Le fanfic di X-Files

Perché lo fece, mai lo capì e mai lo avrebbe capito

Post Milagro
Autore: Ascully
Pubblicata il: 25/09/2009
Tradotta da: Angelita
Rating: G, per tutti
Genere: UST, MRS/RSM
Sommario: Post Milagro
Note sulla fanfic: Sembra essere tardi perché arrivi questo racconto ma se al mio consumato intelletto venne l'ispirazione a questo punto, che posso fare? Niente. La sequenza del racconto è Mulder-Scully-Mulder-Scully e così via e alla fine i pensieri di tutti e due.

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Parte I

"L'amore nasce da piccoli boccioli, che con il tempo diventano sottili poesie che danno senso alla vita. I colori sono solo le espressioni di gioie vissute nel passato e che essendo unici e diversi si vedono uniti in uno solo: il timido bianco. Le spine sono scorte di un corpo delicato che difendono e gli danno forza per continuare.
Una rosa, unisce il bocciolo al principio, il color bianco nei suoi petali e le spine sul gambo, convertendola in un'espressione di vero amore.
Questo è l'amore che professo, quello di un bocciolo di rosa, che cresce nelle avversità, che sorge dalle ceneri e che grida in silenzio ti amo"

Si tolse gli occhiali e guardò verso la finestra, la pioggia cadeva colpendo il vetro con forza e a misura che le gocce scivolavano su di esso, formavano capricciosi rigagnoli.
Non leggeva quasi mai, generalmente si coricava e vedeva passare la notte di fronte al televisore o vedendo uno dei suoi tanti films, ma dopo il caso di Phillip Padget era diverso.
Nella sua mente girava quello che non sapeva se era un'affermazione o una domanda" lei è già innamorata", era stupido continuare a pensare alla stessa cosa dopo che erano passati più di tre giorni, ma la sua memoria fotografica s'impegnava a far tornare indietro l'istante preciso in cui Phillip Padget lo aveva condannato a speculare.
Una domanda aveva sostituito le altre, la sua verità aveva cambiato strada e ora la sua priorità era soddisfare una curiosità che gli faceva a pezzi l'anima. Era vero ciò che aveva detto? Poteva essere vero che la donna che amava in quest'istante amava un altro? Poteva esser vero?
Era nocivo domandarselo con tanta insistenza ma era essenziale per lui, dare una risposta a questo dubbio che da abbastanza tempo l'aveva trasformato in uno zombi affamato di risposte.
Da quando quella frase era arrivata alle sue orecchie qualcosa dentro di lui era cambiato, un'ombra si era istallata nel suo cuore per rimproverarlo, spaventarlo e trasformarlo nelle fredde notti in cui l'unica scelta era meditare.
Si domandava se Scully sarebbe stata sola in questo momento o se al contrario stesse in compagnia di qualcuno di cui era innamorata.
Prese il telefono disposto a chiamarla ma si fermò, non sopportava l'idea che lei tirasse fuori qualche scusa e riattaccasse per tornare a fondersi nel corpo del suo amato. E se così fosse stato, non voleva interrompere l'idillio. Respirò profondamente, si accomodò sul divano cercò di prender sonno, ma la dolce nebbia dei sogni sfuggiva alla sua ricerca per trovarla.
Non era perché gli interessava Scully come donna, era solo che essendo suo compagno lui doveva conoscere la risposta. Perché quello che veramente t'importa è la sicurezza della tua migliore amica, si ripeteva con insistenza per convincere non solo l'ente sconosciuto della sua stanza ma anche la luce rannuvolata della sua anima
Prese il telecomando del televisore e lo mosse da una mano all'altra come lasciando alla sorte una decisione che avrebbe cambiato la sua vita. Se quel piccolo apparecchio cadeva nella mano destra si sarebbe alzato e sarebbe andato a trovare Scully, e così sarebbero scomparsi dal suo cervello i dubbi, ma se al contrario cadeva nella mano sinistra avrebbe acceso la televisione e si sarebbe sprofondato nel divano finché la stanchezza e le colpe gli avrebbero permesso di dormire.
Non capì se fu la fortuna o la maledizione ciò che fece in modo che il telecomando cadesse nella mano destra, un brivido gli percorse il corpo preludio di una misura estrema.
Perché lo fece, non lo capì e non l'avrebbe mai capito.
Si alzò dal divano, si mise le sue scarpe da ginnastica, prese il cappotto, cercò le chiavi e uscì.
Non ci furono dubbi, né domande, né risposte e ancor meno spiegazioni.
Sembrava che sapeva quello che faceva, ma in realtà Fox Mulder era spaventato dalla sua determinazione.
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Quando Mulder scese dall'auto tremava ancora, non solo di freddo ma anche per l'intenso mare d'emozioni che lo percorrevano ogni spazio vitale del suo essere.
Perché? Si domandava mentre come una macchina saliva le scale che lo avrebbero portato direttamente verso la donna dalla carnagione pallida che, secondo i suoi calcoli, dormiva placidamente tra le lenzuola bianche del suo letto.
Che stava facendo? Che cosa l'aveva portato fino all'appartamento di Scully con la scusa di fare una domanda a cui, lui stesso lo sapeva con sicurezza, la sua rossa compagna non avrebbe risposto? Sesto senso? Ed un sorriso si disegnò sui suoi tratti maschili.
Prese una grande boccata d'aria, che sembrò ingoiare tutto l'ossigeno del pianeta, pensando che questa gli avrebbe dato la forza perduta che avanzava a Sky Walker.
-Mulder, che la forza t'accompagni.
Disse a voce alta, stando di fronte alla porta che ad una prudente distanza lo separava dal suo destino.
La sua mano tremò, ma anche così il dito ebbe la forza sufficiente per arrivare al campanello e affondarci dentro e far sentire il triste ding dong.
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Passava un'altra notte, e il suo abituato orologio biologico la svegliava che mancava quasi un quarto alle due, era il modo in cui l'avvisava che l'avrebbe chiamata la droga che la faceva andare avanti: Mulder.
