Le fanfic di X-Files

Autunno

Mulder e Scully in vacanza, un po' di nostalgia e qualche lettera..
Autore: Lylou
Pubblicata il: 25/09/2009
Tradotta da: Angelita
Rating: R, una via di mezzo tra il PG-13 e NC-17
Genere: ANGST, MRS/RSM
Sommario: Mulder e Scully in vacanza, un po' di nostalgia e qualche lettera..
Note sulla fanfic: è solo frutti della mia ossessiva mente x-sofila, anche se credo che non sia un segreto per nessuno che Mulder e Scully si amano.

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Parte I

"… E la vita non è stata offuscata del tutto, resti sparsi di essa sono rimasti trasformati in tenui ricordi"

* * *

Non so se ricordi quella volta, tanti anni fa, quando la tempesta ancora non ci aveva fatto a pezzi, quando ancora mi piaceva guardare il cielo…

"Non ho fiducia in loro, ma vorrei poter aver fiducia in te"

Quello fu un altro passo nel bosco all’alba.

Anche se la fine di tutto ciò che io conoscevo fu molto prima, forse la prima volta che ti vidi attraversare la porta del mio ufficio, forse prima…forse quella prima notte piovosa nel cimitero…

Ma quelle parole segnarono i limiti in cui tu ed io ci saremmo mossi per sempre.

La fiducia, senza riserve e totale.

E da lì in poi fummo ogni volta più noi, fino a che un giorno non potei distinguere dove stava il limite, dove finiva il tuo corpo ed incominciava il mio, qual’era il punto esatto in cui la luce e l’oscurità si mischiavano creando continue ombre nelle quali tu ed io ci movevamo, tu ed io, mischiati e separati per gli stessi motivi, senza cercare un finale a ciò che non era mai iniziato, senza nessun posto in cui scappare e senza nessun motivo per volersi nascondere.

Qualcuno ha detto che tutto cambia tranne il mare, sicuramente è vero, forse siamo insignificanti e solitari per sempre, forse il mare è l’unica cosa eterna e può essere il testimone silenzioso di ciò che tu ed io siamo stati, di chi siamo stati, di come ti ho amata.

Forse non è mai dipeso da noi, forse tu ed io amore mio, siamo stati piccole pedine di questo gioco diabolico.
Forse non abbiamo mai potuto scegliere.

* * *

Long Island

Massachussets.

Due settimane prima

La strada fin lì era disseminata di foglie marroni e dorate che ballavano mosse dal vento al passare della macchina, gli alberi le avevano perse con i primi sussurri lontani del vento del nord.

Il cielo grigio scuro, e l’odore di salsedine e di ricordi di questo posto erano sempre graditi a Scully.

Occupava il sedile del copilota, mentre guardava per il finestrino, lasciando che i suoi occhi si abituassero ai toni ocra e morbidi del New Ingland in autunno, vedendo passare confortevoli e dolci case in legno, con i loro bei giardini pieni di foglie cadute, cercando con lo sguardo perso il punto esatto in cui all’orizzonte fondeva il mare con il cielo.

Pensando a come sarebbe stato crescere in un posto così, così diverso dalle efficienti e poco familiari basi militari della sua infanzia, come se questo paese fosse l’unico posto del mondo dove si potesse trovare pace.

- E’ bellissimo, Mulder.

- Sì, bene…quando hai dieci anni non sembra così idilliaco.

Mulder sorrise dolcemente, distogliendo un momento gli occhi dalla strada per guardarla, stare lì gli portava ricordi di diversi sapori.

Sentiva la brezza marina e i colori dorati dell’autunno ovunque, ricordava quella volta che lui e Samantha avevano scoperta una stella marina sulla riva, e rimasero ore a guardarla e immaginando storie, mentre i loro e gli altri genitori li cercavano all’alba per tutto il paese.

Era un ricordo dolce.

Ma ne aveva anche di altro genere.

-…allora?

- Cosa?

- Se non ti piace…perché allora mi hai portato qui?

- Bene, Scully…non ho più dieci anni.

Scully gli sorrise e tornò a concentrarsi sul paesaggio.

Senza sapere nemmeno come l’avessero deciso, erano andati insieme in vacanza, non era la prima volta e sicuramente non sarebbe stata nemmeno l’ultima.

Un giorno senza un motivo decisero di aggiungere altri simboli silenziosi al loro codice segreto, e si accordarono, senza scambiare una parola, che era assurdo sentire la reciproca mancanza durante le vacanze, cercando qualche scusa per incontrarsi in modo quasi "accidentale" così che con il tempo, erano diventati un poco più coraggiosi e passavano il loro tempo libero insieme, e mai, nessuno dei due poteva immaginare nessun posto migliore in cui stare.

Una settimana prima avevano collaborato con il dipartimento dei crimini violenti, avevano bisogno d’aiuto per trovare un assassino in serie che aveva ucciso cinque donne in poco più di un mese, a quanto pareva le conosceva in un bar e le seguiva fino alla loro macchina, le strangolava e lasciava i corpi nel contenitore dei rifiuti.

Per due giorni fecero la guardia a diversi bar, finchè un giorno il tizio si decise ad apparire, e riuscì a trascinare Scully fino al parcheggio prima che lo fermassero.

Lei stava bene, non le era successo niente, questo era qualcosa di normale per loro, vedersi mutuamente in situazioni simili, invece qualcosa era diverso questa volta, qualcosa d’impercettibile quasi per tutti stava succedendo, perché Scully chiese il permesso a Skinner per anticipare di tre giorni le vacanze.

Ed ora stavano lì.
Guidando in autunno per il New Ingland, fino a quella che era stata la casa estiva della famiglia Mulder.

- Qualche volta hai pensato che cosa farai con le case che hai sparse per tutta la costa Est Mulder?

-In verità…pensavo di portati in vacanza in tutte.

Scully rise in quel suo modo sincero e contagioso, poche volte lo faceva, molto meno di quelle che sarebbe piaciuto a Mulder, ma ogni volta che lo faceva, come ora, improvvisamente il mondo gli sembrava un poco migliore.

- Mi piace quando lo fai.

Lei sorrise con gli occhi ancora una volta e tornò a concentrarsi sul paesaggio autunnale.

Pensò che ad un certo punto aveva smesso di capire le cose, in qualche momento preciso, in qualche istante lontano, lei si era arresa.

Non sapeva quando era accaduto, il momento esatto in cui l’aveva capito e aveva dovuto far fronte alla cosa, forse semplicemente l’aveva indovinato.

Lei lo amava.
Forse un giorno si era svegliata e l’aveva capito semplicemente, forse non era stata una cosa di un solo giorno, forse i piccoli momenti di silenzio, come questo, avevano aperto una breccia nella persona che lei era solita essere.

Non esisteva più un limite chiaro e definito tra loro, non avrebbe mai potuto trovare un nome per la relazione che avevano, non erano amici, non erano amanti…non poteva dare un nome perché lei stessa non sapeva dove stavano i limiti, anni prima avrebbe detto che il limite dove qualcuno è tuo amico o il tuo amante, era il sesso.

Ma loro non andavano a letto insieme, non era mai accaduto, senz’altro, ora a Scully non sembrava più l’esperienza più intima che si poteva avere con un’altra persona.

Ogni giorno facevano conversazioni non parlate più profonde e che impegnavano più di qualsiasi relazione sessuale.

E senza sapere come, avevano trasformato questo in qualcosa di secondario, mai avevano parlato seriamente di dove stavano i loro limiti, ma entrambi sapevano che conoscerli non avrebbe cambiato niente, forse loro non avevano un limite, non avevano segreti per l’altro malgrado non li avessero mai raccontati, ma a questo punto dirsi "ti amo" non significava niente.

Se qualcuno avesse detto a Scully che un giorno avrebbe avuto una relazione così avrebbe riso.

