#8X03 Patience - Umano?

#8X03 Patience - Umano?
di Chris Carter
diretto da Chris Carter


Mentre affronta il suo primo X-File riguardante una serie di orrendi omicidi che coinvolgono una creatura simile ad un pipistrello, Doggett si rende rapidamente conto che le sue tecniche di indagine sono molto diverse da quelle di Scully.
Un fulmine cade mentre un'auto svolta in una vecchia casa a Burley, Idaho. Un uomo di nome George esce dall'auto e lentamente entra nella casa. Sua moglie si alza nel letto e lo sgrida per averla svegliata. George, un becchino, viene mandato fuori a togliersi i vestiti che sono impregnati di fluido per imbalsamare. Mentre si spoglia, vede qualche cosa sul soffitto sopra di lui. Sembra essere un grosso pipistrello. La creatura rapidamente balza sopra George. La moglie di George sente le sue grida e va giù dalle scale. Alla vista di suo marito insanguinato grida, ed il pipistrello l'attacca.

Presso l'FBI Scully, guarda malinconicamente la targhetta della scrivania di Mulder quando viene sorpresa da delle voci provenienti dal corridoio. Doggett entra con altri due agenti che ridono. Al suo sguardo di fuoco, li congeda. Doggett chiede a Scully della mancanza della sua scrivania nell'ufficio. "Questo è l'ufficio del mio collega," dice, rimettendo la targhetta al suo posto. "Lei ed io lo useremo solo per un po'." Scully accende il proiettore di diapositive con le fotografie dei due omicidi. Scully comincia a descrivere il caso, scivolando con facilità nel ruolo di relatore di Mulder. I morsi sulla moglie appaiono essere di un uomo. 

Scully e Doggett si recano presso la casa della coppia, ed all'esterno incontrano il detective Abbott. L'agente parla direttamente a Doggett, dando la schiena a Scully. Benchè le impronte sul portico non sembrino nè umane nè animali, Scully suppone che potrebbero benissimo essere umane. L'agente, che crede siano state lasciate da un animale, dubita della credibilità di Scully. All'interno della casa, Doggett trova un'altra impronta e ipotizza che il sospetto sia un assassino deviato con un piede deforme. Scully rifiuta quell'ipotesi. Due dita di George sono nell'attico, ed il loro odore convince Scully che sono state rigurgitate. I segni di unghie nella trave sopra alle dita assomigliano a quelli trovati sul portico. Scully afferma che sembra come che qualcuno fosse stato "appeso là." Nel frattempo, presso la residenza dei McKesson, una donna anziana guarda un album di fotografie nel suo attico mentre il mostro la guarda. La creatura salta fuori dalle ragnatele e la uccide. Più tardi, all'obitorio, Scully descrive come i segni sui corpi delle precedenti vittime combacino con i segni di unghie lasciati sul legno. Gli enzimi trovati nella saliva dei morsi suggeriscono che un pipistrello abbia ucciso la coppia. Doggett le mostra un giornale del Montana del 1956 che parlava di un uomo pipistrello che era stato ucciso da alcuni cacciatori in seguito all'uccisione di molta persone.

Il giorno successivo, gli agenti investigano sull'assassino McKesson. La figlia della donna, Ariel, è stata trovata morta ed il suo corpo bruciato una settimana prima. Questa donna aveva visto la figlia l'ultima volta nel 1956 - lo stesso anno del ritaglio di giornale. Scully è convinta che Ariel sia il collegamento tra tutti gli assassini, mentre Abbott si arrabbia con lei per le sue oltraggiose teorie. Dopo che Doggett ha tirato da parte Abbott, l'agente acconsente ad eseguire l'ordine di Scully di esumare il corpo di Ariel. Scully è arrabbiata con Doggett per come l'ha assecondata, sebbene le sue teorie siano stentate. "Forse sono solo un poliziotto vecchia maniera," dice, "Ma non sono propenso al salto logico." Lei lo mortifica facendogli notare che lui stesso adopera il salto logico dato che crede all'articolo che parla di un uomo pipistrello. 

