Le fanfic di X-Files
Al risveglio
Mulder e Scully alle prese con un caso misticoPubblicata il: 25/09/2009
Tradotta da: Angelita
Rating: R, una via di mezzo tra il PG-13 e NC-17
Genere: ANGST, MRS/RSM
Sommario: Mulder e Scully alle prese con un caso mistico
Note sulla fanfic: è solo il frutto della mia ossessiva mente Xsofila, anche se credo che non sia un mistero per nessuno che Mulder e Scully si amano.
Archiviazione:
Disclaimer: Gli scritti pubblicati in questo sito sono di esclusiva proprietà degli autori. Beyondthesea.it non è in alcun modo responsabile degli scritti suddetti e dei loro contenuti. Gli autori, pubblicando le loro opere, si assumono ogni responsabilità sulle stesse. Tutto il materiale presente sul sito non può essere riprodotto in mancanza del consenso del proprietario dello stesso. Questo sito non ha fini di lucro. I personaggi presenti nelle storie pubblicate sono di proprietà dei rispettivi autori e dei titolari del copyright.
"In questo mondo vuoto e confuso, cercando un poco di misericordia di Dio, trovai una prova vivente"
Bruce Springsteen
Lo ricordò solo quando era sveglia e spaventata nel suo letto.
Quella sensazione strana e familiare quando si era coricata, un secondo prima di addormentarsi, come se avesse dimenticato di fare qualcosa, qualcosa d'importante, dopo quello, questo sogno sconvolgente e vivido, e si svegliò, come se qualcosa avesse attivato una molla arrugginita del suo subcosciente.
Lo intuì semplicemente, non poté darsi altra spiegazione.
Quando guardò l'orologio vide che era un poco più tardi delle cinque del mattino, sicuramente lui stava dormendo, inoltre non sarebbe uscita di corsa a cercarlo per aver fatto un brutto sogno.
O sì?
Non poté più tornare a dormire e rimase a rigirarsi nel letto fino a che non suonò la sveglia, alle sette del mattino.
Dana Scully fece la doccia e si vestì come faceva tutti i giorni per andare a lavorare, fingendo che non fosse successo niente, come se non avesse fatto quel sogno, aveva meno di mezz'ora per scoprire se era vero.
Mentre camminava piano nel corridoio del seminterrato che portava fino al suo ufficio sentì freddo, come da molto non sentiva, era logico che facesse freddo a Washington in quel periodo, mancava meno di una settimana a Natale e le strade erano piene di neve e vento gelido che soffiava negli angoli.
Ma non era quel genere di freddo, era un freddo che non si poteva combattere con gli indumenti, quello che cresce sotto forma di ghiaccio attorno all'anima, alzando un muro stranamente trasparente e solido intorno ad essa.
Non era un segreto che per Scully ogni anno risultava più difficile essere contagiata dallo spirito natalizio. Non solo per l'aria che si respirava in tutto il mondo in questi giorni, ma anche per il significato stesso del Natale, forse la sua fede in tutte queste cose non era la stessa di prima.
Bene, forse non in tutte le cose.
Mulder stava attaccando l'unico ornamento natalizio che c'era nell'ufficio, una ghirlanda di festoni dorati da un lato all'altro del muro.
-Buongiorno.
-Ciao. Hai una brutta faccia.
-Non sai molto delle donne vero, Mulder?
-Molto divertente Scully, quello che volevo dire è che sembra che tu non abbia dormito bene.
- Sì…ho fatto un sogno molto...strano.
-Uhhhh!...C'ero io in questo sogno così…"strano"?
-Mulder…
A lui piaceva quel gioco, l'amava ancora di più quando vedeva come spalancava i suoi begli occhi, o quando le vedeva muovere le mani impotente contro la sua ribelle ironia, in sette anni non aveva mai messo nessun ornamento natalizio, perché aveva scelto quel Natale?
C'era qualcosa di diverso nell'aria, come se tutto fosse un pochino più triste, come se fossero improvvisamente molto più vecchi di un mese prima, come se avessero perso qualcosa.
Forse era questo, le cose che non potevano cambiare, le cose che avevano segnato la loro vita ritornavano sempre in questo periodo, più strane e pesanti di quando erano accadute.
Era come vivere sempre nel momento che precede una tempesta elettrica, centinai di elettroni che volavano senza controllo, il cielo grigio scuro che si avvicinava, senza che si riesca a vedere mai il primo fulmine.
Forse era il momento di cambiare.
- Hai letto il giornale, Scully?
- Io non mi alzo alle sei del mattino, Mulder.
- Già, dentro c'è il nostro nuovo caso, Scully...un caso su una statua che ....
-…piange sangue.
- Credevo che non avessi letto il giornale.
Scully rimase in silenzio per alcuni secondi, guardandosi le mani in grembo, cercando di capire quello che era successo, lei sapeva, l'aveva visto nel suo sogno.
Quella statua, non aveva potuto ricordare molto altro al risveglio, ma ricordava perfettamente d'aver visto nel suo sogno l'immagine della statua che piangeva sangue.
Aveva bisogno di una spiegazione e ne aveva bisogno subito.
- Stai bene, Scully?
- Si...io solo...Sto bene, Mulder.
****************
-Bene, sicuramente sarà una frode per avere pubblicità o forse avrà qualche scopo politico.
- E' Natale, Scully. Non credi che possa trattarsi di un miracolo?
-Volesse il cielo che potessi crederlo.
-Sicuro di stare bene, Scully?
-Sì, è solo che queste festività mi deprimono un poco.
Mulder le si avvicinò un poco di più e le mise dolcemente una mano sulla spalla, tacito e silenzioso segnale, ma compreso da tutti e due, di un appoggio incondizionato.
La chiesa di Saint Thomas era una delle più antiche di Washington, i suoi grandi e grigi blocchi di pietra calcarea facevano una perfetta sintonia con l'aria strana che si respirava nella città, forse era perché certe date alteravano la gente, forse la neve, forse era il pensare a chi non c'era più, ma non solo questo, improvvisamente questo Natale era diventato qualcosa che non potevano controllare, qualcosa di diverso nell'aria, una corrente elettrica che fluttuava ovunque, come un oscuro presagio.
Dentro faceva quasi tanto freddo quanto fuori, i muri scuri ed umidi avevano un odore strano e caratteristico allo stesso tempo.
La chiesa sarebbe stata chiusa al pubblico per tutto il giorno per evidenti ragioni, e apparentemente non c'era nessuno che li aspettava.
Camminarono fino alla metà della cattedrale, il suono dei loro passi scivolava sulle pareti e per i tetti a volta, un brivido s'impossessò di Scully quando passarono davanti ad una statua.
Ed entrambi sapevano che la discussione era finita, nessuno avrebbe potuto tirar fuori a Scully ancora una sola parola.
- Risulta che nella chiesa di Saint Thomas, c'è una figura che apparentemente ha iniziato a piangere sangue durante il servizio religioso.
- Come lo sai?
- E' questa.
Scully non ebbe il tempo di rispondere, un uomo vestito di negro si avvicinò a loro.
- Siamo gli agenti Mulder e Scully, del FBI.
- Siete venuti per la statua vero?
- E' così e voi chi siete?
- Perdonatemi, sono padre O'Brian, il cappellano di questa cattedrale.
- Lei c'era ieri quando... è successo?
-Sì, e devo dire che non avevo mai visto una cosa simile, ha incominciato semplicemente a piangere, davanti a tutti i confratelli, a metà della messa.
Scully lascio che Mulder continuasse a parlare con padre O' Brian e si avvicinò alla statua in questione.
Era un angelo, non di quel genere di angeli con un aspetto tarchiato e di bambino piccolo e dolce, era un angelo quasi sinistro, oscuro, l'espressione del viso era quasi di sofferenza, la pittura e i colori conferivano a quell'immagine un aspetto mistico, come se stesse per muoversi da un momento all'altro, come se non fosse fatto di semplice legno stagionato, ma creato dalla stessa mano di Dio, c'era qualcosa di strano in quella figura, non solo i suoi occhi complicati e brillanti, ma nel modo in cui erano collocate le mani, verso il cielo, come se si stesse lamentando per qualcosa, come se cercasse una spiegazione.
Scully si avvicinò di più e si chinò a terra, prese il suo equipaggiamento per le prove e raccolse parte della sostanza rossa che c'era sul pavimento, sotto i piedi della strana immagine, prima di tutto doveva sapere cosa era quello.
