Le fanfic di X-Files

Mappe del cielo

Post TT
Autore: Viovio
Pubblicata il: 25/09/2009
Tradotta da: Angelita
Rating: G, per tutti
Genere: ANGST, MRS/RSM
Sommario: Post TT
Note sulla fanfic: Post it one: oggi ho avuto una cattiva giornata…Di quelle in cui la depressione ti vince…Non fatemi una colpa per ciò che leggerete più avanti…Rayada? Certamente!!!! Post it two: Se qualcuno si è reso conto che il titolo è vagamente familiare: Azkaban è il carcere del mondo della magia di Harry Potter… Mi sembra una parola molto forte…

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Altre note:
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Azkaban

"Come on down, we’ll take this town
Tonight before it turns to dust"

Overdrive
FOO FIGHTERS

A volte, senza volere, penso che non ho mai avuto un nome finché loro non me lo misero…A volte, non posso evitare di piangere al vedere il mondo come lo vedo…tre mesi fa incominciò la colonizzazione extraterrestre e quel pianeta azzurro che noi chiamiamo Terra sembra essere evaporato, scomparso per sempre…
Viviamo nella terra del Fuoco, un territorio che prima apparteneva all'Argentina. Qui, nella punta estrema dell'America, si trova uno degli ultimi spiragli della vita umana del pianeta…Siamo i resistenti all'olocausto…
Fa freddo e l'estate australe sta arrivando alla fine, così che so che devo guardare il sole più che posso durante questi giorni perché poi passerò tanto tempo sentendone nostalgia che potrei anche arrivare a dimenticare che cosa significa sentirlo…Il suo calore, la sua luce…L'osservo e penso che può essere una delle ultime volte che lo vedo, che loro possono arrivare in qualsiasi momento fin qui per annientarci….Che possono ideare qualsiasi cosa per vincere quelli che impediscono loro di avvicinarsi. Azkaban, l'ultima città umana del pianeta si chiama Azkaban ed è come una prigione infinita…Azzurra e triste…
Avevo sette anni quando loro mi trovarono, quelli che ora sono i miei genitori…Oggi ne ho dodici, però ancora posso ricordare…Ed i ricordi sono pungenti, brucianti…Quando ero piccola, molto piccola, mi separarono dalla mia vera famiglia…Spesso penso che non avrei dovuto nascere perché passare l'infanzia in un laboratorio non è qualcosa di gradevole ed io direi che non è neppure umano…Loro mi salvarono…I miei genitori adottivi sono tutto ciò che ho. Irruppero nella mia vita e non si separarono mai più da me…Smisi di essere una cavia e un numero e passai ad essere Allison…Allison Sullivan…Figlia adottiva di Christian e Angela Sullivan…
Vivere a Azkaban non è un piatto gustoso…E' la città più scura che ho mai conosciuto, è metallica come un cuore che non batte, non ha mai saputo che cosa sia un albero e non ci sono nemmeno passeri per le strade, ma ci sono ratti nelle fogne. Non ci sono fontane, né parchi, emana una tristezza enorme… Albeggia una volta l'anno e molto piano…Quando nevica, mi da la sensazione che i fiocchi siano fatti di piombo…Non piove mai, ma credo che sarebbe come bagnarsi nel mercurio…Soffocheremmo…
Gli invasori stanno distruggendo il nostro pianeta, soggiogando tutti quelli che soccombono al loro virus…Svuotando la Terra, mettendo in ginocchio gli umani…Bevendo le cascate del Niagara e disfacendo l'Amazzonia…Cancellando tutte le opere d'arte dell'uomo, facendoci piangere come nessuno l'aveva mai fatto…Il mio sogno è tracciare una mappa del cielo e volare lontano verso un'altra terra, un'altra vita…Se le stelle sono infinite…Potrei tracciare uno stradario del firmamento? Solo con l'immaginazione, solo guardando lo spazio…Le galassie lontane sono state la nostra perdizione perché da esse è sceso un inferno e forse sono la nostra unica speranza…E sì, in notti come queste, salgo sul tetto della nostra casa e guardo in su, verso l'oscurità solcata da puntini tintinnanti…Sembra un immenso formaggio gruyere…
Siamo immuni, i miei genitori ed io siamo immuni. Quando ti infettano con il virus, muori nel peggior modo in cui puoi morire. Un essere si sviluppa dentro di te, disfacendoti da dentro rubandoti tutto. Io credo che ingoi la tua anima perché continui a vivere con lui il resto dell'eternità. Gli invasori sono perfidi e ostili e ci odiano, ma non sono arrivati a Azkaban, non siamo capaci di sapere perché non possono avvicinarsi a noi, agli immuni.
Mamma ogni tanto mi parla di lui…Il bambino perduto, mio fratello, un viso misterioso di cui mi dedico a fare il profilo nel cielo stellato. Me lo immagino e gioco con l'illusione che continui a vivere. Loro lo chiamano William…Sussurrano il suo nome con la paura che si rompa, le lettere sembrano di opale azzurro quando mamma le pronuncia…E' etereo, è un enigma e un sogno…E' mio fratello William. In realtà siamo venuti a Azkaban con la speranza di trovarlo qui. Le speranze fanno male quando si rompono. Ora William dorme negli occhi dei miei genitori come un miraggio del passato troppo perfetto ed intoccabile. Lo vedono solo nei loro sogni e piangono quando lo incontrano di nuovo e l'abbracciano forte per non perderlo mai più…Arrivano a sentire il suo respiro e le sue lacrime….Poi si svegliano, si svegliano in quella che è la cosa più vicina all'inferno che sia ha sulla terra…Aprono i loro occhi a Azkaban, la città della nebbia perduta e delle speranze che non sono verdi, sono grigie come il cielo che la copre .
Tutti sanno che è impossibile che sopravviveremo. Già non c'è quasi cibo e i campi prima ricchi ora sono sterili. E'impressionante come gli extraterrestri assorbano la terra e la comprimano. Ad Azkaban c'è un grande laboratorio nel quale si cerca di trovare alternative per l'alimentazione della piccola parte della razza umana che rimane. Mamma è una dei molti scienziati che ci lavorano. Non ci sono progressi, nemmeno la tecnologia dell'anno 2013 ci permette di nascondere le nostre fragilità…Il metabolismo umano è una di queste, le piante sintetizzano tutto e divorano la luce per alimentarci…Ma…E se le piante sparissero come stanno facendo? Che ci rimane? Niente…Questo è ciò che siamo: Niente.
Mio padre lavora nel gruppo che propone di ideare un sistema di resistenza con l'unico scopo che la razza umana non si estingua del tutto…Fanno in modo che la gente immune arrivi a Azkaban da tutte le parti del mondo. So a chi vuole incontrare tra le poche decine di persone che arrivano ogni settimana fin qui. E se dopo tutto fosse vero che William è vivo? Mi piacerebbe poterlo conoscere per dargli un abbraccio enorme…Così arriverei ad avere un amico a Azkaban.

Starnuti di malachite
"Hide behind obsessions, I’m trying to keep in check
Ride you for the finish we’re coming?
Reeling in the moment I know it will never last
Rise up to the surface high but I’m sinking fast "
Comeback
FOO FIGHTERS
Odio sentirmi abbandonato e disgraziato...Io non so perché lo odio perché da troppo tempo non so che cosa sia sentire un'altra cosa. Immune all'olocausto...E che significa? Chi diavolo mi ha domandato quello che io volevo? Può darsi che sarei stato molto meglio morto, può darsi che odio non poter dormire la notte perché i sussurri e il modo di respirare di mia madre la notte in cui è cambiato tutto, non mi lasciano in pace. Loro sono morti...Anche tutti i miei amici e il mio cane...E la mia vita... Prima ero solito piangere quando pensavo a loro, ora mi rendo conto che non vale la pena.
Vivevo in una fattoria del Wyoming con la mia famiglia. Avevamo molti campi di grano e praterie verdi nelle quali il bestiame usciva a pascolare. Di sabato verso sera, in estate, ero solito andare a fare il bagno in un bel lago con i miei amici. Poi mangiavamo semi di girasole sotto un salice piangente. Mai più tornerò a nuotare nell'acqua trasparente...E non tornerò a giocare con loro nelle sere di luglio...Sono scomparsi, sono sfumati...Ma se chiudo gli occhi, posso ancora sentire le risate di Amy e le battute poco divertenti di Fred...Unisco le gambe al petto perché voglio sparire... Sto viaggiando nella parte di dietro di un furgoncino e il dondolio fa sì che mi venga voglia di vomitare. Vicino a me viaggia un uomo di una trentina d'anni e una bimba piccola. Guardo i loro visi e so per l'espressione perduta che è su di essi, che anche loro hanno perso molto, che hanno perso tutto, come il resto del mondo che è ancora vivo...La bambina non avrà più di quattro anni e si stringe al padre e ad una bambola sporca come se la sua vita dipendesse da quello. Nel viso dell'uomo si possono vedere i segni di un paio di rigagnoli di lacrime...Solchi...Come quelli che lascia l'acqua dei fiumi nella stagione estiva...Loro si appartengono...Ditemi che cosa ho io...
Credo che siano passati tre mesi da quella cosa...Quella notte, io andai a letto come sempre...Ordinai i libri dentro lo zaino, abbassai le persiane della mia stanza e lasciai i vestiti ai piedi del letto, come piaceva a mia madre...Poi mi addormentai e sognai cose orribili...sentii grida e pianti...pensai che gli incubi sarebbero finiti aprendo gli occhi e che il latte caldo con biscotti della colazione me li avrebbe strappati senza nessuno sforzo .
Improvviso....Doloroso...Qualcosa mi aveva punto il braccio...Mi svegliai con il cuore in gola al sentire un ronzio intorno a me...Presi la pila e scesi le scale correndo...Il silenzio non era silenzio, era odore di tragedia...La televisione era ancora accesa e uno stupido programma di vendite amareggiava l'ambiente...Faceva molto caldo.... 

"Mamma? Papà?" Domandai mentre mi avvicinavo facendo attenzione...Erano sul divano, con gli occhi aperti, ma non mi guardavano...Né si muovevano...

"Mamma?" E incominciai a piangere...Avevano l'addome gonfio..."Mamma" Allora mi parlò...

"William...Devi andar via da qui..." Respirava con molta difficoltà. Afferrai le sue mani e volevo stringermi a lei...E piangeva...Come piangeva! " Non lasciare che ti pungano...Vattene prima che sia troppo tardi..."

" Non vi lascerò qui..." La sua mano lasciò la mia.

"Mamma?" Non mi rispose mai più...Io non so se arrivò a sapere quanto l'amavo, anche se le gridai mille volte di non lasciarmi solo.

