Le fanfic di X-Files

Tutto

Scully, Mulder, Diana, la gelosia ed un ascensore
Autore: Rain
Pubblicata il: 25/09/2009
Tradotta da: Angelita
Rating: PG, da leggere con i genitori
Genere:
Sommario: Scully, Mulder, Diana, la gelosia ed un ascensore
Note sulla fanfic: Anche questa ff fa parte delle mini-fic scritte su richiesta di amiche.

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La verità era che l’aveva visto altre volte, in fondo sapeva che lui avrebbe fatto lo stesso e gli piaceva perfino un poco. Un poco. Ma lo sorprendeva, non capiva e gli dava fastidio pensare che Scully potesse essere così cieca.
Perché c’era bisogno di essere ciechi.
Da quando Diana era riapparsa nella sua vita, Mulder aveva avuto l’onore di presenziare a qualche episodio di gelosia da parte di Scully. Lo spettacolo era per lui interessante: la sua teoricamente fredda compagna che cacciava fumo davanti all’idea che la sua ex-fidanzata… esistesse. A volte si sforzava di sentirsi colpevole di godere del fatto che Scully fosse gelosa ma in fondo gli piaceva. Era così rivelatore…
Mulder non sopportava la gelosia negli altri, anche se era abituato ad essere condiscendente.
Non aveva chiaro che genere di gelosia fosse quella di Scully. Non sapeva se si doveva a motivi affettivi o sessuali. Credeva che Scully fosse gelosa perché Diana era stata la sua compagna. Aveva potuto intravedere questo genere di gelosia quattro anni prima, quando quel maledetto di Krycek era apparso come un buon compagno. La gelosia di Scully poteva essere solo un segno che voleva stare dove stava, essere la sua compagna, l’unica.
E volte credeva che ciò che importava a Scully era che Diana era stata qualcosa in più di una compagna, molto di più, in realtà, la sua amante, la sua amica, il suo amore.
Questo era stata.
Quello che gli dava fastidio era che non si rendeva conto che per lui Diana era il passato. Questo ed il particolare che era andata a spettegolare su detto passato con i suoi amici.
Nemmeno gli risultava particolarmente gradevole l’idea che Scully, la sua Scully, la sua compagna, la sua amica, la persona in cui aveva cieca fiducia, agisse come se pensasse che lui sarebbe caduto come un imbecille in qualsiasi trappola che gli tendeva la prima ex-fidanzata malvagia che riappariva nella sua vita.
Soprattutto perché lui non era stupido, non aveva fiducia in Diana e Diana non era malvagia. In quest’ordine.
Per tutto quello, oltre l’indubbio piacere che implicava vedere Scully saltare come una scolaretta il cui fidanzatino nomina la “capa” delle animatrici ogni volta che Diana veniva fuori nella conversazione, gli dava fastidio che non avesse fiducia nel suo buon giudizio E che non si rendesse conto che nessuno, assolutamente nessuno, avrebbe potuto sostituirla, né rubarle la sua attenzione in nessun senso.
Maledizione, in nessuno.
Non solo perché Scully era sua amica e questo non lo avrebbe cambiato nessuno, ma perché inoltre era l’unica donna che desiderava veramente, l’unica per cui era disposto a giocarsi tutto, l’unica che avrebbe potuto fargli perdere la testa.
Era, in tutti i sensi, l’unica.
Per questo, quella mattina, Mulder perse la testa. In tutti i sensi.
Tutto iniziò nel modo più stupido che si possa immaginare. Tutti e due uscivano da una caffetteria parlando di un altro XFiles su cui non avevano potuto indagare perché erano molto occupati ad interrogare pericolosissimi agricoltori che possedevano sostanze curiosamente utilizzate in agricoltura. Diana apparve all’altro lato del corridoio, sorrise, si avvicinò e domandò se poteva parlare con lui più tardi di un caso su cui stava investigando. A quanto sembrava voleva una sua opinione su un profilo psicologico.
Assolutamente normale Poco normale fu il comportamento di Scully, che salutò appena, non aprì bocca durante tutta la conversazione e mantenne un’espressione più che fredda, infastidita.

- Lo farai?- domandò mentre aspettavano l’ascensore.