Mentre ascoltava Mulder e padre O?Brian che parlavano dietro di lei, sentì qualcosa di insolito, lo stesso freddo e quella strana sensazione che l'aveva accompagnata da quando si era svegliata quella mattina, da quando aveva aperto gli occhi agitata dopo aver sognato questo strano angelo ed aveva avuto l'inesplicabile certezza che qualcosa stava accadendo.
Era così persa nei suoi pensieri che non sentì Mulder che si avvicinava al punto dove lei stava.
- Senz'altro non è esattamente una figura che uno si aspetta di trovare in una chiesa. Quale è la tua opinione, Scully? Frode o miracolo.
-E' presto per dirlo Mulder...invece, e sempre senza un'analisi scientifica, la sostanza per terra che presumibilmente piangeva la statua, sembra sangue.
- E' sangue?
- Ho detto che ad una prima occhiata lo sembra Mulder, non incominciare di nuovo.
- Bene, allora la prima cosa che dobbiamo fare è scoprire che cosa è questa cosa. Sicuro che stai bene? Sei molto pallida.
- Il fatto è che stanotte non ho dormito molto bene.
Mulder la guardò per un attimo in silenzio, facendole sapere che non le aveva creduto, che sapeva che gli stava nascondendo qualcosa, ma dandole spazio per poterglielo raccontare quando era pronta, come sempre.
Scully finse di non se n'era resa conto e tornò a guardare quello strano angelo, senza potersi spiegare bene perché sentì il desiderio di toccarlo, doveva sapere come era al tatto quella figura che si era introdotta nei suoi incubi, perché ora lo sapeva, era sicura, non era stato un sogno, era stato un incubo, si era svegliata spaventata e gridando, come quando era bambina e aveva incubi con pagliacci malefici, non era mai stata una bambina paurosa, ma i pagliacci… e la notte precedente aveva sentito la stessa cosa, paura, paura di muoversi, paura di accendere la luce per timore di ciò che poteva vedere, paura quando si era svegliata nel suo letto dopo aver visto questo sinistro angelo piangere ciò che sapeva perfettamente essere sangue.
Raccolsero i campioni, fecero alcune fotografie e dettero il biglietto da visita a padre O'Brian.
Quando uscirono dalla chiesa era quasi mezzogiorno, il cielo si era oscurato prendendo un minaccioso colore grigio, da un momento all'altro poteva incominciare a nevicare, il freddo era intenso in quel periodo, invece gli ornamenti natalizi e le luci che erano appese per la città erano soliti darle un aspetto molto più caldo, ma meno questo Natale.
Quando entrarono in macchina Scully accese il riscaldamento ed avvicinò le mani ai tubi dell'aeratore, malgrado avesse i guanti le sue mani erano insolitamente fredde, ma non erano solo le sue mani, quella sensazione strana che non poteva capire stava dentro di lei dall'alba.
Non parlarono per tutta la strada di ritorno in ufficio, Mulder le rivolse un paio di sguardi preoccupati che lei finse di non vedere, ma non parlarono, non gli raccontò niente del suo sogno.
Lasciarono la sostanza rossa nel laboratorio delle prove e scesero nel seminterrato, dopo aver appeso all'attaccapanni i loro pesanti e umidi cappotti, si sedettero ognuno sulla propria sedia e rimasero in silenzio, ripassando documenti e rapporti per quasi un'ora.
Scully incominciò a sentirsi male, sentì nausea e un brivido intenso percorrerla, la carpetta che aveva in mano cadde per terra e allora Mulder sollevò la testa per guardarla.
Era più pallida del solito, aveva uno sguardo appannato e confuso.
Si alzò preoccupato e si avvicinò a lei, accanto alla sua sedia.
- Sicuro che stai bene
- Sì, credo d'aver preso un raffreddore o qualcosa di simile, non è niente.
- Vuoi che ti accompagni a casa?
-No, sto bene, veramente.
-Bene, ti dirò cosa faremo, sono quasi le due del pomeriggio, vieni, ti invito a pranzo così potrai prenderti un'aspirina o altro.
-Grazie.
Mulder si raddrizzò le offrì la mano per aiutarla, anche se la tirò dolcemente, quando Scully si alzò rimasero molto vicini, toccandosi, per un secondo Mulder potè sentire il profumo che emanava il collo perfetto di lei, la sentì calda e piccola tra le sue braccia e per un momento fu tutto perfetto, si guardarono in silenzio e Mulder si separò da lei per andare all'attaccapanni per i loro cappotti, quando si girò e la vide potè quasi sentire come gli si fermava il cuore.
Un lucente filo di sangue le usciva dal naso.
In una questione di secondi cento ricordi gli tornarono in testa, quei giorni in cui entrambi comminavano alla cieca, cercando ogni momento un motivo per non arrendersi, sentendo l'ingiustizia come una pesante lastra sotto forma di cancro, sentire che niente avrebbe cambiato quello che sarebbe accaduto.
- Scusatemi, posso aiutarvi?
- Scully…
Si avvicinò rapidamente e la sostenne per la vita mentre l'aiutava a comprendere, mentre cercava di calmarsi, le mostrò la mano macchiata dal sangue che le usciva dal naso e per un secondo eterno potè vedere in lei quello sguardo che aveva desiderato di non rivedere mai più.
- Dio Scully, andiamo immediatamente in ospedale...
-No aspetta, non è quello che credi tu.
-Cosa? Scully stai sanguinando e….
-Lo so, ma so quello che mi succede.
"So quello che mi succede"
Come diavolo era così maledettamente sicura di ciò che accadeva?
Come sapeva che il suo cancro non era tornato per finire quello che aveva incominciato?
perché lo sapeva, forse lo aveva saputo da quando si era svegliata di soprassalto nel suo letto quella mattina, l'aveva sentito in un modo che non sapeva spiegare, in una maniera in cui non voleva credere.
- Ascoltami Mulder, c'è qualcosa che non ti ho raccontato.
- Cosa?! Tu lo sapevi, eri ammalata e non me lo hai detto.
-Non è questo, lascia che ti spieghi.
Mulder sospirò e sedette in un angolo del tavolo, molto vicino a Scully, era da molto che non era stato così spaventato, tempo prima, dopo quella storia era arrivato perfino a credere che era stato solo un brutto sogno, che quella cosa non era mai accaduta, che non era mai stato sul punto di perderla e improvvisamente di nuovo quello, la guardò preoccupato e vide come muoveva nervosamente le mani e come faceva uno sforzo per raccontargli quella strana storia.
-...E quando mi sono svegliata questa mattina non potevo spiegarmelo, c'era qualcosa di strano, ho visto quell'immagine piangere nel mio sogno Mulder, l'ho vista chiaramente, e avevo la certezza che oggi saremmo andati in quella chiesa e l'avremmo vista ed ho avvertito qualcosa di particolare vicino a questa statua. Devi credermi Mulder.
- Chiaro che ti credo, Scully ma come puoi essere sicura che non stai avendo una ricaduta?
- Per quanto ne so, Mulder, ho l'assoluta certezza che non ha niente a che vedere con il cancro.
-Perché l'hai visto nel tuo sogno?
-perché me lo dici con quel tono, Mulder? Credevi che saresti stato contento che ho aperto la mia mente ad altre possibilità.
- Si sono veramente contento, ma parleremo dopo di questo, per ora devi andare in ospedale.
- Ci andiamo immediatamente, Scully.
- Scusa? Da quando mi dai ordini?
- Non è solo un tuo problema Scully, non puoi decidere una cosa simile tu sola.
- Mulder…
- Come vuoi, ma prima mi piacerebbe parlare con te di ciò che ho visto, di quello che ho sognato.
Scully abbassò leggermente la testa, come se si vergognasse, non di ciò che stava per raccontargli, aveva vergogna per non avere una spiegazione.
Una che non includesse Dio.
Mulder si avvicinò di più e l'abbracciò piano, come se si stesse rompendo, dopo lo spavento che si era preso aveva bisogno di un poco di questo, un poco del suo calore dolce e familiare, un poco della sua Scully.
Inoltre lei era un poco confusa e si vergognava per quello che stava per raccontagli, lui sapeva che Scully aveva bisogno di una spiegazione, una che potesse tranquillizzarla un miracolo natalizio con un sogno premonitore incluso non sembrava la cosa più tranquillizzante.
- Su, raccontami.
- So che suona strano, sopratutto venendo da me ma...
- Vai, così saprò come ci si sente ad essere una persona assennata tanto per cambiare.
Scully sorrise apertamente e tutte le ombre corsero a nascondersi negli angoli.
- Io lo so semplicemente, ho visto l'immagine, mi ha spaventato e volevo credere che era stato solo un incubo, ma so perfettamente che non lo era, qualcosa mi sta succedendo e so che è appena iniziato.