Poi arrivarono loro...Scivolai via per la porta posteriore al vederli... Sono tremendamente brutti, con gli occhi enormi e vuoti e braccia lunghe...E scommetto qualsiasi cosa che non sanno né sentire né piangere perché altrimenti non starebbero facendo questo.
Corsi più che potei...Mi punsero alcune api, ma continuai a correre e ancora oggi non so molto bene perché lo feci.
Attraversai moltissimi campi di grano coperti di neve. Mossi le mie gambe più velocemente che potei, con il pigiama bagnato per i fiocchi e le lacrime. In cielo non c'era la luna e nemmeno le stelle...Poi caddi al suolo e piansi...Sciolsi la neve con l'acqua dei miei occhi... Guardai gli astri muti di quella notte...Mi trascinai fino ad un rifugio che conoscevo nel quale si conservava il grano della maggior parte del paese. Mi accoccolai in un angolo e finii col perdere conoscenza.
Azkaban...sembra l'unica possibilità...Non ci sono molti altri posti in cui andare. Tutti ne parlano come l'unico posto non colonizzato del pianeta...Il mio amico Joel guida il furgoncino...Ci è costato tre mesi di viaggio, abbiamo percorso miglia anche a piedi, ma siamo quasi arrivati...Una città di pezzi di ferro e asfalto, questo è Azkaban...Ma ci sono cuori e sentimenti al suo interno.
Starnutisco...Non ho un fazzoletto e mi pulisco sulla manica della felpa. Un altro poco di sporcizia nemmeno si noterà... Se mamma fosse con me, mi coprirebbe ben bene nel letto e mi darebbe lo sciroppo perché il raffreddore mi lasciasse in pace. Ho freddo e batto i denti senza volere...Il cielo è immerso in sussurri azzurro scuro e giurerei che le nuvole sono verdi...Niente più è quello che era, il pianeta è stato raso letteralmente al suolo e ci sono milioni di molecole tossiche nell'atmosfera...Suppongo che alcuni siano immuni anche a questo. Una malachite...Questo è ciò che mi ricorda il paesaggio...Con le sue strisce di un verde sublime...Con i resti scuri della terra sterile e la nebbia grigia. Torno a starnutire, questa volta contro il vetro del finestrino...le goccioline di saliva danno una forma convessa ai piccoli pezzi dell'immagine...E' come se fosse uno starnuto di malachite...Irreale...Come tutto quello che è successo alla mia vita in questi ultimi mesi.

"William, credo che manchi poco..." Joel ed io ci siamo conosciuti il mattino dopo l'invasione. Anche lui è immune alle punture, ha diciannove anni e viveva in un paese che stava venticinque miglia al nord del mio. Dal momento in cui sentimmo parlare de " La Città degli umani" capimmo cosa dovevamo fare.

Il furgoncino si ferma con un sobbalzo... 

"Merda! Abbiamo bisogno di benzina...E non so molto bene da dove la tireremo fuori..." Joel colpisce il volante e fa una faccia disgustata...

Ci fermiamo tutti e quattro a guardare la strada... Solo cento chilometri fa abbiamo raccolto il padre e la bambina...Non sembrano conoscere un accidenti della nostra lingua e mi guardano con un viso meravigliato. Io sono troppo stanco per cercare di spiegare loro quello che succede... 
Allora succede qualcosa...Una macchina si avvicina a noi...Era troppo tempo che qualcosa non mi andava bene...Sembra che oggi sia il nostro giorno...Joel esce dal furgoncino e si avvicina alla macchina con precauzione...Abbasso il finestrino per cercare di sentire ciò che dicono... 

"Vede...Siamo rimasti senza benzina e..." Non posso sentire la risposta dell'uomo che sta guidando ma vedo come Joel ci sollecita ad avvicinarci mentre muove il braccio... 

L'uomo lavora cercando gli umani per portarli ad Azkaban...fa in modo che noi gli mostriamo il nostro addome per verificare che non siamo infetti e poi ci lascia entrare in macchina...
Mette in moto......Passano solo cinque minuti finchè l'ombra sinuosa e plumbea della città perduta consuma con tracce oscure il cielo...Forse una volta arrivato la mia vita cambierà...Forse qualcuno mi starà aspettando...
Il cartografo siderale

"Posso scrivere i versi più tristi questa notte,
scrivere per esempio, tremano azzurri gli astri da lontano..."

Poema 20
venti poemi d'amore e una canzone disperata
L'unico e inimitabile....PABLO NERUDA


Perché negarlo se è vero? Cerco e cerco i suoi occhi chiari negli sguardi della gente.... credo che è perché il mondo minaccia di finire e io voglio dirgli che lo amo per lo meno una volta. Si, a mio figlio, a colui che ho visto solo durante i suoi primi giorni di vita. Sapete ciò che si sente?Sicuramente no ed io sono incapace di descriverlo con le parole. Solo la mia anima ne può parlare senza raggrinzirsi...E se parla senza emettere suoni è perché questi si condensano nell'aria e cadono per terra prima di arrivare a sentirli. Non so se è morto… E se ha vissuto e ora non sta su questo pianeta, è andato via senza lasciare che io lo abbracciassi.
Guardo e cerco in ogni ragazzo le sue pupille, i suoi occhi sfuggenti…Perché sono sicuro che lo riconoscerei tra un milione di loro. Immagino che piangerei accanto a lui e gli chiederei perdono per tutto, gli chiederei un abbraccio per redimere il mio dolore e poter dormire un giorno veramente. Guardo quasi in modo compulsivo ognuno dei bambini che incrocio ad Azkaban. A volte vorrei scuoterli per chiedere loro dove sta mio figlio. A volte voglio averlo vicino a me con tanta forza che arriva a non lasciarmi respirare.
Quando non importa quanto lotti perché morirai, la vita comincia a vedersi in modo diverso…So che non avremo mai niente perché il mondo è morto, loro lo hanno ucciso. E invece, noi continuiamo a stare qui, volendoci arrendere….Ma senza farlo perché viviamo in un sogno chiamato Terra . Mi consola guardare la luna, sognare di essere lassù, lontano da tutta questa l'infelicità e questa sofferenza…Lo faccio tanto spesso che arriva ad essere una malattia. Mi piacerebbe essere un cartografo che conosce il cielo come il palmo della sua mano, così traccerei una mappa dell'universo e sapremmo dove volare per non estinguerci.
Almeno io ho qualcosa: Sono le mie due ragazze, sono i miei piccoli angeli. Ho solo un momento di pace al giorno. E' il momento magico in cui mi dimentico di tutto e mi limito a vederle respirare quando sono addormentate. Molte volte rimangono abbracciate e si addormentano raggomitolate. Azkaban è inospitale e stare solo fa tanto male che devi dormire accoccolato accanto a qualcuno. Posso passare la notte senza distogliere gli occhi da loro. Odio pensarci, ma mi domando molto spesso se quando moriremo, continueremo a stare insieme…Se morire significasse vivere eternamente con loro, non m'importerebbe andarmene via da questo mondo.
La bambina si chiama Allison e anche se non ha sangue nostro nelle vene è se così come fosse. Sta con noi da cinque anni e se ringrazio il cielo per qualcosa, è per lei, per averla incontrata in quell'orribile e deserto laboratorio, abbandonato dai suoi scienziati. La trovammo nei magazzini di una installazione del governo dove si facevano esperimenti con bambini manipolati geneticamente per essere immuni all'olocausto. Il complesso stava per esplodere e udimmo le sue grida dietro una pila di casse. Le scostai rapidamente, come se una calamita mi attrasse verso di esse, poi la vidi…Accoccolata per terra, con una camicia bianca. La presi in braccio e sentii qualcosa di speciale, fu una scintilla che mi stordì . Riuscimmo ad uscire da lì prima che la bomba scoppiasse e cancellasse per sempre quell'edificio situato in mezzo al deserto del Nevada. Non dimenticherò mai i suoi occhi grigi e nascosti dai capelli arruffati e il viso addolorato. Per me è la bambina più bella che abbia mai visto…Stette senza dire una parola più di due mesi, anche così lottammo per lei e a parte averla in custodia, riuscimmo a vivere abbastanza bene fino al giorno della colonizzazione. Non arrivammo ad essere mai una famiglia normale, perché ingannarci?, ma tranne che stare tutto il giorno in giro, stavamo insieme e siamo stati capaci d passare dei bei momenti. Ally ci rassomiglia moltissimo e tutti pensano che sia nostra figlia biologica. Ha i capelli biondo scuro e molto lunghi e le guance coperte da piccole lentiggini, odia stare ferma, come me, e le piace da morire il tiramisù…E' una bambina tremendamente intelligente, sta sempre leggendo un libro per imparare qualcosa…Dice che la scuola di Azkaban è molto triste e che le manca il mondo del passato….
Scully?... Cosa raccontare a lei che non le dico con ognuno dei miei baci? La sua forza mi colpisce e mi fa andare avanti. Ci sono state notti, mille notti eterne nelle quali non ho avuto nient'altro. Lei sono io ed io sono lei. Milioni di risvegli nei quali eravamo tremendamente soli…Centinaia di notti nelle quali la speranza volle andarsene da noi…Sono sempre stato con lei, avvolto intorno al suo corpo, messo tra la sua anima e il battito triste del suo cuore. Mi ha lasciato stare lì, mi ha dato le ali e ha fatto in modo che soffiasse il vento. Abbiamo fatto l'amore per dimenticare la solitudine, per sentirci e sapere che non eravamo morti.
Le lacrime più amare sono quelle che uno piange solo perché ti mangiano e non ti lasciano respirare. Lei ha pianto con me e poi ha pulito il mio viso con i suoi pollici. L'amore non è una utopia, l'amore esiste e muove tutto, giuro che è vero perché lei me lo ha mostrato. Voglio trovare William per restituirle tutto ciò che le ho rubato, anche se so che questo è impossibile.
Se Azkanban fosse più triste, non sarebbe più Azkaban, sarebbe un fazzoletto di lino immenso in cui l'umidità si pulirebbe il naso. La cappa di nubi sulle nostre teste è così enorme che fa paura, sembra la lotta di due grandi titani infuriati.
Il mio lavoro qui, è relativamente facile: nel momento in cui gli strumenti avvertono vita umana in prossimità della città, usciamo a cercare le persone e le portiamo fin qui. Questa città è costruita su una antica base militare ultrasegreta nella quale ci sono grandi laboratori e molta tecnologia iper-avanzata. Da qualche minuto, il radar ha registrato l'approssimarsi di un veicolo con quattro occupanti. Si avvicina da nord. Matt mi ha chiesto se volevo andare con lui per accogliere i nuovi cittadini, ho fatto di no con la testa e ho continuato a tenere lo sguardo perduto verso l'orizzonte grigio, iniettando le mie speranze nel cielo plumbeo, morendo un poco.