Sorrise tra sè al solo pensarlo.

- Di cosa ridi ora Scully?-

- Di niente Mulder.

- Di niente?

- Manca molto?

Scully glielo domandò più per cambiare argomento che per noia, non le era mai importato guidare per ore o attraversare stati in macchina con lui.

- Stai tornando alla tua infanzia, Scully?

Lei rise di nuovo e Mulder pensò che sicuramente stava esaurito la quantità di sorrisi di tutta la settimana.

- Non sapevo che il New Ingland ti facesse così bene. Potresti rimanere a vivere qui.

- Lo farei, ma spenderemmo una fortuna in telefono, Mulder.

- Potrei rimanere con te.

Ed era così come accadeva.

Le conversazioni poco serie, lasciavano il passo piano piano a quelle verità che non erano mai state un segreto.

Ad un certo punto la conversazione era passata ad essere in parole chiavi del loro codice segreto.

Forse Mulder non voleva veramente sentire la risposta, forse stava solo pensando ad alta voce e quello che aveva deto era stato un errore, forse ora non stava guardando silenzioso la strada pensando che aveva appena saltato i suoi limiti.

- Lo faresti?

Per cinque secondi la mente di Mulder soppesò tutte le possibili risposte a quella domanda, chiaro che l’avrebbe fatto, dove poteva stare lui altrimenti.

- Cosa?

- Tornare alla tua infanzia.

- Ahh…questo…Ci sono cose che mi piacerebbe recuperare.

- Il tempo?

- No…essere innocente. Credere che i buoni vincono sempre alla fine.

- Già…ma nei miei films i buoni si accontentano di non perdere quello che hanno.

Mulder rise per la sincerità non sperata nelle parole di Scully, non c’era bisogno di essere un genio per capire quello che voleva dire.

Forse questo era un momento in cui le cose accadono senza poterlo evitare, quando niente dipende da noi, quando non siamo liberi di essere chi siamo, come se tutto ciò che si dice non abbia importanza, come se le cose possano finire solo in un modo.

- Nei film che io vedevo da piccolo, Scully…al buono alla fine rimaneva la ragazza.

- Peccato che la vita non sia un film…

Lì stava il limite.

La barriera invisibile che li separava ogni istante.

Forse lei lo faceva senza volerlo, forse non se ne rendeva nemmeno conto, forse aveva paura…forse non l’amava.

Mulder si sistemò gli occhiali da sole e non parlò di nuovo finchè non fermò la macchina all’entrata di quella che era stata la sua casa per anni.

Da piccolo non se n’era mai reso conto.

Quando era solo un ragazzo come gli altri non aveva mai pensato che la casa non era quella che loro dovevano avere, questa bella casa con veranda e giardino ed un piccolo molo, era troppo perfetta e convenzionale per la sua famiglia.

Ora la guardava come se fosse qualcosa di strano, come se non potesse adattare l’dea della famiglia che aveva ora a questa perfetta ed accogliente casa.

Si rese conto che Scully era già scesa dalla macchina e lo stava guardando fisso, c’era qualcosa di simile alla preoccupazione che aleggiava nei suoi occhi.

-Stai bene, Mulder?

-Ehh…sì, solo…solo pensavo a come erano le cose prima.

Scully girò intorno alla macchina e gli si avvicinò, piano, come se non volesse tirarlo fuori del tutto da quello stato in cui lui si trovava, come se le piacesse vedere lo sguardo verde percorrere il legno scuro della facciata e gli alberi del giardino.

Si avvicinò a lui, fin quasi a toccarlo, lasciando che le passasse la mano sulle spalle e l’avvicinasse un poco di più, dove un buon amico non l’avrebbe mai avvicinata.

Senza lasciarsi salirono le scale di pietra fino alla porta d’entrata, Mulder cercò nella tasca le chiavi mezzo arrugginite ed aprì.

Mentre attraversavano la pesante porta d’entrata Scully chiese:

-Sei stato felice qui?

Tutti i ricordi della sua infanzia fluttuarono nell’aria autunnale prigioniera tra le pareti.

Era stato felice lì?
Ingoiò piano, immaginando le parole che Scully voleva sentire sapendo che non le avrebbe ancora dette, non voleva parlare di questo.

- Avevo la spiaggia alla fine del giardino…Quale bambino non sarebbe felice qui?

Scully sorrise come se non sapesse che lui aveva eluso la sua domanda disimulatamente, lui non voleva parlare.

Si separò piano, lasciando che il suo odore ed il suo calore salato l’accompagnassero un secondo più del permesso e camminò fino alla porta di vetro che univa l’enorme salone alla veranda.

Veramente era una bella casa, il legno scuro d’ontano dentro e fuori, le pesanti controfinestre con vetri che lasciavano entrare la luce azzurra dell’oceano in ogni stanza, l’enorme camino del salotto, il giardino con il molo….e poi il mare, solo il mare che si estendeva fin dove lei poteva vedere, fin dove solo arrivava la sua immaginazione.

Senza sapere come pensò alle persone che avevano vissuto in quella casa, forse qualche volta avevano come lei guardato l’oceano attraverso questo finestrone , pensando forse al momento preciso in cui avevano smesso di essere liberi.

Sentì Mulder avvicinarsi fin dove stava lei, piano, come se volesse assicurarsi che l’avesse sentito, avvertì il suo calore prima della sue mani sulla sua vita.

Parlandole molto piano all'orecchio parole che avevano un senso molto diverso di quello che significavano a voce alta, e si appoggiò un poco a lui sentendo come la sua voce fluttuava fino a lei scivolandole piano per il collo.

- Se farai la brava ti insegnerò su quali rocce si prendono i migliori granchi…

- Questo mi aiuterà molto per il resto della mia vita, Mulder.

- Lo so.

Mulder rise contro i suoi capelli di fuoco, mentre sentiva Scully ridere tra le sue braccia. Era sempre stato affascinato da come era Scully, il suo corpo piccolo di vetro bianco, le mani capaci e a volte timorose, lo sguardo d’acquamarina calda e i capelli di fuoco, come se stesse sempre tramontando vicino al mare.

Come ora.

Per un attimo l’abbraccio più forte, le dette un fugace bacio vicino all’orecchio e si separò da lei.

Un tramonto vicino al mare e baciare Scully non erano cose che succedevano a Fox Mulder.

- Hai fame Scully?

-Le valigie sono ancora in macchina.

- Bene, messaggio ricevuto. Sali e vai a sceglierti la stanza che vuoi.

Lei si girò, e sorrise per un attimo, poi si avviò verso le solide scale di legno e salì piano.
Mulder rimase a guardare come saliva finchè non sparì completamente.

Forse tutto stava per cambiare.

Si girò e andò verso la porta principale, scese gli scalini ed attraversò il giardino fin dove aveva lasciato la macchina.

Scully comminò per il corridoio, passando davanti a porte socchiuse che conservavano segreti, cercando una stanza che non odorasse come lui per poter dormire, una che non avesse ricordi dolorosi di questa famiglia assente.
Senza sapere bene perché, aprì una di quelle porte e vide una stanza con tende con dischi volanti e un poster di Bruce Springsteen sul muro.

Sorrise nel corridoio silenzioso sapendo perfettamente di chi era quella stanza.
Alla fine si decise e spinse la porta della stanza che stava alla fine del corridoio, non aveva niente d’importante, sembrava che non era stata di nessuno prima, anche se aveva un’enorme vetrata con un balcone che dava sul giardino posteriore, di lì si vedeva il mare.
Avvertì passi familiari nel corridoio prima di sentirlo:

- Scully...la stanza con il poster di Bruce Springsteen è la mia, dovrai cercartene un’altra...

Scully rise mentre lo sentiva avvicinarsi ed entrare nella stanza.

