confusa come raggiunse la porta di casa. Ethan sarebbe stato capace di darle uno sguardo e sapere. I suoi capelli si arricciavano da tutte le parti; aveva addosso una perenne eccitazione. Poteva sentire l’odore di Puertorico sulla pelle.

Aprì la porta ed esitò solo un minuto prima di posare la sua borsa su un lato. Il soggiorno era in silenzio.
Sollevata, Scully andò in cucina per una bottiglia d’acqua. Come l’aprì, sentì la televisione accesa a bassa voce in camera da letto. Prese l’acqua e ritorno nel salotto, spingendo per aprire con una mano la porta della camera da letto.

Ethan era disteso nel letto, sembrava pallido. I suoi occhi erano chiusi.

Scally camminò in punta di piedi per guardarlo meglio e lui si svegliò dandole un mezzo sorriso.- Ehi, sei tornata.

- Sono tornata.- disse Scully, troppo allegramente - Ma devo dire che non hai un bell’aspetto.

Lui scosse la testa.- Influenza o qualcosa del genere. Sono stato disteso tutto il giorno. Ti sei divertita?- Le domandò come lei gli si avvicinò per sentirgli la fronte.

- Era lavoro- disse.- Hai la febbre.

- Mmmmm, si, probabilmente.- Il suoi occhi si chiudevano- Felice che tu sia tornata- disse, facendole una goffa carezza sul braccio.- Ora vorrei dormire, va bene?

Scully lasciò la stanza alla ricerca di un impacco freddo per la sua testa. Ne prese uno dal congelatore e pescò nella tasca della sua giacca un fazzoletto per avvolgerla dentro. Dalla stoffa uscì all’improvviso, cadendo sul pavimento con un suono tintinnante il suo anello di fidanzamento.

Scully lo raccolse. Lo dondolò avanti ed indietro tra il pollice e l’indice prima di metterlo dolcemente nel cassetto della cucina.

Con l’impacco in mano, ritornò da Ethan in camera da letto.

~*~*~*~

Due giorni dopo, Scully trovò Mulder nella stanza delle intercettazioni. Si fermò appena dentro, appoggiandosi con la schiena alla porta.

La piccola area della minuscola stanza senza finestre lasciava poco spazio per muoversi.
-Ciao- disse Scully, ingoiando con difficoltà
L’ultima volta anche lei e Mulder erano stati soli insieme, in privato, in uno spazio ristretto, erano finiti entrambi nudi.

Mulder sollevò lo sguardo- Non ci crederai, Scully

- A cosa?- Si sedette accanto a lui.

Mulder aveva avviato il nastro che aveva preso ad Arecibo. Schiacciò play ed il nastro girò, ma tutto quello che Scully sentì fu il suono di un leggero sibilo.

- Dovrebbe essere proprio qui- lui disse, suonando frustrato.

Dette con forza un pugno al bottone di riavvolgimento. Ma la ripetizione del nastro non riprodusse nulla di nuovo.

- L’intero nastro è vuoto- disse Mulder. Lo rimosse dal registratore.

- Lo sai- disse Scully- Un aumento improvviso della tensione in una scarica elettrica del temporale può aver distrutto tutto, cancellato l’intero nastro.

Mulder non replicò. Si alzò e prese a mettere via il nastro.

Scully abbassò lo sguardo in grembo. Lui era quasi morto e per che cosa?- Di nuovo non hai niente- gli disse con comprensione.

Mulder si tenne occupato con il suo registratore- Posso non avere gli Xfiles, ma ho ancora il mio lavoro.

Scully attese. Lui non la guardò.

-Ed ho ancora te.

Negare tutto

Da parecchi anni fino a quel momento, Mulder aveva guardato alle sue escursioni nel sesso con un poco di fastidio. Si era chiuso nel seminterrato ed aveva accatastato sei piedi di raccoglitori di files intorno alla scrivania. Aveva sognato di navi spaziali e mutanti, di cosa avrebbe detto a Samantha quando finalmente l’avesse trovata. Solo quando il suo corpo bolliva dentro, la libidine gorgogliava in lui come una teiera, Mulder metteva un video ed otteneva una rapida liberazione.

Un azzeramento veloce del suo orologio biologico, e poteva concentrare la sua attenzione su quello che realmente aveva importanza.

Mulder ora guardava fisso la Tv, due corpi nudi che si contorcevano in modo tale da sfidare le leggi della fisica. Vide oltre questo, altre immagini sfocate, e finalmente spense.

Si spogliò aprendo la lampo dei suoi jeans ed indossò un paio di pantaloncini per correre. Il sesso con Scully era stato buono per il suo benessere fisico. Fin dal suo ritorno da Arecibo Mulder aveva speso metà del suo tempo a correre e l’altra metà in piscina...riscaldandosi e raffreddandosi.

Le gambe di Mulder presero un percorso familiare, i piedi colpivano la pavimentazione con un ritmo regolare e rassicurante. Il torace si tendeva ad ogni rapido respiro. I polpacci incominciavano a bruciare. Mulder si diresse dritto fuori città.

Gli alberi si infittirono, i pini erano in piena fioritura estiva. Il ronzio elettrico di uno sciame d’insetti frusciava nella notte. Mulder sentiva solo il vento nelle orecchie e il respiro nei polmoni.

Ne sentì l’odore prima di vederlo.

I lampioni illuminarono una spirale di fumo lungo il percorso.
Mulder si fermò, asciugandosi il sudore dalla fronte. Si curvò in avanti sulla vita ed aspettò che l’uomo ombra uscisse dagli alberi.

-Buonasera, agente Mulder- L’Uomo che fuma non cambiava mai vestito secondo il tempo. Mulder si aspettava che lui dormisse con il soprabito lungo e scarpe nere e lucide. L’uomo lanciò il mozzicone sull’orlo del sentiero, dove bruciò sull’erba umida.

- E’ sabato notte- disse Mulder.- Non mi dica che non ha un appuntamento.

L’uomo ridacchiò ed accese una nuova sigaretta- Vuole ballare?

- Vada all’inferno.- Mulder riprese a fare footing ma si fermò quando il vecchio uomo fece un suono, “tut-tut”, battendo col dito sulla sigaretta.

- Lei è stato una persona molto occupata, Mulder. Cercando vermi mutanti nelle fogne di NY. A caccia di controlli elettronici mentali in Pennsylvannia- Fece una pausa.- E naturalmente, c’è Arecibo.

- Che ne sa di Arecibo?- Respirando ancora pesantemente, Mulder fece un passo verso l’Uomo che fuma.

- So che lei è stato fortunato a scappare prima che la trovassero con un cadavere. Sarebbe stata una cosa difficile da spiegare al Governo Portoricano, uhm? E’ stata una buona cosa che l’agente Scully si sia fatta vedere.

La paura gli pizzicò la pelle sudata- Lasci Scully fuori da questo.

- Desidererei poterlo fare. Ci ho provato. Ma sembra che lei non la lascerà...stare come con gli XFiles. Veramente, ho pensato che eravamo stati piuttosto chiari su questo punto, agente Mulder.

- Lei può portarsi via gli XFiles. Ma non può nascondere la verità.

- Non c’è verità- Fece una lunga boccata.- Ma ci sono le conseguenze.

- Di che genere?

Il fumatore lasciò cadere il secondo mozzicone e fece il gesto di schiacciarlo per terra con enfasi.- Stia lontano da Scully. Stia lontano dagli XFiles.

~*~*~*~*~*~

Mulder aveva un nuovo partner.

Il suo nome era Alex Krycek, e possedeva una meticolosità che rendeva Scully nervosa. Tutto“ si, signora” e “no, signore”, rimanendo nell’ombra di Mulder con il suo vestito stirato ed i capelli impomatati pettinati all’indietro.

Scully capì che era sbagliato odiarlo perchè era il partner di Mulder, così cercò altri motivi per farlo.

La notte, sognò di tornare nella giungla, dove l’odore della terra si spandeva nell’aria calda. Udì il suono della pioggia colpire le foglie grandi e verdi e sentì il corpo di Mulder che si muoveva contro il suo.

Scully si svegliò ansante, con le dita che stringevano il lenzuolo avvolta nell’umidità. Affondò di nuovo nel cuscino appena il rimbombare del cuore si calmò nel suo torace. Il sapore di Mulder, la sua bocca sul collo, il suo ventre nudo che si strofinava contro di lei...tutto questo ritornava.

Scully soffocò diversi profondi sospiri e pianse di nuovo calde lacrime di vergogna. Accanto a lei, Ethan aveva le coperte tirate sulle spalle malgrado la notte calda. Era stato molto male per l’influenza, e non si era accorto dell’anello di fidanzamento scomparso. Non era ancora sicura di quello che gli avrebbe detto quando lui l’avesse fatto.

Raggomitolata su se stessa, Scully guardò Ethan dormire e trattenne il tormento dentro di lei. Aveva sempre apprezzato l’onestà, la fedeltà... ed eccola coinvolta in un secondo adulterio. Rimosse con forza le lacrime che scivolavano.

Mulder non stava per sposarla. Non ora, probabilmente mai. Avrebbe avuto migliore opportunità di attrarre la sua attenzione se avesse avuto una ESP(ndt: acronimo per Percezioni Extrasensoriali in inglese Extra Sensorial Perception), squame, un terzo occhio mutante. Forse, pensò, se fosse stata rapita dagli alieni.

Scully scivolò fuori dal letto e andò verso il telefono nel soggiorno. Afferrò la ciniglia dello schienale del divano come risuonò la linea di Mulder.- Mulder- disse, sembrava completamente sveglio.

- Mulder, sono io.

-Ehi, Scully. Sono le due passate. Che cosa stai facendo sveglia?

- Non potevo dormire- Attorcigliò i capelli con un dito- Ho fatto un sogno. Ho sognato di Portorico.

- Scully...- Aspettò che lui continuasse. Il silenzio si allungò sulla linea.- Non possiamo parlarne a telefono- disse Mulder finalmente.

- Allora quando? Vuoi fare anche questa conversazione in un parcheggio sotterraneo?

Sentì il cuoio stridere come lui cambiò posizione sul divano. - Non lo so. Forse non dovremmo farla affatto.

- Cosa?

- Sono tempi pericolosi per noi, Scully.

- Mulder, noi non stiamo lavorando più agli XFiles.

- Ciò non vuol dire che non siamo sorvegliati.

I capelli sul collo di Scully si rizzarono- Che cosa vuoi dire con sorvegliati?

-Solo perchè non abbiamo gli XFiles non vuol dire che non vogliano farmi fuori.

- Cosa possono fare? Mulder, tu...tu sai che mi mandarono a spiarti, la qual cosa non è stata mai vera. Poi tu hai detto che volevano dividerci. Poi hanno preso gli XFiles, ed ora pensi che si curino di ciò che noi facciamo? Io faccio la baby sitter ai cadaveri a Quantico e tu ti occupi di intercettazioni telefoniche. Credo che tu sia un poco paranoico a questo punto.

- Sai come si dice. Non sei mai troppo ricco o troppo paranoico.

~*~*~*~*~

Domenica Mulder fece rimbalzare un pallone da basket per tutto l’appartamento finchè i vicini di casa incominciarono a battere dei colpi sotto il loro soffitto. Mise da parte la palla e si asciugò la fronte con l’orlo della maglietta. Tenendo in mano il telefono, schiacciò il 2 della memoria e sentì che suonava all’altro lato della linea.

- Pistoleri Solitari- disse Byers

-Byers- Mulder rispose, sollevato.- Bene. Ascolta, ci possiamo incontrare da qualche parte?

- Sicuro, ti possiamo incontrare ovunque. Dimmi solo dove

- No, solo tu. Va bene?

- Certo, Mulder- replicò Byers senza perdere tempo- Dove e quando ti piacerebbe incontrarmi?

-Nel campo di basket in Raymond e Jefferson? Diciamo tra un’ora?

Byers fece una pausa.- Io non gioco a pallacanestro.

- Lo so. Solo incontriamoci, va bene? Non preoccuparti per la palla.

Un’ora più tardi, Byers si fece vedere nel campo indossando il suo solito vestito combinato con un paio di scarpe da tennis.- Potevi almeno fare a meno della cravatta- disse Mulder facendo un tiro libero dalla linea.

- Tu mi hai promesso che non avremmo giocato- rispose Byers sulla difensiva.

Muder gli fece un cenno verso la panchina. Sedettero all’ombra e Mulder prese una lunga sorsata dalla sua bottiglia d’acqua. Aveva invitato Byers fuori con l’intenzione di discutere la situazione di Scully, ma ora che erano insieme la discussione si ingarbugliò nella sua testa come un quadro di Dalì

- Cosa c’è?- chiese Byers.- Hai tirato fuori qualcosa dal nastro di Arecibo?

- No, niente. Ascolta, ti volevo solo chiedere...

- Si?- La bocca di Byers s’irrigidì in una sottile linea di preoccupazione.

- Diciamo che c’è questo...biscotto.

-Scusa?

-Sì, un biscotto. Questo ragazzo che non ti piace, improvvisamente ti regala questo biscotto. Tu pensi che probabilmente è avvelenato, e che probabilmente sta cercando d’imbrogliarti.

- Io non mangerei il biscotto. Lo butterei via.

- No, tu non lo butti via. Lo tieni con te. Tutto il tempo che tu passi con lui, sembra un poco più buono. Incominci a pensare che probabile che non sia avvelenato dopo tutto.

- E’ un biscotto gelato?

Mulder lo guardò- Cosa?

- Mi piacciono di più i biscotti gelati.

- Va bene, sì. Diciamo che è un biscotto gelato.

- Se è un biscotto gelato, io ti dico: mangialo. Ma diventano stantii dopo alcuni giorni. Anche se non era avvelenato, forse non avresti dovuto mangiarlo dopo tutto.

- No non è stantio. E’ ancora perfettamente commestibile.

- Ma tu hai detto che aveva fatto il suo tempo restando lì.

- E’ magico, va bene? E’ un biscotto magico che non diventa mai stantio- irritato Mulder continuò- In ogni modo, dopo un poco di tempo, tu sei sicuro che il biscotto non è avvelenato. E cominci a pensare che hai bisogno di mangiarlo. Un giorno lo prendi e gli dai un morso.

- Ed era avvelenato?

-No- Mulder disse dolcemente. Scosse la testa.- No, era proprio buono come avevi pensato che sarebbe stato. Meglio, anche. Ma c’è un problema, il ragazzo che ti ha spedito questo biscotto sta aspettando che tu dai un morso. Lui pensa che ora ti ha in pugno. Ha scoperto che il tuo...punto debole, è il biscotto.

- Capisco

- E questa è la cosa peggiore perchè risulta che il biscotto non ti appartiene. Appartiene ad un altro ragazzo.

- Oh- Byers si alzò dalla panchina e guardò verso il campo assolato- Questo non è per caso un biscotto dai capelli rossi, vero?

Mulder non disse niente per un lungo momento, fece un breve cenno.- Non so cosa fare.

- Bene, uh...Quanto era grande il morso che hai dato?

Mulder gli diede un’occhiata significativa.- Enorme.

-Oh- Byers sedette di nuovo e emise un lungo sospiro- Mia madre era solita sorprendermi con la mano nel barattolo dei biscotti quando ero piccolo.

- Cosa facevi?

- Cercavo di tirarmene fuori mentendo. Ma l’alito che sa di biscotto è un chiaro segnale.- Battè la mano sul braccio di Mulder.- Penso che forse devi raccogliere le briciole cadute lungo la strada.

- Avevo paura di questo.

-Ma Mulder, ecco...non importa quante volte sono stato beccato, il biscotto ne valeva sempre la pena.

~*~*~*~*~

Lunedì mattina Ethan fece una regolare colazione sulla strada per tornare al lavoro. Sembrava ancora un poco pallido, i suoi vestiti pendevano alquanto mentre cercava di superare dieci giorni di malattia.

- Sei sicuro di stare bene?-Scully domandò mentre gli riempiva il bicchiere di succo arancia.

- Sopravviverò. Se sei fuori troppo a lungo, incominciano a pensare che ti possono sostituire. Dovrebbe essere un giorno tranquillo.

-Questa, almeno, è una buona cosa.

Sgranocchiò un pezzo di toast e fece un cenno del capo verso di lei.
-Ehi, dov’è il tuo anello? L’hai tolto per qualche motivo?

- Uh, io...io te ne volevo parlare- Si sentì arrossire per tutto il corpo. Le voleva parlargli ma non trovava le parole.

Durante la sua esitazione, il cellulare di Ethan suonò.- Aspetta un momento- disse quando andò a rispondere

Scully lo sentì parlare nell’altra stanza e si affrettò a decidere quello che doveva dirgli. Ethan, forse dobbiamo aspettare. Ethan, non posso sposarti, Ethan, l’ho appena tolto per fare i piatti.

Se non l’avesse detto ora, non avrebbe avuto un’altra possibilità di parlare.

- Annullato questo giorno tranquillo- disse Ethan ritornando in cucina.

- Cosa è successo?

- Ostaggi a Richmond. Un pazzo fuggitivo sta tenendo quattro persone in ostaggio incluso il suo psichiatra. Melinda ed io dobbiamo essere lì il più presto possibile - Le baciò la guancia.- Grazie per l’eccellente cura, sono pronto ad andare

-Ethan...

- Corro, tesoro. Ti chiamo quando so qualcosa, ma potrebbe essere a tarda notte. Ti amo. Ciao.

Scomparve precipitosamente, lasciando Scully insieme ad un tavolo disordinato nella cucina vuota.- Ciao- disse.

~*~*~*~

Dal suo ufficio, Scully guardava la scena attraverso la telecamera di Ethan. Le macchine dei poliziotti fiancheggiavano la strada ed una folla si era raggruppata intorno all’agenzia di viaggio dove erano tenuti gli ostaggi.

- Abbiamo notizie non confermate che sono in corso negoziazioni con Duane Barry- disse Ethan- Nessuna parola ancora su quello che sono precisamente le sue richieste, ma l’FBI ha circondato l’agenzia di viaggio da tutti i lati.

Come ad un segnale, il telefono suonò- Scully.

- Sono io- disse Mulder- Sono in Virginia.

- Sto guardando la TV. Cosa sta succedendo lì?

- Cosa stanno dicendo i media?

- Che un pazzo ha in ostaggio quattro persone in un’agenzia di viaggio.

- Bene, quello che non stanno dicendo è che è un ex agente dell’FBI che pretende di essere stato rapito dagli alieni.

- Seriamente?

-Sì, Duane Barry è il suo nome. Guarda, Scully, ho bisogno del tuo aiuto. Ho bisogno che tu scopra cosa gli accadde. Ogni cosa sul suo rapimento.

Scully sentì uno schiamazzo all’altro lato della linea.- Mulder?

- È andata via la luce

Scully aspettò, ma lui non disse nient’altro.- Mulder, che succede?- Ma la linea era caduta.

~*~*~*~

Mulder stette in piedi immobile mentre gli mettevano la piccola trasmittente nell’orecchio. Cercò di prestare attenzione a quello che gli agenti stavano dicendo sul come trattare Barry, ma tutto ciò che poteva pensare era che lui sarebbe andato a mettersi tra la nove millimetri di Barry e quattro ostaggi.

