Le fanfic di X-Files

Finster

William alla ricerca di suo padre
Autore: Viovio
Pubblicata il: 25/09/2009
Tradotta da: Angelita
Rating: G, per tutti
Genere: ANGST, MRS/RSM
Sommario: William alla ricerca di suo padre
Note sulla fanfic: Sono pazza e sono cosciente di questo (Jops, come suona male!) Questa fic è una specie d' esperimento per questo ho bisogno del vostro aiuto. Feedback. Inoltre è il mio primo tentativo di WIP. 1°: Il nome Finster viene da Chuckie Finster, l’affettuoso, fantastico e geniale personaggio dei Rugrats. Sarò infantile, ma vado matta per la serie. 2°: Il nome Chimos viene dalle caramelline. Un venerdì aspettando il treno in stazione spesi gli ultimi spiccioli che avevo per comprarne un pacchetto e fui felice per un momento perché mi fecero ricordare molte cose della mia infanzia, diciamo che mi "teletrasportarono" in un momento felice della mia vita. Come direbbe il Polvorón" Quanta felicità in così poco denaro!" 3°Ringrazio JRR Tolkien e Herman Melville per aver diviso con il resto del mondo i loro pensieri. Grazie ! Ovunque voi siate.

Archiviazione:
Altre note:
Disclaimer: Gli scritti pubblicati in questo sito sono di esclusiva proprietà degli autori. Beyondthesea.it non è in alcun modo responsabile degli scritti suddetti e dei loro contenuti. Gli autori, pubblicando le loro opere, si assumono ogni responsabilità sulle stesse. Tutto il materiale presente sul sito non può essere riprodotto in mancanza del consenso del proprietario dello stesso. Questo sito non ha fini di lucro. I personaggi presenti nelle storie pubblicate sono di proprietà dei rispettivi autori e dei titolari del copyright.
Chimos

Finster, i miei amici mi chiamano William Finster perché ho i capelli rossi. Il mio vero cognome è Mulder, sono un fanatico del formaggio brie, del succo d’arancia e degli Yankees di New York: Ho dodici anni e il mio sogno è volare con un teletrasportatore nello spazio profondo. Il mio migliore amico si chiama Thomas e vive a circa tre isolati da casa mia. Ho un cane nero che si chiama Nantucket e giochiamo a frisbee nel giardino. Mia madre è medico e passiamo sempre insieme i sabati, durante le vacanze e a Natale andiamo fino alla capitale del paese a trovare la nonna, mi piace perché dobbiamo prendere l'aereo. Viviamo a Seattle, non mi lamento, ma sarei più felice alle Hawai. Sono portiere della squadra di Hockey sul ghiaccio della scuola e mi piace moltissimo pattinare. Sono nato un tredici di gennaio in un paese sperduto del Nord Georgia…

Tutto nella mia vita è apparentemente gradevole. Salvo che mi manca mio padre per fare con lui tutto quello che i figli fanno con il loro padre…

In questo momento sto facendo un riassunto della mia vita per il seguente motivo, perché ho visto come il signor Harvey ( meglio conosciuto come il padre di Thomas) insegna a Nate( ovvero il fratello piccolo di Thomas) a lanciare la palla da baseball. Mi piace tanto stare in casa degli Harvey. Si respira un'atmosfera familiare di quelle che ti avvolgono all’istante. Non voglio dire che nella mia casa non si respiri quest’aria, non capitemi male, è semplicemente qualcosa di diverso. Tommy ed io siamo seduti sulle scale del portico. Le foglie ramate coprono il terreno del giardino e una zucca con occhi e bocca ci ricorda che Halloween è vicina. Precisamente sono venuto a cenare a casa di Tommy per parlare del mascheramento di quest’anno. Insisto: non ho intenzione di travestirmi da granchio un’altra volta. Mi rifiuto di fare l’idiota in questo modo. Quest’anno voglio impressionare la gente, voglio che siamo irriconoscibili.

Nate è completamente negato perfino per mettersi correttamente il guanto. Li guardo, perplesso rimpiangendo ciò che mai ho potuto rimpiangere per non averlo mai avuto. Vedo tutti e due a rallentatore. Suppongo perché idealizzo il momento. Credo che la gente che ha quello che gli altri desiderano avere non si rendono conto di un mucchio di cose. Per esempio, per Nate avere il padre al suo fianco è un fatto completamente normale. Io li sto guardando mentre organizzo mentalmente la mia vita. Capite quello che voglio dire?

"Ragazzi, la cena è pronta"

Questa è la signora Harvey. Sa che le sue crocchette mi fanno impazzire.

" Chi arriva ultimo è scemo! "

Tommy mi ha appena dato un colpetto sul collo e se n'è andato correndo.Va a rendersi conto della situazione.

Ci sediamo tutti e cinque a tavola. Molo, il loro cane guarda attento. Ed allora c’è la benedizione del cibo. Gli Harvey sono ebrei, lo zio di Tommy è il rabbino della comunità. Io sono cattolico e la domenica devo alzarmi presto per andare alla scuola parrocchiale, mi annoio, però mamma mi obbliga ad andare. Credo che sia per come diventa "pesante" la nonna con questo tema.

Allora, nel mezzo delle mie elucubrazioni, appare a tavola un vassoio enorme di crocchette dorate e un sorriso da scemo mi arriva da orecchia ad orecchia.

"William, quante ne vuoi?"

Avevo già detto che Melanie Harvey è straordinaria?

"Già sa che mi piacciono tanto, così che…"

E mi riempie il piatto di queste piccole palline succulente. Ummmmmmm.

" A che ora ha detto tua madre che sarebbe passata a prenderti, Finst?"

Tommy vuole approfittare fino all’ultimo minuto che stiamo insieme, non possiamo vivere l’uno senza l’altro. E’ il fratello che non ho mai avuto.

"Ha detto quando finirà la guardia, verso le nove"

Mia madre è molto amica di Melanie e preferisce che rimanga qui che solo in casa o con una baby sitter. Ed io sono pienamente d’accordo.

" Credo che ci sia la partita della NHL in televisione. Will sei dei nostri? Credo che hai tempo per vedere fino al primo intervallo"

Me lo chiede il signor Harvey. Come dire di no? Inoltre è l’allenatore della squadra e gli piace commentare il gioco.

"Certamente, Signor Harvey"

Lo dico mentre vedo Nate dare una crocchetta a Molo. Questo bambino è senza rimedio!

La cena trascorre senza altre novità e prima della partita Tommy ed io decidiamo di mascherarci da mostri del lago Ness con bave e alghette comprese.

Ci mettiamo tutti e quattro davanti al televisore. Insistiamo perché Melanie si segga con noi, ma non acconsente perché non condivide la nostra passione per il Puck. Migthty Ducks contro L.A.Kings, interessante, molto interessante. Abbiamo una coppa piena di pop corn e due litri di coca cola, si può desiderare di più?

I dodici giocatori muovono magistralmente le mazze. I coltelli dei pattini lasciano solchi brillanti sulla pista. Lo stadio è abbastanza pieno e il pubblico inneggia alle rispettive squadre.

E’ favoloso vedere le partite con gente che la vive come la vivi tu. Mia madre viene sempre a vedermi quando può, ma…bene, io so che non l’entusiasma troppo. Quello che veramente le piace è il baseball e mi rendo conto che ogni volta che andiamo ad una partita c’è una nota di rimpianto nel suo sguardo quando vede il diamante. Scommetterei i miei romanzi di Tolkien che è qualcosa che riguarda mio padre, quello che succede è che non domando per evitare mali peggiori.

Quando resta un minuto per la fine del primo dei tre tempi e quelli di Anaheim sono leggermente in vantaggio qualcuno bussa alla porta. E’ mia madre, lo so. Melanie va ad aprire. Prevedo che tra pochi istanti riceverò un bacio da mia mamma. Improvvisamente un attaccante resta solo davanti al portiere e …Uff, che peccato! Faccio un salto e strabuzzo gli occhi allo stesso tempo che mi scappa un "Merda"

"William, bada a come parli. Loro non ti sentono"

Va beneeee,mamma, va beneeeee. Si avvicina e mi dà uno scappellotto e un enorme bacio.

"Mamma ! Sembra due secoli che non mi vedi"

E’ dipendente da me. Che ci possiamo fare?

"Sei cresciuto, Will?"

Scherza, così che mi astengo dal rispondere. Mi scompiglia un poco i capelli e mi guarda con i suoi grandi occhi. Cosa farei senza di lei?

"Vieni, Will raccogli le tue cose, andiamo"

Quando mi alzo per andar via, Tommy interviene nel discorso.

"Dana, lascia che veda la fine della partita, per favore ! Mia madre è contentissima di offrirti un caffè"

Mamma ci guarda e io assumo l’espressione di cane bastonato( so che non fallisce mai).

"Sì, Dana questo pomeriggio ho fatto un plumcake buonissimo. Lascia i ragazzi e vieni nel portico a parlare delle nostre cose."

Grazie, Signora Harvey. Credo che si sia convinta.

" D’accordo, solo il secondo tempo"

So che vedrò la partita per intero. La tengo in pugno. Non sono cattivo, vigilo sui miei diritti, è chiaro?

La partita è stata emozionante, mi dispiace che finisca perché odio separarmi da Tommy, ma tra meno di dieci ore ci vedremo a scuola.

Il signor Harvey mi ricorda che domani c’è l’allenamento e sabato la partita e Melanie continua a spiegare la differenza tra la meringa e le chiare battute a neve.

Salgo in macchina e guardo dal finestrino. Nate mi caccia la lingua e Tommy sorride.

"Will, la cintura"

Mi rifiuto. Mi rifiuto di mettere al cintura per percorrere per meno di cinque minuti un tranquillo quartiere residenziale alla periferia di Seattle.

"Mamma, per favore!"

Sempre seguendo le regole, per quello che mi piace seguirle.

"Hai ragione. Mi dispiace è l’abitudine"

La notte copre i marciapiedi e i giardini e solo le foglie si muovono leggermente. Arriviamo al garage della nostra casa. E’ troppo grande per tutti e due ( bene, per noi tre se includiamo Nant. I cani contano?) e ci avanzano un paio di stanze, per questo mi piace che venga mio cugino Math. Ha tre anni più di me, ma ci traviamo bene insieme. In estate vado a passare un paio di settimane a San Diego e m'insegna a fare il surf. E’ grande e nel suo gruppo di amici c’è una ragazza della mia età con la quale vado particolarmente d’accordo. Chattiamo spesso, si chiama Rachel, passa le estati con la nonna a San Diego, ma vive a San Francisco e le piace fare i puzzles.

Prendo lo zaino e scendo dalla macchina. Mamma mi passa un braccio sulle spalle e comminiamo insieme fino alla porta. Il suo odore vicino mi fa sentire protetto, comodo, in famiglia. Apriamo e Nantucket si slancia su di noi. Mi accovaccio e mi poggia le zampe pelose sulle ginocchia. Mi lecca la faccia con la lingua rosa porcellino e abbaia per darci il benvenuto. Poi va dietro mia madre. Salgo le scale a due a due entro nella mia stanza e mi sento completo, come se le pareti si adattassero a me e mi dessero il benvenuto in silenzio. Sulla porta c’è una targa con una scritta "Finster’s World" e un astronauta disegnato.

Non so perché ma in questo posto mi sento al sicuro, come se fosse fatto a mia misura. Sulle pareti ci sono un mucchio di posters : Uno di Andy McDonald (il leggendario attaccante dei "paperi"che giocava quando sono nato) un altro di Canseco (perché le vecchie glorie , sono le vecchie glorie), un anagramma dei Nicks( I Sonies non mi convincono), un paio di Star Wars e per ultimo uno fortissimo che dice "I WANT TO BELIEVE" in lettere enormi. Era il poster che stava sulla parete dell’ufficio dei miei genitori nel palazzo Hoover quando erano agenti del FBI, prima che io nascessi.

Butto lo zaino a terra e mi avvicino all’acquario. Anche questo apparteneva a mio padre. Vedete: quando sono nato, qualcuno minacciò mio padre e lui finì per allontanarsi da noi per evitare che ci facessero del male, che gli facessero del male. So che è vivo. Mia madre non mi ha nascosto niente sull’argomento ad eccezione di una cosa: so che lei sa dove vive, però è un segreto. Mi ha promesso che un giorno me lo dirà. Di tanto in tanto arrivano lettere ed e-mail che ci dicono che sta bene, che sente la nostra mancanza e che spera che un giorno la situazione smetta di essere pericolosa e possa tornare da noi. Non l’ho mai visto, però so che arriverò a conoscerlo… o almeno lo spero.