- Certo.

Mulder poteva accettare quella tensione che si masticava nell’aria qualche minuto prima, ma non capiva perché doveva continuare quando Diana non c’era più. E nemmeno voleva un confronto, con Scully, ora.

- Qualche problema, Scully?

- No.

Entrarono nell’ascensore vuoto. Lui schiacciò il pulsante.

- Non si direbbe.

- Mi dispiace se non è di mio gradimento.

- Non capisco perché questo dovrebbe influenzare il fatto che io decida di darle una mano.

- Mio Dio, Mulder, non vedi quello che pretende di fare?

- No, sono completamente cieco, Scully, illuminami, pretende qualcosa di diverso dall’utilizzare vilmente le mie conoscenze di Psicologia per prendere un assassino?

- Avvicinarsi, Mulder, guadagnare la tua fiducia.

Allora accadde: entrambi parlavano, nessuno ascoltava, l’ascensore si fermò ad un piano e si aprì ma un uomo non entrò, intimorito dalle grida.
Scully parlava di tradimento, di un passato che, secondo lui, non conosceva, d’ingenuità, di come un paranoico poteva improvvisamente non sospettare di qualcuno, del perché non sospettava.
Mulder parlava di pregiudizi, di non conoscere i fatti, di non essere sciocco né di essersi mai fatto imbrogliare da qualcuno. Mulder finì per dire la parola gelosia.
E Scully disse qualcosa come ”Ho visto come la guardavi”
Allora l’ascensore si fermò e quelle parole si sentirono, così come “Scende?” di una donna che li guardava meravigliata.

- Saliamo- rispose Scully tagliente dopo aver schiacciato il pulsante dell’ultimo piano e girandosi verso Mulder, con aria di sfida- Mi sembra molto triste che consideri il mio tentativo di metterti in guardia una questione di stupida gelosia.

- Allora non capisco cosa t’importa di come la guardavo.

Sapeva di cosa parlava, parlava di “quella cosa”. Mulder non aveva mai capito perché nessuno si preoccupava di spiegare alle donne questi due importanti fatti: che i seni non erano solo ghiandole potenzialmente utili per l’alimentazione dei neonati della cui grandezza c’era da tenere in conto al momento di comprare un reggiseno ma calamiti per gli occhi e che, malgrado questo, uno a volte li guardava solo ed esclusivamente perché stavano lì.
Questa volta era stata la seconda cosa. D’accordo, era successo, l’aveva fatto: aveva abbassato lo sguardo pensieroso quando Diana aveva parlato della passibilità di un imitatore e si era incontrato con i seni di lei, ma lui non aveva colpa che stessero lì.
Pensò di spiegarglielo, ma allora si domandò perché diavolo avrebbe dovuto darle spiegazioni, pensò di ridere e dimenticare tutto, ma non poteva.
Non voleva.

- M’importa se indica che... M’importa se influenza il tuo giudizio...- Sostenne il suo sguardo, cercò di mostrarsi dura, ma riuscì solo a fare in modo che le tremasse la voce.

Mulder notò il tremore. Voleva calmarsi, sapeva cosa implicava per Scully sentirsi esposta e sapeva che ora si sentiva esposta.
Ma non poteva evitarlo. Non voleva.

- E ti dispiacerebbe spiegarmi in che modo stupido cadrò in quale stupido gioco per finire per essere tradito da lei?

- Usa l’immaginazione.

Quello fu troppo, quello gli fece male. Almeno da quando Scully lo conosceva Mulder non si era mai comportato in modo da provocare questa risposta.
Colpì il pulsante di Stop. La guardò fisso con un miscuglio di sentimenti che Scully non ricordava aver mai visto prima: orgoglio, delusione, dolore... e qualcos’altro.

- Stupiscimi, Scully.

Però Scully non si sentiva in condizioni di stupire. Aveva una teoria logica, ma era difficile da esporre in un ascensore, con Mulder che la guardava fisso a pochi centimetri di distanza, non sapeva dire quanti, ma troppo pochi.

- Si guadagnerà la tua fiducia, ti farà credere che sta dalla tua parte ed allora tutto sarà più facile per loro.- Lo disse con un filo di voce che non sapeva come era riuscita a trovare.