Ancora nessuna notizia da parte di Scully sui dettagli delle esperienze di rapimento di Barry. Mulder avrebbe dovuto indovinare usando quello che sapeva di esperienze simili.

- Il suo compito sarà di portare aiuto medico all’ostaggio- disse Lucy Kazdin, l’agente speciale in carica.- Deve entrare ed uscire. Non deve rischiare la vita. Qualsiasi cosa lei creda.

- Non si lascia ingannare- ripetè Mulder meccanicamente- Non posso negoziare con lui se pensa che io gli credo.

- Giusto.

Mulder ed il paramendico entrarono cautamente nella stanza oscura. La prima occhiata a Duane Barry venne dal lato sbagliato di una pistola. Barry aveva capelli castani scomposti, occhi vitrei pieni di terrore.

- Voltatevi- ordinò loro.

- Siamo qui per portare aiuto- disse Murder.

Osservò la ferita lacera sulla fronte di Barry e l’arma che tremava nella sua mano. Mulder allora capì che Barry stava dicendo la verità.

Aveva sentito quel genere di paura disperata. Non puoi inventartela.

- Ti credo- disse a Barry- Ti credo.

~*~*~*~

Scully partì per Richmond con il primo volo e poi guidò a tutta velocità verso l’agenzia di viaggio. Non la vollero far entrare nel quartier generale.
- Non penso che lei capisca ciò che le sto dicendo- disse Scully al giovane che faceva la guardia alla porta.

- Ci troviamo in un’operazione in corso.

- Va bene, mi permetta di parlare con qualche responsabile.

Krycek apparve e le mise una mano sulla spalla.- E’ lei. Si calmi, Scully

Scully spinse via la mano- Non mi dica di calmarmi.

La donna nera si avvicinò a loro con un’espressione corrucciata sul viso.- Quale è il problema qui?

-Sono l’agente speciale Dana Scully e ho un’informazione che è vitale per i vostri negoziati.

-Quale informazione?

- Io penso che ci sia stato un errore di valutazione qui. Quest’uomo dichiara di essere sotto il controllo degli alieni, l’anamnesi della sua sanità mentale descrive un raro stato di psicosi. Come lei può vedere dai suoi referti medici, nel 1982, Duane Barry fu sparato in servizio, la pallottola gli forò il lobo frontale.

Scully li mise al corrente che probabilmente Barry era un bugiardo patologico.

- Bene, se questo è vero, lui sta raggirando completamente il suo precedente partner-disse Kazdin

- C’è un modo in cui possa fargli arrivare questa informazione?

- Certo, ma forse può essere tardi

-Cosa?

-Fatele vedere.

Fecero girare una sezione del nastro per Scully che rappresentava Mulder che parlava con Barry. Lei prese le cuffie e sentì la voce tesa del suo partner.

- Quanti anni aveva tua sorella quando la presero?- chiese Barry

- Ne aveva otto- replicò Mulder e il cuore di Scully sprofondò.

- Ho visto qualche volta bambini, ragazze giovani.

-Cosa fanno loro?

Scully chiuse gli occhi. Non andare là, Mulder. Per favore.

- Fanno dei tests- disse Barry- Lo sai...le esaminano.

-Fanno loro del male?

-Oh sì. A volte...fanno veramente male, e tu vuoi solo morire, sai?

Ci fu un breve silenzio.- Lascia andare gli altri, Duane. Lascia andare gli altri e prendi me.

Quell’uomo stava descrivendo torture che l’avevano fatto pensare alla morte come una scelta migliore, e Mulder stava offrendo se stesso pronto ad andare con lui.

- Ho sentito abbastanza-disse Scully bruscamente, mentre metteva da parte le cuffie.- Ho bisogno di parlare con lui.

La misero in collegamento con la trasmittente di Mulder. Barry stava descrivendo il luogo del rapimento.

- Una montagna- disse- Andammo sempre più su. Salendo verso le stelle. Non ci andrò di nuovo.

- Mulder?- disse Scully- Sono io. Ascoltami. Non puoi aver fiducia in Duane Barry. E’ uno psicopatico cerebroleso che ha ricevuto una pallottola in testa.

Mulder, grazie a Dio, ascoltò. Lui spinse leggermente Barry verso la porta anteriore, dove la squadra SWAT (n.d.t. SWAT= Special Weapons And Tactics reparti scelti della polizia americana) piantò una pallottola nella spalla di Barry.

Il biglietto di Mulder per le stelle fu annullato.

~*~*~

Scully uscì dall’edificio aspettando di vedere Mulder. Invece si trovò ad essere ricevuta dalla brillante luce di una telecamera familiare.

- Agente Scully- La voce di Ethan che la chiamava- Qualche parola sulle condizioni di Duane Barry?

Scully, poichè gliene doveva una, lo guardò di traverso e rispose- E’stato portato in ospedale. E tutto quello che so.

- Qualcosa sugli ostaggi?

- Anche loro sono in ospedale per un controllo

- E l’agente Mulder?

Incosciamente, lei scrutò l’area di parcheggio cercandolo. Nel buio, tutto quello che poteva scorgere era qualche sagoma nell’ombra.- Sta bene, io credo. Mi scusi, devo tornare al lavoro.

Melinda spense le luci ed Ethan venne a toccarle il braccio.- Ehi- disse- Stai bene?

- Sto bene. Non sono mai stata in pericolo.

- Grazie a Dio.- Le baciò la testa.- Devo andare a curare l’edizione di questo. Non aspettarmi alzata stanotte, va bene?

Scully cercò fuori Mulder e lo trovò che guardava Duane Barry che veniva caricato nell'ambulanza. Lei voleva avvolgergli le braccia intorno, ma con la sua fortuna, Ethan avrebbe potuto catturare questa stretta amichevole su un video.

Scully ingoiò il groppo che aveva in gola- Stai bene, Mulder?

Lui annuì- E’ solo...io gli ho creduto.

Scully diede uno sguardo furtivo intorno e non vide nessuno che li stava guardando. Abbracciò Mulder velocemente e con forza.- Sono felice che tu stia bene- bisbigliò

Si tirò via prima che lui potesse restituirle l’abbraccio.

~*~*~*~

Ritornata a DC, Scully si fermò in un negozio di generi alimentari lungo la strada verso casa. La pioggia cadeva a dirotto contro le finestre sul davanti del negozio. Scully ne ignorò il suono mentre procedeva verso la cassa. Ethan sarebbe tornato presto a casa, e avrebbero parlato.

L’impiegata fece passare allo scanner i suoi articoli e fece la somma. Dopo che Scully le aveva dato il denaro, la donna andò a svuotare la cassa.

Scully accarezzò in tasca il piccolo contenitore di vetro che conteneva l’impianto tolto dall’addome di Duane Barry. Che diavolo, pensò, e lo fece ondeggiare sul lettore ottico.

La macchina impazzì, suonando e lampeggiando numeri.

-Che succede?- domandò l’impiegata, affrettandosi a tornare- Ha toccato qualcosa?

- No- mormorò Scully. Afferrò le sue provviste e corse via.

Questa volta appena notò la pioggia mentre correva dalla macchina al suo appartamento. Dentro era buio. Ethan non era ancora a casa. Un tuono fece tremare i muri e un lampo serpeggiò attraverso il soggiorno.

Scully non tolse nemmeno il cappotto. Fece il numero di Mulder e imprecò dentro di lei quando trovò la segreteria telefonica.

Camminando Scully aspettò pazientemente il segnale. - Mulder, sono io. Mi è accaduta una cosa incredibilmente strana. Quel pezzo di metallo che hanno estratto a Duane Barry ha inciso una specie di codice. L’ho fatto scorrere su un lettore ottico e n’è venuta fuori una serie di numeri... Che diavolo è Mulder? E’ quasi come se...quasi come se qualcuno lo stesse usando per catalogarlo.

Qualcosa sbattè fuori della finestra. Scully andò verso di essa con il telefono in mano e sollevò la veneziana.

Duane Barry l’osservava dall’altro lato .

Scully restò senza fiato poco prima che Barry entrasse facendo a pezzi la finestra- Andiamo, signora! - lui gridò

- Mulder!

La colpì e lei cadde pesantemente sul pavimento duro, il telefono scivolò fuori della sua portata. Barry l’afferrò anche se lei lottava per sgusciare via.

- Ho bisogno del tuo aiuto, Mulder!

~*~*~*~*~

Due ore più tardi, dopo la comunicazione sulla segreteria telefonica peggiore della sua vita, Mulder inchiodò i pneumatici anteriori della sua macchina sul bordo della strada di Scully. I poliziotti già brulicavano sul posto.

Il cuore di Mulder accelerò notevolmente quando non vide Scully da nessuna parte. Camminò attraverso il prato e salì i gradini.

Mulder fece una pausa all’ingresso per osservare la finestra rotta.

* Ho bisogno del tuo aiuto*

Ingoiò la bile che gli montava dentro e si costrinse a guardare all’interno. I muri sembravano chiudersi su di lui, il pavimento s’inclinava sotto i suoi piedi. Vide il vetro rotto ed il sangue sul tavolino da caffè. Ciocche dei suoi capelli rossi, pallide e sbiadite contro la macchia di sangue, si trovavano intrappolate sotto il vetro.

In qualche modo le ginocchia lo tennero su. Lui sentì da fuori Maggy Scully all’ingresso, che chiedeva di entrare. Mulder la interruppe con la cattiva notizia. - Lei non è qua.

- Ho sognato che Dana veniva rapita - disse Mrs Scully.- Io, uh, stavo per chiamarla. Avevo paura di spaventarla.

Mulder se ne stette lì, in piedi. Lui avrebbe dovuto cercare indizi. Avrebbe dovuto essere fuori, cercando Scully

- Lei comunque ne avrebbe riso- disse Mrs Scully- Non crede a questo genere di cose, sai.

La porta si aprì in quel momento, e Ethan entro dentro infuriato come un toro. – Tu- disse, puntando agitando il dito tremante verso Mulder.- Cosa diavolo stai facendo qui?

- Ethan, per favore- disse Mrs Scully.

- Sei responsabile di questo? Il tuo lavoro ha portato a questo? Hai visto quello che le è accaduto?

- Ho visto- disse quietamente Mulder.

- C’è...c’è sangue ovunque- Ingoiò visibilmente- Il sangue di Dana. Lei è scomparsa. Dimmi che sai dov’è.

- Vorrei esserne capace.

- Dimmi- Ethan caricò Mulder e lo spinse contro il muro.- Non potevi lasciarla in pace. Non potevi proprio permetterle essere felice.

Mulder alzò le mani ma non oppose resistenza, bloccato dalla forza della rabbia di Ethan.

- Ethan, fermati- implorò Mrs Scully.- questo non aiuta.

- Stanno dicendo che Duane Barry le ha fatto questo. E’ vero?

Mulder non disse niente.

- E’ vero?- Ethan gli gridò in faccia.

- E’ vero.

Ethan gli sbattè le spalle contro il muro.- Potevi ucciderlo quando ne avevi avuto l’opportunità, maledetto. Perché non l’hai ucciso?

Maggie Scully tentò di trascinarlo via. Ethan sembrò ammorbidirsi alla mancanza di reazione di Mulder.

- Avresti potuto ucciderlo- ripete, angosciato e crollò. Le sue gambe vennero meno, e Ethan si calò a terra contro il muro. Maggie si inginocchiò con lui.

Mulder diede loro le spalle e guardò gli uomini che raccoglievano il sangue di Scully nel soggiorno. Barcollando uscì dalla porta principale, rimanendo in piedi inebetito a capo chino davanti ad essa.

La pioggia gli gocciolò sulla testa, giù per le orecchie e scivolò fredda nel colletto. Mulder si protesse il viso dalle luci brillanti delle macchine fotografiche dei reporters.

Aspettavano, cocenti riflettori come laser, in attesa di disintegrare proprio uno di loro.



~*~*~*~

Come trovare una piccola donna su un pianeta di cinque miliardi? Nella stanza delle conferenze dell’FBI, Mulder voleva mettersi le mani sulle orecchie e tener fuori tutte le voci intorno a lui. Era intrappolato con queste due dozzina di persone, ed era sicuro che nessuno di loro era Scully. Ne rimanevano novecento novantanove milioni novecentomila novecento settantesei da considerare.

Skinner ritornava in continuazione su quello che era accaduto all’agenzia di viaggio con Duane Barry.

Questo è una cosa conclusa, volava gridare Mulder. Non importava quello che era accaduto dodici ore prima. Ciò che era importate era dove la teneva ora, cosa le stava facendo ora.

Mulder si coprì la faccia con le mani.

Si sentì schizofrenico, incapace di regolare il volume del mormorio nella sua testa. Doveva concentrarsi. Lui doveva trovarla.

Skinner gli dette le cattive notizie - Desidero che lei passi il suo rapporto all’HRT( ndt: Hostage Rescue Team=Squarda per La liberazione degli ostaggi.)

- Gradirei riassumerli io, signore.

- Vada a casa, agente Mulder. E’ stato sveglio tutta la notte. Cerchi di dormire un poco.

Mulder saltò in piedi.- Signore, io conosco Duane Barry. Sono entrato nella sua testa. So cosa pensa.

- Lei è troppo coinvolto in questo caso.

- Signore...

- Questo è un ordine, agente Mulder.

Chiaramente lui non andò a casa. Andò alla sua scrivania nella sua zona di lavoro, dove tutti si fermavano e lo guardavano, montata in un angolo stava la TV, che era sintonizzata sul notiziario ma il sonoro messo su “muto”. Una foto di Scully, presa dalla sua identificazione dell’FBI, lampeggiò in alto. Scomparsa, diceva in basso sullo schermo.

Mulder si strofinò il viso esausto e andò via.
Trentacinque paia d’occhi seguirono la sua lenta camminata alla sua scrivania, dove crollò sulla sua sedia e si chiese cosa diavolo avrebbe dovuto fare.

Krycek si mosse dietro di lui. Skinner gli aveva ordinato di riaccompagnarlo a casa, e Mulder si immaginò che Krycek stava ancora cercando d’indovinare come farlo se non tenendolo sotto tiro con una pistola.

- La troveranno - disse Krycek

Mulder fece girare la sedia – Oh? Lo sai di sicuro? Hai messaggi segreti nella tua testa come Duane Barry, Alex?

-No, io...

-Lei è scomparsa da più di dodici ore adesso. Potrebbe essere a mille miglia lontana.

Solo che lei non lo era. Era lontana di appena 100 miglia sulla statale 222.

Duane Barry aveva avuto uno scontro con un poliziotto dello stato della Virginia che aveva lasciato il poliziotto morto e la macchina di Scully in piena vista della telecamera dell’auto dell’agente.

Mulder portò il nastro al laboratorio lui stesso e lo esaminò. Lui ed il tecnico guardarono come Barry sparava al poliziotto ed usciva dalla macchina. Barry aprì la portiera del bagagliaio.

- Proprio qui- disse Mulder- Indietro di alcuni frames. Ora ingrandisci quest’area.

- Mio Dio- esalò il tecnico come il viso di Scully si scorse sullo schermo. Giaceva legata ed imbavagliata nel bagagliaio della sua macchina.

Mulder dovette distogliere con forza lo sguardo.- E’ ancora viva.

La statale 222 andava diritto a Blue Ridge Parkway. Salire alle stelle, Duane Barry aveva detto nell’agenzia di viaggio, ed ora Mulder aveva la destinazione.

Skyland Mountain.

- Vai a prendere la tua macchina- disse a Krycek.

- Cosa dico a Skinner?

- Mi occuperò io di Skinner. Vai a prendere solo la tua macchina.

La strada per la Skyland Mountain era un marcato, stretto serpente che sembrava intento a spremere la vita dalle grosse rocce. La macchina di Krycek sbandava sui tornanti, e Mulder tenne saldamente il volante.

- Forse dovrei guidare io- disse Krycek

- Sto bene.

- Non hai ancora dormito. Io si.

- Ho detto che sto bene.

Krycek girò la testa verso il finestrino.- Pensi veramente che la rintracciò con quell’impianto?

- Questa è la spiegazione più semplice. E’ anche la meno plausibile.

Questo ottenne la completa attenzione di Krycek.- Ci sono altre possibilità?

- Qualcuno potrebbe avergli dato il suo indirizzo. Io non so chi.

La verità, aveva detto L’Uomo che fuma. E le conseguenze.

~*~

Dopo una tormentata corsa in una cabina su un cavo oscillante, Mulder giunse sulla cima della montagna. Era caduta la notte, l’aria diventava sempre più fredda. Il vento fece frusciare gli alberi di pino intorno a lui.

Sopra la testa, scendeva un brillante fascio di luce che proveniva da quello che sembrava un elicottero militare. Accidenti, pensò Mulder. Si chiese chi l’avesse avvisato. Forse Skinner aveva messo insieme due più due.

Mulder andò alla cieca finchè non trovò la macchina di Scully con le porte aperte e la radio accesa. C’era sangue sullo sterzo e nessuna traccia di Duane Barry.

Aprì bruscamente il bagagliaio e si fece coraggio per affrontare quello che avrebbe potuto trovare. Il coperchio si sollevò, rivelando puzza di sangue e cattivo odore. Una corda macchiata di rosso giaceva arrotolata in un angolo.

La luce del bagagliaio catturò qualche altra cosa...lo scintillio di una collana. Scully. Le impacciate dita di Mulder presero la delicata catena e la croce.

L’elicottero si fece più vicino. O forse erano più di uno. Il suono assordante era sulla testa di Mulder. La luce crebbe d’intensità ed il vento lo costrinse a chiudere gli occhi.

Quando l’assalto scemò, Mulder sentì una risata isterica. -Sì!- gridò Barry.

Mulder corse attraverso gli alberi finchè non arrivò ad uno spiazzo aperto. Barry ballava come un matto nell’erba che ondeggiava.- Sì, sì- urlava.

- Agente federale- Mulder gridò- Dov’è lei?

- Sì!

-Fermo! Ti ho chiesto dov’è?


Barry non fece nessun tentativo di fuggire. Continuò il suo esuberante festeggiamento.- Sono libero figli di puttana! Io sono libero!

-Dov’è?- Mulder chiese di nuovo quando ammanettò Barry.

- Loro l’hanno presa.

-Chi?

-Loro! Io ti dissi che stavano per prendere qualcun’altro. L’hanno fatto!

~*~*~

Più tardi, quando tutto finì, Duane Barry era morto e Alex Krycek sparito. Mulder riebbe gli XFiles, ma lui aveva perso due partners in un solo giorno.

Era finito come aveva cominciato: solo nel seminterrato con tante domande senza risposta. Continuò a fissare la porta pensando che lei l’avrebbe attraversata.

Non c’è nessuno qui, se non l’agente più indesiderato dell’FBI - lui avrebbe detto, ma questo chiaramente non era vero. Lui la voleva più di ogni altra cosa.

