Le fanfic di X-Files

Balene bianche

Mulder ritrova Samantha e si trasferisce a Boston..
Autore: Irati
Pubblicata il: 24/09/2009
Tradotta da: Angelita
Rating: R, una via di mezzo tra il PG-13 e NC-17
Genere: ANGST, MRS/RSM, H
Sommario: Mulder ritrova Samantha e si trasferisce a Boston..
Note sulla fanfic: Caro lettore, Stai leggendo questa storia(e queste parole)in italiano grazie alla generosità di Angelita,che con dedizione ha impiegato il suo tempo per tradurla.Per questo le sarò eternamente grata. Quello che più mi sorprende di tutto questo assurdo mondo delle fanfic e di XFiles è a generosità della gente come lei che da senza aspettarsi niente in cambio.Tutto questo è stata la cosa più soddisfacente di "Balene Bianche",la fantastica risposta dei lettori e la loro meravigliosa generosità nei miei confronti.Sono molto contenta per la traduzione e spero di essere all’altezza dei fans italiani di Xfiles. Grazie.

Archiviazione:
Altre note: fino alla sesta stagione
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Fulmine
…la verità è una balena bianca impossibile da acchiappare…” 
…durò più di un lampo, di un miracolo, più…

 

Tutto accadde in fretta.Un fulmine repentino che scuote le fondamenta della tua vita in un secondo.Era martedì.Il telefono suonò all’alba.Una volta.Lo afferrai prima del secondo squillo.Se aspetto di più, ho il tempo di immaginare troppe catastrofi. 

La sua voce suonava lontana e disse una sola parola prima che smettesse di battermi il cuore. 

“Fox” 

Seppi chi era ancor prima che finisse di dirlo. 
Ci riunimmo qualche ora dopo nel suo hotel. Era sola, stanca, aveva gli occhi rossi e fatta eccezione per le trecce era esattamente uguale e completamente diversa dalla bambina che avevano portato via dalla mia casa venticinque anni prima.Rimasi paralizzato di fronte alla porta. L’ultima volta che l’avevo vista mi aveva chiesto tempo. E distanza. Così che io glieli avevo dati entrambi. 
E pregai un dio nel quale non credo affinché questa volta non me li chiedesse di nuovo.Non lo fece.Mi aprì la porta, mi fece passare e durante i minuti successivi lasciò che la toccassi per assicurarmi che era viva.Che eravamo vivi. 
Ho visto molti miracoli in questi ultimi anni.Non ne avevo mai abbracciato uno. 
Parlammo per tutta la notte e tutto il giorno.Mi fermai per chiamare Scully e dirle che non sarei andato a lavorare.Mi chiese con chi stavo.Le dissi la verità. 

“Con mia sorella” 

E’ strano però mi credette. 
Samantha non era più la bimba che conoscevo.Non sto mentendo.Le fantasie sul riunirmi a mia sorella sono state la base della mia vita d’adulto.Non dico che sia sano, so che non lo é.Ma mi hanno trasformato nella persona che sono. E di tutti gli scenari immaginabili non pensai mai ad uno come questo.Due sconosciuti che riassumono la loro vita in una stanza di un hotel. L’ultima volta che c' eravamo visti avevo dodici anni.La cosa curiosa era che io ero cambiato e che senza saperlo, lei era indirettamente la maggior responsabile di questi cambiamenti. 
Le parlai della mia ricerca.Mi parlò della sua vita artificiale.Della adozione, del fumatore, dei nuovi genitori e dei suoi incubi che ora stavano regredendo.Della mia supposta morte.Dei suoi figli. 
Credo che questo faccia di me uno zio, vero? 

“Ho dovuto raccogliere molto coraggio per venirti a trovare, Fox” 

Me lo disse varie volte e chiese sempre un perdono che non era necessario.Non le dissi mai che non mi chiamasse Fox. 
Non suona tanto male quando lo dice la persona che stai aspettando da ancor prima di averne memoria, non però da quando avevi perso la fiducia. 
Non la fiducia nel ritrovarla.Quella non riuscii mai a perderla.Ma la fiducia che ritrovarla avesse qualche valore. 
Ascoltare la storia della sua vita, una vita di menzogne però normale, mi insegnò che non esiste qualcosa che può essere predetto. C’era da aspettarsi che io già lo sapessi.Dopo tutto sono sempre stato l’intuitivo, il caotico.La mia vita rispondeva ad un padrone molto chiaro, a delle fantasie perfettamente elaborate.Appresi che è difficile che i sogni combacino con la realtà e che non è necessariamente brutto che sia così. 
Capii anche che volevo conoscere mia sorella. 
Questo spiega parte della situazione attuale. 
Samantha vive a Boston: A pochi chilometri di distanza dalla nostra casa, in realtà.La vita oltre a non poter essere predetta è anche ironica. 
Prima che me ne andassi via mi chiese di andarla a trovare.Per conoscere i tuoi nipoti, mi disse. 
Per conoscerci, voleva dire.
Dissi di sì. 
Il resto è facile da raccontare e difficile da riassumere.Parlai con Kersch. E con Skinner. C'era un posto per me a Boston. 
Buona paga, capo migliore, una migliore posizione. 
Gli XFiles? 
Pensai che a Washington non li avevo e che a Boston sarebbe stato lo stesso.Pensai che avevo bisogno di tempo per pensare se li volevo. E perché li volevo. 
Quando l’oggetto della tua vita si presenta davanti a te con figli e una casa a Boston, è difficile sapere cosa farai del resto della tua esistenza. 
Sei mesi. 
Kersch fu d’accordo.Sei mesi a Boston. Skinner mi assicurò personalmente avrei conservato il mio posto a Washington. 
Pensai che lo dovevo a me stesso. 
Dirlo a Scully fu sicuramente la cosa più difficile che ho fatto in vita mia.Ho sempre in qualche modo accettato l’idea che sarebbe stata lei a lasciarmi.Ho appreso a vivere-meglio dire a vivere male- con questa costante paura. 
Si renderà conto che non vali la pena.Ti lascerà, Mulder. 
Mi abituai alla vocina che me lo ripeteva costantemente. 
Però mi giurai che non l’avrei mai lasciata. E ruppi il giuramento, almeno in apparenza. 
Andai a trovarla quando finii di parlare con Samantha.Mi aprì la porta con un pigiama di raso verde scuro e un accappatoio bianco.Sembrava molto più fragile del solito. E più forte. 
Mi lasciò dormire sul divano senza domandarmi perché non potevo dormire da solo dopo tanti anni di solitudine. 
A volte fa questo: non domandare. A volte è tutto quello di cui ho bisogno. E lei lo sa. 
Alle quattro del mattino sentii la sua voce che entrava nel sopore velato del sonno.Chiamando il mio nome con un sussurro di zucchero. Mi svegliò dolcemente come se avesse paura di rompermi. 

“Stavi piangendo nel sonno, Mulder.Dovevi avere un incubo” 

Non era un incubo, Scully.Era la mia vita.Ma forse mi sto svegliando,pensai. 
Mi lasciò piangere tra le sue braccia. 
Mi sembrò che fosse la prima volta che piangevo e che stavo rinascendo.

Tutto accadde in fretta.Come uno di quei sogni lucidi dai quali non riesci a svegliarti quando fa giorno. 
Il mercoledì Mulder non venne a lavorare.Promisi a me stessa di non preoccuparmi prima di mezzogiorno.Alle dieci chiamai a casa.Non c’era nessuno.Alle undici chiamò lui. 
Non vengo oggi.Dì che sono malato.Non posso venire, Scully.Sono con mia sorella, Scully. 
Durante un millesimo di secondo pensai che delirasse.Però ci fu qualcosa nel suo tono di voce,non sicurezza,ma calma,una calma diversa da tutte le altre che mi convinse che diceva la verità.Riconobbi quel tono subito perché lo avevo ascoltato prima.Due volte.La prima nell’ospedale dove morì Penny Northem. 
“Benvenuta”mi disse quella voce.Alla vita, aggiunsero gli occhi. 
Curiosamente,la seconda fu in un altro ospedale.Un tempio della malattia e della salute dove fui sul punto di soccombere finché lui non mi salvò con la sua fede. 

“Ho fiducia nella verità”mi disse quel giorno. 

Calma. Fiducia.Sempre calma. Così che quando sentii”sono con mia sorella”,seppi che era la verità.Che Samantha era tornata.Che il mondo di Mulder aveva girato su se stesso e che in qualche modo io sarei finita travolta in questo monumentale giro di vite. E in quale modo. 
Non seppi più niente di lui fino a quella notte.Credo che fu il giorno più lungo della mia vita. 
Quando suonò alla porta irradiava stanchezza ma quella calma nella voce non l’aveva abbandonato. 
Rimase a dormire sul divano.Di tutte le volte che avrei voluto invitarlo a dormire con me, di tutte le volte ho resistito all’impulso, questa fu sotto certi aspetti la più difficile e la più semplice.Quella notte Mulder non mi apparteneva, apparteneva a se stesso. 
Alle quattro del mattino sentii i suoi singhiozzi.Mi alzai dal letto in silenzio perché pensai che era sveglio.Che avrebbe potuto vergognarsi.Che forse aveva necessità di tenermi fuori dalle sue mura. 
E’ qualcosa che facciamo spesso Mulder ed io:costruire mura che ci proteggono e che ci uccidono. 
Dormiva sul divano.Raggomitolato su se stesso come un bimbo che ha freddo. E piangeva,Dio!,come piangeva. 
Lo svegliai e per un attimo infinito mi guardò come se non fossi reale,come se “reale” non avesse nessun significato in assoluto. E poi mi attrasse verso di lui con un movimento felino e pieno di forza. 
Per la seconda volta nella sua vita si lasciò abbracciare mentre piangeva. 
Lo ringraziai in silenzio. 
Al mattino seguente avevo fatto le crepes.Io ne mangiai mezza.Lui nessuna.Non gli detti troppa importanza. 
Quando eluse il mio sguardo pensai che fosse disagio.Che si vergognava delle sue lacrime notturne. 
Allora mi fece sedere in cucina. 

“Samantha vive a Boston” 

E lo seppi. 
Sei tu che mi lasci, Mulder. 
Seppi che lo perdevo per l’unica donna per la quale ho sempre temuto di perderlo. 

“E’ una buona idea”gli dissi.

Crepuscolo
…la verità è una balena bianca impossibile da acchiappare…
…insieme alla fine,nell’ora crepuscolare…

 

“E’ una buona idea “ mi disse 

E’ probabile che quella fu la prima volta che sentii Scully approvare una mia idea. Fu come se mi dividessero in due. 
Non le importa che te ne vai. E’ quello che ha sempre voluto. Che tu fugga affinché non debba abbandonarti e sentirsi colpevole. Le stai facendo un favore. 
Lo sentii tutto nella mia mente sapendo che era la voce sciocca della mia insicurezza, mentre lei appoggiava i miei ragionamenti con la sua logica impetuosa. 
Ti andrà bene. E’ un buon momento. Hai necessità chiarire quello che è successo. E’ la tua opportunità per conoscerla, Mulder. E’ quello che hai sempre sognato, Mulder. 
Sì, quello che ho sempre sognato. 

“Te lo devi, Mulder” 

Credo che fu questo che mi convinse. Me lo dovevo. Provare a me stesso che la mia vita non era stata un errore. Sì, credo che me lo dovevo. 
Anche così però volli odiarla. Per non trattenermi. 
Volevo credere che avesse bisogno di me come io di lei. Volevo dirle, ho necessità di andare via anche se questo mi riduce a pezzi. E che lei mi supplicasse di restare. Sono sempre stato un melodrammatico figlio di puttana. 
Naturalmente non disse niente di tutto questo. Quello che disse fu razionale e completamente Scully. E solo il tremore quasi impercettibile delle mani mi convinse che non stavo cadendo a pezzi solo io. Che tutti e due sapevamo quello che si doveva fare e che ancora una volta avremmo fatto la cosa migliore per l’altro. Abbandonarlo. 
Parlai con i miei superiori e dovevano ardere dal desiderio di perdermi di vista perché ottenni il trasferimento e i biglietti in una settimana. 
Già ho detto che tutto fu veloce. 
La sera precedente passai per casa sua per salutarla. 
Mi disse “ ehi! “ mentre entravo e mi ricordò il suo “ehi! “ quando mi svegliò dal coma in Alaska. 
Mangiammo pasta e un gelato di cioccolato alle noci che sapeva di lacrime.

Avrei voluto trattenerlo? 
Tremavo dal desiderio. 
Avrei potuto farlo? 
Ebbi paura di appurarlo. E la vergogna di chiedergli che preferisse me a sua sorella. 
Così feci ciò che credetti essere la cosa migliore. Incoraggiarlo ad abbandonarmi e vedere come lo faceva con un sorriso fermo e un cuore a pezzi. 
Mi promise che sarebbero stati sei mesi. 
Sospettai che sarebbero stati di più. Che sarebbe stato per sempre. Sei mesi senza di me e mi dimenticherà, mi dissi. Sei mesi con sua sorella, l’unica cosa che ha sempre desiderato e io sarò solo un ricordo confuso. 
Cucinai la pasta per la sua cena d’addio. Lui portò il vino e alcune battute stupide.Dopo cena lavammo i piatti per avere qualcosa da fare. E li asciugammo. E poi spazzammo il pavimento della cucina. 
Ma come sempre quando occupi il tempo per non dovere affrontare qualcosa, le cose senza importanza che puoi fare, finiscono con l’esaurirsi.La cucina era così pulita che avremmo potuto mangiare per terra senza piatti. 
E’ l’inevitabile momento dei saluti, pensai. Fa che finisca presto, Signore!, fa che non succeda mai. 
Lo accompagnai alla porta. Respirando tensione nell’ambiente, annusando l’elettricità che galleggiava tra di noi bagnando tutto,le parole, i gesti, gli sguardi, i vuoti. 

“Bene” disse lui 

“Bene” dissi io 

Sei anni, varie esperienze vicine alla morte, un paio di coma, alieni, cospirazioni, morti, malattie,baci frustrati, api e tutto quello che abbiamo da dirci per salutarci è “bene”. 
Siamo sempre riusciti ad elevare l’espressione “patetico” a un nuovo livello. 
E poi rimanemmo in silenzio.Io tenendomi stretta alla porta per non perdere l’equilibrio. Mulder a metà strada tra il mio ingresso e il corridoio.Vestito con la sua giacca di pelle. Vicino, lontano. Bello, come sempre. 
Naturalmente parlammo tutti e due nello stesso tempo, in una strana metafora che definisce in maniera contorta la nostra relazione. 
In realtà , distese l’atmosfera. Sorridemmo e parlai io. 

“Quando parte il tuo aereo?” 

Alle otto, mi disse. Samantha mi aspetta all’aeroporto, aggiunse.Non tornerò più. 
Non lo disse ma credetti di sentirlo e venir meno. 

“Posso portarti all’aeroporto” 

Tentennò e pensai che non avrebbe accettato. Il Cavalleresco Mulder non l’avrebbe fatto. 

“Passi a prendermi alle sei e mezzo?” 

Intendeva allungare il commiato,immagino. 
Alla malora!Fu una tortura insopportabile.

Tortura. Salutare Scully all’aeroporto fu una maledetta tortura.So di cosa parlo perché ho sperimentato la tortura nel significato più fisico e letterale della parola e questo fu un milione di volte peggiore.Avrei preferito fare a cambio con il dottor Blackhead prima di rivivere quel giorno. 
In realtà, fu una sciocchezza chiederle che mi accompagnasse all’aeroporto. 
Però mentre la salutavo a casa sua , mentre la guardavo respirare sul pianerottolo dell’appartamento mi ritrovai a pensare , è così, questa è l’ultima volta che la vedo in sei mesi. 
La sua pelle di riso e latte,i capelli di fuoco,lo sguardo impossibile e mia, mia, mia. 
Non resistetti. Semplicemente non resistetti. 
Fui sul punto di dirglielo ma casualmente, scelse quel momento per offrirmi un passaggio fino quel maledetto all’aeroporto. 
Avrei dovuto salutarla . Dire quello che mi palpitava dentro. 
Non chiedermi perché ma devo andare. Non voglio ma devo farlo o non me lo perdonerò mai. E sai che sono bravo ad autocastigarmi perché durante sei mesi non farò altro che flagellarmi per averti lasciato qui e pentirmi per non averti detto mai tutto ciò che ci siamo mai detti. Riesci sempre a farmi essere migliore di quello che merito.Fallo ancora una volta e perdonami perché tornerò, Scully. Non ho altra alternativa che ritornare da te. 
Al posto di tutto questo dissi, “quando passerai a prendermi?” 
Suppongo che sono un melodrammatico egoista figlio di puttana codardo vigliacco. 
Ebbi il mio castigo. 
L’aeroporto era pieno di gente.Pieno vuol dire che respirare era un’impresa. Che camminare era come scivolare tra sabbie mobili di cemento. Questo vuol dire pieno. 
Arrivammo tardi. Esattamente ventuno minuti prima che partisse il volo.Dopo aver fatto il ceck in e arrivare alla porta d’imbarco avevamo quattro minuti e mezzo prima dell’ultima chiamata. 
Una signora obesa si scontrò con me e mi buttò su un turista con una macchina fotografica. Fammene una, sono il destino. 
Scully sembrava nervosa. E nella marea di gente,gli spintoni ci buttavano l’uno contro l’altro. 
La signora obesa ritornò a sbattere contro di me. Il doppio scontro mi mandò direttamente contro Scully e lei contro di me. 
A due centimetri dal suo alito. A due centimetri esatti da in inferno più dolce della morte. 
Mi guardò con occhi supplicanti. 
Forse non erano supplicanti. Forse erano solo azzurri e enormi e volli leggervi una supplica. 
Credo che sperava che la baciassi.Come saluto. 
Solo che non ero disposto a darle un addio. 
Due minuti e trenta per l’ultima chiamata. 
Mi avvicinai al suo viso fino a che fu impossibile non toccarla.Non mi ricordo esattamente cosa accadde. 
Bugia.
Il ricordo mi perseguita come la memoria di ciò che sono. 
Le baciai la guancia,tanto vicino alle labbra come mi fu possibile, senza toccarle. E continuai a sfiorarle viso con il mio alito,con l’angolo della bocca fino ad arrivare all’orecchio per farle una promessa e conservare il suo odore nell’anima. 
Le dissi solo una cosa prima di abbracciarla.Che le lasciavo la mia anima e mia mente affinché le custodisse fino al mio ritorno. 
Non usai esattamente queste parole ma quell’abbraccio fece in modo che la folla si dissolvesse nel silenzio,che il mondo esterno cessasse di esistere, credo che lo capì. 
Spero che mi abbia creduto. 
Spero che abbia fiducia in noi. 
Non ho mai fatto niente di buono nella mia vita, Scully.Ma tu mi fai desiderare di essere migliore. 
Ritornerò.