La mia scrivania è zeppa di quaderni, figurine e fumetti. Vicino alla finestra c’è il telescopio. Posso passare notti intere guardando il cielo e le stelle.Sogno che in qualche posto di questo mondo anche Fox Mulder le guardi pensando a noi. Quest’estate alle tre del mattino in una notte d’agosto trovai una stella che non c’era in nessuno dei miei libri di astronomia. Se trovi una stella puoi registrarla con il nome che vuoi. La mia si chiama Chimos. Suppongo che penserete che sono pazzo, ma quella notte avevo mangiato tre pacchetti di queste caramelle rotonde con il buco. Mi venne così senza pensarci. Chimos in questo momento sta brillando con una luce che arriveremo a vedere dalla terra tra molto, molto tempo. Deve essere affascinante esplorare lo spazio, sentirsi fluttuare nella polvere cosmica. Molte volte sogno tutto questo, il conto alla rovescia, i razzi, le stelle…

Do in occhiata all’orologio e penso che sia troppo tardi per accendere il computer e tenere una video conferenza con i miei tre pistoleri solitari preferiti. Quando andiamo a Washington andiamo sempre a trovarli. Il loro rifugio è fantastico e non c’è settimana che non riceva un esemplare del loro giornale, dicono sempre che mi lasceranno la "bottega" in eredità.

Gli scaffali sono pieni di libri e cd. Mi affascina leggere e apprendere. Non posso tenere mai la mente quieta. Sono una di quelle persone che pensano che dormire è perdere tempo, che la vita è breve e che ci sono troppe cose che non conosco e poco tempo per scoprirle. Sono un infaticabile cercatore di verità. Suppongo che sia genetico. Che posso farci?

Mi tolgo i vestiti mentre guardo la mia mazza da hockey, appoggiata alla parete vicino ai pattini. Manca poco per la grande partita. Si tratta dell’incontro d’andata contro i Bumble-Bees di Saint Louis. Ci pestano sempre e io finisco ridotto in polvere. La mia squadra si chiama i Foxes di Elliot Bay. Curioso il nome Foxes eh?.La nostra maglietta è azzurro chiaro, viola e rossa e l’emblema è una volpe super forte color miele. Quando la indosso mi sento "Finst il Super" e non sono un attaccante come Tommy. Il segreto sta nel concentrarsi sulla mazza e il disco e ignorare tutto il resto, lasciare che il mondo giri ad una velocità differente, per me esiste solo lo spazio compreso tra i tre pali della mia porta. Anche così finiscono sempre per marcarmi in poco nei momenti decisivi della partita.

Quando ho già messo il pigiama mi viene una voglia enorme di una tazza di latte con i Corn Flakes. Scendo le scale correndo. Mia madre è seduta sul tappeto e sta appoggiata al divano, credo che stia leggendo la cartella clinica di qualcuno dei suoi pazienti.. Mamma lavora nel migliore ospedale di Seattle. Un giorno sono stato al suo ambulatorio ed è fantastico. Se mi va male entrare alla NASA farò un pensierino sull’essere medico. Nantucket gioca con un dolce di plastica vicino al camino. Entro in cucina, mi preparo il latte con i cereali e vado nel salone.

"Che fai, mami?"

Alza gli occhi da ciò che stava leggendo e mi guarda.

"Niente, credo di preferire che mio figlio mi racconti qualcosa d’interessante su ciò che ha fatto oggi". Chiude il dossier e mi guarda come per dirmi che ho tutta la sua attenzione. Sorrido. In un certo senso ognuno di noi ha solo l’altro e credo che sia per questo che stiamo così bene insieme.

"Vediamo…La verità è che non ho molto da raccontare…Chimos brilla oggi in un modo tutto speciale. Credi che ci accadrà qualcosa d’eccitante?"

Dico con ironia.

"Quando sei così sarcastico mi ricordi moltissimo una persona"

So a chi si riferisce. Di solito scelgo la strada facile e non domando…Oggi mi sento avventuroso.

"Questa persona è papà, vero?"

Un alone di nostalgia le copre il viso e gli occhi azzurri. Mi odio quando faccio cose di questo genere, ma so che se continuiamo a parlare e si scioglie e racconta cose si libera del peso che le fa sentire che lui non esiste. Conosco mia madre, le costa mostrare quello che sente, ma quando lo fa tuuuutto va molto meglio.

"Come lo sai, William?"

Eppure so che è sveglia! A volte si rifiuta di vedere cose evidenti come lo sguardo malinconico che accompagnava la frase di prima.

"Mamma, dopo tutto sono suo figlio e sembra che l’intuizione di mio padre sia venuta a me"

Mai la ringrazierò abbastanza per il fatto che mi abbia parlato di mio padre da sempre.Avrei odiato se fosse stato un tema tabù, uno sconosciuto…Credo che avrei odiato anche lui per averci lasciato. Ma so la storia vera e mio padre, a parte il fatto che sia mio padre, è il mio eroe. Lasciò tutto quello che aveva per non perderlo del tutto, ci lasciò così consolandosi solo a guardare il firmamento e a pensare che noi stavamo sotto lo stesso cielo.

So tutto su i miei genitori: come si conobbero, che lavoravano in uno seminterrato investigando casi paranormali, che minacciarono mio padre che dovette andar via e che quando io avevo qualcosa più di un anno mia madre decise che era meglio lasciare Washington e cambiare lavoro.

" L’intuizione e la poca voglia di dormire. Domani hai scuola, così che…"

Do un ultimo sorso al mio latte poi un bacio della buonanotte a mia madre, brontolando perché non ho sonno, lei mi da una pacca affettuosa sul sedere, spegne la luce e dice che anche lei va a dormire. Nantucket sale le scale dietro di noi. Il salotto resta oscuro e silenzioso.

Quando entro nella mia stanza guardo con il telescopio un’ultima volta, do la buonanotte anche a Chimos e poi mi metto a letto.Mi giro e mi rigiro e non smetto di pensare. Dopo un po’ di tempo l’insonnia lascia il passo alla semincoscienza e questa mi avvolge finché non mi addormento.Sogno verdi praterie e elfi che fanno il gioco dell’oca contro cavalieri Jedi, io li guardo dall’alto di un albero nano, con rami ritorti e foglie lunghe e lisce.Sfiora il surrealismo, suppongo che sono un poco pazzo, ma i pazzi aprono la strada che poi seguiranno i savi.. Uno degli elfi mi tira una mela, rossa, brillante…sto per morderla…Voglio morderla…

"…RINGGGGGGGGGGGGGGGGGGGG…"

Lo stupido bramito della sveglia mi teletrasporta da Finster’sWorld-Terra di Mezzo a Seattle in un solo secondo. Apro gli occhi e la mattina fredda e grigia mi invade dal vetro della finestra.

Qualcosa si slancia su di me e incomincia a riempirmi di bava. Nant! Meno male che è solo un Cocker Spaniel e non un mastino, perché altrimenti sarei morto schiacciato alcuni anni fa.

"Su, Wll, la colazione è pronta!"

Solo questo mi consola: succo d’arancia e le crepes di mia madre.

Rapida colazione, dopo di essermi lavato e vestito convenientemente, do un rapido bacio a mamma , raccolgo lo zaino e vado nel garage per prendere la bici. Tommy mi chiama da fuori. Lui si alza abbastanza prima di me perché consegna i giornali nel quartiere, poi andiamo insieme in bici fino alla scuola.

"Sei pronto per l’allenamento intensivo di questo pomeriggio, Finst?"

Tommy lo dice con un tono malizioso perché sa quanto mi preoccupa vincere la partita del sabato.

"Sì, Thomas, sìììììììììììììììì"

Strabuzzo gli occhi, perché non mi piace che mi tocchino la fibra sensibile e in questo caso il mio punto debole è la dannata partita.

Arriviamo in classe, salutiamo i nostri amici( pochi, ma buoni). Sopportiamo cinque ore di soporifere spiegazioni,perché per quanto gradevole sia la materia i professori tendono a trasformarla in qualcosa di mortalmente noioso e le lezioni diventano interminabili battaglie navali tra Tommy e me, anche se i miei voti sono molto buoni, paradossi della vita.

Il pranzo mi piace. Il mangiare della scuola non sarebbe quello preferito di un gran gourmet, ma quello di oggi non è stata del tutto malvagio.

Arriva l’ora dell’allenamento. Arriviamo agli spogliatoi e apro l’armadietto. Mi metto le protezioni e gli indumenti adatti, lego i pattini, prendo il casco la mazza e esco sulla pista. Tommy si sta riscaldando e facendo lo sbruffone.E’ straordinario, quando sta su ghiaccio sembra che voli. L’anno scorso gli offrirono di passare nella squadra di pattinaggio artistico, ma lui rifiutò perché non voleva abbandonare l’hockey.Io non cado certamente a faccia a terra, ma non ho il suo stile, suppongo che per questo sono il portiere.

Esco sulla pista. Sembra che gli altri non sono ancora arrivati.

"Vieni, Finst!"

Frena mettendo i coltelli a "T" e mi guardo come se volesse intimidirmi.

"Vieni, Finst che cosa?"

"Che andiamo a misurare i tuoi riflessi. Non voglio che rovini un’altra volta il sabato"

Quando Thomas Ethan Harvey si mette a punzecchiare è caaaaaaattivo e sa dove pungere.

"Bene, d’accordo. Tu tira tre volte nella mia porta e staremo a vedere chi vince"

I fari della pista danno al ghiaccio una luminosità matta e azzurrata. I coltelli dei pattini di Tommy producono un sibilo speciale, è musica. Il mondo incomincia a rallentare e la mia concentrazione s’impone su tutto ciò che mi circonda.

Mi metto in posizione. Thomas fa lo stesso. Fisso il mio sguardo sul disco, tondo e così nero che sembra rompere l’armonia del ghiaccio.

Tommy avanza fa scivolare il disco con la mazza da un lato all’altro. E’ nato per questo sport. Si avvicina, mi concentro, mi concentro…lancia. Cerco di pararlo, ma non posso. Merda.

"L’invincibile Thomas Harvey,uno. L’ingenuo William Mulder zero."

Non parlo continuo a concentrarmi al massimo. Tommy prende di nuovo posizione. Fissa i suoi occhi color miele sul disco e su di me alternativamente. Vuole distrarmi, ma io non permetto che ci riesca. Torna a prendere la rincorsa, si avvicina, muove la mazza indietro per dare l’impulso. Colpisce il disco e il rumore risuona per tutta la pista. Solo-il-disco-ed-io-solo-il-disco-ed-io. Mi muovo, mi lascio andare e fermo il disco. Formidabile.

"Bababababa, è stata fortuna, ragazzo! Chi vince ora è il migliore"

Prende di nuovo posizione. Chiudo gli occhi per un momento, so che è uno stupido gioco, ma mi servirà per acquistare pratica. Ho bisogno di tensione, molta tensione, come se tutto dipendesse da me, come se lo stadio dipendesse dalla mia porta. Non c’è niente di più importante per me in questo momento che questo disco color giaietto. Questo è il segreto. Tommy si avvicina ed io ci metto tutta l’anima, tutti i miei desideri e tutta la mia volontà per fermare il disco. Spara e il disco viene diritto verso di me.Rimangono meno di tre metri per arrivare fino a me. Lo desidero, desidero parare, lo desidero. Improvvisamente il disco si ferma nell’aria , fluttua per qualche secondo. Lo guardo allucinato.Dopo cade al suolo producendo un rumore cupo e lontano. Non posso reagire. Gli occhi spalancati di Tommy accompagnano la sua respirazione agitata che ora risuona in tutto il padiglione. Mi sento strano. Ho paura. Ho fermato il disco senza toccarlo.

Il silenzio della pista è invaso da risate e voci. Gli altri membri della squadra stanno arrivando. Tommy continua a fissarmi. Tutti e due siamo impressionati. Ora sto tremando. Tutto si confonde con il vociare dei ragazzi nella pista.

"Che ti succede, Will?"

Rispondo come posso all’allenatore.

"N-no-no, semplicemente non mi sento molto bene. Vado nello spogliatoio, allenatore"

Fa di sì con la testa. Io mi giro e me ne vado. Guardo indietro. Tommy continua ad osservarmi perplesso.