Mulder si strofinò la faccia con le mani e cercò di ricordarsi l’ultima volta che aveva cambiato i vestiti. Stava ancora più raramente in casa. Quando non era al lavoro, stava facendo avanti ed indietro dalle Slyland Mountain.

Rumori di passi nell’ingresso lo fecero raddrizzare sulla sedia. Troppo pesanti per essere Scully, ma Skinner aveva preso l’abitudine di venirlo a trovare. Mulder non voleva dargli nessuna scusa per spedirlo a casa.

Invece di Skinner, Ethan Minette apparve sulla porta.- La sicurezza mi ha fatto passare- disse- Non so perché. - Guardò in basso verso il suo vestito spiegazzato.- Probabilmente ho l’aspetto simile almeno a otto dei dieci uomini più ricercati della lista.

- Entra- disse Mulder, buttando da parte una matita.- Prendi una sedia.

Ethan dovette spostare un fascio di cartelle dall’altra sedia. La sedia di Scully.

- Non sono venuto qui per litigare- disse Ethan.- Sono venuto qui per supplicare.

- Ethan, guarda...

- Per favore. Ci deve essere qualcosa che puoi fare.- Ethan si era piegato in avanti, come per spronare Mulder in qualche modo all’azione. - Tu trovi sempre persone scomparse, giusto? Sono passate solo due settimane. Le persone tornano dopo due settimane.

A Mulder si strinse la gola.- Stiamo facendo tutto ciò che possiamo.

- Ma tu, questa è cosa tua. Tu sei Spooky Mulder. Tu sei il meglio del meglio. Per favore. Dana ha bisogno di te.

- Io...Io sto tentando. Voglio dire, che non ho smesso di cercare.

Ethan piegò all’indietro, con le spalle incurvate.- Non pensi realmente che sono stati gli alieni.

- Non so cosa pensare adesso.

- Bene, io si. Era un uomo quello che l’ha rapita ed un altro essere umano deve sapere dove lei sta ora. Le persone non scompaiono in cielo con astronavi aliene.

Mulder non disse niente.

- Non lo fanno!

Mulder si strinse le mani, per non discutere.- Volevi Duane Barry morto. Il tuo desiderio è stato esaudito. Ora abbiamo perso la nostra traccia migliore nostro miglior vantaggio.

- Pensi che sia per colpa mia? Io non l’ho ucciso.

- Non ho detto che l’hai fatto.

Ethan si alzò in piedi e camminò per a stanza.- Guarda, io ho bisogno a questo punto di qualcosa. Qualsiasi cosa. Conosco le probabilità. Ho visto cosa è successo a Patty Waeleski. Quella ragazzina è probabilmente...- Ingoiò faticosamente in rapida successione.- So quello che può accadere. Io ho bisogno di sapere solo se è possibile che Dana stia bene.

Mulder studiò la punta della cravatta

- Per favore- disse Ethan, avanzando verso di lui.

Mulder sospirò.- Duane Barry l’ha data a chi ha rapito lui la prima volta.

- E?

- E Duane Barry è tornato.

Ethan si raddrizzò meditando su questo scampolo di notizia- Ma era pazzo. Lui stava in un ospedale per malati di mente.

- Ma era vivo.

~*~*~*~

- E’ giusto da questa parte- La brezza serale increspò gli alberi quando Mulder portò Willie Holcomb sulla cima delle Skyland Mountain.- Fai attenzione qui- disse Mulder.

- Sta facendo freddo in queste notti- replicò Willie, tastando lungo la strada.- Hai intenzione di venire qui anche durante l’inverno?

- Se c’è bisogno, verrò.

-Ascolta, tu sai quanto io voglio aiutarti. Farei qualsiasi cosa per aiutarti a ritrovare Scully. Ma non so proprio cosa posso fare in questa situazione.

- Tenta- disse Mulder.- E’ tutto quello che ti sto chiedendo.

Emersero dagli alberi nello spiazzo dove Scully era scomparsa. Mulder fece fermare Willie in un lato.- Barry era più vicino al bordo. Lui stava...Lui stava ridendo.

- Mulder...

- Io avevo puntato la pistola su di lui- incominciò a descrivere il suo confronto con Barry come se Willie potesse vedere- Gli venni dietro e gli chiesi dov’era Scully- le braccia oscillarono sotto il peso di una pistola immaginaria.- Disse che loro l’avevano presa.

Willie girò la faccia al vento- Tu hai detto che c’erano delle luci nel cielo.

- Sì. Luci abbaglianti . Ed elicotteri. Barry aveva paura che loro fossero ritornati per lui. Lottammo giusto qui.- trascinò Willie nel posto.- I rumori divennero più forti. Non potevo vedere. Poi improvvisamente loro volarono via.

-Questo è tutto?- Willie domando quando Mulder non disse più niente.

- Questo è tutto.

Willie si chinò verso il basso e toccò la terra. -L’erba era bruciata da qualche parte?

- Non che io abbia visto.

- E Barry non ti ha mai detto a chi aveva passato la palla?

- Non ne ha mai avuto l’occasione- disse Mulder, disgustato.

Willie scosse la testa- Una cosa terribile. Proprio terribile- Si alzò e si spolverò le mani.- Mulder, desidererei poterti aiutare qui.

- Tu puoi- insistette Mulder.- fai solo un piccolo giro qui intorno. Qualcosa verrà a te.

- Vorrei che fosse vero, ma...

- Prova solamente- Ordinò Mulder, dandogli una piccola spinta- Solo per alcuni minuti. Qui è dove stava in piedi Barry.

- Mulder!

- C’erano almeno due diversi veicoli. Uno era sulla sinistra.

- Mulder- Disse di nuovo Willie, lottando per sfuggirgli.- Questo non sta funzionando.

- Puoi farlo.

- No- disse Willie quando si liberò.- Non posso. Non posso fare un miracolo, Mulder. Sono solo un uomo.

- Non gli stai dando neppure un'opportunità!

- Sono solo un uomo- ripetè Willie. Afferrò Mulder per le spalle. - Come lo sei tu.

- Io devo trovarla.

- Tu vuoi.

- Io devo.

Willie l’abbracciò con forza. - Lo farai Ma non qui. Non stanotte. E’ andata via da questo posto, la tua Scully. Non puoi venire qui per rivivere questo. Non l’aiuta.

Il respiro irregolare di Mulder diventò affrettato. Indietreggiò, sfinito.

Willie alzò il viso verso il cielo.- Dimmi. Le stelle sono proprio belle qui su?

Mulder si costrinse a guardare. Enorme distesa del cielo che brillava in alto. Le stelle luccicavano in tutte le direzioni, la storia dello spazio decorata dallo scintillio di piccole luci.

- Sì- ammise- E’ bellissimo.

Caso aperto

Mulder passava il più delle notti come una mummia sul suo divano. Nel nero profondo, il soffitto spariva e il buio si allungava per sempre. Solo quando lo stomaco brontolava dentro di lui, chiedendo insistentemente cibo, Mulder si avventurava per le strade cittadine.

Gli piaceva il riparo delle ombre, sentiva che il buio copriva come un mantello i suoi peccati. Scully era scomparsa nella notte e il cielo scuro in qualche modo la faceva sembrare di nuovo vicina.

Vestito con una tuta consunta e scarpe da ginnastica, Mulder uscì dal suo palazzo fermandosi solo brevemente sul marciapiede.
Sospirò e scosse la testa quando vide un furgone all’altro lato della strada.

Mulder aspettò che la strada fosse sgombra dal traffico e andò verso la parte del conducente. Ethan era seduto all’interno, sorseggiando una bottiglia di liquore racchiusa in un sacchetto di carta. Sembrava un puzzle a cui mancava alcuni pezzi.

- Stavo uscendo giusto per una pizza- disse Mulder- Non c’è bisogno che mi segui.

Ethan tappò la bottiglia e lottò per stare dritto- E pizza sia.

Odorava come il padre di Mulder dopo che Samantha era sparita.

Mulder scese in strada per oltrepassare la macchina strisciando le scarpe sull’asfalto.- Ascolta, tu non puoi continuare a seguirmi in questo modo.

- Oh? Perchè no?- sollevò la bottiglia alle labbra ed incontrò lo sguardo di Mulder con un’occhiata bellicosa.

-E’...- Pazzesco. Esasperante. Scandaloso. E’ come avere l’ombra di se stesso- Non è sano- finì Mulder in maniera poco convincente.

- Per me? O per te?

-Piuttosto non hai un lavoro o qualsiasi cosa che dovresti star facendo?

- Questo è il mio lavoro, ora.- Ethan distese le mani tremanti.- Sono in licenza. Una licenza compassionevole. Questo è quello che ti danno quando la tua fidanzata è stata rapita dagl’alieni, vedi?

I rumori del traffico si affievolirono. Mulder afferrò la porta del furgone.- Fidanzata?

Ethan gli fece cenno di sì con il capo.- Stava per sposarmi. Ci credi? Non pensavo che avrebbe detto di sì, ma l’aveva fatto.

- Lei...lei non me l’ha mai detto.

Ethan prese un altro sorso dalla bottiglia e poi la offrì a Mulder attraverso il finestrino.- Ne vuoi un po’ ?

Mulder fece cenno di no con la mano.- Dovresti andare a casa.

- Non posso.- Ethan buttò la testa all’indietro e guardò Mulder attraverso annebbiati occhi socchiusi.- E’ troppo quieto lì. Tutto quello che vedo è il sangue sui muri.

Mulder strinse gli occhi e vide la stessa orribile immagine. Eccoli, due uomini che piangevano la stessa donna allo stesso modo. Ma solo il dolore di Ethan era legittimo.

Mulder scosse la testa per liberarsene e batte con la mano la portiera attraverso la finestra- Vieni, ti troverò un taxi. Non puoi stare qui.

-Io non sono un poliziotto come te. Io non so dove cercare. Penso di fare quello che posso. Seguo qualcuno che mi guidi. Tu sei l’unica guida che ho, Mulder.

- Vorrei poterti aiutare. Ti giuro che sto facendo tutto quello che posso.

Ethan inciampò per strada.- Come per Patty?- domandò a Mulder quando questi lo sostenne.

L’alito puzzolente di alcool soffiò sul viso di Mulder che non aveva una risposta.

- Continuo a pensare a quella ragazzina- proseguì Ethan.- Lei è proprio andata. Scomparsa e nessuno sa dove sia. Come può succedere questo alla gente, Mulder? Come può succedere che un minuto prima uno sta qui e quello successivo sia andato ? Qualcuno deve sapere qualcosa.

Mulder lottò per tenere l’uomo diritto quando allungò un braccio per chiamare un taxi.

- Ti sei arreso - lo accusò Ethan.

Questo richiamò l’attenzione di Mulder.- Io non mi sono arreso

- L’hai fatto. Hai smesso di cercarla. Non t’importa se lei non tornerà più a casa.

Il taxi si fermò su un lato della strada, e Mulder trascinò Ethan sul sedile posteriore.

- Non puoi fare questo- disse Ethan- Non puoi mandarmi via ora. Io ho bisogno...io ho bisogno… E se quando tu la troverai io non sono là?

Respirando pesantemente per lo sforzo, Mulder lottò con Ethan per sistemarlo nella parte posteriore del taxi.- Guarda, non la troverò stanotte, va bene?- dette all’autista tre pezzi da 20 e l’indirizzo di Scully.

- Mulder- il tono di Ethan era supplichevole.

- Non stanotte- ripetè Mulder. Ethan si lasciò cadere contro il sedile e si coprì il viso con le mani.

Mulder si fermò sul lato della strada e guardò il taxi che andava via. Come le luci posteriori girarono l’angolo fuori dalla vista, Mulder permise al suo sguardo di salire lungo il suo edificio, oltre le cime degli alberi verso il cielo notturno.

Solo le stelle più brillanti erano visibili.

~*~*~*~

Barbara e Tom Waeleski gli servirono un tè leggero in delicate tazze mentre sedeva con loro nel soggiorno. Il piatto dei biscotti era appoggiato sul tavolino da caffè, ma nessuno ne aveva preso uno. Mulder notò Timmy che gettava loro un occhio, allora allungò il vassoio verso il ragazzo.

- Non ho proprio pensato che qualcuno stava ancora cercando Patty attivamente- disse Barbara.- Ci avevano detto che ora era un caso irrisolto e che gli investigatori possono riprendere a lavorarci solo se affiorano nuovi elementi.

Tom si spostò in avanti - E’ così? Ha un nuovo indizio?

- Uh, no. Mi dispiace. Ma è per questo sono voluto tornare qui.

Timmy smise di masticare l’ultimo pezzetto di biscotto al cioccolato e sollevò lo sguardo su Mulder.

Mulder toccò con un dito l’orlo della sua tazza e poi la mise da parte.- Vorrei dare un’altra occhiata alla stanza di Patty. Può darsi che non sia di nessun aiuto, ma qualche volta dopo che sia passato del tempo, puoi avere una diversa prospettiva. Non prenderò molto tempo.

- Veda tutto quello che vuole- disse Barbara- Non abbiamo toccata nulla da quando...- Tom le mise un braccio intorno alle spalle- Da quando lei è stato qui l’ultima volta.- finì con voce roca.

- Lei non sa com’è- disse Tom- E’ come se il tempo si fosse fermato, come se vivessimo in un limbo.

Timmy mise il suo biscotto mezzo mangiato su un tovagliolo e uscì dalla stanza.

- Lascialo andare- disse Tom quando Barbara si mosse per andargli dietro.

Gli occhi di Barbara erano immensi nelle lacrime.- Penso, che più di ogni altra cosa, abbiamo bisogno di sapere per Tim cosa accadde. Non posso immaginare cosa questo possa significare per lui. Non voglio che cresca con questo, con quest’ombra sospesa su di noi. – Fece un profondo e tremante sospiro e si strofinò i palmi delle mani sulle gambe- Se Patty è morta, noi l’affronteremo, voglio solo saperlo. Voglio solo sapere cosa è successo alla mia bambina.

Tom strinse di nuovo a se la moglie- E’ tutto a posto - disse contro la tempia di lei.- È tutto a posto.

- Io vado sopra- disse Mulder alzandosi impacciato.

Salì gli scalini coperti dal tappeto e andò lungo il buio corridoio verso la camera di Patty. La luce era accesa, dedusse che la famiglia trascorreva un pò di tempo lì, malgrado quello che aveva detto Barbara. Mulder spinse la porta aperta e trovò Timmy seduto sul letto di Patty, tenendo un cane di stoffa in grembo.

- Ciao- disse Mulder.

- Ciao- replicò Timmy cupamente. Giocherellò con le orecchie del cane.

Mulder chiuse la porta dietro di lui.- Ti dispiace se do un’occhiata intorno?

Timmy fece di no con la testa- Sta guardando per altri indizi?

-Qualcosa di simile- Mulder lo guardò negli occhi- Ne hai qualcuno?

Timmy si strinse nelle spalle e gettò uno sguardo intorno ai trofei ginnici, i nastri e le foto di famiglia.- Non teneva un diario. Lo so perché ho già cercato ovunque.

Mulder guardò lo sbiadito dinosauro della maglietta di Timmy che stava diventando troppo piccola per lui. Ricordò quello che aveva detto Tom che erano bloccati in un limbo e si domandò se Timmy sarebbe apparso per sempre di sei anni.- Grazie per la dritta– disse a Tim

Gironzolò intorno ed ispezionò i trofei ginnici di Patty. Le statue non avevano un filo di polvere, qualcuno si stava prendendo buona cura di loro.- Cosa mi puoi dire dell’allenatore Matlock?- gli chiese Mulder prendendo in mano il trofeo più recente.

Timmy fece una smorfia- Lui non mi piace.

- Sì? Come mai?

- Non parla mai con me di niente. Non sembra per niente felice. Ogni volta che siamo andati a vedere l’allenamento, stava sgridando qualcuno.

- Cosa faceva Patty quando lui la sgridava?

- Ci provava più tenacemente. Ogni volta che lei si lamentava di essere stanca o che si era fatta male lui continuava a dire” Ancora una volta”

Timmy saltò giù dal letto e raggiunse Mulder davanti ai trofei. Poteva a mala pena sollevare il più grande, ma Mulder lo aiutò a reggerlo.- Pensi che Patty avesse simpatia per il suo allenatore?

Timmy fece spallucce. - Penso. Amava la ginnastica più di qualsiasi cosa.

Mulder si mosse verso i libri scolastici di Patty, che erano anch’essi privi di polvere malgrado il fatto che Patty sarebbe dovuta stare in una classe completamente diversa ora. Sfogliò il quaderno degli appunti ritornando su alcune delle ultime cose scritte da Patty. Mrs Trincia Yearling, aveva scritto in una grafia fiorita. Mulder sorrise.

Ritornò di nuovo al punto in cui aveva scritto” La odio. La odio. La odio.” Mulder fece scorrere il suo dito sul piccolo, irato insieme di lettere.

- Se Patty avesse scritto che lei odiava qualcuno- disse a Timmy- di chi credi che stesse parlando?

Timmy chinò il capo e contrasse il viso riflettendo- Odiava Mamma qualche volta, credo, quando mamma la puniva e tutto il resto. Non so.- Fece dondolare le braccia avanti ed indietro.- Forse Lindsey Beckwith
- Lindsey Beckwith- Mulder riuscì ad identificare il nome.- Intendi l’altra ginnasta come lei?

- Sì, è lei. Patty la chiamò con una brutta parola una volta.

- Brutta parola?

Timmy si chinò più vicino a Mulder.
- Puttana- bisbigliò.

- Oh- Mulder bisbigliò di rimando.- Sai perché la chiamò così?

-No- Timmy accarezzò la figura d’argento in cima ad uno dei trofei- Patty è andata via da tanto tempo.- disse dopo un momento

- Sì- fu d’accordo Mulder.

-Era bello quando lei stava qui, era un sogno. Sa?

- Sì. Lo so.

-A scuola dovevamo fare quella cosa su di noi e le nostre famiglie. Da appendere sui muri. Ho pensato di scrivere su ogni membro della mia famiglia e disegnarne un ritratto.

Mulder capì immediatamente dove il ragazzo voleva arrivare. Sentiva le persone scomparse nella sua vita come componenti fantasma.

Sei figlio unico? Gli avrebbero domandato. E lui si sarebbe sentito l’unico ragazzo dell’universo.
Non hai un partner? Gli avrebbero domandato. E si sarebbe sentito come un mostro chiuso nel seminterrato, un principe che una volta era stato bello prima che la tragedia l’avesse reso troppo orrendo per essere preso in considerazione.

Mulder buttò giù il groppo che aveva in gola. Lui era stato quel ragazzo. Lui era quel ragazzo. Lui aveva bisogno di sapere.

- Che cosa, uhm, che cosa hai scritto sul tuo foglio?- domandò.

Timmy fece scivolare la sua piccola mano in quella di Mulder e lo condusse lungo il corridoio fino alla sua stanza. Mulder vide brillare nel buio le stelle incollate al soffitto ed un letto simile ad un razzo di un’astronave. Sul muro, era appeso un disegno scolastico del ragazzo con un piccolo componimento ad esso attaccato. Timmy lo indicò.