Ma di nuovo il telefono non suonava, da tre giorni, l'apparecchio si rifiutava d'invadere la sua notte con la sua suoneria monotona.
Cercava una spiegazione a quello che stava succedendo ma non ne trovava una che potesse saziare la sua curiosità. Che cosa era cambiato perché lui smettesse di fare il suo numero nel cuore della notte? Era possibile che non avesse più bisogno di lei? Tremava al pensare che potesse essere così, e scuoteva la testa per allontanare dal suo cervello queste idee che l'unica cosa che facevano era spaventarla.
Decise di alzarsi e cercare qualcosa da bere, la sua bocca era appiccicosa massa di saliva e la gola una ruvida carezza desertica
Mentre camminava nella penombra del corridoio verso la cucina, sentì che la notte era diversa, che gli odori che accompagnavano, normalmente, i mobili della sua casa cambiavano. Sua madre era solita chiamarlo sesto senso. Questa notte sarà diversa, pensò, ma alcuni secondi dopo si burlò di un simile pensiero, e continuò tranquilla verso la cucina.
Improvvisamente il campanello della porta risuonò come un eco angoscioso nella casa, il suo corpo in allerta cambiò direzione e s'incamminò verso la porta d'ingresso. Avvicinò il suo iride azzurro alla porta e restò stupefatta al vedere l'ombra di un uomo alto, che sapeva essere Mulder ma che era difficile riconoscere nell'uomo che aspettava fuori in maglietta, boxers attillati, senza calze, con le scarpe da ginnastica e un cappotto che stonava con gli altri indumenti.
Al vederlo il cuore fermò il suo leggero battito, sorpreso per quella apparizione.
In un nano-secondo il suo cervello dette mille risposte ad una sola domanda:Che ci fa qui Mulder?
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Voleva andar via correndo ma le gambe non rispondevano a nessun impulso che indicasse movimento.
Voleva farlo, voleva scusarsi e dire che si era sbagliato, voleva scomparire, voleva nascondersi…ma nell'istante che prendeva in considerazione la possibilità di scappare, la porta si apriva mostrando due occhi, di color azzurro profondo che guardavano con un miscuglio d'interrogazione e di preoccupazione il suo viso pieno di panico.
La timida luce che toccava la bianca pelle di Scully le dava l'aspetto di un fantasma, un fantasma bello creato perché con la sua voce mettesse in fuga gli spettri della vita di lui.
- Che ci fa qui?
Sicuramente stava con il suo amante e non si sentiva a suo agio a causa della sua visita quell'ora di notte
-Sei sola?
Così sarebbe iniziato il primo passo della sua missione: di-chi-è-innamorata-Scully. Una missione suicida affidata a Fox Spooky Mulder.
-No.
Le sue idee su una vita migliore insieme caddero e si ruppero sul freddo pavimento di maiolica.
-Sto con George Cloney facendo una cena romantica che hai appena rovinato
E quando finì di dare la sarcastica risposta l'anima di Mulder tornò al corpo e i colori sul suo viso.
-Non rispondere con una domanda e dimmi che ci fai qui?
Il tremito delle mani tornò ed anche il sudore ed il freddo. Entrò e incominciò a camminare come un leone chiuso in una gabbia.
-E' che…allora ho pensato…veramente ho creduto che tu…dopo il caso Phillip…io…
Non sapeva come iniziare, balbettava parole senza senso.
-Mulder, che ti succede? Respira, siediti e parlami.
Annuì e prese posto, mentre lei camminava verso la cucina per portagli qualcosa da bere.
Il salotto rimpiccioliva e la determinazione con cui Mulder era uscito dal suo appartamento sfumava ad ogni battito di palpebre.
Quando Scully tornò con un bicchiere d'acqua, osservò che il viso di Mulder che impallidiva man mano che lei si avvicinava di più a lui .
La vide venire e prima che lei gli porgesse il bicchiere d'acqua, ruppe il silenzio, si alzò con un salto dal divano e domandò:
-Sei innamorata di un altro Scully?
Perché lo fece, non lo capì e mai lo avrebbe capito.
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la domanda le rimbombò nelle orecchie e la pressione a cui si vide sottoposta le causò un capogiro. Si sedette e mise il bicchiere d'acqua sul tavolo centrale.
Il suo cervello accelerò il numero delle sinapsi per comprendere la grandezza della domanda e rispondere correttamente. Non voleva, né doveva commettere errori. In questo caso tutto ciò che avrebbe detto poteva essere usato contro di lei. Ma il suo cuore non comprese completamente la dimensione della situazione e prese il comando delle sue corse vocali e parlò.
-Si, sono innamorata.
Fece male.
Fece male il momento in cui le catene della sua cassaforte caddero a terra e le permisero di dire quello che aveva nascosto per anni.
Fece male affrontare faccia a faccia la paura e i pregiudizi. Fece male.
Perché lo fece, non lo capì e mai lo avrebbe capito.
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-Sì, sono innamorata.
Il cuore smise di battere, ma poteva sentire ancora le vene che si dilatavano e chiudevano, continuamente, ogni volta più lentamente.
L'iride si dilatò e le lacrime galopparono nei suoi occhi disposte a scorrere per le guance,come soldati pronti alla guerra, aspettando l'ordine del loro capitano.
La guardò, aspettando che negasse questa risposta, aspettando che si scusasse ma sembrava che Scully era più stupita di lui.
Abbassò la testa, si girò verso il muro, passò la mano destra su gli occhi e pulì l'acqua salata che li aveva cristallizzati attimi prima.
Il silenzio rese sordi i suoi sensi, lanciando pugnalate al suo cuore.
Aprì la bocca ma non uscirono le parole, respirò ma soffocava con ogni centimetro cubo d'ossigeno che entrava nei polmoni.
Entrò in shock e poté solo fermarsi e aspettare di uscire dalla trance.
La risposta lo fece soffrire, lo fece soffrire tanto che fece ancora più male.
Gli fece male sapere che la donna che amava con il corpo e l'anima non gli apparteneva.

