Le fanfic di X-Files

Gloria, amen

Quello che non abbiamo visto dopo la fine di Orison
Autore: Lylou
Pubblicata il: 25/09/2009
Tradotta da: Angelita
Rating: NC-17, vietata ai minori di 17 anni
Genere: ANGST, MRS/RSM
Sommario: Quello che non abbiamo visto dopo la fine di Orison
Note sulla fanfic: Voglia il cielo che sia riuscita a far sì che le mie parole ti facciano sentire questo come lo sento io.

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Parte I

- Ti domandi se è stato Dio?
- Mi domando e se non lo è stato?

Orison

La vedo seduta sul suo letto, guardando e accarezzando nervosamente la Bibbia. Le ferite vivibili sul viso, e gli occhi annebbiati e confusi.

Mi guarda e fa uno sforzo per ascoltarmi mentre le dico che non ha niente di cui preoccuparsi, e che nel mio rapporto scriverò che non aveva altra scelta, che aveva dovuto sparare. Spero che lei non abbia pensato nemmeno per un momento che l'avrei accusata, anche se quando glielo dico il suo viso lo dimostra.

E' possibile che ancora non sa che farei qualsiasi cosa per lei?

Si alza e apre la porta dell'armadio, con un gesto involontario guarda dentro per un attimo prima di decidersi ad entrare, senza dubbio pensando al tempo che ha passato legata e imbavagliata nel suo stesso armadio. Ma lei è più forte di quanto lo sarei io ed entra, prende la sua borsa da viaggio dalla mensola e incomincia a riempirla in modo meccanico con le sue cose. Sento Skinner sulla porta, che parla con gli la polizia.

- Vado a parlare con Skinner, starai bene?

Per la prima volta da molto tempo, lei solleva la testa e mi guarda fisso e per un attimo sembra che stia per sorridere.

- Starò bene.

Sembra che per il salotto di Scully sia passato un uragano, anche se senza dubbio la sua camera sta in condizioni peggiori, ma lì ci sono quattro ufficiali di polizia che passeggiano e raccolgono prove, oltre Skinner che sta guardando il caos che regna con un aspetto serio e preoccupato, la cosa sicura è che i mobili buttati a terra e il sangue sul pavimento non lasciano molto all'immaginazione.

-Signore.

Dico a mò di saluto.

- Agente Mulder dove sta Scully?

- Sta nella sua stanza e sta relativamente bene.

- Ho ricevuto una telefonata che diceva che c'era stata una sparatoria in casa di Scully e che il prigioniero fuggito era morto, è vero?

- Si signore, malgrado l'avessimo tutti e due sotto tiro lui si è slanciato su Scully e lei ha dovuto fare fuoco.

Skinner mi guarda fisso negli occhi cercando qualche indizio che gli faccia capire se dico la verità, mi conosce abbastanza bene e mi sembra di vedere nel suo sguardo che sa perfettamente che sto mentendo, si sistema gli occhiali lentamente.

- E' questo quello che è successo agente Mulder?

- Sì signore questo è esattamente quello che è successo.

Skinner tentenna un attimo prima di continuare, guarda per terra con un gesto serio e solleva la testa per continuando a guardarmi, io non l'avevo mai perso di vista nemmeno per un secondo. Ora sono sicuro che sa perfettamente che sto mentendo.

-Porterà in ospedale l'agente Scully?

- Lei non vuole nemmeno sentirne parlare, dice che sta bene, apparentemente sono solo alcuni tagli e contusioni. La conosco molto bene se dice che non ci andrà non lo farà.

- Già, credo che entrambi vi conoscete molto bene. Resterà qui stanotte?

-No.

Due lettere dette in modo brusco, sufficienti perché Skinner capisca che è arrivato il momento di smettere di fare domande, non sono dell'umore adatto per rispondere e sa che non mi tirerà fuori un'altra parola, nello stesso modo in cui sa che ho mentito. Ma non sarà lui chi mi denuncerà, secondo come lui la vede quel mostro sta meglio morto.

-Posso vedere Scully?

- E' nella sua stanza.