“ Ho una sorella” si leggeva” il suo nome è Patty ed è una ginnasta”

Dal ritratto familiare disegnato a pastelli la testa di Patty troppo grande gli sorrise, il suo rosso sorriso era a mala pena contenuto nel bordo del foglio.

~*~*~*~*~

Quando Mulder attraversò con una lunga falcata il prato anteriore dei Waeleski, fu appena sorpreso di vedere il furgone di Ethan parcheggiato dietro la sua macchina. Mulder si fermò e si tastò dall’alto in basso per essere sicuro di non avere addosso qualche “ homing device”( ndt: meccanismo in un missile guidato che lo porta come da programma verso il suo obiettivo). Dal sedile anteriore, Ethan abbassò la sua tazza di caffè e gli fece un beffardo saluto.

Mulder sospirò e s’incamminò verso il furgone.
- Sembri il diavolo- gli disse

- Proprio come te- replicò Ethan dietro gli occhiali scuri.

- Come mi hai trovato?

Ethan sollevò una spalla in un’indifferente scrollata.- Fortuna, credo. Dana diceva sempre che tu potevi sentirti colpevole per quasi ogni cosa.

Mulder si sentì colpito.- Scully ha detto questo?

Ehan si strinse di nuovo nelle spalle e centellinò il suo caffè.- Allora ora dove stiamo andando?

-Noi non stiamo andando da nessuna parte.

- Sono pulito. Sono sobrio. Ho il diritto di guidare per le strade pubbliche. Se le nostre strade si incrociano, allora così sia.

- Ti posso fare arrestare per interferire in un’indagine federale.

- E’ quello che stai facendo? Indagando?

Mulder immaginò Scully che tornava e trovava che lui aveva lasciato il suo angosciato fidanzato in prigione. Lui era disperato nel tentativo di trovarti, Scully, ma io l’ho gettato in gattabuia.

- Te l’ho detto- dichiarò ad Ethan lentamente- il caso è ancora aperto.

Ethan irrigidì la mascella e accennò con il capo all’ingresso principale della casa dei Waeleski.- L’hai detto a loro? Hai detto loro le probabilità di trovare qualcuno vivo dopo che sono scomparsi da settantadue ore? Patty è scomparsa da più di un anno.

E Dana è scomparsa da sei settimane.

Mulder deglutì.- Lo sanno- disse.- Non glielo devo dire.

- Ma tu stai ancora cercando.

- Non ho mai smesso di cercare.

~*~*~*~

Due torti portano scompiglio, stabilì Mulder.

Se hai fatto sesso con la fidanzata di un altro uomo, forse gli sei debitore tanto da permettergli di seguire da vicino un’indagine di un caso che non è realmente tuo da essere investigato.

E fu così che finì nella palestra di Matlock con Ethan a rimorchio.- Dana mi promise un’esclusiva, aveva detto a Mulder, e Mulder si trovò in dovere di mantenere la promessa.

- Solo non dire niente- l’avvertì Mulder- e niente telecamera.

Trovarono Dave Matlock alla sua scrivania nell’ufficio sul retro, vestito con una giacca a vento e pantaloni militari- Poliziotti e media contemporaneamente - disse, suonando per niente impressionato.- Suppongo stiamo eliminando l’intermediario questa volta? Nessuna fonte che dice che allenatore aveva una illecita relazione con la ginnasta scomparsa?


- Veramente?- disse Mulder, impassibile.

- Va a farti fottere- replicò Matlock. Guardò Ethan- E lei può riportare quello che ho detto.

Lei sicuramente passa molto tempo con delle ragazzine- disse Ethan, e Mulder gli sparò un’occhiata” chiudi quella dannata bocca”

- Non sono delle ragazzine- sogghignò Matlock- Sono atlete campioni del mondo. Lei vede una undicenne in body. Io vedo una futura medaglia d’oro olimpionica.

- Era questo che lei vedeva in Patty?- Domandò Mulder.

Matlock si ammorbidì per la prima volta. Si tolse gli occhiali e si strofinò gli occhi- Patty era il meglio che io avessi mai visto- disse semplicemente.

- Meglio di Lindsey?

Matlock rialzò di nuovo la guardia.- Perché mi domanda di Lindsey?

- Solo curiosità. Ora è lei la sua allieva più importante, giusto?

- Io non ho allieve “più importanti “ . Ci addestriamo come una squadra. Se volete scusarmi, le ragazze saranno presto qui ed abbiamo , molto lavoro da fare.

-Non vuole sapere se abbiamo qualcosa di nuovo su Patty? - insistette Mulder.

- Ce l’ha?

- Lei non l’ha mai chiesto. Non vuole sapere cosa le è accaduto?"

- Certo che voglio. E’ passato tanto di quel tempo ormai...

- Lei sa che Patty si storse un braccio prima di sparire- disse Mulder, avvicinandosi.- Ma non l’ha detto. Per quale motivo?

- Non ho mai fatto del male a Patty.

- Non ho detto che gliene ha fatto. Come si fece male al braccio, Allenatore? Patty chiese di fermarsi e lei disse di no?

Le narici di Matlock fremettero ed indietreggiò lontano da Mulder.- Le ragazze qui si feriscono sempre. Riusciamo a prevenirlo ma qualche volta accade. Non avrei fatto mai del male a Patty o qualcosa che compromettesse la sua carriera.

- Minacciò di parlare?- domandò Mulder, mantenendo ancora la voce bassa mentre si portava in avanti.- Disse che voleva uscirne? Tutti quei suoi sogni dell’oro andavano in fumo?

-Lei non sa di cosa diavolo sta parlando- disse Matlock

- Allenatore?- La porta si aprì ed una ragazza dai capelli rossi rimase immobile sulla soglia.

- Non ora, Lindsey- disse Matlock bruscamente.- Vai a cambiarti e parlerò con te più tardi.

Lindsey impallidì e abbandonò la stanza. Matlock si sistemò la giacca. Le ragazze sono qui- disse più calmo.- Se ha delle domande specifiche può chiamare il mio avvocato. Le darò il suo biglietto da visita.


- Lei ha bisogno di un avvocato?- domandò Ethan- Per che cosa ?

-Perchè dopo un anno io ho ancora l’FBI e la TV che vengono qui e scombussolano il mio allenamento.- Diede il biglietto da visita a Mulder.- Spero che lei la trovi- disse- Per i genitori. Ma non c’è niente che io passa fare per aiutarla.

Mulder lo guardò per un minuto squadrando il suo viso. Quando ebbe la risposta che cercava Mulder si dette dei piccoli colpi con il biglietto da visita sul palmo e fece marcia indietro- Grazie per il suo tempo- disse.

Ethan lo seguì fuori- E’ così? Lo lasci andare in questo modo? Il bastardo sa qualcosa e non parla. E se l’ha uccisa?

- Non l’ha uccisa.

- E cosa ne dici del braccio? Forse è come hai detto tu, lui glielo storse e Patty voleva dirlo.

- Lei non l’avrebbe detto. Inventò una storia per i suoi genitori circa un incidente su un albero.

Ethan si fermò nell’ingresso, chiaramente frustrato. - Bene, e allora? Hai detto che lui sa che cosa è accaduto.

- Lo sa. Sta proteggendo qualcuno.

- Chi?

- L’unica persona rimasta da proteggere per lui.

~*~*~*~

L’autunno era la sua stagione preferita, ma Mulder riconobbe l’ironia guardando fuori il finestrino gli alberi accesi di colori fiammeggianti dal sole al tramonto. La natura muore di una bella morte.

Ethan aspettò con lui nel posto anteriore della Taurus, mangiando i semi di Mulder e sputandone i gusci fuori dal finestrino. - Immagino che questo sia dove Dana era solita sedere, uh?- domandò mentre rompeva un guscio tra i denti.

Mulder lo guardò ma non disse niente.

- Se questo è tutto quello che voi ragazzi fate...sedere qui per ore aspettando che accada qualcosa...Devo dire che non ne trovo il fascino.

-E’ non è quello che fai tu? Non aspetti che accade qualcosa per fotografarlo?

- Bene, si. Ma voi siete l’FBI. Pensavo che tu potessi fare in modo che qualcosa accada.

- E’ qui che sbagli.

Ethan sgranocchiò un seme- Sai a cosa continuo a pensare?

Mulder non lo voleva realmente sapere, ma gli fece la domanda- Cosa?

- A suo padre. Il vecchio capitano di Marina. Cosa direbbe se sapesse quello che è accaduto a Dana.

- Nessuno sa cosa realmente sia accaduto.

Ethan cambiò posizione, facendo sì che il sedile scricchiolasse. - No, seriamente- disse guardando verso Mulder.- Solo piantala con le stronzate per un minuto. Siamo solo tu ed io qui. Io penso che entrambi (lo) sappiamo, giusto? Dana non è scappata. Qualche maledetto lunatico omicida l’ha rapita. Non è rincasata e non ha tentato di contattare nessuno di noi in sei settimane. Stai dicendomi che c’è qualche speranza che sia viva?

- C’è sempre una speranza- Mulder si rese conto di suonare ingenuo.


Ethan si girò di nuovo e improvvisamente lottò per mantenere la calma.- Se lei fosse viva, avrebbe chiamato. Vorrebbe parlare con me. Vorrebbe parlare con la madre.

- Ethan, ascolta.

-Io ho sentito che la legò e la mise nel bagagliaio. Ho sentito che hai trovato la fune ed il sangue nel bagagliaio.- Ethan si girò di nuovo, con gli occhi furiosi. -E’ vero?

- Sì- disse Mulder evitando i suoi occhi- E’ la verità.

- Io non so come tu possa aver visto questo- replicò Ethan- e parlare ancora di speranza.

- Ho visto molte cose, cose che mi hanno convinto che il mondo è molto meno scontato di quanto la maggior parte della gente crede.

-Quindi se gli alieni esistono, allora sorelle perse da molto tempo tornano a casa di nuovo? E’ possibile qualsiasi cosa?- Ethan scosse la testa- Se questo è ciò che ci vuole, allora anch’io darei la caccia a omini verdi. Mi vestirei come Capitan Kirk con un cappello di carta argentata se pensassi di poter cambiare il mondo. Vorrei poter fare questo salto, veramente lo farei.

Mulder ci pensò su. Non aveva mai preso in considerazione la cosa in questo modo prima, ma la maggior parte del tempo le sue credenze gli avevano portato più dolore che pace. Aveva visto mostri di cui gli altri non avrebbero mai conosciuto l’esistenza. La maggior parte delle gente tirava avanti felicemente ignorando “Flukeworm”( n.d.t. vedere l’episodio The Host ) nelle fogne e gli ibridi umani alieni in laboratorio. Avevano letto di dottori morti in un incidente d’auto e pensato a strade ghiacciate invece di cuori di ghiaccio. Spazzavano i loro appartamenti per la sporcizia, non per le cimici. Di notte, guardavano il cielo per le stelle cadenti e non in cerca di navi spaziali.

Ma allora si ricordò di Ruby, la sorella che era riapparsa dal cielo fiammeggiante.

- Qualche volta ritornano- disse semplicemente ad Ethan.

- Dio, spero che sia così- Ethan strinse i pugni.- Se potessimo trovare Patty, se risultasse che sta bene dopo tutto questo tempo, non pensi che sarebbe una specie di segno?

- Chiunque ha preso Patty Waeleski non ha nulla a che fare con la scomparsa di Scully.

- Lo so. Credo solo che voglio vederlo accadere. Voglio credere.- Guardò Mulder.- Sai?

Mulder fece un sorriso ironico- Guarda, l’allenamento è finito. Lei è là.

All’altro lato della strada, Lindsey Beckwith emerse dalla palestra avendo con se uno zaino.

Mulder ed Ethan sbatterono le porte della macchina all’unisono, uscendo fuori nel vento fresco della sera. Attraversarono la strada e seguirono Lindsey che si stava affrettando ad andar via a testa bassa, con la coda di cavallo che frusciava ad ogni rapido passo.

-Lindsey- chiamò Mulder, e la ragazza trasalì. Si girò con lo zaino sulle spalle.- Lindsey Beckwith?

- Sì- replicò lei, guardandoli con circospezione.

Mulder tirò fuori il suo ID- Il mio nome è agente Mulder. Lavoro per l’FBI. Lui è Ethan Minette. Possiamo parlare con te un minuto?

- Di che cosa?

- Patty Waeleski.

Lindsey strisciò il suo piccolo piede sul marciapiede- Qualcosa di nuovo su di lei?

-Ho sentito che tu e Patty non andavate precisamente d’accordo.

- Lei non era la mia migliore amica, ma era okay.

- Allora non hai nessuna idea di cosa le sia successo.

- No, naturalmente no.- Non suonò molto convincente.

- L’allenatore Matlock ci ha appena detto che Patty era la migliore ginnasta che avesse mi visto- Mulder lasciò che questo facesse presa. Lindsey strascicò il piede un poco più forte e si strinse deliberatamente nelle spalle.- Deve essere stato duro allenarsi nella stessa palestra come Patty.

- Lei faceva il suo ed io il mio. In realtà non aveva importanza per me.

- Come si fece male al braccio Patty?

La sua testa scattò su- Cosa?

- Patty si storse il braccio poco tempo prima che sparisse. Mi stavo chiedendo se tu sapessi come è successo.

- Io...io non lo so.

- Andava a scuola con te, giusto?

- Andava nella mia scuola.

- Ho sentito che si era fatta male a scuola. Sei sicura di non sapere come accadde?

- Ho detto...no. Guardi, sono in ritardo per la cena. Posso andare ora?

-Sicuro, noi verremo con te-si offrì Mulder.- Ti accompagniamo a casa. Non si è mai troppo prudenti, sai, dopo quello che è successo a Patty. Lei anche stava andando a casa quando è scomparsa.- Mulder guardò Ethan.- Giusto?

- Giusto. Assolutamente.- fu d’accordo Ethan– Stava andando a casa da sola e qualcuno l'ha presa per strada.

Gli occhi di Lindsey si strinsero.- Sta solo cercando di spaventarmi.

- Io sarei spaventato- Mulder guardò con diffidenza il cielo che scuriva.- Un minuto prima stai andando a casa, il successivo sei scomparso per sempre.

- Io non sono Patty.

Mulder la guardò- No?

- Io non sono come Patty.

- In che modo non sei come lei?

- Io seguo le regole come il resto della squadra. Non mi aspetto un trattamento speciale. Non mi metto in evidenza e non corro da Dave per ogni piccola unghia rotta.

- E’ quello che faceva Patty?

- Devo andare- Si girò ma Mulder le afferrò un braccio. Lindsey guardò le dita strette intorno al gomito.

- Come si fece male al braccio?

- Le ho detto...

- Tu hai litigato con lei quel giorno, non è vero?

- Mi lasci andare.

-E’ quello che lei ti disse? Volevi solo che lei ti ascoltasse. Volevi solo che lei ti desse retta per una volta. Non volevi lasciarla andar via.


Lindsey si divincolò, la coda di cavallo rimbalzò. – Le ho detto di lasciarmi andare.

- Qualsiasi cosa le dicesti ha funzionato Patty non ha detto una parola a nessuno. L’hai minacciata, Lindsey?

- Non ero io il problema di Patty.

- Lei pensava che tu lo fossi.

-Bene, lei era una puttana- Lindsey chiuse la bocca strettamente ma le parole erano già uscite. Smise di lottare, e Mulder lasciò la sua presa.

- Cosa accadde quel giorno, Lindsey?

Lei curvò le spalle.- Patty non si preoccupava di altri che di Patty. Era la Piccola Reginetta di Tutte le Cose. Pensava di aver già vinto la medaglia d’oro. Dave pensava che lei fosse perfetta, ma non conosceva la verità.

- Quale verità?

-Patty era una piccola vagabonda.

Ethan guardò Mulder. Mulder scosse la testa: non dire niente.

- Noi non possiamo pensare di dare un appuntamento a qualcuno. E’ contro le regole. Ma credete che Patty l’avesse inteso? No, naturalmente.

- Patty aveva un ragazzo?- ebbe un flash della scrittura infantile del quaderno di Patty: Mrs Trincia Yearling. Il giovane Yearling era andato a giocare a calcio il giorno che Patty era sparita. Mulder provò ad uscirsene con il nome del ragazzo- Evan?

Lindsey fece una smorfia- Non Evan- disse- Suo fratello Ryan

~*~*~

Era scuro quando Mulder ed Ethan arrivarono a casa Yearling. Folti cespugli vibravano nella brezza quando loro percorsero il sentiero davanti casa. Una luce brillava nel piccola veranda anteriore, come se la famiglia li stesse aspettando.

Mulder suonò il campanello.

Alcuni minuti dopo una donna con ricci capelli grigi aprì - Sì?- domandò asciugandosi le mani con uno strofinaccio.

Muder mostrò il suo ID.- Agente Mulder dell’FBI- disse- Lui è Ethan Minette. Le dispiace farci entrare?

- Per quale motivo?

Un ragazzo si materializzò dietro le sue spalle. Muder immediatamente se ne ricordò. Quello era il ragazzo abituato ad avere tutto con solamente un sorriso, aveva detto Scully.

Ora non stava sorridendo.

- Mamma- disse- Penso che sia meglio lasciarli entrare.

Da qui all'eternità

Gli Yearlings vivevano in una piccola, casa d’angolo con una cucina dalla grandezza di una scatola di cerini. Mulder si sentì enorme come riempì con la sua persona la minuscola stanza che già conteneva i quattro Yearling ed un cane bastardo dalle lunghe orecchie. Il cane battè debolmente la coda sul pavimento di vinile, guardando da una persona all’altra cercando di capire se questi nuovi visitatori erano portatori di buone o cattive notizie.

Lo stesso Mulder non ne era ancora sicuro.

- Come lei può vedere noi siamo nel bel mezzo della cena- disse la signora Yearling.

-Mi scuso per il tempismo- replicò Mulder- ma questo non poteva aspettare.

Ethan si mosse dietro di lui. Se Mulder fosse arretrato di una sola frazione, avrebbe camminato sui piedi dell’altro uomo.

- Cosa possiamo fare per lei?- Domandò il signor Yearling.

I ragazzi, Ryan ed Evan, avevano messo le loro sedie quasi in un angolo.

- Siamo qui per Patty Waeleski- disse Mulder, guardando il viso dei ragazzi mentre parlava. Evan impallidì. Ryan, il più grande, guardava semplicemente in basso nel suo piatto.

- Lei andava a scuola con Evan- disse la signora Yearling spostandosi ad accarezzare i capelli del figlio più giovane.- Erano tutti sconvolti quando sparì.

- Non mi dica che ha trovato la ragazza- disse il signor Yearling.

- No, signore- ripose Mulder- Ma pensiamo che Ryan potrebbe essere in grado di aiutarci a dedurre cose le accadde.

- Ryan - il signor Yearling borbottò.- Per che cosa? Nemmeno conosceva questa ragazza.

Ryan sembrava praticamente verde.

- E’ vero, Ryan?- domandò Mulder, cercando di abbassarsi sulle ginocchia e catturare lo sguardo fisso dell’adolescente.

- Io...io la conoscevo.