- Sei sicura?
- Lo so.
- Bene, allora la prima cosa che dobbiamo fare è sapere se la sostanza rossa era realmente sangue.
- Lo è, sono sicura che lo è.
- E sai di chi?
Scully chiuse gli occhi per un secondo, come se stesse facendo uno sforzo per ricordare qualcosa, cercando di esprimere con le parole la sensazione che aveva, l'assoluta certezza in qualcosa che non aveva visto e di cui non aveva prove, solo fede.
Il tono di Mulder era molto più freddo e meno amabile del solito, si stava mettendo il cappotto e sosteneva quello di Scully a mò di suggerimento.
-Mulder...sto bene e non andrò da nessuna parte.
Mulder si avvicinò piano a Scully, finchè entrambi non respirarono la stessa aria, le prese dolcemente le mani fredde e piccole tra le sue, parlandolo tra sussurri quasi all'orecchio, molto vicino.
- No, ascoltami Scully, non posso passare di nuovo per quello. Fallo per me, d'accordo?
-Mulder...in quella chiesa, c'è un cadavere.
"Ho paura che Dio ci stia parlando, ma che nessuno lo ascolti"
D.Scully
-Mulder...nella chiesa, c'è un cadavere,
******
Poteva ancora vedere con totale chiarezza le immagini nella sua mente, un secondo eterno prima di svegliarsi, flashes confusi e perturbanti.
Ed il rumore.
Non esattamente un rumore, era un grido, ma non era un grido umano.
Era un grido d'ira e di rabbia, non poteva essere uscito da corde vocali umane.
Chi era capace a questo mondo di gridare d'indignazione senza essere umano?
Forse non era qualcosa di questo mondo.
L'analisi della sostanza rossa trovata accanto alla strana statua determinò che era effettivamente sangue, sangue umano, ma senza un campione da confrontare non si poté procedere oltre, non avevano modo di sapere a chi apparteneva quel sangue.
Ora nevicava intensamente, il vento gelato del nord portava ricordi e sussurri lontani mentre spazzava le strade di una Washington vestita a festa.
Scully s'avvolse in poco di più nel cappotto e affrettò il passo per seguire Mulder che ora stava tenendo aperta la pesante porta della chiesa.
Almeno dentro non nevicava.
- Perlomeno qui non nevica, Scully.
Scully dissimulò un sorriso davanti alla, sempre più forte, unione mentale che entrambi condividevano, nessun altro al mondo aveva questa capacità, non era esattamente un dono soprannaturale, era dovuto sicuramente a tutto il tempo che passavano insieme ed all'eccesso di mutua fiducia che avevano.
Sicuramente.
-Stai bene?
- Sì, stavo solo... pensando a ciò che ci ha condotto fin qui.
- Ti riferisci al caso concreto?
Scully scosse la testa silenziosa, tra il confuso e il divertito, per l'ambiguità delle parole di Mulder.
Così era lui, solo Mulder.
Nessuna parola al mondo poteva definirlo meglio.
Lei vedeva un comportamento in un'altra persona, un atteggiamento, una risposta… e la parola giusta era " Mulder", non poteva definire il suo modo di essere in un altro modo.
Sicuramente non si sarebbe mai abituata del tutto a stare accanto a quest'uomo strano e caldo allo stesso tempo, a volte poteva essere il bambino più triste e abbandonato sulla faccia della terra ed altre volte essere più adulto e responsabile di lei, responsabile per tutti e due.
Conosceva perfettamente Mulder, conosceva le cose di cui era capace, che cose che non avrebbe mai potuto fare quasi meglio di lui, invece non si sarebbe mai abituata al suo modo di sorprenderla con ogni parola, come era capace di distruggere se stesso, le cose che diceva a metà, e quelle che non diceva…soprattutto queste.
- Senza dubbio non avevo mai visto una figura come questa, non in una chiesa.
- Bene incomincia ad immaginare com'è vederla nei tuoi sogni e com'è sentirla gridare.
Scully si pentì immediatamente d'aver pronunciato quelle parole.
- L’hai sentita gridare?
- Io...credo di sì, ma non era esattamente un grido Mulder, non uno umano, era un suono troppo triste e troppo oscuro. Cercava vendetta, Mulder, e non era il modo in cui gridano gli esseri umani.
- Bene, Scully, la vendetta è uno dei sentimenti più umani che ci siano.
- Sì ma suonava inconsolabile, come se qualcosa di terribile fosse accaduto, cercava una spiegazione, era come se non potesse riconciliarsi con Dio.
perché diavolo aveva detto questo?
Come poteva essere sicura d'aver sentito il grido inumano di un angelo sinistro e vendicativo nel suo maledetto sogno?
E quello che aveva appena detto…
Le erano uscite le parole di bocca quasi senza pensarci, non aveva mai pensato seriamente alla possibilità di raccontare a Mulder le sue costanti controversie con Dio.
Credevo che lui potesse intuirle in qualche modo, anche se non avrebbe mai saputo quanto profonda era quella ferita per lei.
Lei aveva creduto in Dio per tutta la sua vita senza farsi altre domande, la fede consiste nel credere senza domandarsi il come.
O il perché.
Soprattutto il perché.
Scully era passata dal credere senza farsi domande, a domandarsi perché doveva credere.
La fede di Mulder, la sua fede in qualcosa di molto diverso le aveva fatto vedere le cose in modo differente, ora lei onestamente non poteva fare sua l'esistenza di un Dio benevolo e onnipresente che aveva cura di tutti gli esseri umani, non dopo le cose che aveva visto.
Le cose che NON aveva visto.
Pensò che forse non era stato quello strano angelo che aveva gridato la notte precedente, forse era stata lei, forse quel grido furioso che esigeva una spiegazione era il suo, forse non era stato nessun angelo sinistro.
Le parole che aveva appena detto a Mulder erano i suoi pensieri su Dio in cui lei aveva creduto.
In cui lei aveva voluto credere.
Ora non è che non potesse credere in Dio, è che non voleva credere.
- Ti sei spaventata?
La voce lontana di Mulder la tirò fuori dai suoi pensieri e la riportò in chiesa, di fronte alla curiosa statua.
- Cosa?
- Questa notte....hai avuto paura, Scully?
- Forse.
- E perché non mi hai chiamato?
- Non volevo svegliarti
- Non volevi svegliarmi.
Mulder girò su se stesso e s'incamminò verso l'ufficio di padre O'Brien.
Si era arrabbiato.
Scully sapeva molto bene che capire e comprendere erano due cose molto diverse, Mulder e lei si capivano perfettamente, lui la capiva come nessuno poteva capirla, ma per la metà del tempo Mulder non la comprendeva, non poteva, anche se lei sapeva che cercava, cercava di comprenderla ogni giorno ma non poteva capire perché faceva alcune cose, perché si comportava in un determinato modo...perché non gli diceva che aveva paura.
Lui poteva sapere perfettamente ciò che lei stava pensando in quel momento, ma non sapeva mai perché lo pensava.
Sentì la sua voce lontana e confusa attraverso la pietra della cattedrale e lo vide venire accompagnato da padre O’Brian.
- Padre O’Brian dice che ci permette di perquisire la chiesa, ma insiste che non c'è nessun cadavere.
- Vedete, io faccio un giro per questa chiesa ogni giorno prima di mangiare e vi assicuro che qui non c'è nessun corpo, e mi piacerebbe sapere come siete arrivati a questa conclusione...
Quindi, per questo e perché possiate finire con questa storia oggi stesso vi do il permesso per ispezionare la chiesa.
- Grazie padre.
- E le catacombe?
- Come ha detto?
- Questa chiesa le ha, vero?
- Come lo sa, signorina?
- L'ho immaginato.
- Lo ha immaginato bene. Aspettate vado a prendere le chiavi.
Quando padre O'Brian tornò portava con sè un portachiavi ossidato e zeppo di chiavi diverse che ballava come se fosse un sonaglio.
Per tutto il tempo che erano stati soli in chiesa, nessuno parlò, si limitarono a stare vicini, quasi toccandosi, aspettando che l'altro facesse il primo passo.
- Vi accompagnerò.
- Non è necessario padre...
- Laggiù ci sono chilometri di gallerie, chissà dove potreste finire, inoltre non voglio i vostri uomini continuino a darmi fastidio con questa storia.
Scully finse di non sentirsi indignata per il commento di padre O'Brian e lo seguì fino all'entrata della cripta.
Dentro faceva più freddo che in chiesa, la debole luce delle loro torce non poteva quasi combattere la totale oscurità che governava lì, pareti umide e brillanti, che scivolavano per chilometri verso nessuna parte, perdendosi nelle tenebre di qualche posto.