" Sullivan, abbiamo tre nuovi soggetti che stanno aspettando nell 'hangar…" La voce di Matt fa si che mi giri e che metta giù le braccia che prima avevo incrociato " sarà meglio verificare che non hanno il virus e poi iscriverli nel censimento della città" Beep-beep-beep…la luce del radar lampeggia di nuovo.

" Tu controlla il radar, io scenderò per iscrivere i nuovi…" Il cuore mi batte con forza…mi succede ogni volta che c'è una speranza di incontrare mio figlio.
Mi avvicino quasi freneticamente all'ascensore. Esco e guardo. Quattro figure rompono , da lontano, la monotonia malata del hangar" Forse questa volta sì, Mulder, forse questa volta sì…"

Fine POV- Mulder

Sole liquido
"Forse pensano che io sia pazzo
perchè credo a quello che sogno..."
Realtà o Sogno
Jarabe de Palo
A volte respirare è impossibile perché vuoi solo morire e smettere di soffrire. I ricordi e i tempi migliori non ti lasciano in pace e ti divorano... Marciscono dentro perché si burlano di te dicendo che non torneranno, che sei condannato a vivere senza speranze. Non mento se dico che nella mia testa ci sono cento immagini che non mi permettono di dormire e ancor meno sognare...Sono più forti dei sogni e l'invadono come decine di lillipuziani malevoli. Piangere, gridare, voler sparire non servono a niente. Andare a cercare astri perduti nel cielo è impossibile quando non puoi volare. Volare! Prendere in prestito le ali taglienti di una libellula e tagliare le nubi del firmamento…Far evaporare le lacrime con abbracci…Fotografare stelle…Inseguire scie nel mare: uccidere il dolore ridendo e abbracciando… Divorare gennaio e seppellirsi in luglio. Volare è qualcosa d'indefinibile e diafano, e impossibile. Io non voglio ali infinite, mi accontento di quelle di cartone dipinte di bianco. C'è solo una persona al mondo che me le può costruire, si chiama William e non ho mai sentito nemmeno una sua parola.
Ogni volta ho meno paura che tutto finisca e che il mondo sparisca. So che la luce si estinguerà e smetterà di attraversare l'atmosfera contaminata, so che noi ci estingueremo con lei. Se avessi una scala, salirei fino al sole e conserverei in un barattolo un poco dei suoi raggi liquefatti, poi li pianterei in un vaso e lascerei che crescesse la luce. E' un sogno impossibile…Il sole non è liquido…E' una stella irraggiungibile e arancione che non potrà nutrirci per ancora molto tempo.
Vivo di sogni, senza sapere se si avvereranno o no… Respiro promesse…Divento pazza pensando che l'estate è finita per sempre. Mi sconvolge l'idea di non rivedere mio figlio, ma non smetto di pensare che forse, prima che il sole si spenga come un fiammifero gigante, William apparirà e mi abbraccerà e mi chiamerà mamma. 
A volte penso che ho dimenticato i pomeriggi nel seminterrato del palazzo Hoover e il mio nome…Ora sono Kate e non Dana e nemmeno Scully…Solo lui mi chiama così di tanto in tanto, quando piango abbracciandolo, sentendo la mancanza di una vita che non arriveremo mai ad avere…. Mulder andò via un mattino d'inverno e fu quella l'ultima volta che vide William. Non siamo mai stati di nuovo tutti e tre insieme. Ditemi se questo non è dolore….Siamo i suoi genitori e non l'ha mai saputo. Per quanto pensi d'averlo dimenticato, sta sempre nel mio subcosciente l'immagine di William in braccio a Mulder, il suo viso mentre lo guardava, il suo modo di coprirlo nella culla le poche volte che lo ha fatto…E se è stato un sogno?Se lo è stato continua ad alimentare ogni mia cellula, iniettando benzina nei motore dei miei sogni e dei miei desideri… Un sogno perfetto ed ora, voglio solo essere viva per avere il privilegio di chiudere gli occhi e sentirlo…Questo niente e nessuno può togliermelo….
La solitudine gassosa di Azkaban mina l'anima e il cuore di tutti quelli che passano per le sue strade. Ogni tanto guardano il cielo chiedendo un'altra opportunità. Credo che a volte si accontentano di sapere di nuovo cos'è il calore.
Ci sono persone lungo il cammino della vita, che ti restituiscono cose che credevi d'aver perso. Ti fanno sentire di nuovo per quanto tu lo rifiuti… Se non senti, niente può farti male e questo è qualcosa di eclatante. Mi faceva male vedere bambini dell'età di William. Lo odiavo perché non potevo evitare che mi scappassero le lacrime. Per non rompermi in mille pezzi, seppellivo le mie paure nel calcestruzzo. Una bambina ruppe la mia armatura e mi fece credere di nuovo in molte cose. Eravamo una specie di rompicapo; una aveva quello che mancava all'altra…Riempimmo tanti buchi reciprocamente che non ricordo più che in realtà non sono sua madre. Ci sono vincoli più forti del sangue. Mi piacerebbe che corresse con William per la spiaggia e che si chiamassero fratelli….
Nel laboratorio di Azkaban stiamo facendo tutti gli sforzi possibili per trovare un tipo di alimento che ci dia tutto quello di cui abbiamo bisogno per vivere senza che sia necessario che i vegetali captino l'energia del sole e la trasformino. Rompere leggi fisiche che sono state stabilite da millenni è qualcosa quasi impossibile, è giocare ad essere Dio. Comunque sia, continuiamo a lottare. Un altro dei nostri interrogativi è perché gli invasori non hanno colonizzato certi punti della terra, uno di questi è Azkaban. Sembrano incapaci di stabilirsi qui. Le comunicazioni con il resto del mondo si interruppero dieci settimane fa…I colonizzatori distrussero tutto in meno di dieci giorni…Immagino che la sesta estinzione è qui e il suo obiettivo è la razza umana. Non siamo niente di fronte a loro e ci vogliono schiacciare come un bicchiere di carta. 
Arrivarono con le loro navi il giorno stabilito. Nessuno sapeva niente e noi che conoscevamo la data sentimmo la frustrazione in ognuno dei nostri pori perché ci sono cose contro cui non si può lottare. Un'invasione d'api seppellì la Terra, pungendo tutto quello che si incontrava sul suo commino. La prima volta che si avvicinarono a noi proteggemmo Allison per paura che non fosse immune…Capimmo dal primo momento che Mulder ed io lo eravamo perché eravamo stato esposti al virus precedentemente e eravamo vivi. Finirono per pungere Ally e Mulder e io passammo i peggiori momenti della nostra vita. Semplicemente non accadde niente.
Siamo arrivati a Azkaban per unirci alla resistenza umana e stiamo qui da allora. Scappiamo dalla prigione solo quando riusciamo a dormire…Ho bisogno che qualcuno mi gridi che i sogni si realizzano…

"Kate, c'è una chiamata urgente per te dalla dogana di Azkaban…" mi avvicino al telefono velocemente…Non mi da il tempo di rispondere…

"Ho bisogno che tu venga qui ora, subito e che mi dica che non è un sogno…" Mulder sta gridando, senza farlo, all'altro lato della linea…Forse il suo respiro agitato e il tono nervoso della sua voce gridano che i sogni possono avverarsi….

FINE del Pov Scully

GACT
"Forse pensi che sono pazzo
Perché credo in quel che sogno…"
Realtà o sogno
Jarabe de palo

Forse non aveva mai pensato di rivederlo…nemmeno quando percorreva a passi stanchi l'hangar prima di tornare a casa ogni giorno…Per questo, quando si avvicinò timidamente al ragazzo dal berretto rosso e lo guardò in faccia, un sentimento di vuoto incolmabile era semplicemente scomparso, ed era stato sostituito da un odore dolce e un sussurro che gli fece credere di nuovo in tutti quello che sempre aveva voluto credere…reagì, gli sembrava impossibile, fu sul punto di piangere al vedere i suoi occhi, al contemplare il suoi tratti, al sentire il suo nome…Così magico che i fonemi non si potevano sentire e le sillabe non si potevano scrivere…Sette lettre che si potevano solo sentire….

"Ragazzo, come ti chiami?"

"William…William Van de Kamp."
 
Respirò profondamente e trattenne la voglia di abbracciarlo finché smise di sentirsi le braccia. Chiuse gli occhi e l'immagine del bambino addormentato sul suo petto troppo tempo prima, solcò a tratti l'hangar. Lui, istintivamente, sapeva che quel ragazzo dagli occhi verdi e azzurri e i capelli arruffati era suo figlio. Era come se ogni cellula del suo essere era connessa con lui.
William, guardò l'uomo che gli si avvicinò con grandissima curiosità, riflessa…Qualcosa in quella persona richiamava la sua attenzione come se stesse sotto il tratto di un evidenziatore fosforescente. Joel, stava vicino a lui, aspettando impaziente l'autorizzazione per poter finalmente essere cittadini di Azkaban. L'uomo di una cinquantina d'anni continuava a guardarlo assorto, come se si trovasse davanti allo specchio di Oesed; volendo credere in qualcosa che era quasi impossibile. Gli sollevò il cappello dolcemente e fissò le pupille su di lui, sul suo respiro e su un paio di ciocche sporche e bionde che gli coprivano la fronte. Un tocco del pollice gli sfiorò le labbra quando William aveva detto il suo nome…La leggera carezza lo fece sentire come a casa, produsse dentro di lui uno calore strano e di focolare che quasi non ricordava più…

"Sono Christian Sullivan. Vi faremo le prove necessarie e tra poco vi daremo il permesso di residenza. Ora dovete accompagnarmi." Sullivan non gli toglieva gli occhi da dosso e per un secondo, si permise il lusso di mettere con dolcezza infinita la mano destra sulla sua spalla. Fu un gesto che a William trasmise una forza inusuale e speciale, come un campo magnetico e incoraggiante per lui.