Nantucket

Sono arrivato agli spogliatoi tremando, pallido come il ghiaccio che copre la pista. Non posso credere a quello che è appena successo.Era stata una sensazione stranissima e unica come se la mia mente avesse anticipato il mio corpo per fermare il disco nell’aria. Mi sono seduto nello oscurità della stanza, su una panca di legno tra due file di armadietti. Non sono cosciente di quanto tempo sto qui semplicemente a pensare.

"Finst, sei qui?"

La voce do Thomas percorre lo spogliatoio rimbalzando sulle pareti. Credo che si sente spaventato come me. Non rispondo. Continua a essere pietrificato.

"William? Per favore rispondimi, voglio solo sapere se stai qui"

"S-S-sto qui, Thomas"

Mi sono spaventato a sentire il filino di voce che mi è uscito.

"Mio padre è preoccupato per te è mi ha detto di venire a vederti. Sono spaventato, molto spaventato…Finst, dimmi che non ho visto quello che ho visto."

Si avvicina piano piano a me fino a sedersi al mio fianco.

" Lo hai visto. Entrambi l’abbiamo visto"

Posso scorgere il suo viso meravigliato nella penombra.

"Credi che potresti farlo un’altra volta? Credi che sia un dono? Se ti fosse accaduto altre volte lo avresti raccontato al tuo migliore amico, vero? Non mi avresti nascosto una cosa simile per tutti questi anni. Vero?

Tommy è molto nervoso, lo posso notare dal piccolo tremito che vibra sotto le sue palpebre.

"Sono tanto spaventato…"

"…come me."

Dice lui, terminando la frase per me.

"Dobbiamo fare qualcosa, Finst"

Scuote la testa e lascia una mano sulla mia spalla. Con questo gesto mi trasmette il suo appoggio, dice senza dirlo che sta lì e che posso aver fiducia in lui. Io continuo a non parlare. Ora ho il viso tra le mani. Ho paura di pensare e che possa accadere di nuovo.

"Credo che dovremmo dirlo a tua madre"

Ha ragione, ma non so come spiegarlo, ne so se è importante e che possa succedere di nuovo. Vedo me stesso che entro dalla porta e dico :Ehi, mamma! Ho scoperto di avere poteri psicocinetici, forse dovremmo andare a Las Vegas!

"Will, dimmi qualcosa mi stai spaventando"

Mi guarda con una faccia triste .E mi da la sensazione che la sua espressione sia lo specchio della mia.

"Non posso uscire ad allenarmi, di a tuo padre che ho dovuto andare a casa, digli che ho solamente un poco di nausea e che non si preoccupi per me"

Mi alzo e incomincio a cambiarmi.

"Nonononono, non voglio che te ne vada da solo, sembri uno Zombi catatonico. Mi interessa la tua collezione di fossili, ma c’è tempo di ereditarla. Verrò con te"

Adoro Tommy ma ho voglia di stare solo.

"Devi rimanere ad allenarti, sto bene, seriamente…Non preoccuparti!"

Afferro lo zaino e me ne vado lasciandolo solo, nell’ombra dello spogliatoio.

La brezza mi colpisce direttamente sul viso. Pedalo molto veloce. Mi sento strano: più forte e più debole allo stesso tempo. Le foglie dei pioppi del parco riempiono il suolo di colori giallo e mattone. L’autunno lascia al suo passaggio malinconia tutt’intorno. Poco a poco incomincio a sentire piccole gocce che mi cadono sulla pelle. Sono tremendamente fredde e questo intensifica la sensazione che producono sul mio viso. Progressivamente la pioggerellina si trasforma in un diluvio e i solchi in pozzanghere. Accelero. Desidero solamente arrivare al mio piccolo rifugio per abbracciare Nantucket al più presto possibile.

Senza rendermene conto perdo il controllo della bici, la ruota di dietro slitta sull’asfalto umido e cado. Resto coricato, respirando molto rapidamente. Tutta la pioggia del cielo mi seppellisce sotto un mantello gelato e autunnale. Cerco di alzarmi. Ci riesco penosamente. Quando raccolgo la bici mi rendo conto che qualcosa non va bene nel polso sinistro. Ho rotto i jeans e ho una ferita sul ginocchio che sanguina. Mi sento disperato e senza sapere cosa fare. Sento qualcuno che mi chiama da lontano. Guardando attraverso la spessa acqua del temporale vedo Tommy. Ho sempre detto che è il mio angelo custode. Si avvicina . Mi guarda. Si toglie l’impermeabile giallo e lo poggia sulle mie spalle.

"Finst, stai bene?"

Lo vedo preoccupato. Raccoglie la bici. Io continuo a non parlare. Mi limito ad assentire .

"Ti fa male qualcosa? Stai sanguinando e sei bagnato fradicio!"

Riunisco le forze per parlare.

"Credo di essermi rotto il polso, non lo posso muovere"

Ora ho molto, molto freddo.

"Credi che puoi arrivare fino a scuola?"

"Sì, credo di si."

A mala pena arriviamo fin lì e il signor Harvey pensa che sia meglio andare nell’ospedale dove lavora mia madre. Durante il tragitto in macchina sono assente, fisso le gocce di pioggia che si attaccano ai vetri. Il rumore dei tergicristalli è monotono e costante. Entriamo per il Pronto Soccorso. Un medico dell’età di mia madre approssimativamente mi avvicina indicandomi di entrare nella stanza vicina. Thomas e il padre rimangono nella sala d’attesa.

Il medico comincia a parlarmi. Mi costa capire quello che dice, non riesco a concentrarmi.

"Mia madre è Dana Scully e lavora in questo ospedale"

Non so da dove ho tirato fuori i riflessi necessari per ritornare a questo mondo.

"Ah! Sei il figlio di Dana! Il tuo viso mi sembrava familiare. Io sono David Mendel, collega della Dottoressa Scully."

Dice mentre mi tende la mano. Io gli do la mia.

"Infermiera, dica alla Dottoressa Scully che scenda in Pronto Soccorso"

Mi cura la ferita della gamba.Non ho bisogno di punti. Mentre mi racconta che è stato compagno di mia madre all’Università. La verità è che non presto molta attenzione. Si sentono due colpi secchi sulla porta e subito dopo mia madre irrompe nella sala.al vedermi seduto sulla barella il viso le diventa bianco immediatamente.

"William! Che ci fai qui? Stai bene? Cosa ti è accaduto?"

Parla in fretta, si avvicina e mi abbraccia così forte che mi impedisce di respirare.

"Sei bagnato,Will!"

"So-so- sono solo caduto dalla bici, mamma."

E non posso evitare di scoppiare a piangere. Sento la necessità di buttare tutto fuori. Mia madre si stacca un poco da me e comincia a scostare le ciocche bagnate dalla frangetta .

"L’allenatore e Tommy stanno in sala d’attesa"

Mi guarda negli occhi.

"Hai battuto la testa? Hai perso conoscenza?Dove ti sei fatto male,William?"

Allora il Dottor Mendel, che ha contemplato la scena senza parlare, interviene.

"Già l’ho visitato e sembra che vada tutto bene. Non sembra che abbia nessun trauma grave, solo una contusione al ginocchio e forse una distorsione al polso, vi stanno aspettando in sala raggi per fare delle radiografie."

Mia madre si gira verso il Dottor Mandel

" Grazie, David"

"Non sapevo che avessi un figlio, Dana"

Mia madre fa un lieve movimento con le sopraciglia, un cenno di assenso, si scusa ed esce per dire a Tommy e a suo padre che tutto va bene e per ringraziarli per essersi occupati di me. Poi rientra.

"Puoi camminare,Will?"

"Mamma,sto bene."

Piano piano usciamo dalla stanza. Zoppico un poco.

"Addio, dottor Mendel"

"Addio,Will…Vediamo se dici a tua mamma che mi inviti a cena un giorno."

Lo dice facendomi l’occhiolino. Io mi limito a fare come se non avessi udito e mia madre fa lo stesso.

Già nell’ascensore mia madre incomincia a interrogarmi.

"Che ti è successo,Will? Mi fai stare preoccupata, il signor Harvey mi ha detto che oggi non ti sei allenato"

Evito i suoi occhi perché non so mentirle.

"Will, guardami."

Un "ding"mi salva dal rispondere.

Mi fanno una radiografia e mamma arriva alla conclusione che è solamente una distorsione. L’ortopedico di guardia mi immobilizza avambraccio e mi dice che quando diminuirà il gonfiore dovrò portare il gesso per due settimane. La partita di sabato se ne va nella m---a . Sono veramente triste.

La strada verso casa mi sembra che si allunghi come gamma da masticare. Non voglio parlare. Il braccio mi fa male, ma ci sono cose che mi preoccupano molto più di questa.

"Thomas mi ha detto che sarebbe andato a prendere la tua bici e che l’avrebbe lasciata nel suo garage"

Continuo a non fare conversazione perché so che se incomincio a parlare non mi fermo. A volte mi isolo e occulto i miei sentimenti o ciò che mi spaventa; in questo mamma ed io ci rassomigliamo.

"Guarda,Will, so che c'è qualcosa che non mi dici. A prescindere dal fatto che ti conosco sono stata agente del FBI"

Cerca di strapparmi un sorriso, ma io no sono disposto. Continuo a non rispondere.

Arriviamo a casa, sto completamente fuso. Mi butto sul divano e mi metto a guardare il tetto. Nant mi porta una palla perchè giochi con lui, ma lo ignoro. Il cane sale sul divano dalla parte dove stanno i miei piedi e rimane seduto a guardarmi. Mamma si avvicina e si accovaccia al lato del divano per essere alla mia altezza.

"Vuoi un hamburger con un extra di formaggio e un buon bicchiere d'aranciata?"

Non ho voglia di parlare. Se ne rende conto, mi bacia sulla fronte e se ne va. Poco a poco smetto di pensare, mi sono arreso e mi addormento vicino al calore del camino.

Questa volta sogno che Darth Vader e Crudelia de Mon vogliano impossessarsi di me per approfittare dei miei poteri e arrivare a dominare il mondo. Mi sveglio in un bagno di sudore. Sto sempre sul divano, avvolto in una coperta. Mia madre sta nella poltrona vicino a me, anche lei addormentata. La mia respirazione è agitata.

"Will, stai bene?"

Mamma apre gli occhi nello stesso tempo che lo dice. Sembra che ci siamo svegliati simultaneamente.

Si avvicina e mi abbraccia. Mi tranquillizza, ma non ne posso più.Sto per parlare.

" Tranquillo, è stato solo un incubo…solo questo…tranquillo."

"No, mamma non è stato solo questo."

Ora le lacrime mi escono irrimediabilmente dagli occhi.

"E’ accaduto qualcosa nel pomeriggio che non ti ho raccontato"

Con un sussurro mi incita a fare silenzio.

"Tutto andrà bene, tutto andrà bene"

Queste parole che escono dalla sua bocca, sono sempre state, per qualche strano motivo, un calmante per me.

"Mamma, voglio raccontarti qualcosa"

Si scosta fino a guardarmi in viso. Continua ad asciugarmi le lacrime con le mani.

" Lo so e tu lo sai che puoi fidarti di me e che sei ciò che più amo al mondo"

Si astiene dal dire che la metà del suo cuore sta da dodici anni lontano, ma il vuoto cristallino che accompagna i suoi occhi parla per lei. So che ama mio padre e me più di tutto a questo mondo. E' un amore differente, ma ugualmente intenso. Mai mi sono sentito male per questo, al contrario…i miei genitori mi hanno dimostrato ogni giorno che l’amore è più forte della distanza e del tempo, che l’amore è tutto.

"Mami…Non so come raccontarti questo senza che tu possa pensare che sono pazzo…crederai che la mia mente di bambino ha mischiato le storie degli Xfiles per crearne uno nuovo…Vedi…Ti giuro che è la verità e…io non ti mentirei…vedi…"

"Will, per favore, sta tranquillo. Sai che ti crederò"

"Oggi, quando Tommy ed io stavamo giocando, ho fermato il disco con la mente, senza toccarlo"

Mi guarda seria, sorpresa, ma in modo differente da quello che mi aspettavo. È come, come se l'avesse intuito e avesse saputo che un giorno sarebbe accadere.

"Ti credo,Will, vedi…"

Ora è lei che è nervosa ed io tremendamente interessato.