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Lo vide fermo che guardava la parete.
Lo vedeva più alto del solito. L'ombra disegnata dalla poca luce e la grande oscurità metteva in fuga gli animali della notte.
Cercava in mente sua come aggiustare quello che aveva detto prima ma dentro di lei non voleva farlo. Voleva smettere di nascondere la verità che la torturava.
Non poteva parlare.
Abbassò lo sguardo a terra e sentì vergogna per la sua dichiarazione e temette per il futuro.
Stette alcuni minuti con la testa bassa studiando tutte le possibilità.
Si fermò, gli si avvicinò, ma quando si decise a smentire quello che aveva detto le parole non uscirono, e si fermò dietro Mulder aspettando un miracolo.
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La sentì, come quando la sentiva arrivare in ufficio, avvicinarsi a lui, aspettò una parola un'affermazione ma non arrivò niente alle sue orecchie. La sentì solo fermarsi dietro di lui come un'ombra, senza movimento, senza emozioni, solo ferma sorvegliando, indagando, accompagnandolo. Come faceva sempre.
Perché faceva tanto male la verità che s'intuiva da tanto tempo? Perché non sopportava che lei potesse essere felice con un altro?
-Non è giusto.
Le sue parole colpirono il silenzio e suonarono come un rimprovero e una preghiera allo stesso tempo.
Senza pensarci due volte si girò, la trovò di fronte a lui e non ci pensò, lo fece.
La baciò, toccando ogni centimetro della pelle che tappezzava la dolce bocca. Immaginò, sentì e conservò ogni sensazione che gli causava baciare Scully, ricordando che apparteneva ad un altro e saziando questa fame infernale di desiderio di lei.
Scully non oppose resistenza si lasciò solo cadere nelle braccia del desiderio e conobbe, con gioia la bocca del suo compagno. Il tempo si fermò per tutti e due e in questi secondi perduti ognuno lasciò volare la passione trattenuta per anni di un amore nascosto. I loro corpi aumentarono di temperatura bruciando, mettendo fuori l'amore che ogni atomo conservava.
La stanza ardeva dal desiderio di vederli dimostrare fisicamente il loro amore, e in quel momento Mulder si separò lasciando una Scully sorpresa con le labbra ancora bagnate.
-Mi dispiace.
Si diresse verso la porta per evitare di guardare negli occhi la donna con le labbra di fuoco, e sapore di cioccolato, mentre lo faceva lei lo prese per il polso e lo fece girare di colpo. Questa volta chi era sorpreso era lui, al veder come Scully si sollevò sulla punta dei piedi e in un secondo raggiunse la sua bocca,
Non era una bugia tutto quello che aveva sognato di lei, era fuoco e porcellana, fiele e zucchero di questo mondo e dell'altro, era Scully, la sua Scully, la Scully che già era innamorata.
Scully si limitava a respirare e a succhiare la vita da quest'uomo fatto d'energia che riusciva a farle perdere il senso del tempo e della ragione. Assorbiva con allegria la vita che ora Mulder le regalava, mangiava la sue speranze e spargeva dentro di lei sorsi di lava ardente.
Ma un regalo non dura mai per sempre e lui si allontanò mentre le diceva
-Non farlo se non mi ami.
Aprì la porta e uscì dall'appartamento.
Scully lo segui per il corridoio e prima che lui prendesse l'ascensore gli disse:
-Non capirai mai chi amo veramente, anche quando lo avrai di fronte a te.
Mulder non guardò indietro, entrò nell'ascensore e quando l'immagine di Scully scomparve comprese che non aveva risolto nessuna domanda, ora ne aveva molte di più.
Scully rimase sola, bagnata dalla confusa oscurità, con la fiamma accesa sulle labbra e una domanda nell'anima