Scully s'avvicinò quasi incoscientemente a Mulder, aveva sentito un rumore, ma sembrava l'unica , nessuno dei due uomini che stavano con lei l'aveva sentito, era come un sussurro, quasi come parole dette in una strana lingua, per la prima volta da quando erano scesi lì ebbe paura, non come brividi che le percorrevano la schiena, non come gli abituali sussulti che le producevano le solitarie notti di tempesta, aveva paura, paura che faceva in modo che Scully volesse nascondersi.
E il freddo.
Era la stessa sensazione di freddo e solitudine che stava sentendo per tutto il giorno, solo che sembrava sorgere da questi tenebrosi corridoi, come se fosse stato nascosto lì per anni, come se improvvisamente tutto questo freddo e questa solitudine si fossero liberati.
Ed era anche l'unica lì che lo sentiva.
Fortunatamente non tardarono molto a trovarlo, una ventina di minuti camminando tra le ombre ed i sussurri di quei tunnels e lo videro.
All'inizio Scully pensò che i suoi occhi la stavano ingannando, per un secondo pensò che era solo un gioco della sua mente e della luce tenue della pila, ma stava lì.
Mulder e lei si avvicinarono, qualcosa di profondo e bello si ruppe per sempre in Scully, era un bambino, da una rapida occhiata calcolò che poteva avere quattro anni, forse meno.
Cercò di tirar fuori il suo lato professionale, la sua parte di madre di una figlia morta non le sarebbe stata d'aiuto ora.
Ad una prima occhiata il cadavere del bambino non aveva nessuna ferita, nessun colpo o taglio, aveva gli occhi socchiusi e non sembrava che stesse lì da più di dodici ore.
Ritornò sui suoi passi sola e silenziosa comminando tra le tenebre verso la chiesa e chiamò la polizia.
Quindici minuti dopo la cattedrale di Saint Thomas sembrava una convenzione, la polizia forense confermò che stando ai primi dati, il sangue del piccolo era lo stesso che quello strano angelo aveva pianto quel giorno.
Come era possibile?
Per tutto il tempo che i suoi colleghi rimasero in chiesa Scully stette a guardare l'immagine, ora capiva alcune cose, il gesto d'impotenza della figura. Di rabbia, mentre guardava in alto, cercando una spiegazione…lei si sentì uguale, come uno di quegli angeli di Dio che aveva smesso di credere in Lui, non comprendeva come poteva essere possibile che accadesse quello.
Ora ci sarebbe stata in giro un'altra madre con un figlio morto.
Che genere di Dio permette una cosa simile?
Sentì i passi di Mulder alle sue spalle, sapeva che ora non era più arrabbiato, sapeva che ora lui si sentiva colpevole e non sapeva nemmeno il perché.
- Qui non possiamo fare più niente, andiamo, ti accompagno a casa.
Scully era troppo stanca e troppo triste per discutere, sentì la mano di lui calda e sicura sulla schiena che la guidava fino alla porta, prima di uscire dette un ultimo sguardo e potè vedere la barella che portava fuori il corpo del piccolo dalla cripta.
Tutto, tranne il dolore che sentiva ora, era come nel sogno.
Lungo la strada verso la sua casa non parlarono di niente, lei guardava attraverso il finestrino e vedeva le luci dorate e calde che adornavano la città, la gente nei negozi che faceva compere natalizie, estranea a tutto, sentì più tristezza di quella che era solita sentire in lei in questi periodi, il corpo senza vita di quel bambino sulla fredda e buia pietra...
Quando Mulder parcheggiò davanti casa sua era già sera, le ombre si erano impossessate definitivamente della città e stendevano un velo per tutti gli angoli.
- Ti dispiace se salgo un attimo?
- No, certo Mulder.
Mulder era sempre stregato dal modo in cui odorava la casa di Scully, ogni volta che attraversava la porta il profumo delizioso e perfetto inondava tutto il suo essere, a volte si torturava pensando a come sarebbe stato svegliarsi ogni giorno odorando Scully, avendola nello stesso letto, il suo odore e il suo alito, il sapore caldo della sua pelle....troppa luce per lui.
- Hai fame, Mulder?
-Stai cercando di sedurmi, Scully?
Lei scosse la testa in silenzio e sorrise debolmente, Mulder la considerò come una grande vittoria, fare sorridere Scully non era semplice e ancor meno dopo quello che avevano scoperto.
Lui non sapeva mai cosa fare, non sapeva mai cosa dire in queste circostanze, qualsiasi cosa potesse dirle sarebbe suonata superficiale, tipica…e quando succedeva una cosa così lui si limitava a sostenerla senza toccarla, lasciando che si appoggiasse a lui quando lei voleva, non poteva avvicinarsi di più, lei non gliel'avrebbe consentito, accese il camino e la seguì fino alla cucina, lei stava chiamando il ristorante cinese che stava due strade più su.
- Se bussano vai ad aprire, io vado a cambiarmi i vestiti.
-Va bene.
Sentì i suoi passi lenti e tristi fino alla stanza e come lei cercava nei cassetti all'altro lato della porta, la luce dorata e calda del fuoco scivolava magicamente in tutti gli angoli della casa di Scully.
Che aspetto avrebbe avuto la sua pelle con questa luce?
Mulder pensò che forse le cose tra loro non sarebbero mai andate più avanti, forse ad un certo punto qualcuno dei due aveva fatto qualcosa che rendeva impossibile che potessero abbandonare questa routine mortale, forse sarebbero rimasti così per sempre, ognuno nella propria stanza, come ora.
Mulder ricordò senza volerlo che qualche ora prima in ufficio, il sangue che le usciva dal naso, in verità non avrebbe potuto passare di nuovo per quella cosa, nemmeno poteva incominciare ad immaginare come poteva essere la sua vita senza di lei, forse loro non sarebbero mai più tornati a stare così vicino come quell'estate nel corridoio della sua casa, ma avrebbe fatto tutto il possibile perché non si allontanassero di più.
Quando aprì la porta aveva un pigiama bianco di raso sotto una vestaglia ugualmente bianca, aveva sempre amato l'aspetto dolce ed indifeso che lei aveva in pigiama, così piccola, così fragile, improvvisamente desiderò abbracciarla, baciare la pelle chiara, ogni centimetro di quella pelle chiara, passeggiare con le sue enormi mani sul suo corpo sul divano, dirle all'orecchio quanto l'amava, dirle da quando l'amava e se avesse avuto molta, ma molta fortuna ascoltare forse la stessa cosa dalle belle labbra di lei.
perché non gliel'aveva raccontato?
Lui sarebbe accorso a casa sua in piena notte se l'avesse chiamato, l'avrebbe abbracciata e le avrebbe detto che era stato solo un brutto sogno, forse dopo sarebbe rimasto a dormire sul divano...
- perché non mi hai chiamato? perché mi lasci al margine, Scully?
- Posso fare da sola.
- Lo so, ma so che sei spaventata, so che non sai cosa credere, non sai perché sta accadendo tutto questo.
- E cosa volevi che facessi, Mulder? Volevi che ti chiamassi alle cinque del mattino per dirti che ero spaventata, che avevo avuto un incubo?
- Non è un incubo, Scully, l'hai saputo al risveglio e l'hai saputo per tutta la mattinata, sapevi che quello che avevi visto sarebbe accaduto…e anche così non me l'avresti raccontato.
- Non sono affari tuoi, Mulder! Se sono spaventata , se ho problemi con Dio…
- Come non sono affari miei Scully!!
-Cosa vuoi che ti dica?! Che credo in Dio ma che sono furiosa contro di lui che non voglio accettare l'idea che esista, che non voglio credere, E' questo che vuoi sentire?
- Sai che non è così.
- Sogno cose che si avverano, sento cose che non sono accadute e sanguino dal naso, mio Dio, come non posso essere spaventata? Ho paura, Mulder.
- Vieni qui.
Sedettero sul divano e Scully si lasciò abbracciare, per la prima volta in quel giorno ebbe sufficiente coraggio per mettersi a piangere sul petto di Mulder, forse se lei si fosse arresa sarebbe stato più facile, forse con il suo calore tutto avrebbe fatto meno male.
La luce calda del camino disegnava i loro contorni sul divano, la neve ed il freddo avevano gelato senza pietà tutta la città e fiocchi bianchi si ammucchiavano dietro il vetro della finestra, la tele era ancora accesa ma Mulder non poteva prestarle attenzione, dopo cena Scully era tornata ad abbracciarlo, più forte, più dentro di lui e si era addormentata distesa su di lui un attimo dopo, sentiva il suo respiro dolce sul petto e poteva sentire il suo profumo.