"C’è qualcosa che non ti ho raccontato su di te. Non l’ho reputato necessario fino ad oggi. Avevo la speranza che non accadesse di nuovo"

"Che non accadesse di nuovo cosa?"

Evita di guardarmi.

"Mamma? Cosa?"

"E’ molto tardi,Will. Andiamo a dormire."

"Ho diritto di saperlo, mamma:"

La mia voce si è alzata abbastanza, ma lei continua a non guardarmi.

"William, credo che debba salire per andare a dormire"

Si alza e va in cucina.

Dopo poco torna con un bicchiere e una pillolina.

"Prenditi questa, prima non ti ho svegliato. E per far diminuire il gonfiore."

Ora sono arrabbiato con lei. Molto arrabbiato. La prendo e incomincio a salire le scale. A metà del cammino mi fermo e mi giro. Senza pensare, solamente la rabbia è padrona di me.

" Sono stufo.Tutto è una merda. Non siete giusti con me. Vi odio, vi odio tutti e due; papà e te. A lui per averci abbandonato e a te per aver lasciato che lo facesse."

Le lacrime mi scorrono per le guance e so che anche quelle di mia madre sono solcati da piccoli rivoli salati. Salgo il più rapidamente possibile ignorando il dolore al ginocchio e chiudo la porta della mia stanza.Guarda dalla finestra e non vedo Chimos, è coperta dalle nuvole. Mi metto a letto e mi copro completamente. Piango come non l’ho mai fatto. Le peggiori parole che poteva dire la mia bocca stanno, giù, nel salone, creando piccoli buchi pieni di niente nel cuore della persona più importate per me al mondo. Ora, dopo averlo fatto mi rendo conto che non avevo ragione e per colpa di un impulso mia madre è distrutta.

Avevo sempre pensato di sapere tutto e che non mi avevano nascosto niente, lo avevo capito, lo avevo accettato. Non penso veramente questo di loro.Ma il non aspettarmi che mia madre mi avesse nascosto qualcosa si è interposto tra il mio raziocinio e il mio agire e ho detto qualcosa che ora, a freddo, non penso.E’ passata un’ora e non sono capace di dormire. Mi sento veramente male. Come un traditore, come il peggior "cattivo" delle pellicole western di tutti i tempi.

L’orgoglio mi sta abbandonando poco a poco e senza sapere come, sto davanti alla porta della camera di mia madre. E' socchiusa. La sento respirare e so che lei e Nantucket sono nella stanza.

Mi inginocchio per terra, vicino al letto. Da tempo il dolore al ginocchio è stato coperto da un altro molto più profondo.

"Mamma, mi dispiace."

Sussurro. So che è sveglia.

"Non volevo dire questo."

Le do un bacio sulla guancia. Lei apre gli occhi e mi abbraccia forte, molto forte. Poi tira da un lato le coperte e mi attrae nel letto, abbracciandomi e facendo in modo che mi senta sicuro. Momenti così servono per farti rendere conto che una madre da al proprio figlio l’amore incondizionatamente. Solo ora sono cosciente di quanto sia stato crudele con lei e di come si sia potuta sentire ad ascoltare quello che avevo detto.

"William, tu sei tutto ciò che mi resta di lui."

Le si spezza la voce e credo che non sia capace di continuare a parlare.

"Sei la mia ragione per vivere. Darei tutto per te e so che anche tuo padre lo farebbe."

Lei trattiene le lacrime, io non ci provo nemmeno.

"Sei speciale perché pensavo che non ti avrei mai avuto. Sei migliore di quello che ho mai sognato. Prima pensavo che mai avrei avuto un figlio e poi arrivasti tu e mi facesti credere non l’avevo mai fatto prima, ci facesti credere.Tuo padre ed io ci rendemmo conto che eri tu la verità che avevamo cercato per tanti anni."

Io continuo a tacere .mi sento come un essere disprezzabile, orribile. Io le avevo rimproverato tutto, l’avevo colpita dove più le faceva male. Lei mi ricompensava dicendomi che ero la sua ragione di vita.

"Non dubitare mai di essere la cosa più importante per tutti e due. Non potrei vivere pensando che credi questo, non me lo perdonerei."

William, sei ingiusto,ingiusto, ingiusto.

"Durante i tuoi primi mesi di vita eri capace di muovere le cose senza nemmeno toccarle. Io ero spaventata, ma non potevo dirlo a tuo padre e permettergli di tornare e che gli facessero del male..Ricordo che muovevi la giostrina di stelle appesa sulla tua culla quando alzavi un braccino, quando ti mettevo a letto. Avevo tanta paura, non volevo che avessi qualcosa che ti impedisse di essere felice o normale. Mi sono proposta di darti tutto quello che avrei potuto e essere per te tutto quello di cui avresti avuto bisogno. Poi, semplicemente smise di succedere…"

Mi sono calmato un poco.

"…fino ad oggi"

Concludo.

"Oggi ho deciso una cosa, Will"

Mi prende la mano e gioca col le mie dita, con quelle della destra, chiaro.

"Non m’importa il rischio. Hai bisogno di conoscere tuo padre tanto come io ho bisogno di rivederlo così che…"

Il cuore fa una capriola, così forte che credo che mia madre l’abbia sentita.

"Mamma, perdonami. Mi dispiace, mi dispiace moltissimo. Non volevo…non volevo…"

Le nostre mani stanno completamente intrecciate, sempre più forte. Lo fa sempre quando vuole darmi sicurezza.

"Will, smettila di piangere, è passato. Shuuu"

Qui, abbracciato a mia madre sento che tutti i "cattivi" del mondo sono inoffensivi e che se la tengo vicino niente è impossibile. Mi addormento …mamma mi accarezza la testa…le palpebre non vogliono ubbidire…sono quasi tra le braccia di Morfeo e un sussurro dolcissimo inonda il mio orecchio.

"…Nantucket…papà sta a Nantucket…"

Satelliti

Di tutte le mattine strane, senza dubbio questa è la più singolare della mia vita. Mi sono svegliato con una parola nelle orecchie. Nantucket. Continuo a sentirla come un sussurro di caramello e promesse che mi fanno vibrare i timpani. Apro gli occhi, sto nel letto di mamma, però lei non c’è. Voglio alzarmi appoggiandomi sulle mani ma sento una fitta di dolore al farlo. Ho dimenticato, per un momento, il piccolo incidente di ieri. Mi alzo e il mio cane entra dalla porta scodinzolando per darmi il buongiorno. N-A-N-T-U-C-K-E-T. Tanto vicino e tanto lontano. La risposta alla mia domanda più desiderata stava davanti a me negli ultimi tre anni, pronunciavo questa parola moltissime volte al giorno per molto tempo. NANTUCKET. Come non mi era venuto in mente! Se non ricordo male è un’isola del Massachussets. Sì, da lì salpò la nave del Capitano Achab.

"Come hai dormito, Will?"

Involontariamente mi spavento quando qualcuno mi tocca la spalla. Non mi sono reso conto che mamma è entrata nella stanza e si è seduta sul letto, al mio fianco.

"Come va il tuo polso?"

Cerco di stiracchiarmi mentre alza le persiane. Mi sembra che il sole brilli troppo. Così la prima cosa che faccio è interessarmi dell’ora.

"Che ora è?"

Mi sto abituando alla luce che entra dalla finestra.Mi bruciano gli occhi.

"Sono quasi le undici. Ti ho lasciato dormire. Credo che oggi sia meglio che tu non vada a scuola e rimani a riposare. Ne hai bisogno.Io rimarrò con te, ho telefonato al lavoro chiedendo un giorno libero"

La verità è che la ringrazio perché ho il corpo che mi fa male e stare a letto fino a tardi mi ha fatto bene.

"Il braccio mi fa più male di ieri"

"Questo è normale, dopo lo shock le terminazioni nervose sono più sensibili."

Metto i piedi a terra e mi alzo dal letto.

"In cucina ti aspetta una sorpresa"

Mi sorride e io la ricambio. Quando sta per uscire dalla porta e mi appresto a seguirla, parlo.

" Grazie per tutto, mamma"

Si gira e mi guarda e sorride di nuovo. So qual è la sorpresa ancor prima di arrivare in cucina.Torta e cioccolata calda. Ummmmmm. L’odore dolce mi impregna i sensi rapidamente.

Mi siedo a tavola e mi rendo conto che non mi ero sbagliato in niente. Il cioccolato ha quel sapore dolce e amaro allo stesso tempo così peculiare.

"Voglio proporti una cosa"

Mi guarda molto attenta, come se volesse percepire ognuna delle espressioni che passano sul mio viso.

"Ti ascolto, mamma"

Anche se continuo a divorare pezzi di torta questo non vuol dire che lei non abbia tutta la mia attenzione.

"Approfittando delle brevi vacanze del Giorno del Ringraziamento…potremmo andare a Nantucket e…bene…dunque…per vedere se tuo padre continua a vivere lì. Che ti sembra come idea?"

Quasi mi strozzo con la torta e mi esce la cioccolata per il naso.

"Questo…questo…questo è fantastico, mamma. Mi piacerebbe molto."

Continua a guardarmi fissamente.

"Può darsi che non lo troveremo e che stia in un altro posto. E’ da abbastanza tempo che non so assolutamente niente di lui. E’ orribile vivere senza sapere se è vivo."

Dicendo questo abbassa lo sguardo.

"Mamma, vedrai lo troveremo"

Cerco di trasmetterle sicurezza, ma io stesso non sono sicuro di niente.

Pretendo con tutti i mezzi di non sentirmi vulnerabile come la notte passata, ma per il suolo della cucina si rincorrono strascichi di tristezza. Al solo pensare che forse avrei conosciuto mio padre mi fa sentire leggero, speciale e normale allo stesso tempo.Non posso credere che mia madre me l’abbia proposto.

Per quanto eviti di farmi illusioni per sfuggire ad una possibile delusione non ci riesco.Una passibilità, mio padre, mia madre ed io. Tutti e tre. Nantucket; il mio cane e il nome della terra dei sogni per me in questa mattina di ottobre.

 

******

Seattle, notte di Halloween 2013

Le notti si allungano ad ogni giro della terra intorno al sole. La scuola era sempre la stessa. La squadra ha perso di nuovo contro i calabroni. Ora, dopo dieci giorni con il gesso questo non è più bianco, ma di un colore indeterminato prodotto da un miscuglio di colori delle firme e dei disegni dei miei compagni. Credo che ci sia scritto Tommy circa 17 volte. E nonostante l’ingessatura, qui sto io, vestito da insetto bavoso per festeggiare Halloween.

Le verande delle strade del quartiere sono bellissime; streghe a cavallo di una scopa pendono dalle colonne, zucche in mille modi differenti ti salutano quando vai a chiedere caramelle…è tutto eccezionale.

"Dolcetto o scherzetto, Finst!"

Tommy mi ha preso la borsa dei dolci e sta mangiando i miei Smarties.

"Né l’uno, né l’altro, dammi la borsa o mi arrabbio."

Se ne approfittava del mio povero braccino ingessato. Che cattivo…

"Mi picchi con il gesso? Jajajaja! Che paura!!!!"

Corro dietro di lui per strappargli la borsa e lui continua a non volermela dare.

"Thomas, dammi-i-miei-dolci."

Se non faccio un poco la persona seria è capacissimo di mangiarli. A parte tutto non voglio che finisca con un’enorme indigestione come gli altri anni.

"Dovrai prendermele, anche se sei ferito e ti costerà un poco"

"O me le dai o finirai per toglierti gelatina verde dai capelli per il resto della tua vita"

Giuro che sono capace di tirarli tutta la "bava verde" che porto appiccicata alla maschera.

Accade di nuovo. Senza volere. Senza aspettarmelo, quando credevo di aver ormai dimenticato la sensazione che ho avuto quel giorno sulla pista.

Sento come se qualcosa tira la borsa che ha Tommy. Questa si rompe e tutto il suo contenuto cade per terra. E’ accaduto di nuovo. Tommy sembra che sia stato criogenizzato. L’ho spaventato sul serio e questo mi fa paura: fare male a coloro che amo per non saper controllare qualsiasi cosa sia che esce fuori da me.

Mi guardo attorno per assicurarmi che nessuno ci abbia visto.

"Will, credo che dovresti raccontarlo a tua madre."