Il detective Abbott va al cimitero, ma la bara di Ariel è già stata dissotterrata. Dispone che il corpo sia portato all'obitorio, ma qualcosa attira la sua attenzione in un vicino albero. Un uomo con le ali di un pipistrello vola fuori dall'albero e si abbatte a morte su Abbott. Più tardi il suo corpo insanguinato viene portato all'obitorio dove si trova Scully, mentre Doggett lo osserva solennemente. Gli altri poliziotti dicono a Doggett che diffidano delle teorie di Scully e la ritengono responsabile della morte del detective. L'autopsia di Scully su Ariel rivela che, benchè il corpo sia stato bruciato, è morta di cause naturali. La creatura simile ad un pipistrello ha ucciso le persone che sono venute in contatto col corpo. Myron Stefaniuk, l'uomo che aveva trovato il corpo di Ariel, è ancora vivo. Scully e Doggett, temendo per la sua vita, si affrettano ad incontrarlo. Myron non è interessato. Suo fratello Ernie era uno dei cacciatori che sparò alla creatura 40 anni prima, e quando Myron rifiuta la loro protezione, lo sorvegliano dalla macchina. Scully comincia a dubitare di se stessa, in quanto gli è troppo difficile ragionare come Mulder. Doggett difende le sue conclusioni, e le fa notare che "Io non sono Fox Mulder, ma mi accorgo quando un uomo ha qualcosa da nascondere." Non sapendo di essere sorvegliato, Myron sale sul suo furgone mentre la creatura attende sopra di lui. Carica una zattera con delle provviste e la spinge verso l'Isola degli Uccelli. 

Più tardi quella notte, un misterioso uomo dal viso coperto va a recuperare gli approvvigionamenti, ma viene fermato da Scully e Doggett. Gli tolgono il fazzoletto dal volto e scoprono che è Ernie Stefaniuk. Si è nascosto per tutti questi anni, temendo per la sua vita a causa dell'uomo pipistrello. La moglie di Ernie era Ariel, la donna bruciata che Myron ha trovato nell'acqua. Il mostro ha ucciso chiunque avesse traccie del profumo di Ernie tramite il corpo della moglie. Ernie teme per la vita del fratello, dicendo agli agenti che la creatura si comporta come un pipistrello e attacca solo di notte. Doggett se ne va per salvare Myron, ma viene assalito da dietro dall'uomo pipistrello. Aspettando assieme a Scully, Ernie le dice che ora lei è segnata. Sentono dei rumori sul tetto della capanna, e Scully spara alla cieca verso il soffitto. Esce per ispezionare, ma la creatura attacca Ernie all'interno della capanna. Scully irrompe e spara al pipistrello, ma questi fugge via. Doggett entra, insanguinato e ferito. Anche lui, spara al pipistrello che vola via nella notte. 

Tornata all'FBI, Scully guarda ancora una volta la targhetta di Mulder. Doggett entra con un fax di Myron, che si è dato alla macchia. Scully chiede a Doggett se crede che il mostro darà loro la caccia ora. "Sono sicuro di averlo colpito, agente Scully," l'assicura. "Sono certo che anche lei lo ha colpito." Scully è incerta, ma ringrazia Doggett per averle coperto la schiena. "Ho fatto solo il mio dovere", dice. Lei dice a Doggett che è giusto che si senta a suo agio nell'ufficio, e mette la targhetta di Mulder nel cassetto della scrivania. 
Attori Protagonisti
GILLIAN ANDERSON - Agente Speciale Dana Scully
ROBERT PATRICK - Agente Speciale John Doggett

Attori Co-Protagonisti
Bradford English - Detective Abbott
Gene Dynarski - Ernie Stefaniuk
Dan Leegant - Myron Stefaniuk
Jay Caputo - Uomo Pipistrello
Eve Brenner - Piccola signora anziana
Annie O'Donnell - Signora anziana
Brent Sexton - Becchino
Bryan Rasmussen - Vicesceriffo
Gary Bullock - Tall George 

Trasmesso la prima volta in TV
USA 19/11/00
Italia 29/04/01
#
SCENA 1
BURLEY, IDAHO
3:05 AM


(E’ notte. Si sta per scatenare un temporale. Una vecchia auto arriva e si ferma davanti ad un’abitazione di campagna. Un uomo alto, sulla sessantina, scende lentamente dall’auto e si dirige verso la casa. Sale le scale ed entra. Si sente il rumore dei suoi passi. Al piano di sopra, una donna sta dormendo e si sveglia di soprassalto, udendo i passi.)

DONNA: Santa pazienza, George! Ti rendi conto che ore sono?

(La porta della stanza si apre. E’ l’uomo che è entrato in casa. E’ il marito della donna.)

GEORGE: Non volevo svegliarti.
DONNA: Ah, davvero? Il tuo odore si sente dalle scale! Siamo sposati da trentanove anni e a volte mi meraviglio ancora che non abbia risvegliato qualche cadavere!
GEORGE: Col vecchio McPherson non ha funzionato, pace all’anima sua.
DONNA: E’ tardi. Va fuori a toglierti i vestiti e fatti una doccia, stanotte vorrei dormire.