- E’ un peccato.

-Puoi dormire con me…

-Posso prendere questa?
- Certo.

Lasciarono le valigie per terra ed uscirono dalla stanza, l’odore della salsedine arrivava fin lì, i fantasmi della casa parlavano forte e chiaro per loro.

- Chi dormiva lì?

- Nessuno, non ricordavo nemmeno che ora fosse una camera, mia madre era solita leggere lì, prima era la biblioteca.

- Biblioteca?...Mio padre avrebbe dovuto essere un cospiratore mondiale invece che un militare.

- Non c’è molta differenza.

Risero mentre scendevano le scale fino alla cucina.

- Si che c’è…noi non avevamo una biblioteca.

Il sole si era nascosto definitivamente da ore, l’odore della salsedine si era attaccato per sempre al legno di quella casa, nel salotto la luce dorata del camino illuminava tenuemente le pedine del Monopoli sparse sul tavolo, dal divano in cui stavano il mare ora era solo una lastra nera illuminata dalle stelle.

- E’ tardi, dovresti andare a dormire ora Scully.

- Hai paura che ti vinco di nuovo, Mulder?

- In verità ti ho lasciato vincere.

- Già.

Scully si alzò piano dal divano e tese la mano a Mulder.

- No…io salirò tra poco.

- Rimarrai qui?

- Cos’è questo una proposta?

Lei spalancò gli occhi per un attimo e si girò, quando stava incominciando a salire alzò la voce che arrivò ballando fino al divano dove stava ancora Mulder.

- Un giorno ti dirò di sì e dovrai adempiere…

" Sto desiderando che arrivi quel giorno, Scully"

Scully aprì il pesante armadio e tirò fuori la sua roba dalla valigia, non aveva sonno, sapeva che avrebbe fatto fatica ad addormentarsi, sicuramente avrebbe finito per scendere di nuovo nel salotto per vedere se Mulder si fosse addormentato definitivamente sul divano.

Aprì il balcone per lasciare che l’aria notturna si portasse via i ricordi di anni conservati in quell’armadio.

La brezza marina saliva fino alla sua stanza e lasciava l’umidità e salsedine in tutti gli angoli, cercando un posto segreto in cui fermarsi.

Mentre Scully ordinava i suoi vestiti sugli attaccapanni pensò a come era stato Mulder da bambino, aveva visto delle foto di lui, ma non s’immaginava quest’uomo triste e solitario essere un bambino come gli altri, che pensava come correre più veloce con la sua bici fino alla spiaggia.

Pensò a loro due, come erano, alle persone che potevano essere, forse se le circostanze fossero state diverse avrebbero potuto avere una bella casa vicino al mare come questa, due bambini con le lentiggini e un cane.

Ma questo non sarebbero mai loro, lei aveva capito da molto che loro potevano solo esistere in un contesto, in un posto nel tempo, non avrebbe cambiato la casa, i bambini e il cane con quello che avevano, con quello che erano.

Invece in notti come questa si domandava se veramente era stata una scelta la loro, se loro due da soli avevano deciso come sarebbero state le loro vite, il ruolo che avrebbero avuto nelle cose, i limiti in cui si sarebbero mossi, la luce e l’oscurità che si mescolavano ad ogni passo.

Forse no.

Forse questa decisione non era stata mai loro e che non erano mai stati liberi di essere in un altro modo.

Quando aveva finito di sistemare le sue cose nell’armadio la vide.

Nella parte bassa, quasi in fondo, come se fosse nascosta.

Una scatola, una vecchia scatola di sigari coperta di polvere.

Mossa da qualcosa che non era curiosità la tirò fuori dal suo nascondiglio e la mise sul letto, come una bambina birichina che aveva appena trovato un tesoro.

L’aprì ed un caratteristico odore di polvere e ricordi inondò la stanza come immagini di un altro tempo che fluttuavano tra quelle pareti.

Dentro c’erano delle carte.

Lettere.

Passò piano le dita sulla carta ingiallita e lesse il nome in chiare lettere su una di quelle busta.

Teena Mulder.
Sicuramente solo le donne nascondono le loro lettere d’amore nell’armadio, questo era stranamente il primo posto in cui qualcuno le cercherebbe sempre.
Capì con assoluta certezza che erano lettere d’amore senza nemmeno leggerle, anche se fece fatica ad immaginare la seria e fredda madre di Mulder nascondere malinconica le lettere d’amore di suo marito da cui era da anni divorziata.

Anche se lei era morta prima che Scully avesse avuto il tempo di conoscerla bene, non l’era mai piaciuta troppo quella donna, ogni volta che l’aveva vista Mulder aveva qualche tipo di problema e lei non era stata di grande aiuto.

Forse la vita era stata troppo dura con lei, forse lei nemmeno era stata libere di scegliere come essere.

Chi amare.
Decise che non aveva nessun diritto a leggere, e tornò a chiudere la scatola con dentro le lettere, ma non le conservò, non tornò a nasconderla nell’armadio, andò fino al balcone della sua stanza ed uscì.
L’aria notturna le portava i sussurri del mare che poteva distinguere appena da dove stava, solo una superficie scura ed inquieta, solo piccole stelle incerte che si riflettevano dentro.
Pensò di nuovo alla sua vita, alle loro vite, non potendo trovare il punto esatto in cui li faceva essere loro, il momento in cui avevano deciso senza parlare che così sarebbero state le loro vite, forse erano stati i fatti che li avevano spinti a decidere questo, forse, se tutto fosse stato in un altro modo loro non sarebbero lì ora, forse lei non starebbe nella sua casa estiva a guardare l’oceano.

Forse potevano solo scegliere di amarsi, forse il resto delle loro decisioni già erano state prese in anticipo.

Forse esisteva solo una strada.
Da dove stava poteva vedere il giardino, gli alberi agitati piano dalla brezza notturna, muovendo le loro poche foglie da un posto all’altro, le luci tenue del molo in fondo al giardino che si riflettevano nel mare notturno…la luce della veranda accesa.

Mulder.
Scese le scale, nel salone vide il camino ancora fumante e le luci spente, e fuori, nella veranda, Mulder, seduto sugli scalini.

- Non puoi dormire, Scully?

Scully non rispose e sedette accanto a lui, da lì la vista era bella, con i suoni notturni del giardino, le luci tenui e lontane delle altre case, di altri posti, il rumore del mare ovunque...e quell’odore che aleggiava nell’aria, come se fosse un momento che non si sarebbe ripetuto mai più, come se dovesse rimanere sospeso nel tempo e nell’anima per sempre.

- Non hai freddo qui fuori,Mulder?

-Quando ero piccolo ero solito vedere mia madre seduta in questo stesso posto. Credi che possiamo scappare da ciò che ci aspetta?

- Mi domandi se siamo liberi di fare ciò che facciamo? Se veramente siamo liberi di decidere delle nostre vite?

- Stavo pensando a te. A noi.

Scully si appoggiò a lui, lasciando che l’abbracciasse e l’avvicinasse di più, sentendo il suo respiro dolce, il suo alito caldo vicino l’orecchio, sentendo le sue mani familiari su di lei.

Le mani di Mulder non le sembravano mai dolci, le erano sempre sembrate mascoline e forti, tranne quando la toccavano, come ora, come molte altre volte, quando le stringeva la mano nella completa oscurità.

- A cosa pensavi?

- Pensavo alla prima volta che ci siamo visti, al destino, a come non possiamo mai scegliere chi essere…

- Ti piacerebbe essere un’altra persona Mulder?

- Mi piacerebbe scappare dalla persona che sono.

- Nel caso che cambiasse qualcosa…a me piace la persona che sei.

- Grazie.

- Perché?

- Per essere qui con me.

- Prego, Mulder.