Per tutto il tempo che ero stato amico di Thomas non gli avevo mai nascosto niente, però non so per quale strano motivo avevo omesso nel mio racconto tutto ciò che era successo a casa il giorno della caduta dalla bici. Non mi ero azzardato a raccontarglielo. Lo consideravo qualcosa di così segreto che solo mia madre ed io potevamo dividere.Ma ora non mi sembra giusto e dopo l’incidente della borsa delle caramelle porto Tommy alla sua casa sull’albero. Mangiamo Chupa-chups e "gominolas"fino a non poterne più mentre racconto tutto quello che mia madre mi ha detto, tutto quello che sento e che penso.Quando gli parlo del viaggio si intristisce

"Sarei voluto andare alla sfilata del giorno del Ringraziamento con te…poi ti avremmo invitato a mangiare il tacchino"

Mi fa pena,però…

"Questo non mi cambia, Tommy. Niente al mondo potrà farci smettere di essere amici"

Ci abbracciamo e poi rimaniamo coricati, con le mani dietro la testa, a guardare la luna piena della notte delle streghe.

Venti giorni, rimangono solo venti giorni.

 

*******

Seattle, tre settimane dopo.

I biglietti dell’aereo stanno da venerdì sul tavolino dell’ingresso.Due biglietti destinazione Boston per il giorno 20 novembre. Ogni volta che li vedo un brivido mi solletica fino nelle dita dei piedi. Domani partiremo, dopo essere atterrati a Boston passeremo la notte in un traghetto per arrivare fino a Nantucket.

Si poteva andare con l’aereo ma mamma ha pensato che sarebbe stato più emozionante (Sì, ancora di più) con la nave. A mamma piace molto il mare. Mio nonno, il capitano Scully, era capitano di marina. Mamma lo chiamava Achab e per il nonno lei era Starbuck. Come vedete, Moby Dick è una parte molto importate nelle nostre vite, gli giriamo intorno come i satelliti girano intorno ai pianeti. E’ strano e sorprendente allo stesso tempo. Credo che la vita delle persone è zeppa di cose così, di coincidenze nell’orbita delle loro vite. Girando, sempre girando gli uni intorno agli altri; avvenimenti e persone…satelliti e pianeti…Non vedo la differenza.

Domani non devo andare a scuola e ho appena salutato Tommy, era molto triste, mi ha augurato buona fortuna e mi ha obbligato a prendere il suo impermeabile giallo, quello portafortuna…Non volevo accettarlo, so che ama follemente quest’impermeabile…Suppongo che ha paura che io possa trovare un’altra vita, lontano da lui, e non tornare più.

"Ti lascio la cura di Nant, ti prometto che tornerò almeno per riprenderlo"

Io ho scherzato, ma lui non se ne è accorto.mi ha messo addosso l’impermeabile.

"Che la forza ti accompagni, fratello…"

Aveva paura che non sarei tornato.

"Andiamo, sono solo sei giorni, lunedì mi vedrai a scuola"

"Ti voglio bene e lo sai,Will…"

"Lo so."

Me ne sono andato lasciandolo indietro. Non mi sono girato, però sapevo che mi stava guardando.

Bene, lasciamo da parte i sentimentalismi e torniamo al presente. In questo momento mamma sta facendo le valigie (la mia e la sua,naturalmente)

"Will,ti metto il costume?"

La verità è che sembra veramente nervosa, si muove da un posto all’altro portando un sacco di cose.

"Mamma, non andiamo alla fine del mondo! Inoltre stiamo in dicembre"

Si muove da un lato all’altro della casa come Sonic quando prende i suoi stivali magici. Rido senza accorgermene a questo pensiero. Lei se ne rende conto.

"William, perché ridi?"

Mi guarda tra il curiosa e l’offesa.

"Mamma …E’ da tempo che non ti vedevo così…così….Diversa?"

Continua e guardarmi e a chiedermi con gli occhi che mi spieghi.

"Semplicemente ti vedo nervosa, piena di speranze, spaventata…come non ti ho vista mai"

Mi guarda ora con gli occhi di una bambina .

"Ti confido una cosa,Will"

"Sono tutt’orecchie mamma."

"Ho una tremenda voglia di vederlo, ma a volte la paura mi blocca. E se non lo troviamo? E se è cambiato?"

Vedo tristezza nei suoi occhi, nei suoi gesti…Le afferro la mano.

"Allora non accadrà niente, ritorneremo qui e tu ed io continueremo a vivere insieme, sempre insieme. Prendi tutto questo come un’avventura."

Sto cercando di esercitare il ruolo dell'adulto della squadra. Mi madre è sempre super-razionale, ma quando si tratta di mio padre è come se utilizzasse la testa per sentire e non per pensare…Ummm…E’ qualcosa di molto strano.

Io sono tanto spaventato quanto lei, ma non posso permettermi il lusso di farlo vedere. Ho i miei dubbi, i miei timori…

Non ho smesso di girarmi e rigirarmi nel letto per tutta la notte. Non ho un chiaro ricordo dei miei sogni e neppure se ho sognato. Mamma mi ha svegliato con un sussurro.Mancano poco più di due ore alla partenza del nostro volo. Mi alzo e indosso dei pantaloni grigi, la mia maglietta a righe preferita, l’impermeabile di Thomas e le "Nike" argentate. Mamma è in cucina che mi aspetta già vestita . Mi da un bacio di buon giorno.

"Vuoi fare colazione, Will?"

Dico di no con la testa e indico lo zaino che sta sulla tavola. Dentro ho dieci pacchetti di Oreo, tre di Chimos, un fumetto dell’Uomo Ragno, il walkman, la macchina fotografica, il Game -boy e due pacchetti di M&M’s. tutto sparso e sistemato strategicamente in uno zaino di grandezza normale. Ve lo giuro! E nella tasca segreta dell’impermeabile ho la mia bussola e in testa il berretto della vittoria degli Yankees. Ho ancora il polso un poco sensibile, ma praticamente era guarito. Le valige già sono nella macchina e mamma ha appena portato Nant a casa degli Harvey. E' tutto pronto.

Arriviamo all’aeroporto e imbarchiamo senza problemi. Attraversare il paese da una parte all’altra ci porta via cinque ore più o meno. Dormo poco nell’aereo. Mettono un paio di films abbastanza conosciuti e ci danno il pasto tipico di una linea aerea. Durante il volo mia madre è pensierosa e assente, valutando i pro e i contro di questo viaggio. Non si può tornare indietro o al meno è quello che spero io. Sto pensando anch’io molto durante questo volo. Ho la sensazione che otterrò qualcosa da questo viaggio che non ritornerò a mani vuote…forse è solo quello che voglio credere.

L’aeroporto di Boston è affollatissimo. Si sente che una grande festività è prossima. Raccogliamo le nostre valige e andiamo con un taxi fino al porto e lasciamo le borse al deposito bagagli.

La nostra nave non salpa che all’ora di cena così che mamma pensa che la cosa migliore sia passare un giorno a Boston, non la conosco e sono un ragazzo di mondo.

Mangiamo un piatto combinato in una piccola caffetteria del centro. Gli addobbi natalizi si incominciano a vedere nella capitale del Massachussets. E’ una città bellissima. Si respira un’aria diversa da Seattle, più seria, più elegante.

"Che facciamo ora?"

Domando dopo aver finito il dolce.

"Diciamo che ho una piccola sorpresa per te"

Dice e sorride molto.

"Che cos’è, mamma?"

Wow , mi fanno impazzire le sorprese.

"Dopo lo stadio di Brooklin…qual è il tuo preferito?"

Ho sempre voluto vedere una partita di baseball a Boston, ha uno stadio favoloso. Sto facendo una faccia da scemo.

"Fe…Fe…Feenway-Park"

Rispondo e balbetto.

"Esatto! Anticipavano la giornata del giovedì ad oggi e …bene, Frohikee mi ha aiutato ad ottenere le entrate"

Mia-madre-è-la.migliore-mia-madre-è-la-migliore-mia-madre-è-la-migliore. Un momento se i miei calcoli non sono sbagliati la partita è Boston-NewYork. Sìììììììììì.

"Mamma…non so cosa dire."

Sono stordito mentre tengo in mano i biglietti. Mi alzo e l’abbraccio e le do un bacione enorme. Che gioia!

Lo stadio dei Red Sox è grandioso, e mamma ed io ce la passiamo alla grande e grazie a Billy Chapel vinciamo per una corsa. Mi manca la mia maglietta degli Yenkees che è rimasta nella valigia, ma ho goduto molto dell’avvenimento perché la maggior parte delle volte avevo visto i "miei ragazzi" per televisione. Ho sognato, certamente, ho sognato di stare sul prato a battere…Non gioco male ma non sono per niente un "Asso". Mi fa impazzire l’aria degli stadi e gli hotdogs.

All’uscita dello stadio prendiamo un taxi per andare al porto, la nostra nave parte alle dieci, dormiremo sul battello e domani sbarcheremo a Nantucket per vivere l’avventura più allucinante della mia vita. Ci sono poche miglia dalla costa all’isola, ma come attrazione turistica ti propongono di passare una notte in alto mare.

La nostra cabina è una favola, ha tre oblò, due cuccette e un bagno. La sensazione di stare sul mare e calmante e inquietante allo stesso tempo e il dolce dondolio delle onde sulla scafo mi produce un solletichio. Ma la cosa migliore sono le stelle. Si vedono in modo differente. Credo che sia dovuto alla contaminazione luminosa e all’inquinamento delle grandi città. Siamo sulla prua, appoggiati alla ringhiera. Né mia madre né io parliamo, ma credo che stiamo pensando alla stessa cosa.

Mi emoziona sapere che in qualsiasi parte dell’emisfero Chimos sarà con me. Da qui si vede più bella e più brillante che mai, circondata da una quantità enorme di altre piccole luci che si riflettono nell’acqua dell’Atlantico. Una brezza abbastanza fredda percorre la coperta, ma siamo così affascinati che sembra che qualcosa incolli i nostri piedi in questo luogo. Ed è ora quando fisso l’oscurità del mare e incomincio a pensare ai suoi segreti, a quanta vita ci sarà sotto lo scafo dell’imbarcazione. Guardo fissamente, pensando ai tesori dei pirati e alle sirene, a navi affondate ad esseri oceanici.

"Will, credo che se non entriamo ci prenderemo un raffreddore"

Entriamo nella cabina, rimango un poco indietro per dare un’ultima occhiata al cielo. I 360° del firmamento e l’odore del sale daranno materiale al mio subcosciente per dormire stanotte.

Una volta avvolto nelle lenzuola l’oscurità e il cadenzato mormorio del mare fanno in modo che mi addormenti pensando a promesse e giorni felici. Fuori il mare e il cielo continuano a comporre una melodia perfetta e la luce delle stelle gioca con il cerchio del vetro degli oblò.

" Buonanotte mamma."

"Buonanotte. Domani sarà un giorno speciale, Will"

La spuma delle onde si rompe sull’acciaio della nave mentre la luna continua a girare intorno alla Terra.

Astrolabio

I suoni acuti emessi dai gabbiani mi fanno trasalire. E’ normale che non sia abituato a svegliarmi con una cosa simile. No? All’inizio, quando ho aperto un occhio non l’avevo molto chiaro. Mi spiego: sicuramente vi è capitato un sacco di volte che quando vi svegliate in un posto che non è il solito vi costa qualche minuto esaminare tutto fino a sapere dove state.

La cabina è inondata dalla luce del sole e senza volere, i sensi si riempiono dell’odore salmastro del mare. Mi alzo un poco, mamma è nel bagno, lo so dai piccoli rumori dall’altro lato della paratia. Mi guardo in un piccolo specchio che sta di fronte a me. Odio gli specchi di fronte ai letti, mi hanno fatto sempre paura, mi rendono inquieto nell’oscurità e mi fanno orrore quando ti restituiscono il riflesso del tuo aspetto quando ti svegli. All’altro lato dello specchio vedo un ragazzo spettinato, con una maglietta bianca, con gli occhi chiusi e viso da sciocco.

"Che stai guardando? Lavati la cispa, ragazzo!"

Ho parlato con lo specchio e sono tornato a infilarmi nel pezzetto caldo del letto, mettendo il mio corpo esattamente come prima per evitare il contatto con la parte fredda delle lenzuola. Ho parlato allo specchio? Gli specchi mi danno i brividi. Pensandoci bene… Come possiamo sapere che non stiamo nel lato sbagliato? Siamo noi o siamo il riflesso di un mondo al contrario? Quando ero più piccolo cercavo di attraversarlo come Alice. Sono finestre su un mondo parallelo, e nessuno mi può dimostrare il contrario.