Mi disse solo una parola prima di andar via. 
In mezzo ad una folla che ci consumava, Mulder mi prese il viso e mi sfiorò le guance con i pollici.Un movimento lieve,circolare. Conturbante. 
Desiderai che mi baciasse.Tanto intensamente che credetti di impazzire. 
Dammi un bacio che possa conservare per sempre come suggello di questi anni che sono stati la cosa più importante della mia vita,la cosa più significativa.Dammi un pezzetto minuscolo di ciò che non avemmo mai affinché io possa proseguire per il resto della vita. 
Dammi solo un lieve sconvolgente guizzo della tua lingua contro la mia, Mulder.Un addio dolce e mortale, Mulder. 
Sta per farlo. 
Per un istante credetti che stesse veramente per farlo e giuro che il mondo incominciò a girare a rallentatore. 
Si avvicinò a me, sfiorò con l’alito la mia bocca e si scostò dolcemente per baciarmi sulla guancia, esattamente sull’angolo della labbra.Non credo nella nozione che il tempo possa fermarsi però giurerei che in quel momento lo fece in modo che la sua bocca potesse passare sfiorando la pelle pallida de mio viso fino all’orecchio e sussurrare con un gemito sordo di cioccolato e calore. 

“Ritornerò” 

E mi abbracciò. 
Un abbraccio come non ne ho sentito altri.Un abbraccio assoluto, pieno di lui, della sua sicurezza, del suo odore, dei suoi vestiti, della sua presenza intossicante. Un atto di possesso nel quale potermi riparare , nel quale potermi immergere. 
Può essere che la maggior parte del tempo Mulder mi faccia impazzire di incertezze e dubbi. E può essere che non otterremo mai che le cose tra di noi finiscano per realizzarsi. Però sa abbracciare. 
E fare in modo che si realizzino per una piccola parte di tempo rubato. E dire tutto senza parole. 
Che sarebbe stato lì per me,che avrebbe cercato di essere quello di cui crede che io abbia bisogno,quello che crede che io voglia.Che avrebbe fatto l’improbabile e fino all’impossibile per non deludermi.Che sarebbe ritornato. 
Mentre facevo scivolare la mano nella tasca del suo cappotto senza che se ne accorgesse e lasciavo lì il mio addio,volli credergli. 
Dio!,come volli credergli 
Notturno
…la verità è una balena bianca impossibile da acchiappare…
…più profondo di tutte le rose…

 

Il tempo non è una variabile universale anche se la scienza cerca di convincerci di questo.
Le ore possono essere minuti, i giorni possono essere anni.Si dà il caso di mesi che sono durati vite e secondi diventati millenni a forza d'impazienza e desideri frustrati.
Il viaggio fino a Boston durò poche ore sul mio orologio da polso, per le lancette della mia percezione furono vite intere.
Le passai guardando dal finestrino.Cercai di non pensare a niente e tutto il niente si riempì di lei.
Dei miei ricordi che incominciavano ad essere memoria.Dei suoi sorrisi lievi, delle sopracciglia incredule, delle risate che mi lasciò vedere e le lacrime che mi regalò come contagocce dei nostri dolori insieme.
A metà del viaggio l’hostess mi chiese se volevo qualcosa.
Il problema è che voglio sempre qualcosa ma questo qualcosa non è mai sufficiente e tutto non mi sembra mai raggiungibile.

“Tè freddo,per favore”

Lo portò in uno di quei bicchieri piccoli per astronauta che mi si riversò sulla giacca a causa della turbolenza.
Fu allora che lo trovai.
Presi un fazzoletto per asciugarmi le gocce del liquido freddo e nel fondo della tasca sentii un altro tipo di freddo.
Minuscolo, solido, brillante.
Magico.
Era insieme ad una lettera.Un messaggio tracciato con la sua calligrafia impeccabile e una sola frase con una firma scarna.
E’ molto probabile che il resto dei passeggeri abbiamo incominciato veramente a preoccuparsi.
Non si vede tutti i giorni un uomo di quasi quaranta anni gemere per il dolore e sorridere come un idiota in una frazione di secondo mentre guarda per alcuni minuti un piccolo scritto e un pezzo di metallo a forma di croce.
La sua croce.
Quella che recuperai dal portabagagli in cui Duanne Barry l’allontanò da me.Quella che conservai vicino al cuore durante tre mesi angosciosi.Quella che mi accompagnò durante novanta notti solitarie e novanta giorni di calvario.Quella che trovai all’interno di una nave fantasma nel cuore dell’Antartide.Quella che le restituii alla fine del mondo gelato.Quella che ha portato sempre su di sé tranne quando le fu strappata.Quella che sempre ho ritrovato con me quando ho perso lei, come testimonianza, come profezia:stai lì, ti troverò. E’ la tua fede, è la mia salvezza.
La sua croce.
La nostra unione.
Che cosa ho fatto in questa mia vita, miserabile e piccola, perché Scully creda giusto darmi un pezzo così intimo di se stessa?
Passai il resto del volo toccandola con le dita.Poco dopo entrai nel bagno e me la misi. Brillava.
Il messaggio lo conservo a pagina 42 di “Le maggiori 60 cospirazioni della storia” insieme con una nostra foto e il ritratto di Samantha.
Lo memorizzai in quel aereo ma continuerò a ricordarlo per tutti i giorni della mia vita.

In qualche modo, è tornata sempre a me quando ho creduto di averla persa

Era firmata “S”

Quella notte feci un sogno.Camminavamo in un deserto di luci colorate e sabbie azzurre.Arrivati al bordo di un dirupo mi sporsi e vidi una valle oscura.Inciampai e Scully cercò di salvarmi.Quando risalii sul bordo l’abbracciai e la buttai nel vuoto.
Mi svegliò il mio stesso grido gelato

Il tempo è una variabile universale.
E’ sicuro, inflessibile, inesorabile.Una settimana sono sempre sette giorni.Le leggi fisiche che governano la rotazione dei pianeti sono inalterabili e immortali e la sensazione che un’ora si allunghi indefinitamente o che sei mesi diventino seimila albe è solo il frutto di una percezione alterata e piena di desiderio.
Quando salutai Mulder all’aeroporto, il tempo così come l’avevo conosciuto fino ad allora seguì il suo corso, ma sentii che era cambiato completamente fino ad essere irriconoscibile.
Il tragitto fino all’appartamento non finiva mai. L’autostrada si allungò e si stese come un chewing gum di asfalto. E il mio appartamento mi ricevette con un silenzio così minaccioso che mi obbligò a dormire con il televisore acceso per mettere in fuga le grida del silenzio.
Sognai.Un sogno di facce beffarde che ridevano come scimmie urlatrici.Io ero piccola e vestita di azzurro Mulder enorme e non ascoltava le mie preghiere.
Nessuno chiamò per svegliarmi.
Anche se lo desiderai molto nemmeno io lo chiamai.
La tentazione è la tentazione ma l’orgoglio è l’orgoglio.
Due giorni più tardi suonò il telefono All’una e tredici del mattino, un sabato di notte, poteva essere solo una chiamata da Boston.
Respirai profondamente prima di prendere la cornetta e cercai di immaginare la sua voce di velluto rugoso affinché l’impressione di ascoltarlo non mi lasciasse senza parole.
Non servì a niente.

“Scully, come sei vestita?”

Un pigiama viola, un accappatoio bianco e un sorriso nervoso, Mulder.

“Un vestito d’amianto”risposi.

“Uuuuh, aspetti un incendio?”

E la sua voce suonò bassa e attraente e lontana e sua, soprattutto sua.Mi manchi tanto che appena posso pensarti.Non mi rimangono le forze.

“Chi lo sa. Frohike mi ha promesso una notte molto speciale”

“E’ un’illusione.Si vanta di essere un esperto in computrs ma quando si arriva al dunque non ha capacità nel disco rigido.”

Non poteva vedermi così che sorrisi. 

“Mi porta solamente un nuovo programma, Mulder”

“Non credevo che fossi di quelli che vanno piratando programmi”

“Tutto dipende dal programma, Mulder.Dalla capacità del disco rigido e soprattutto da un buon antivirus”

“Scully, cosa stai insinuando?” 

Scherzare è come mettersi un vestito vecchio.Non è il migliore che tieni però è il più comodo. Mulder ed io abbiamo messo questo vestito troppe volte per dimenticarcene. 
Parlammo per mezz’ora.Del suo appartamento, del mio lavoro, delle pratiche, di Kersch e le chiacchiere sulla sua segretaria e i ragazzi del laboratorio.Di niente delle cose che avremmo voluto dire.Di tutto quello che non ci interessava. 

“Come va a Boston?” 

Rispose immediatamente. 

“Solo”

Gli chiesi di Samantha. 

“Insegna”mi disse.”La casa è bella”mi disse. ”i miei nipoti non mi conoscono”mi disse 

Ha due nipoti.Tre e due anni.Due bambine.Mi disse che grazie a Dio non gli rassomigliavano.Non gli credetti così gli chiesi una foto. 
E quando si esaurirono i temi di conversazione, continuai a chiedere e a pregare che non riattaccasse mai. Che suonasse il campanello e fosse lui. 
Vestito con jeans neri e una maglietta grigia.Che mi parlasse all’orecchio con un sussurro morbido e caldo.Che mi toccasse sotto al pigiama, che facesse disegni sul mio stomaco con i pollici leggermente duri e lunghi. 

“Scully, sei sempre lì?” 

“Sì”, risposi con un filo di voce. 

Alla fine riuscimmo a salutarci. 

Dissi “Buonanotte”.Disse “Riguardati”.Dicemmo”Bene”.E “sì”.E “Arrivederci”.E io aspettai che riattaccasse per ascoltare il suo respiro. E lui aspetto che riattaccassi io e rimanemmo in silenzio.
Finché compresi che dovevo chiudere o mettermi a piangere.

“Quest’estate fanno Guerre Stellari” 

Lo disse improvvisamente, quasi in una sola parola. E proseguì frettolosamente. 

“In luglio sarò di ritorno, potremmo andare in quel posto vicino Lincoln dove vendono popcorn di cioccolato” 

In luglio.Di ritorno.Non ingannarmi su questo, Mulder.Sei l’unica persona in cui ho fiducia. 

“Non penso di mangiare niente che sia simile ai popcorn di cioccolato, Mulder” 

“Non sei divertente, Scully” 

“Nemmeno tu sei simpatico, Mulder” 

Ritornammo a rimanere in silenzio finché parlò lui. 

“Scully?” 

“Mulder?” 

Sentii il suo sorriso attraverso il telefono. 

“Samantha continua a chiamarmi Fox” 

Non so se sentì il mio. 

“Non farci caso”

Maree
…la verità è una balena bianca impossibile da acchiappare…” 
…onde nuove, antiche, fuggitive, perpetue…

 

Marzo venne e andò via.Non come una tranquilla passeggiata ma come un camminare lento e stanco. 
Incominciai i primi giorni del nuovo lavoro col inimicarmi tutti quelli che potei incontrare.La mia fama di spettrale mi aveva preceduto così che non mi fu difficile. 
E parlai con Samantha. A volte conversazioni brevi per telefono.Come va oggi,come ti trovi a Boston,come va il lavoro.Cose così. A volte lunghe passeggiate per i luoghi che visitavamo venticinque anni fa quando eravamo totalmente differenti però sempre noi. 
Ascoltai la sua storia senza fretta.Uno potrebbe pensare che dopo tanti anni di ricerca,sapere finalmente la storia della sua vita mi avrebbe riportato un certo tipo di entusiasmo o di soddisfazione. L’unica cosa che mi fece provare fu nostalgia. 
Era una buana storia.In realtà semplice.La storia di un oblio, una scomparsa, anni di oscurità e silenzio e nuove famiglie e bugie facili.La storia di una vita trapiantata in un universo di plastica. 
Falso ma da sembrare reale,dipinto di menzogne e colori pastello. 
Mi chiese che le raccontassi la storia della mia vita. 
Una sera d’aprile soleggiata e fredda. 
La mia vita sei stata tu. 
La tua mancanza è stata l’unica costante della mia vita. Che ironia,vero? 
Mi sembrò la risposta più sincera ma non gliela diedi.Le parlai di Oxford,dell’Accademia,dei primi contatti con gli XFiles,del nuovi lavoro.Di Scully. 
Omisi tutto quello che successe veramente. 
Non le raccontai che lasciai la mia casa perché dal novembre del 1972 niente in quel regno di silenzi e di sguardi schivi fu uguale.Scelsi di non raccontarle che Oxford fu solo una precoce fuga da una famiglia ridotta in pezzi. Non le volli raccontare della mia adolescenza di disadattamento,né degli anni ai crimini violenti,perseguitato dai ricordi evanescenti dell’infanzia e dagli incubi reali degli assassini seriali.Evitai di parlarle della regressione,del calvario di negazione e disperazione che mi portò agli XFiles. 
Una volta che optai di raccontare solo i fatti al posto delle verità ,scoprii che la mia vita non sembrava così disperata. 
Mi lasciò mentire quanto volli.Immagino che sospettò dei miei silenzi.Immagino che capì i loro perché. 
La mia vita non era stata su di lei.Era stata costruita e distrutta mille volte sul suo ricordo. 
Non meritava di essere caricata delle mie colpe e dei miei complessi. 
Quando finii di parlare continuammo a camminare in silenzio. 
In silenzio continuò a chiedermi perdono. 
In silenzio continuai a dire che non era necessario che si discolpasse. 

La prima lettera arrivò alla fine di marzo. 
La prima delle novantotto che ricevetti quell’anno da Boston e che dormono in una scatola nel mio armadio. 
Venne come tutte, in una busta bianca con l’indirizzo scritto a mano a caratteri lunghi,rapidi e eleganti. 
Seppi che era la sua ancor prima di leggere il mittente.Per mia stessa sorpresa,la mano mi tremò appena quando l’aprii. 
Incominciava senza intestazione.Senza un saluto(“cara Scully”), un frase comune(“ciao”) ne una battuta facile(“Gentile Signora Spettrale”).Con un paragrafo tracciato con inchiostro nero. 

Quando avevo dodici anni mia sorella scomparve dalla nostra casa.Accadde improvvisamente, mentre giocavamo a stratego.Eravamo soli in casa e si suppone che io avrei dovuto prendermi cura di lei.Tardai quasi vent’anni a ricordare qualcosa di quello che successe quella notte e quei ricordi mi hanno spinto d’allora a cercarla.Mi hanno chiamato Spettrale,pazzo e tante altre cose come si può immaginare.Ho convertito in mio lavoro in lei, la mia vita in lei.Mia sorella vive ora a Boston e io ho percorso migliaia di chilometri per conoscerla.E’ sposata,vive in una casa bianca con recinzioni bianche e bimbi sorridenti.Mi vuole bene ma non mi ha mai aspettato e ne ha mai avuto bisogno di me” 

Mai. 
Il resto del foglio era bianco,senza firma,senza addii.Solo una domanda,scritta sotto il testo ostinata e solitaria e una foto. 
Due bambine piccole,in posa davanti ad una casa enorme.Una bambina dai capelli ricci e gli occhi verdi e l’altra un pochino più alta con una fisionomia spigolosa e intelligente. 
“Le mie nipoti” si poteva leggere sul retro. 
La conservai nella busta mentre ritornavo a leggere il testo. 
Non so perché la scrisse,ne perché me la mandò.Probabilmente si svegliò gridando da un sogno alle tre del mattino e sentì la necessità di scrivere qualcosa. O arrivò a casa un qualsiasi martedì e scelse di riassumere la sua vita in qualche riga e mandarmela per posta per incuriosirmi. A me ,che lo conoscevo più di me stessa. 
Ciò nonostante, non fu la lettera che mi fece fermare il cuore bruscamente.Fu la domanda impertinente, improvvisa della fine.Solitaria e scritta in un lato con la sua scrittura svelta. 

Che ci faccio qui, Scully?” 