Scully si nascose un poco in più nel suo petto, forse non avevano potuto scegliere chi essere, ma non avrebbe cambiato un solo secondo insieme.

Sentì le labbra calde di Mulder vicino al suo collo, al suo orecchio…E sentì come respirava, un poco più profondamente di quanto normalmente faceva, come se quella notte vicino al mare fosse più triste.

- Ahhh…Ho trovato una cosa nell’armadio.

- Cosa?

- Delle lettere di ….tua madre.

- Le hai lette?

- Perché avrei dovuto leggerle?

- A me non importa, Scully.

- Vuoi che te le porti?

- Se non ti dispiace…

Scully sparì nella casa e salì le scale, Mulder continuava ad essere pensieroso nella veranda, sua madre era sempre stata distante ed inaccessibile per lui, non aveva mai capito cosa aveva fatto per sentire tanto freddo, perché non avevano potuto amarlo.

Non li odiava più, aveva smesso di farlo anni prima, la prospettiva che ora aveva della sua famiglia e di come dovevano essere veramente le cose, era molto diversa.

Lui non aveva famiglia, ma non si sentiva mai solo, da tempo aveva scoperto che la vera famiglia sono le persone che ti amano, quelle che ti fanno piangere solo quando ti dicono la verità.

Aveva imparato ad accettare quello che lei gli lasciava vedere attraverso gli specchi, Scully guidava ogni suo passo tra le tenebre, la sua luce poteva riempire questa casa più di tutta la sua famiglia assente.

la sentì scendere le scale e pensò che forse non aveva importanza chi essere o dove stare, mentre poteva sedersi di nuovo sul legno della veranda con lei.

Poterla baciare in silenzio solo ancora una volta vicino al mare…

- E’ qui.

Dette la scatola a Mulder che la guardò in poco meravigliato.

- Ha l’aspetto di essere stata lì per anni. Non l’avevo mai vista prima.

Scully si sedette di nuovo accanto a lui e si lasciò abbracciare con calore un’altra volta, sentiva il suono assente del mare e i piccoli rumori notturni, mentre Mulder apriva una delle buste, la carta ingiallita apriva una breccia nell’oscurità, come se qualcuno avesse acceso una piccola luce in lontananza mentre il suo sguardo verde andava sulle lettere dal tratto fermo ed ordinato, Scully vide come le labbra si muovevano per leggere ad alta voce e chiuse gli occhi contro il petto di lui, sentendo come le parole arrivavano fino a lei.

"Sicuramente le parole non hanno mai significato così poco, solo mera formalità finchè non trovo un altro modo per chiederti perdono, di chiederti perdono per averti amato.

Forse te ed io l’abbiamo sempre saputo, sicuramente non c’è stato un momento in cui questo non abbia reso tutto più scuro un poco di più.

Le cose che sono accadute, quelle che non sono accadute.

Come te ed io, amore mio, non siamo stati liberi di essere chi eravamo, come non siamo mai stati liberi d’amarci se non nell’ombra, il tuo corpo contro il muro della tua cucina per un secondo ed è finito.

Forse le cose avrebbero potute essere diverse tra noi, forse se potessi non amarti…
Sempre.

C.

12-Luglio-1959"

Mulder stette in silenzio per un secondo, mentre Scully riapriva gli occhi e lo guardava, tra preoccupata ed emozionata, senza capire molto bene perché a Mulder tremava la luce verde dello sguardo, perché era diventato vitreo vicino al mare.

- Mulder…

Lo chiamò per essere sicuro che fosse ancora lì, lui la guardò un attimo e l’abbracciò forte, cercando le parole giuste per quello che stava pensando, aspettando la domanda che lei gli avrebbe fatto ora e alla quale lui non voleva pensare.

- Mulder…Chi è "C"?

- L’ uomo che fuma.

Parte II

- Mulder…Chi è "C" ?

- L’uomo che fuma.


* * *

La luce dorata entrava tra le fessure della persiana, e si spargeva per tutta la stanza, il blu dell’atlantico all’altro lato del vetro, aspettando.

Aspettando un segno della fine del mondo.
Come se un abisso di acqua stesse per aprirsi ai suoi piedi, come se la tempesta avesse fatto cadere il primo fulmine.

Mulder salì le scale che portavano al piano superiore e camminò piano fino alla porta della camera di Scully, sentendo come scricchiolava il legno sotto i suoi piedi, sentendo di nuovo tutti i fantasmi che in altri tempi erano vissuti in quella casa, tra le pareti e scivolando silenziosamente su di esse attraverso il tempo, aspettando in silenzio, finchè un giorno, quel giorno molti anni dopo, tornavano a lanciarsi su di lui cercando di rubargli qualche altra goccia di sangue, facendo in modo che i fragili pezzi del puzzle ballassero in equilibrio precario.

Non avevano diritto di fargli questo.

Non l’aveva.

Da molto tempo la sua vita era diventata un poco più semplice, continuava ad essere caotica e buia, ma si era creduto libero dalla colpa e aveva saldato il suo debito con Sam, finalmente aveva appreso ad accettare come era la vita che aveva scelto e soprattutto c’era Scully.

Tutto era mediamente buono per lui ed improvvisamente questo, non avevano diritto.

Senza sapere molto bene perché si sentì più furioso con sua madre di quanto si fosse sentito da molto tempo, non per quello che c’era stato tra lei ed il fumatore, questo era sempre stato un’ombra per lui, si sentiva furioso per aver deciso questo momento per farglielo sapere, giusto ora che le cose potevano cambiare, giusto ora che si sentiva un poco in più padrone di se stesso e del suo destino.

Ma prima di finire di leggere la lettera lui già aveva appreso che non si poteva sfuggire al destino.

Le sue decisioni già erano prese, la strada era segnata per terra e sui lati si estendeva solo l’abisso, non era mai dipeso da lui.

Non erano mai stati liberi di essere chi erano.

Mosse la maniglia molto piano ed aprì la porta.

Lei aveva dimenticato di chiudere le porte del balcone quella notte e le tende bianche ballavano al ritmo di una musica silenziosa tenute magicamente, l’aria marina e l’oro dell’autunno aleggiavano ovunque attaccandosi ai muri….anche se nell’aria c’era un altro odore che lui conosceva molto bene.

Odorava come lei.

Come quando l’abbracciava e la baciava piano vicino all’orecchio, come quando c’erano caldi sussurri tra loro, come quando lei batteva le palpebre più piano del normale e la luce si spegneva in tutto il mondo per un attimo, come quando le sue mani di vetro bianco salivano piano per il suo petto e lo salvavano per un altro secondo.

Odorava come Scully.

Perché lei era addormentata sul letto.

Poteva appena distinguere i suoi tratti appoggiato allo stipite della porta dove stava, ma li conosceva a memoria, li aveva percorsi piano nei sogni per anni, il suo alito caldo contro il cuscino, il raso verde del pigiama che si affacciava curioso tra le lenzuola, e il corpo nascosti dalla coperta di cotone, come se fosse un amante geloso che non voleva abbandonarla, scivolando piano sulle sue curve, gli occhi chiusi che lasciavano che le ombre guadagnassero lì un poco più di terreno.

E non potè evitarlo.

Non aveva voluto farlo per tutta la notte che aveva passato sveglio, aveva quasi vinto l’impulso, ma non potè evitarlo.

Pensò a loro, a quello che aveva letto in quella lettera.

Immaginò se stesso nella stessa casa, cinquant’anni prima, come una persona diversa da quella che era, dovendo accettare l’idea che la donna che amava era sposata con un altro.

Pensò a Scully, la immaginò lontana e sposata con un altro uomo, vivendo una vita dalla quale non aveva potuto fuggire, la immaginò che cercava un equilibrio tra quello che era e quello che voleva essere.

Chi voleva essere.

Cercando di trovare un senso al cammino che lei non aveva scelto, cercando di accettare il giro di ruota che il destino aveva fatto per lei.