*****

Scully era in piedi davanti alla finestra, anche se gli dava le spalle Mulder capì che no stava guardando niente in particolare, i suoi begli occhi erano persi in lontananza, pensando, cercando di capire cosa era accaduto.

-Agente Scully?

Skinner domandò timidamente mentre osservava Scully che si girava piano. Potè vedere i segni sul viso e sul collo, le guardò di nascosto le mani e vide i graffi sui polsi scarni, sentì un brivido lungo la schiena e incominciò ad immaginare come si sentiva Mulder.

- Le foglie del salice del giardino normalmente già sono cadute in quest'epoca, ma ora...non posso quasi vedere la strada.

- Come sta Scully?

- Sto bene, signore, ma mi piacerebbe andarmene da qui prima possibile.

Senza dire una parola Mulder prese la borsa di Scully che stava accanto al letto e si avvicinò lentamente a lei, che continuava a rimanere immobile vicino alla finestra, le mise una mano dolcemente sulla schiena e uscirono dalla stanza.
Per tutta la strada fino all'appartamento di Mulder non scambiarono una parola, Scully stava sdraiata sul sedile, guardando attraverso il finestrino con lo sguardo perso, assente, vedeva le strade bagnate dalla pioggia, il poco traffico che c'era a quell'ora, le luci delle macchine che facevano disegni nell'acqua delle pozzanghere.

Ricordò la prima volta, cinque anni prima, la paura e la rabbia invasero di nuovo il suo corpo con una totale impunità. Il freddo e la pioggia di quell'inverno nel Minnesota erano sempre stati lì, in agguato nella sua anima, aspettando il momento adeguato per uscire fuori di nuovo. Quel momento.

Mulder la guardava di tanto in tanto con un viso preoccupato, mentre guidava in silenzio, "sto bene" gli aveva detto, stava sempre bene. Lei era la coraggiosa, la forte, quella che raccoglieva i pezzi di entrambi ogni volta che si spargevano per terra. Le vide il sangue raggrumato sulle mani, il suo sangue, il sangue di tutti e due.

Mulder aprì la porta del suo appartamento e Scully sentì l'odore familiare che emanava quella cosa, odorava come lui. Tutto quello che c'era in quel posto era Mulder, ogni angolo, ogni cosa fuori posto, ogni granello di polvere. Lì era solo Mulder.
Senza sapere bene cosa fare si sedette sul divano. Incominciava ad avvertire come stavano sparendo gli effetti degli analgesici, sentì una stilettata di dolore nella tempia ed qualche posto ficcanaso della sua mente scientifica le ricordò che avrebbe dovuto mangiare qualcosa se avesse preso delle medicine. Ma non aveva fame, Dana Scully non avrebbe mangiato, né dormito, né uscita mai più in strada, sarebbe rimasta solo seduta sul divano di pelle verde fino a che non fosse diventata polvere.
Di nuovo la sua mente scientifica le ricordò che questo non poteva essere, inoltre per il fatto che volesse farsi piccola piccola e sparire dalla faccia della terra non le dava diritto ad usurpare il divano a Mulder.

Mulder…lui stava in piedi, di fronte a lei, non aveva detto niente, nè aveva fatto niente, la guardava solo in silenzio, aspettando che lei gli desse tacitamente il segnale che poteva avvicinarsi, consolarla....o quel che era, sapeva perfettamente che odiava quella situazione, sapere che lei aveva bisogno del suo aiuto ma non poterglielo dare, non osare avvicinarsi. Pensare di non avere diritto di farlo. Veramente lui pensava questo?

Ogni poro della sua pelle, ogni sospiro, ogni battito, ogni lacrima gli appartenevano, erano sue da molto tempo. Sapeva perfettamente che doveva fare il primo passo, lasciare che lui si avvicinasse, fargli sapere che ne aveva bisogno, da molto tempo non le importava di mostrarsi debole davanti a Mulder, anche se sapeva che lui aveva bisogno che lei fosse forte, più forte di lui, ogni volta le risultava più facile lasciarlo entrare, fargli sapere cosa aveva dentro, lui l'aveva sempre compreso, l'aveva intuito perfino prima che lei se ne rendesse conto. Sapeva perfettamente che il resto della sua vita sarebbe stata legata a quest'uomo alto e goffo che odorava d'autunno umido e solitudine condivisa.