E perché lo domandi a me, Mulder? 
Perché me lo domandi?

Iniziai a scrivere un martedì. 
Perché? 
Non lo so.Perché no? 
La prima volta nemmeno fu una lettera.Solo alcune righe tracciate in un minuto scarso. Arrivai a casa, controllai che ancora una volta non c’era niente per televisione, nessuno con cui parlare, nessuno da ascoltare nel raggio di migliaia di chilometri.Un raggio che copriva esattamente la distanza tra il mio divano e la casa di Scully a Annapolis. 
Solitudine.Immagino che fu quello che sentii anche se fu difficile distinguerlo dal resto della mia vita.Ma mi spinse a scrivere quella stupida lettera. 
E poi dovetti pensare di mandarla a qualcuno e poiché ogni secondo di questi sei mesi ho pensato a lei scrissi il suo indirizzo sulla busta quasi senza pensarci. 
Uscii per spedirla e immediatamente dopo mi pentii e volli aprire la buca delle lettere per recuperarla. 
Ma per chi non lo sa, rubare la posta è un delitto anche se è tua.Dal momento che entra nella buca è di proprietà federale. Assurdo,naturalmente.Però trattandosi del governo, è quello che ci si aspetta da lui. 
Pensai che non l’avrebbe capita tenendo conto che nemmeno io l’avevo capita. 
Io per primo mi sorpresi quando tornai a scrivere il giorno dopo. 
E il seguente.
Tardai varie settimane a capire quello che stavo facendo.

E’ curioso come la routine può trasformarsi in dipendenza. 
La prima lettera mi colse di sorpresa.La seconda non l’aspettavo.Della terza ne ebbi presentimento. 
La quarta l’aspettai. 
Della quinta ne ebbi necessità. 
A partire da quella, ritornai a casa ogni giorno un poco più presto del solito.Guidando un poco più in fratta, uscendo dall’ufficio un poco più rapidamente.Tutto per arrivare a casa quanto prima e aprire la cassetta postale con mani impacciate e impazienti. 
Tutto questo per leggere le sue lettere senza un’intestazione che arrivarono come un gocciolio breve e intermittente.Un giorno sì,l’altro pure.Come una marea regolare e necessaria, interrotta unicamente dal cattivo funzionamento delle poste o dalle notti in bianco di Mulder che era di guardia. 
Raramente erano più lunghe di un paio di paragrafi.La quinta iniziava con due semplici farsi. 

Andai all’università a diciassette anni e senza una borsa di studio per il baseball.Scelsi Oxford perché puoi andare alle lezioni in bicicletta e perché mi sembrò sufficientemente lontano da mio padre” 

La tredicesima,con una descrizione idiota: 

Nella mia strada c’è un albero legato a un cane e una signora con il cappello passeggia tutti i giorni vestita di visone,mi ricorda un canarino che mi regalò Samantha quando aveva sette anni.” 

La ventesima, con tre domande strane: 

Perché in aprile si vede peggio il canale porno?Perché ci sono poche “testerosse” nel FBI?Perché questa notte mi sono addormentato vedendo un programma di televendite? 

Nessuna di esse aveva un grande significato e mancavano di connessione, coerenza ,ne avevano nessuna logica tranne per un dettaglio.Tutte senza eccezione erano totalmente,genuinamente e assolutamente Mulder. 
Tardai varie settimane per capire quello che stava facendo e accettare quello che significava. 
Mi stava spiegando la sua vita.Mi stava dando i piccoli dettagli che fanno la routine e tra le righe,mi stava offrendo il suo passato i pillole oneste e tristi. 
Non erano lettere. 
Mi stava dando da leggere il suo cuore. 
Che cosa si fa di un regalo così?

Mai abbiamo parlato delle lettere. 
Né nelle chiamate telefoniche,né nell’e-mails di mezzanotte.Io continuai perché avevo necessità di scriverle e credo che lei continuò perché aveva necessità di riceverle. 
O lo voglio credere,come d’abitudine. 
Continuammo a parlare per telefono.Continuai a fare in modo che i miei compagni di lavoro mi odiassero,continuai a passeggiare con Samantha. 
E continuai a scrivere tutti i giorni. 
Fatta eccezione di qualche giorno che passai dormendo per recuperare la notte in bianco per il lavoro di vigilanza o qualche volta che la mia solitudine mi assorbì troppo anche per cercare di disfarmi di essa. 
Avevo una chiave segreta.Per esempio,se volevo scrivere”Scully,mi manchi quando vado a letto la notte,la quale cosa è curiosa tenendo conto che mai abbiamo dormito nello stesso letto. ”dicevo”Scully, oggi ho visto alcune lenzuola di Garfiel in un negozio di biancheria.Ho pensato di comprarle per il corredo e poi mi sono reso conto che avrei avuto bisogno di un pigiama con i disegni di Twitty il canarino per fare un coordinato.” 
Se avevo bisogno di dire”non so che faccio qui se tutto quello che voglio sta lì”scrivevo”ho calcolato gli stadi di baseball che ci stanno nella distanza tra Boston e Washington.Più di quelli che mi aspettavo ma meno di quello che sembra” 
Una chiave semplice.Parlare per non dover sentire nostalgia. 
Poche volte riuscii a scrivere quello che volevo dire.Come per esempio”già c’è gente che sta facendo la fila per Guerre stellari e questo mi fa pensare all’estate.Non abbiamo mai passeggiato insieme per vedere i monumenti ma potremmo farlo quando torno”. 
Aprile furono 30 giorni e 23 lettere. 
Il primo giorno di maggio,Samantha mi portò a passeggiare nei dintorni di un lago,abbastanza lontano dalla città.Andammo in macchina. 
Io portai la coperta e lei il pranzo. 
Il mio primo picnic a trentotto anni.Vedere per credere. 
Passammo il giorno parlando dei nostri giochi nei vigneti. Samantha ricordò uno dei miei preferiti. Nascondermi in casa,raggomitolato su me stesso in qualche luogo scuro e spaventarla con un ululato.Lei lo odiava,naturalmente. 
Me lo raccontò sorridendo e potei vedere le leggere rughe dell’età che disegnavano lievi segni al sorridere dei suoi occhi verdi. E osservare,la linea delle sopraciglia che ballavano per le risate e realizzare come era passato il tempo dalle nostre ultime risate insieme e mettermi a piangere quando capii improvvisamente, come se fosse la prima volta, quanto mi fosse mancata e rigirarmi come tante volte nella rabbia dell’ingiustizia ,e nell’odio per chi ci aveva strappato la nostra vita insieme. 
Come fratelli. 
Piangemmo abbracciati per un tempo indefinito che aveva qualcosa d’infinito e qualcosa di passato. 
Ad un tratto,il sole incominciò a cadere dietro al lago e raccogliemmo le nostre cose. 

“A Scully piacerebbe molto questo posto” 

Lo dissi senza pensare,mentre raccoglievo i resti del pranzo 

“Non ti ricorda i vigneti?” 

Samantha mi guardò allora,con un lampo di improvviso di riconoscimento negli occhi di gatto selvatico. 

“Fox…” 

“Sì?” 

“Scully non ha un nome?” 

Credo che sorrisi. 

“E’ una lunga storia” 

So che anche lei sorrise. 

“Ti rimangono alcuni mesi per raccontarmela”

Sprazzi di luce
…la verità è una balena bianca impossibile da acchiappare…
…fatti della sostanza con la quale si intrecciano i sogni…

 

La lettera arrivò un sabato. 

In maggio Boston cambia colore.Ne ho avuto la prova stanotte.Uscendo dalla casa di Sam, c’è un viale circondato da pioppi e verso le nove, quando fa buio, la luce filtra attraverso i tronchi.Ho visto questa stessa luce negli ultimi mesi. A volte è arancione, a volte rossiccia, a volte grigia.Ricordo che in febbraio era grigia. Ieri, per la prima volta, era purpurea…” 

Ricordo i dettagli come se avessi registrato un video e avessi passato settimane ad avvolgere il nastro per memorizzarlo. 
Il postino arrivò di buon ora.Generalmente mi piace dormire fino a tardi il sabato così che non aprii la casette delle lettere fin dopo le undici. 

…Credo che avevo quattordici anni.Allora vivevamo in una casa con un enorme portico e i vicini più prossimi stavano a un paio di chilometri.Ero solito andare a lezione dopo la scuola. Palla a canestro, soprattutto.Baseball per alcuni anni. M'impegnai anche con la musica.La signorina Roginski tardò sei mesi a decidere che il piano ed io non andavamo d’accordo.Anche così continuai ad andare alle lezioni.Credo che lei pensava che mi piacesse sua figlia.In realtà mi piaceva la sua biblioteca ma non lo dire ad alta voce, ho una reputazione da difendere…” 

Ricordo i raggi di luce che giocavano con le particelle di polvere della stanza.Ricordo l’odore del caffè mescolato a quello del burro.Ricordo di aver preparato la colazione meticolosamente,godendo di ciascuno dei piccoli rituali del sabato mattina. 
Poltrire nel letto per un quarto d’ora,rimanere sotto la doccia per mezz’ora,camminare con le pantofole per casa e poter assaporate ogni secondo che aspettavo ad aprire la lettera. 
A volte,prendevo le lettere e le divoravo ancor prima di avere avuto il tempo di svegliarmi del tutto. 
Però quel sabato e in generale,nei sabati come quello,l’unica cosa che volevo era fare di quella lettera un dolce delicato e ricevere con pazienza qualsiasi cosa Mulder avesse voluto dirmi questa volta. 
Era più voluminosa del solito. 

…Arrivavo a casa quando faceva buio.Dopo le lezioni continuavo a rimanere in biblioteca, o passeggiare da quelle parti.Non prendevo mai l’autobus per tornare.Preferivo rientrare per un viottolo sterrato che correva lungo la costa.Mi madre mi aveva proibito di tornare per la strada per paura delle automobili e così ritornavo per la stradina della costa.Era molto più lunga e man mano che mi avvicinavo a casa si andava facendo sempre più lunga…” 

E pesava. 
Un peso strano e rarefatto. 
Mi sedetti sul divano per leggerla.So che ebbi un presentimento ma non seppi decifrarlo. 

…Mio padre odiava aspettare per cenare.Questa è una cosa che ricordo con chiarezza.Non importava quanto io desiderassi tornare tardi,sapevo che non potevo rientrare più tardi delle otto se non volevo irritarlo.Credo che ricevetti più sgridate per la cena che per nessuna altra cosa durante quegli anni.Quel giorno arrivai alle otto e mezzo.Persi la nozione del tempo,mi sembra.Forse cercavo solo di irritarlo,forse volevo solo che mi castigasse.So che a volte cercavo il castigo.Non mi dette molte cose e i bambini finiscono per chiedere quello che non hanno ricevuto…” 

La calligrafia era più lenta del solito,più affaticata e più adulta dei tratti rapidi e impazienti di Mulder. 
Pensai che era una delle sue lettere nostalgiche che arrivavano un paio di volte al mese e mi lasciavano il cuore stretto per giorni. 
Lettere sull’infanzia, su Samantha, sui sensi di colpa. 
 
…Quando arrivai le luci erano spente. Tutte meno quella del salone. Papà stava vedendo la televisione e il mio piatto della cena era diventato freddo sul tavolo.Aspettai le grida che non arrivarono.Verso mezzanotte andò a dormire e mi lasciò solo nel salone.Non discutemmo mai più da allora. 
Non gli piacque che studiassi a Oxford però non mi disse niente. Disapprovò la mia entrata all’Accademia ma non disse niente.Mai condivise nemmeno una sola decisione della mia vita d’adulto però non me lo fece mai sapere .Dal giorno che mangiò la cena da solo e andò a letto da solo,non si aspettò più niente da me,non mi chiese più niente,non mi rimproverò niente. Passò dall’essere mio padre a essere un fantasma e…” 
 
Alla fine della prima pagina incominciai a sentirmi malinconica. 
E continuai a leggere quattro fogli di descrizioni come questa,di piccoli ritratti di famiglia ugualmente scoraggianti. 
Tutti scritti in stile Mulder.Senza dar loro mai troppa importanza,ma facendo in modo che assumessero il significato di un senso di colpa infantile che come una seconda pelle gli aveva dato rifugio. 
Alla fine della terzo foglio di ricordi familiari incominciai a sentirmi male fisicamente. 

A volte mi sentivo colpevole per averlo deluso.Però la maggior parte del tempo mi sentivo colpevole per non sentirmi sufficientemente colpevole.” 

Santo cielo, Mulder perché torturi noi due in questo modo? 
Lasciai la lettera varie volte prima di finirla.Mi alzai per prendere aria,per non mettermi a piangere,per riempirmi di rabbia verso suo padre per tanta solitudine,verso sua madre per la collaborazione silenziosa,verso Mulder che continuava a torturarsi per il passato,verso me stessa per non impedire che tutto questo mi coinvolgesse tanto. 
Ma fu l’ultima parte che mi lasciò attonita. 
 
Questa notte, Scully,mentre passeggiavo tra i pioppi stavo pensando a tutto quello che ti ho raccontato.Sono arrivato a casa e l’ho scritto per non doverlo ricordare più. 
Samantha ha due bambine, Scully.Due bambine sane, che passano il giorno tuffandosi in piscina con il salvagente e apprendendo a leggere. Samantha che fu strappata alla sua famiglia,che secondo tutti i miei calcoli,secondo tutti i miei assurdi schemi mentali dovrebbe essere un’inferma,un’invalida che suo fratello maggiore non ha saputo proteggere,è una madre con una vita attiva.Che significato ha tutto questo?Chi dei due ha vissuto una menzogna?Quando guardo indietro, Scully, mi chiedo chi di noi due fu salvato e chi fu condannato” 
 
Io anche me lo chiedo, Mulder.Mi chiedo perché rifiuti la salvezza. 
Me lo sono chiesto mentre leggevo ognuna delle tue lettere di quei mesi. 

Ho pensato a questo.Al significato che ha tutto questo.Per la prima volta in vita mia,forse incomincio a credere che non ha assolutamente nessun significato. Così che l’unica cosa che mi resta da domandarmi è che cosa ho appreso, che cosa ho vinto e che cosa ho perso nella mia vita” 

Il cuore mi batteva più in fretta verso la fine dell’ultima parte. 

Forse ho appreso poco,però qualcosa ho dovuto vincere in qualche momento perché sento che ho perso molto.” 

Non capii niente.Mi sentivo così piena di rabbia e tristezza che non capii niente e volli bruciare quella stupida lettera, scritta da un uomo stupido che aveva vissuto una vita preziosa e che era incapace di vedere i suoi meriti e che mi aveva rovinato la mattina del sabato e gli ultimi duemila sabati con le sue stupide nevrosi. 
E allora vidi l’ultimo foglio. 
Stava nella busta, piegata a parte, come se l’avesse scritto alla fine. Come se fosse un epilogo. 
Pensai che continuare a leggere sarebbe stato un errore ma uno di quegli errori che sei obbligato a commettere. 
La lessi cercando di sentirmi piena di rabbia. 
Ma quando finii mi misi a piangere e passai il resto della mattina piangendo, sciogliendo la mia rabbia in lacrime. 
Mi sento come se ti avessi abbandonato per un’altra ricerca insensata. A volte mi sveglio con l’impressione che non esisti e posso ritornare a dormire solamente se ti sento al telefono e mi racconti qualche assurdo razionale concetto scientifico. Ma tu esisti e stai lì. Gli ultimi sei anni. Così che qualcosa di buono ho dovuto fare, qualcosa ho fatto bene e qualcosa ho guadagnato perché sei tu quella che ho paura di perdere. 
Firmato. 
Mulder” 
 
Finito di leggere le ultime parole, la nostalgia mi avvelenò come un’iniezione ardente. 
Mi manchi tanto che non mi ricordo chi sono.

Mi resi conto che quella lettera era differente dalle altre finché non la terminai. 
Era l’ultimo sabato del mese di maggio.”Meno due mesi e tre giorni” 
(il mio nuovo sistema di misurare il tempo.Da quando mi autoinflissi questa separazione il cui motivo mi affanno a ricordare senza troppo successo, ho misurato il tempo a marcia indietro. Sei mesi per il mio ritorno a luglio, cinque mesi per l’estate, quattro mesi per Scully. Sempre per Scully) 
Lo passai a casa di Samantha. Mi organizzò una specie di barbecue familiare con suo marito e le bambine.Verso le tre si presentarono una mezza dozzina di parenti di Ben(indovina indovinello,Ben è il marito di Sam). 
Fui presentato come”Fox, mio fratello”. 
Ci fu silenzio.Una pausa piena di dubbi.Tra “Fox” e questo”mio fratello”balbettato, Samantha Mulder dubitò. 
Mi dissi che era logico.Un fratello non appare dal niente nella vita di nessuno.Era normale che dubitasse. 
Solo che il dubbio si installò lì, in qualche parte tra il barbecue e il mio animo. E continuò a rimanere lì per il resto della sera.Stava sempre lì quando tornai a casa. Non mi lasciò dormire finché non scrissi quella maledetta lettera. 
La scrissi d’impulso. 
E la spedii mezz’ora dopo. 
E passai il tempo cercando di decidere se dovesse arrivare al destinatario. 
Subito dopo, mi limitai a non stare in casa per tutta la settimana.Evitai le telefonate, mi industriai per rompere il cellulare e in generale stetti lontano da qualsiasi contatto con Scully per sei giorni. 
Una cosa è servire la tua insicurezza su un vassoio all’unica persona che può leggerti nel cuore. Dirle chiaramente che hai bisogno di lei come già sa. 
Un’altra cosa molto diversa è aspettare pazientemente la risposta. 
Non importa quanto Scully e io non abbiamo parlato di noi stessi. Non importa la quantità di cose negative che hanno turbato la nostra relazione. 
Sapevo che in quella lettera c’era una domanda. 
Mi sto bruciando io solo, Scully? 
Una preghiera, forse. 
Scully lo avrebbe saputo.Per sei giorni non volli sapere la risposta.Disperato di conoscerla, terrorizzato di ascoltarla. 
E se lei continuava la sua vita?e se lei è la mia speranza e io sono solo il suo passato? 
L’e-mail arrivò il settimo giorno. 
Aprii la posta elettronica aspettando un messaggio criptato di Frohike sui cerchi del grano in Arkansas. 
Quando aprii il programma mi aspettavano due messaggi. 
Uno veniva da Scully. 
Trattenni il respiro finché non finii di leggerlo. 
E continuai senza respirare molto dopo averlo imparato a memoria. 
 