Così vicina.
Vedeva i riflessi del fuoco sui capelli, i suoi begli occhi chiusi ed un'espressione di pace, non poteva smettere di abbracciarla, attrarla a se, aveva bisogno di più di quello.
Sentire Scully così vicina, sapere che stava bene, niente al mondo era importante per lui.
Gli piaceva poter pensare che il suo corpo e le sue mani potevano tenerla al sicuro da qualsiasi cosa, volesse il cielo che fosse vero.
Ogni alba sognava mattini nevosi, come quello, svegliarsi abbracciato a lei, e che il freddo fuori era qualcosa che poteva esistere solo all'altro lato del vetro, mattine di Natale e caldi baci.
Improvvisamente si mosse, prima con un movimento lento, quasi normale, poi incominciò ad agitarsi ed a contorcersi contro di lui, vide come le si muovevano gli occhi sotto le palpebre, finchè si aprirono, ma continuavano a non poterlo vedere, era ancora addormentata.
- Scully...non succede niente, Scully.
Le accarezzava il viso molto piano per cercare di svegliarla, le ripeteva il nome contro l'orecchio mentre continuava ad abbracciarla, finchè vide delle lacrime che le uscivano dagli occhi.
- Schhhh...svegliati, Scully.
Lei sbatté le palpebre due volte e finalmente lo vide, aprì un poco la bocca per dire qualcosa ma la sua espressione cambiò, torse un poco le labbra ed incominciò a piangere come Mulder non le aveva mai visto fare.
Singhiozzava inconsolabile contro il suo petto e potè vedere come le sue mani gli afferravano vestiti, non era tristezza, no solo, piangeva di dolore.
Le sollevò la testa dolcemente, mentre l'aiutava ad asciugarsi le gocce salate dal viso, c'era paura nei suoi occhi vitrei, stava piangendo di paura.
- Non succede niente Scully, sono qui, era solo un sogno.
S'inumidì le labbra molto nervosa e lo guardò un secondo in silenzio, riuscì appena a dire una frase acquosa prima scoppiare a piangere di nuovo contro il petto di lui.
- Mulder…ti ho visto morire.
"Voglio credere che non siamo estranei all'infinita misericordia e tristezza di Dio"
F. Mulder
-Mulder...ti ho visto morire.
******
Era da un paio di ore che la neve aveva smesso di spargersi sulle pietre e gli uomini, il cielo notturno era ancora coperto di nuvole scure e la luce dorata e calda del camino scivolava negli angoli di tutta la stanza.
Scully si era addormentata finalmente qualche minuto prima, e non si era svegliata di nuovo e il suo sonno ora sembrava normale. Non poté evitare di ricordare come erano andate le cose qualche ora prima, dopo che lei si era svegliata spaventata e piangente.
Ebbe bisogno di tutto il suo potere di persuasione per convincerla che non sarebbe andato via finchè lei non si fosse svegliata.
" Ti ho visto morire, con uno sparo nel petto"
Quelle parole sembravano aver provocato in Scully un'improvvisa angoscia, ora poteva vedere come il suo piccolo corpo saliva e scendeva sotto la coperta, ma forse non avrebbe potuto dimenticare le sue mani che gli afferravano i vestiti e il suo sguardo spaventato e vitreo.
Forse per lui morire non era una cosa di quel genere, la propria morte per lui era sempre stata una realtà, aveva sempre saputo che sarebbe arrivato un giorno in cui la fortuna sarebbe finita e che sarebbe accaduto l'inevitabile, forse non aveva mai avuto paura di morire, la sua vita non aveva mai avuto molta importanza per lui.
La sua morte era qualcosa che poteva accettare.
Invece pensare alla morte di lei era qualcosa di molto diverso.
Per lui questo non era mai stata una scelta, non una scelta reale, non poteva crederlo, per tutto il tempo in cui lei era stata inferma, mentre il cancro distruggeva tutto quello che c'era dentro tutti e due, più della sua possibile assenza, gli faceva male il doversi abituare all'idea di quella possibilità, dover accettare la possibilità reale che un giorno lei non ci sarebbe stata stata.
Forse lui sarebbe morto oggi e dopo l'aspettava solo la notte eterna senza vederla.
Forse non importava essere vivi o morti, se si stava lontano da lei.
Invece alle undici del mattino tutto era tornato alla normalità, stavano in ufficio come se non si fossero svegliati insieme sotto la stessa coperta.
- Ti ho detto che ora vado io Mulder.
- Ma se è per me…
- Fa lo stesso, andrò a cercare una Pepsi, tu rimani qui e finisci il rapporto, va bene?
- Questo non ha niente a che vedere con quello che hai detto stanotte, vero Scully?
- No.
- Ascolta…non sarà per colpa tua.
- Non dirlo, Mulder.
- Ma voglio che tu lo capisca Scully, era solo questione di tempo.
- Torno subito.
" Era solo questione di tempo"
Che accidenti significava?
Che lui aveva sempre saputo che sarebbe morto prima di lei e malgrado questo aveva lasciato che fosse coinvolta?
Che diritto aveva lui di dire che era arrivato il momento?
Come le aveva detto il giorno prima, quando le aveva visto uscire il sangue dal naso" Questo non è solo un tuo problema" .
Non era solo un suo problema, non poteva lasciarle credere che poteva morire perché lei l'aveva visto in uno stupido sogno.
Forse quello si poteva cambiare, forse lei lo aveva visto per poterlo cambiare.
- C'era solo light.
- Grazie.
- Vieni oggi a cenare a casa mia Mulder?
- Perché oggi?
- Perché no? Hai qualcosa di più importante da fare?
- Lo sai che no, ma non vorrei che sia perché io...
- Tu non morirai.
- Scully io…
- Tu cosa?! Credi che puoi decidere una cosa simile da solo?
- Ieri non la pensavi cosi, Scully.
- E allora? Per caso ci sono regole diverse per tutti e due? Per caso la mia vita vale mano della tua?
- Cosa ti fa pensare che io lo voglia, Scully? Credi che io voglia morire e non me ne importi? Ti sbagli.
- Chiaro, solo tu hai ragione,vero? Quello che dicono gli altri quello che sentono gli altri è solo un'interferenza per te, no?
- Questo non è vero, Scully.
- Non è vero? Allora perché non fai qualcosa invece di aspettare che un fulmine di Dio ti folgori? Non hai diritto di farmi questo, Mulder.
Si guardarono in silenzio ancora un secondo, la neve curiosa si ammucchiava all'altro lato della minuscola finestra del seminterrato ed ora potevano sentire chiaramente il freddo intenso dentro di loro, freddo che non poteva attribuirsi al Natale, senza potersi nascondere sotto nessuna coperta, forse tutto sarebbe finito quel giorno.
Forse una pallottola silenziosa e calda sarebbe entrata stanotte nella loro anima e si sarebbe portata via tutti i ricordi che vivevano lì.
Alle otto di sera già era buio, non erano usciti dall'ufficio per tutto il giorno e quasi non avevano parlato di nuovo dal momento della discussione, forse fingere che si odiavano rendeva tutto più facile.
Scully si avvicinò all'attaccapanni e prese il cappotto.
- Verrai?
- Ci sarò.
Per tutto il pomeriggio lei aveva potuto pensare solo a ciò che doveva fare.
Per quale motivo l'aveva visto?
Le altre cose che aveva visto già erano accadute quando lei le aveva sognate, quel bambino era già morto prima che lei lo vedesse in sogno, questo non lo poteva cambiare.
Ma Mulder non era morto ancora, forse aveva visto quello che doveva cambiare.
In qualsiasi modo lo doveva cambiare.
Quando lo capì tutto il resto non ebbe importanza, il caso, i suoi problemi di fede...forse era questo, forse Dio non ne aveva abbastanza di quello che le aveva rubato.
Forse Lui voleva qualcosa che lei non poteva dargli.
Forse lei aveva la vista corta e tutto questo non aveva che fare con lei, forse erano solo sfortunate coincidenze che si mischiavano con la sua vita, forse Dio non voleva ridurla in pezzi ogni giorno.
Ma questo non cambiava niente.
Alle dieci qualcuno bussò alla porta, sapeva che era lui ma guardò ugualmente attraverso lo spioncino prima di aprire.
- Ciao.
- Ciao Mulder. Passa
- Sai che fuori sta nevicando?
- E' Natale.
- Il tempo dei miracoli, Scully…
Gli occhi di Scully diventarono acquamarina calda e si avvicinò a Mulder, in silenzio.