- Suppongo che, stando ai fatti, pensi che qualsiasi spia che infiltrano sia capace di guadagnarsi la mia fiducia, ma non sono sempre così facile.

- Credo di aver fatto abbastanza per guadagnarmi la tua fiducia. D’altro canto, non credo che la parola facile si possa mettere in relazione con te.

- Nemmeno con te.

Si appoggiò con le mani alla parete dietro di Scully, bloccandola tra le sue braccia. E lei fu incapace di capire come poteva non sentirsi catturata.

- Io ho fiducia in te Scully, solo in te- lo disse con gravità- E credo che anche tu dovresti aver fiducia in me. Credo che anch’io me lo sia guadagnato. Non lo vedi? Maledizione, non lo senti?

Sentire. Cosa? Dove li portava questo? Di cosa stavano parlando? Perché Scully non lo sapeva più. Questo non era più su Diana, sul lavoro, sugli XFiles. Era sul sentire.

- Io anche ho fiducia in te, è solo che... mormorò Scully, ma non potè finire.

- Maledizione, lo senti?- esclamò avvicinandosi ancora un poco di più.

Scully lo guardò. Faceva fatica e respirare. Non aveva niente a che vedere con il fatto che l’ascensore fosse bloccato, era molto peggio.

- Di cosa stai parlando?

- Sai di cosa sto parlando, parlo di fiducia, parlo di te, di te che sei... tutto.

L’ultima parola non fu precisamente detta, fu un alito, un sospiro, una carezza nel suo orecchio, un brivido che scendeva lungo la spina dorsale e risaliva di nuovo. Fu precisamente tutto per lei, per entrambi.
Era solo una questione di tenersi in piedi quando mise le mani sui fianchi di lui, solo una questione di sostenersi a chi aveva fiducia, mentre gli faceva scivolare lentamente le labbra sul collo avendo fiducia che lo avrebbero dominato, avrebbero dominato tutto, il lavoro che avevano, quello che avevano perso, tutto quello che implicava, la loro lotta, il non poter lottare, lo stare insieme, la solitudine, baciarsi o non farlo, abbracciarsi tanto che finiva per fare male in un ascensore bloccato e che sarebbero stati capaci di uscire di lì e continuare nello stesso modo: Tutto.
Durò un poco più di quanto si aspettassero, ma non era facile da stabilire. Abbracci, baci, carezze, in un ripetuto “Ho fiducia in te” che suonava come qualcosa di un poco diverso, un poco uguale. Senza frontiere, senza norme, senz’aria. Solo corpo ed anima.
Sotto i sospiri c’erano colpi misti a voci che dicevano ”Che sta succedendo?” che li trascinavano a fermarsi in un abbraccio immobile.

- Credo che stiamo mettendo in difficoltà il corretto funzionamento dell’FBI- mormorò lui sorridendo.

- Tutto pur di creare problemi.

- Bene, sono come sono.

Mulder si separò dolcemente da lei, senza smettere di guardarla negli occhi.

- E’ tutto sufficientemente chiaro, Scully?

Lei schiacciò il pulsante del piano inferiore, inarcò un sopracciglio, evitò un sorriso e rispose.

- Non avevo bisogno di tante prove.

-Le cose non necessarie a volte sono le migliori- disse lui togliendosi la giacca e mantenendola davanti al ventre prima che si aprissero le porte.

- Suppongo che non posso negarlo.

La porta si aprì facendo vedere dieci facce infastidite.

- Oh, questi maledetti ascensori! Vedi, Scully, era solo questione di un momento. Non dovevi diventare nervosa.- esclamò Mulder mettendole la mano alla fine della schiena.

- Credo di non essere l’unica che ha perso la compostezza lì dentro Mulder. Stai sudando-rispose Scully con lo stesso tono.

Camminarono lungo il corridoio affollato, con tutta la normalità di cui furono capaci.

- Solo due cose- disse Mulder avvicinandosi all’orecchio di lei mentre le apriva la porta- questo non ha avuto niente a che vedere con il perdere la compostezza e... l’aiuterò.

- E’ chiaro, tutto- rispose Scully.

- Lo spero.

- Ci puoi contare.

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