Oggetto:Relatività 
I concetti fisici non sono enigmi e equazioni astratte. Non sono serie di numeri scritti sulla carta.La risposta ai misteri del mondo fisico proiettano la loro luce sull’essenza delle cose quotidiane, Mulder.La teoria della relatività dimostra che il tempo si confonde con la distanza.Le stelle che osserviamo nell’istante che chiamiamo “ora” sono solo tracce di luce che potrebbero venir fuori da un’esplosione originata milioni di anni fa e ora estinta, mentre i raggi di luce si estendono all’infinito a migliaia di chilometri al secondo.Per questo, guardare le stelle è guardare anche al passato.Guardare la distanza e guardare il tempo. 
Così che non è assurdo pensare che guardare verso Boston è guardare sei mesi. Anche se non so se Einstein sarebbe d’accordo nell’appoggiare l’idea che sei mesi sembrino sei milioni di anni luce. E sei mila miglia sembrino sei milioni di giorni. 
Se il tempo è relativo, a volte può sembrare infinito. 
E’ scienza, Mulder. 
Firmato
Scully” 
 
Mi manco tanto che non mi bastarono i polmoni per respirare tanta nostalgia e seppi che luglio non sarebbe arrivato mai abbastanza presto. 
L’unica cosa che mi salvò dalla mia stessa tortuosa sofferenza fu che realizzai anche dell’altro con la stessa certezza chiaroveggente:anche se dopo un inferno di attesa, luglio sarebbe arrivato. 
Isole
…la verità è una balena bianca impossibile da acchiappare…” 
…qualche giorno,non so quando,cammineremo sulla sabbia…

 

Samantha festeggiò il suo compleanno il 13 di giugno con una festa in famiglia. 

“Non venire elegante”mi disse al telefono. 

Stavo sul punto di ricordarle che non compiva gli anni in giugno ma lo aveva festeggiato così dalla sua scomparsa e in ogni modo,la data non smette di essere commemorativa a prescindere che sia vera o falsa. 

“Stupendo perché ho il tight in tintoria”le risposi. 

Passai vari giorni a pensare al miglior regalo possibile.Feci anche un giro di consultazioni. 
Frohike propose biancheria intima.Bella scoperta. 

“E’ mia sorella ,pervertito” 

Scully propose che fossi”io stesso” 

“Ma non troppo” 

Grazie per il chiarimento. 
Naturalmente,io cercavo qualcosa di semplice. Significativo,bello,personale.Ma ci sono pochi oggetti che siano capaci di dire”quando sognavo il tuo ritorno non ho mai immaginato che tu fossi migliore di quello che merito”. 
Una domenica passeggiavo vicino allo stadio dei Red Socks e mi ricordai di quando Sam e io eravamo soliti giocare a baseball sulla spiaggia.Io tiravo e lei raccoglieva.Anche se la metà delle volte,io tiravo,e nessuno raccoglieva e finivamo col litigare prima di cena. 
Fu allora che mi resi conto che tutti i miei ricordi infantili di lei erano associati all’immagine dei vigneti. 
E seppi quello che volevo regalarle. 
Impiegai un po’ di tempo in più a capire come regalarglielo.

Quando il telefono suonò di domenica immaginai che fosse Mulder. 
La voce di Skinner mi colse di sorpresa. 
Che mi domandasse se poteva passare per casa,mi lasciò attonita. 

“Senza dubbio,signore.Sarò in casa.” 

Un tono d’impazienza si sentiva nella sua voce severa di militare. 

“Arriverò tra mezz’ora,agente Scully” 

Passai l’attesa pulendo l’appartamento.So che è una sciocchezza ma mi sentii come se venisse mio padre a farmi visita o che il sergente dovesse ispezionare gli alloggiamenti. 
Si presentò vestito con pantaloni cachi e una camicia avorio a maniche corte. 
Se non fossi stata preoccupata,mi avrebbe fatto ridere.Non era una visione di Walter Skinner alla quale ero abituata. 
Quando oltrepassò la porta guardò l’appartamento al di sopra della mia spalla(ossia dall’altezza dei suoi occhi) e credo che fece un lieve cenno di assenso. 
Mi sentii ridicolmente orgogliosa. 
Ma continuavo ad essere impaziente. 

“Suppongo che si domanderà perché sono venuto a darle fastidio.” 

Ne morivo dalla voglia. 

“Non è un fastidio ,signore.Posso offrirle qualcosa? 

Mi chiese un caffè e lo invitai a sedersi al tavolo del salone. 
Non si scomodò a lodare l’arredamento o a commentare le condizioni meteorologiche né l’ondata di calore che ci asfissiava da settimane.Si limitò ad aspettare il caffè e a berne due o tre sorsi senza dire niente. 

“Immagino che continua ad essere in contatto con l’agente Mulder” 

Sembrava che non sapesse come iniziare la conversazione.Nemmeno io lo sapevo così seguii il suo processo mentale e gli risposi di sì senza specificare la natura di questi contatti. 

“Non sa se l’agente Mulder ha rinnovato la richiesta di tornare a Washington dopo la sua assegnazione a Boston?” 

Dove porta tutto questo, Skinner? 

“Non mi ha detto il contrario” 

Non è l’unico che può parlare senza parlare,signore. 

“Ma se è interessato alle sue intenzioni future credo che la via più rapida per risolvere i suoi dubbi sarebbe di mettersi in contatto con lui”Mi sembrò che il mio tono suonasse più tagliente di quello che avrei voluto.”Signore” 

“Non sono le intenzioni di Mulder quelle che mi preoccupano in questo momento, agente Scully” 

Ah no? 

“Ma le sue.”


I vigneti di Marta sono un isola a sud-ovest di Boston,a sud della baia del Massachusetts,di fronte alle coste di Nuova Bedford.Quando eravamo bambini, mio padre aveva lì una casa .Negli anni sessanta non ci vivevano più di seimila persone in tutta l’isola e prima che Samantha sparisse ero convinto che il mare ci proteggeva da tutto ciò che potesse andare male. 
Suppongo che se andassi ora lì, senza anni di ricordi sulla coscienza, mi sembrerebbe un rifugio estivo per ricchi però quando avevo dieci anni e vivevo di fronte alla spiaggia, i vigneti potevano essere la tua piccola parte di paradiso. 
Il giorno del compleanno di Sam- una domenica-lo passai pensando all’isola atlantica e irreale, alle nostre passeggiate in barca a Capo Cod in estate, ai bagni nella baia e alle notti dei barbecue fumanti in spiaggia. 
Pensai al primo bacio infantile estivo. 
Julienne Green, una vicina con le trecce bionde con la quale ero solito giocare a palla a canestro.Era troppo alta per avere tredici anni e io troppo strano perché i bambini della mia età volessero giocare con me, così che durante l’estate del 1972, Jules e io fummo i migliori amici del mondo. 
Ci baciammo alla fine di agosto. 
Avevo dodici anni e non ricordo niente di quel bacio impacciato. 
Tranne che pensammo che sarebbe stato divertente provare e che lei odorava di estate e zucchero. 
Ricordo anche che sorrise quando ci separammo. E ricordo che disse: 

“Non male, Mulder” 

(Anche allora mi piaceva che mi chiamassero Mulder) 
Mentre andavo a casa di Sam, il mio regalo scottava nella tasca. 
Bruciavo per l’incertezza di sapere se il regalo sarebbe stato il benvenuto. 
Sei preparata Sam? 
E non so per quale strana associazione mi ricordai di quel bacio segreto. 
Jules cambiò casa nello stesso anno, qualche mese prima che rapissero Sam. Non ho più pensato a lei da anni. 
In effetti, da anni non avevo ripensato niente che fosse antecedente al rapimento. 
E non riuscivo a capirne il perché. 
Quella domenica pensai molto a tutto questo. 
Molto. 
Sam mi dette il benvenuto e mangiammo fino a che credetti che avrei pianto insalate e dolci se non avessi smesso subito di ingozzarmi. 
Verso le tre , Sam aprì i regali. 
Ben le portò alcune piante per la serra e le bambine fecero collane di maccheroni e disegni con pastelli a cera. 
La grande sentimentale quasi si metteva a piangere. 
Io volli darle il regalo a quattrocchi, così aspettai che Ben portasse a letto le bambine. 

“Stavo per comprarti un gioco magnetico per i viaggi ma ho pensato che sicuramente già ne avrai uno” 

Mi guardò e capì che ero nervoso. 

“No devi regalarmi niente, Fox” 

Fece una pausa e abbassò gli occhi.

“Sono contenta che tu sia qui” 

Ora o mai più. 
Tolsi il regalo dalla tasca e lo prese con uno sguardo molto strano. 
Era chiuso in una scatola lunga foderata di velluto. E tintinnò lievemente quando glielo diedi. 

“Campanelle?” 

Aprilo, per amor di Dio. 
Non era incartato ma anche così tardò ad aprirlo. Sam è stata sempre di quelle che considerano il rituale dell’apertura dei pacchetti come facente parte del regalo stesso.
Finalmente lo vide e fece la faccia che io speravo. 
Stupore. 
Le chiavi brillavano nell’astuccio.

“Credo di non seguirla,signore” 

Walter Skinner stava seduto al tavolo del salone e il suo portamento severo e minaccioso pareva che occupasse tutta la stanza.Si tolse gli occhiali e li pulì con calma. 

“Scully, vorrei che capisse che quello che sto per riferirle è un’informazione confidenziale e che mi sto prendendo molte libertà, per rispetto verso di lei e l’agente Mulder, a venire qui a dirglielo” 

Bene,ORA sì che ero interessata.Vuole la mia attenzione Skinner?La tiene su un vassoio. 

“Sono consapevole che posso contare sulla sua discrezione in questa faccenda” 

Era una informazione retorica e io non mi disturbai a rispondere. 

“Non la considero il tipo di agente che alimenta le sue ore di lavoro ascoltando le chiacchiere dei corridori, agente Scully, così che non so fino a che punto conosce le voci sul supposto cambiamento della pianta organica del personale che le alte sfere pensano di fare.” 

Il mio viso rivelò la paura. 

“Non si agiti, nessuno sta pensando di eliminare la sua qualifica”Fece una pausa e mi guardò per la prima volta”Né quella dell’agente Mulder.” 

“Temo, signore, di continuare a non capire dove porta tutto questo.” 

Se fosse stato qualche altro lo avrei strapazzato perché parlasse.Ma è più facile strapazzare la muraglia cinese che Walter Skinner. 

“Suppongo che i giri di parole non sono il suo stile” 

No,signore. 

“Nemmeno sono il suo mi sembra” 

Credetti di vedergli uno scintillio dolce negli occhi. E per un momento tutta la sua figura si sciolse e tornò ad indurirsi. Come un’allucinazione. 

“Non è certo. Vede, agente, da quando gli agenti Spender e Fowley furono assegnati agli XFiles ci sono state persone nelle gerarchia di comando che hanno manifestato il loro scontento per corso che hanno preso le loro investigazioni e specialmente per il calo delle percentuali dei casi risolti.” 

Mi sentii orgogliosa ma dissimulai per pura dignità. Nemmeno accennai alla mia sicurezza che una di queste persone era seduta davanti a me con un caffè freddo in mano. 

“Sembra che questo cambiamento del quale non ho ancora una conferma ufficiale, può portare conseguenze in questo senso e dare maggiori facoltà di decisione ad alcune di queste persone.” 

Continuò a non menzionare il suo nome. 

“Mi sta dicendo che vogliono assegnare gli XFiles ad altri agenti?” 

Non mi rispose. 

“Quello che voglio dire è che è possibile che in un prossimo futuro si avranno nuove possibilità per questa unità” 

Non volli, ma un palpito di speranza fece un balzo nello stomaco. 

“Per questo credo che debba sapere qualcosa di più. In breve, forse domani di buon ora, il direttore aggiunto Kersch le farà arrivare un offerto per il suo futuro” 

Che? 

“Capo della medicina forense di Quantico, agente Scully” 

Che? 

“Non è ufficiale ma so che glielo offriranno” 

Che?

“Suppongo che non ho bisogno che le dica che significherebbe per la sua carriera” 

No, signore, so quello che significherebbe. 
So perfettamente quello che significherebbe.

Samantha guardò le chiavi senza toglierle dall’astuccio. 

“Fox…” 

“Sono della nostra casa ai vigneti” 

Sollevò la testa con un gesto brusco. La sua espressione era cambiata.Come se qualcuno le avesse tirato una tenda di acciaio e paura sul viso. 

“Quando papà morì mi lasciò la casa.Ti ho fatto una copia delle chiavi” 

Samantha continuò a non toccarle. 
Le spiegai tutto.Voglio che tu le tenga.Voglio che tu sappia che questa casa è tua come mia.So che credi che non è tuo padre anche così quella casa è il tuo passato ed è un tuo diritto.Chiunque tu sia. 
Voglio regalarti i vigneti, Sam 
Quando finii di parlare, mi sembrò che le tremavano lievemente le mani. 

“Già so che hai paura e non dico che devi andarci ora,o che devi andarci sola.Però credo che ti meriti di recuperare quei ricordi” 

La sua voce mi ricordò la voce infantile di una bimba di otto anni e per un secondo credetti realmente che fosse il 1972,che niente fosse cambiato. 

“Non so se lo voglio, Fox” 

Se fossi stato lo stesso di qualche anno prima le avrei gridato “devi tenerle”.La verità fa male ma è necessaria. 
Per fortuna, o per disgrazia tutti siamo cambiati. 
Finalmente, prese le chiavi e si alzò dalla sedia di vimini del portico.Una raffica della brezza della sera risuonò in fondo al giardino. 

“Da quando venni a Washington a cercarti, mio padre non ha più chiamato.Ho cercato di rintracciarlo però nessuno sa niente di lui.” 

Mio padre.Sentirglielo dire fu come una pugnalata. 

“Sam…” 

“Lo so che credi che non sia mio padre” 

Se solo sapessi la metà di quello che so su quest’ombra che chiami padre.Se solo avessi visto un segno delle sue tenebre.Se solo per un momento sapessi la terribile vendetta che immagino al sentire come parli di lui con affetto. 

“Forse non lo è. Non so se questo è importante per me, anche se so che lo è per te” 

Cercai di parlare. 

“Lasciami finire, Fox.Ci fu un tempo, dopo il mio ritorno, nel quale mi svegliavo ogni notte gridando e piangendo perché ricordavo alcune cose” 

Tutti noi Mulder abbiamo avuto i nostri incubi, come sembra. 

“Per me il passato significava dolore. Così che dimenticai tutto. E mi costò, Fox, mi costò moltissimo, ma lo dimenticai e vissi una vita senza di esso.” 

Anche io ho cercato di farlo, Sam.Per vent’anni ho cercato di farlo e gli incubi mi hanno svegliato la notte. 

“Quando venni a trovarti la prima volta, tutto ritornò in me.Ogni incubo,tutto.Per questo mi costò fatica cercarti.”Non chiedermi perdono per favore, non voglio altro perdono né altre colpe. 

“Ma in questi mesi, a volte, mi hai fatto ricordare. Sciocchezze. Giochi di bambini. Però cose buone.Cose che pensavo non fossero mai esistite.” 

Giocare a nascondino,il baseball,la spiaggia,i sandwiches di tonno,i baci d’estate. L’isola. 

“Tu mi fai voler ricordare,Fox” 

Dall’interno della casa Ben accese le luci del portico.Io nemmeno mi ero reso conto che si era fatto buio mentre parlavamo. 
Sam continuava a tenere le chiavi in mano. 

“Verrò con te, se lo vuoi” 

Parlare mi costò uno sforzo.Come se avessi la gola screpolata. 
Sam annuì piano. 

“So che ti fa paura” 

Continuò ad annuire. 

“Anch’io ho paura di molte cose” 

Tornò ad annuire. 

“Vuoi vedere mamma?” 

E quando incominciò a piangere ,continuo ad annuire più in fretta. 
E annuì come un bambino mentre l’abbracciavo.

Le persiane del salone erano semi chiuse per evitare che il calore afoso e umido di giugno filtrasse all’interno dell’appartamento.Le ombre intermittenti di luce cadevano sul tavolo del salone come messaggi in codice braille e illuminavano la mano di Skinner. 

“E’ un grande avanzamento di carriera,signore.” 