Parte II

APPARTAMENTO DI FOX MULDER
ALEXANDRIA, VIRGINIA

Perché lo aveva detto, perché non aveva aspettato, perché non lo aveva negato.
No, Scully doveva vederlo distrutto, ridotto ad un ammasso di sensazioni di fronte a lei.
Avrebbe preferito qualsiasi tipo di tortura cinese che ascoltare dalle sue labbra che apparteneva già ad un altro e che lui non era altro che un giocattolo vicino a lei.
Se Scully avesse sentito ciò che lui sentì, quando senza pietà gli aveva detto che amava un altro, non sarebbe stata capace di dirlo di nuovo.
Maledizione, supplizio, vendetta. Questa era la sua vita. La sua maledetta vita era un insieme di maledizioni che arrivavano a mostrargli le illusioni ma gliele strappavano di colpo.
Entrò nel suo appartamento, come un soldato appena rientrato dalla guerra, distrutto.
L'oscurità lo abbracciò quando penetrò in essa, consolò la sua pena che portava conficcata nell'anima per una risposta che sapeva già da prima.
L'oscurità era la sua compagna nelle notti di strane sensazioni, oggi era la sua amica anche se in certi momenti cambiava partito diventando suo giudice.
Il brillare dell'acquario, gli fece dimenticare per qualche secondo il suo gran problema, gli ricordò che alcuni pesci diventano assassini dei propri compagni per sopravvivere. Ma l'incanto non durò molto, il dolore non lasciava la sua presa facilmente s'incaricava di seguirla, darle speranza e dopo attaccava con più forza di prima.
Maledetta memoria.
Aveva ancora il suo sapore sulle labbra, ancora gli faceva male la sua essenza chiusa nel suo corpo, poteva sentire il suo profumo che gli riempiva i polmoni. Poteva rivivere gli istanti in cui lei gli aveva prestato la sua bocca per esplorare tutta l'essenza della dottoressa Scully.
Per un secondo la donna, che ha amato in segreto per tutti questi anni gli aveva mostrato un pezzettino di cielo, gli aveva fatto sentire il paradiso ma gli aveva tolto il sogno per farlo sprofondare di nuovo nei meandri dell'inferno, condannato a vederla felice con un altro, a vederla realizzare una vita che lui le aveva strappato.
Con il suo" sì, sono innamorata", lo aveva colpito senza misericordia e con il suo" Non capirai mai chi amo veramente, anche quando lo avrai di fronte a te" gli aveva chiarito le idee. E come se fosse poco la sofferenza che sopportava, l'aumentò il sapere che quest'affermazione gli assicurava che conosceva il maledetto.
S'immerse in questa caverna che era la sua anima, per colpevolizzarsi, per consolarsi o per inventare qualcosa che gli permettesse di dimenticare.
Maledetta memoria.
Continuamente la vedeva nella mente. Sorrideva, sollevava il sopracciglio, discuteva. Volle pensare che qualche volta di tutti questi ricordi lei gli aveva regalato uno di questi gesti o uno di questi pensieri. Ma tutto era menzogna. Mai niente era stato per lui, tutto era stato per il bastardo.
Lo ferì e ora doveva morire solo in un appartamento che agonizzava per la sua presenza, che esigeva che venisse per assorbirgli l'anima.
Se l'avesse avuta di fronte le avrebbe detto di ucciderlo, ma di non lasciare che la sua immagine s'impossessasse di lui, di non lasciare che la sua vita le appartenesse, di non lasciarlo perdere nel mare azzurro dei suoi occhi, di non lasciarsi amare, che per favore non si lasciasse amare.
Si sedette sul divano nero e si coprì il viso. La vergogna sentita momenti prima era tornata, non pensava di perdere l'opportunità di rimproverare insieme agli altri sentimenti che aspettavano in fila il proprio turno.
Le sue mani scompigliavano i capelli, continuamente, cercando soluzioni, si asciugò gli occhi pieni di lacrime.
la stanchezza gli permise di cadere lentamente nelle braccia di Morfeo, cadde in questo letargo e si addormentò.
La luce del mattino gli mostrò che la notte era finita e quello che per gli altri era un nuovo giorno per lui era il seguito di un supplizio.