Un'infermiera, si incaricò di togliere loro un piccolo campione di sangue e poi li fece passare nella sala d'attesa. Con solo una goccina di materiale biologico, nel l'anno 2013 si potevano fare analisi genetiche complete, in meno di trenta secondi, tirando fuori con maestria assoluta tutti i segreti contenuti nelle quattro basi nitrogenate(?) che possiede il DNA che differenzia gli esseri terrestri da quelli che non appartengono al pianeta.
Christian non smetteva d'osservare la goccia di sangue con una speranza che si poteva palpare. Lì, in quella minuzia, si nascondevano grandi risposte, grandi speranze…Migliaia di notti e pianti…
L'aveva chiamata mentre facevano il prelievo; la sua voce tremante l'aveva denunciato quasi nell'istante in cui lei aveva preso il telefono…

" Ho bisogno che tu venga qui ora subito e che mi dica che questo non è un sogno…"

Queste erano state le sue parole, la sua reazione, il suo infantilismo esacerbato e carente di ogni significato…E se non era William? E se la goccina di sangue diceva che avevano fatto un altro passo falso nella ricerca del loro figlio? Qualcosa questa volta, diceva con ogni scossa delle sue arterie che questo bambino che ora stava nella sala d'attesa era lo stesso che divise il tramonto più bello che si sia mai visto su Washington con lui e sua madre.
Kate arrivò in pochi minuti, la prima cosa che fece fu intrecciare le sue dita con quelle di Sullivan mentre i suoi occhi enormi rimanevano inchiodati senza rimedio sul bambino che aspettava su una sedia. Volle avvicinarsi, ma Sullivan non le lasciò la mano.

" Non ho bisogno di nessun test genetico per sapere chi è."

Guardò i suoi occhi, e quelli di Sullivan, con una tenerezza così grande che il pianeta sembrava essere di nuovo un luogo perfetto. Liberò lentamente la mano, allungando le dita senza smettere di sentire la mancanza del contatto una volta perduto. Sullivan guardò attento la scena. Lei si avvicinò al ragazzo, s'inginocchiò accanto a lui, gli sorrise… Si guardarono come se niente e nessuno esistesse in questo maledetto mondo, come se tutto si fosse congelato in un istante perduto e tutti i cuori umani avessero fatto silenzio per lasciare che battessero solo quei due…Sistole, diastole, sistole…La nebbia di Azkaban e la semipenombra avvizzita della città smisero di essere sconsolate…erano di nuovo insieme… E una lacrima mangiò a piccoli passi tristi le guance di Kate. William non sapeva cosa pensare, ma sapeva cosa sentire… E senza sapere né come né perché, fini tra le braccia di Kate, spinto da qualcosa di enorme e titanico.
Sullivan si avvicinò da dietro, Kate si alzò e lo guardò un momento.

" Kate, devo parlare con te…" Si appartarono leggermente sotto gli occhi disorientati di William. Perché l'aveva abbracciato? Perché sentiva che qualcosa dentro di lui si era riempito? Joel lo guardava dal sedile vicino, volendo con tutte le sue forze, capire il perché della reazione del suo amico.

" Se sei così sicura…Facciamo l'analisi, per favore…Non voglio che tu stia male di nuovo né che ti afferri a qualcuno che non è chi vuoi che sia…Anch'io penso che sia lui, ma…"

Sicura di se stessa, Kate attraversò il corridoio ed entrò nel laboratorio non senza prima obbligare Sullivan a rimanere vicino al ragazzo. Prese il campione di sangue di William, ne mise una goccia nella macchina e cercò nella base dati della città di Azkaban l'informazione sul materiale genetico di Christian e suo. Chiuse gli occhi, pregò il cielo e schiacciò il pulsante "enter"…Guardò lo schermo e sorrise…Le lettere azzurre si ammassavano costruendo un messaggio perfetto…Il campione coincideva…Kate respirò profondamente e si girò per vedere il viso affascinato di Sullivan dietro la sua spalla. Il loro figlio aveva lo sguardo perso e respirava, estraneo a tutto, a pochi metri da loro. Entrambi uscirono nella sala d'attesa con i risultati delle analisi di tutti gli altri e il loro certificato di residenza.

" Bene, abbiamo già le analisi e tutti siete immuni dalla contaminazione."

Quando tutti si alzarono e si incamminarono per il corridoio, Sullivan alzò leggermente la voce.

" William, tu rimani…Verrai con noi."

Il bambino si fermò bruscamente e si girò. Joel fece lo stesso con un'espressione dubbiosa. William si avvicinò e fissò i suoi occhi su di loro.

" Non voglio separarmi dal mio amico, è tutto quello che ho in questa città."

Sicuramente, le lacrime non gli cadevano dagli occhi per la semplice ragione che era diventato enormemente forte dalla morte dei suoi genitori.

" Potrai continuare a vederlo quando vuoi, ma sei un minore e il centro d'accoglienza è molto rudimentale e la cosa migliore è che passi alcuni giorni con noi. Joel andrà in un albergo della città finché non troveremo un posto per lui."

Fece un grande sforzo per comprendere. Guardò Joel e questi fece di sì con il capo dando ragione a Sullivan. William abbracciò il suo amico e lo ringraziò in silenzio. Joel gli sussurrò all'orecchio…

" Sembrano buona gente e se non è così, già sai dove sto…Questa non è la fine del cammino,Will"

Joel si separò, si girò e allontanò facendosi ogni volta più piccolo agli occhi di William. Questi sentì le braccia di Kate Sullivan dietro la sua schiena.

"Ti prometto che ti tratteremo molto bene…"

Sentì il bacio di Kate sulla guancia e un brivido lo percorse dalla testa ai piedi. Anche così, scivolò via dalle sue braccia e incominciò a camminare. Kate e Christian lo seguirono e si guardarono con complicità.

Abitiamo a pochissimi metri da qui, in una specie di complesso costruito alcuni anni fa con il proposito di ospitare gli scienziati di Azkaban. La casa non è il posto perfetto per vivere, ma se ci provi, arriva ad essere perfino accogliente."

Sullivan non smetteva di dare spiegazioni al ragazzo. Il suo unico obiettivo era strappagli una parola. Era normale che stesse così si sentiva perduto e solo. Lui stesso si era sentito così per qualche tempo, vivendo nel deserto del Nuovo Mexico, in un caravan malandato. Ora, molto tempo dopo, avrebbe fatto tutto il possibile per recuperare suo figlio e potergli dire chi era veramente…Voleva dirgli che non era solo, che la sua famiglia che erano dodici anni che lo cercavano.

Schiuma e vapore
"When stars begin to shine…
...It’s the time to feel the melody."
Brothers in arms
Dire Straits

Con i capelli bagnati e le ginocchia al petto, William non smetteva di guardare le mattonelle verdi del bagno…Sentiva ancora la schiuma che gli circondava il corpo…L'acqua calda lo copriva fino al mento se appoggiava la testa sul bordo della vasca. Il colore lo faceva sentire come a casa e chiudeva gli occhi e lasciava che l'odore del gel al kiwi scendesse nei polmoni, poteva addirittura immaginare che stava nel bagno della sua fattoria, come ogni giorno e che sua madre stava al pian terreno preparando l'insalata per la cena.

Immerse la testa completamente nell'acqua e aprì gli occhi. La realtà si vedeva distorta sotto l'acqua. Si domandava quando avrebbe resistito senza respirare, lì, avvolto dal paesaggio degli oggetti intuiti e i suoni alterati. Voleva rimanere lì, immaginando per sempre, vivendo in un paese inesistente che era esistito prima…La sua fattoria…il Wyoming…I tramonti visti dal granaio…il telescopio della sua stanza…Due colpi alla porta lo fecero tornare nel mondo e uscire dall'acqua con l'inspirazione di una gran boccata d'aria che i suoi polmoni succhiarono con disperazione.

William, sei ancora lì?" la voce della Signora Sullivan si propagò attraverso il vapore e urtò dolcemente l'acqua della vasca.

"Sì, sto bene"

A William, Kate piaceva, gli si rizzavano i peletti sulla nuca ogni volta che gli si avvicinava, il suo odore di zucchero filato gli dava calore alla bocca dello stomaco. Su uno sgabello azzurro, all'altro lato della vasca c'era un cambio di biancheria e un pigiama giallo…Il pigiama era della figlia dei Sullivan, una bambina della sua età un poco più alta di lui che l'aveva guardato con una faccia sorpresa quando era entrato dalla porta di casa. Senza nemmeno presentarli, l'abbracciò. Fu risanatore e William ancora non capiva il perché…Come una sutura per le ferite dell'anima e della solitudine. Mentre loro si abbracciavano Kate e Sullivan osservavano la reazione da uno angolo dell'ingresso. C'era emozione sul loro viso, sollievo…Cose indescrivibili mescolate con un'espressività cosi sommamente immensa che non si sarebbe potuto nascondere con nessuna maschera. Allison fece salire William nella sua stanza con la stessa gioia con cui un bambina strappa la carta da regalo dei pacchetti sotto un albero di Natale. Gli mostrò il letto e le poche cose che aveva…" mamma dice che metteremo un materasso per terra, e tu ed io faremo a turno…Prima, nella mia stanza di Minneapolis avevo molte più cose…Bene, lo sai già…Dovemmo andar via molto velocemente da questa casa e la mia collezione di minerali e i miei fumetti sono rimasti lì"

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Dal primo momento, Ally aveva simpatizzato con William e viceversa. Era il fratello che non aveva mai avuto accanto a lei, ma che sempre aveva sentito come suo. Quello che aveva affascinato di più la bambina fu il viso di sua madre, il suo sorriso raggiante come non aveva mai visto prima in vita sua. Suo padre era entrato per primo, lei l'aveva salutato dalla stessa cucina in cui si trovava ora, seduta sul bordo del tavolo facendo dondolare le gambe…pensando a quello che era successo quella stessa sera…Analizzando gli avvenimenti, riflettendo sul fatto che lo stesso William di cui aveva tanto sentito parlare, si trovava al piano di sopra in quell'istante….

" Sono appena arrivata da scuola, papà…" L'eco della sua voce di qualche ora prima ritornò alle sue orecchie come per magia. Ricordava come suo padre l'aveva guardata con un candore speciale e non ebbe bisogno nemmeno di sentire dalle sue labbra quello che era successo.

"Ally, l'abbiamo trovato…William, tuo fratello…E' lui…"

Lungi dal sentirsi gelosa, si era buttata al collo di suo padre, volendo dimostrargli con lacrime di gioia tutto ciò che sentiva. Con un mormorio contenuto si era rifugiata sulla spalla di Sullivan e le piccole lacrime erano scese sulla camicia beige di lui.

" Ally, non piangere...E' lui..."

"Ho sempre voluto conoscerlo, papà...Sempre..."

Sullivan aveva asciugato le lacrime di sua figlia. Entrambi si erano avvicinati all'ingresso dove William e Kate stavano entrando.

" Vi presento…Allison, lui è William. William, questa è nostra figlia."