Mulder.

- Ti potresti sedere con me?

La voce di Scully gli arrivò come un sussurro, quasi come se l'era immaginata nei sogni, si avvicinò lentamente al divano e si sedette accanto a lei, senza toccarla, non sapeva se era ancora il momento, lui per disgrazia si era abituato a questa situazione, sentirla ferita, bisognosa e desiderare di nasconderla tra le sue braccia e rimanere lì, permettendo al mondo di girare senza di loro per una volta.
Scully sentì lo sguardo preoccupato di Mulder su di lei, vide le sue grandi mano sulle ginocchia e desiderò improvvisamente di sentire la sua pelle, il suo calore, sentirsi parte di lui.

Istintivamente gli si avvicinò finchè la sua testa dolorante non si appoggiò sul petto di lui, gli si avvicinò ancora di più finchè tutta lei fu a contatto con il suo corpo, sentì le mani calde di Mulder che l'abbracciavano, all'inizio solo toccandola ma dopo attraendola a sè, sentendo la sicurezza che solo lui poteva darle e si lasciò andare.

Avvertiva come le sue mani impacciate passavano dolcemente per la schiena, il suo respiro fermo accanto all'orecchio, appoggiata contro il suo petto poteva udire come gli batteva il cuore, sentì le calde labbra di lui sulla fronte man mano che l'attraeva a sé, timoroso come lei, di fronte all'idea di separarsi.

Scully si accomodò e chiuse gli occhi, mentre lui la cullava dolcemente, non avrebbe pianto, ora non aveva paura, solo voleva rimanere un momento così, tranquilla, sentendo il calore di quel corpo, pensò che avrebbe corso il rischio riaddormentarsi, non le importò, voleva addormentarsi e non risvegliarsi fino a che il mondo non fosse come le sarebbe piaciuto.

Anche se come ora era il mondo già era quasi come le sarebbe piaciuto che fosse.

Le parole di Mulder dette in un sussurro nel suo orecchio la restituirono alla realtà.

-Sai vero che anche se sono un idiota e che a volte non te lo dimostro tu sei la cosa più importante del mondo per me?

Lei lo sapeva, a volte lui faceva in modo che lo dimenticasse, ma sapeva che avrebbe fatto qualsiasi cosa per lei, come lei per lui.

Si alzò un poco, quanto bastava per arrivare fino al suo viso e lo baciò dolcemente sulla guancia come risposta. Lui le diresse uno sguardo verde intenso e tornò a baciarla sulla fronte. Ora tutto era stato detto, così comunicavano loro.

- Hai fame Scully?

La verità era che non aveva molta fame, sentiva la necessità di prendere qualcosa di caldo, più che altro perché il suo stomaco tornasse alla normalità, inoltre doveva prendere degli analgesici urgentemente, la testa incominciava a girarle e sentiva un dolore acuto alla spalla.
- Si, voglio...qualcosa di caldo, ordina quello che più ti piace, Mulder.

-Cinese?

Scully annuì e si alzò lentamente, si accorse che indossava ancora il pigiama, era uscita in strada in pigiama, si guardò ancora un secondo e sentì lo sguardo preoccupato di Mulder su di lei, fece qualcosa simile ad un sorriso per tranquillizzarlo.

- Vado a fare una doccia.

- Sono qui se hai bisogno di qualcosa.

Scully tornò a sorridere.
Si tolse il pigiama appiccicoso e macchiato di sangue, vide le contusioni e decise che non ci avrebbe pensato, ora voleva solo che l'acqua calda scendesse per il suo corpo e che portasse lontano il suo odore e il suo ricordo. Per l'odore era abbastanza semplice, per i ricordi era tutta un'altra storia.

Sapeva che l'avrebbe superato, doveva farlo, quel bastardo già l'aveva avuta vinta una volta. Non si rallegrava della sua morte, ma non se ne sentiva colpevole come c'era d'aspettarsi, tenendo conto che era stata lei a premere il grilletto.

