Le fanfic di X-Files

Impulsi

Scully pensa a Mulder
Autore: B.F
Pubblicata il: 25/09/2009
Tradotta da: Angelita
Rating: G, per tutti
Genere: MRS/RSM, VIGNETTE
Sommario: Scully pensa a Mulder
Note sulla fanfic: Questa piccola vignetta è ispirata dall'articolo di Lucia Exteberría" Feniletilamina", pubblicato nella rivista El Semanal. Il 20-9-98. Nel quale si descrivevano i pensieri incoerenti di una donna innamorata. Indovinate chi è qui la donna innamorata....

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Altre note: Il POV di Mulder è stato scritto da Irati
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Notti insonni. Giorni malinconici. Mi addormento con la sua immagine inchiodata nella retina. Monopolizza il mio riposo, come fa nel lavoro. Abita nei miei sogni. Mi riscatta dagli incubi. Mi sveglio credendo di ascoltare il suono della sua voce, sentendo il calore del suo respiro, rimpiangendo la passione del suo sguardo.

Assurdo.

Ho comprato uno spazzolino da denti nuovo quando so che non ne ho bisogno. E lamette da barba, che non uso per depilarmi. Ho svuotato uno dei cassetti del bagno. Anche se per farlo ho dovuto disfarmi di parte dei miei cosmetici e creme per il viso. Faccio il bagno al posto della doccia, rinnegando i precetti ecologisti. Con sali profumati. Mi spalmo oli e creme per il corpo troppo cari e buonissimi, come se invece di andare a lavorare andassi a cena tutti i giorni con il Presidente degli Stati Uniti.

Ridicolo.

Mi metto biancheria che credevo inesistente nel mio guardaroba. Raso. Seta. Merletti. Preferisco le gonne ai pantaloni. I vestiti aderenti a quelli larghi. Le scarpe con il tacco alto, alle comode- ma poco attraenti- scarpe basse. Impiego circa un'ora per vestirmi. E altre tanto per truccarmi. Sperimento pettinature scandalose davanti allo specchio mentre il mio corpo si muove in modo seducente al ritmo di una musica silenziosa.

Incomprensibile.

Ho una bottiglia di tè freddo nel frigorifero, sempre pronta. Compro buste di semi di girasole compulsivamente, e le lascio aperte in ogni angolo della casa. L'odore del sale satura i miei sensi e mi trasporta in un mondo di fantasie irrealizzabili. La mia vista si annebbia con le immagini delle sue labbra che aprono, assaporano, succhiano i piccoli semi. Ricreo i suoni che incoscientemente crea il movimento della sua lingua che lotta per raggiungere l'obiettivo. Le dita che sfiorano la superficie bagnata delle labbra.

Pericoloso.

Faccio mie le sue frasi e parole, e le ripeto in tutte le mie conversazioni. Rido delle sue cattive battute. Analizzo e rifletto seriamente sulle sue assurde teorie. Ne memorizzo i gesti, le abitudini, i vestiti. Adoro le sue cravatte e ho inconfessabili fantasie con i suoi occhiali. Per non parlare della mia ossessione per i suoi jeans.

Stupido.

Enumero i suoi difetti per finire per considerarli parte delle sue virtù. Mi disarma la perfezione impressionista del suo viso: gli occhi caledoscopici, il monumentale naso- che se fosse mio potere dichiarerei patrimonio storico dell'umanità- l'esuberante bocca, la geometrica mascella. Tutti i pezzi formano la tela gloriosa di questo volto che ammiro e venero.

Infantile.

Non posso conciliare il sonno finchè non ricevo l'abituale e tardiva telefonata. Il mio ritmo cardiaco accelera quando suona il telefono. Mi tremano le mani mentre lo prendo. Balbetto quando riconosco la sua voce. Rivivo i nostri dialoghi passati. Metto in scena in un continuo monologo mentale i futuri. E il mondo esterno si deforma e sfuma finchè non l'ho di nuovo vicino a me.

Insensato.

Accarezzo i bambini nel parco e i gatti e i cani randagi quando passeggio. Il mio viso mostra un sorriso compiacente, che divido con quelli che incrocio per la strada: i dipendenti del supermercato, i passanti sconosciuti, i colleghi di lavoro, il capo, gli amici, la famiglia. Con tutti meno che con lui. Per lui ho riservato qualcosa di speciale: lo scintillio che acquisiscono i miei occhi quando avverto la sua presenza. Più sottile forse. Meno espressivo, impossibile.

Perturbante.

Ci sono giorni che perdo l'appetito, ma divoro cioccolato incontrollatamente. Passo dall'euforia alla tristezza in un attimo. Leggo romanzi sdolcinati impropri di una dottoressa in medicina, che mi fanno sospirare e mi commuovono. Vedo vecchi films in bianco e nero con cui finisco sempre per piangere senza rimedio. Accendo la radio, e ascolto solo ballate che parlano di passione, dolore e amore. Emozioni che traboccano, e mi provocano singhiozzi d'impotenza, rabbia e disperazione.

Irrazionale.

Il suono della sua risata manda scintille d'elettricità alla mia colonna vertebrale. Il suo sguardo passionale e impaziente mi riempie ilo petto di piccole farfalle scherzose. Il lieve sfiorare della sua mano con la mia spalla mi provoca un festival di fuochi d'artificio nella mente, che minaccia di divorare il poco senso comune che mi rimane. E se mi abbraccia, il mio corpo cerca di fondersi con il suo, con la segreta speranza di non potere- non volere- separarci più.

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Due facce della stessa medaglia. Due pesi della stessa bilancia. Lottando, gareggiando, sfidandosi mutuamente per mantenere l'equilibrio.

La mia testa: Assurdo. Ridicolo. Incomprensibile. Pericoloso. Stupido. Infantile. Insensato. Perturbante. Irrazionale.

Io mi difendo con validi e sensati argomenti.

Il mio cuore: Penso. Piango. Rido. Immagino. Creo. Dormo. Sogno. Temo. Desidero. Soffro. Muoio. Vivo. Amo. Sento.

Esso mi disarma con semplici e spontanei impulsi.

E per quanto lo medito, lo analizzo, lo studio, lo osservo lo rifiuto e lo nego, la bilancia s'inclina sempre a suo favore. Sempre.

Perché il cuore ha delle ragioni che la testa non comprende.

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