Capo sezione a Quantico.Ritornare nella gerarchia.Lavorare a qualcosa di stimolante. Insegnare. E allontanami di un altro passo dagli XFiles. 

“Agente Scully, in passato lei e l’agente Mulder non solo foste i maggiori sostenitori del progetto degli XFiles, credo che lei lo sappia meglio di chiunque che voi due foste gli XFiles.” 

Lo disse con tanta determinazione che sentii l’impulso di abbracciarlo. 

“Quando difendo questo progetto davanti alla gerarchia sono cosciente che la mia popolarità non aumenta, però lo difendo perché voi mi avete fatto credere nel vostro lavoro” 

E’ male che voglia piangere o dargli un bacio a prescindere dal fatto che continuo a non capire niente? 

“Ora l’agente Mulder sta a Boston e a lei stanno per offrire un avanzamento sostanzioso.La sua carriera   potrebbe avanzare verso mete, spero che sia cosciente di questo,che possono essere tanto alte quanto lei se le propone.” 

“Ho l’impressione che dietro di tutto questo c’è una domanda?” 

Me la faccia. 

“Il cambiamento dell’organico può riguardare anche me e in questo caso sarò nella posizione di impiegare i miei sforzi affinché gli XFiles siano restituiti a coloro ai quali appartengono.” 

E la domanda è… 

“La domanda è, agente Scully…” 

“Spettrale”, Skinner,mi ha letto nella mente. 

“Se i miei sforzi valgano la pena” 

Cioè. 

“Cioè ,ho bisogno di sapere se posso contare sulla determinazione dell’agente Mulder e sulla sua lealtà agli XFiles.” 

E’ una buona domanda, signore. 
Purtroppo, non ne ho la più pallida idea.

Molto tempo dopo, Sam, smise di piangere.Quando il freddo della notte entrò nel giardino.Continuava a stare accoccolata su di me e i rumori della città, i rumori dell’esterno,sembravano lontani e perfino belli. 

“Odiavi che ti chiamassi Fox” 

Stavamo da tanto tempo in silenzio che la sua voce mi colse di sorpresa. 

“E’ un nome di un animale” 

Ascoltai la risata soffocata di Sam risuonare contro il mio petto. 

“E un nome strano .Ma ti sta bene” 

Che bello.E’ facile dirlo quando il tuo nome non provoca sopraccigli arcuati e risate mal dissimulate. 

“E’ meglio di spettrale” 

Sam non lo sapeva così che le raccontai del mio “nome di battaglia” nel FBI, di come me lo fossi guadagnato ai crimini violenti e lo avevo conservato grazie agli XFiles. 

“Spettrale Mulder.E’ simpatico.Andavi pazzo per Halloween e per tutte le storie di streghe e fantasmi.Ti ricordi?Ti sta abbastanza bene.” 

La cosa certa era che non me ne ricordavo.Però come per il bacio di Jules Green,incominciai a ricordare anche le notti di Halloween in cui svuotavo zucche e spaventavo bambine,e i finti conciliaboli e gli esorcismi inventati e la mia passione per i libri di elfi e streghe di Salem. 
Perché avevo dimenticato tutto? 

“Non mi meraviglia che sei finito ad investigare sui fenomeni paranormali” 

Perché ho creduto che tutto si riducesse a Sam e ho dimenticato tutti gli altri motivi, le altre passioni. 

“Ancora ti mancano?” 

Dio Santo, Sam. Non so più niente.Perché ho fatto ciò che ho fatto, perché sono chi sono, perché era importate trovarti, perché ho vissuto la mia vita come l’ho vissuta. 
Volli parlare ma non sapevo che dire e la mia stessa voce balbettante mi suonò estranea. 
Un piccolo animale si mosse di fronte alla serra e fece scricchiolare un ramo. 
Sam si scosto da me e mi guardò con un’espressione curiosa e profonda che mi ricordò il suo viso quando era una bambina furba e curiosa. 

“Fox” 

“Sì?” 

“Non fu colpa tua” 

Seppi immediatamente a che cosa si riferiva. 

“Lo vedo nei tuoi occhi quando mi guardi.Credi che fu per colpa tua che mi rapirono ma non è vero.Eravamo bambini, la decisione non fu nostra.Avevo fiducia in te.So che avresti fatto a cambio con me se fosse stata tua la decisione” 

Qualcosa si mosse dentro di me .Qualcosa di morto, qualcosa di marcio. 
Colpa. 
La mia oscura madre. 

“Non fu colpa tua” 

Colpa. 

“Ebbi paura Sam, mi dispiace tanto” 

Colpa. 

“Non fu colpa tua , Fox” 

Non so cosa accadde. So solo che le credetti mentre lo ripeteva. 
Non fu colpa tua. 
Dio!, Sam, Dio!, quanto ho avuto bisogno di sentire questo da te e quanto ti ho cercato per sentirtelo dire. 
Fu il mio turno di piangere per delle ore. 
Quando smisi di farlo, sentii qualcosa di così poco abituale che mi costò identificarlo.Non so se lo avevo mai sentito. 
Mi sentii sollevato. 
Io, Fox Mulder, mi sentii in pace con me stesso. 

“Verrai a trovarmi qualche volta?” 

Lei lo aveva capito prima di me. 

“Come sai che vado via?” 

Sorrise con il suo miglior sorriso”mio fratello è scemo” 

“Può essere che io debba confrontarmi con il passato, ma tu devi confrontarti con il futuro. E credo che tu sappia che non sta a Boston” 

Io sorrisi con il mio miglior sorriso”mia sorella è molto perspicace” 

“Quando sei diventata tanto sveglia?” 

“Qualcosa dovevo pure valere essere tua sorella” 

Quel giorno vedemmo l’alba e nemmeno ricordo di aver sentito freddo e aver avuto sonno. 
Mia sorella aveva ragione. 
Per la prima volta in tanti anni,stavo pensando più al futuro che al passato.
Sentieri
…la verità è una balena bianca impossibile da acchiappare…” 
…sono stato a cercare nella mia anima stanotte…

 

Credo che la cosa più strana di tutte fu la semplicità con cui accadde.Come mi risultò facile prendere le decisioni che dovevo prendere. 
La mattina del 14 giugno, lasciai Sam nella sua casa con il recinto bianco e guidai per l’autostrada fino al mio appartamento. 
I colori dell’alba mi sorpresero per la loro nitidezza cristallina.Cielo azzurro marino,orizzonte arancione e turchese,luce malva e raggi di sole gialli e rossi.Il giorno si ridestò intenso e nuovo. 
In realtà tutto mi sembrò più nitido, più chiaro del solito.Gli effetti di una notte insonne, probabilmente. 
Quando arrivai a casa, presi un foglio di carta gialla e una busta affrancata.Avevo ripetuto il rituale novantasette volte prima di quella. 
Questa volta tardai meno di cinque minuti per finire la lettera. 
Nemmeno rilessi quello che avevo scritto.Misi il foglio nella busta, scrissi l’indirizzo a memoria e lasciai la lettera sul tavolino dell’ingresso per non dimenticarla quando sarei uscito. 
Entrai nella doccia e ripetei tutti i minuti dettagli quotidiani. Rasarmi, vestirmi, bere un caffè con molto zucchero e molto latte, legarmi le scarpe, lavarmi i denti. 
In qualche modo tutto mi risultò nuovo. 
E’ la chiarezza che danno le decisioni prese, immagino. 
Prima di uscire, feci due telefonate e chiesi due favori. 
Frohike si rallegrò per la chiamata e si sorprese per il favore. 

“Detto fatto,fratello” 

Skinner apparve qualcosa più che sorpreso per la telefonata, ma il favore non lo colse impreparato. 

“In realtà , è curioso che mi chiami ora, agente Mulder. E’ molto curioso” 

Quando uscii di casa, misi la lettera nella buca come le novantasette volte precedenti. 
All’interno c’era solo un paragrafo. 
 
Scully, 
Un tipo di Milwaukee ha passato tre settimane facendo la fila per vedere “La minaccia fantasma” e due ore prima che cominciasse dovettero ricoverarlo in ospedale per una indigestione(e dicono che la scienza può spiegare tutto…) Alla radio non smettono di annunciare che l’ondata di calore abbandonerà Washington in un paio di giorni.Chiaramente lo stanno dicendo da varie settimane. Frohike dice che da quelle parti le mosce stanno in sciopero per colpa dell’umidità. Due domande:Questo significa che dovremo andare al cinema in pantaloni corti?e in questo caso, puoi metterti la minigonna scura con l’apertura su un lato? 
Mulder

Tutto accadde come lo aveva previsto Skinner. 
Il mio telefono suonò alle quattro del pomeriggio di lunedì mentre io controllavo i precedenti di un agente di esportazioni di Omaha, Cleveland. 
Il direttore aggiunto Kersch mi convocò per una riunione nel suo ufficio per il giorno dopo, il 15 di giugno. 
Non ci girò molto intorno. 
Lodò il mio lavoro(“i suoi sforzi non sono passati inosservati…la sua formazione è stata sempre apprezzata dal FBI…”)menzionò gli XFiles( il suo legame con il progetto del agente Mulder…non ho dubbi che fu di grande importanza in passato…) e lasciò intendere chiaramente che quel posto era il migliore che potesse aspettarsi dalla vita qualcuno come me, che aveva passato gli ultimi sei anni al margine dei canali ufficiali e dalle possibilità di promozione. 

“E che lei non dovrebbe lasciarsi sfuggire un’opportunità come questa,agente Scully” 

Il suo viso inespressivo parve riempirsi di gravità. 

“Tra lei e me ,Dana…” 

Ascoltare il mio nome sulle sue labbra mi fece sentire improvvisamente inferma. 

“…tutti sappiamo che il suo talento e le sue capacità non si devono sprecare controllando precedenti.” 

Non gli ricordai che l’idea di una nuova assegnazione era stata sua al principio.Come castigo per l’esito degli XFiles. 

“E non è necessario che continui a pagare per errori passati o colpe di altri” 

No, signore. 

“Naturalmente, non pretendo che mi dia una risposta oggi stesso” 

Naturalmente. 

“Ciò nonostante,ho bisogno di sapere la sua decisione prima di venerdì.” 

Ci fu un silenzio scomodo che non mi disturbai a rompere. 

“E’ tutto signore?” 

Credo che il suo ghigno forzato quando mi congedò era una parvenza di un cortese sorriso. 
Fu tutto quello di cui ebbi bisogno per prendere la decisione finale. 
Anche se in realtà non ci fu molto da pensare. 
La decisione era stata presa molto prima. 
Venti anni fa.

Samantha passò per il mio appartamento martedì sera. 

“Ti stai affrettando.” 

Le scatole di cartone occupavano la maggior parte dello spazio,accompagnate da carte d’imballaggio e pezzi di corda. 
Parlò con una tristezza lontana anche se non smise di sorridere. 

“Avevo delle ferie accumulate e un amico mi ha fatto un favore con i documenti”Samantha assentì”In ogni modo non avevo molto da impacchettare” 

La invitai in cucina e servii due bicchieri de tè freddo. A lei non piaceva tanto come a me,ma non avevo molto di più da offrirle. 

“Suppongo che non hai mai desiderato di passare qui molto tempo” 

Non suonò come un rimprovero.Non risposi perché non avevo molto da dire. Boston era solo un’assegnazione temporanea.E’ stata sempre temporanea e tutti e due lo sapevamo. 

“Non è stato brutto averti da queste parti” 

Bevve dal bicchiere a piccoli sorsi. 

“No.Non è stato niente male.” 

Dopo venti anni, Sam, Non è stato assolutamente brutto. 
Tutti e due sorridemmo. 
Ad un tratto, fini il tè e scesi per comprarne altro.Quando tornai, Samantha stava impacchettando libri.Le disse che non c’era bisogno che mi aiutasse ma è più testarda di me. 
Deve essere la vena Mulder. 
Passammo il resto della sera facendo scatole e pacchetti e ascoltando la radio.Lei parlò di un po’ di tutto e fu gradevole ascoltarla e pensare,”mia sorella”.E dirlo senza sentire nessun segno di colpevolezza che si rivoltava nello stomaco. 

“Con Ben e le bambine andiamo a fare un’escursione domani” 

Per una settimana, come mi raccontò.Mi parlò di campeggi, una capanna in montagna e passeggiate in barca sul lago. 
Finimmo di fare i bagagli poco dopo le otto. L’annunciatore della radio presentava una canzone di Martha Reeves.Qualcosa su un andata di calore. 

“Dicono che a Washington fa molto caldo” 

L’accompagnai alla porta. Ogni passo mi costava più di quello precedente. 

“Mi porto le bermuda”scherzai. 

La voce piena e nera di Martha Reeves usciva dalla radio.In fondo alla stanza.Riempiendo l’aria di anima e ritmo. 
Io mi mantenni alla porta mentre Samantha mi guardò con un gesto dubbioso che non osava essere un addio. E immediatamente fu la porta che mantenne me. 
Mi invase la paura improvvisa che lasciarla fosse abbandonarla. 

“L’autunno nei vigneti era molto bello.Potremmo andare a novembre” 

Forse mi lesse nella mente, non lo so, ma la sicurezza della sua espressione mi fece sentire tranquillo. 
Sono tua sorella, non me ne vado da nessuna parte. 
Seppi che non sarebbe scomparsa dietro una cortina di fumo. 

“Scriverò”le promisi 

“Chiamami”mi fece promettere. 

Ci abbracciammo come avevamo fatto quasi sei mesi prima.Non un abbraccio disperato e pieno di passato, ma un gesto di affermazione, pieno di speranze. 
Di futuro. 
Quando ci separammo, qualcosa si agganciò nei suoi capelli. 
Tardò un paio di secondi per sciogliere la piccola croce di Scully dai suoi lunghi ricci castani. 
La guardò con un moto di sorpresa. 

“Non è mia”risposi alla sua muta domanda. 

“Sua?” fu tutto quello che chiese 

Assentii. 
Non ci fu bisogno di spiegare di chi.Di chi poteva essere? 

“Suppongo che l’ondata di calore non è tutto quello che ti aspetta a casa” 

A casa. Suonò strano sulle sue labbra. Casa. Sentii un’eccitazione alla bocca dello stomaco. 

“Non hai mai finito di raccontarmi la sua storia” 

Le brillarono gli occhi mentre lo diceva. E’ tanto furba che a volte ti viene la voglia di strapazzarla. 

“In realtà è una storia semplice”Lessi l’incredulità nei suoi occhi spalancati.”Lei ha la sua versione, il fatto è che sei anni fa mi mandarono una scienziata per spiarmi e ora ho fiducia solo in lei perché si prenda cura dei miei pesci” 

Riassuntivo,ma abbastanza vicino alla verità,no? 
Mi dette un colpo leggero sul braccio e finsi che mi facesse male. 

“Muoio dalla voglia di sentire la sua versione” 

“Anch’io”

 Alla fine ,uscì dall’ingresso e scese le scale con gesti leggeri e il suo camminare danzante. 
Non potei evitarlo. 

“Samantha!” 

Si girò e mi guadò in silenzio. 

“Mi mancherai” 

IL suo sguardo era una miscela di sogno e allegria. 

“Anche a me sei mancato, Fox”Il mio nome suonò con un tono di burla e affetto. 

E dopo una pausa aggiunse ”Non farla struggere di nostalgia per molto tempo ancora” 

Quando rientrai nell’appartamento, Martha Reeves finiva le ultime note della vibrante melodia e la sua voce contribuì ad allontanare il fantasma della solitudine per il resto della notte.


Uscii dall’ufficio di Kersch e quando entrai nell’ascensore il resto degli agenti zittirono. 
Per una qualche ragione, non scesi al mio piano, né al seguente. 
Continuai a camminare fino al garage e quanto me ne resi conto avevo lasciato alle mie spalle l’edificio Hoover. 
E poi lasciai indietro il resto dei palazzi e l’affollamento del traffico e presi una strada familiare sull’autostrada. 
Mamma non si meravigliò di vedermi a casa nelle ore di lavoro. 

“Dana!” 

Mi ricevette con un abbraccio caldo e un sorriso di madre che fa in modo che tutto appaia più sicuro e meno terribile. 
Passai la mattina a casa,cucinando nella vecchia cucina,impastando la farina per i biscotti al cioccolato e guardando i figli dei vicini dalla finestra.Mamma mi parlò di Tara, Bill e i bambini e anche dell’ultima lettera di Charlie. 
Non le raccontai niente della promozione e nemmeno lei mi chiese i motivi della mia visita improvvisa. 
Se l’avesse fatto,non so cosa avrei risposto. 

“Fox non deve ritornare presto?” 

“Mulder, mamma” 

Lo chiese facendo uno sforzo per ostentare indifferenza,ma evitò il mio sguardo per non dover mentire troppo e questo la tradì. 

“Tornerà a luglio” 

Voleva chiedere altro ma credo che non desiderasse intromettersi.Per qualche ragione,non mi domanda mai apertamente di Mulder né della nostra relazione.Forse il motivo è la mia freddezza. Comunque,a volte è scomodo e a volte è semplicemente più facile che parlare di lui. 

“Se ne sente la mancanza” 

Molto perspicace,mamma. 
La ringraziai perché non continuò a parlare di lui.Alcuni giorni sono peggiori degli altri quando lotti con la nostalgia. E quello era uno dei cattivi. 
Rimasi a mangiare e anche a riposare nel pomeriggio. 