APPARTAMENTO DI DANA SCULLY
Georgetown, Maryland

Finestra, porta, tenda, letto, lenzuola.
Guardava la stanza cercando che uno degli oggetti prendesse vita e le mostrasse il tesoro segreto dove si nascondevano le risposte su ciò che era accaduto quella notte.
Aveva detto tutto. Niente aveva avuto importanza. Lo aveva detto, solamente.
Chi avrebbe mai creduto che era così facile dire quelle cose.
Non era riuscita a prendere sonno per il resto della notte. Non sapeva cosa fare, né cosa pensare.
Le domande, le risposte e i dubbi si accavallavano uno dietro l'altro nel suo cervello per ingarbugliare ancora di più il filo della storia.
Forse questa sarebbe stata un'altra situazione che avrebbe cercato di lasciare nell'oblio.
Come avrebbe potuto se per un solo momento lui era stato solo suo. Inoltre era stato detto molto, specialmente lei aveva detto molto. Aveva rivelato un film nascosto dalla ragione e che ora il teatro della sua anima si rifiutava sospendere la rappresentazione.
Ma avrebbe cercato di lasciare nell'oblio il momento meraviglioso in cui le loro bocche si erano unite in un bacio tanto desiderato, anche se non era sicura che avrebbe dimenticato avrebbe fatto il suo più grande sforzo per non ricordare.
Prese la decisione più per proteggere la sua integrità che per la completa convinzione che era la cosa migliore.
Avrebbe accantonato nella sua memoria tutto quello che era successo, e avrebbe fatto il possibile per lasciare il tema nel cassetto segreto del cervello e non l'avrebbe più aperto fino alla fine dei suoi giorni.
Era riuscita a "dimenticare" il momento il cui il suo alito le aveva sfiorato le labbra nel corridoio dell'appartamento di Mulder, quando lei aveva detto tanto e lui aveva detto anche di più.
Se con il tempo era riuscita a convivere con notti di solitudine, momenti tristi d'amarezza, la condanna eterna ad amarlo in silenzio, non sarebbe stato difficile farlo di nuovo.
Quando la luce dell'aurora mattiniera toccò il suo viso, capì che era già ora di alzarsi, organizzarsi, finalmente e come sempre dimenticare o almeno cercare di farlo.

PALAZZO J. EDGAR HOOVER
SEMINTERRATO
 
Il profumo di rosa che sapeva che Scully emanava, arrivò alle sue cellule olfattive dandogli l'illusione d'allegria e riempiendolo di timore, facendogli sapere che stava lì la donna che non gli apparteneva.
Prese una delle tante per non dire milioni di carte che stavano sulla scrivania, nel tentativo di nascondere l'immensa carica d'emozioni.
La porta si aprì lasciando vedere una Scully dolce, bianca e bella.
S- Buongiorno, Mulder----salutò come tutti i giorni o questo volle credere.
M-Buongiorno---un freddo saluto per allontanare da lui il fantasma dell'amore. Non alzò lo sguardo. Guardarla sarebbe stato ricordare.
S- Che cosa abbiamo oggi?---voleva guardarlo negli occhi ma lui rispose senza muoversi.
M-Niente, a quanto pare stanno tutti in vacanza o ci hanno dato una vacanza---volle vedere il sorriso che avrebbero accennato le labbra rosse di Scully ma non era ancora pronto per guardarla. Parlò di nuovo per non lasciarle ricordare ciò che era accaduto la notte prima.
M- Se vuoi puoi prenderti il giorno libero---era sicuro che l'avrebbe usato per andare a fare visita a"lui".
S- Sei sicuro? Sopravviverai senza metterti nei guai?---sollevò un sopracciglio e cercò di nuovo il suo sguardo.
Anche se non voleva guardarla la dipendenza che aveva alla sua presenza fu più forte di lui.
Sollevò la testa e s'incontrò con le pupille azzurre che gli scrutavano dentro. Lo intimidì vedere in esse quello scintillio speciale e rispose con un contenuto rancore.
M- Posso vivere senza di te---capì che la risposta le aveva fatto male, al vedere che la scintillio di questi occhi ipnotizzatori si perdeva rimpiazzato dalla luce delle lampade a neon che illuminavano l'ufficio.
Era stato un colpo basso, lei rispose con la stessa forza e lo stesso sentimento.
S- Allora arrangiati.