Si abbracciarono con la porta di casa ancora aperta, sentendo che tutto avrebbe potuto essere diverso, che forse loro avrebbero potuto essere altri, altri meno tristi, altri meno sinceri, forse ora avrebbero potuto stare vicino ad un albero ad aprire i regali, avendo una strana vita normale, forse se fossero stati altri questo non sarebbe il loro ultimo giorno.
Come brina contro il calore di una notte estiva, così si sentiva Mulder.
Sciogliendosi a poco a poco, come se in tutta la sua vita precedente non avesse avuto significato per lui, come se ogni sguardo, ogni pensiero, ogni cosa che non era questa non fosse esistita, forse era vissuto solo per questo.
Baciare Scully.
Ogni volta con più calore, la passione ed il fuoco dell'ingiustizia che si liberavano sul divano a righe.
Allora, sotto il suo peso, sotto il suo corpo, tutti i sussurri umidi nel suo piccolo orecchio, prendevano vita, i suoi grandi occhi che si chiudevano e lo guardavano, parlandogli come solo lei sapeva fare.
- Ora non posso più morire e lasciarti.
- Allora non lasciarmi.
Forse quella notte sarebbe stata l'ultima, forse le sue mani di brina non si sarebbero mai più posate sul corpo bianco di fuoco liquido, sicuramente non avrebbe più ascoltato il suo nome detto in quel modo, tra i sospiri accumulati contro la sua pelle.
Anche se fosse morto stanotte avrebbe potuto ancora sentirne l'odore.
Sentire l'alito dolce di lei contro il suo collo, la bocca calda per la sua pelle, facendo vie segrete di fuoco e saliva.
Il suo sapore di vainilla amara che si conficcava lentamente, spargendosi come sabbia sciolta per la sua anima, cercando i buchi dove prima c'era solo oscurità.
Quello era il perdono più amaro di tutti.
Avere l'assoluta certezza che non l'avrebbe più avuta, solo una notte eterna il piccolo corpo tra le sue mani impacciate, facendo l'amore, forse non stava succedendo, forse era già morto e quello era il cielo.
O l'inferno.
Forse l'inferno incominciava scoprendo che non era accaduto, che era stato solo un altro dei suoi sogni insonni dell'alba, scoprendo che lei non gli aveva mai detto"ti amo" tra sussurri caldi, scoprendo che forse non aveva mai sentito la dolce pelle di lei sotto la sua bocca, bruciandolo, arrivando con il suo corpo dove solamente lei arrivava con l'anima, scoprendo per a prima volta che il freddo stava solo all'altro lato della finestra.
Quando si svegliò i suoi vestiti erano sparsi per terra, l'orologio a muro segnava le cinque e mezza del mattino di Natale.
Se fossero stati una famiglia normale, ora ci sarebbero stati bambini correndo per aprire i regali prima degli altri, ma lui aveva avuto il suo regalo, continuava a dormirgli accanto, avvolta solo in una coperta, il corpo nudo sulla stoffa a righe del divano, non si era svegliata per tutta la notte, non aveva sognato niente, forse quando lei si sarebbe svegliata lui già sarebbe stato morto.
Ricordò quello gli aveva detto prima di addormentarsi
" Non ti lascerò andare via"
Sapeva molto bene a cosa si riferiva, sapeva bene che se avesse fatto qualche sciocchezza lei sarebbe andata con lui, sapeva che l'avrebbe seguito e che sicuramente avrebbe cercato di evitare l'inevitabile.
Era molto più coraggiosa di lui.
Mentre lui era stato sempre il debole e l'egoista, non poteva lasciare che lo accompagnasse, non poteva lasciarle fare qualche sciocchezza così tipica di lui e che le accadesse qualcosa di brutto.
La sua morte era qualcosa che poteva sopportare, che lei morisse per salvarlo, no.
E sapeva perfettamente che " non ti lascerò andare via" voleva dire questo, che lei avrebbe fatto TUTTO quello che era nelle sue possibilità perché non morisse, per non vedere come un proiettile gli attraversava il cuore.
Per una attimo pensò a come si sarebbe sentito se la situazione fosse al contrario, se fosse lei quella che stava per morire, se non le importasse di morire mentre lui poteva essere salvo, ma sicuramente lui l'avrebbe ammanettata al tavolo perché non potesse scivolar via all'alba del giorno di Natale, come stava per fare lui.
Si vestì in silenzio, cercando di fare il minor rumore possibile per non svegliarla, sapeva che se lei avesse aperto gli occhi non avrebbe avuto il coraggio di andar via, non l'avrebbe potuto affrontare.
Ma doveva farlo mentre lei dormiva, una volta sveglia lei non glielo avrebbe fatto fare.
Aveva sempre pensato che salvarla era tenerla lontana da lui, ma da vivo non aveva potuto evitare di avvicinarla egoisticamente quanto più aveva potuto, forse ora lei sarebbe stata in salvo finalmente.
Quando fini di vestirsi tirò fuori una busta che aveva in tasca e la lasciò piano sul tavolo, dopo si avvicinò dolcemente a lei, al suo orecchio.
- Nemmeno ora potrò stare lontano da te.
Le sistemò piano una ciocca di fuoco e dopo un ultimo sguardo uscì dalla porta.
Al risveglio Scully sentì qualcosa di strano, diverso da quello che aveva sentito quando si era addormentata, faceva freddo. Gettò una rapida occhiata al salotto e vide che i suoi vestiti non erano più a terra, invece poteva ancora avvertire il miscuglio di autunno umido e tristezze silenziose di Mulder, poteva ancora sentire il suo calore sotto le coperte, ma lui se n'era andato.
Allora la vide, la busta bianca sul tavolino da caffè. Allungò la mano e senti la corrente elettrica della sua pelle ancora su di essa.
Non capì in quale momento le lacrime calde incominciarono a scivolarle dagli occhi.
" Forse non ci rendiamo conto di come accadono le cose, improvvisamente un giorno, in un determinato momento, tutto dipende da una parola, da un silenzio.
Le cose che sembravano importanti smettono di esserlo alla luce di tragedie inaspettate e stanze buie.
E ad un tratto un giorno, questo giorno, uno non ha altro rimedio che affrontare le cose che lo spaventano, quello che veramente ti fa paura, paura che non ti lascia dormire la notte,
Forse tutto dipende da questi momenti che abbiamo avuto, dai momenti che non avremo mai, forse la vita è solo questo, desiderare quello che non abbiamo mai avuto.
E forse tu ed io, amore mio, mai ritorneremo a stare così vicini come lo siamo ora.
Forse la mia fine è prossima e solo tu sentirai la mia mancanza, forse senza di me potrai trovare tutta la luce che ti ho rubato, forse un giorno crederai di sentire la mia voce in sogno.
Forse un giorno piangerai senza sapere perché.
Morire sarà una tragedia per non poterti vedere più, forse non lo saprai mai, forse non è mai stato un segreto per te, forse avrei dovuto inventarmi una parola per poterti chiamare al buio, forse "Scully" suona diverso all'alba nel tuo letto.
Forse questo è la fine migliore per noi.
Invece, amarti ha fatto si che tutto il resto valesse al pena.
M."
Ogni parola suonava strana e familiare allo stesso tempo, come se fosse un dolore nascosto dentro di lei per anni, come se si fosse appena svegliata di colpo, forse tutto già era finito, forse lui era già morto.
Ma sapeva molto bene dove era andato, dove era andato a cercare la morte prima che lei potesse seguirlo.
Saint Thomas.
Si vestì a tutta velocità, prese la sua arma ed uscì.
Stava albeggiando, la luce grigiastra tipica di questi tempi illuminava debolmente i resti della neve per terra, ma i fiocchi bianchi e silenziosi continuavano a cadere dal cielo.
Scully guidò come se avesse dimenticato tutte le regole del traffico, quando arrivò alla chiesa l'orologio della macchina segnava le sei e mezzo, Natale.
Mulder era dentro in silenzio, guardava la statua strana che li aveva condotti fin lì senza poter intendere come, capì che tutto aveva a che vedere con loro, non era una coincidenza, si sentiva parte di un piano superiore, come se tutte le decisioni che aveva preso in vita sua non fossero state sue, come se ci fosse sempre stato guidato da una mano invisibile e impietosa.
Forse questa sinistra figura era lo specchio della sua indignazione contro un Dio in cui non poteva credere. Come sempre, al contrario di Scully, mentre lei non voleva credere, lui non poteva credere, non con le cose che sapeva che esistevano al mondo, con le cose che aveva visto.