“Fa caldo per uscire ora, Dana” 

E poi rimasi anche per la cena e mamma continuò a non chiedermi perché. 
E io continuai a non saperlo. 
E quando rimasi a dormire ancora non lo sapevo. 
Alle cinque e mezzo del mattino mi svegliò un incubo. 
Dovevo prendere un treno ma la banchina si faceva sempre più lunga e era sempre più piena di gente. Il treno si estendeva verso l’orizzonte e la folla mi impediva di camminare mentre la locomotiva usciva dalla stazione con un movimento lento ma inarrestabile. 
Non potei continuare a dormire e scesi nel salone per vedere la televisione. 
Trasmettevano via cavo”Via col vento” 
(“non so se ha sentito le chiacchiere”,”nuove possibilità per gli XFiles”) 
A stento vidi la televisione mentre le parole di Skinner si mescolavano all’offerta di Kersch e la sua espressione di simpatia forzata. 
(“Mete professionali che potrebbero essere tanto alte quanto lei desidera”) 
Mentre Rossella camminava per la stazione invasa da storpi e malati, di cadaveri e malattia, pensai a Quantico.Cercai di concentrare l’attenzione su di me che insegnavo ad un mucchio di studenti desiderosi d’apprendere.Cercai di pensare al lavoro che in un altro tempo mi era sembrato stimolante e pieno di possibilità. 
E non potei immaginare me stessa lontana da uno scantinato piccolo e male illuminato. 
Dalla mensola, una foto di Melissa mi guardò con la sua espressione placida e irrequieta. Stava quasi nascosta tra le rimanenti foto. Akab con l’uniforme bianca della marina, Bill e bambini con Tara, Charlie e io che giocavamo con la neve, io il giorno del diploma e una foto molto più piccola di Emily, che sorrideva con una smorfia infantile, innocente, dolorosamente graziosa. 
Mi mancarono tanto che desiderai stendermi sul divano e dormire per millenni fino a che potessi riavere mia sorella e la figlia che non fu mai mia.Se chiudere gli occhi fosse bastato a farle tornare,non li avrei aperti mai più. 
(“Ho bisogno di sapere se posso fare affidamento sulla sua lealtà e quella dell’agente Mulder per gli XFiles”) 
Se avessi avuto Skinner davanti a me glielo avrei detto. 
Che forse Mulder aveva completato la sua ricerca, che forse la sua lealtà stava da un’altra parte, che forse il sua viaggio era finito con Samantha, ma io non avrei smesso di cercare mentre la foto di Melissa e il ritratto di Emily continuavano a chiamarmi dalla mensola. 
Che la mia lealtà stava dove era stata sempre. 
Con la verità. 
Chiamai Kersh nelle prime ore del mattino e quando riattaccai chiamai Skinner. 

Sembrò piacevolmente sorpreso.”Stavo aspettando la sua chiamata,agente Scully” 

In realtà, quello che gli disse, lo avevo sempre saputo.Era curioso capire che tutte le decisioni cruciali della mia vita incominciarono il 27 novembre 1972 a migliaia di chilometri dalla mia esistenza e andarono tessendo una rete di avvenimenti che terminarono portandomi fino a dove stavo senza che io comprendessi mai la portata di tutto ciò che accadeva intorno a me. 

“Ho comunicato al direttore aggiunto Kersch la mia rinuncia alla promozione,signore”! 

Skinner stette zitto all’altro lato della linea. 

“Ha parlato con l’agente Mulder?” 

Risposi di no ,che le decisioni erano solo mie. 
Gli dissi ciò che Mulder non aveva mai capito.Che gli XFiles erano anche la mia vita.Per motivi miei. 

“L’altro giorno mi chiese del mio futuro e non le risposi” 

Si tenne in attesa. 

“Desidero dirle che se pensa di lottare per gli XFiles,non sarà solo” 

La sua voce di militare tardò un secondo a risuonare nell’auricolare. 

“Benvenuta, Scully” 

Uscii di casa dopo aver fatto la colazione con mamma e le promisi che avrei passato il quattro luglio con la famiglia. 
Quando arrivai a casa c’era una lettera nella cassetta vicino al giornale. 
Conteneva solo un paragrafo.Un paragrafo enigmatico scritto con la penna misteriosa di Mulder e la sua strana maniera di non dire le cose chiaramente ma per essere sufficientemente promettente tanto da riempirmi lo stomaco di farfalle. 
La lessi varie volte e la conservai per non farmi troppe illusioni.Luglio avrebbe tardato ancora qualche settimana per arrivare. 
Misi la televisione sullo stesso canale che avevo incominciato a vedere a casa di mia madre.Il film stava finendo e una irlandese cocciuta troppa simile a me supplicava suo marito che non andasse via da lei quando già era troppo tardi. 
Mentre l’ascoltavo, lessi le previsioni del tempo sul giornale. 
Red usciva dalla porta e Rossella lo salutava piangendo e prometteva a se stessa che l’avrebbe fatto tornare domani,che ci avrebbe pensato domani. 
Domani. 
Il giornale annunciava un temporale che avrebbe posto fine all’ondata di calore. 

“Sembra che ,alla fine,l’andata di calore che imperversa sulla costa est finirà cedendo al cattivo tempo.Si aspettano piogge e possibili temporali sulla capitale dello stato a partire da domani” 

Domani. 
Mi suonò strano e per qualche motivo inesplicabile mi fece sentire speranza. 
E una fitta misteriosa sotto lo stomaco,come se fosse un presentimento incerto. 
Domani. 
Non so perché mi sembrò una promessa.
Tempesta
…la verità è una balena bianca impossibile da acchiappare…” 
…Come lacrime nella pioggia…

 

La tempesta arrivò alla fine di quella settimana come un’esplosione annunciata anche se con un paio di giorni di ritardo. 
Mi prese all’uscita dell’ufficio il venerdì verso sera. 
Cominciò a poco a poco.La mattina albeggiò odorando di calore e afa, la brezza smise di soffiare molto presto e a mezzogiorno il calore si convertì in una nebbia densa che man mano andò cambiando colore e acquistando tinte premonitrici e oscure, fino al primo tuono che risuonò nel cielo verso lei sei del pomeriggio, quando l’intasamento dell’autostrada aveva già raggiunto dimensioni titaniche. 
I tuoni fecero tacere lo strombazzare nervoso del clacsons come se fossero schiaffi. E presto, l’autostrada fu una piena crescente di macchine e tergicristalli che funzionavano alla massima velocità. 
Stavo a mezza strada tra l’ufficio e casa mia quando mi ricordai che era venerdì ed erano tre giorni che non davo da mangiare ai pesci di Mulder. 
La scusa mi servì per cambiare direzione verso una zona meno affollata e guidai fino all’appartamento di Mulder sotto ad una pioggia spessa e benvenuta che continuò a cadere per tutto il resto del pomeriggio. 
Per radio gli spikers parlavano della chiusura della sessione del congresso e della densità delle precipitazioni. 
L’acqua continuava ad innaffiare la strada come un balsamo. 
Vicino all’appartamento di Mulder, un gruppo di bambine con i pantaloni corti e codini, sguazzavano nelle pozzanghere del marciapiede e sentii l’impulso di unirmi a loro e potermi bagnare nel frescura della strade intrise di pioggia. 
Quando riuscii a parcheggiare,uscii dalla macchina senza prendere l’ombrello e mi lasciai trasportare dal ritmo rapido delle gocce che cadevano su di me come acquazzoni benvenuti. 
Sommergendomi,bagnandomi,sanando. 
Non mi interessava delle scarpe di pelle italiana,del tailleur azzurro mare che indossavo.Al diavolo! 
Non pensai a niente. 
La tempesta,semplicemente mi ipnotizzò.

Si erano aperte le cateratte dei cielo. 
Non esiste definizione migliore. Dopo varie settimane di calore, il cielo si squarciò e inondò tutto quello che trovò sotto. 
Uscire dall’aeroporto vivo fu una un’impresa.Grazie al cielo riuscii a chiamare i ragazzi perché mi venissero a prendere.Un taxi in queste condizioni mi sarebbe costato un occhio. 
Anche se salire sul furgoncino di Frohike, Byers e Langly nemmeno fu una passeggiata sulla spiaggia.
(Lo chiamano “Oswald”.Mi riferisco al furgoncino. Che ironia!, perché l’ultima volta che lo avevano lavato JFK era ancora in vita.) 
Quasi mi vergogno a riconoscerlo, ma quando vidi l’espressione di Frohike all’uscita del terminal, sorridendo come un pervertito con il suo abbonamento a Playboy, io pure sorrisi come uno stupido. 
Credo che poi abbracciai Byers.Ma preferisco non pensare troppo a quello che significa. 

“La televisione via cavo non è la stessa senza di te,Frohike” 

Era sicuro. 
Tardammo alcune ore per arrivare al mio appartamento. 

“Hai pagato l’affitto tutto questo tempo?Che strano” 

Gli altri si meravigliarono come Frohike ma spigai loro che quell’appartamento era troppo buono per lasciarlo per una incarico temporaneo. 
Alla fin fine,essere un Mulder non mi ha dato molte gioie nella vita,ma mi è rimasto il denaro sufficiente per poter pagare sei mesi di affitto per una casa disabitata. 
Inoltre, avere un appartamento a Washington, mi faceva sentire che avevo qualcosa che mi aspettava .Che potevo tornare quando volevo. 

“Mulder, non è che venire a prenderti non sia stato emozionante”la voce di Byers risuonò tra il rumore dei tergicristalli e lo strombazzare di varie macchine,”però abbiamo immaginato che avresti preferito…Lo sai” 

Finsi di non capire e Langly fini la frase per lui. 

“Perché non è venuta Scully a prenderti?” 

“Non le ho detto che tornavo” 

Ci fu silenzio e vari inarcamenti di sopracciglia.Incluso Frohike spense il canale della polizia che aveva acceso. 

“Qualcosa non va?” 

Gesù,Maria e Giuseppe.Sembravano tanto preoccupati che mi venne da ridere.Ebbi una strana visione dei pistoleri solitari come i tre orsetti e Scully come Trecce d’oro in versione rossa.Fu sinistro. 

“Non succede niente,ragazzi.Tutto è stato un po’ improvviso e preferivo farle una sorpresa.Sarei passato da lei ora ma con questa pioggia preferisco aspettare domani” 

Credo che si sentissero sollevati. 
Tranquilli ,bambini,papà e mamma spettrale non si sono arrabbiati.Non ci sarà ancora il divorzio. 
Mi raccontarono che continuavano a tenersi in contatto con Scully. 
In effetti me lo raccontò Frohike e giurerei che cercava di rendermi geloso. 

“A volte le piace passeggiare per il lato selvaggio, Mulder”disse con un sorriso malizioso negli occhi. 

Erano poco più delle nove e mezzo quando riuscirono a lasciarmi al mio appartamento.Li invitai a salire ma li aspettavano più di cento copie da stampare del numero speciale estivo del loro giornale. 

“Non lo perdere, Mulder”mi gridò Langly dal finestrino”stiamo preparando un dossier sulla relazione tra Monica Lewinski e il servizio segreto israeliano.” 

A questo si unì il chiarimento di Frohike dal finestrino posteriore. 

“Il Mosad alla Casa Bianca e la Nasa su Marte, Mulder.Niente è una coincidenza” 

Entrai nell’edificio preoccupato della mia stessa felicità. 
Mi siete mancati, piccoli trols. 
Quando arrivai alla porta e tirai fuori la chiave, vidi una luce che veniva fuori da sotto la soglia e mi fermai di botto.

Ciof. 
I vicini di Mulder mi guardarono mentre salivo in ascensore.Una anziana signora con i capelli cotonati e una ragazza giovane con un bambino piccolo in braccio.La donna mi squadrò dalla testa ai piedi con la coda dell’occhio e le bastò un leggero movimento delle sopracciglia per censurare il mio aspetto. 
Andavo impeccabilmente vestita secondo l’ordinanza del FBI e inzuppata fino alle ossa. 
La porta dell’ascensore si aprì con un leggero Clik! E camminai lasciando impronte gocciolanti e facendo un divertente rumore con le scarpe. 
Ciof,ciof. 
L’appartamento era al buio e il rumore della pioggia contro i vetri accompagnava il suono smorzato del motore dell’acquario 
Un lampo scintillante brillò nel cielo della sera come un bagliore viola e l’appartamento si illuminò come per un’apparizione I mobili di Mulder erano leggermente coperti di polvere,addormentati e cullati dal silenzio. 
I pesci si mossero inquieti quando mi avvicinai e buttai il mangime nella vasca. Nuotarono rapidamente per divorare i pezzi piccolissimi come coriandoli. 
La casa odorava di chiuso però non volli aprire le finestre. Sotto l’odore invecchiato della solitudine, respirai un odore più vicino e molto più solleticante. 
Mulder. 
Il suo aroma continuava a essere presente dentro le sue cose.Alcuni libri riempivano gli scaffali e mi chiese che cosa si era portato a Boston e quali aveva lasciato. 
E nemmeno mi sentii colpevole quando iniziai a curiosare. 
L’inventario fu rivelatore.Aveva tre scatole di fagioli nell’armadietto della cucina ,insieme ad uno spray insetticida e un pacchetto dimenticato di detersivo.Il frigorifero era vuoto ma il congelatore era pieno di contenitori semivuoti.Una bottiglia di vodka intatta in cucina.Una coperta dai colori arancione e marrone dormiva placidamente sul divano di pelle nera,insieme con vari cuscini quadrati.Con mia grande sorpresa risultò che Mulder aveva una camera da letto. Ordinata, per molti versi Insipida,vuota.Ma ordinata. 
Ad un tratto incominciai a starnutire e a pensare ad una polmonite. 
La cosa più sensata sarebbe stata andarmene a casa e cambiarmi d’abito ma continuava a piovere a dirotto e per la prima volta in quel mese,incominciavo a sentirmi rilassata,invasa dalle cose di Mulder,immersa nel suo mondo di odori e colori smorzati. 
Ciò nonostante non avevo molto da mettermi. 
Detti uno sguardo nei cassetti.Aveva lasciato solo delle pantofole mai usate,alcuni calzini logori invernali,alcuni cambi di biancheria e magliette vecchie. 
Sentii un fremito strano quando mi misi una maglietta grigia dell’università di Oxford e un paio di boxeurs troppo larghi per me.Vinsi un principio di colpevolezza cercando di convincermi che il fatto che fossero di Mulder o no, era completamente secondario e che l’unico motivo per cui mi ero vestita con la roba di un altro(di Mulder, mi ricordò una vocina interiore), era il risultato di un cumulo di circostanze totalmente innocenti. 
Mi costò abbastanza,ma feci uno sforzo per non affondare il naso nella sua roba per assorbire i suoi ricordi e stesi i miei vestiti nel bagno. 
L’intimità mi fece sentire vicino a lui. E vulnerabile. E confortata. E,non volli riconoscerlo ,ma mi fece sentire sexy. 
In un angolo della camera da letto,una pila cd formavano una montagna piramidale e misi uno di Van Morrison mentre aspettavo che si asciugassero i miei vestiti e smettesse di piovere. 
Mentre ascoltavo il disco ,caddi addormentata sulle coperte,tra i tintinnare delle gocce e gli odori dell’abitazione di Mulder.

Il mio primo impulso al vedere la luce fu di portare la mano alla cintura e cercare la pistola.Immediatamente dopo, mi accostai alla porta per ascoltare qualche rumore. 
Sentii solamente silenzio. 
Tutto il mio corpo si tese in stato d’allarme. 
Misi la chiave nella serratura e girai con il minor rumore possibile. La porta si aprì dolcemente e l’interno mi ricevette con altro silenzio. 
La luce veniva dalla camera da letto. 
Continuavo a non sentire niente. 
Avanzai con la pistola puntata e utilizzai una gamba per aprire la porta. 
Il rumore lievemente saltellante di un hi-fi acceso ,mi ricevette all’interno.Fu l’unica cosa che potei vedere prima di fissare il mio sguardo sulla figura che dormiva nel letto. 
Sentii che mi iniettavano fuoco liquido nello stomaco e mi vennero meno le ginocchia. 
Scully. 
Raggomitolata sulle coperte,una ciocca di capelli rossi sulla guancia e vestita con la miei indumenti. Cento,mille volte più bella di quando l’avevo lasciata sei mesi prima. 
Non so quando tempo stetti in piedi di fronte al letto ,sostenendo la pistola automaticamente e ammirando quella bellezza tanto attraente che dormiva nel mio letto e con la mia biancheria. 
Non riuscivo ad assimilarlo. 
Il mio letto. I miei indumenti. Scully. 
Scully.La mia biancheria.Il mio letto. 
Continuai a non poterlo assimilare. 
Cercavo di interrogarmi su i motivi di quel benvenuto inaspettato ma era difficile elaborare un pensiero così complesso. 
Un gemito soffocato debole e umido le suonò in fondo alla gola e si mosse con un gesto felino per tornare nella stessa posizione. 
Pregai che fossi sveglio.Paralizzato davanti a questa visione solo remotamente reale,si,ma sveglio. 
Dio,no lasciare che sia un sogno. E se lo è non lasciarmi svegliare. 
La gamba di Scully, la gamba colore dell’avorio, rotonda e dolce di Scully, stava a venti centimetri dalla mia mano. 
La sfiorai solamente con la punta di un dito. 
Fu tutto quello che bastò per bruciarmi e sciogliermi. 
Tutto quello che bastò per svegliarla. 
Bruscamente reclinata sul letto, con i capelli umidi, quasi ricci e intrigati, Dana Scully mi guardò con gli occhi assonnati. 
Sei mesi senza quegli occhi. 
Il suo sguardo azzurro e fuoco mi lasciò debole e con la gola secca. 
E la sete, la sete che avevo accumulato per lei durante sei anni e sei mesi, la sete che avevo appreso a dominare come una seconda pelle, mi aggredì in quella stanza come una sensazione nuova e disperata. 
Fuori,i tuoni si sentivano sempre più vicini.
Acquazzoni
…la verità è una balena bianca impossibile da acchiappare…” 
…voglio fare con te quello che la primavera fa con i ciliegi…
 
 
Pensai che stessi sognando. 
Il mio ultimo ricordo cosciente era il suono dell’acqua e il contatto delicato delle coperte. E dopo, ero entrata in un sopore velato di stanchezza senza pensare a niente, finché mi aveva svegliato un tocco leggero che mi aveva strappato alla dolcezza ovattata del sonno. 
E allora lo vidi. 
A pochi centimetri dalla mia gamba, una statua immobile di fronte al letto.Con il braccio destro leggermente proteso verso di me.Vestito di nero.Jeans neri, maglietta nera e giacca di pelle nera ancora umida per la pioggia.Il mio angelo tenebroso.Un paio di gocce cadevano dai capelli e scorrevano sulle guance un po’ ruvide per la barba di un giorno. 
Volli credere di sognare. 
La luce del comodino cadeva sulla parete alla sua destra e i raggi gli disegnavano chiaroscuri tentatori sul viso. 
E mi guardava fissamente. 
Paralizzato, muto, indecifrabile. 
Terribile nel suo silenzio e nella sua bellezza. 
Potevo sentire la sua energia come una corrente elettrica che faceva pulsare le pareti della stanza. 
Dio!, Mulder, deve essere un sogno perché mi hai colto di sorpresa troppo in fretta e non riesco ad abituarmi alla tua intensità.Dammi il tempo per riavermi. 