Uscì dall'ufficio sul punto di piangere ma non gli avrebbe dato questo piacere.
La vide che scompariva di nuovo attraverso la soglia della porta e un'altra volta si sentì come un imbecille.

APPARTAMENTO DI DANA SCULLY
Georgetown, Maryland

Avrebbe voluto dimenticare tutto quello che era accaduto ma le era impossibile sorvolare sul tema. Preferiva chiamarlo tema che pezzo di destino.
Non era giusto.
Qualcosa non andava bene, qualcosa le era sfuggito dalle mani, qualcosa non li lasciava stare insieme, questo qualcosa le stava portando via Mulder e ancora non aveva scoperto che cos' era.
Doveva chiarire tutta questo intrigo di ragnatele che la circondavano e non le permettevano di vedere. Perché se di qualcosa era sicura, era che tanta confusione nascondeva qualcosa che lei avrebbe scoperto a costo della vita.
Non poteva rimanere con il dubbio. Aveva una domanda che le ritornava in mente continuamente. Che cosa aveva spinto Mulder ad arrivare al suo appartamento, farle quella domanda, baciarla e poi uscire correndo come un codardo?
E come sembrava, Mulder non voleva vederla, le sarebbe toccato andare e domandare. Avrebbe piegato il suo spirito ma se si ragionava con più calma avrebbe dato un contributo al suo orgoglio
Praticamente gli aveva detto che l'amava, non guadagnava ne perdeva, se lo cercava e ora sarebbe stata lei a domandare o a dire.

APPARTAMENTO DI FOX MULDER
ALEXANDRIA, VIRGINIA

Carta contro il televisore, carta contro l'acquario, carta contro il tetto, Scully nello specchio, Scully in cucina, Scully sul muro.
Veramente aveva un'aberrazione con Scully.
Da quando era uscita dall'ufficio, da quando era andata via, non aveva smesso di pensare a lei.
"Lei è già innamorata" parole di Phillip Padget
"Sì, sono innamorata"parole di Scully.
"Non capirai mai chi amo veramente, anche quando lo avrai di fronte a te" chiarimento di Scully.
Non dovrebbero esistere le parole, ingarbugliano tutto.
Ora qualsiasi cosa faceva gliela ricordavano. La vedeva ovunque. Ed ovunque la sentiva dire che amava un altro.
Aveva detto che la sua vita era una maledizione? Se sì, lo ripeteva.

IN UN POSTO SULLA STRADA VERSO L'APPARTAMENTO DI FOX MULDER
ALEXANDRIA, VIRGINIA

Forza.
Non poteva essere cos' difficile salire le scale.
Coraggio.
Non poteva essere così difficile dire una verità che già aveva detto.
Tacco, punta, tacco... erano i nervi che arrivati all'estremo non le lasciavano coordinare la funzione di camminare. Respirare non era mai stato tanto difficile.
Perché in questo momento qualsiasi cosa pretendeva di fare acquistava un significato strano. La parola del giorno era : difficile. Tutto quello che cercava di fare perfino la funzione più comune era così difficile.
Il suo cuore e il suo cervello erano maggiormente occupati in altri pensieri che a controllare correttamente il movimento e la coordinazione.
Porta.
Perché una porta doveva rappresentare tanto?
C'era ancora tempo per annullare la missione, doveva solo correre, scendere le scale e scappare.
Non essere codarda, si disse e con uno slancio, che uscì chissà da dove, bussò.