Per loro.

E immaginò se stesso, amandola come l’amava, con la necessità che aveva di lei, e sapendo che la notte lei dormiva con un altro uomo, che sarebbe stato un altro che avrebbe messo un nome ai suoi figli, che non significava niente quanto l’amasse perché mai avrebbe visto come si svegliava tra le sue braccia, come muoveva confusa i suoi begli occhi un attimo dopo essersi svegliata.

Troppo doloroso, troppa brina su anni di sentimenti persi, cercando di trattenere la voglia di andarsene entrambi da quella casa che non era la sua.

Di rubare al destino una seconda opportunità.

Forse lo stesso destino aveva un risultato pronto anche per loro, forse stava aspettando dietro un angolo di questa stessa casa come un altro fantasma, forse la storia si sarebbe ripetuta di nuovo per tutta l’eternità.

le cose che non succedono ci spiano tra le ombre per sempre.

Tornò ad immaginare solo per un secondo come sarebbe stato essere l’uomo che l’aveva sempre amata attraverso un vetro, quello che in tutte le feste avrebbe aspettato il momento di andare in cucina quando nessuno guardava, per baciarla di nascosto un’altra volta, dicendosi entrambi che sarebbe stata l’ultima volta, senza poter mai mantenere il proposito, alzando le mani al cielo e perdendo ricordi ad ogni passo, ricordi nascosti tra le mura di quella casa con l’odore d’autunno, dove il tempo potesse dimenticarli.

Nessuno poteva far fronte questo.

E pensò che lui non si sarebbe mai potuto separare da Scully, non importava se lei un giorno avesse conosciuto un altro uomo e lo sposava, se un giorno non avesse lasciato che l’abbracciasse di nuovo senza motivo.

Lui l’avrebbe sempre aspettata in cucina per baciarla quasi.

Mulder scosse la testa e si strofinò la fronte ancora una volta, senza smettere di guardarla dormire, fece due passi verso di lei e lasciò un messaggio sul comodino.


* * *

Scully aprì gli occhi piano, senza sapere dove stava , poi vide le tende fluttuare con il vento azzurrato che entrava dal balcone, si alzò ancora insonnolita dal letto e lo chiuse.

Attraverso i vetri vide come il cielo minacciava tempesta, l’atlantico aveva un colore di fuoco liquido blu e grigio, come se desiderasse fondersi piano con il cielo sopra di lui, con le nuvole grigio scuro che volavano lentamente sull’orizzonte, verso di loro.

Si girò e vide il foglietto sul comodino.

La prima cosa che pensò fu che Mulder non aveva potuto affrontare quello che avevano letto, che quel ricordo chiuso nella scatola di metallo che avevano liberato lo aveva trascinato di nuovo in fondo quando ne stava quasi fuori.

Lo prese e lesse un paio di volte.

"Non è quello che pensi, sono in spiaggia, la colazione è giù.

M."


Scully si vestì e scese le scale, effettivamente lui non era in casa e sembrava che non si era nemmeno disturbato a salire a dormire nella sua stanza quella notte.
Verso le quattro del mattino, quando lei era andata a letto, Mulder stava ancora nella veranda, seduto sul divano di vimini, guardando il mare nell’ombra.

Erano stati lì fino a quell’ora, parlando. Non avevano letto nessun’altra lettera ma Scully non sapeva se poi lui avesse continuato, quando lei si era quasi addormentata sulla sua spalla l’aveva svegliata piano.

" Vai a letto Scully, io sto bene"

Aprì la porta di vetro che metteva in comunicazione il salotto con la veranda,

C’era solo la coperta a quadri della la notte precedente e sotto, che spuntava in un angolo la vecchia scatola metallica di tabacco con dentro tutti i suoi ricordi rubati, e capì che Mulder non le aveva lette, che non aveva letto una parola in più da quando lei era andata a letto.

E si rese conto che lui era rimasto tutta la notte seduto sul divano con la calda coperta scozzese a guardare il mare.

Sapeva quello che aveva pensato, sapeva che quello che lo rendeva più triste era comprendere finalmente le molte cose che erano state sempre un tranquillo mistero per lui.

E sapeva molto bene cos’altro aveva pensato.

Aveva pensato a loro due, a come il destino li univa e separava ad ogni passo, senza sapere dove stava la fine, quando le loro strade avrebbero preso direzioni diverse, quando lei si sarebbe sposata con un altro uomo e che lui non avrebbe potuto quasi baciarla di nuovo.

Forse il destino esisteva, forse aveva qualcosa in serbo per loro, forse stava per saltare su di loro come un’ombra quando meno se l’aspettavano, ma lei non si sarebbe fatta catturare.

Non sarebbe stata qualcuno che non era, non avrebbe mai potuto scegliere una vita che non voleva, lei non doveva niente al passato e non era disposta a pagare, anche se doveva correre più veloce della sua ombra.

E se esisteva solo una strada, se ci fosse stata solo una scelta e non potesse scappare da essa, anche così, lei non sarebbe mai stata qualcuno che non potesse amarlo.

Scese piano le scale del giardino e camminò fino alla spiaggia.

Ebbe bisogno solo di dieci secondi per scorgerlo, come un punto scuro e sfumato seduto vicino alla riva.

Si tolse le scarpe e andò verso di lui, la sabbia era fredda e poteva sentire i piccoli cristalli eterni sotto i suoi pedi, pensò a tutte le persone che avevano camminato prima su quella sabbia, portando minuscoli mucchi all’altro lato della spiaggia, mescolando e cambiando la superficie ad ogni istante, come se ora loro fossero il destino nascosto dientro un angolo, muovendo quello che era stato così per anni, ogni cosa che facevano, ogni cosa che non facevano aveva una conseguenza e niente, nemmeno trasportare piccole particelle di sabbia da un lato all’altro, rimaneva senza risposta.
Il vento d’ottobre s’infilava attraverso le maglie della lana beige del suo pullover, come piccoli pugnali di luoghi lontani, facendo il modo che le sue labbra si seccassero e i capelli svolazzassero morbidi sul viso.

- Ciao. Posso sedermi?

-Certo. Ciao Scully.

- A cosa stai pensando?

Mulder non potè evitare di ridere alla sua domanda e la guardò mentre sorrideva dolcemente con gli occhi, come faceva sempre, si sedette piano sulla sabbia e si avvicinò a lui, né molto vicino né molto lontano, solo alla distanza silenziosa che avevano deciso per casi come questo.

Ed improvvisamente il vento d’ottobre ora a Mulder non sembrava più così freddo, ora non gelava la pelle e l’anima al suo passaggio, ancor meno quando sentì come Scully si appoggiava piano sulla sua spalla.

Senza sapere come, questa cosa si stava trasformando in un’abitudine, ad un certo punto erano passati dallo sfiorarsi occasionale e mal dissimulato, a potersi appoggiare all’altro quando faceva freddo, quando avevano sonno, quando dovevano prendere decisioni dolorose…

" Dammi tregua Scully, non posso abituarmi a tanta luce improvvisamente"

- Hai freddo Scully?

- Ora no.

Le passo una mano troppo grande e pesante sulla spalla, per il momento solo così, aspettando che lei lo lasciasse avvicinare di più.

- Vuoi che t’insegni a pescare, Scully?

- Io so pescare già. Mio padre c’insegnò quando eravamo piccoli.

- Meglio, perché io non so farlo.

- Non sai pescare, Mulder?

- No.

- La verità è che con una casa come questa…non credo che tu abbia bisogno di saper pescare.

- Per che cosa?

- Come per che cosa? Per impressionare le ragazze, Mulder.

- Scully…per questo parlo loro di una cospirazione mondiale.

- E funziona?

- Non lo so. Sei impressionata?