In quel momento, ai suoi genitori non importò niente più. I loro sogni, quelli più profondi, si stavano abbracciando. Will e Ally…Quello che più importava loro nel mondo reale. Si abbracciavano come fratelli, come due anime destinate a stare insieme in giorno. Christian e Kate si erano sentiti completi, più che mai, come uno di quei diabolici rompicapi a cui manca sempre un pezzo e un bel giorno, compare sotto il tappeto. Completi…Se il mondo fosse finito in quel momento, loro avrebbero gridato al nulla che erano felici…

La voce di Kate distolse di nuovo William dalle sue riflessioni…

" La cena è pronta…" E se non fosse stato nelle circostanze in cui si trovava tutto sarebbe stato perfetto. Si sciacquò i capelli dopo averli strofinati energicamente. Era tanto tempo che non faceva un buon bagno e non metteva vestiti puliti tanto che non sapeva come si sarebbe sentito dopo essere uscito dalla vasca. Tirò fuori un piede, poi l'altro…Si avvolse in un enorme accappatoio blu. Lo specchio era completamente inzuppato. Si avvicinò e fece scivolare il dito indice sulla superficie. Strofinando il dito sul vetro, si produsse un piccolo suono stridente…Si guardò…Da millenni che non vedeva la sua immagine in uno specchio…Fu allora che osservò i suoi occhi, erano gli stessi che l'avevano spinto ad abbracciare Kate…I suoi occhi, quelli della signora Sullivan, gli restituivano lo sguardo curioso dal mondo del riflesso. Dava la sensazione che erano sempre stati predestinati ad incontrarsi. Perchè qualcosa gli faceva credere che non era un di più in questa casa?Perchè si sentiva colpevole per sentire affetto verso i Sullivan? Si tolse l'accappatoio e s'infilò il pigiama. Questo calore e la levigatezza della sua pelle pulita portarono fino ai suoi sensi una sensazione molto gradevole. Secondo il suo orologio erano le nove di sera. Erano ad una latitudine molto alta e i giorni e le notti non esistevano come tali. Aveva le dita dei piedi pieni di piccole rughe come quando ogni sabato nel pomeriggio passava ore e ore nella basca da bagna a giocare con le barchette di plastica. Si sentiva rinnovato.

Scese per le scale a piccoli passi, strofinando le dita sul passamano, cercando di ascoltare i sussurri, sezionando l'aria con i suoi timpani…Ally e il signor Sullivan ridevano in cucina e Kate metteva i tovaglioli sul tavolo…

" William, sei molto bello! Vedo che il pigiama di Allison è della tua taglia…" Kate si girò e osservò William. C'erano tonnellate di speranze nello sguardo della donna e un alone brillante che imitava il fulgore delle lacrime di gioia…

Gli altri membri della famiglia si sedettero a tavola.

"Già sappiamo che il cibo non è nessun manicaretto, ma ci sono ancora alimenti conservati, barattoli…A me piacciono le banane, ma credo che la frutta sia passata alla storia. La verità è che i viveri della città non dureranno ancora per molto…" Allison intervenne e chiuse la bocca quando Kate la guardò con occhi inquisitori.

La cena trascorse in un'atmosfera molto familiare e William arrivò a sentirsi colpevole per trovarsi così bene con i Sullivan…

" Ummmmm…Signor Sullivan…"

" Puoi chiamarmi Christian..."

"Perché gli alieni non possono arrivare fin qui? Perché c'è gente immune alle punture e altri no?" Giusto prima di portarsi l'ultima cucchiaiata del dessert alla bocca, la domanda emerse dal suo intimo. Aveva trascorso tutta la cena quasi senza parlare. Christian guardò Kate perché rispondesse al suo posto.

" Vedi, William…All'inizio, avevamo creduto che gli extraterrestri non venivano fin qui a causa dell'esistenza di uno strano minerale che si trova nel sottosuolo…Il nostro pianeta è schiacciato ai poli ed ha un magnetismo più intenso in essi. Questo fa più reattivo il minerale alle alte altitudini…Questo potrebbe essere una spiegazione, ma non l'unica…Stiamo lavorando per scoprire altre cause, ma non abbiamo ottenuto niente di concludente…" Gli piaceva la voce di Kate, era come una dolce ninnananna.

" In quanto all'immunità…Come gli altri virus, ci sono persone che hanno difese innate verso di loro, nei loro geni, è una specie di lotteria genetica…Altri, come Christian e Ally ed io siamo stati immunizzati a causa di un precedente contatto con il virus"

William analizzò le parole e non volle commentare niente al rispetto, semplicemente abbassò la testa e guardò il suo piatto quasi vuoto.

Erano molti anni che Kate sognava cose che a qualsiasi persona sarebbero parse normali…E ora, mentre guadava dalla cornice della porta come Ally e William tiravano a sorte per chi doveva dormire sul materasso, diceva a sé stessa che tutte le privazioni che aveva avuto nella sua vita le stava vedendo ricompensate con questo solo momento…Sentì le braccia di Christian sulla schiena e una vibrazione gemella di quella che lei sentiva le fu trasmessa dal respiro di lui…

" Perché il mondo deve finire? Dimmi perché…Perché ora?" Christian lo sussurrò molto basso, come se avesse paura che pronunciarlo ad alta voce anticipasse il momento che avrebbe spezzato le speranze. Lei lo guardò un momento…A volte l'impotenza che si sente, non si può descrivere.

Kate attraversò la stanza, si avvicinò ai bambini e diede loro il bacio della buonanotte, poi abbassò le persiane perché la scarsa luce che entrava rimanesse all'esterno…Rimanevano pochissimi giorni di chiarore, poi sarebbe stato permanentemente notte… S'incamminò verso la porta dopo aver dato un bacio ad ognuno.

" Signora Sullivan?" La vocina e la sagoma di William si sollevarono un poco nell'oscurità. Kate si avvicinò a lui." Credo che gli extraterresti non vengono fin qui perchè la luce non li lascerebbe dormire...Almeno a me così succede..."

Una lampadina si era accesa nella testa di Kate…Dopo tutto, l'idea di William non era così strana. Chiuse la porta dopo che Christian e lei ebbero dato un'ultima occhiata e poi sorrise.

Mandarini Circadiani

Azkaban, 29 aprile 2013

Casa sei Sullivan

La notte già si era fatta eterna, cancellando le arterie della città avvizzita…L'astro re sembrava aver spostato la sua residenza nell'emisfero nord, per coronare con una bella luce i paradisi dell'Alaska. Ora Azkaban era ancora più triste. Senza il riparo luminoso del cielo, le strade si vedevano nere e opache come l'armatura di un grillo gigante

Si accendevano le luci dei lampioni per quattro ore al giorno e l'erogazione dell'elettricità nelle case cessava alle sei del pomeriggio…Era come cercare di trattenere un pugno d'acqua tra le mani…Catturare l'energia era impossibile…

In tutta la città esisteva solo un posto in cui a qualsiasi ora del giorno gli inutili neon del tetto continuavano ad emettere lampi di luce: il laboratorio di Azkaban…Lì Kate Sullivan non smetteva di associare dati, di maneggiare possibilità…Cercava speranze fatte numeri o certezze…Cercava uscite, trovava le porte, ma erano chiuse a chiave.

Il commento sciocco di suo figlio William aveva fatto in modo che nella sua mente si accendesse una lampadina...Forse William aveva ragione e gli extraterrestri non si avvicinavano ad Azkaban a causa dei fenomeni della luce alla latitudine cui si trovavano…Ma…Come saperlo? Su cosa poteva basarsi la fisiologia di uno di quegli esseri che avevano piantato loro seme tra noi milioni di anni fa? Kate non smetteva di girarci intorno…Dopo tutto non esisteva ancora un essere che non avesse un punto debole. Sapeva che la chiave stava in questi cicli di luce, nell'alternarsi del sonno-veglia, ma qualcosa le sfuggiva.

Fu in uno di questi momenti che sembravano fatti di noia suprema, quando un fatto cambiò il corso della storia; Fred Ravenclaw, un importante matematico entrò eccitato nel laboratorio di Kate...

"Hanno convocato un'assemblea d'urgenza nella sala delle riunioni, sembra che hanno bisogno che stiamo tutti lì…"

A William piaceva stare lì, dopo poco più di un mese, si sentiva completamente integrato nella casa dei Sullivan. Era vero che a volte si svegliava di notte di soprassalto, inzuppato di sudore…Ma i colpetti secchi delle lancette dell'orologio del comodino cessavano quando Kate arrivava accanto al suo letto e lo abbracciava mentre lui piangeva ricordando ciò che aveva prima…Ma la maggior parte delle volte piangeva anche la signora Sullivan e si addormentava vicino a lui mentre lo abbracciava molto forte. Ora William era sveglio, leggeva sotto il sussurro di una lampadina…E in quel momento Allison irrompeva in cucina con il viso sorridente…

"Ho un regalo per te..." William alzò lo sguardo dal libro d'astronomia, erano esattamente le cinque e venticinque e non voleva che spegnessero la luce prima di finire il terzo capitolo.

"Scegli…La sinistra o la destra?" Ally aveva qualcosa dietro la schiena, questo mistero richiamò pienamente l'attenzione di Will.

" Fa lo stesso..." Volle fingere disinteresse.

"Non ha importanza...Le due mani sono uguali..." Allison lasciò sul tavolo un paio di mandarini e sorrise trionfante." Li ho trovati per terra, sotto ad uno scaffale nel grande congelatore della città…Sono gli ultimi…Forse sono gli ultimi al mondo, Will…"

William non rispose, si limitò a prendere la frutta tra le mani, a guardarla molto da vicino; ogni rugosità, ogni segno sulla buccia arancione...Vide piccoli solchi del destino e lampi di pompelmi sotto il sole. Per un momento chiuse gli occhi e lasciò che il retrogusto amaro e citrico della marmellata d'arancia di sua madre gli arrivasse all'anima…Tempi migliori, folli vaneggiamenti, sentire la mancanza di ieri…Si rese conto che " sentire la mancanza" non erano solo tre parole, ma un susseguirsi di pensieri tristi uniti al filo della trota solitaria che nuotava nel fiume della sua infanzia. Non tre parole, né dodici lettere (ndt in italiano sono 17), né mille lacrime.

" Se avessi saputo che diventavi triste per colpa del mandarino, non te l'avrei dato… Anche a me fa pena mangiarlo…Ti rendi conto che rassomiglia moltissimo al sole?" William fissò il mandarino, era come se lo dissezionasse, come se cercasse tutto il suo potenziale.

" E la mia è la Terra e la piccola calotta sotto è il polo Sud e la luce del sole non arriva…" William cominciò a camminare intorno ad Ally con il mandarino in mano…"Gira su se stessa e intorno al sole…Al girare su se stessa si generano i giorni e le notti, tranne che alle latitudini più alte…Noi siamo in una della calotte…Ed è notte…" Il bambino sembrava assorto, era come se pensasse ad alta voce cercando di dare una giustificazione al momento, alla situazione…

" D'ora in poi saranno i mandarini circadiani, Will…L'ultima dose di vitamina C non artificiale del mondo…"

"Questo farà sì che passeremo alla storia, Ally…" William sbucciò con estrema cura il mandarino e portò uno spicchio alla bocca.