APPARTAMENTO DI FOX MULDER
ALEXANDRIA, VIRGINIA

Toc, toc.
Guardò l'orologio: le 9 di sera. Chi osava interrompere il suo bagno di colpe?
Scully.
Chiusura di palpebre.
Scully.
Boccata d'aria.
Scully.
Doveva ripeterlo sufficientemente perché il suo cervello fosse capace di acquisire l'informazione.
Aprì. .Come? Non lo capì, né mai lo avrebbe capito.
Sicuramente per inerzia. Quando uno è abituato a fare certe cose, arriva un momento che le fa per abitudine.
Non era il momento di pensare a stupidaggini ma era l'unica cosa a cui si appigliava per non impazzire per l'emozione. Anche se dire il vero più pazzo di così…
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Attenzione!
Settore tre: cuore completamente fermo, sembra un attacco fulminante.
Ricorda che devi respirare.
Questo fu ciò che avvertì, pensò e perfino sentì quando vide aprirsi la porta e vedendo il viso di Mulder.
Entrò senza dire una parola, era andata decisa a dire molto, e non voleva sprecarne nessuna.
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Entrò senza dir niente, si sedette sul divano e anche così era difficile credere che lei stesse lì.
Parola degli ultimi giorni: difficile.
Controllo. Non cedere alla tentazione di baciarla. Ama un altro. Ha bisogno di mandarti al diavolo, per questo è venuta. A mandarti al diavolo.
Lei ruppe il silenzio, con voce melodiosa ma velenosa.
S: Questo è difficile per me, ma ho da chiarire alcune situazioni che hanno condizionato la mia vita( la nostra vita)
Aveva ragione, era venuta per mandarlo al diavolo. Ma non avrebbe permesso che lo vedesse addolorato, lo era però non avrebbe permesso che si notasse.
M: Che cosa sta condizionando la tua vita( le nostre vite)---suonò sarcastico, ma non abbastanza.
Lo guardò con ira, come poteva dire questo. Il bacio, o lui la baciava tutti i giorni e lei non se n'era mai accorta?
S: Mulder non fare lo stupido e dimmi perché l'hai fatto---lo disse mentre si alzava dal divano. Per un attimo perse la sua compostezza ma la riprese immediatamente dopo.
M: Hai dimenticato tante cose…---fece silenzio, quello che avrebbe detto avrebbe ucciso tutti e due ---non ti costerà niente dimenticarne anche un'altra.
Si doveva solo parlare, non uccidersi nel tentativo, pensò Scully
S: Io non ho mai dimenticato, il fatto che non abbia memoria fotografica è una cosa, ma un'altra molto differente è che possa dimenticare una situazione che mi turba---Scelse una cattiva parola per descrivere ciò che l'addolorava.
Turba. Lo chiamava turbamento quello che era accaduto tra loro. Lo sapeva, ma come uno stupido sperava che lei fosse meno assassina.
M.:Dimentica il turbamento che ti ho arrecato. E' stato solo un impulso---fu un destro direttamente nello stomaco, che lasciò l'avversario al tappeto.
La sconfitta completa, la totale angoscia, il devastante pentimento s'impossessarono di Scully. No sapeva cosa dire ma non sarebbe rimasta a sentire, Né avrebbe permesso che Mulder continuasse a tagliuzzarla fino a lasciarla a pezzi.
S: Ho sbagliato a venire---si diresse verso la porta, distrutta, crollando ad ogni passo ma mostrando un coraggio che la spaventava.
M: E' che sei così innamorata di lui che preferisci lasciarmi---le parole fecero male quando gli uscirono dalle labbra, ma era rabbia e gelosia quello che sentiva e non lo poteva trattenere.
S: Cosa?---si girò, lo guardò negli occhi e ancora non poteva capire.
M::Quel maledetto di Phillip Padget aveva ragione. Perché non me lo hai detto?- Gesticolò e cominciò a camminare per tutta la stanza. Era meglio dire tutto che tacere.
S: Di cosa parli Mulder? Cosa a che vedere lui in tutto questo?---se prima era confusa questo l'aveva lasciata peggio.
M: Che sei già innamorata. Dimmi che è? Che cosa ha fatto?---perse il controllo, lo perse completamente. Voleva sapere che cosa avrebbe dovuto fare e come avrebbe dovuto farlo per averla. Veramente voleva sapere chi gliel'aveva strappata. Voleva credere che aveva ancora un'opportunità.
Uno dei segreti meglio custoditi, e uno scrittore da quattro soldi l'aveva indovinato in un momento. Tutta questa parodia era solo gelosia di Mulder. Niente era stato un impulso. Come avrebbe fatto a fargli capire che il suo famoso amore era lui?.
S:Non ti rendi conto???---poteva essere uno psicologo laureato ad Oxford ma riusciva ad essere così innocente, così tenero, così bello e allo stesso tempo così stupido che non se ne accorgeva.