Mentre recupero la saggezza, il timore e l’aspettativa si impossessano di me simultaneamente. Giorno del Ringraziamento. STOP. Isola del Massachusetts. STOP. Operazione trovare-papà. STOP.

Senza volere e senza sapere come, mi riaddormento e cado nelle dolci braccia delle coperte.

"Wiiiillll! Sveglia, ti sto chiamando da cinque minuti.Vuoi tornare a Boston con il capitano della nave?"

"Ah, mamma! Lasciami stare ancora per un attimo! Fa freddo fuori dalle coperte!"

Sono molto freddoloso e mi piace solamente il ghiaccio della pista di pattinaggio,va bene?

" Su, amore, tra mezz’ora la nave torna sul continente"

Faccio uno sforno sovrumano e butto indietro le coperte. Incomincio a battere i denti, la verità è che il rumore dei denti che sbattono lo faccio apposta per dare più enfasi alla situazione. Mamma se ne rende conto chiaramente…

"Jack, Jack sono colpi, vengono a cercarci, Jack,Jack, sveeeeglia…"

Sempre quando ho freddo e voglio farlo sapere alle persone che ho vicino , faccio la vocina di Rose nella scena triste di Titanic e recito il dialogo. Semplicemente, non lo posso evitare. Il problema è che mamma mi sta guardando male.

"Vestiti, smettila di comportarti come un bambino e smetterai anche di avere freddo."

Beeeeeene, beeeeeene, mam-ma. Così che mi vesto. Un altro non lo farebbe. Che violenza! I jeans stinti e la maglia dei Nicks ci porteranno fortuna, lo sento.

Uscendo in coperta resto impressionato.Mai nella mia vita avevo visto un porto tanto bello, che conserva l’essenza del XIX secolo coniugata con i progressi del presente. Se vuoi puoi vedere il Pequod attraccato.

L’atmosfera marinaresca ti entra fino nelle ossa. Scendiamo per lo scalandrone della nave e mettiamo piede nell’isola. Stiamo a Nentucket ed è allucinante. Guardando un poco più in là del porto si vede il resto dell’isola e se ti giri trovi solo mare, così azzurro che sembra impossibile. Le sirene dei pescherecci si combinano con l’ambiente, è un paese di pescatori e mi affascina.

"Su ,Will. Andremo al hotel, fisseremo una camera e cominceremo la nostra indagine. D’accordo?"

"Una domanda…"

Mi guarda e muove leggermente il mento per farmi segno che posso continuare.

"…Papà e tu non facevate mai colazione prima di iniziare una ricerca? E’ anche questa una norma del FBI?"

L’ultima cosa la dico con un tono eccessivamente sarcastico.

"Hai ragione. Facciamo prima colazione"

Camminiamo per le strade del paese con le valige. Per fortuna non pesano troppo. Non è un abitato piccolo, ma nemmeno sufficientemente grande per avere taxi, a prescindere da tutto…credo che perderebbe il suo incanto se le vie fossero piene di macchine e di fumo. E’ fantastico respirare, riempire i polmoni senza paura che dopo quando ti soffi il naso esca fuori muco nero. E’ sgradevole, ma è la verità.

Solo a muoverti un poco per il paese ti rendi conto che tutti conoscono tutti. Credo che sarà facile trovare mio padre. Fisso il viso di ogni uomo che incrocio.Cerco lui e so che mamma sta facendo lo stesso.Sono impaziente di conoscerlo, ma non so quale sarà esattamente la mia reazione…

L’hotel è molto grazioso. Tutto l’edificio è di legno e nella hall c’è un a grande disegno di una balena bianca molto grossa. Sono rimasto imbambolato a guardarlo mentre mamma prende la chiave.Ciò che del quadro maggiormente ti lascia sconvolto è l’occhio della balena. Da la sensazione che ti guardi e brilla tanto da farmi venire la tentazione di toccarlo per sapere se è umido.La stanza è al secondo piano, è spaziosa, senza molto lusso, ma accogliente. Ha una grande finestra dalla quale si vede il porto, la spiaggia e il mare. Resto perduto a guardare la linea perfetta tra l’azzurro del mare e l’azzurro del cielo. Se osservi bene puoi riuscire a vedere un sacco di piccole imbarcazioni. Il sole sta salendo al suo culmine e si vedono solo scampoli di nuvole semitrasparenti. Il mattino è semplicemente incantevole.

Mamma mi abbraccia per le spalle e fissa lo sguardo nell’orizzonte.

"Facciamo colazione e iniziamo la nostra avventura, bene?"

"D’accordo. Ho mooooolta fame"

Spero che abbiano succo d’arancia e cereali.

Ci sediamo al tavolino di una tavola calda. Butto un’occhiata intorno. Il locale è abbastanza gradevole e dovunque guardo vedo oggetti legati al mare. Nemmeno la vicinanza del Natale e gli addobbi possono coprire il sapore marinaresco del posto.. Un cartello sulla porta dice:"Oggi Menù speciale del Giorno del Ringraziamento: Prova il nostro tacchino ripieno di merluzzo. Tacchino e merluzzo? WOW!! Sulla parete di destra ci sono tre arpioni molto affilati.

Il cameriere viene e mamma si prende la libertà di ordinare per me.

"Io prenderò un caffè con panna senza zucchero e mio figlio latte e cereali e succo d’arancia"

Din-din-din un premio per la signorina con gli occhi azzurri.

La colazione trascorre tranquilla, ma tanto in mia madre che in me si può apprezzare un tremito nervoso nella voce. Ogni volta manca meno alla meta.

Mentre lascia la chiave alla reception, mamma si avvicina all’incaricato e gli domanda.

"Scusi, vede, sto cercando un amico che vive qui da circa sette anni, si chiama Fox Mulder."

L’uomo fa cenno di no con la testa ed io vedo come l’espressione di mia madre ritorna triste. Per quanto riaffiorino le sue vecchie tecniche di agente del FBI ho la sensazione che trovare mio padre sarà più difficile di quello che sembrava a prima vista.

E così cominciamo la nostra ricerca . Domandando in tutti i negozi nei quali entriamo osservando tutti i dettagli che ci circondavano. Abbiamo bisogno solo di una pista, qualcosa che ci indichi che continua a stare lì o che una volta ci sia stato. In nessuna delle tre grandi compagnie di pescherecci lavora qualcuno con questo nome. E' frustrante e ad ogni risposta negativa ci sentiamo un poco più lontani da quella felicità futura concretizzata nelle nostre teste all’idea di trovarlo. Sicuramente si era cambiato il nome o usciva poco per passare più inosservato. Forse non stava più qui. Ci restano ancora tre giorni per investigare.

La giornata è stata massacrante e senza renderci conto la notte si era andata impossessandosi di Nantucket.E’ abbastanza tardi e decidiamo che la cosa migliore è rimandare la ricerca al giorno dopo.

Ritorniamo alla stanza per fare una doccia e per poi scendere nella sala da pranzo. Dopo il mio turno viene quello di mamma. Sono inquieto e non riesco a stare fermo, non c’è niente in televisione.

"Vado a fare un giro, tra una mezz’ora sarò nella sala da pranzo, va bene?"

Lo grido dall’altra parte della porta del bagno.

"Will, fai attenzione per favore…e non fare tardi."

Me ne vado chiudendo la porta.

La brezza è ora più intensa e sono contento di aver preso l’impermeabile di Tommy. Ora starà nella sfilata L’ho chiamato un momento fa per dirgli che non c’erano novità, ma che tutto andava abbastanza bene. In questi momenti mi manca.

La spiaggia è vicina e decido che è un buon posto per sedermi e riflettere. Ne ho bisogno. Sto incominciando a non essere sicuro di niente e una parte di me vorrebbe correre fino a Seattle e stare al sicuro, vivere senza sapere, dimenticare tutto questo. C’è la luna piena. Il plenilunio risplende nelle acque del mare. Non è la tipica spiaggia di sabbia calda e palme piegate. E’ diversa e genuina. La sabbia sembra umida. Mi tolgo le scarpe per sentire quel solletichio così singolare sotto la pianta dei piedi, cammino fino ad un piccolo scoglio e mi siedo. Chiudo gli occhi prendendo una profonda boccata d’aria e lascio che i suoni magici delle onde mi cullino i timpani. E’ perfetto e il rumorino delle spuma che si unisce alla sabbia mi fa raddrizzare i peletti delle braccia.

Apro gli occhi e poi la bocca. Le stelle sono tremendamente belle, si vedono definite e nitide nonostante la luce argentata della luna, Ti avvolgono, semplicemente ti avvolgono e sento che potrei arrivare a toccarle col indice. Ed è ora che girando la testa lo vedo. Un uomo seduto su uno scoglio ad una quindicina di metri da me. Guardando muto il firmamento. Non so perché mi avvicino a lui.

Ha i capelli corti e veste con un largo pullover di lana azzurra con il collo alto. Qualcosa mi impedisce di allontanarmi. Le onde continuano a mormorare sulla riva.

Sto molto vicino a lui. Si rende conto della mia presenza.

" Ragazzo, che stai facendo sulla spiaggia a quest’ora? Non dovresti stare mangiando il tacchino?"

Lo so. E’ lui: Mio padre. MIO PADRE. Sono emozionato, ma ho bisogno che mi continui a parlare, ho bisogno di conoscerlo come è realmente. Ho bisogno di sentirlo parlare.

In una delle mani sostiene qualcosa di metallico, dorato. E’ rotondo e abbastanza singolare. Le luci della strada che costeggia la spiaggia non mi aiutano a scoprire che cos'è ed io voglio saperne di più.

" Mi piace guardare le stelle, la notte è bellissima e sono uscito un momento, questo è tutto."

Lo dico e non so da dove ho preso la forza per non abbracciarlo. Ciò che sento in questo momento è indescrivibile. Fisso i suoi gesti e il suo sguardo perduto…Lo stesso sguardo che vedo ogni giorno negli occhi di mia madre.

"Anche a me mi piacciono le stelle. Non mi fanno sentire così solo in una notte come questa."

Quando lo dice la voglia di abbracciarlo si moltiplica per mille. Sto per ottenere che mamma sorrida di nuovo.

" Che cosa ha in mano?"

L’emisfero destro del mio cervello lo domanda improvvisamente…

" E’ un astrolabio"

Lo lascia cadere nel palmo delle mia mano. Anche lui sta incominciando a sentirsi un poco strano, lo sento nel suo modo di guardarmi. L’oggetto pesa abbastanza ed è realmente incredibile. E simile agli ingranaggi della cassa di un orologio.

" A che cosa serve?"

" Serve per sapere la posizione delle stelle. Ora non si usano più, però secoli fa si usavano per non perdere la rotta quando si navigava."

La sua voce è dolce e con ogni sillaba si perde nel vento una nota di solitudine.

" E’ bello"

Lo dico mentre lo muovo lentamente nella mia mano.

" Mi aiuta a non perdere la rotta della mia vita."

Lo butta fuori così, improvvisamente.E’ solo e noi gli manchiamo.Accidenti se gli manchiamo! Tanto che è capace di sfogarsi con un bambino che non conosce in una notte stellata vicino al mare. Mi fermo a guardarlo.

" Perché ti piace guardare le stelle?"

Non posso fare a meno di chiedere

" Perché mi consola sapere che le due persone che amo di più a questo mondo e che non stanno con me possano star facendo la stessa cosa"

E mi domando se qualche volta siamo stati a guardare il cielo notturno insieme…Non resisto più e mi butto tra le sue braccia e sento come mi abbraccia. E’ incredibile.

"William"

Pronuncia il mio nome…senza sapere perché…non m'importa il come…Lui sa chi sono come io sapevo chi era lui…Credo che il cielo e le onde del mare ce l’hanno sussurrato nell’orecchio.

Piango un momento tra le sue braccia, entrambi piangiamo. Mi bacia sulla fronte. Mi sento libero e una pietra mi cade dalle spalle . Solo ora sono cosciente di quanto pesava.

Si stacca da me e mi tocca il viso. Non sono un sogno, sono reale, sono reale.

Torna ad abbracciarmi. Finalmente sto sentendo il calore di un abbraccio paterno. E’ più di quanto avessi immaginato: caldo, incoraggiante, protettore e deciso.

"Tua madre sta qui?"

Torna a separarsi un poco da me, come se improvvisamente gli fosse venuto qualcosa in testa che la sensazione del momento aveva nascosto. Ci sono tanta speranza e tanta emozione nei suoi occhi che danno l’impressione che stiano per scoppiare.