Ed invece ora si sentiva come una marionetta nelle SUE mani, la strana energia che veniva fuori da quella chiesa, quel bambino morto nelle gallerie sotterranee, i sogni di Scully, questa strana immagine… tutto lo aveva portato fin lì, ora poteva solo aspettare.
Sentì un rumore sulla porta della chiesa, per un momento la sua mente si torturò con l'idea di tornare a nascondersi nella sua pelle calda e nei suoi occhi marini, ma sapeva quello che doveva fare.
Tirò fuori la pistola e camminò in silenzio verso la porta, quando l'aprì la brillante luce lo accecò per qualche secondo, quando tornò a vedere, padre O'Brian lo teneva di mira, con uno sguardo che non aveva mai visto, che aveva pensato di non vedere mai in un uomo, forse era quello, forse era lui il motivo per cui stava lì.
Un'eternità dopo suonò uno sparò che fece tremare i mucchi di neve per terra, invece Mulder non arrivò a sentirlo.
Una macchia scura attraverso il suo campo visivo e lui cadde a terra.
Non ebbe bisogno di più di un secondo per riconoscere il suo calore.
Scully.
Lei aveva ancora gi occhi aperti e le sue labbra si muovevano, ma le parole non arrivarono mai ad uscire dalla sua bocca, costò molto a Mulder capire quello che era successo.
L'aveva salvato.
Lei aveva ricevuto lo sparo che era destinato a lui, stava morendo sul suo grembo la mattina di Natale.
Non sapeva quando aveva incominciato a piangere, sentiva solo come si spegneva a poco a poco il suo calore ne giro di secondi, l'ultimo sguardo magico di lei, e il suo sangue rosso e caldo che si mischiava alla neve bianca per terra.
Era morta.
"Never give up on a miracle"
F. Mulder.
Era morta.
*****
Ogni ricordo di lei si fece in mille pezzi affilati che aprirono ferite eterne nella sua anima.
Era come se tutto l'universo si fosse fermato in quello stesso istante.
Ora esisteva solo l'eco lontano dello sparo che risuonava nelle sue orecchie e tra le pietre umide della chiesa. Improvvisamente esisteva solo l'odore di polvere da sparo nell'aria.
Il suo sangue caldo e brillante che gli scivolava tra le mani come se fosse lava liquida, mischiandosi al bianco immacolato della neve su cui stavano entrambi, il corpo piccolo e fragile, che era stato il suo focolare qualche ora prima, ora era rilassato e vuoto, vuoto di lei.
Credette di sentire un altro sparo, ma non riuscì a vedere padre O'Brian steso per terra e con un filo si sangue che usciva da un buco sulla tempia sinistra, non potè vedere la pistola e la decisione folle con cui premette il grilletto questa seconda volta
Poteva vedere solo lei, per un secondo pensò che non stava accadendo veramente, che era una dei suoi soliti e tortuosi incubi, ma no, nei suoi incubi il sangue non sembrava mai così reale, non gli bruciava le mani.
I suoi incubi finivano quando lui incominciava a piangere.
Invece ora non poteva piangere, non poteva perché sapeva che era reale.
Lei era morta.
Era morta e non poteva piangere, nemmeno poteva farsene un'idea, non era preparato a questo, non sapeva cosa era quello che gli stava scoppiando nel petto.
Forse il cuore.
Le passò le mani insanguinate per il viso di avorio frantumato, le sue impronte rosse di sangue sulla pelle delle guance lo fecero trasalire, aveva dimenticato che lei stava sanguinando, che era morta.
-Scully…
Sulla neve che stava incominciando a sciogliersi sotto di loro, cercò di svegliarla, le dette piccoli colpi delicati sul viso, sentì la pelle che si raffreddava piano piano, scosse il corpo prima dolcemente e poi più disperato, aspettando il momento in cui lei avrebbe aperto gli occhi e avrebbero potuto andar via da lì, ma non accadde niente.
Gridò al cielo aspettando una risposta, come se fosse una figura strana e distrutta, furiosa con Dio.
Mentre malediceva Dio eternamente continuò a gridare al cielo ai piedi della chiesa finchè non ne poté più, finchè non gli bruciò la gola, ma non accadde niente, lei era sempre morta sul suo grembo, allora sì, potè incominciare a capire quello che era successo, le accarezzò un'altra volta il viso, lasciandole strie brillanti di sangue, la baciò e l'abbracciò finchè sentì che il mondo stava finendo lentamente e allora, finalmente lacrime calde e salate caddero su di lei, piccole gocce trasparenti che gli uscivano dagli occhi annebbiati per sempre, dagli occhi che avrebbero visto sempre questa scena, la sua vita che fuggiva via il mattino di Natale.
E lo capì.
- Perché mi hai fatto questo?!!
Il suo lamento doloroso e furioso non ebbe il minimo effetto, era arrabbiato con lui, era arrabbiato con Dio ed era arrabbiato con Scully.
Non poteva confrontarsi con quello, rassegnarsi all'idea di non vederla più, di non baciarla di nuovo all'alba, non poterle dire mai più" ti amo" senza parlare, sapere non avrebbe potuto mai più sentire l'odore della sua pelle calda....dover vivere con il ricordo d'averla avuta, di essere stato suo.
Allora, sotto la neve che cadeva silenziosa dal cielo dell'alba, capì con dolorosa certezza che avrebbe venduto l'anima e la pelle per tornare a sentire i suoi sussurri alle prime luci del giorno.
Ad un tratto qualcosa cambiò, la luce divento strana e chiara, e sentì calore dentro di sè. Calore che scioglieva la pena in forma di brina intorno al suo cuore.
Come se ci fosse solo calore dove prima c'era la fredda morte.
Sentì più chiara che mai in vita sua la sensazione di non appartenersi, che tutti i suoi atti non erano suoi, sentirsi guidato da una mano invisibile e confusa, ma avvertendo il suo calore divino dentro di lui, agendo attraverso il suo corpo, fino a lei.
All'inizio credette d'averlo sognato, senza dubbio pensò che la sua ira e la sua pena infinita lo stavano torturando in un modo nuovo, per un secondo credette di sentirla respirare.
Senza sapere molto bene perché e cosa avrebbe fatto se non fosse stato vero, le cercò il polso sul collo pallido, nessuna parola in nessun idioma al mondo avrebbe potuto servire per esprimere quello che improvvisamente seppe, e la certezza con cui lo seppe.
Aveva polso, poteva sentirle il debole battito del cuore forte che lottava per ogni molecola d'aria, vide come i suoi occhi si muovevano lentamente sotto le palpebre chiuse e lui non poté fare altro che guardare il cielo, aspettando un segno di ciò che stava succedendo.
Si sentì piccolo e strano, inginocchiato senza volere alle porte della chiesa, sotto la neve che gli bruciava il viso e gli congelava le lacrime nel mattino di Natale, come se tutte quelle cose non fossero state un incidente, come se non avessero mai potuto sfuggire da questo momento.
Come se fosse stato un maledetto miracolo di Natale.
***
Ospedale Generale di Washington.
Washington D.C.
Due giorni dopo.
La paura amore mio, è qualcosa di strano che ci fa fare cose che poi non possiamo capire, ci da un'idea confusa di chi siamo e del perché le facciamo.
La paura apre una strada d'oblio nell'anima, da cui si vanno spargendo goccia a goccia i ricordi felici fino al posto che ancora non ha nome.
Immagino che fu la paura e la solitudine che da la perdita della fede ciò che spinse padre O'Brian a fare quello, forse non poté affrontare il freddo che provoca il vuoto della perdita della fede, non solo in Dio, ma in tutto.
Non è la perdita della fede in Dio quella che quasi posto fine a noi due, amore mio.
Ma la perdita della fede in quello in cui abbiamo sempre creduto, in tutto quello che abbiamo sempre dato per scontato, ora non posso negare che padre O'Brian avesse paura, paura che ti paralizza e ti fa perdere la bussola.
E' difficile da vedere, se ti stai tappando gli occhi per non gridare per quello che puoi trovare ad aprirli.
Immagino che l'ha fatto per questo, perché sentiva il vuoto e l'assenza di qualcosa a cui aveva dedicato tutta la sua vita, la fede nel suo caso, forse per questo uccise il bambino e abbandonò il corpo nella cripta, forse per questo scrisse i diari che mi hanno aiutato a capire quello che non potevo capire.
Era furioso con Dio, sentiva che Lui l'aveva abbandonato e non poté rassegnarsi all'idea.
Forse per questo ti sparò, forse per fare uscire il male che portava dentro, che tutti portiamo dentro, come se questo male potesse in qualche modo avvicinarlo a Dio.