Il resto della famiglia di colpo lo guardò- Cosa? Come?- domandò la madre.

- Ci siamo incontrati al negozio di CD.

- Quello è il posto da cui è sparita -sussurrò la signora Yearling.- Ti avevo detto di non tornare più lì.

- Non l’ho fatto.

- La incontrasti nel negozio di CD.- Continuò Mulder dolcemente.- E’ da lì che cominciaste ad uscire insieme.

- Uscire insieme! Lei era solo una bambina!- disse il signor Yearling- Ryan è alla scuola superiore. Che cosa poteva volere lui da una ragazzina come quella?

Ryan si fece sempre più piccolo sulla sedia.- Era così bella- disse.

- La vedesti lì quel giorno, non è vero?-chiese Mulder- Il giorno in cui è scomparsa?

Ryan annuì.

Il signor Yearking si fermò accanto a Mulder e al figlio- Non so cosa diavolo succede qui, ma ho sentito abbastanza. Penso che sia meglio che se ne vada.

- Hai visto qualcosa Ryan? -Domandò sua madre. Guardò sorpresa Mulder- E’ per questo che lei è qui?

Mulder incontrò lo sguardo spaventato del ragazzo- Io penso che Ryan sappia cosa è successo a Patty.

- Non dire niente, Ryan- ordinò il signor Yearling.

- Dov’è, Ryan?- domandò Mulder.

- Io…io…- Mulder pensò che il ragazzo stesse per svenire.

- La puoi riportare a casa, Ryan- disse Mulder- Tu puoi far finire tutto.

- E’ troppo tardi- rivelò Ryan

- Ryan!- ruggì suo padre. Evan Yearling aveva le lacrime che gli correvano lungo il viso. Ryan ingoiò lunghe boccate d’aria.

-Raccontami- disse Mulder.

Ryan lo fissò, l’orrore alterava le sue fattezze. Non riusciva a trovare le parole.

- Dimmi cosa successe- lo sollecitò di nuovo Mulder.

- Patty è morta- disse Ryan nella piccola, festosa luminosa cucina- Lei è morta.

Ethan s’irrigidì dietro Mulder. Evan lanciò per aria tutto quello che c’era sulla tavola della cucina come la signora Yearling si mosse per afferrare il figlio maggiore. Il signor Yearling era troppo stordito per parlare.

- Tu sai dov’è Patty- disse Mulder e Ryan annuì. Mulder s’irrigidì .-Fammi vedere.

~*~*~*~

Prima che arrivassero al fiume era notte inoltrata. Il vento scuoteva gli alberi accanto a loro ed i poliziotti avevano potenti riflettori per perlustrare nei boschi mentre gli uomini con gli stivali avanzavano lungo l’argine.

Attorniato dalle autorità giudiziarie, Ryan sembrava più un bambino che un giovane uomo: suo padre lo circondò con un braccio come lui rabbrividì nella sua giacca universitaria.

- Tu e Patty siete venuti qui quel giorno?- domandò Mulder.

-Noi eravamo soliti venire qui sempre. Nessuno ci poteva dar fastidio e non dovevamo preoccuparci che qualcuno ci vedesse. Il suo allenatore l’avrebbe uccisa se l’avesse saputo.

La squadra dei sommozzatori stava in piedi lì vicino indossando le tute. Ryan li vide smise di parlare, allora Muder si mosse per impedirne la vista.

- Cosa accadde, Ryan?

- Noi stavamo solo giocando come al solito. Facendo rimbalzare le pietre e tutto il resto.- Ryan fisso l’acqua nera che scorreva veloce.- Lei disse che doveva andare a casa ma io le chiesi di restare un altro poco.- Guardò verso suo padre. - Non posso- sussurrò.

Il signor Yearling strofinò le spalle del figlio- Devi- disse- Semplicemente dillo a loro.

- E’ stato un incidente.- Ryan gettò deboli, imploranti occhiate a Mulder, Ethan e ai detectives di DC in attesa.- Dovete capire.

- Avete fatto rimbalzare le pietre - disse Mulder- Poi cosa?

Ryan indicò un albero caduto che si allungava attraverso la parte più stretta del fiume.- Eravamo su quel tronco. Patty dava spettacolo facendo ruote e verticali. Il suo equilibrio era sorprendente.

Si morse le labbra. Mulder poteva sentire la squadra dei sommozzatori agitarsi indaffarati.- Dopo che eravate sull’albero cosa successe?

- Ci camminammo sopra. Patty era di fronte a me. Stava ridendo e si prendeva gioco di me di come era molto più facile per lei. La presi in giro. Le dissi che un giorno sarebbe caduta e se ne sarebbe pentita.- I suoi occhi erano colmi di lacrime e si asciugò i palmi sui jeans.- Io…io la spinsi. Doveva essere uno scherzo. Non cadeva mai. Era come un gatto o una cosa del genere.- Allungò le mani in un gesto d’impotenza- Non pensai che poteva cadere.

- Precipitò nel fiume?

- Non volevo. Lo giuro.- Ryan stava piangendo apertamente ora.

- Quale zona?- domandò Mulder.

Ryan la indicò. Scesi giù ma la corrente era molto più forte di quanto sembrava. Lei non poteva venirne fuori.

Uno dei sommozzatori si fece avanti.- Questo va a valle verso la diga.

Ryan si copri il viso.- Non potevo tirarla fuori. Ho tentato di tutto.

Mulder tirò fuori la sua pila per seguire la squadra d’immersione lungo il fiume. I loro passi fecero scricchiolare le foglie e i ramoscelli quando camminarono.

Arrivarono alla breve diga di metallo che faceva un ponte sul fiume. Ryan andò via, incapace di guardare gli uomini che camminavano su bordo dell’acqua.

-Se vai a prendere qualcosa intrappolato la giù, e questo sbatte violentemente più e più volte contro il muro- uno dei sommozzatori spiegava quietamente a Mulder-Quello che tiri fuori non è quello che credevi di trovare.

- Può entrarci per perlustrarlo?- domandò Mulder.

- Non tenterei in un buio come questo. Se questa ragazza si è impigliata nella diga , ora non è altro che ossa.

Mulder guardò il ribollire della schiuma bianca.

- Almeno i suoi genitori avrebbero qualcosa da seppellire.

Poco dopo l’alba, la squadra di ricerca riportò in superficie dal fiume un cranio, una pelvi e una manciata di altre ossa.

Patty Waeleski era tornata finalmente a casa.

~*~*~*~

Mulder fermò la macchina davanti alla casa dei Waleski. I poliziotti avevano tenuto lontani i media per parecchie ore ma se qualcuno non informava la famiglia di Patty presto, loro l’avrebbero saputo delle ossa dal notiziario televisivo.

Ethan era rimasto seduto fuori, questa volta. Si strofinò gli occhi stanchi ed era mezzo crollato contro la portiera del sedile del passeggero della macchina di Mulder.

Si erano fermati brevemente in un McDonald’s per un caffè, a questo punto Mulder aveva preso l’opportunità di farsi la barba con un rasoio usa e getta e lavarsi la faccia. Ethan sembrava un vagabondo dei bassifondi, ma Mulder stava per dire a due genitori che la loro figlia era morta. Doveva loro un poco di rispetto.

- Tu resta qui- disse Mulder.

- Credimi, lo farò.- sospirò Ethan- Sai cosa mi uccide veramente? Lei è stata a quattro miglia da casa tutto questo tempo.

- Lo so- Patty era morta molto tempo prima che la sua famiglia avesse saputo che era scomparsa.

- Almeno nessuno l’ha uccisa di proposito. Questo deve pur significare qualcosa, giusto? I suoi genitori sapranno che non ha sofferto.

- Forse- Mulder gettò uno sguardo alla porta anteriore, prendendo tempo. -Qualche volta pensò che questo è peggio di una morte intenzionale. Rimani a domandarti il perché per tutto il resto della tua vita.

Scivolò fuori dal sedile e s’incamminò verso il viale anteriore. Mulder suonò il campanello, spostandosi intorno goffamente nella veranda mentre aspettava che qualcuno rispondesse.

La porta si aprì per mostrare Barbara Waeleski. Dette una sola occhiata a Mulder e gridò a suo marito- Tom? Tom!

- Cosa c’è? Disse Tom materializzandosi dietro sua moglie. I capelli erano ancora bagnati per la doccia

Un momento dopo Timmy sgusciò davanti a loro. Tom tirò il ragazzo indietro, contro le sue gambe.- Cosa succede? –domandò a Mulder.

- Posso entrare?

- Patty è morta- disse Barbara- Non è vero?

- Per favore- replicò Mulder- Mi permetta di entrare e le dirò tutta la storia.

~*~*~*~

La famiglia di Patty Waeleski la seppellì in una assolata mattina d’Ottobre inoltrato mentre gli alberi rossi stridevano contro il cielo azzurro intenso. Mulder guardò la bara coperta di fiori e ricordò quello che i sommozzatori avevano detto delle ossa di Patty. Era emersa come avorio liscio, levigata come una pietra dall’acqua che scorreva veloce.

La sua famiglia sedette nella fila anteriore, immobile nel suo dolore.Timmy vestiva come un piccolo impresario di pompe funebri.

Mulder si soffermò a pensare se era diverso per un bambino piccolo perdere una sorella. Lui aveva conosciuto un tempo senza Samantha, ma Timmy aveva seguito le orme di Patty fin dalla nascita. Ora doveva tirare per la sua strada da solo

Dopo il servizio funebre, una campana suonò rintocchi solenni dalla vecchia chiesa di pietra come prefiche disseminate nella luce del sole.
Molti di loro erano ragazzi come Patty. Erano evidentemente assenti Ryan Yearling ed il resto della sua famiglia.

Mulder indugiò accanto ad una quercia scolorita. Ethan camminava molto piano con le mani infilate profondamente nelle tasche del pantalone. Aveva assistito al funerale senza telecamera.

- Bel servizio - fece notare a Mulder, che fu d’accordo annuendo.- Tu ti aggiri sempre nelle vicinanze dopo il funerale, ma non pensi mai veramente alla persona che è morta, sai?

- Questo non è insolito per una ragazza- replicò Mulder.

- Sì. Sto pensando a come sia facile. Una piccola spinta e tu te ne vai per sempre.

Mulder guardò gli uomini portare la bara di Patty lungo la gradinata anteriore.- Io sto pensando alla medaglia d’oro- disse, e Ethan lo guardò interrogativamente.

- Cosa?

-Alle prossime Olimpiadi qualche ragazza vincerà la medaglia ad Atlanta. Forse sarebbe stata la medaglia di Patty. Forse no. Ma non lo sapremo mai.

~*~*~

Dopo Patty, i giorni diventarono più corti, la luce del sole durava di meno e s’indeboliva sotto il potere dell’inverno che la conquistava gradualmente. Il vento rimosse scrollandole le foglie morte dagli alberi; turbinarono marroni e senza riposo attraverso le strade vuote e scure mentre Mulder si allontanò dal suo quartiere camminando.

Costituiva un facile obiettivo. Chiunque fosse appostato nell’ombra avrebbe avuto un tiro facile.

Vuoi venire a prendermi? Pensò. Fatti avanti.

Non aveva mai immaginato che potessero colpirlo attraverso Scully . Nello sporco gioco d’azzardo che giocavano, lui era il topo non lei. L’uomo nero si nascondeva sotto al suo letto. L’Uomo che fuma aveva cosparso la sua passeggiata precedente con la cenere. Loro l’avevano colpito, drogato, rapito e gli avevano mentito.

Nessuno gli aveva detto che sarebbero venuti per lei.

Mulder corse per le strade notturne finchè i suoi polmoni presero fuoco per mancanza d’aria. Fini piegato in due, trascinandosi mentre il sudore si raffreddava sulla pelle.

Se lei fosse tornata, la cosa più gentile che poteva fare sarebbe stata rimandarla via. Che sposasse Ethan. Che vivesse in periferia. E che stesse lontano dall’uomo cupo con l’impermeabile che era tormentato dagli UFO.

Mulder s’incamminò di nuovo verso il suo appartamento. Tentò di ricordare l’ultima cosa che lei gli aveva detto e non riusciva a ricordare le parole. Qualcosa circa Duane Barry: qualcosa sul caso. Sperò almeno d’aver avuto un tono gentile.


Quando tornò a casa, trovo Ethan seduto nel corridoio davanti alla sua porta. Aveva qualcosa in mano che somigliava ad una video cassetta. - Minette , questo sta diventando veramente stancante- disse Mulder ancora alquanto senza fiato.

Ethan si alzò in piedi come Mulder mise la chiave nella serratura.- Lo so. Per questo sono qui.

Mulder lo guardò appena.

- Allora posso entrare?

Non c’è mai un cecchino nell’ombra quando ne hai bisogno.- Accomodati

Entrarono nell’appartamento e Mulder si lasciò cadere sul divano. -Scusa, ma la donna delle pulizie è via da un secolo.- Ethan sedette sul bordo della sedia di fronte, non disturbandosi a togliere il cappotto.

- Tornerò al lavoro- disse a Mulder

Mulder agitò una mano in circolo in una finta eccitazione.- Grazie per l’aggiornamento. Questo significa che perderò la mia coda?

-Volevo solo che sapessi che so che hai fatto tutto ciò che è in tuo potere per trovare Dana.

Non tutto. Lei non è stata trovata. Mulder sospirò e si raddrizzò.- Senti ho apprezzato molto questo tete- a-tete che stiamo avendo…

- Io so anche che sei innamorato di lei.

Mulder raggelò.- Cosa?

Ethan si allungò e gli consegnò la video cassetta.- La telecamera non mente. Vedi tu stesso.

- Non capisco- disse Mulder guardando in basso la cassetta.

- Io sì- Ethan fece un cupo sorriso.-Perché l’amo anch’io.- Si alzò- Allora io tornerò al lavoro. Forse dovresti prendere in considerazione di fare lo stesso.

- Io sto lavorando - protestò Mulder.

Ethan scosse la testa- Guarda il nastro. Me ne andrò fuori dai piedi ora, e non devi stare più a guardarti alle spalle.- Ethan dette un ultimo sguardo intorno alla confusione dell’appartamento di Mulder- Prenditi cura di te stesso, va bene? Lei l’avrebbe voluto.

Uscì senza un'altra parola, lasciando Mulder immobile sul divano con la cassetta ancora in mano. Aveva paura di metterlo nel video registratore. E se qualcuno avesse registrato lui e Scully nel letto ad Arecibo?

Si morse il labbro e battè il nastro contro il palmo della mano. Alla fine, fece un respiro profondo e lo tolse dall’involucro protettivo. Lo fece scivolare nel videoregistratore e si fece coraggio come la TV si accese.

Ma non erano corpi nudi che si dimenavano quelli che apparvero sullo schermo. Mulder vide il suo viso rimandato verso di lui. Lui che camminava lungo la strada buia vicino casa sua, avendo l’aspetto di uno che doveva radersi.

La telecamera era malferma: chiaramente Ethan l’aveva ripreso da solo fuori dal sedile anteriore del suo furgone. Aveva visto Mulder girare l’angolo e sparire.

L’immagine saltò e Mulder stava mangiando un sandwich su una panchina di un parco. Continuava a guardare verso le nuvole in alto.

Nella successiva Ethan aveva registrato lui che incespicava mezzo ubriaco fuori dal covo dei Pistoleri. Frohike che lo infilava in un taxi e lo mandava per la sua strada.

Ethan l’aveva seguito almeno una volta alle Skyland Mountain. Aveva ripreso Mulder seduto sull’erba dove Scully era scomparsa quella notte. La telecamera aveva zumato così vicino che Mulder poteva quasi vedere le stelle che si riflettevano nei suoi occhi.

Le ultime immagini erano di lui seduto nella sua macchina fuori all’appartamento di Scully. Ethan aveva fatto il film dall’interno, dalla finestra davanti alla quale Scully si era fermata mentre Duane Barry la fracassava per entrare in casa.

Mulder sembrava perduto.

I suoi occhi stanchi ed annebbiati fissarono la TV mentre si spegneva. Troppo, penso, per mantenere segreti.

~*~*~*~

Mulder usò le sue chiavi per entrare nell’appartamento di lei un giorno in cui Ethan era al lavoro. Si sentì come il colpevole che torna sulla scena del crimine senza permesso, strisciando dentro come un ladro, ma doveva vedere lui stesso.

Non odorava più come lei. Questa fu la prima cosa che notò. Ora odorava come l’appartamento di uno scapolo anche se il tocco femminile era rimasto.

Sfiorò una tendina di merletto della finestra trovandoci un fresco e liscio vetro. Il sangue era andato via. Nessuna traccia di violenza era rimasta sulle pareti o sul tappeto.

Andò in giro per la sua scrivania e toccò carte e i conti che lei aveva accuratamente riposto nei rispettivi raccoglitori. Il calendario era ancora ad aprile. Gli ordinati caratteri a stampatello di scully apparivano sul 22 : “app. dott”. Mulder immaginò un’infermiera in piedi in una sala d’attesa che chiamava il suo nome inutilmente.

Aveva la stessa sensazione che aveva sentito nella camera di Patty, un improvviso fermarsi di una vita interrotta, come se il proprietario sarebbe tornato tra alcuni secondi e avrebbe ripreso a vivere senza aver perso un colpo.

Mulder toccò le sue cose…raccolse la sua penna, annusò il suo sapone nel bagno, sfogliò il libro sul suo comodino. Scully aveva oltrepassato un terzo delle pagine del “Paziente Inglese”.

Morte e amore condannato nel cuore di una guerra, pensò Mulder pensò mentre metteva giù il libro. Come era appropiato.

Lasciò che le sue dita indugiassero sui vestiti nell’armadio e raccolse una scarpa con il tacco alto. Il piede di lei arrivava appena alla lunghezza della sua mano.

Mulder sorrise, triste.

Le avevo chiesto di sposarmi, gli aveva detto Ethan. E lei aveva detto di sì.

Sì. Poteva sentire la sua voce che diceva la parola, un caldo respiro nelle sue orecchie. Sì, sì, sì.

Mulder strinse gli occhi per un lungo momento e si spolverò le mani. Non aveva posto in quella casa, con il rasoio di Ethan, i vestiti di Ethan e il braccio di Ethan intorno a Scully in un gruppo di sorridenti foto.

Forse Ethan aveva ragione. Era tempo di tornare al lavoro.

~*~*~

Se la vita di Scully si era congelata nel tempo, quella di Mulder invece era stata messa da parte come vecchia mobilia. Rimosse i fogli di plastica che coprivano il suo ufficio nel seminterrato ed aprì tutte le porte per rimuovere l’odore di muffa.

Mise gli occhiali e l’ID di Scully dentro al cassetto dell’XFiles. Sembrò quasi appropriato che Scully venisse archiviata accanto agli altri suoi grandi misteri.

Mulder prese il primo caso fuori città, il più lontano possibile. Portò il suo freddo cuore nei fuochi di Los Angeles e incontrò una donna che non era Scully.

Questa donna era scura dove Scully era luce, alta invece di bassa, tremante e spaventata dove Scully era forte. Mise la sua sessualità in mostra perché il mondo la vedesse…il non essere riservata le si adattava perfettamente . Per una notte, Mulder pensò che sarebbe stato capace di liberarla da se stessa.