" Sì. Siamo venuti tutti e due. Siamo venuti a cercarti."

La verità è che sto incominciando a sentirmi senza peso, come su una nube. Non sono capace di assimilare quello che è appena successo.

"Voglio vederla."

L’idea di presentarci noi due nel ristorante non mi attira, io voglio qualcosa di più intimo, solo noi tre, un incontro da film. Dopo dodici anni se lo meritano.

"E’ il giorno della Festa del Ringraziamento perché non ci inviti a cena? Sarebbe fantastico!"!

Il Finster di sempre sta uscendo fuori di nuovo, dopo lo shock. Papà mi guarda con la bocca aperta, come se fosse sorpreso per il mio ritorno al mondo della coscienza..Credo che stiamo iniziando a "connettere".

" E’ una buonissima idea. Così le faremo una sorpresa. Vedi quel faro lì in fondo ?"

Mi dice indicando un vecchio faro alla fine della spiaggia. Faccio di sì con la testa.

"Bene, quella è la mia casa. E’ una lunga storia."

Mi sorride e io faccio lo stesso.

" Fa in modo che mamma arrivi fino lì. Inventati qualcosa. So che sei un ragazzo pieno d’immaginazione. Tutto il resto lascialo in mano mia."

Mi strizza un occhio, mi da un bacio in fronte e va via..

"Papà"

Chiamarlo così mi produce una scarica elettrica per tutto il corpo. Si gira e so che a lui succede lo stesso.

"Mi sei mancato"

"E tu a me."

Mi giro e incomincio a correre. Ho un’importate missione da portare a termine.

Sono passati trenta cinque minuti da quando ho lasciato l’hotel ed ho paura che mamma sia preoccupata per me. Prego affinchè non sia ancora scesa e abbia chiesto la cena. In questo modo le cose si complicano un pochino.

Quando entro nella hall, lei sta scendendo le scale. Giusto a tempo. Freno di colpo e mi fermo davanti a lei .Mi guarda con la faccia spaventata. Io sto respirando molto rapidamente per la corsa fatta per arrivare fin qui.

"Che succede Will? Perché arrivi correndo?"

Ho bisogno di trovare rapidamente una scusa.

"Non succede niente."

Mi guarda meravigliata. Sono cosciente che non sarà molto facile. Con lei è molto difficile fingere.

" E’ che…vedi…"

Pensa.Will pensa!

"Ho conosciuto una persona sulla spiaggia, vive nel faro e gli piacciono le stelle e…e…e…"

Sta inarcando il sopracciglio nello stesso tempo che incomincia ad irritarsi per la situazione.

"…e che?"

" E’ che mi ha invitato a vederle da lì. Dice che è uno spettacolo eccezionale."

Fa la faccia di "mio-figlio-è-pazzo", mi mette un braccio intorno alle spalle e mi trascina nella sala da pranzo.

"Mamma!"

"Non vorrai che andiamo prima di cenare,vero?"

" E’ che gli ho fatto così buona impressione che ci ha invitato a cena. Sarebbe molto brutto da parte mia mancare alla mia parola. Ho pensato che non ti sarebbe importato."

Mi mette la mano sulla fronte per vedere se ho febbre.

"Sei molto strano e non so che diavolo tieni tra le mani. Pretendi di andare a cenare con un perfetto sconosciuto in un faro?"

Io faccio continuamente segno di si emozionato.

" I viaggi ti dislocano più di quanto credessi, figlio."

" Bene, pero…Andiamo o non andiamo?"

Per favore, per favore.

"Mi fiderò di te, anche se è una pazzia"

Suppongo che abbia accettato nel vedere come sono emozionato all’idea.Dopo tutto non abbiamo un piano migliore per la serata.

La trascino fino al faro il più rapidamente possibile. Non sospetta assolutamente di niente.La scena che ora viene non è adatta per cardiopatici. Arriviamo alla porta del faro e mi lancia di nuovo un altro sguardo"sei-pazzo". Suono il campanello. I secondi che tarda ad aprire la porta si fanno eterni. Sento i passi dall'altro lato. Il cuore sta per uscirmi dal petto.

Allora apre la porta. Vestito con gli stessi indumenti di prima. Ora con la luce posso vedere come gli rassomiglio. Credo che mai potrò arrivare a spiegare con le parole l'incontro dei loro sguardi né come l'aria tutt'intorno sfumò tra di loro. Si abbracciano dopo un momento infinito in cui i loro occhi rimangono fissi gli uni negli altri. Io posso semplicemente sorridere. Vedo le lacrime nei occhi di tutti e due. Credo di felicità. Dio, come si abbracciano! Guardo perplesso la scena finchè il braccio di uno dei due fa in modo che io finisca al centro. Ora l'abbraccio è di tutti e tre e sento calore in tutto il corpo. Mi stanno schiacciando un pochino, ma non vorrei rompere l'intensità del momento. Non mi piacerebbe morire soffocato.

Non oso parlare. Sono i miei genitori, ma da una parte so che questo momento appartiene solo a loro due. Allora ci separiamo. Per la prima volta nella mia vita so che si sente a far parte di una famiglia normale. Non parliamo per la paura che abbiamo che le sensazioni scompaiono, sono sensazioni preziose, fatte di cristallo nel quale si riflettono migliaia scene future costruite di speranze. Entriamo in casa di mio padre. E' arredata in modo molto particolare; esattamente uguale e tremendamente differente da quel che mi aspettavo.La verità è che non avrei mai pensato che dentro un faro potesse esserci un posto così "forte".La stanza è circolare e dipinta di azzurro, in uno dei lati c'è una specie di paravento che separa il resto del locale da una piccola cucina. E' singolare e incantevole, il tetto è legno, e vicino al muro c'è una scala a chiocciola.. Non ci sono quadri, credo a causa della parete circolare. Al centro c'è un tavolo preparato per tre con candele e tutto il resto.

Al vedere dove vive mio padre so che mamma è molto sorpresa.

"Questa è la cosa migliore che mi poteva accadere. Credo che sia un sogno e sto per svegliarmi".

La voce di mio padre riempie l'aria intorno a noi rompendo il silenzio e la sensazione che tutto sia una fantasia. Mamma continua a cercare di assimilare tutto. Si limita a muovere una mano verso quella di lui e allacciare gli indici. C'è magia, lo giuro. Poi lo abbraccia di nuovo e piange sul suo petto, dimenticando con queste lacrime tutte quelle che l'avevano accompagnata per tanto tempo.Ed è in questo momento che me ne rendo conto, il vuoto del suo sguardo se ne va ad ogni battuta di palpebre, con ciascuna lacrima. Anche papà cerca di non piangere. Tutti e due stanno gridando senza farlo...Mi sei mancato, ti amo, ho bisogno di te. Anche io mi sento sentimentale e mi tolgo una lacrima dal viso.

"Oeeeeeeeeeeeeeeeoooooooooooooooooo"

Se non sono io chi rompe il ghiaccio chi può essere. Si separano e mamma sorride con le guance umide. Papi le pulisce il viso con i palmi delle mani. Si guardano di nuovo e scoppiano a ridere. E poichè sono un pezzo di romantico anch'io mi metto a ridere mentre piango.

"Avevo paura di non rivederti, tanto che ora non credo che stiamo qui tutti e tre".

WOW! Mia madre riesce a parlare.

"Suppongo che vi conosciate"

Mi guarda a lungo e poi guarda lui, io guardo mio padre, papà guarda me e entrambi sorridiamo mentre mamma ci sorride. Vedete? In tre il gioco e molto più divertente.

"Una domanda!"

Mi guardano e mi danno tutta la loro attenzione. Come mi piace!

"Mangeremo prima della fine dell'anno?"

Dopo rivolgo loro il mio sorriso più cordiale.

Ci sediamo a tavola e parliamo di un mucchio di cose: alcune tristi, altre curiose, cose accadute nella mia infanzia, rotture del FBI e dei pistoleri, di mio zio Bill- faccia di baril...Ops! Inoltre il mio papi cucina molto bene. E' allucinante vedere mia madre parlare, o ridere di cuore o guardarlo. Sto trascorrendo il miglior periodo della mia vita. Alla fine della cena, al dolce papà diventa molto serio. Io rimango gelato. Non vorrei che ci fosse qualche sgradita sorpresa, non sarebbe giusto.

"Vedete..."

Oh, merda! Si mette male.

"Voglio raccontarvi qualcosa..."

Gli occhi di mamma sono un poema.

" La verità è che ...Bene, non so come dirlo...è che..."

Perchè niente può riuscire veramente bene? Sono ufficialmente arrabbiato.

"Non vivo da solo. Voglio dire che c'è qualcun' altro nella mia vita."

Che gigantesca delusione, no? Questo può essere legale? Sorvolo sull'espressione di mia madre.

"Si chiama Nora e sta nella mia stanza"

Questo non sta succedendo. Mi rifiuto, voglio riavvolgere.

"Will, vuoi salire con me per conoscerla?"

Dico di no fermamente con la testa. Quello che ci mancava!

"So che vi piacerà"

Mami segue la scena con un viso di delusione lampante.

" Va beeene, scenderò con lei, ma vi avverto: è molto timida"

Sale le scale e mamma ed io ci scambiamo uno sguardo che dice tutto. Si sentono passi al piano di sopra , ma non si sentono voci. Sta scendendo per le scale, mamma continua ad evitare di guardarlo ed io gli sto inviando uno sguardo assassino- congelante. Dietro non scende nessuno, forse l'"inopportuna" si è resa conto che era un di più. Papà si avvicina a mami per le spalle e la circonda con le braccia. Veramente mi sento escluso. Allora, mette una mano in tasca e tira fuori una tarantola pelosa e affascinante e la sostiene davanti al viso di mamma.

"Vi presento Nora."

Il nostro è un amore a prima vista. Ne ho sempre voluta una, ma mamma non mi ha mai dato il permesso. Will & Nora" Amore Eterno"

Come abbiamo potuto pensare questo di lui? Mi sento un poco male. Lui scoppia a ridere mentre lascia Nora sulla tovaglia. Pro pro pro le sua zampine pelose vengono verso il mio piatto con i resti della panna. E' un vero gioiello.

"Mulder, non credere che ci sia cascata"

Mia madre sempre sulla difensiva.

"Scully...Ci conosciamo"

Nora mi fa il solletico sulla mano con i peluzzi. E' angelica!

"Ti piace,Will?"

Ora papà sta vicino a me, mentre da da mangiare un pezzettino di lattuga a Nora.

"Sì, le sue zampine flessibili sono molto divertenti."

Mamma ci contempla quasi senza battere ciglio, la felicità è tornata sul suo viso.

"Dove dorme? Ha una gabbia o qualcosa di simile?"

Nant si troverà bene con lei? E comincio a vedere Nant con la tarantola addosso. Avrebbero formato un gruppo adorabile.

"Dorme con me. Naturalmente! Ci teniamo caldo reciprocamente nelle fredde notti d'inverno!"

Perso che mia madre stia per arrabbiarsi, ma sta in un paradiso di colori e farfalle. Ah, che bello che è l'amore! Certamente mio padre stava scherzando. O almeno credo.

Mentre sono disteso sul divano, loro stanno lavando i piatti e parlando. Nora mi ha preso in simpatia e sembra che voglia riposare. Le faccio una culla nel mio berretto. Mi sto addormentando mentre li sento parlare. E' rilassante. Ho in corpo una sensazione di immensa sicurezza.

"Bene,così che continuate a vivere a Seattle."

"Si, si vive abbastanza bene. Mulder..."

"Sì ?"

"Mi sei mancato moltissimo..."

Papà vuole rispondere, ma mamma non glielo lascia fare.

Io continuo a vedere la scena dal divano con gli occhi socchiusi. Credo che pensano che il loro"angioletto" stia dormendo.

"...che non ha importanza quello che vogliono farci, insieme vinceremo chiunque. Non permetterò che te ne vada dalle nostre vite un'altra volta. Voglio che tu recuperi questi dodici anni che non hai passato con William, voglio che li recuperiamo, che li recuperiate."

Papà si gira e mi si avvicina, mi guarda. Ora ho gli occhi chiusi, ma lo avverto, l'aria mi accarezza.