- Pretendi di provarci con me, Mulder?

- Come sarebbe a dire se pretendo? Io credevo che già ti avevo in pugno Scully…Puoi smettere di ridere per un attimo?

- Credo che l’autunno ti abbia fatto male Mulder.

- Io anche. Hai fame?

- Fame?...ma se sono le…

-…le tre del pomeriggio…

- Le tre?

- Non ho osato svegliarti.

- Avevi paura che ti sparassi un’altra volta?

- Sì. Andiamo.

Mulder si alzò e allungò la mano per aiutarla, lei gli dette la sua e tirò piano Scully finchè non fu anche lei in piedi.

Camminarono più vicino di quanto fosse permesso in direzione della casa.

Le nuvole ora stavano su di loro e il vento del nord portava gocce d’acqua salata che strappava al mare, tutto strano e perfetto alla loro maniera.

- Sai Scully? Non sei per niente facile da impressionare.

Mulder era disposto a continuare con il non scherzo per quanto fosse necessario, perché mentre erano seduti sulla sabbia lei non aveva alzato il muro di vetro dietro il quale si nascondeva normalmente, non gli aveva detto" No Mulder, non puoi provarci con me"

Aveva riso.

Negli ultimi tempi lo faceva molto spesso, questo e appoggiarsi in silenzio a lui, lasciarsi abbracciare senza un motivo, dargli la mano quando passeggiavano, come ora…non dirgli " No, Mulder, non puoi provarci con me"

Rideva.

- A no?

- No. Ti porto alla mia casa sulla spiaggia, ti lascio vincere a Monopoli, passeggiamo per la spiaggia…

- Bene Mulder, riconoscerai che il tuo metodo non ha niente d’originale, molti uomini farebbero lo stesso…

-…Sì, ma…nessuno ti svelerebbe oscuri segreti familiari.

- Hai ragione Mulder, non avevano mai tentato di conquistarmi così.

- E funziona?

- Credevo che già sapessi che mi tenevi " in pugno".

Scully sorrise e per un attimo qualcosa di molto simile al desiderio brillò nei suoi occhi, non sarebbe mai passato inosservato a Mulder, che la guardava come se per un momento avesse dimenticato come parlare, Scully tornò a guardarlo senza cambiare una virgola della sua espressione, si girò ed incominciò a salire le scale del giardino verso casa.


* * *

Il solo d’autunno era solo un ricordo dorato e morto sugli alberi del giardino.

Mulder era sempre stato affascinato dal modo in cui la natura si anticipava ai cambiamenti, invece con gli esseri umani non funzionava così, lui se aveva fortuna si ricordava di prendere l’ombrello prima d’uscire di casa, invece alla fine di settembre tutti gli alberi del suo giardino, e degli altri giardini, avevano tinto le foglie di toni dorati e rossi, aspettando il momento di lasciarle cadere a terra definitivamente, l’oro del giardino contrastava con il cielo grigio e piovoso e con l’atlantico di fondo.

Quando era piccolo non si era mai reso conto di come era.

Quando era piccolo non si era reso conto di molte cose.

Invece ora, suo padre era morto, sua madre era morta, sua sorella era morta e lui stava nella sua casa.

E non si sentiva solo.

Lei solo poteva tenere a bada tutti i fantasmi che passeggiavano per quella casa.

Erano stati tutto il pomeriggio seduti sul grande divano, senza sapere esattamente in quale momento , tra il film e l’album di foto che ora stava sul tavolo, Scully si era abbracciata a lui piano, come se qualcuno avesse riscaldato l’aria della stanza a poco a poco, ed ora erano quasi le nove di sera e lei continuava a stare cosi, parlando dolcemente contro il suo petto, aveva perfino lasciato che lui le pasasse le mani per i capelli di fuoco alcune volte.

Forse una cosa così era senza un motivo la cosa più simile ad una seconda opportunità che avrebbero avuto, forse questi giorni in questa casa piena di ricordi stavano per segnare un nuovo destino per loro, come quelle parole dette tanti anni prima.

" Non ho fiducia in nessuno, ma vorrei poter aver fiducia in te"

Da un po’ lei stava parlando di come la sua famiglia passava le estati o qualcosa del genere, ma lui non poteva sentirla, poteva solo chiudere gli occhi e desiderare che ad aprirli tutto continuasse uguale, che il vento d’autunno non entrasse nella stanza e non si portasse via anche questo.

- Mulder...non mi stai ascoltando.

- Mi dispiace.

- Stai bene ?

- Sì. Come potrei non stare bene? Sto in vacanza, in una bella casa, con una bella donna…

- Grazie.

- Non lo dicevo per te...è per l’altra ragazza che ho nascosto nell’armadio aspettando che tu ti addormenti.

- Lasci vincere anche lei a Monopoli?

- Questo solo a te.

- Stai pensando a loro. Vero Mulder?

- Pensavo a come deve essere.

- Non essere liberi d’amare?

- Dover accettare l’idea di non essere padrone della tua vita e delle tue decisioni. Mettere un limite a quello che ti fa essere vivo.

- Tu ti senti così, Mulder?

- No. Io ho te.

E forse erano queste le parole giuste, forse era il momento, l’istante adatto e le stelle erano allineate, forse era l’insieme di tutto questo, forse era il destino, perchè improvvisamente, senza sentire il sapore della paura si stavano baciando sul divano del salotto.

Come se fosse qualcosa che avevano sempre fatto, come se fosse la prima volta, come se fosse l’unica, il sapore caldo e dolce di Scully nella bocca era qualcosa che Mulder avrebbe ricordato un attimo prima di morire.

Le sue mani piccole e chiare che si facevano strada attraverso la stoffa dei sui vestiti, sentire come gli bruciava la pelle del petto solo con le carezze, mentre le cercava la bocca umida e dolce un’altra volta.

Senza capire che cosa era quello che aveva fatto di buono perché Scully gli era seduta in grembo e gli lasciava baciare la pelle calda e morbida del collo, perché ad un tratto le parole di lei arrivavano umide fino al suo orecchio, perché poteva immergere la sua testa e aspirare il profumo di quei capelli di fuoco eternamente, mentre pensava in quale momento la sua vita sui era trasformata in ciò che aveva sempre voluto.

Forse la prova che tutto questo non era un sogno dolce e velenoso, che realmente era seduta su di lui e che realmente la stava accarezzando sotto i vestiti mentre la baciava sul divano, fu quando lei lasciò cadere la sua blusa azzurra a terra.

Forse lui non sarebbe vissuto un attimo in più, forse la sua vita era stata una menzogna raccontata da un altro, ma in quel momento non desiderò di essere un’altra persona, non desiderò essere in un posto che non fosse quello, e si maledisse mille volte per averlo desiderato, maledisse le volte che era scappato e l’eternità avrebbe vissuto senza poterla vedere così.

La sua pelle calda e umida sotto i suoi baci, troppo morbida ed elettrica per poterlo sopportare.

O per poter smettere.

Tutto quello che lui era stato, si scioglieva sotto le sue mani di porcellana, che percorrevano ogni angolo dimenticato che aveva, ogni centimetro pelle scoperta tremava sotto la bocca di lei.

Il resto dei loro vestiti sparsi per terra nel salotto, con il fuoco del camino che disegnava ombre dorate intorno, spargendo odore di seconde opportunità su di loro.

Anche se avesse dovuto nascondere questo momento, il suo sapore, in una vecchi scatola di metallo in fondo ad un armadio…nemmeno questo, nemmeno la paura un secondo prima di svegliarsi, nemmeno la tempesta che colpiva furiosa su di loro, avrebbe cambiato questo.