All'inizio pensò che fosse solo il gusto acido e dolce del mandarino…Poi lo sentì…E l'oppresse il petto. Ebbe la sensazione di essere in un polmone d'acciaio, in una fortezza infrangibile della Terra di Mezzo…Poi la sua mente si disconnesse, era come se una forza più grande della sua volontà lo trascinasse, come se qualcosa lo chiamasse per nome.

" Allison, devi venire con me in un posto…"Ally spaventò a vedere i suoi occhi assenti…" Allison, qualcuno mi sta chiamando…" William si mantenne la testa tra le mani con una smorfia di dolore." Ally, mi scoppierà la testa se non vado con lui"

" Con chi, Wiliam? William, dimmi con chi" La bambina era spaventata, William le aveva preso la mano e la trascinava fuori di casa. Andava spinto da una calamita incosciente." William, rispondimi" William camminava diritto fino al laboratorio di Azkaban. Non gli importava della notte perenne né dei fiocchi di neve. Allison gli correva dietro gridandogli ad alta voce di fermarsi e di guardarla.

Una volta che ebbero attraversato le porte dell'edificio, qualsiasi cosa fosse che obbligava William a camminare, sembrò intensificarsi. Entrambi i ragazzi attraversarono le porte e i laboratori, rapidi come puma selvaggi. Ally era disorientata, persa, spaventata…La sua mano era fortemente stretta tra le dita di William.

Alla fine irruppero nella grande sala con le pareti di vetro, piena di gente con le mascherine e camici azzurro chiaro. Tutti rimasero a guardare i bambini. Ally riconobbe subito gli occhi di suo padre e di sua madre. Erano inchiodati su di loro, li guardavano interrogativamente…Ally non ebbe il tempo di dire niente perché prima di poter pronunciare una parola, William scostò tutti di lato e Allison potè vedere un essere orribile tra loro, disteso su un lettino, connesso a tubi ed elettrodi. Sembrava morto, anche se gli strumenti segnavano su uno schermo, con frenesia asfissiante, centinaia di piccole onde al minuto…L'essere era energia allo stato puro.

Solo quando William si avvicinò abbastanza, l'essere mosse la testa verso di lui e rimase a guardarlo. I suoi occhi erano neri, sembravano fatti di vernice, non avevano conosciuto le lacrime e questo li rendeva raccapriccianti e lontani. William rimase in silenzio, fissando i suoi occhi in quelli dell'essere così profondamente che le pupille del ragazzo si riflettevano in essi…Tutti nella sala restavano in uno stupefatto silenzio…Forse era un miscuglio indemoniato d'attesa e paura…Allora, dopo vari minuti d'intenso silenzio, una lacrima profuga solcò con particelle salate la guancia di William…In quel momento l'apparecchiatura elettrica che controllava l'essere extraterrestre segnalò una linea retta e un fischio acido ed ipnotico s'impossessò dell'aria.

" William…Stai bene?" la signora Sullivan si avvicinò al bambino mentre due medici cercavano di rianimare l'alieno...William corse via finchè riuscì ad uscire dalla sala, poi si sedette per terra, in mezzo ad un corridoio enorme, con le schiena appoggiata al muro. Kate apparve all'istante dietro di lui. E l'abbracciò al vederlo e William reagì piangendo …Si aggrappò a Kate…

Quell'extraterrestre era mia madre, la stessa che abbracciai nel Wyoming chiedendole di non lasciarmi solo. Era lei, l'ho visto nei suoi ricordi, ho visto me stesso nella fattoria del Wyoming…Kate, era mia madre…" Piangeva e tremava…Solo al vedere le sue lacrime produceva un'angoscia insopportabile. Il suo respiro irregolare tagliava in migliaia di pezzettini ogni frase che diceva" E' venuta fin qui per raccontarmi dei segreti…Il segreto sta dentro di lei…nel suo organismo." Un singhiozzo contenuto scappava a tratti dal suo corpo. "Dice che gli invasori andranno via…Che volevano solo riprodursi aiutandosi con la nostra energia vitale…L'orbita del loro pianeta è una spirale e si è avvicinato troppo alla stella centrale…l'hanno dovuto abbandonare per non morire. Anche così, molti di loro sono periti. Migliaia d'anni fa lasciarono la loro impronta sulla terra e ci condannarono…Lasciarono che la vita fluisse qui perché sapevano che un giorno avrebbero avuto bisogno di noi. Andranno via tra poco…" Kate cercava di tranquillizzarlo…" mi ha detto che non sono capaci di arrivare fin qui per colpa della luce…Mi ha detto che mi amava…E che il mio ricordo era conficcato così profondamente nella sua mente che non le importò di perdere la vita per arrivare fin qui…" improvvisamente smise di piangere e fissò con le sue poderose pupille Kate…" Mi ha detto di chiamarti mamma…Mi ha sussurrato che ti eri separata da me perché mi amavi tanto quanto lei.." L'abbraccio tra i due diventò più stretto." E mi ha lasciato vedere i tuoi ricordi attraverso lei…e quello che senti…E so chi sei e chi sono…E mi sono reso conto che per tutta la mia vita ho avuto un buco nella mia memoria…" Kate si sentì senza peso…Se aveva appena avuto le sue ali di carta, liquefare la luce non poteva essere così difficile.

" Non c'è stato un solo secondo in cui ho dimenticato il tuo viso, né una sola notte in cui non abbia lanciato al cielo un bacio della buonanotte per te…"

"Li ho ricevuti tutti…mi accarezzavano la guancia in sogno…Mamma…" Ed entrambi, uniti, abbracciati attenuarono di nuovo la tristezza di Azkaban nello stesso modo in cui William era arrivato nella città.

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Laboratorio di Kate Sullivan

3 maggio 2013

I giorni trascorrevanoma non senza speranze…L'autopsia dell'alieno aveva rivelato un'infinità di segreti dal metabolismo di bassa intensità degli esseri extraterresti fino alla chiave della loro avversione per Azkaban…la signora Sullivan si affannava cercando di spiegare ai suoi figli perché gli invasori non potevano vivere ad Azkaban.

" Vedete, ragazzi…Noi esseri umani secerniamo un ormone che si chiama melatonina in quantità diverse dipendentemente dalla luce che esiste nell'ambiente…Noi, come altri animali, possiamo vivere con queste oscillazioni perché per noi non è qualcosa di vitale…"

Allison guardò Kate con un viso pieno di domande.

" Sì…Per esempio…Una persona cieca non veda la luce, secerne più melatonina di uno che vede e non muore…Noi stessi, per vivere nella Terra del Fuoco, siamo sottoposti ad un'oscurità per molto più tempo del solito e non moriamo…" Guardò la bambina finchè fu sicura che l'aveva capito.

" Invece gli invasori sono particolarmente sensibili ad un fattore che secernano le cellule del loro sistema nervoso e sembra che queste cellule sono direttamente associate al loro sistema visivo e di fotoricezione . Abbiamo chiamato il fattore, l'ormone Tolhium, perché così si chiama la regione in cui è stata fondata Azkaban. Se passano più di venti ore in un ambiente senza oscillazioni di luce, il loro sistema nervoso e immunitario perde completamente le funzioni… Per questo l'alieno che è arrivato fin qui è morto in poco tempo…Anche se ha resistito più di quello che obiettivamente avrebbe potuto sopportare…" Ogni bambino era seduto su uno sgabello guardando Kate con occhi spalancati.

"…Ma...hanno astronavi e potrebbero venire dentro di esse…Senza il bisogno di attraversare il continente al buio…Porterebbe loro via molto meno di venti ore, mamma…non è la stessa cosa che percorrere chilometri e chilometri di oscurità per terra o per mare" Allison incrociò le braccia dopo d'aver dato la sua opinione a Kate con occhi grigi e ipnotici.

" Ummmm...Hai ragione, ma il dottor Sickle ha una teoria anche per questo…"

Christian Sulivan assisteva come spettatore sull'uscio della porta. Sempre l'aveva affascinato in modo in cui Kate parlava di scienza….Era come se si sentisse nel suo ambiente, come se giocasse in un paese di meraviglie ordinate C'era stata un'epoca nella sua vita passata in cui la scienza era stato tutto per lei. Ora credeva in molte cose…cose che sfidavano completamente la logica…Era logico per caso che suo figlio l'avesse chiamata mamma in quel corridoio? Kate l'aveva raccontato a Sullivan con lacrime enormi sul viso…William, il suo William , l'aveva abbracciata e l'aveva chiamata mamma. Suo figlio aveva visto i suoi ricordi attraverso un extraterrestre…Che cos'era la realtà?

Kate prese un pennarello e disegnò un cerchio sulla grande lavagna bianca.

" Bene, ragazzi, abbiamo sempre pensato che il nostro pianeta è una sfera…ma mi dispiace dirvi che in realtà è schiacciato ai poli…" mentre lo diceva, Kate disegnò un'ellisse poco pronunciata"…Recenti studi hanno rivelato che negli ultimi anni la Terra si è schiacciata drammaticamente fatto dovuto a cambiamenti nella tettonica a zolle. Per tanto, ai poli, si sta più vicino al centro della Terra. Nell'anno 2005 si scoprì che il nucleo della Terra non era composto di ferro e nichel, ma di uno strano derivato della magnetite…Sickle è convinto che questo disturba il sistema di navigazione extraterrestre a queste latitudini, rendendo impossibili le comunicazioni. Forse questa è un'altra ragione per cui Azkaban è infrequentabile per gli invasori."

All'altro lato della sala , Christian si fece notare incominciando ad applaudire.

" Una lezione eccellente, Dottoressa Sullivan…" Kate sorrise per un momento e guardò gli occhi verdi di Christian " Nel laboratorio ti reclamano. Sickle e Heizeng dicono d'aver trovato qualcosa che t'interesserà molto."

Nel momento in cui Kate usciva dalla porta, il Dottor Albus Sickle e la Dottoressa Minerva Heizeng, si presentarono nella piccola stanza in cui si trovava.