Ma poi venne il mattino e la donna si era data fuoco. Mulder prese in considerazione l’idea di astenersi da relazioni sessuali fino all’anno 2089.

Aveva viaggiato per seimila miglia e si era ritrovato di nuovo da dove era partito, solo graffiato, affumicato e bruciacchiato. La notte si distendeva sul suo divano, toccando la croce che aveva al collo, e guardando se stesso nella casetta di Ethan. Marcate borse sotto gli occhi lucidi, Mulder fece andare il nastro all’infinito.

Non trovò mai quello che stava cercando.

~*~*~*~

Mulder fermò la sua macchina all’indirizzo che la signora Scully gli aveva dato. Lei era ferma davanti alla vetrina del negozio, si riparò gli occhi e gli fece un piccolo cenno con la mano. Gli occhi si sollevarono fino a fermarsi sul nome del negozio: Martin Memorial.

Pietre tombali di granito.

Mulder spense il motore e la fissò. Non poteva fare seriamente.

Maggie Scully camminò verso la portiera sul lato del passeggero e si chinò.- Vieni?- gli domandò attraverso il finestrino.

Mulder obbligò le sue gambe tremanti ad uscire dalla macchina.-Salve, signora Scully.

- Ciao, Fox. Grazie per essere venuto.

Mulder guardò di nuovo l’insegna del negozio- Certo. Sono un poco curioso su che cosa stiamo facendo qui.

Gli fece un triste sorriso.- Volevo mostrarti una cosa. Noi della famiglia, e naturalmente Ethan, abbiamo parlato e abbiamo pensato che sia tempo di onorare Dana.

- Onorare? Con una pietra tombale?

- Per favore- disse lei- Vieni solo a dare un’occhiata

- Potrebbe essere una tomba vuota. Lei non sa se è morta. Non poso credere che lei si arrenda così presto. Dove sta l’onore in questo?

- Quanto tempo vorresti aspettare? Sei mesi? Un anno? Dieci? Ad un certo punto devi lasciare che Dana vada in pace.

- Sono passati solo pochi mesi

-Mesi senza un solo indizio.- Gli accarezzò la spalla -Dana è andata, Fox. Conosco mia figlia. Se lei fosse viva, a quest’ora avremmo avuto sue notizie.

- Con il dovuto rispetto, Signora Scully, non penso che lei abbia qui tutti gli elementi.

- Quali elementi? Sai qualcosa su dove si trova Dana che io non so?

- No.- concesse.- E’ solo una sensazione.

- Per favore entra con me- disse lei- Solo per un minuto.

Mulder esitò ancora.- Che cosa ha detto Ethan di tutto questo?

- Ha visto la lapide- la signora Scully ripetè dolcemente.- Abbiamo la sua approvazione.- Mulder si chiese se questo fosse come la prova di Salomone; il suo vero amore non si sarebbe mai arreso, non è vero?

Riluttante, Mulder lasciò che la madre di Scully lo conducesse nel negozio per vedere la lapide.

Dana K. Scully, era scritto. Amata Figlia ed Amica.

~*~*~

Questa volta fu Mulder che attese Ethan fuori la porta. Ethan parcheggiò il furgone e venne su per la scalinata, guardando sorpreso Mulder che lo aspettava nell’ingresso.

- Come hai potuto farle questo? - Volle sapere Mulder.- Ti sei già arreso.

Ethan non rispose per un lungo minuto.- Non è stata una mia idea- disse finalmente.

- Sua madre ha detto che aveva la tua approvazione.

- Sua madre ha bisogno di un modo per affrontarlo. Ho scelto di appoggiarlo.

- Tu pensi che sia morta- lo assalì Mulder, sfidandolo a negarlo.

Ethan guardò verso il marciapiedi.- Ha importanza quello che penso? Non la riporterà indietro.

- Non vuoi nemmeno sapere che cosa è successo?

Ethan lo guardò...o guardò oltre lui...Mulder non ne era sicuro.- Continuo a sperare che sia stato come per Patty, che lei non abbia sofferto. Dovunque lei sia, spero che lì sia bello. Ho la speranza che sia felice. E spero che sappia che l’amavo.

- Allora è così. Metterai la pietra tombale su una tomba vuota e prendi in considerazione questa decisione. Pensi che questo sia qualche genere di pace? Non c’è pace senza risposte, pace senza giustizia. Forse tu puoi fingere che tutto sia finito, ma io non posso vivere così.

Ethan chinò la testa.- Ma tu puoi vivere così? Spenderai il resto della tua vita a caccia di fantasmi? Guardo te. Vedo quello che accadde a tua sorella e come sia stato terribile. Vedo che hai vissuto in una tragedia per tutti gli anni successivi. Pensi che veramente Dana vorrebbe questo? Per te, per me, per qualcuno di noi?

- Scully ama la giustizia. Lei ama la verità!!!

Ethan impiegò molto tempo per replicare. Quando parlò, il suo tono era gentile.- Mulder- disse- e se questa fosse la verità?

~*~*~

Sei giorni dopo, Mulder era solo nel suo appartamento quando il telefono suonò- Pronto?- disse cupo

- Fox Mulder? - domandò una voce non familiare.

Mulder chiuse gli occhi e interruppe l’offerta di servizi telefonici.-Ascolti, non voglio cambiare la tariffa delle interurbane, va bene? Non ho bisogno di una protezione di alluminio, e ho circa sessantacinque carte di credito.

- Agente Mulder, qui è il dottor Valero del Northeast Georgetown Medical Center. Lei è indicato nel dossier medico di Dana Scully come il suo primo contatto nelle emergenze.

- Io?- Mulder piantò i piedi nudi sul pavimento.

- Dana Scully è stata ricoverata questa mattina in rianimazione.

- Cosa?- Già stava incominciando a correre.

- le sue condizioni sono critiche. Le suggerisco di venire qui al più presto possibile.

- Sto arrivando. Le dica che sto arrivando.

Successione di movimenti

Solo più tardi, quando aveva smesso di gridare, esaminò finalmente l’immagine che aveva davanti. Scully era distesa gonfia e pallida nell’ ICU (ndt: Intensive Care Unit = Sezione di assistenza medica intensiva) con mezza dozzina di macchinari che la circondavano. Mulder non poteva dare un nome alle loro varie funzioni, ma sapeva senza chiederlo che la prognosi non era buona. La sua collega, così forte ed esperta quasi in tutto non poteva respirare senza di esse.

La sua pelle sembrava sottile e traslucida. Le avevano messo un nastro su gli occhi. Mulder trovò questo particolare ciò che più lo inquietava. Voleva strapparle quelle barriere e forzarla a vedere di nuovo. Senza i suoi occhi blu, lui no poteva essere sicuro che fosse veramente Scully.

Sua madre le sedeva accanto. Mulder indugiò vicino al letto, allungò la mano fino a quasi toccare la spalla di Scully.

- La sua cerimonia funebre era prevista per domani- Disse Maggie alla fine, come se lui no lo sapesse già. Afferrò la mano inerte di Scully con le lacrime che le scendevano dagli occhi.

Da quello che aveva detto il dottore, c’era la possibilità che la cerimonia poteva svolgersi come panificato.

- Non può ancora arrendersi- disse Mulder.- Se potessimo solo capire cosa le sia successo...

- Come?- La signora Scully lo guardò.- Dana non può parlarci. Nessuno sa niente. Non puoi dirmi perchè è scomparsa e non puoi dirmi perchè è tornata. Possiamo fare solo ciò che è meglio per Dana.

Mulder osservò il torace di Scully alzarsi ed abbassarsi al ritmo della macchina. Per quale ragione, infatti? Forse, se avevano fatto dei test, con Scully non erano riusciti. Forse l’avevano fatta tornare perché un pesce troppo piccolo da friggere. O forse le avevano solo voluto rubare per poco un pezzo di vita e rispedire quello che rimaneva con un conclusivo “ fottiti”

Non ti risparmieremo niente, era il massaggio. Puoi guardarla morire

Mulder fece un profondo respiro. La punta del suo dito indugiò sulla spalla di Scully, stimolando la sottile pelle delicata, sottile come la carta.- Non può rinunciare alla speranza- disse alla madre.

- Qualcuno deve chiamare Ethan,- disse lei, spostandosi indietro sulla sedia ed asciugandosi gli occhi con la mano.- Non ho avuto il tempo di chiamarlo.

- Lo farò io.

Lo guardò sorpresa- Tu? Sul serio, Fox , posso farlo io.

- No- disse.- Dovrei essere io a farlo.


Ethan fu trovato al lavoro. Mulder dovette chiamare in giro per il numero, e quando Ethan rispose era chiaramente impegnato in altra conversazione .- Lascia il seguito sulla mia scrivania. Sì. Minette.- disse, quando finalmente prestò attenzione al telefono.

- Ethan, sono Fox Mulder.

- Mulder- disse Ethan, suonando stanco - Cosa posso fare per te?

- Ascolta, sono in ospedale. Georgetown Medical Center...lo conosci?

- Lo conosco- replicò Ethan, ora distratto.

- Dana è qui.- Non c’era altro modo di dirlo. Nessun modo per diminuire il colpo. Mulder potè sentire un silenzio attonito pesare sulla linea.- E’ nel reparto delle cure intensive- continuò.- Penso che dovresti venire appena puoi.

- Cosa l’è successo?- bisbigliò Ethan.

- Non lo so. Nessuno lo sa.

- Qualcuno l’avrà dovuta portare.

-Qualcuno che non ha voluto essere trovato. Guarda, io penso che dovresti venire qui.

- Lo farò . Sto arrivando, è solo...

- Cosa?- Mulder realizzò che stava parlando con un uomo che probabilmente aveva stirato il suo completo per il funerale di domani.

- Semplicemente non ci posso credere

Mulder si chiese cosa avrebbe detto quando avesse visto quanto minimo fosse il miracolo. Scully viveva, ma solo a mala pena.

- Tu lo sapevi- Si meravigliò Ethan

- No- lo corresse Mulder- Lo speravo.

~*~*~*~

Mulder scostò la tenda e trovo un’altra persona dai capelli rossi. Questa era più alta di Scully, vestita più come un hippie che come un agente speciale. Reggeva un cristallo su Scully come se stesse pregando.

- Mi ha detto di non chiamarti Fox- disse, girandosi verso di lui.

- Chi?

- Dana, proprio ora.

Mulder si piegò in avanti- Dana ha parlato con te proprio adesso? Se lei avesse parlato, i macchinari lo avrebbero rilevato

- La sua anima è qui- gli disse la donna quando sollevò le mani sul corpo di Scully.

Passi nitidi echeggiarono sul duro pavimento e Maggie Scully fece la sua comparsa.

- Ciao, mamma- disse Melissa piano

- Sono felice che tu sia potuta venire, Melissa.

Mulder guardò dall’una all’altra- Sei la sorella di Scully?

Melissa riportò le mani nella loro originale posizione su Scully.-Dana sta decidendo se rimanere o andarsene.

Maggie Scully giro sui tacchi e andò via disgustata.

- Puoi sentirla giusto qui- disse Melissa a Mulder, prendendogli il braccio.

Con esitazione allungò le mani accanto a lei. Chiuse gli occhi e aspettò per sentire qualcosa, qualsiasi cosa.

- Lei non è qui.

-La tua rabbia, la tua paura stanno bloccando le emozioni positive che lei ha bisogno di sentire.

Mulder lasciò perdere.- Ho bisogno di fare di più che tenere le mani sollevate nell’aria - disse andando via.

Incontrò Ethan nell’atrio mentre usciva. I capelli di Ethan erano ritti e la sua cravatta sciolta era appesa al collo. Afferrò Mulder per la cintura, bloccandone l’uscita - Ehi, ehi. Dove stai andando?

Mulder scosse la testa - Non c’è niente da fare qui per me adesso.

- Hai saputo qualcosa? Hai qualche indizio?-Ethan lo scrutò con occhi aggressivi, e Mulder si chiese se stava decidendo di essere di nuovo la sua ombra.

- Vai da Dana- disse poggiando le mani sulle spalle di Ethan.- Tornerò presto.

- Verrò con te.

Mulder drizzò la schiena per la sorpresa.- Non vuoi vederla?

Ethan non lo poteva guardare.- Non sono sicuro se posso.

-Perchè no?

- Non voglio che lei sappia...

Non potè finire, ingoiando forte in rapida successione, ma Mulder indovinò dove erano diretti i suoi pensieri. Scully era stata morta per lui. Ora lei era viva e c’erano le sue impronte sulla sua pietra tombale.

- Ora sei qui- gli disse Mulder.- Questo è quello che lei ha bisogno di sapere.

Ethan annuì.- Hai ragione. Hai ragione. Gli occhi lucidi incontrarono quelli di Mulder.- Sta in questa direzione?

- Giusto in fondo all’ingresso e prendi a sinistra.

Mulder rimase fermo e guardò come Ethan si muoveva per il lungo corridoio, facendo piccoli passi nel suo personale magnifico nuovo mondo.

~*~*~

Intorno alle nove quella notte, la famiglia Scully prese la decisione di spegnere i macchinari che la tenevano in vita secondo le volontà che Scully aveva esposto nelle sue disposizioni testamentarie. Era insensibile, mostrava un leggero segno di attività cerebrale ed i suoi organi s’indebolivano.

Mulder non era lì quando staccarono le macchine.

Aveva firmato le sue volontà come testimone , non credendo di dover metterne in atto i termini. Si suppone che una donna di trent’anni non debba finir legata a tubi e cavi e scatole di metallo che emettevano un costante “bip”. Non sarebbe stato testimone della sua morte.

Più tardi, ricevette una telefonata da Ethan- Sta respirando- aveva detto - Sta respirando da sola.

Alla notizia, anche Mulder respirò. Scully non stava per partecipare al suo pre-fissato funerale.

Mulder passò meno tempo in ospedale e più tempo nei garages - parcheggio, inseguendo uomini senza volto con il sangue di Scully sulle mani. Skinner non fu impressionato dal suo complesso di martire.

- Non siamo la mafia, agente Mulder. So che è facile dimenticarlo ma noi lavoriamo per il dipartimento di legge e giustizia.

- Questo è ciò che voglio- lo attaccò Mulder.

-L’agente Scully era un eccellente poliziotto- replicò Skinner, e Mulder annaspò, scosso dal facile uso del verbo al passato per descrivere Scully.- Molto più di questo, lei mi piaceva. La rispettavo. Tutti noi conosciamo il campo in cui giochiamo. E se non sei preparato a questo, allora non dovresti scendere in campo.

Era la cosa più vicina alla cospirazione straripante di fumo che macchiava l’interno del suo ufficio che Skinner avesse ammesso

-E se- disse Mulder, esitante- e se conoscevo le potenziali conseguenze ma non gliele avessi mai dette?

- Allora lei è da biasimare per la sua condizione come l’Uomo che fuma.

Mulder divenne più imprudente allora, non esattamente un suicida ma non prese più in considerazione la sua sicurezza personale. Diventò come l’ultimo fotogramma di un film di John Wayne, pistole fiammanti, pronto ad uccidere o essere ucciso.

Perchè lei? Aveva domandato all’Uomo che Fuma. Perché lei e non io?

Se lui fosse morto forse lei poteva vivere. C’era sicuramente una legge di fisica che avrebbe potuto farlo. Lui sarebbe diventato un fantasma, un ex XFiles, sarebbe stato anti-materia per la sua materia. Perché Scully sarebbe stata sempre importante.

X indicò il luogo: appartamento di Mulder alle otto e diciassette. Gli uomini che avevano preso Scully alle Skyland Mountain gli avrebbero fatto visita, e Mulder era libero di difendersi senza lasciare feriti su campo.

Avrebbe avuto uno spargimento di sangue ma non risposte.

Sarebbe bruciato come Roma e scomparso come Atlantide. Qualsiasi cosa che era necessaria per abbatterli, qualsiasi prezzo che c’era da pagare, Mulder l’avrebbe pagato.

Questo era il suo testamento. E lasciava in eredità vendetta.

~*~*~

Mulder andò per il suo appartamento a spegnere le luci una per una finchè si mosse nel buio totale. Vestito di nero, si mimetizzò nell’ombra con la sua pistola. La sentì liscia e pesante come una pietra, il freddo metallo diventò incandescente a causa della sua pelle febbricitante. Mulder sedette al tavolo guardò il bagliore della canna scintillante.

In silenzio, poteva sentire l’orologio segnare i secondi che passavano. Mulder aspettava, pronto ad uccidere.

Sobbalzò quando qualcuno bussò alla porta. L’orologio segnava le sette e nove, era troppo presto. Ma chi poteva avere fiducia che dei sicari prezzolati sarebbero stati puntuali?

Con il cuore che faceva un rumore sordo contro le costole, Mulder aprì la porta di pochi pollici e guardò fuori nel corridoio.

La sorella più alta ed anticonformista di Scully stava lì in piedi. Mulder guardò dietro di lei cercando “men in black” .

- Mi dispiace. Sono venuta di persona-Disse lei- Non rispondevi e la tua segreteria telefonica non era in funzione. Posso entrare?

Mulder la guardava semplicemente

-Per un secondo?- Mulder si ammorbidì e la lasciò entrare nell’appartamento.- Perché è così buio qui?- gli domandò.

-Perchè le luci sono spente- rispose Mulder, memore del tempo.

- Va bene. Sono appena tornata dall’ospedale. Il dottor Daly dice che si sta indebolendo. Potrebbe essere in qualsiasi momento. Quindi ho pensato che volevi venire e vederla.

- No, non posso.

La sorella di Scully lo guardò.- Bene, avevo pensato che tu volevi.

- Si, voglio. Ma non posso, non adesso.

Questa donna non capiva. Scully aveva molte persone intorno al suo letto, che piangevano. Solo lui poteva vendicarla.

- Ascolta- disse Melissa, buttandogli le parole diritto in faccia.- Non bisogna avere poteri medianici per capire che tu sei in un luogo molto scuro...molto più scuro di dove sta mia sorella. Camminando volontariamente e ancora più profondamente nel buio non la aiuterà per niente. Solo la luce...

-Basta con questa sciocchezza sull’ Armonia Universale! Non significano niente per me.

-Perchè non ti liberi semplicemente del tuo cinismo e della tua paranoia e della tua sconfitta. Sai, solo perché una cosa è positiva e buona non vuol dire che sia sciocca o banale. Perché è tanto più facile per te sprofondare nel tuo sterile masochismo invece di dirle quello che senti per lei. Io mi aspetto di più da te, Dana se lo merita.

Senza indugio aprì il chiavistello della porta, con un gesto irritato.

-Anche se questo non la riporterà indietro, almeno lo saprà. E lo saprai anche tu.

~*~*~*~

Mulder si senti piccolo come una talpa che esamina la luce del sole mentre camminava nella luminosa sala d’attesa dell’ospedale. La bocca di Melissa si curvò in un lieve sorriso ma abbassò lo sguardo sul periodico che aveva in grembo. Maggie sembrava esausta.