Lo stesso Dio meschino e crudele che ti lasciò morire nel mio grembo per poi dopo restituirti.
Ora sono io che ho paura, paura di non voler credere.
La paura fa sì che non possiamo capire perché piangiamo o perché non piangiamo.
Nel caso di padre O'Brian si suicidò, dopo averti sparato, non potè sopportare il freddo ancora per un altro secondo e si sparò. La paura, la paura di non poter accettare l'idea d'averlo fatto.
Mi sorprese appena trovare i diari nel suo ufficio, in essi raccontava in modo caotico e folle come era stato il suo processo di perdita della fede, come aveva smesso di credere, la paura che sentì al rendersene conto. Era scritto in prima persona ed erano riassunti di tutti gli stati psicologici per cui era passato padre O'Brian fino a sequestrare quel bambino ed ucciderlo, in essi spiegava che sentì la necessità di far sì che lo stesso Dio si scandalizzasse di quello che aveva fatto, di far provare a Dio un poco della sua stessa medicina, della sua crudeltà che non poteva ancora continuare ad ignorare.
Forse tanta realtà improvvisamente fu troppo per lui.
La luce grigiastra del cielo invernale entra attraverso la finestra della stanza dell'ospedale.
Tu sei ancora addormentata nel piccolo letto con le lenzuola verdi, molte più notti di quelle che avrei voluto ho sorvegliato il tuo sonno in stanze come questa, cercando una risposta, una spiegazione a perché piango, o al perché non posso piangere.
Chiedendo un miracolo come quello che ci ha salvato due giorni fa.
Ed improvvisamente un giorno succede e io non so cosa credere, non posso darmi una spiegazione, non ho la spiegazione di cui tu hai bisogno.
So che mi chiederai di nuovo come è possibile che il sangue del bambino sia arrivato alla statua cupa e strana che ci ha dato l'indizio, non posso spiegarti come è arrivato il suo sangue agli occhi di legno della figura, ma credo di poterti dire perché.
Sicuramente questo non ti calmerà. E ti farà solo sentire meno paura e confusione, quando saprai che ho solo questa confusa risposta per spiegare i tuoi sogni, per poter spiegare che sei ritornata.
Eri morta amore mio, ti ho vista morire e spegnerti nel mio grembo la mattina di Natale.
E posso solo dire a tua madre, dire a te e dire a me stesso, che è stata opera della grazia invisibile ed eterna di Dio, un Dio che mi spaventa malgrado io non creda in Lui.
- Ciao, bella addormentata.
-Ciao.
Mulder s'avvicinò fino al letto e si sedette piano, rivedeva ancora gli occhi assonnati e confusi di Scully e nessuno poteva spiegargli come questo fosse possibile, era forse un poco più pallida del solito.
- Il medico è già passato oggi, dice che non può spiegarlo ma stai molto bene e che questo pomeriggio potrai tornare a casa, dice che ha dovuto essere un miracolo.
Queste erano state le parole esatte del medico "miracolo".
Prima lui pensava che lo dicevano quando non sapevano come mai qualcuno guariva, pensava che era un modo di non sembrare incompetenti ed ignoranti davanti alla preoccupata incredulità dei familiari, la gente si aspetta sempre un miracolo, ogni giorno, è facile dare la colpa a Dio per che cose che non si possono controllare, quelle che sfuggono al nostro controllo, anche se è più triste domandarsi se è possibile che tutto sfugga al nostro controllo, domandarsi se non siamo mai liberi di cambiare chi siamo.
Forse il più grande miracolo che era successo a lui non era quello che accadde quella mattina di Natale.
- Non ci posso credere, Mulder.
- Forse non hai altra soluzione che crederci, Scully.
- Mulder…
- Eri morta, due giorni fa sei morta e senza sapere come , improvvisamente sei ritornata e non so come, ma so molto bene il perché.
- Ho bisogno di capirlo, Mulder.
- Mi dispiace, non posso darti altre spiegazioni, non posso darmi altre spiegazioni.
- Forse non sono mai morta veramente Mulder, forse tu ti sei visto in questa situazione ed hai pensato che fossi morta, ma forse ero solo in stato di shock.
- Lo sentii dentro di me, eri morta.
- Io non volevo farlo, ma non mi hai lasciato altra scelta, Mulder.
La voce di Scully suonava dolce ed un poco triste come se non fosse contenta di essere ritornata, cose se quell'orribile stanza d'ospedale non fosse il miglio posto in cui Mulder fosse mai stato.
-Io non volevo morire Scully, cercavo solo di non farti fare quello che alla fine hai fatto.
-Lo so. Ma so che se la situazione fosse stata al contrario avresti fatto la stessa cosa per me.
- Non dubitarlo mai, anche se io sicuramente ti avrei ammanettato al tavolo perché non mi potessi sfuggire.
- Questa cosa la proveremo un altro giorno.
Lui sorrise e la strinse a sè piano, abbracciandola dolcemente, lei si appoggiò e si lasciò abbracciare.
Era bello essere di ritorno, non poteva ricordare molto bene niente di ciò che era accaduto quella mattina sulla neve, ricordava d'aver visto padre O'Brian prendere di mira Mulder e dopo ricordò d'aver sentito un dolore lontano in qualche posto scuro, dopo tutto era stato nero, improvvisamente aveva sentito caldo, più di quanto avesse mai sentito, come un'energia inesplicabile nel suo corpo, aveva sentito l'incontrollabile voglia di piangere senza sapere il perché e quando aveva potuto riaprire gli occhi aveva visto Mulder più spaventato di quando l'avesse mai visto.
Dopo ricordava perfettamente l'ambulanza e come i medici le avevano spiegato che non era necessario operarla, che non potevano spiegarsi dove stava la pallottola che le aveva attraversato il cuore e come non sapevano da dove era uscita.
Nello stesso modo in cui non potevano capire perché era viva.
Quello stesso pomeriggio uscirono dall'ospedale, avevano il Natale più bianco di tutti i tempi, le luci di tutti i negozi erano accese e mostravano ogni genere di regali possibili, c'erano alberi di Natale in ogni angolo e la gente andava da un posto all'altro carica delle sue compere natalizie.
Forse lei non si sarebbe mai potuta abituare all'idea di tante cose accadute in così poco tempo.
Forse sarebbe rimasta diversa e vittima del suo miracolo per sempre.
Quando arrivarono al suo appartamento, aprendo la porta per un attimo Scully pensò che non era casa sua.
C'era un albero di Natale con ornamenti di varie grandezza appesi nel salotto, con regali avvolti in carta di diversi colori a terra, inoltre ornamenti natalizi appesi per il resto della casa.
- Rispondimi un poco Mulder, mi farai anche alzare presto la domenica per andare a messa?
- Per caso mi lascerai dormire il sabato qui?
Sorrisero e Scully si avvicinò all'albero con lo sguardo di una bambina birichina, passando le mani su tutti i pacchetti.
- Su Mulder, quale è il mio?
- Perché dai per scontato che qualcuno sia tuo, Scully?
- Non dimenticare che già ti ho sparato una volta.
E non potè evitare di baciarla, abbracciarla subito.
Si sedettero a terra e mentre lei apriva i regali come una bambina a Natale e il pavimento intorno si copriva di carte brillanti e nastri colorati, lui poteva solo abbracciarla alla vita e cercare di non interporsi tra lei ed i regali.
Sperando quasi che questo momento che stavano rubando alla tristezza e alla morte non finisse più, cercando di abituarsi al fatto che ora erano un poco meno tristi, un poco meno soli.
Mulder si nascose nella delicata curva del collo di Scully mentre lei continuava estasiata ad aprire scatole, e non potè evitare di baciarla piano sull'orecchio, chiudere gli occhi e strofinare la sua pelle ruvida contro quella di lei, avendo meno paura di quanto mai ne avessi avuta in vita sua.
E anche se sono le cose che non accadono, quelle che alla fine ricordiamo, capì che non avrebbe mai potuto ricordare come era essere felici.
Sussurrandole all'orecchio molto piano:
- Forse quello che è successo quel mattino non era il più grande miracolo che io abbia avuto.
- Mulder…ti spaventa che io sia ritornata?
- Cosa vuoi dire?
- Se il fatto che io sia tornata, e che tu creda fermamente che io sia tornata possa cambiarti, se ti farà vedere le cose in maniera diversa di prima.
- Tu sei abituata allo"spettrale, vero Scully?
- Sto incominciando ad affezionarmi a lui…
- Molto bene Scully. Ma se vuoi saperlo, ti dirò che mi spaventava di più l'altra possibilità.
- Hai paura ora Mulder?
- Mai ho avuto meno paura, Scully.