"Scully, non mi perdonerei se gli accadesse qualcosa di brutto. E' così perfetto che non riesco a crederci, è un ragazzo stupendo e ci sei riuscita da sola. Se fosse stato con me sicuramente sarebbe finito male"

Il cuore mi fa una capriola. Non volevo che le cose finissero così. Ora che ho assaggiato un boccone, voglio l'intera torta.

"Non puoi farti questo, non lo puoi fare a me e sopratutto, non lo puoi fare a William"

Papà non risponde e la voce di mamma sembra più agitata e tremante.

"Mulder...Abbiamo diritto di essere felici."

"Con me non potete, lo so. Non avete bisogno di me"

Socchiudo gli occhi e vedo che papà non mi sta più guardando. Mamma incomincia a piangere.

"Avevo paura di venire, di incontrarti, e che succedesse questo. Di vederti e sapere che continuo ad amarti ogni giorno di più. E che mi condanni a sentire la tua mancanza perché credi di essere poca cosa per me e per lui. Di vedere come la tua paura di perderci ti allontana da noi"

Quante emozioni per un solo giorno!

Papà continua a non parlare, zitto e serio.

"Tutto questo non è stata una buona idea. Sarebbe stato meglio se non fossimo venuti"

Mamma si gira e incomincia a camminare verso di me. Papà l'afferra per un braccio.

"Tu mi chiedesti di andare via, non lo dimenticare."

Allora lei si gira di nuovo e si affrontano faccia a faccia.

"Sì...sì...lo so...ma..."

La sua voce si spezza e sembra che le lacrime consumino la sua gola. Credo che sia meglio che continuino a pensare che sto dormendo.

"...preferisco morire con te che vivere senza di te"

Papà finisce la frase che aveva iniziato mia madre. E potrebbe cadere la casa, scusare il faro, ma loro continuano a guardarsi. Si avvicinano, si avvicinano, si avvicinano... E ora si stanno dando il bacio cinematografico più bello che ho mai visto in vita mia. Dopo la tensione il relax mi vince e qualcosa, la mia intuizione e il mio subcosciente credo, mi cullano fino al paese dei sogni, fino al Finster Word nel quale Huckelberrie Finn, Luke Skywalker, Frodo Bolson, Harry Potter, Tommy ed io navighiamo in una barchetta sul Mississipi. La calma del fiume è ipnotizzante, tutto è perfetto ed io sono tremendamente felice.

 "Finster, non senti uno strano odore?"

Harry mi guarda con una faccia felice.

"Ora che lo dici, Harry...Ummmm"

"Odore di gofres!"

Dicono tutti i miei amici contemporaneamente.

"Già già, ci vediamo amici, me ne vado nel paese della coscienza per fare colazione. Vi conserverò qualcosa, promesso."

"Addio Finst, buona fortuna"

Huck mi saluta mentre mastica un rametto.

Apro gli occhi. Sono sul divano di...di...di... mio padre. Già, ora ricordo. Sono avvolto in una coperta. Nora sta ancora nel berretto al mio fianco. Sono felice che non sia schiacciata. Mi alzo e vedo papà in cucina. Che divertente!

"Buongiorno, dormiglione!"

Sto per piangere. Veramente, sto per piangere.

"Buongiorno, papà!"

Mi avvicino e non posso fare a meno di dargli un bacio. Che tenero!

"Siediti, stai per provare qualcosa che ti piacerà moltissimo."

Ubbidisco.

"Dove è mamma?"

La verità è che sto facendo il finto tonto.

"Bene, allora, poichè Nora era con te... Avevo bisogno di compagnia e..."

Ci scambiamo uno sguardo complice e sorridiamo.

"Che ne pensi se le saliamo la colazione?"

Papà lo propone, ma la voce di mamma che scende per le scale manda all'aria la sorpresa.

"Non sarà necessario. Che fanno i miei due ometti?"

Indossa una maglietta e i boxers di papà. Il piccolo Will non vuole sapere niente.

Mi da un bacio, a me sulla fronte, e un bacio a papà, sulle labbra. Beeeeene, che devo sopportare!

E tutti e tre facciamo colazione, parlando del futuro e facendo progetti. Il sole continua ad affacciarsi ad est di Nantucket mentre noi scopriamo a poco a poco ciò che è la completa felicità

Pegaso

Oggi è la vigilia di Natale, è passato un mese, ma ho la sensazione che stiamo insieme da tutta la vita. Il suolo è coperto di neve e Tommy ed io siamo super coperti. Non la smette di tirarmi palle di neve sulla testa. Io gliele restituisco, ma lui è infaticabile. Camminiamo verso le nostre case. Il rione è pieno di lucette e renne di plastica e si respira quest'aria di felicità natalizia così caratteristica in questo periodo. Forse è commerciale, forse non esiste il vero spirito natalizio, ma quest'anno mi sento immenso in una bolla di allegria. Non m'interessa il Natale in sé perchè da circa trentatre giorni ogni mattino è meglio di un mattino pieno di regali sotto l'albero. Voglio dire che anche se fosse agosto per me sarebbe Natale se consideriamo la suddetta epoca come un periodo di allegria e amore, il Natale privato di Finster. Non so quando mi durerà lo stordimento. Forse compirò novant'anni e continuerò ad avere questo viso di felicità.

"A Finst, Babbo Natale non porterà nieeeeente"

Tommy cerca di torturarmi con frasi sciocche mentre fa la voce da bambino. Dice che da quando sono tornato da Nantucket sono un Finst-inarrabbiabile( So che la parola non esiste). Mio padre gli piace, inoltre il signor Harvey e papà stanno incominciando ad andare d'accordo.

"Finst! Voglio che tu mi picchi. Ahahahah"

Non voglio picchiarlo, anche se la vigilia di Natale fosse per me niente altro che una data in più sul calendario, bene...sarebbe brutto mollargli un buffetto sul collo davanti ad un gruppo di persone che intonano canti natalizi. Ma che sia chiaro che se lo sarebbe meritato

Guardo verso l'alto e vedo come si precipitano i fiocchi di neve sul mi viso. Al contatto con la pelle si sciolgono, è qualcosa d'inevitabile.

Poco a poco arriviamo a casa di Tommy. Festeggiamo la vigilia separati, ma domani mangeremo tutti insieme a casa degli Harvey.

Guardo il mio migliore amico che cammina deciso davanti a me con un divertentissimo berretto di Babbo Natale e pronuncio il suo nome.

"Tommy!"

Si gira e mi guarda attentamente. Ho un regalo di Natale nella tasca e stavo aspettando il momento giusto per darglielo.

"Sips?"

Tolgo la mano dalla tasca, faccio fatica a prendere il pacchettino perchè porto le manopole a strisce che mi ha mandato mia nonna. Questo Natale lo passa a San Diego a casa di Zio Bill-faccia di baril. Al vedere il regalo, Tommy spalanca gli occhi e finge di essere sorpreso.

"Finst, non dovevi disturbarti..."

Ora cercherà di fare finta che non ha niente per me. E' la stessa scena di tutti gli anni.

"E' che vedi...Io mi sono...Io non ti ho comprato niente"

E' allora quando anche lui tira fuori qualcosa dalla sua tasca. E' una semplice bustina. Tutti e due sorridiamo e incominciamo ad aprire i nostri rispettivi regali. Fa un freddo tremendo, ma quando sono occupato il freddo passa in secondo piano.

Faccio scivolare fuori dalla busta qualcosa di simile una targhetta, che sta in una foderina di plastica. E' allora quando mi emoziono e abbraccio Tommy. E' il miglior amico del mondo e ha trovato per me qualcosa che so che è molto difficile da trovare: Una figurina tremendamente vecchia di Mickey Mantel. Lui sapeva che andavo dietro alla benedetta figurina da un sacco di tempo. Anche lui mi abbraccia. Non gli ho dato il tempo di aprire il suo regalo. Ci separiamo e strappa la carta. Sotto appare uno scatolino di velluto nero. Lo apre.

"Finst...! Una bussola! Forte! Come sapevi che ne volevo una?"

"Bene, poichè quest'estate mi hai promesso che andremo con gli Scouts, allora... Girala."

Sul rovescio ho fatto incidere" Se un giorno ti perdi, usala per arrivare fino a me e insieme troveremo la strada. Che la forza ti accompagni, fratello...AMICI PER SEMPRE.Finst" 

"E'-è-è..! Grazie!"

Ci riabbracciamo. Gli auguro una felice notte e lui va in casa nello stesso tempo che io mi giro e continuo il mio cammino. La neve continua a cadere. Torno a guardare su e sento le punturine dei fiocchi che cadono sul mio naso. Apro gli occhi e volontariamente fermo alcuni fiocchi prima che arrivino a toccarmi, fluttuano nell'aria. Ora sono quasi capace di controllare il potere, ma lo faccio più o meno in segreto. Lo sanno solo i miei genitori e Tommy, e posso muovere solo oggetti leggeri e mi è proibito farlo davanti alla gente. Papà non si sorprese nemmeno molto quando glielo raccontammo. Io, semplicemente mi limito ad accettarlo. Riesce ad essere perfino utile.

Potrei stare tutta la vita ad ascoltare il rumore dei passi nella neve. Crag- grag- grag. Arrivo al mio giardino, tutto innevato, guardo le lucette sul tetto e rido ricordando quanto è costato a papà metterle, è stato molto divertente.

Entro e lascio l'anorak nell'ingresso.

"Ciao,Will!"

La voce di papà si sente dalla cucina mentre lui e mamma ridono. Nant viene e si getta su di me. Ieri gli ho messo dei sonaglini sul collare e sembra una slitta. Arrivo alla porta e rimango a guardarli. Accidenti a quasi due! Papà cerca di mangiare le meringhe del dolce e mamma non riesce ad impedirglielo. Vi dico solo che ho dovuto disfarmi del vischio di tutta la casa.

"Papà!"

Dico io mentre mi sporca il naso con le meringhe.

E tutto è favoloso e perfetto e posso assicurarvi che sono felice e che mi sento completo. Beeeeeeeeene, d'accordo, c' è una cosa che non mi piace: il pullover con le renne di papà potrebbe essere un poco meno appariscente( per dirlo in maniera delicata)

"Accompagnami a prendere la legna nel garage"

Esco dietro di lui e quando sono nella veranda mi tira una palla di neve ed io gliela restituisco e finiamo col rotolarci nella neve del giardino come due bambini di tre anni, ma è così divertente...sento che il tempo si congela come il mio sedere. Mi rendo conto che continuo ad essere uguale e diverso dal William di prima. Siamo bagnati fradici. Il cielo è tranquillo e la luna si vede immensa sul quartiere residenziale. Entriamo con la legna e saliamo a cambiarci piano piano affinchè mamma non se ne accorga e ci dia una lavata di capo.

E' stata di gran lunga la migliore vigilia della mia esistenza. Perfino Nora ha canticchiato i canti di natalizi. Seriamente! E' felice perchè sente una grande attrazione per il vaso dell'albero di Natale e si sente al suo agio lì, vicino al calore del trasformatore delle lucette.

Ho dato un bacio di buonanotte a papà e mamma e sono andato al letto. Mi sono già lavato i denti e messo il pigiama che la nonna mi ha mandato insieme con le manopole. Guardo attraverso il telescopio per augurare un felice Natale a Chimos. Poi fisso la luna. Chiudo gli occhi e godo la vita. Nell'aprirli ho la sensazione di vedere una slitta tirata da renne attraversare il cerchio perfetto della luna. Clin-clin-clin. Sorrido, chiudo le tende e mi metto nel letto ad aspettare Babbo Natale.

Nei miei sogni distribuisco regali insieme a Babbo Natale, montando un bellissimo cavallo bianco alato. Sento dal mio mondo magico come papà entra nella mia stanza, mi copre e mi da un bacio.

"Sogna, William. Ho sempre pensato che i sogno non si realizzassero,ma io ne sto vivendo uno"

Poi esce chiudendo leggermente la porta.

E sì, i sogni si realizzano a volte e il segreto sta nel non arrendersi, nel non aver paura...Avventurarsi ad andare a Nantucket ha fatto si che mi è difficile decidermi tra il mio mondo magico e il mondo reale che ho intorno. Ho tutto ciò che ho sempre voluto: papà accanto a me e la cosa più importante: il sorriso completo di mia madre.

Immagino che la neve continui a cadere e gli astri continuino a muoversi lungo il cosmo mentre le nostre vite nuotano nell'alta marea.

Finster, i miei amici mi chiamano Finster

Torna all'inizio Sfoglia l'archivio