Decisamente non ci avrebbe pensato, si sarebbe messa sotto la doccia ed avrebbe fatto il possibile per dimenticarlo, non stava bene, ma sapeva che lo sarebbe stata con il tempo, aveva solo bisogno di tempo, tempo e Mulder accanto a sè.

Mulder riattaccò dopo aver ordinato il cibo, guardò attraverso la finestra del salotto da poco aveva incominciato a piovere, anche se in realtà non poteva affermarlo, la sua mente non era del tutto operativa, sapeva che non avrebbe mai dimenticato l'immagine di Scully insanguinata che svuotava il caricatore su quel pazzo.

Quello non era proprio da Scully, lei era razionale, quella che pensava prima di fare le cose, lei vegliava sulla sua integrità. Ciò che era successo continuava a sembrargli incredibile, quello era un comportamento tipico suo, gli avrebbe fatto piacere crivellare di colpi quel tizio lui stesso, quasi l'aveva fatto la prima volta cinque anni prima.

Ricordò la sensazione che qualcosa andava male mentre aspettava che il volo di Scully atterrasse, ricordò come si era sentito quando aveva avuto la certezza che qualcosa le era accaduto, " lei avrebbe già dovuto essere arrivata" si era ripetuto continuamente quella frase da quando aveva incominciato a sospettare qualcosa, cento possibilità si erano incrociate nella sua testa in quel momento anche se sapeva per istinto cos'era accaduto, prima che fossero confermati i suoi sospetti, l'aveva saputo semplicemente perché era lei.
Quando era accaduto era relativamente da poco che lei era tornata, che l'aveva ripresa tra i morti, che entrambi erano tornati in vita, lei in ospedale e lui con la sua anima nascosta tra le ombre, entrambi in un pozzo oscuro senza forze per uscirne fuori.

Anche se lei non stava nel suo stesso pozzo, altrimenti non sarebbe stato scuro.

Ma ora era lì, giusto all'altro lato del muro, non doveva preoccuparsi, lei stava bene. Stava bene? Mulder sentì il rumore dell'acqua nell'altra stanza, per la strada continuava a piovere, la via era bagnata e si potevano vedere le gocce d'acqua sul vetro della finestra. Molte volte si era sentito così, l'angoscia che si impadroniva di ogni poro della sua pelle, " lei sta nell'altra stanza, non essere paranoico, Mulder".
La vocina interna non lo tranquillizzava molto, non lo faceva mai, un'infinità di volte la chiamava in piena notte per sapere se stava bene, si presentava a casa sua senza avvertire a qualsiasi ora quando la sua paura era più forte di lui, aveva visto come era la sua vita senza di lei e non gli era piaciuta.

Non era certamente un segreto per lui che sentiva più di un sano interesse professionale per la sua compagna. L'amava, non solo era perdutamente innamorato di lei, e lo era, ma che la sentiva come qualcosa di suo. Non suo come il cellulare o i vestiti, suo come la voce, come ogni cellula del suo corpo.

Parte II

"I believe in the love, that she gave me,
I believe in the faith, that can save me,
I believe in the hope, and I pray that some day
It could rise me above this Badlands"

B. Springsteen. (Badlands)

L'acqua smise di scorrere nel bagno nel momento in cui bussarono alla porta.
Mulder si alzò silenzioso dal divano e l'aprì , pagò meccanicamente il ragazzo delle consegne, non controllò nemmeno il resto, sentiva il tatto freddo delle monete nelle mani e un odore familiare alle sue spalle, odorava di elettricità nell'aria presagio di tempesta, odorava di lei.
Portava un pantalone grigio e una maglietta dei Knics, i capelli bagnati lasciavano una scia di ricordi liquidi su di lei, trasparenti memorie di dove tutto esisteva.

- Spero che non t'importi, ho dimenticato di prendere il pigiama e non volevo rimettere quello che indossavo.

I suoi occhi danzarono silenziosi sui tratti di lui aspettando una risposta.

- Puoi tenertela se vuoi.