" Kate…Forse c'è una speranza…"

Ore dopo, tutti gli abitanti della città erano convocati nella sola delle riunioni più grande di Azkaban… Christian Sullivan circondato da tutta la commissione di scienziati e funzionari di Azkaban, si disponeva ad esporre un piano…

" Vi abbiamo convocato per informarvi della situazione. Abbiamo motivi di pensare che gli invasori forse già hanno lasciato il nostro pianeta. Se è così, il danno che hanno causato nell'atmosfera con i gas espulsi dal loro corpo, saranno riparati in cinque anni. Abbiamo scoperto che tutti gli CFC che abbiamo espulso noi nell'atmosfera per anni scatenano una reazione con i gas extraterresti e li neutralizzano. Per cui l'atmosfera finirà di essere letale per i vegetali e potremo coltivare nuove specie con l'ingegneria genetica"

Gli abitanti della città annuivano con occhi colmi di speranza. Alcuni di essi avevano taciuto pensando a ciò che Sullivan stava dicendo…Un uomo alto dai capelli neri intervenne tra la folla…

" Ma come sopravviveremo per questi cinque anni? Non ci sarà cibo sufficiente, moriremo di fame…"

La massa di gente si agitò e un mormorio persistente crebbe nella sala. La situazione era tremendamente difficile, ma poteva esistere una soluzione…

" Stiamo cercando una possibile soluzione per questo…."

Mare di cristallo
"...Isn’t enough to love?...
Isn’t enough to breathe?..."

Azkaban, 28 agosto 2013

Come descrivere un sapore che non sa quasi di niente precedentemente conosciuto? Una volta, Allison aveva letto in un libro che esisteva un quinto sapore…Si chiamava umani e se ne parlava come del sapore più gradevole mai conosciuto. Il libro diceva anche che si trovava in alcuni pesci giapponesi e nel latte materno…Ally non ci aveva creduto…Era stupido pensare che esisteva qualcosa in più del dolce, del salato, d'amaro, e dell'acido…Ma in quei momenti, Ally sapeva che il quinto sapore non era una leggenda né una bugia. Le sue papille gustative ne erano sommerse…
C'erano voluti più quattro mesi per gli scienziati di Azkaban per scoprirlo…Una sera, Kate Sullivan aveva trovato una sostanza nelle fosse nasali del extraterrestre. Cercando di analizzarlo si accorse della sua somiglianza con i filamenti dei funghi. Sembrava essere una specie di organismo in simbiosi con lo strano essere. Dopo molteplici prove ed esperimenti, si erano resi conto che le nuove condizioni atmosferiche erano ideali per la sua coltivazione. Erano una specie di funghi giganti di colore azzurro. Misuravano quasi un metro d'altezza e contenevano tutti i principi necessari per la vita umana e nessun componente nocivo. Qualsiasi necessità presentava la vita umana era completamente soddisfatta dal fungo azzurro.

" E' impressionante, non solo ha tutti gli aminoacidi e acidi grassi essenziali, ma contiene composti mai visti prima in nessun elemento" Christian Sullivan era completamente sconcertato per la scoperta. Contemplando assorto come Ally e Will mangiavano a cucchiaiate pezzi di fungo.

La gente della città stava incominciando ad ammalarsi per la mancanza di cibo e le speranze si erano fatte minuscole come le formiche…La nuova fonte di alimento costituiva un progresso, ma la carenza d'energia era quasi totale e questo non era un buon presagio. Dall'altra parte c'era il freddo…tagliente e secco…E minaccioso e doloroso…I meteorologi della città avevano tardato molto a prevederlo, ma una glaciazione era in marcia e la temperatura scendeva di un grado centigrado ogni trenta ore.

" Queste cavie si stanno nutrendo con quest'alimento da più di un mese e sembrano essere perfino ringiovaniti…" Kate aveva occhiaie e sembrava stanca, ma dietro tutto questo si vedeva una nota d'orgoglio per il lavoro appena realizzato da lei e i suoi colleghi. Avevano scoperto un alimento perfetto…Era veramente sorprendente; cresceva anche nel gelo e non solo offriva energia per il metabolismo degli esseri viventi; gli strani elettroliti in esso contenuti erano capaci di interagire con i campi magnetici per ottenere energia elettrica…

Kate e Sullivan si appartarono abbastanza dai ragazzi perché non sentissero quello che si sarebbero detti.

" Quando glielo diciamo?"

Kate guardò con occhi preoccupati Sullivan..

"Ormai non possiamo aspettare molto…"

Allison e William si erano promessi di non morire ad Azlkaban…Volevano credere con tutte le loro forze che la città oscura non sarebbe stato il posto dove avrebbero passato il resto delle loro vite. Per questo la sera in cui Christian espose loro il piano da seguire, non titubarono un secondo a decidere che cosa avrebbero fatto.

" Ragazzi…Voglio dirvi qualcosa di molto importante che spero voi comprendiate…Mamma ed io dobbiamo andare in Antartide con gli altri membri della commissione di Azkaban. Non sappiamo molto bene quello che troveremo lì, ma abbiamo la speranza di essere capaci di rimettere in funzione una vecchia centrale d'energia con un nuovo sistema…Abbiamo bisogno del forte campo magnetico del polo sud perché sia minimamente fattibile. Se funziona, faremo il possibile perché tutta la città si trasferisca lì…Mamma ed io pensiamo che sarete più sicuri ad Azkaban…" Non ebbero nemmeno bisogno di scambiarsi uno sguardo.

" Verremo con voi ovunque…Ma non ci chiedete di allontanarci da voi…." Allison guardava Sullivan fisso, era uno sguardo quasi di sfida, pungente.

" Torneremo a cercarvi, ragazzi…" Kate non poteva aprir bocca e si limitava a guardare i suoi figli chiedendo loro perdono con gli occhi. Sullivan si alzò dalla sedia su cui era seduto, girò le spalle e cominciò a guardare dalla finestra. Tutto era coperto da una cappa di gelo…Anche lo stretto passaggio di Drake era diventato solido; l'oceano che separava l'America dall'Antartide si era consolidato in un enorme calotta polare, come l'anfiteatro di un ghiacciaio immenso…Il mare era di cristallo e una ventina di persone l'avrebbero attraversato per arrivare a Vostok, una base segreta costruita nell'anonimato di una grotta sotto il ghiaccio…Anni prima, gli esseri umani, avevano preteso di scavare fino al centro della Terra da quel posto. L'impresa era fallita, ma alcune istallazioni importanti erano rimaste per sempre sotto la corazza di ghiaccio, come una Atlantide moderna e brillante per il riflesso della brina.

A Sullivan faceva immensamente male separarsi da William e da Ally, ma non poteva permettere che andassero via con loro…Kate l0 aveva supplicato di lasciarla andare da sola, e di rimanere lui con i ragazzi al riparo della città buia…

Almeno so che ad Azkaban potete sopravvivere..

Kate glielo aveva detto la notte precedente, dopo avergli raccontato del suggerimento di Sicule sulla centrale elettrica…

Nessuno in città deve saperlo…Se abbiamo fortuna, forse c'è una soluzione definitiva ai nostri problemi, ma non possiamo illudere la gente con povere speranze…Forse l'idea di Sicule funzionerà, ma forse no…Y io non voglio mettere a rischio ciò che più amo solo per un tentativo…Voglio che rimani con i bambini, Mulder…

Lei stessa si era resa conto che questo era impossibile, conosceva Christian come il palmo della sua mano…L'aveva chiamato con il suo vero nome… Così gli ricordava chi veramente era, lasciando come un'aura onnipresente tutti i momenti che avevano passato insieme…Era impossibile che la lasciasse andare da sola…

…Decisamente impossibile…

Sullivan aveva sfiorato la rabbia…Come osava chiedergli una cosa simile? In quale momento lei aveva pensato che l'avrebbe lasciata andare da sola ad una, alla lettera, fine del mondo?
L'abbraccio forte e sussurrò al suo orecchio che qualsiasi cosa sarebbe accaduta, sarebbe stato accanto a lei…

Staranno bene da soli, Kate. Qui la gente può aver cura di loro…E così, non avremo altra scelta che tornare…Perché tu ed io ci siamo promessi una notte che li avremmo visti correre per una spiaggia assolata…E se noi non facciamo niente per questo sogno, tutti moriremo ad Azkaban…

Sullivan tornò al presente…Ai suoi pugni chiusi, alle sue nocche esangui, pulsare sordo del suo cuore…

" Papà?" La voce di William scintillava come le stelle in estate…" Quando dovete andarvene?"

"Questa notte."

" Vi ho perdonato che mi avete abbandonato una volta, ma non vi perdonerò che lo facciate due…"

E William gli fece male…Ma forse fece tanto male perché sentiva che aveva ragione…William non li avrebbe perdonati se si separavano di nuovo da lui, ma loro nemmeno si erano perdonati la prima volta che l'avevano fatto…Lì stava il problema; non perdonare se stessi, nel lasciare che un manto di colpevolezza sulle nostre spalle per tutta la vita…
Kate cominciò a piangere in silenzio, cercando di cancellare le lacrime con il dito indice…Come facevano male gli anni che non aveva trascorso con suo figlio!...

…Come uccidono i rimproveri!...

L'atmosfera divenne irrespirabile come l'aria di una borsa in cui si è respirato per molto tempo. Il primo ad andare via dalla stanza fu William. Allison lo seguì…Kate e Sullivan si guardarono e le parole delle loro pupille intrecciarono l'aria e le lacrime divennero respirabili…
…Odoravano di tristezza…Come tutto in questo momento.
Fuori, sul tetto della casa dei Sullivan, Allison e William stavano tremando…E piangevano, ma le lacrime si congelavano sulle loro guance.

"Allison…Voglio costruire una mappa del cielo…Mi aiuti? " E le briciole salate dei suoi occhi cominciarono ad essere calde e scioglievano le precedenti lacrime di ghiaccio…" Voglio esplorarlo palmo a palmo per trovare quello che avevo prima…E fare l'altalena su Cassiopea e fermarmi sulla luna per fare un frullato di fragole..E tornare indietro nel tempo, molto indietro…prima che mi separassi da mamma e papà…" Allison lo guardava attenta e di tanto in tanto permetteva ai suoi occhi di passeggiare per il piccolo buco nell'inquinamento attraverso il quale si vedeva il cielo." Così non avrei il cuore diviso tra i Van de Kamp e i Sullivan…"

" In realtà vi dovreste chiamare Mulder…" Christian lasciò che la sua voce accarezzasse i bambini allo stesso tempo che lasciava cadere una coperta sulle loro spalle.