Stranamente, colui che fu più contento di vederlo fu Ethan, che si alzò in piedi. - Mulder, ehilà- Con i lembi della camicia fuori, la cravatta fuori posto, e la barba di due giorni faceva si che gli scurisse il mento, Ethan sembrava più un vagabondo che un corrispondente di notiziari nazionali.

- Ethan- disse Mulder brevemente, facendogli un cenno con il capo. Questo per lui era un saluto sufficiente, ma Ethan gli strinse la mano e lo tirò più vicino.

- Sono contento che tu ce l’abbia fatta a venire

- Come sta?

- Non bene. I dottori ci stanno dicendo che è questione di ore, forse giorni. L’attesa mi sta facendo impazzire, sai? - Abbassò la voce.- Senti, volevo chiederti...nel tuo lavoro, hai mai scoperto qualcosa sulla possibilità che Dana sia capace di sentirci?

Anche Mulder abbassò la voce.- Intendi dire da qui fuori?

- No dal coma. Sua sorella continua a parlare delle anime e di come Dana stia qui con noi, ascoltando tutto quello che diciamo.

Mulder guardò Melissa, che gli fece un piccolo cenno con la mano.- Tu cosa ne pensi?- domandò ad Ethan.

Ethan tentennò.- Io...a volte penso di poterla sentire. Ma ho bevuto trentadue tazze di caffè in due giorni. Odio pensare che sto parlando solo con la caffeina.

Mulder pensò che Ethan aveva appena riassunto tutte le peggiori paure e dubbi circa la religione.

Ethan guardò attentamente il viso di Mulder- Tu cosa pensi?

- Io penso- disse Mulder, cercando di decidere cosa pensava. Toccò la spalla curva di Ethan.- penso, che anche se lei non sente le parole, almeno gliel’hai dette.

Ethan ci pensò su un momento e poi annuì con il capo. Dette dei buffetti sulla schiena a Mulder e tornò con il suo andare dinoccolato sul divano. Mulder fissò gli occhi su Maggie Scully che gli dette un’occhiata di comprensione prima di invitarlo con uno sguardo nell’ICU. Mulder accettò con un piccolo cenno della testa. Era ora per lui dire quello che aveva da dire.

Quando sedette accanto a Scully, la prima cosa che notò era quanto fosse silenzioso con tutte le macchine spente. Scully era sdraiata come se fosse già morta, completamente scoperta. Guardò ma non riusciva a notare il debole sollevarsi e abbassarsi del torace.

Mulder portò la sedia più vicino e sedette. Dopo un momento, allungò la mano per prendere quella di lei, che era fredda e morbida nella sua.

La sua voce tremò quando parlò.- Ho la sensazione, Scully, che tu non sia convinta…non sia convinta di andartene E tu hai sempre il coraggio delle tue convinzioni. Io non so se il mio essere qui...può aiutarti a tornare indietro. Comunque sono qui.

Erano le otto e diciasette.

~*~

Mulder aspettò tutta la notte, stando seduto a lungo sulla sedia fino a che le ginocchia si irrigidirono. La famiglia ed i dottori andavano e venivano ma le condizioni di Scully rimasero immutate.

Melissa entrò giusto prima delle due del mattino ed eseguì il suo personale accertamento con il cristallo.- Dana è preoccupata per te-disse ad occhi chiusi.

Mulder si raddrizzò sulla sedia, battendo gli occhi costringendosi a prestare attenzione.- Cosa?

- E’ preoccupata perché tu rimarrai di nuovo solo senza nessuno che vegli su di te.- Melissa aprì gli occhi e guardò diritto verso di lui.- Ha paura di lasciarti.

Mulder fissò lo spazio vuoto tra le mani di Melissa ed il corpo di Scully, come se avesse potuto evocare l’anima di Scully come un genio che usciva da una vecchia lampada.

-Non andrà via a meno che tu non dica che va bene- disse Melissa

-Non va bene - Mulder sbottò di nuovo in un bisbiglio adirato- Come sua sorella io non so come puoi pensare una cosa simile.

Melissa scosse la testa malinconicamente.- E’ questo che vuoi per lei? Vuoi che tiri avanti in questa stanza senza finestre e senza luce? Le hanno tolto il tubo dell’alimentazione, Mulder. Morirà di fame insieme a tutte le altre cose che le sono accadute.

Mulder si tenne la testa tra le mani. Skinner l’aveva biasimato per la vita di Scully, Melissa voleva renderlo responsabile della sua morte.

- Non posso- disse con voce rotta.

Strinse gli occhi, sentiva il sangue pulsare nelle orecchie. Melissa gli toccò brevemente una spalla prima di lasciare la stanza.

Mulder stette seduto ancora per altre cinque ore, guardando Scully per scorgere qualche segno di miglioramento. Memorizzò l’angolo del naso e la curva dell’orecchio. Le accarezzò l’interno del polso con la punta delle dita.

Solo alle sette passate, si alzò dalla sedia come un vecchio. La gola stretta; non poteva pronunciare le parole.

Si abbassò e strinse forte la mano di Scully, nella maniera in cui l’aveva sfidata con una forte stretta di mano nel seminterrato il primo giorno un anno prima. Poi la lasciò con una rassicurante buffetto.

E, senza girarsi per darle un ultimo sguardo, Mulder se ne andò.

~*~*~

Per Scully, fu come nascere di nuovo. Lei veniva dal niente alla luce, al rumoroso mondo che odorava come ginocchia scorticate e Clorox. Voci mormoravano intorno a lei ma non poteva capire quello che dicevano. Non si poteva muovere.

Scully guardò il bianco, liscio soffitto e cercò di dare un nome a questo posto. Si domandò per un attimo se fosse morta, se il cielo fosse come la terra ma girato al contrario. Una parte di lei voleva di nuovo scivolare verso il buio e lasciarsi andare.

Una donna arrivò, qualcuno che Scully non riconobbe, e guardò attentamente verso di lei.- Chiamate il dotto Daly- disse bruscamente.

Dottore, Scully pensò. Io sono un dottore.

Cinque minuti dopo c’era un’altra faccia, questa segnata da preoccupazione e bagnata da lacrime di gioia. Scully sorrise.- Mamma.

~*~~*~

Mulder guardò esausto il disastro del suo appartamento, la sua vita letteralmente nel caos ai suoi piedi. Gli uomini che avevano rapito Scully erano venuti ed andati via disperdendosi come scarafaggi alla luce del sole, e Mulder sapeva che non li avrebbe mai più trovati.

Era esausto dalla punta dei piedi alla radice dei capelli, ma non poteva dormire. Era sospeso nel limbo come Scully, aspettando una parola del suo destino.

Quando arrivò, non potè quasi rispondere alla chiamata. La sua segreteria si mise in moto. Mulder afferrò il telefono all’ultimo momento. Non voleva che la famiglia di Scully dovesse dire ad una macchina che lei era morta.

- Sono qui- disse.

- Fox- disse Maggie, la sua voce era frenata dalle lacrime. Mulder si fece coraggio per ascoltare la notizia.- Dana è sveglia. E’ sveglia e sta bene.

Un sorriso illuminò il suo viso come un’alba- Sto arrivando.

Mulder si alzò, si passò una mano per i capelli, e pensò a cosa portare. Afferrò la giacca, la croce e all’ultimo secondo, tirò fuori il nastro di Ethan dal videoregistratore e lo mise nella custodia più vicina.

Lei l’avrebbe guardato e avrebbe capito.

Fuori, l’autunno lo salutò con una fredda brezza e il disordinato ondeggiare dei rami degli alberi. La luce del sole del mattino accecava come luci di Hollywood e il cielo era così blu che faceva male a guardarlo.

Mulder si fermò guardando in alto, immaginando la terra da lontano- un gioiello blu e lucente, che roteava nello spazio mentre che cinque miliardi di “nullità”portavano in giro le loro brevi piccole vite.

- Grazie- disse.

~*~*~

Il personale dell’ospedale la portò in una stanza privata piena di colori delicati e luce del sole. Scully giocò con l‘orlo del lenzuolo mentre aspettava il dottore e tentò di fare un punto della sua situazione. Era in ospedale, era stata gravemente ammalata, questo era molto chiaro. Sentiva le gambe e le braccia deboli, e aveva le vertigini se muoveva la testa troppo velocemente.

Scully allungò la mano per prendere il bicchiere d’acqua e la sorseggiò con una cannuccia. Notò i segni degli aghi su entrambe le mani. La gola era scorticata ed irritata. Chiaramente era stata intubata ad un certo punto.

Ci fu il leggero bussare alla porta, e Scully mise da parte l’acqua e si appoggiò di nuovo contro i cuscini- Avanti- disse a voce più alta che potè.

Ethan mise la testa nella stanza- Ciao- disse, facendole un timido sorriso- Ti ricordi di me?

- Certo- Ma il suo cuore incominciò a battere all’impazzata quando lui entrò nella stanza. Si ricordava di lui ma molte altre cose rimanevano poco chiare. L’ultima immagine che poteva ricordare con certezza era il viso di Duanne Barry mentre la chiudeva nel bagagliaio di una macchina. La sua macchina? Quella di lui? Non ne era sicura.

Il suo cervello era pieno d’acqua e tutti i suoi ricordi si agitavano tutti insieme in una densa e melmosa zuppa.

Ethan sedette accanto a lei sul letto vicino - Come ti senti?

Parlò nello stesso tono attento che avevano usato le infermiere come se lei fosse un fenomeno da circo appena catturato. Scully si portò le mani al viso. - Sto bene, penso- Sentì la fronte fresca, le guance lisce, ed il piccolo mento appuntito. Niente le sembrò fuori posto, ma Ethan aveva ancora difficoltà a guardarla direttamente -Hai uno specchio?

Sorpresa, poi preoccupazione, gli brillarono negli occhi- Uno specchio? No. Perché?

- Vorrei vedermi in uno specchio per favore.

- Dana...

- Ora -disse, diventando più frenetica.

- Va bene, shhh- Le toccò il ginocchio attraverso le coperte. Troverò lo specchio, va bene? Solo non ti agitare. Sparì nel bagno e ne uscì di nuovo- Torno subito.

Cinque minuti dopo tornò con un piccolo specchio con il manico di plastica, che le porse - Vedi?- le disse quando lei lo sollevò per guardarsi- Stai bene.

Il sollievo le cadde addosso come una valanga. Comunque era pallida, la sua pelle non aveva sfregi o altri segni di deturpazione. Appoggiò lo specchio in grembo e fece ad Ethan un timido sorriso.- Mi dispiace. Tutti sono così cauti con me, come se ci fosse qualcosa che non mi volevate dire. Penso di essere stata colta un poco dal panico.

C’era di nuovo quello sguardo.- Comprensibile. Ne hai passate tante.

Scully gli guardò il viso molto attentamente.- Ma c’è qualcosa che non mi stai dicendo.

- Non ti ho detto che ti amo- disse, stringendole la mano. -Non oggi.

Scully lo sentì appena. Un pensiero improvviso le fece prendere di nuovo lo specchio.- I miei capelli- disse toccandone le punte- Sono così lunghi. Quando sono diventati così lunghi?

Ethan evitò i suoi occhi.

- Quanto tempo sono stata qui?- domandò- Ethan? Il dottore mi ha detto che erano solo pochi giorni.

- Non ha mentito. Tu sei stata in ospedale da lunedì. Oggi è giovedì.

- Ethan...

- Sei sparita- disse con dolcezza. La guardò. - Per un lungo periodo

- Quanto tempo?

Lui ingoiò. -Mesi. Da maggio.

- Questo non è possible.

- Amore, ascoltami...

- No, non capisco.- Sentì una profonda nota di paura nella sua voce,- Cosa vuoi dire che ero scomparsa? Cosa è accaduto? Dov’ero?

- Non lo sappiamo.- Le accarezzò la gamba.- Qualcuno ti ha portato qui lunedì in condizioni critiche e questo è quello che possiamo immaginare ora. E’ probabile che Mulder sia capace di dirti di più.

- Duane Barry?

Ethan abbassò la testa.- E’ morto, ucciso sotto custodia della polizia

Scully si soffermò su questo per qualche minuto.- Mulder...?

- No- le disse rapidamente.- Non Mulder.

- Sta bene?

- Sta più che bene. Tua madre ha detto che verrà a trovarti presto- Le fece un luminoso sorriso, quasi per distrarla come si fa con un bambino ai primi passi con un oggetto scintillante.- Tutti noi siamo solo contenti che tu stia bene.

Si sentì un’estranea nelle sue braccia, imperfetta e sgradita, come se loro non armonizzassero completamente. Scully non poteva respirare. Si conosceva. Era una persona seria ed affidabile. Prendeva atto delle cose e lavorava duramente. Era nata allo scadere giusto dei termini e aveva soddisfatto ogni aspettativa da allora. Questa persona di cui lui le stava parlando, questa Dana Scully che era scomparsa dalla faccia della Terra per mesi, questa era qualcun’ altro.

Si liberò con forza dall’abbraccio di Ethan e allungò la mano per prendere l’acqua. Questa volta mise da parte la cannuccia e bevve con lunghe sorsate.

-Ho qualcosa per te- disse Ethan quando finalmente lei smise di bere.

Scully guardò con circospezione come lui prese un anello di diamante dalla tasca. Lo mise sul palmo e glielo tese.

Ricordò di aver detto di sì. Ricordò d’averlo messo. Ma come fissò la gemma scintillante, si chiese perché mai l’avesse tolto.

~*~*~*~

Mulder si affrettò sul lucido pavimento dell’ingresso verso la nuova stanza di Scully, mille parole gli si fermavano in gola. Scully era l’unica che aveva avuto sempre bisogno divedere una prova per credere, ma questa volta Mulder aveva bisogno di una prova lampante. Aveva bisogno di vederla, di sentirla, di toccarla. Solo allora avrebbe potuto dire che era vero.

Arrivò alla porta e si fermò immediatamente. Scully era distesa all’interno, ma la madre e la sorella stavano con lei. Troppi per una riunione privata.

Mulder strinse forte la borsa con il video e coraggiosamente entrò nella stanza.

Maggie gli fece un caldo sorriso come cenno di saluto.- Ciao Fox- Scully sorrise e girandosi a guardarlo .- No Fox, Mulder.

Mulder era consapevole di stare lì in piedi sorridendo stupidamente, ma non poteva farci niente. Cercò di nascondere dietro la sua busta mentre trovava il coraggio di dire qualcosa. - Come ti senti?

- Mulder, non ricordo niente…dopo Duane Barry...

- Non...non importa.

Scully sospirò, e lui sollevò la borsa.- Ti ho portato regalo. Estrasse il video che aveva fatto Ethan, ora ben camuffato. Con la madre e la sorella che ascoltavano apertamente ogni parola che dicevano, non era precisamente contento. Sorrise e dette il video a Scully.- Campioni del Super Bowl.

- Sapevo che c’era una ragione per vivere- disse Scully come dette un’occhiata alla copertina.

Melissa e la signora Scully non fecero nessun cenno d’andare via. Mulder attese un altro poco e lasciò correre per il momento. -So che hai bisogno di riposo, io...sono venuto solo per vedere...cosa stavi facendo e per dirti ciao.- Le prese la mano, che era rassicurantemente calda.

- Mulder?- gli disse mentre lui si girava per andare via. Mulder attese.- Mi ha salvata la forza delle tue convinzioni

Un calore si diffuse dalla schiena alla nuca e gli solleticò le orecchie. Annuì e cercò nella tasca la delicata catena d’oro che aveva portato con lui per circa tre mesi. - Ho conservato questo per te- spiegò, allungandosi a darle la croce.

Scully la studiò gravemente. - Grazie.

Mulder sorrise. Tutto il resto poteva aspettare.

~*~*~

Melisse venne a rimboccarle le coperte prima di andare a casa per la notte.- Non posso credere che tu non sia sfinita- disse accarezzando i capelli di Scully scostandoli dagli occhi.

Scully era esausta. Aveva paura che se si fosse addormentata si sarebbe svegliata nel 2000, ammesso che si fosse svegliata.

- Ho dormito nei giorni scorsi- disse lei con leggerezza.- Ora sto recuperando il tempo perduto.

La tristezza s’insinuò nel sorriso di Melissa a quelle parole, e strinse tutte e due le mani di Scully con le sue.- Sei più forte di quanto tu pensi.- disse.- Ricordalo.


- La cosa strana è che mi sento quasi la stessa. Tutti gli altri mi sembrano diversi.

Melissa inarcò un sopracciglio- Tutti?

- Tu non cambierai mai- Scully rispose con affetto.- E’ solo…non so. Mi sento come se mi fossi svegliata da un sonno molto lungo, come se non fosse passato il tempo, ma tutti gli altri si sono mossi in questo nuovo mondo dove io sono morta e poi viva di nuovo. Tutti comminano sulle uova intorno a me.

- Ci hai spaventato. Noi tutti. Ci vorrà del tempo perchè la paura si affievolisca.- Melissa si accarezzò il braccio.- Dimmi...che cosa hai sognato quando eri via?

Scully si chiuse di nuovo. -Perché?

- Dana, sei stata nell’altra parte. Hai potuto vedere ciò che nessuno di noi può vedere.

Le immagini erano là, frammenti del suo sogno. Vide grandi teste grigie con occhi come pozze di petrolio e sentì lo stridio di un trapano da dentista. Si sentì gridare ma sembrò che non usciva nessun suono. La luce l’accecò e la risata isterica di Duane Barry l’echeggiò attraverso la testa.

Qualche volta, ebbe degli altri flash. Era sul sedile anteriore di una macchina con Mulder su una strada scura dividendo un cattivo caffè e ascoltando la radio a tarda notte. Una volta pensò di aver fatto l’amore con lui nella jungla. La sensazione di lui che si muoveva sopra di lei, in lei, sembrò così reale che non riuscì a guardarlo negli occhi quando lui era venuta a trovarla quel giorno.

Ma aveva anche la forte sensazione di essere stata incinta. Questo era chiaramente sbagliato perché i dottori avrebbero notato se avesse partorito. Di nuovo, Scully si sorprese a toccarsi la pancia e meravigliandosi del perché si sentisse così vuota.

Aprì la bocca per parlare, e Melissa si chinò più vicina, guardandola intensamente con occhi ansiosi, brillanti. -Non so cosa dire- bisbigliò Scully.

Melissa cercò di nascondere la sua delusione.- Tesoro, dimentica. Mi dispiace di averti fatto pressione.

Lo scienziato razionale che era dentro Scully capì che il suo viaggio confuso era probabilmente nulla più che un fuoco casuale della sinapsi, come se il suo cervello che stava morendo avesse buttato fuori tutte le sue speranze e paure e sogni.

- E’...tranquillo- balbettò, e Melissa si abbassò di nuovo sul letto.

- Dana, voglio solo sapere...c’era papà? Hai visto papà?

Scully sorrise attraverso le lacrime e afferrò le mani di sua sorella.- Lui era là- le disse, e le due sorelle si tennero strette l’una all’altra.