Poter solo ricordare le sue mani grandi e dure sul corpo piccolo di cristallo caldo, percorrere con la bocca gli angoli che erano sempre stati un segreto per lui, il suo sapore salato ed umido, come veleno caldo e vento d’autunno al separarsi

Sussurri che s’infrangevano contro la sua pelle, il suo nome detto tra gemiti come mai aveva creduto di meritare di sentire, il modo in cui gli occhi le si erano trasformati in acquamarina bollente mentre si adagiava piano su di lei, il suo calore umido mantenendo lo per sempre sull’orlo dell’abisso.

Non c’era mai stato niente di meglio in vita sua che baciare Scully mentre facevano l’amore.

Lasciare il tempo scivolare su di loro senza lasciarsi raggiungere, riprendendo il fiato che sapeva d’autunno, dopo, sotto la calda coperta a quadri senza vestiti, solo Scully appoggiata su di lui, solo la sua pelle umida e dolce, solo i suoi capelli sparsi magicamente sul petto, come se loro fossero sempre stati così, sussurri e carezze sul divano del salotto, davanti al fuoco, in autunno.

La sua voce troppo aspra vicino al piccolo orecchio.

- Puoi fare una cosa per me?

Scully girò un poco la testa e lo guardò tra divertita e curiosa.

- Dimmi.

- Promettimi che mai saremo meno di quello che siamo ora.

- Non potrei, Mulder. Sono io solo quando sono con te.

- So che non significa un granché tra noi, ma ti amo.

- Hai ragione…non significa granché.

Si nascose un poco in più sul suo petto, cercando il modo in cui lui odorava, lasciando che l’accarezzasse ancora una volta.

- Mulder…

- Sì?

- Leggerai le altre lettere?

- Dovrei farlo vero?

- Dovresti, non puoi essere arrabbiato con i morti.

- Non sono arrabbiato, Scully.

- Sei triste , vero?

- E’ che immagino come sarebbe questo, come sarebbe non poter stare con te così ora.

- Queste sono state le loro decisioni, Mulder, noi facciamo errori diversi dai loro.

- Perché dici sempre le parole giuste Scully? Vado a prenderle.

Si sedette pieno sul divano e cercò i pantaloni con lo sguardo, li mise senza nemmeno disturbarsi ad abbottonarli ed uscì sulla veranda.

Pioveva da ore, da dopo che avevano mangiato, l’acqua grigia era caduta da cielo senza sosta, rendendo scuro il legno e l’atlantico al suo passaggio.

Il vento marino notturno faceva danzare gli alberi del giardino e portava il sussurro del mare fin dove stava.

Prese la scatola di metallo e tornò dentro.

Scully si era seduta sul divano e si copriva solo con la coperta, con la luce dorata del fuoco e la coperta a quadri azzurra sulla pelle bianca sembrava qualcosa di troppo dolce per essere vero, come se ora fosse più fragile che qualche ora prima, come se tutto fosse cambiato in un attimo, come se non avesse visto come accadevano le cose.

Sedette accanto a lei che si lasciò abbracciare, l’aria notturna ed umida d'autunno si era infilata nella casa e fluttuava trattenuta tra i suoi capelli di fuoco quando Mulder sospirò su di essi.

- Questa?

- La successiva a quella che abbiamo letto, Mulder.

- Questa.

"Teena, le cose cambiano in un secondo , non possiamo fermarle, quello che non abbiamo mai pensato diventa possibile senza preavviso nell’istante in cui la certezza si estingue.

E’ passato molto tempo dalla prima volta che ti ho vista, al braccio dell’uomo che più tardi avresti sposato, forse fu allora, forse fu un attimo dopo quando lo capii.

Non ci sarebbe stato nessun altra come te, la pelle di nessun'altra ha il sapore di promesse rotte e brina sul vetro.

Non è giusto quello che ci è successo, amore mio, non è giusto che esistono solo scelte dolorose per noi.

Forse io ora non posso sentire niente altro che dolore e vuoto, sapere solo che mai sarai mia…invece non posso smettere di sognarti…

Sempre.

C.

24-luglio-1961
P.S. Hai pensato già quale nome metterai a nostro figlio?

Parte III

"Il tempo è il miglior autore trova sempre il finale perfetto"

* * *

" Non credo che esista una parola per noi due, senza dubbio tu ed io amore mio, ci siamo sempre mossi sulla confusa frontiera tra il reale ed i sogni, tra gli sguardi ed i silenzi, è per questo che so che non potrò dare un nome a come mi hai guardato.

A come mi sono sentito al vederti dopo due giorni da quella notte.

Quando mi hai chiuso la porta della tua casa, quando mi hai guardato per un attimo ho capito che non ti avrei sussurrato di nuovo all’orecchio, sapere che ora mi restano solo ricordi confusi tuoi che si mischiano alla pioggia d’autunno.

Sapere che tutto è finito per sempre per noi.
Io non ho mai potuto scegliere, non ho avuto altro rimedio che farlo, non pretendo che tu mi capisca, ho solo bisogno di sapere se un giorno potrai perdonarmi.

Se qualche volta avrò diritto ad un’altra opportunità.

Se non getterai questa lettera nel fuoco, senza aver sparso nemmeno una lacrima per quello che non siamo più.

E’ ironicamente crudele che l’unica volta in tutta la mia vita che chiedo perdono debba finire tra le fiamme.

Come te amore mio, non sono mai stato libero, entrambi abbiamo pagato lo stesso prezzo, entrambi abbiamo perso l’altro.

Entrambi abbiamo perso una figlia.

Ma io ho perso di più di quello che mai ho meritato d’avere.

Sempre:

C
30-Novembre-1973


L’aveva letta più di dieci volte, la prima volta a voce alta con Scully assonnata distesa su di lui, poi quando lei si era addormentata finalmente, tornò a leggerla solo per sé.
Cercava si trovare una spiegazione, aveva bisogno di dare a se stesso una risposta su questo, su come tutta la sua vita era stata disposta da altri, forse quest’uomo "C" era tanto diverso da quello che conoscevano, forse era una cosa del fato, o forse qualcosa più grande di loro, più grande del fumatore, del fato o delle loro decisioni, forse erano state cose del destino ed , ora loro, erano quelli che erano catturati in una parete di falsi specchi, riflettendosi per sempre senza sapere dove stava la verità e dove iniziava il trucco, avendo solo una cosa sicura, dubitando di tutto il resto.

Forse un giorno le cose tra loro sarebbero state semplicemente diverse, forse Scully avrebbe conosciuto qualcuno con un’altra casa sulla spiaggia, uno che no odorasse di ricordi d’autunno intrappolati, forse allora lui le avrebbe scritto lettere d’amore e di assenza e lei le avrebbe conservate in una vecchia scatola di metallo in fondo ad un armadio.

Forse nemmeno quello che ora era diverso era stata una loro scelta, forse potevano fare solo piccoli passi alla cieca nella tempesta.
Erano quasi le due del mattino e non aveva smesso di piovere per tutta la notte, l’aria odorava di terra smossa per la tempesta , di salsedine trascinata dal vento del nord e di destino che aspettava dietro l’angolo.

Mulder decise che era abbastanza per quella notte, che ora meritava di nascondersi nei capelli di fuoco sparsi sul cuscino e chiudere gli occhi , lasciare che il dolce respiro di lei facesse il resto, e se aveva molta, molta fortuna, forse lei voleva abbracciarlo mentre era addormentata.

* * *

Un rumore nella cucina la svegliò, aprì gli occhi e vide la luce grigiastra spargendosi sui mobili e le ombre della stanza, l’orologio del comodino segnava le dieci e tredici , si sedette piano sul letto, cercò i suoi vestiti con lo sguardo e si vestì.

Sentì l’odore del caffè prima di finire di scendere le scale, e vide Mulder di spalle , che guardava attraverso la finestra, non l’aveva sentita arrivare.

-Buongiorno.