“Stava piovendo” 

Gli dissi, anche se la mia stessa voce risuonò piccola e sconosciuta.Non fu una gran frase ma fu tutto quello che riuscii a dire. 
Lo stomaco mi dette una fitta e mi sentii vagamente nauseata. 
Mulder distolse lo sguardo dal mio per la prima volta. I suoi occhi mi osservarono in penombra da capo a piedi come se mi stesse leggendo dentro.   
Avvertii realmente nausea, e mi sentii un po’ preoccupata e senza controllo. Mulder non mi stava guardando. 
Si stava prendendo un vantaggio. 
Uno squillo violento lo fece saltare dal suo posto e tutti e due guardammo il telefono. Suonò tre volte e Mulder non fece nessun gesto per prenderlo. 
Io mi sentivo intrappolata come una farfalla inchiodata con le puntine da disegno alla parete. 
Si mise in funzione la segreteria telefonica e una voce femminile riempì l’abitazione. 

“Fox, sono io.Ho sentito della tempesta e volevo sapere se eri arrivato.Sono nella capanna con Ben, e le bambine volevano…” 

Non la lasciò terminare.Fece tre passi che mi sembrarono falcate di un gigante e prese la cornetta. 

“Sam,sono qui” 

Per fortuna, mi dette le spalle per parlare a telefono e la conversazione si allungò quel tanto che io potessi alzarmi dal letto e andare in cucina. 
Le gambe mi tremavano però riuscii a sostenermi. 
Mulder odorava quasi meglio di quanto ricordassi e la voce aveva una cadenza roca che mi sembrò nuova e promettente.

Non ero preparato. 
Guardando tutto da un’altra prospettiva e se devo essere sincero,riconosco che non ero preparato. 
Dubito,in tutti i modi,che qualcosa sarebbe stata capace di prepararmi a quella visione:Scully che dormiva nel mio letto, con i miei indumenti,come una immagine di fantasia,bagnata di ombre e luci.
Dopo sei mesi senza poter vedere come si muovevano le sue labbra mentre discuteva con me,dopo sei mesi senza sentire il calore della sua presenza nella stessa stanza e senza vedere come si dilatavano le sue pupille quando cambiava la luce e il suo umore.Dopo sei mesi trascorsi sognando di tornare a stare insieme e a volte sognando di stare insieme come mai prima. 
No,non sarei stato preparato nemmeno in un migliaio di anni luce. 
Rimasi paralizzato come se tutto il mio corpo fosse fatto di granito. Credetti che se mi fossi mosso Scully si sarebbe sciolta come un pugno di sabbia. Credetti di cadere a pezzi se avessi parlato. 
Ascoltare la sua voce fu il colpo finale. 
Un sussurro dolce che sembrava nascondere un pizzico di paura. 
Fece in modo che mi sentissi debole,che sentissi come stavo perdendo completamente il controllo di me stesso. 
Desiderai piangere.Piangere e affondare in quel letto e in quello sguardo in quelle gambe e quelle braccia di latte e in quei capelli di un altro mondo e altro tempo. 
Il telefono fu sul punto di farmi venire un infarto. 
Triplicò il mio ritmo cardiaco in un millesimo di secondo e nelle mie condizioni ,fui sul punto di scoppiare per un eccesso di afflusso di sangue. 
Era Sam.Ci misi un poco a reagire e rispondere al telefono ma quando finii di parlare avevo recuperato una buona parte di me stesso.Perlomeno mi reggevano le gambe. 
Scully era andata in cucina e si serviva un bicchiere d’acqua,appoggiata al lavello.Nel tempo che avevo passato a telefono,aveva messo le valigie nell’appartamento e chiuso la porta.

“Ti sarai spaventato,non ti aspettavo così presto.” 

La sua voce aveva sempre avuto questa cadenza dolce e sonnolenta? 

“Mi dispiace di non averti chiamato” 

Parlammo tutti e due contemporaneamente.Le disse qualcosa come “non importa”e io qualcosa come “volevo farlo ma era una sorpresa e bla bla bla” 
Si respirava paura nella stanza.Non solo tensione,ma paura. Intensa, elettrica, ipnotica paura. 

“Scully,non starai usando il mio appartamento per i tuoi appuntamenti,vero?Perché mi ha detto Frohike che avete passato qualche tempo insieme e non so tu cosa ne pensi,ma non è un buon partito” 

E allora ci guardammo in silenzio e fu Scully quella che si mise a ridere per prima. 
Tutto il suo viso si illuminò come se si stesse sciogliendo dentro e mi regalò uno di quei sorrisi per i quali gli uomini scrivono sonetti e costruiscono templi in Babilonia. 
Forse fu il risultato dello shock ma l’attacco di risate durò più del nostro solito e mi ritornò una parte della mia nozione di realtà. 
Scully e io. 
Insieme. 
Ora. 
E con tanto tempo davanti a noi,quanto lei sarebbe stata disposta a regalarmi. 
A qualcuno serve una prospettiva migliore? 
Non c’era niente in casa così che prendemmo una pizza per cenare.

Cenammo con una pizza. 
Metà con formaggio, prosciutto e peperoni(La mia preferita),metà con acciughe e ananas(la preferita di Mulder,perché no?) 
E bevemmo coca cola light(io ancora una volta) e tè freddo(Mulder ancora una volta) 
E parlammo. 
Riconosco che i primi minuti furono strani.Mi costò abituarmi di nuovo alla sua presenza,al ritmo modulato della sua voce,ai suoi movimenti sciolti,al suo humor leggero,a al suo alito vicino al mio.Ai suoi occhi cangianti che mi guardavano sotto la pelle. 
Ma passato il primo momento di violenza intossicante,tutto ritornò alla normalità, come se ci fossimo visti in ufficio qualche ora prima. 
Come se io non avessi passato sei mesi rimpiangendo quello che avevamo avuto e non avevamo avuto.Quello che ci era appartenuto e quello che arrivammo solo a sfiorare. 
Parlammo durante la cena e quando finì la pizza Mulder mise un po’ di musica e continuammo a parlare.Io mi sedetti sul divano con la coperta indiana come cuscino e Mulder continuò a stare seduto per terra facendo piccoli movimenti continui e tranquilli. 
Mi parlò dei suoi compagni di Boston e della routine del suo lavoro lì,dei cambi di stagione nel Massachusset,delle studentesse dell’università(solo per prendermi in giro),delle nipoti(gli si illuminò il viso quando lo fece)e di Samantha. 
Gli parlai della burocrazia della capitale,degli ultimi pettegolezzi dei ragazzi del laboratorio e delle ragazze dell’archivio, dell'ondata di calore e del nuovo ristorante giapponese che avevano aperto nel mio rione. 
Non dicemmo niente di significativo e ciò nonostate poter parlare fu liberatore.potei vedere come si alzava per prendere dei tovaglioli,come abbassava lo sguardo quando sorrideva, come gli brillavano gli occhi quando diceva una battuta a doppio senso. 
Mi sei mancato Mulder. 

“Sarei potuta venire a prenderti all’aeroporto” 

Incrociò le gambe e bevve un sorso della sua bibita. 

“Mi hanno portato i ragazzi.Inoltre volevo farti una sorpresa”disse con un tono serio e gradevole. 

Perché continuavamo a parlare con la voce più bassa del normale? 

“Anche se la sorpresa me l’hai fatta tu” 

Erano passate un paio di ore da quando era entrato nell’appartamento,ma questa fu la prima volta che mi resi conto che per tutto questo tempo ero vestita ancora con la sua camicetta e-ahi,Dio mio!-con i suoi boxeurs. 
Notai come ero arrossita e il calore mi saliva su per la guance.Balbettai quando riuscii a parlare. 

“Mi sono bagnata uscendo dalla macchina e no tenevo niente da mettermi, ero venuta   a dar da mangiare ai pesci e pioveva e non avevo niente da mettermi.” 

Non menzionai che avevo visto alcuni pantaloni sportivi nel cassetto e tuttavia avevo deciso di mettermi esattamente i suoi boxeurs. 

“Fa lo stesso,questa roba non è nemmeno mia”Pensai che parlasse sul serio finché non vidi la sua smorfia scherzosa  e recriminai inarcando le sopracciglia. 

“Qualcosa nella sua espressione mi fece credere che anch’io gli ero mancata. 

“In ogni modo ,vanno meglio a te che a me” 

Ne dubito,Mulder.Ne dubito molto.Comunque se vuoi toglierti i pantaloni possiamo provare a chi va meglio la tua biancheria…  
Gesù,avevo pensato io a questo? 
Credo che sentire la sua mancanza per troppo tempo aveva causato distruzioni irreparabili  nelle mie difese anti-Mulder. 
Quello che realmente mi spaventò fu rendermi conto che non ero spaventata per la mia mancanza di autocontrollo. O almeno non sufficientemente spaventata per non desiderare con tutte le mie forze che quella notte non finisse mai. 
Il cd era finito e un altro aveva incominciato a suonare. Mulder si alzò da terra, scostò la scatola della pizze che aveva vicino e si sedette all’altro lato del divano. 
Tutto il suo corpo si rilassò sulla pelle e la sagoma scura si fuse con il divano anch’esso scuro. L’effetto fece si che la sua espressione sembrasse più intensa. 
E mi fece sentire caldo alla bocca dello stomaco. 
Mi sei mancato, Mulder.Tanto che non mi riesco ad abituare a te. 
La tempesta riprese intensità dietro alle persiane e il risuonare dei tuoni incominciò a sentirsi di nuovo. 

“Hai portato l’acquazzone con te”sorrisi debolmente e mi sentii timida. 

Mulder osservò un secondo di riverente silenzio. 

“Non è l’unica cosa che ho portato” 

Il suo sguardo si posò su di me per darmi un abbraccio bruciante e il calore che sentivo allo stomaco si diffuse in tutto il corpo.


Aveva le gambe incrociate ,serpenti di riso e latte che cadevano sulla pelle nera del divano.Si era raggomitolata su se stessa ,come una pallina compatta dai grandi occhi azzurri che mi guardavano inquieti e fermi,inquisitori e sereni. 
Tutte le decisioni  che avevo preso negli ultimi giorni ritornarono in me come una ventata e mi sentii più sicuro di esse che di qualsiasi cosa avessi deciso prima. 

“Non è l’unica cosa che ho portato.” 

Mi portai le mani al collo e cercai di sganciare la croce. 
Il suo viso fu oscurato da qualcosa che mi sembrò sollievo e delusione. 
Il gancio mi scivolò tra le mani e dopo vari tentativi, Scully venne verso di me in ginocchio e avvicinò la mano al mio collo. 
Era fatta di vaniglia, le sue dita ,i suoi polpastrelli,le sue mani. 
Riuscii a sganciare la croce e mettersela senza spostarsi. 
Non potei smettere di osservarla mentre lo faceva. Così vicina. Così accessibile. 
Così vicino,così lontano. 
Parlò ad un centimetro del mio viso e il suo alito sfiorò il mio. 

“Non sapevo se fossi arrivata a recuperarla” 

Si riferiva alla croce però mi guardò mentre lo diceva.

“Ti dissi che sarei tornato.”Ti dissi che non avevo altro rimedio che tornare da te”Già è uscito La minaccia fantasma” 

Cercai di dirlo con un sorriso ma la mia stessa voce risuonò cupa. 

“Ho chiesto a Frohike due biglietti per domani.Se non hai niente di meglio da fare” 

Sorrise con uno dei suoi sorrisi improvvisi. 

“Dovrò consultare la mia agenda,ma sicuramente uscirà un buco.” 

Non potevo ancora muovermi. Continuai solamente ad allungare le dita e sfiorare la peluria del suo braccio. 
La tempesta risuonò un poco più vicina.Tre tuoni paurosi e tre lampi fiammeggianti che illuminarono tutta la casa e tolsero la luce a vari isolati provocando un generale black aut. 
La luce sparì improvvisamente e rimasero solo i lampi e il colore azzurro della notte estiva. 
Anche così il suo viso di porcellana continuava ad essere acceso. 

“Bellefleur”disse e dopo un momento di dubbio sorrise con gli occhi. 

“Punture di zanzara” e le brillò lo sguardo. 

“Ancora ricordo la camicia da notte, Scully”Abbassò lo sguardo e lo rialzò con le pupille un poco più dilatate”Ricordi quello che ti dissi?” 

Avevo la gola secca e parlare mi costò uno sforzo.Dovetti cercare le parole nel fondo di tutti i miei desideri,nell’abisso delle mie speranze. 

“Dicesti che gli alieni erano tra di noi”Volle trasformarlo in scherzo ma le mancarono le forze.Il mio dito cominciò un movimento circolare sul suo braccio e l’espressione di Scully tornò seria. 

“Dicesti che niente altro ti importava eccetto incontrare tua sorella e scoprire la verità:Mi dicesti che la verità stava lì fuori” 

Tremò sotto le mie dita ma non le mancò la voce.Io la sentii ferma e forse un po’ dolente.Non so. 
So che volevo solamente spiegarle quello che avevo scoperto in sei anni con lei e la tortura di sei mesi senza di lei. 
Il suo alito continuava a solleticare il mio viso e mi mossi verso di lei per sentirlo di più. 
Più caldo. 

“Mentii” 

Incominciai a sentire le palpebre pesati per il sonno.Un sonno greve fatto di gelatina calda. 

Ti stai sciogliendo sotto le mie mani Scully?E' questo che accadrà se soccombo al calore?”Allora non lo sapevo,ma ti mentii.Altre cose sono importanti,Scully”E sono stanco per negarle per paura di perderle”Tu sei importante” 

Stava ancora inginocchiata davanti a me,trapassando la mia sicurezza con le pupille generose.Una volta che incominciai a parlare,una volta che vidi come si scioglieva la sua espressione ,non potei fermarmi. 

“Non voglio continuare da solo, Scully.Non voglio continuare a fare niente da solo.In questi sei mesi ho tenuto mia sorella e ho compreso una parte della verità ma anche così no è sufficiente. E se riavrò gli XFiles nemmeno sarà sufficiente.Niente sarà sufficiente se non è con te.” 

Notai il tremore del suo mento dentro il mio corpo e l’accenno di singhiozzo controllato nelle mie vene,le sue lacrime trattenute nei miei occhi ,il suo respiro accelerato sul mio viso e la sua fronte sulla mia come se fosse la ripetizione cosmica di una scena simile che si era interrotta un anno prima. 
Solo che questa volta potei toccarla, alla fine.Quando si lasciò cadere su di me come un castello di carte e sussurrò al mio orecchio una sola frase eterna. 

“Misiemancato,miseimancato,miseimancato” 

Quello non fu un abbraccio fu un grido disperato.Ebbi voglia di schiacciarla contro me e proteggere la sua piccola statura tra le mie braccia.La toccai mille volte,milioni,cento volte. 
Carezze impetuose,rapide,insicure,impacciate. 
Finché l’abbraccio non fu più un ritrovarsi ma l’incontro di due corpi che si cercavano nell’oscurità.Finché lei avvicinò la bocca alla linea della mia mascella e alla pelle del collo.Finché la sua lingua non scivolò sotto le mie orecchie. Finché tutto non si fermò in quella notte simmetrica che era iniziata sei anni prima in un motel dell’Oregon. 
Non incominciare niente che non puoi finire,perché questa notte non ho la forza di pensare e non sopporto l’idea di fare di nuovo marcia indietro.