"Dopo questa sera non potrò mai più metterla di nuovo, non ora che tu ci sei esistita dentro amore mio"

Mulder sorrise con rassegnazione, mosse dolcemente la borsa calda con la cena e andò in cucina, senza la sua luce, a cercare i piatti.
Quando tornò Scully stava vicino alla finestra, ascoltando la pioggia che moriva contro il vetro, pensierosa, chiedendosi come era possibile che avesse dimenticato di prendere qualcosa come il suo pigiama, promettendosi che non si sarebbe lasciata vincere di nuovo, sapendo che non avrebbe lasciato uscire le lacrime ardenti dall'anima che le bruciavano negli occhi, per lui, per entrambi.

Osservò i movimenti dolci e familiari del suo compagno mentre metteva i piatti sul tavolo e sentì per la prima volta che incominciava a recuperare i pezzi sparsi nella stanza oscura della sua anima.

Si sedette silenziosa sul divano, accanto a lui, cenarono, in silenzio per minuti infiniti, minuti in cui nessuno sentì il bisogno di parlare per sentirsi bene, entrambi stavano lì, insieme.

Tra tutte le persone del mondo, tra tutte le cose, tra tutte le vite, loro stavano insieme.

Affrontando ognuno i propri particolari demoni quella notte, ognuno da solo ma sempre insieme.
Scully sapeva molto bene che avrebbe dovuto riconciliarsi con se stessa, dopo quello che era accaduto.

Non per aver ucciso un uomo, ma per non sentirsi colpevole per averlo fatto.
Mulder da parte sua avrebbe dovuto aggiungere alla sua lista di incubi diventati realtà la visione di Scully disorientata e ferita che sparava senza pietà su quel mostro.

Sapeva che il ricordo di quella cosa non sarebbe mai scomparso, che sarebbe stato impressa a fuoco nella sua anima per sempre, lo sguardo assente di Scully mentre premeva il grilletto, le mani di lei che stringevano fortemente l'arma perfino quando non c'erano più pallottole, l'odore della vendetta nell'aria.
Queste cose lo colpivano direttamente al cuore e gli ricordavano dolorosamente e senza pietà, che la sua più grande paura, la paura che non lo lasciava dormire di notte, la paura che viveva nei buchi più oscuri della sua anima, non era un'allucinazione, sapere che il suo più grande timore poteva diventare realtà, sapere che qualcuno poteva distruggerla, distruggere entrambi.

Avere l'assoluta e asfissiante certezza che la sua vita poteva andarsene all'inferno in un attimo.
Guardò Scully, che ancora silenziosa osservava i piatti sparsi sul tavolo, seduta accanto a lui.
Ricordò come per anni aveva pensato arrogantemente che un giorno la verità gli avrebbe dato la pace, che l'avrebbe liberato dal peso della sua colpa e dai suoi demoni, sorrise dentro di sè pensando che c'era stato un tempo in cui aveva creduto che quando avesse incontrato tutte le risposte sarebbe stato libero finalmente, che questa sarebbe stata la redenzione per un crimine che da tempo aveva incominciato a dubitare d'aver commesso una volta.
Non aveva mai sospettato che quella donna piccola e forte potesse essere l'unica luce nella notte eterna in cui lui viveva, la luce a cui afferrarsi con forza, in un egoistico tentativo di restare accanto a lei a qualsiasi costo.

Era il suo vero crimine, questa era alla fine la colpa da cui non avrebbe mai potuto scappare.

Scully poteva ancora sentite il tocco ruvido delle corde sulla pelle dei polsi, il suo alito sul collo, il sapore del sangue nella bocca e la paura, la paura intensa che le aveva fatto premere il grilletto in una improvvisa scarica di adrenalina. Veramente era questo che era successo?

Lei non voleva pensarci, non ancora, e non voleva dover pensare se Dio nella sua infinita tristezza aveva premuto il grilletto attraverso lei, o se lo stesso diavolo l'aveva fatto per restituire all'inferno il peggiore dei suoi demoni, ma soprattutto ciò che le dava più paura, la domanda più difficile da rispondere era, come suole essere, la domanda più facile da formulare: lei lo aveva fatto deliberatamente?

Si rese conto che era un dubbio con cui avrebbe dovuto vivere, che forse non sarebbe mai arrivata a comprendere i fatti di quella notte.
Guardò Mulder che si comportava come se stesse vedendo la televisione, anche se sapeva molto bene che era preoccupato per lei, aveva visto quello scintillio verde della colpa nei suoi occhi molte volte, sentì una pena infinita per lui, saperlo rinchiuso nell'amara prigione della sua colpa e non poter fare niente per evitarlo.