Mulder si girò trasalendo e quando la vide, sorrise dolcemente, non come un adolescente a cui brillavano gli occhi quando vedeva la ragazza più popolare della classe, né come un uomo adulto che guardava la donna del suo amico, sorrise solo come chi non ha niente da nascondere, erano anni che le carte erano in tavola, ma avevano dovuto leggere i ricordi degli altri perché queste carte, le poche carte che dovevano ancora scoprire fossero alla fine quelle giuste.

Le si avvicinò e la baciò sulla fronte.

- Ciao. Non volevo svegliarti.

- Tranquillo.

- Vuoi caffè?

- Grazie.

Scully gli avvicinò la tazza che stava sul marmo della cucina e lo guardò in silenzio, mentre lui versava il liquido scuro e fumante.

E Scully lo capì.

Gli succedeva qualcosa.

Gli succedeva qualcosa che non voleva raccontarle.

Era qualcosa su quella notte?

Si era pentito?

-Mulder…Che ti succede?

Lui la guardò e sorrise piano, negando dolcemente in silenzio.

- Mi sono sempre chiesto come fai.

- Immagino che sia questione di pratica Mulder.

- Io non ci credo.

- Io nemmeno.

Scully lasciò la tazza sul ripiano e gli diede la mano, piccola e pallida in confronto alla sua, questo non era un gesto nuovo per loro, non è che ora Scully potesse dargli la mano se voleva, questa cosa era stata sempre così, non era una delle nuove frontiere conquistate, ma anche così lui non si lasciò andare, le strinse la mano un poco più forte, e Scully capì che voleva dirle qualcosa, qualcosa di cui non era sicuro, qualcosa su cui aveva bisogno della sua opinione, questo sguardo verde ormai non aveva più segreti per lei.

- Mulder…se per quello che è successo stanotte io…

- Tu…?

- Voglio che sappia che capisco come devi sentirti ora, con tutto quello che abbiamo scoperto, quello che hai scoperto sui tuoi genitori e la tua infanzia e…

- Credi che mi pento di qualcosa, Scully?

- Lo fai?

- Mai. Ma che tu pensi che io possa farlo aggiunge una nuova ossessione al mio elenco.

Entrambi sorrisero un attimo al centro della cucina, e per un momento parve loro che questo era sempre stato così, che c’erano state molte altre mattine del sabato in cucina a guardare l’Atlantico, che i piccoli baci sul viso e sulle mani erano un modo normale per dirsi" Ciao" ogni giorno, che lui l’aveva sempre potuta abbracciare piano da dietro, mentre beveva il caffè e sussurrarle all’orecchio" Non potrei mai pentirmi d’amarti"

Forse questo momento esisteva da sempre, forse loro erano sempre stati la coppia della casa di legno con il molo che poteva bere il caffè dalla tazza dell’altro.

Forse erano stati sempre questo senza nemmeno averlo deciso.

- Allora…Che cosa ti succede?

- Pensavo a loro…e se per caso avessero potuto essere liberi, quale sarebbe stata la loro decisione…

- Quale nome avrebbero messo ai loro figli se fossero vissuti qui, se questa fosse stata la loro vita, se avessero potuto scegliere un’altra strada…

Mulder sorrise e la lasciò per un secondo per prendere la sua tazza ancora tiepida.

- Qualcosa del genere.

- Nessuno può scegliere, Mulder. Loro, come noi hanno solo potuto cercare di scegliere l’opzione meno dolorosa, aprire una ferita che sanguinasse di meno.

- Ma noi….siamo insieme, Scully, tu non sei sposata con un altro ed io posso fare colazione con te…

- Sì, ma non sapremo mai se veramente l’abbiamo scelto. Le cose che si scelgono sono le cose che si possono evitare, quello che si possono cambiare. Io non posso evitare d’amarti.

- Meno male.

Respirò piano l’odore del caffè trai suoi morbidi capelli, aspirando il profumo inconfondibile di Scully, il calore dolce e familiare che veniva fuori magicamente da lei…e pensò al tempo in cui non poteva fare questo, quando non poteva abbracciarla e sentire la sua schiena contro il petto, al tempo in cui non poteva baciarle l’orecchio ed il fragile collo, e non potè evitare di pensare che era possibile che questo tempo tornasse, che le cose non dipendevano da loro e che stavano alla mercè di ciò che il destino aveva in serbo per loro, senza poter scegliere, aspettando solo che li obbligasse a non tenersi più per mano.

- Scully…questo è…mi spaventa un poco non sapere cosa succederà.

- Mulder…

- E se tra un anno, tra dieci…le cose fossero diverse. Io non potrei tornare ad essere come ero prima, Scully.

- Ascoltami, Mulder, nessuno, nessuno al mondo sa come saranno le cose o cosa succederà domani. Prima nemmeno lo sapevamo e non importava.

- Sì, ma prima non avevo tanto da perdere, Scully.

- Io non me ne andrò da nessuna parte Mulder. E tu?

- Sì. Io andrò sempre dove vai tu.

Scully sorrise in silenzio e si girò tra le braccia di lui, non sapeva cosa sarebbe accaduto ora, cosa il destino aveva in serbo per loro, non sapeva nemmeno se avessero scelto quella strada, ma lì stavano, e c’era solo un modo di camminare per quella strada, insieme, questo lo sapevano, e senza parlare, usando solo il loro codice segreto di gesti e carezze potevano dirlo all’altro, dirlo ogni secondo.

La pelle morbida e calda di Scully contro la sua bocca, come se fosse l’annuncio dolce di una tappa nuova e vecchia nelle loro vite, come se qualcosa stesse per iniziare sempre per loro, solo per poter stare così ora.

Baciandosi senza saper con certezza, come il resto delle persone nel mondo, se avrebbero potuto farlo un’altra volta.

- Bene Mulder…resta ancora una lettera nella scatola. La leggerai?

- Forse tra poco…

E continuarono a stare così mentre l’autunno colpiva foglie e pioggia contro le finestre, mentre l’Atlantico restava immobile, testimone muto di come loro si baciavano in cucina, parlavano tra sussurri di ciò che ora era nuovo, di cosa avrebbero fatto per il resto delle vacanze, di cosa avrebbero fatto dopo aver fatto l’amore di nuovo.

Sentendo solo quello che erano ora, il momento esatto che stavano vivendo, perché in fin dei conti, l’univa casa reale è il presente.


* * *

 " A volte mi costa immaginare che c’è stato un tempo in cui, quando nessuno guardava, ci nascondevamo nel ripostiglio delle tua casa il giorno del ringraziamento per essere un poco più felici, che le estati che ho passato nella casa sulla spiaggia dei Mulder, mi hanno dato l’opportunità di essere un’altra persona, di essere qualcuno migliore, di poter scappare da me stesso, d’amarti come se fossi mia.

E invece, quando vedo come sono ora le cose, dove mettemmo i limiti, come non è solo la nostra vita che abbiamo distrutto, ora, quando vedo tutto questo, faccio fatica a credere che sia esistito tra noi un tempo di visite notturne nel garage e sguardi segreti.

Il destino non è stato giusto con noi, forse amore mio non abbiamo mai potuto correre più veloce di lui, forse ci ha vinto l’autunno, forse questo è stato la cosa più vicina ad essere liberi come non lo siamo mai stai, ed invece ora siamo prigionieri delle verità che non abbiamo mai detto in quei giorni.

Forse te ed io non abbiamo mai meritato una seconda opportunità.
Tutto cambia tranne il mare, è sicuramente vero, forse siamo insignificanti e solitari per sempre, forse il mare è l’unica cosa eterna e può essere testimone silenzioso di ciò che te ed io siamo stati, di chi siamo stati.

Ma non dubitare mai che io ti ho amato, e, che oggi ti amo tutto quello che un uomo senz’anima è capace d’amare.

Sempre

"C"

febbraio 1998

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