Tutti e quattro passarono la notte insieme, parlando nel salotto di casa…Raccontando un sacco di storie…ricamando ricordi, con sorrisi sinceri…Forse perdonandosi per redimersi…Prevedendo commiati orribili, piangendo con l'anima offuscata dai timori e avvolta nelle speranze…E Kate e Christian spolverarono i loro nomi di battaglia per qualche ora…Mulder e Scully tornarono ad esistere in una notte in penombra e i loro nomi fecero vibrare i timpani di due bambini di dodici anni…Così che si sarebbero perpetuati nella storia e nei cuori di Allison e William…Non erano una leggenda: erano due eroi e due destini intrecciati…
I bambini si addormentarono abbracciando il loro genitori…Ma si svegliarono sentendo la loro assenza e lo stesso freddo che si deve sentire quando non si è niente.
Se ne erano andati e avevano lasciato solo un mucchio di promesse…
William ed Allison si abbracciarono…le parole dei loro genitori avevano tracciato una mappa nelle loro anime…e la portavano nel taschino cucito ai jeans del cuore di ognuno di loro..
Vostok
"...But the sky is clear and you’re nowhere near
And the rain is here again..."
Don’t need the sunshine
CATATONIA

Azkaban, 15 novembre 2013

La lettera era stata scritta, lasciando l'inchiostro azzurro in un cassetto per più di tre settimane...
Dalla a loro se non torneremo più ad Azkaban...
Avevano fatto un tacito patto con Sickle…In mezzo al freddo dell'Antartide…Temevano per la loro vita e tutto quelloche stava fuori da quel bunker enorme di ghiaccio sembrava così lontano che minacciava di sfumare e scappar via perfino dalla memoria delle venti persone che erano uscite da Azkaban in cerca di speranze.
Il viaggio attraverso il ghiaccio era stato una via crucis ritmica, tagliente...Con il freddo bruciante del gelo sulla pelle, come le burrasche fatte di sferzate di dolore sul viso… Nel viaggio d'andata, tre di loro erano morti, due seppelliti sotto una valanga di ghiaccio azzurro…Uno di freddo in una notte ancora più fredda…Il resto aveva cavalcato penosamente nell'acqua congelata del mare di Weddel fino ad arrivare dove sembrava non poter arrivare mai.
Lì, sotto il ghiaccio, dormiva la base segreta…Acciaio perduto in una grotta all'estremità del mondo…Lì stesso, Sickle piangeva impotente per aver perso i suoi due migliori amici…La centrale elettrica funzionava…
Era accaduto tutto in fretta, come una successione d'avvenimenti troppo rapida, come l'oscillare dinamico di una telecamera nelle mani di un regista che vuole dare vivacità ad un cortometraggio…Sickle era sceso nel seminterrato centrale con Kate e Sullivan per fare l'ultima verifica di routine della crescita delle spore del fungo azzurro…E finalmente attivare la centrale. Qualcosa aveva incominciato ad andare male nell'accendere il primo dei quattro interruttori che avrebbero dato vita alla centrale elettrica. Un accumulatore era scoppiato facendo crollare una parte del tetto del seminterrato su di loro. Kate e Sullivan erano rimasti bloccati dall'altro lato del muro di macerie. Sickle aveva gridato loro attraverso il muro…

"State bene?" All'inizio era rimasto privo di sensi…poi aveva reagito con la speranza che non fossero feriti. Aveva il corpo tumefatto e aveva dovuto liberare la gamba da sotto una trave.

"Stiamo bene, ma dobbiamo riuscire ad attivare il sistema…Dicci come farlo…" Li aveva sentiti lontani, all'atro lato della muraglia di mattoni…Così, così lontani che sentirli era stato molto difficile…aveva dedotto che il muro era molto spesso e l'adrenalina non smetteva di farsi il nido nella sua circolazione sanguigna occupandola tutta.

"C'è da attivare i restanti interruttori, ma corriamo il rischio di avere un'altra esplosione, Sullivan…" Si rifiutava di permettere loro di farlo…Sudava, il cuore martellava nel petto con forza…Non gli dava tempo di pensare…Tutto era immerso nell'oscurità…

" Dobbiamo tentare, siamo gli unici che ora possono farlo, gli unici che stanno da questo lato del muro…" Perché doveva andare male?

" Posso cercare aiuto, forse potremo tirarvi fuori di lì e ripristinare il sistema"

" Sickle…In dispositivo di sicurezza che istallasti…Il conto alla rovescia a partire dall'attivazione del primo interruttore…Se non azioniamo i successivi in meno di due minuti, tutto il lavoro che abbiamo fatto se ne andrà in malora…Sai ampiamente che abbiamo solo questa opportunità, che i nostri mezzi sono limitati…Dobbiamo tentare" Kate l'aveva affermato e gli aveva ricordato come una puntura bruciante il maledetto giorno in cui aveva deciso di istallare un sistema che impedisse la perdita di tutto il lavoro realizzato fino a quel momento. Se non si attivavano tutti i comandi in breve tempo, il sistema elettrico si bloccava per impedire che una corrente troppo forte rovinasse tutti i fusibili.

Da loro la lettera…

Questa era stata l'ultima cosa che aveva sentito prima che l'elettricità avvolgesse tutto ciò che c'era al di là del muro…Lo aveva detto Kate e lui aveva voluto morire e aveva voluto desiderare di essere uno dei due.
Tutti i fatti si affollavano timorosi nella testa di Albus Sicule…Australiano di nascita…Eroe del XXI secolo…Stava guardando da lontano il profilo di Azkaban…L'incubo poteva essere terminato e voleva solo che sua figlia di sette anni stesse al sicuro nella città per poterla abbracciare e sentire che non era morto con Kate e Christian a Vostok
La notizia arrivò in città quasi tre mesi dopo…C'erano speranze perfette ed incredibili in un posto chiamato Vostok…Così avevano annunciato i dodici sopravvissuti della spedizione. La gente rimasta ad Azkaban piangeva d'allegria…Impacchettavano le loro poche cose e si disponevano a soffrire stenti e chilometri di ghiaccio trasparente per arrivare alla promessa dell'Antartide…Energia…Un nuovo focolare per vivere…
Potevano contare sull'esistenza di una serra nella quale si coltivava il fungo azzurro e tre edifici per vivere nelle profondità della grotta di ghiaccio…Le calotte polari sembravano scavate come i labirinti illeggibili delle termiti africane…Più calore…Un microclima scavato nella terra e nel ghiaccio del pianeta…
In questi tre mesi la città aveva sofferto gli stenti più insopportabili…Molta gente aveva pianto quando i loro esseri amati soccombevano alle malattie e al freddo…La morte si era impossessata con una falce affilata e fredda dei cittadini di Azkaban.
Alcuni erano sopravvissuti…
E grazie ad una ventina d'eroi, per la prima volta dopo molto tempo, sentirono che non tutto era perduto…Che la razza umana non si sarebbe estinta senza lottare, senza gridare il suo nome all'immensità del cosmo…
Nel garage del centro d'accoglienza c'erano due ragazzini…Quasi senza forza…Raccontando storie perdute… e sognando battaglie con palloncini di acqua…E tutto ciò che avevano vissuto sulla terra sembrò loro fantascienza…Non vedevano incredibili e lontani gli extraterrestri o i funghi azzurri…No…Quello che vedevano insulso e fittizio erano gli hamburgers e i gelati di toffee in agosto…E soprattutto le carezze della loro madre e i suoi baci sulla fronte…

"I vostri genitori mi hanno dato questo, ragazzi…" Quel mattino, Joel aveva portato Sickle fino ai ragazzi…Sickle tese loro una busta con il loro nomi scritti con una calligrafia macchiata dall'acqua…

Dentro c'era una piccola croce d'oro che entrambi riconobbero all'istante…E una lacrima di ognuno seppellì il metallo nella mano di Ally…
Vicino, una carta piegata in pezzi molto piccoli sussurrava addii…
" Cominciammo a tracciare le strade il primo giorno che riuscimmo a stare tutti e quattro insieme…I vostri sorrisi delineavano ogni centimetro…Le stelle non ci sembravano tanto lontane perché due astri luminosi stavano accanto a noi e potevamo accarezzarli tutte le notti…Allison e William sono i nomi delle stelle più belle che esistano…
Non avete bisogno di una mappa del cielo…Se chiudete gli occhi e pensate a noi, vi mostreremo la strada..
Vi amiamo…
Papà e Mamma.."
E piansero…E continuarono a lottare…E anni dopo riuscirono a correre su una spiaggia di sabbia bianca e acque azzurre…
Gli esseri umani non si estinsero…E poco a poco i deserti incominciarono a fiorire e l'umanità visse un rinascimento molto tempo dopo..
Il pianeta continuò a girare…Era come se fosse desideroso di una seconda opportunità…
E mentre vivevano, William ed Allison percorsero tutti i segreti notturni delle stelle accanto a Kate e Christian...E ogni volta che respirarono amarono un poco di più i loro genitori…perché non si erano arresi…e avevano tracciato le mappe del cielo che l'umanità seguì per prendere una scorciatoia e vincere la corsa sulla scomparsa dell'homo sapiens. Mappe del cielo sulla Terra…Delineate dal cuore di due eroi…
Epilogo
Beeeeeeene...Da dove iniziare? Sono stati più di quattro mesi di vaneggiamenti…La verità è che non ho mai pensato che estrarre un'idea dalla mia testa potesse arrivare ad essere così complicato; anche se sembra incredibile, mi sono passati per le mani libri sull'impatto ambientale, ghiacciai e grotte nel ghiaccio, cambi di clima, geografia…Stavo perfino "covando" uno di fisiologia vegetale…E bene, letture abituali nella mia vita come trattati di fisiologia (peccato che non ce ne sia nessuno sugli extraterrestri) e rotture di questo tipo…Con tutto questo voglio dire che ho tentato di dare coerenza alla ff dal punto di vista scientifico…Ci sono riuscita? Bene suppongo di no…Che ci sarà un cerotto dove fa acqua…Sono cosciente e responsabile delle possibili stupidaggini contenute in "Mappe del cielo"…
Ma dall'altra parte ...l'ispirazione. Il racconto è un potpourri di film e romanzi; una cosina da qui, un'altra da lì…Da Señales ad Independence Day…I miei ringraziamenti più grandi vanno al plagio sfacciato di uno dei miei romanzi preferiti: " El Alimento se los Dioses( Il cibo degli Dei) di Gonzalo Moure; un'opera di fantascienza veramente interessante…Una visione di esseri umani e di una storia ancora più interessante…Ve la raccomando…
Con questa rottura ed una fetta di torta...Scappo a sentire gli Skorpions…

"Koleg lasciò passare l'istante senza capire ancora che era l'ultimo della parte più importante della sua vita. Non fu capace d'intuire la morte. Pensava solo alla luce dei suoi delfini. Non aveva mai osato arrivare alla fine dei suoi pensieri. Sapeva che quei delfini si nutrivano di una "patata" che non veniva dalla Terra…"

Il cibo degli dei..

Peace in the world...

Viovio:^)

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