Tutti i giorni vedeva quello sguardo un paio di volte nel suo compagno, lei non l'aveva mai considerato colpevole di niente che le era capitato, lei aveva deciso di continuare al suo fianco, lui non l'aveva mai trascinata nella sua ricerca, lei aveva incominciato a fare parte di questo molto tempo fa senza ricordare come.
Si avvicinò a lui, che aveva appena parlato per tutta la sera, sentì il calore del suo corpo, la sua pelle emanava quell'odore caldo e salato che avrebbe potuto riconoscere in qualsiasi posto del mondo e ad occhi chiusi, le sue mani che l'avevano consolata un'infinità di volte, sulla pelle verde, il suo respiro lento e profondo che faceva sì che il petto salisse e scendesse sotto l'eterna maglietta grigia.

Lo guardò per secondi eterni, in cui esistettero solo loro e lo baciò a lungo sulle labbra.

Dopo quello il ritmo dei loro respiri accelerò, i loro sussurri interrotti lasciarono il posto a promesse rinnovate, odore di tempesta e fuoco che fluttuavano nella stanza.
Lui tremò al sentire il suo nome detto tra sospiri contro il orecchio, le mani grandi che percorrevano i contorni magici del piccolo corpo di lei che aveva immaginato per notti intere, sognandola, desiderandola.

Ora finalmente poteva sentire la bocca calda e urgente contro il suo corpo, bacca che aveva il sapore della pace infinita e di patto segreto.

L'alito di lui , prendendo la forma del suo nome contro il collo chiaro e morbido.

L'odore di tutti e due dietro i vetri bagnati dalla tempesta, spargendosi per la stanza e riempiendo i buchi bui di un'anima rotta, un caleidoscopio di emozioni che aveva sempre pensato di non aver diritto di conoscere.

La pelle dolce di lei contro la sua, diventando una frontiera fisica delle loro anime unite per sempre.

Il sapore di lei tra le sue braccia, il suo calore e la sua intera vita mentre faceva l'amore senza riserve, quello che c'era tra loro era sempre stato qualcosa di più di una cosa fisica, l'unico modo in cui potevano capirsi ora, corpo contro corpo, silenzi infiniti che avevano fatto posto a gemiti di liberazione, sottili carezze che ora erano la scia calda di baci sulla loro pelle, parole che entrambi sapevano da molto tempo prima, amore ed abbandono assoluti più in là di qualsiasi tempo e qualsiasi vita.

Lui le accarezzò la pelle dolente, lasciando dolci baci con il sapore di promesse eterne e speranze nuove, e lei gli portò calore con le sue mani e baci negli angoli più bui e freddi del corpo e dell'anima.
Quando la luce del nuovo giorno incominciò a spargersi dolcemente sui mobili Scully aprì lentamente gli occhi e riconobbe immediatamente la stanza di Mulder, e non ebbe bisogno nemmeno di un altro secondo per riconoscere il corpo caldo e addormentato che stava dietro di lei, con il suo odore ancora sulla pelle.
Sapeva che quello che era accaduto la notte precedente tra loro non aveva motivo di cambiare niente, era da tempo che sapeva che sarebbe stata sempre accanto a lui, era una verità da cui non poteva scappare, era il suo compagno nel più completo significato della parola, in realtà sapeva che quello che era accaduto non rappresentava una grande differenza per nessuno dei due, avevano fatto l'amore molte altre volte, attraverso le loro mani, le loro lacrime e i loro sguardi, sapeva perfettamente che nessuno al mondo poteva occupare il posto che lei aveva nella vita di lui, in quel momento, quella mattina d'autunno, sul letto, esistevano solo loro ed entrambi sapevano che sarebbe stato così per sempre.
Scully si accoccolò contro il corpo caldo e familiare del suo compagno e mentre il sonno la vinceva di nuovo penso che , anche se gli strappi da cui ad entrambi scappava l'anima stavano lì, non bruciavano più.

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