~*~*~

Mulder stava dormendo davanti alla Tv quando il cellulare suonò. Sul display illuminato si leggeva mezzanotte. Diceva anche “Georgetown Medical Center”

- Mulder- disse, mettendo i piedi sul tavolino da caffè.

- Mulder, sono io.

Mulder sorrise e tenne il telefono più vicino all’orecchio. Per mesi, era stato silenzioso nella sua tasca. Non aveva realizzato quanto gli fossero mancate queste conversazioni notturne con lei finchè non sentì la sua voce ruvida attraverso la linea. -Scully, come stai?

- Sto bene. Non riesco a dormire.

-Vuoi compagnia? Posso essere lì in mezz’ora.

- Mulder, è tardi. Non hai bisogno di fare tutta la strada fin qui.

- Ho già messo le scarpe- mentì lui.

- L’orario di visita è passato.

- Si, ma tu sei un affare ufficiale dell’FBI, Scully- Poteva giurare di averla sentita sorridere. Mulder spinse i piedi nelle scarpe da ginnastica e allungò la mano verso la giacca di pelle.- Vuoi che ti porti qualcosa?

Lei ci pensò su- Gelato.

Mulder arrivò in ospedale quarantacinque minuti più tardi, portando mezzo gallone di gelato con pezzi di cioccolato ed una scatola di cucchiai di plastica. Bussò leggermente nel caso che Scully si fosse addormentata, ma lei era seduta nel letto e gli fece cenno di entrare nella stanza.- Ehi- disse, indossando il suo grande stupido sorriso.- E’ lei che ha ordinato una consegna urgente di gelato?

- Ciao- rispose Scully raccogliendomi capelli dietro le orecchie.- Grazie per essere venuto.

Spinse la sedia lungo il letto e mise il gelato tra loro. Scully tolse il coperchio, leccando un pezzetto di gelato perduto sul pollice mentre lui apriva la scatola dei cucchiai.

Lui allungò il suo cucchiaio verso quello di lei - Salute.

Scully prese il primo boccone, e un lento sorriso le attraversò il viso mentre assaggiava la combinazione della fredda vanilla ed il cioccolato fondente- E’ proprio quello che volevo. Grazie.

- Il cibo dell’ospedale non ti piace?

-La crema di spinaci a questo punto è abbastanza da farti desiderare di tornare a mangiare con il sondino. - Mulder mise giù il suo cucchiaio, e lei lo guardò- E’ uno scherzo, Mulder.

- Già- Fece un sorriso forzato - Uno scherzo

Ma il momento di diversione era finito, e rimasero lì ognuno con un cucchiaio e senza dire niente.

- Voglio che tu sappia- lui finalmente riuscì a dire - che ho fatto tutto quello che potevo.

- So che l’hai fatto- replicò lei, troppo rapidamente. Voleva che la smettesse di parlare, ma lui non poteva ancora smettere.

- Avrei voluto fare di più. Avrei voluto fermarlo...

- Mulder- Aspettò che lui la guardasse- Non è colpa tua. Io non ti biasimo.

- Forse dovresti.

Lei scosse piano la testa avanti ed indietro, con uno sguardo limpido e calmo. Mulder fece un respiro profondo.

- Scully- lui doveva spiegarglielo anche se lei l’avrebbe odiato per questo.- Tu non hai mai creduto. Io lo sapevo. Avrei dovuto insistere di più per farti capire con che genere di persone trattiamo, farti capire che poteva accadere.

Lei aggrottò le sopracciglia.- Duane Barry era un malato mentale in fuga, Mulder. La sua malattia non è una colpa.

- Scully, Duane Barry è morto.

- Lo so. Ethan me l’ha detto.- Accarezzò le coperte sul grembo. Non lo stava ascoltando.

- E’ morto la notte in cui sei sparita, Scully. Non è responsabile di ciò che ti è accaduto. Bene, forse indirettamente, c’erano piani molto più insidiosi in gioco qui.

- Piani? Lui era un maniaco omicida.

- Qualcuno gli aveva dato il tuo indirizzo.

La paura le velò gli occhi, e lui si sentì un mostro. Era appena uscita dal coma e la stava spaventando a morte di nuovo. Ma doveva capire. Lui non poteva fare lo stesso errore due volte.

- L’uomo che fuma mi aveva avvertito- Mulder le disse dolcemente- Giusto prima che accadesse, venne a trovarmi e mi disse che ci sarebbero state delle conseguenze.

- Conseguenze per cosa?- La domanda sembrò addolorarla, ma glielo chiese comunque. Lui pensava di non averla mai amata tanto come in quel momento

Mulder si chinò più vicino- Alla nostra partnership. Lo stare più vicino alla verità e mostrando questi uomini per quello che sono.- Fece una pausa, improvvisamente titubante.- Forse…forse per quello che è successo ad Arecibo.

- Cosa è successo ad Arecibo?

Mulder si raddrizzò di scatto- Cosa?

- Ho detto cosa accadde ad Arecibo?

Tirò indietro la sedia e si passò una mano tra i capelli.

- Mulder?

- Uhm, non ricordi di essere stata ad Arecibo.

Lei sembrò cercare in se stessa- Un osservatorio, forse? Eravamo ad un osservatorio? Mi dispiace, Mulder, ma alcune cose sono molto nebbiose per me.

Il cuore di Mulder gli stava martellando nelle orecchie. Si sentiva stordito; la lingua gonfia nella bocca. Non aveva un dannato indizio di come doveva comportasi.

- Sì- disse alla fine- Eravamo all’osservatorio.

- Cosa accadde?

-Niente.

- Mulder? Non capisco.

Lui si buttò indietro sulla sedia di un colpo.- Le solite cose. Siamo stati inseguiti da alcuni uomini con le pistole ma siamo finiti senza una prova valida.- La fissò per un lungo minuto- Veramente non ricordi?

- Io...io sto tentando- Si stava agitando di nuovo.

- Dimenticalo- disse, ma le parole gli uscirono più adirate di quanto volesse- Ora non importa.

- Mi dispiace- gli rispose, con le lacrime in gola.- Continuo a cercare di capire quello che è reale e quello che non lo è e quello che mi accaduto.

- Ehi, va tutto bene- Mulder si sentì immediatamente mortificato- Va tutto bene- le strinse la mano e cerco di suonare rassicurante.- Ora sei a casa al sicuro, ed è quello che conta, giusto? Questa è l’unica cosa che importa.

Lei sbatte gli occhi rapidamente e tirò su con naso, ma non volle ancora guardarlo. Era orribile, lui stava cercando di pensare ad un motivo per andare via. Non aveva idea di cosa dirle ed aveva paura che se fosse rimasto avrebbe peggiorato le cose.

Scully si ricompose e mise di nuovo il coperchio sul gelato.- il dottore dice che è probabile che i ricordi tornino.

- Sicuro. Sicuro lo faranno.

La sua mano destra incominciò a tremare ad agitarsi. Mulder la prese e la tenne stretta calmando il suo tremito.

- Questo accade ogni tanto- gli disse- I miei muscoli sono piuttosto deboli.

- Mi dispiace, Scully.

- Sai, è divertente come funziona il sistema motorio- gli disse, lo sguardo fisso sulle loro mani unite- E’ una liberazione di inibizioni quello che governa la maggior parte dei nostri movimenti. Lo sapevi?

Lui scosse la testa.

- E’ vero. Il tuo corpo si agiterebbe e si flagellerebbe ovunque se non fosse per il cervello che gli mette un freno costante. Quando ti muovi, il cervello elimina solo una piccolissima parte di controllo. E’ meraviglioso come la più piccola quantità di liberazione ci permetta di correre, dipingere quadri, fare operazioni a cuore aperto.

Girò le loro mani.

- Ho vissuto la mia vita nello stesso modo. Ho passato molto tempo sotto un freno. Qualcun altro ha stabilito le regole, ed io mi sono solo sottomessa. Forse non ho mai voluto realmente uscirne fuori. Fin’ora.

Lo guardò.

- Finchè non ti ho conosciuto.

Mulder le fece un mezzo sorriso che lei gli restituì. Le strinse la mano ancora una volta e poi la lasciò. La mano di lei tremò ancora, ma lei non fece nessuno sforzo per fermarla.

- Notte, Scully.

Lei si sistemò di nuovo sotto le coperte, gli occhi quasi chiusi.- Notte.

~*~*~

Il tremito nello stomaco iniziò appena apparve Ethan per portarla a casa. Questa cosa non stava funzionando. Glielo doveva dire.

Le baciò la guancia e prese la sua borsa, i fiori, ed anche la video cassetta di Mulder.- Ehi, bellezza!- disse- Ce ne andiamo?

- Non avresti dovuto lasciare il lavoro per venire qui- gli disse con espressione corrucciata.

- Chiaro che dovevo. Sei pronta per andare a casa?

Casa. Non poteva credere quanto tempo era passato dall’ultima volta che c’era stata- Sì- disse, schiarendosi la gola.- Per favore.

- Non ho toccato niente- l’assicurò sulla via del ritorno- Non ho buttato nemmeno quell’orribile vaso verde.

Scully non rispose. Diglielo, pensava. Diglielo ora.

- Dana?

-Uhmm?

- Stai bene?


- Sto bene- gli rispose, cercando di sorridere. Guardò in basso le mani che si contorcevano in grembo. Il suo anulare nudo si prendeva gioco di lei: vigliacca.

L’ho tolto una volta, si diceva.

Ethan parcheggiò la macchina aiutandola ad entrare in casa. Scully si fermò giusto proprio sulla porta, guardando i muri familiari. Duane Barry era stato lì. Lo sentì anche se non poteva ricordare l’incontro.

- Metterò le tue cose in camera da letto- disse Ethan, sfiorandola nel passare.- Tu riposa solamente.

Scully girovagò nel soggiorno, toccando il suo orologio, le sue carte, i suoi libri.

- Dove vuoi che metta questa?-Domandò Ethan quando tornò. Sventolava la video cassetta dei Supercampioni di Mulder.

- Uhm, nel cassetto del mobile della Tv, credo.

- Hai fame?- domandò Ethan- Posso preparare dei sandwiches.

Dio, come poteva dire le parole? Si appoggiò al muro e lo guardò andare in cucina. Lui si sentiva lì molto più a suo agio di lei. Era a casa sua.

Le batteva il cuore più velocemente. La sua gola era secca.

- Abbiamo tacchino e arrosto- annunciò Ethan.

Diglielo. Glielo devi dire. Scully strinse gli occhi chiusi e cercò di non vomitare.

Quando non gli rispose, Ethan rimise la testa nella stanza- Dana? Stai bene?

-Questo non sta funzionando- sussurrò lei.

Gli occhi marroni di Ethan, così caldi e familiari, erano pieni di preoccupazione. Attraversò la stanza e le toccò il braccio- Dovresti sederti e prendertela con calma.

- No- disse Scully, liberandosi da lui. – Ethan...

- Ti fa male?Vuoi le tue pillole?- Stava di nuovo andando verso la borsa.

- Ethan!

Si fermò e si girò.- Cosa c’è?

- Ho bisogno...Ho bisogno di parlare con te.-All’improvviso, aveva voglia di sedersi. O lo faceva o correva il rischio di svenire.

Ethan la raggiunse sul divano.- Che cosa c’è?

Di nuovo, Scully incespicò nelle parole.- Sei così buono- disse tristemente- veramente lo sei, ed apprezzo questo tanto.

- Ti amo.- le accarezzò il braccio affettuosamente. Ne hai passate tante

Non glielo stava rendendo facile. All’inferno, non sarebbe mai stato facile. Scully fece un ulteriore respiro e lavorò su i suoi nervi. Aveva tolto l’anello, si disse. C’era un motivo.

- Questa cosa è difficile da dire- iniziò- Specialmente ora. Penso solo che se aspettassi più a lungo sarebbe molto più difficile.

- Cosa? Che cosa al mondo potrebbe essere così terribile?

Prese l’anello e glielo diede di nuovo.- Io non posso sposarti.

Ethan guardò il diamante brillare nel suo palmo- Certamente no. Non adesso. Possiamo riprogrammarlo per quando vuoi. Adesso hai solo bisogno di riposare e di riprendere forza.

- No, voglio dire che non posso sposarti.

La comprensione si fece strada nella sua mente e la guardò sbalordito. Scully sentì il mento tremare e si sforzò per riprendere il controllo. Non era giusto per Ethan vederla singhiozzare durante la conversazione.

- Sono spiacente- bisbigliò.- Veramente lo sono.

Ethan si spostò sul divano.- Dana, so che ne hai passate tante. Sei appena tornata dall’ospedale. Hai bisogno di tempo.

- No.

Ethan chiuse le dita intorno all’anello.- E’ troppo presto.- ripetè.

No. E’ troppo tardi, pensò Scully. Ingoiò il nodo che aveva in gola. - Sono così spiacente, Ethan. Sei l’ultima persona a cui volevo far del male.

- Perché?- domandò.- Dimmi perchè.

Scully si sforzò di spiegare. - La persona a cui hai dato l’anello non esiste più.

- E’ proprio per questo che dobbiamo aspettare. Certamente senti di non essere più te stessa, ora. Ma ora sei a casa. Dalle tempo.

- Non ho bisogno di tempo. Questo non riguarda quello che mi è accaduto.

- Chiaro che sì.

- No, non è così. Ethan, ti voglio bene. Ecco perchè sto facendo questo ora.

- Oh non darmi questa stronzata. Dammi qualcosa di più della vecchia risaputa storiella del non-sei-tu-sono-io.

- Sto tentando solo di dirti a verità- rispose Scully miseramente.

- E’ Mulder?- domandò con inaspettato veleno.

Scully esitò- Mulder?

- E’ Mulder, è così.

- No- disse lei suonando insicura.

- Dio- si alzò e prese a camminare- non ti amerà mai più degli alieni. Lo sai, vero?

- Questa cosa non riguarda Mulder. Non è come pensi .

- Oh davvero? Dimmi com’è, allora.

Scully si strofinò gli occhi. -Tu vuoi una casa fuori città- disse- Vuoi due bambini ed una piscina e i barbecues nei fine settimana. Quando ti ho conosciuto, anch’io volevo questo.

- Ma ora vuoi gli alieni. E’ questo che mi stai dicendo?

Lo guardò supplicandolo con gli occhi perché la capisse.- Sono stata via quasi per quattro mesi- disse. La sua voce era malferma.- Nessuno sa dirmi cosa sia successo. Non tu. Non la polizia. Non i dottori. Qualcuno mi stava tenendo prigioniera, facendo Dio sa cosa, ed io non ho nessuna memoria di chi e perché.

- E’ quello che stavo dicendo io- disse muovendosi verso di lei. Le si inginocchiò di fronte. - hai attraversato l’inferno. Non dovresti prendere questo genere di decisioni proprio adesso.

- L’avevo presa prima.

Dall’occhiata che balenò sulle sue fattezze, lei seppe che aveva capito immediatamente di cosa stava parlando. Fece scivolare via le mani dalle sue ginocchia. Vinto, si sedette di nuovo sulle sue anche.

- Me l’ero chiesto.

- Meriti la vita che volevi- disse quietamente-Non penso che io posso dartela.

- Sei tu quello che voglio.

Lei scosse la testa.- Per ora, forse. Ma tra un anno, quando dovrò andare fuori città per la terza volta in tre settimane? Quella casa, quella piscina, quei bambini...Ethan, hai bisogno di qualcuno che li divida con te.

- Non ci posso credere- disse- che dopo tutto quello che è accaduto, tu voglia lavorare ancora negli XFiles.

- E’ proprio questo. Ora più che mai.

- Nemmeno Mulder sa cosa ti è successo- disse Ethan petulante.

- No, ma penso che se c’è qualcuno che può aiutarmi a trovare le risposte, questo è lui.

~*~*~

La pioggerellina di un grigio Novembre gocciolava lungo le finestre del seminterrato quando Mulder sedette al suo computer giocando per la seicentomillesima volta a Mine Sweeper. Aveva incominciato la conversazione nella sua testa svariate volte.

“ Scully, circa Arecibo. Dopo che gli uomini con la pistola ci hanno inseguito, abbiamo fatto sesso.”

“Scully probabilmente dovresti sapere che ci siamo visti nudi l’un l’altro. Ti ho detto che ho una memoria fotografica?”

“ Scully? Siamo stati nella giungla e abbiamo ballato il mambo orizzontale (ndt: tradotto liberamente, letteralmente: ci siamo saltati addosso come le scimmie)”


Mulder girò la sua sedia disgustato. Il sesso era stato così grande che lei lo aveva completamente dimenticato, si disse. Ricordava il gigantesco Flukeworm ma non te.

Il suono di passi nell’atrio lo fece saltare su. Per sua sorpresa, Scully apparve.- Almeno mi ricordo dov’è l’ufficio.- disse.- Questo è già qualcosa.

E il sesso? Mulder domandò mentalmente. Nemmeno un barlume?

- Non dovresti essere qui- disse ad alta voce- Non ha bisogno di precipitare le cose, Scully. Prenditi tutto il tempo di cui hai bisogno.

Scully l’ignorò- A cosa stai lavorando?- Girò la copertina del file prima che lui potesse metterlo via. Dana K. Scully lesse.

Scully aprì di un colpo la cartella e lesse il contenuto in silenzio.

- Sembra che la pista si sia arenata -rimarcò con distacco clinico.

- Per ora. Ma almeno c’è un lieto fine- I loro occhi s’incontrarono e lui sorrise.

Lei si sedette sull’orlo della scrivania con la cartella poggiata in grembo.- Forse dovresti sapere- disse – Ethan ed io ci siamo lasciati?

Mulder tentò di non cadere dalla sedia. Lei ricorda, pensò -Oh?-

- Già- lei accarezzò con il dito l’orlo liscio del legno vicino al suo fianco.- Penso d’aver fatto la cosa giusta.

- Ma non ne sei sicura?

- Sono abbastanza sicura.- esitò a lungo-Sono troppo smarrita in questo momento. Continuo a chiedermi " e se tra due mesi mi ricordo che lo amo?"

- Perché rischiare, allora? Hai tempo.

Scosse la testa.- Avevo tolto l’anello- disse.

- Scusa?

Stese la mano nuda.- L’anello di fidanzamento. L’avevo tolto prima che io…prima. Io penso che questo sarebbe peggio, sai? Stare insieme e poi ricordare improvvisamente il perché lo avevo tolto.

Mulder tossì - Già -disse con voce rauca, allungando la mano verso il suo caffè.

- Mulder...- disse lei dopo un lungo minuto.

- Sì?

- Non importa- le sue guance erano arrossite- Dimentica.

- No, cosa?

-Non è niente- Scully scese dalla scrivania e mise giù la cartella - Cosa ne fai di questa, ora? -

-Io penso che questo dipende da te - replicò, guardando oltre lei verso gli archivi. Una metà era etichettata “aperto” e l’altra metà era marcata “ chiuso”

Scully dette un leggero colpo al file nel palmo, considerando il da farsi. Finalmente andò verso l’archivio con “aperto” e fece scivolare il suo file dentro il cassetto appropriato.

- Va bene- disse, tirando un lungo respiro quando si girò di fronte a lui.- Quale è il prossimo?

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