M: Di cosa?---posò i suoi occhi verdi sul corpo di Scully
S: Mulder credi che rischio la mia vita per te solo per hobbie o credi che il mio passatempo preferito sia star seduta vicino al tuo letto, in un freddo ospedale, piangendo aspettando che ti svegli?---lo guardava chiedendogli che si rendesse conto, che non si chiudesse nella sua insicurezza e che, per favore, guardasse più in là del suo grande naso, che vedesse lei che lo amava, che la vedesse come una donna. Mulder rimase in silenzio, non capiva a che punto voleva arrivare Scully.
S. Devo disegnartelo?---veramente era molto stupido-Come mai non lo puoi capire?
M: Capire cosa?--- e se ne andava di nuovo la poca capacità di analisi che gli rimaneva---perché non me lo dici Scully? Cosa devo capire?
Il calore le salì alle guance e la sua pelle bianca arrossì prima di dire quello che la manteneva in bilico sognando di stare tra le sue braccia.
S: Che ti amo---l'aveva quasi gridato ma l'aveva anche sussurrato.
Il silenzio scese tra tutti e due.
A lei batteva il cuore a mille all'ora. Non era finito il mondo, non era morta, l'aveva solo detto e la pressione che portava nel petto era scomparsa completamente.
Lui comprese tutto. Gli cadde la benda dagli occhi. Lo comprendeva, lo capiva e lo incantava. Il maledetto non era stato altri che lui, chiuso nella sua campana di vetro, lasciando passare molti momenti nei quali Scully gli aveva mostrato quello che sentiva. Come non aveva potuto capirlo?
Scully abbassò lo sguardo, le lacrime invasero il suo campo visivo.
S: Me ne vado---lo lasciava lì solo, non sarebbe rimasta a sentire la sua presa in giro.
Perché parlare, perché cercare le parole per esprimere quello che gli usciva da tutti pori?
Camminò verso di lei e la girò con uno scatto e riannodò il bacio che non aveva portato a termine.
Il suo tocco tiepido che gli percorreva le labbra. La sua morbida bocca. Mille scariche elettriche in ogni cellula che davano forma ad un desiderio inattivo dentro la pelle.
Era peccato, lo sapevano. Era peccato amare tanto e desiderare con tanta passione, ma era dolce, caldo, sinistro e unico.
Labbra grandi vicino a labbra più sottili. Naso prominente con una naso piccolo. Corpo piccolo con un corpo grande. Totale differenza con una totale comprensione.
E' un amore puro che si consuma con ogni pezzo di menzogna, complotto e nemici che cadono distrutti a terra.
Sapore di limone, zucchero, caffè e cioccolato che invadono lo spazio, reagendo ad ogni tocco.
Vivere. Non avevano mai vissuto. Ora sapevano cosa voleva dire vivere in tutto il significato della parola. Vivere era trovarsi l'uno nelle braccia dell'altro, trovare consolazione nella bocca dell'altro e finalmente sentire che si appartenevano anima e corpo.
Il bacio fu lungo ma si dissero molte cose. Ti amo, mi manchi, ti adoro, ho cura di te, mi preoccupi, ti voglio, ti sento, mi fa male, tutte le parole erano carezze delle loro mani sulla pelle, piccoli vezzi sulle labbra.
Stando tra le braccia di Mulder, provando il miele delle sue labbra, si rese conto che quest'uomo alto, paranoico e colpevole l'aveva fatta innamorare nei boschi, tra la folla, nella paura e nel rischio. Che lo aveva fatto utilizzando mutanti invece dei fiori, extraterrestri invece dei cioccolatini e cospirazioni invece delle serenate; che scambiò i baci con il silenzio, le carezze con gli sguardi e le dichiarazioni con gli abbracci.
Lo aveva fatto facendo attenzione che lei non lo avvertisse, che la prendesse di sorpresa e che alla fine non ci fosse più rimedio per la malattia che le aveva inoculato.
Si separarono per poter respirare di nuovo.
Mulder la strinse tra le braccia in modo tale che rimasero come tante altre volte, lei con la testa nel collo di lui, lui appoggiando la sua mascella sul capello di lei.
Le sussurrò all'orecchio:
M:-Non sai quanto sia felice che ora sei mia---la baciò sulla fronte. Un bacio immenso, semplice ma allo stesso tempo pieno di significato.
Sentendo il morbido tocco delle labbra di Mulder sulla fronte ringraziò Dio di essere legata all'uomo che amava.
Qualsiasi cosa avesse detto Phillip Padget a Mulder, lo aveva portato da lei e quella frase ora la rendeva felice.
L'acquario poteva apprezzare da una buona prospettiva come Mulder e Scully si dirigevano verso la camera da letto, mentre da qualche parte la temperatura incominciava a salire.
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