Ho avuto una visione. 
Mulder e io eravamo bloccati in una camera in penombra in qualche posto dell’Oregon. I lampi della tempesta ci illuminavano con raffiche poderose.Io ero coricata sul mio letto e lui quasi uno sconosciuto che mi raccontava la triste storia di sua sorella scomparsa e mi prometteva di non riposare fino a che non l’avesse incontrata.Ci parlavamo con sussurri e iniziammo a sentire una strana sensazione di appartenenza che mi atterriva e mi liberava in parti uguali. 
La visione si fuse in qualche modo con la sensazione di Mulder sotto le mie mani in un’altra stanza in penombra,in un’altra notte scura. E mi resi conto che la visione del passato erano solo gocce di pioggia se comparate alla tempesta che stava incominciando ad emergere da quell’abbraccio. 

“Niente sarà sufficiente se non è con te." mi ha detto.Io l’ avevo capito. 

Stavo viaggiando verso di te. 
Tutto questo tempo ho solo viaggiato verso di te. 
Mulder respirava a fatica sotto le mie carezze lente e le sue braccia mi cercavano da tutte le parti senza riuscire a trovarmi.Mi slanciai su di lui perché il peso del mio corpo era troppo per sopportarlo,le lacrime mi pungevano gli occhi e la gola anche se non avevo voglia di piangere.Volevo solo fondermi con lui e sentire che era tornato a casa .Assaporare quell’abbraccio confortante. 
Finché mille o duemila anni dopo, le sue carezze incominciarono a essere meno confortanti per iniziare ad essere brucianti. 
Ardenti. 
Finché sentii la punta delle dita da qualche parte sotto la maglietta,che mi tentavano cercando permesso in silenzio.Finché il suo collo comparve sotto le mie labbra e mi obbligò ad accarezzarlo con la lingua. 
Finché incominciai a morire lentamente mentre bevevo dalle sue vene come un vampiro assetato. 
Finché non ressi a ai suoi gemiti rauchi e incominciai a sentire che la mia parte più intima si stava sciogliendo e mi correva per le vene come lava calda. 
Un paio di tuoni caddero a pochi metri dall’appartamento e sembrò che il cielo stesse per cadere su di noi. 
Mulder tremò sotto le mie carezze e si separò da me con un gemito. 
Non ebbi la forza per alzare gli occhi e guardarlo. 
Ma sentii la punta delle sue dita che mi rendevano il viso come se avesse paura che potesse farmi a pezzi e sentii la sua voce che mi chiamava. 

“Guardami” 

Una voce disperata. 
Lo feci. 
E vidi una tenerezza verde e una passione azzurra mischiate in uno sguardo puro per il quale ho trovato solo un nome. 
Mulder. 
Avvicinò il suo viso al mio quando non rimaneva più spazio tra noi due socchiuse gli occhi e mi respirò. 
Sei anni dopo la nostra prima notte insieme,alla fine feci l’ultima passo verso di lui e lo baciai.

Fu lei che fece l’ultimo passo verso di me,come sempre seppi cosa sarebbe successo.Fu lei quella che avvicinò le labbra alle mie fino a che non rimase nessun posto dove nascondere il mio desiderio. 
Fu lei che mi baciò. 
Un istante dopo,scoppiai di piacere e fui io che continuai il bacio. 
La baciai in tutti i luoghi nei quali non l’avevo baciata. 
La baciai sulle labbra di caramello rosso e nella macchina chiusa fuori della casa di Eugene Tooms nel Maryland e il bacio ebbe il sapore dolce e pulito come se fosse fatto di tè freddo.La baciai più in là della sua lingua velenosa e calda in una sala della sotto commissione del senato dove l’avevo abbracciata qualche anno fa al ritorno dalla Russia e l’avevo sentita tremare.Le baciai le dita perfette e il collo tentatore che mi chiamava gridando, la baciai in un hotel isterico di Comity un una notte impazzita.La baciai nelle palmi delle mani e sui paesaggi gelati del suo ventre e nel letto dell’ospedale di Robert Patrick Modell dove un giorno le sue dita sfiorarono le mie in una carezza furtiva e eterna.Le baciai l’interno delle gambe e in tutti gli spazi remoti e liquidi del suo calore.La baciai su uno scoglio solitario al centro del lago Heuvelman dove una notte umida mi aveva negato il piacere di baciarla fino a consumarla. 
La baciai in tutti i luoghi nei quali non l’avevo mai baciata e in tutti i castelli segreti nei quali non avevo mai osato entrare. 
Dentro le labbra e le gambe,dentro il cielo e la terra.Dentro l’ospedale di Allentown e nel sottoscala oscuro di Washington. Dentro il suo paradiso mortale e il mio inferno dolce. 
La baciai mille volte per ogni luogo nel quale non l’avevo mai baciata.

Lo baciai in tutti momenti nei quali non l’avevo mai baciato. 
Lo baciai sulla bocca che si aprì davanti a me come un miracolo e in un’alba terribile nella quale morì Penny Northern e lui mi riportò alla vita con al sua fede,un abbraccio di benvenuto e uno sguardo risanatore. 
Lo baciai sullo stomaco quando tremò sotto le mie dita e le mie labbra e lo baciai quando tornò dall’Alaska e guarì dal virus sconosciuto.Lo baciai negli angoli di acciaio e velluto del suo corpo,nelle notti drammatiche degli ospedali,Allentown,Trinity,tanti ospedali,tante notti.Lo baciai nella curva delle sue braccia attraversate da vene,nel sorgere di un incendio distruttore che mise fine ad un ufficio e cercò di porre fine ad una vita di ricerca.Lo baciai sulla via supplicante dei suoi gemiti e nelle albe di piacere,in un campo perduto del Tennesee dove non seppi baciarlo. 
In un mezzogiorno perfetto in una banca di Home,Pensylvania;in una sera di terrore nella casa di Donnie Pfaster a Minneapolis,nell’alba senza fuoco in un bosco della Florida,e in un congelatore dell’Alaska. 
Lo baciai in tutti quei momenti nei quali avrei voluto farlo,e in tutti quegli istanti nei quali mi proibii di averne bisogno 
Lo baciai con tutti i baci che avevo sognato. 
Con tutti i baci che avevo conservato.
Alba

“…la verità è una balena bianca impossibile da acchiappare…”
“…fino ad avere trascinato una parte viva del cielo con sé…”

 

Il mattino albeggiò rinato. 
La pioggia andò diminuendo nel corso della notte e quando l’alba incominciò a schiarire,il sole filtrò tra le gocce di rugiada. 
Il giorno si svegliò profumando di nuovo.Di doccia e caffè e latte.Di sale e di respiro. 
Di Mulder. 
Addormentato insieme a me,respirando ritmicamente sulla mia testa,appoggiando la sua superba nudità su di me con una tenera inclinazione.Solleticando i miei sensi con la sua vicinanza.Tentandomi dalla tranquillità del sonno. 
Cercai di pensare come mi sentivo e seguii le tracce di tutte le mie insicurezze per trovare dei pentimenti,dubbi e paure. 
L’unica cosa che trovai fu calma ,qualcosa di simile all’allegria e un buco nello stomaco.Dedussi che era fame. 
Perché per la prima volta da molto tempo,mi sentivo soddisfatta. 
Avevo sognato prima il giorno dopo. E non voglio mentire.Non tutti i sogni erano belli.Infatti,la paura di questo avverbio incerto”dopo”,fu una dei timori che mi avevano trattenuta dal finire dove mi trovavo quella mattina. 
Tra le sue braccia. 
Ironicamente,dopo tanta attesa l’unica cosa che continuavo a pensare era:è questo.Questo è il destino. 
 Non lo potevamo evitare ,Mulder.

In alcuni momenti mi addormentai.Fu contro la mia volontà perché avrei voluto allungare quella notte tanto quanto mi fosse possibile. 
La prima cosa che notai quando mi svegliai fu l’odore.Un odore denso,salino,arso a fuoco lento per tutta la notte. L’odore di due corpi che anno mischiato i loro sapori. 
Ricordai la notte precedente per un solo istante chiaramente e il ricordo fu sufficiente per drogarmi di felicità. 
Poi subentrò il panico. 
Allungai un braccio per attirare Scully verso di me e trovai un letto vuoto. 
Non sto a farmi male ricordando la varietà di scenari che mi passarono per la testa i minuti successivi.Fino a che sentii un rumore in cucina e lo identificai come Scully che preparava la colazione. 
Il sollievo mi calmò come un bagno caldo. 
Avevo punture di spillo in tutto il corpo.Le ringraziai.Ogni passo ,ogni fitta di dolore mi ricordava i dettagli della notte precedente. 
Stavo sul punto di sentirmi colpevole per tanta felicità. 
In cucina,Scully passava in rivista gli armadi cercando del cibo.Vestita con la mia maglietta dell’università e apparentemente,niente altro. 
Sorrisi. 

“Hai visto qualcosa che ti piace?”


Cercavo di trovare qualcosa di veramente commestibile tra le cose di Mulder quando un’ombra che si muoveva mi spaventò dalla porta della camera da letto. 
Il mio ritmo cardiaco si moltiplicò per mille finché non mi girai e vidi che si trattava di Mulder. 
Allora si moltiplicò per diecimila. 
Era nudo sotto la cornice della porta,bagnato da una luce rossiccia dell’alba,alto,enorme,con uno scintillio sconosciuto negli occhi,disinibito come un bambino. Benvenuto,come un Apollo di miele e muscoli. 

“Hai visto qualcosa che ti piace?” 

Non c’erano secondi fini,ma mi vennero in mente varie risposte perverse alla sua domanda. E credo che vide la malizia nei miei occhi perché arrossì lievemente.Non per la sua nudità,bensì per il mio apprezzamento della stessa. 
Mi convinsi più che mai che la sua vera bellezza consisteva nella spensieratezza e nell’innocenza. 

“In questa casa non c’è niente di commestibile?”

 Questa volta fu lui che mi guardò come si guarda un dolce esotico dopo un mese di digiuno. 

“Definisci commestibile” 

E allora fui io che arrossii fino alla radice dei capelli. 
Mulder avanzò verso di me attraversando il salone,invitandomi a dissetarmi della sua presenza.Invitante e sicuro di se stesso. 
Non è che gli mancavano i motivi per esserlo ma mi risultò strano vederlo in pace. 
Quando arrivò in cucina ,sia avvicinò e mi prese per la vita.Mi sentii piccolina,eterea. 

“Così che hai ancora fame?”Il suo primo bacio della mattina aveva il sapore della frutta matura.”Certamente troveremo qualcosa nella mia dispensa” 

Incominciai a pensare che con il tempo questa nuova intimità mi sarebbe potuta risultare terribile.Ma quando si sollevò per sedermi sul tavolo,smisi di pensare  a tutto tranne alla naturalezza del suo abbraccio e la destrezza con la quale riusciva a ridurmi un ammasso di gemiti soffocati e desideri urgenti. 
Quando Mulder si concentra in qualcosa lo divora fino a trasformarlo in una parte di se stesso.Lo studia con passione fino a comprenderlo nell’intento disperato di saziare la sua fame di sapere.Per sei anni lo avevo visto impiegare questa passione in mille XFiles,ma saperla diretta verso di me,sentirla nel calore delle sue carezze,mi dava come una dipendenza. 
Paurosamente liberatrice. 
Non so come ma sentii la necessità di dirglielo.Di cancellare i suoi tormenti e le sue colpe e fargli sapere ciò che faceva per me.Quello che mi aveva detto l’anno prima e ogni giorno prima di questo e ogni giorno dopo.Con gli sguardi,con le lettere,con il suo respiro al telefono,con i baci lunghi e pigri.Improvvisamente avevo bisogno di dirglielo,dare voce a tutto questo. 
Tu mi completi, Mulder 
E’ così semplice. 

“Mulder” 

La sentii ma ero troppo occupato a baciare i contorni delle sue orecchie per prestarle attenzione. 

“Mulder” 

Alla fine decisi di emettere un brontolio simile ad una affermazione. 

“Parla” 

Il panico rassomiglia molto ad un'iniezione elettrica nel petto.Lo sentii quando su scostò da me. Pensai: ci siamo.Il discorso numero uno dei miei incubi intitolato”E’stato un errore” e meglio conosciuto come”Ammazzami, ora, Scully, sarà più rapido” 
Per mia sorpresa il discorso fu un altro.Molto più insperato.Anche se all’inizio mi fece pensare a qualcosa di molto brutto. 

“Mulder,questa notte non ho potuto dire niente” 

“Veramente ,verso le tre hai gridato il mio nome ai vicini.Varie volte,in effetti.Lo interpreto come un buon segno” 

Posso baciarti ora o mi stai abbandonando?Sembravano le mie due uniche opzioni. 

“Parlo seriamente” 

Lo faceva. 

“Io anche” 

Lo facevo. 

“Non sono molto brava in questo” 

Non avevo idea a che si riferisse con “questo”,ma Scully è mai niente di meno che perfetta in tutto quello che decide di incominciare. 

“ Non mi hai dato questa impressione” 

Raccolse l’allusione e lessi un lampo di timidezza appassionata nei suoi occhi color dell’oceano. 

“Voglio dire che non mi riesce facile parlare di ciò che sento” 

Avrei riso se non avessi visto la serietà della sua espressione. 
Me lo hai detto sempre,Scully,Ogni tuo gesto,ogni salvataggio dell’ultima ora,ogni volta che hai detto”Non è probabile “invece di dire”sei pazzo” mi ha dimostrato quello che senti. 

“Mi piacerebbe pensare che già l’hai fatto” 

Con ogni bacio,con ogni abbraccio,con ogni volta che hai sussurrato il mio nome nei momenti puri del piacere.E' più di quello che osavo sognare. E cercai di dirglielo. 

“No è necessario che…”ma mi  interruppe e capii che qualsiasi cosa le palpitava dentro,aveva bisogno di dirlo molto più intensamente di quanto io avessi bisogno di ascoltarla. 

“Ti sono stata fedele fin dal primo giorno”. 

Ebbi un sussulto nello stomaco e subito mi si seccò la gola.Lei sorrise con gli occhi. 

“Non mi riferisco al sesso,anche se ,per essere sinceri,non sono stati sei anni molto movimentati” 

Cercai di articolare qualcosa debolmente e sorrisi un poco. 

“No” 

Lei mi guardò con gesto appassionato e mi sentii adorato nella sua integrità.Completo nella sua serenità cristallina 

“Sono stata fedele al tuo credo e alla tua causa.So che a volte sembro poco …aperta”Fece silenzio e mi zittì con una sopracciglio inarcato. ”e non ti occorre fare nessuna battuta” 

Non avevo intenzione, Scully.Per una volta. 

“Ma ho sempre creduto in te.Ho creduto nel lavoro,negli XFiles, nel fare ciò che è giusto, e sottolineare una differenza. E anche se a volte ho dubitato della validità del mio apporto in questo lavoro, mai ho dubitato della sua validità e del tuo onore” 

Non ho mai saputo come lo fa e quella mattina lo capii ancora meno.Non credo che riuscirò mai a sapere come può farmi sentire migliore di quello che sono.So solo che desiderai abbracciarla per il resto della mia vita e vedere l’alba con lei per tutti i miei giorni futuri. 

“Come riesci a sopportarmi?” 

Mi regalo un sorriso burlone e affettuoso. 

“Sono cattolica.Sto raccogliendo meriti per entrare in cielo” 

Che ironia! Io ho dovuto farlo in passato perché già mi hanno accettato. Abbracciato a Scully in cucina.La mia porzione di cielo. 

“Sto solamente dove sento che devo stare”mi disse con voce convinta e con un tono pieno di sfumature.”E con chi voglio stare. 

Mi baciò con la sua passione contenuta, con il suo onore alto, e la sua lucida fermezza.Con le sue promesse per il futuro. 
Mi separai di un millimetro dalle sue labbra. 

“Allora raccogli le forze,perché sarà un viaggio molto lungo” 

Le sue mani mi abbracciarono sotto le spalle e il suo ammiccare fu sincero e complice e il suo sorriso si aprì davanti a me come un ventaglio di tenerezza.

 “Non abbastanza,Mulder” 

Io anche lo sentii.Che tutto il tempo del mondo non ci sarebbe bastato finché eravamo insieme.Lei me lo ha insegnato.Me lo disse una volta in una notte oscura, seduti in un lago coperto di nebbia.Che la verità è una balena bianca impossibile da acchiappare.Allora non arrivai a comprenderlo, credo che nessuno dei due lo comprese.Lei mi avvertì dei pericoli di cercare di cacciare la balena. E io volli farle capire che il mio destino era cercarla.Eravamo Akab e Starback, che lottavano per capirsi. 
Fu necessario separarmi da lei.Fu necessario una sorella perduta.Furono necessarie molte ricerche,raggiungere molte mete,molte fallimenti insieme a lei per comprenderlo. 
Che cacciare le balene bianche non solo è una missione impossibile, ma inevitabile. Che per quanto sfuggente sia la verità, non possiamo smettere di cercarla, anche se scompare sempre davanti ai nostri occhi come un orizzonte incerto.Anche se non esiste, anche se non è abbastanza.Forse l’ho appreso tardi, ma credo che finalmente l’ho capito.Che tutto è un viaggio. E che la cosa importante,non è dare la caccia,ma navigare senza affondare. 
Insieme. 
Questa è la verità,ho cacciato la mia balena bianca.
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