(George annuisce e rimane lì in silenzio)

DONNA: George?
GEORGE: Ho sentito Tahoma, ho sentito.

(Il vecchio chiude la porta e va a togliersi i vestiti fuori, sotto il portico. Mentre si sta spogliando nota qualcosa appeso al soffitto del portico.)

GEORGE: Ma che diavolo... Che diavolo c’è lassù?

(Un lampo illumina il volto di una strana creatura che è appesa al portico. George, spaventato a morte, cerca di rientrare. La creatura, un misto tra un uomo e un pipistrello, si avventa su di lui. George grida. Al piano di sopra Tahoma sente gridare il marito e si alza per andare a vedere cosa succede. Scende le scale.)

TAHOMA: George?

(La donna arriva al piano di sotto e vede che la creatura si è avventata su George e lo sta divorando. Thaoma grida, ma la creatura assale anche lei. Sul tetto, il segnalatore di vento si muove.)


SIGLA

SCENA 2
UFFICIO DEGLI X-FILES


(Scully è da sola nell’ufficio degli X-Files. Si avvicina alla scrivania e prende tra le mani la targhetta con su scritto “Fox Mulder”. Si sentono alcune voci di uomini provenire dal corridoio.)

UOMO #1: Allora è questa la Siberia dell’FBI!
UOMO #2: Mi confinassero qui finirei anch’io per vedere omini verdi dappertutto!

(Si sentono delle risate. Sulla porta sbucano Doggett e altri due uomini. Lui ha in mano un bicchiere. Appena vede Scully si ferma, sorpreso di trovarla già in ufficio.)

SCULLY: Buongiorno.
DOGGETT: Buongiorno. (Dopo un attimo di silenzio, si rivolge ai due uomini che non appena hanno visto Scully si sono scambiati uno sguardo) Ehm... ci sentiamo più tardi.
UOMO #1: Ok, ciao.

(I due se ne vanno. Doggett entra nell’ufficio.)

DOGGETT: Amici di vecchia data, erano curiosi.
SCULLY: Non sono un’attrazione da circo, agente Doggett, sono qui per lavorare.
DOGGETT: Beh, se è per questo anch’io. Ho approfittato del week-end per acclimatarmi, ho terminato di sfogliare gli ultimi X-File stamattina presto. Ero in cerca di un caffè.
SCULLY: Bene. Qualche interrogativo?
DOGGETT: Un piccolo elenco direi! Prima però... se è così gentile da indicarmi la mia scrivania, inizierei a sistemarmi.
SCULLY: E’ l’ufficio del mio collega, agente Doggett. Consideriamoci ospiti a tempo determinato.

(Seccata, Scully ripone la targhetta di Mulder sul tavolo.)

DOGGETT: Cos’abbiamo per rompere il ghiaccio?
SCULLY: Un bel duplice omicidio, avvenuto in Idaho. (Doggett spegne le luci) Maschio bianco, 62 anni, becchino di professione, deceduto in casa sua a pochi passi dal cadavere della moglie.

(Scully aziona il videoproiettore. Doggett rimane scioccato dalle immagini.)

DOGGETT: Porca miseria!
SCULLY: E’ morto per dissanguamento. Il corpo presenta numerose ferite, o meglio, morsi. (si vede la foto di George insanguinato) Qualche idea? Domande?

(Doggett appoggia il bicchiere e si avvicina alla foto.)

DOGGETT: Morsi?
SCULLY: Sulle mani e intorno al collo. Mancano due dita, sono state strappate via (Scully fa avanzare le foto e si vede una mano a cui mancano due dita)
DOGGETT: Da cosa? Un animale?
SCULLY: Io ho parlato di omicidio. Il referto dell’autopsia parla chiaro, i morsi sono umani (avanza ancora con le foto e ora si vede la moglie, Thaoma)
DOGGETT: Ne ho visti a centinaia di omicidi. Cadaveri squartati, ridotti ai minimi termini, ma questo... mi lascia senza parole. Qualche indizio sul movente?
SCULLY: Nessuno secondo la polizia locale.
DOGGETT: Strane abitudini? Aderivano a sette che praticano rituali?

(Scully scuote la testa.)

DOGGETT: Ah, non so che pensare sono... in un vicolo cieco.
SCULLY: Bene. Come inizio è incoraggiante.


SCENA 3
BURLEY, IDAHO
11:18 AM


(Davanti alla casa del becchino ci sono molti poliziotti. Scully e Doggett arrivano insieme con la loro auto. Scendono e si incontrano con lo sceriffo incaricato.)

ABBOTT: Siete quelli dell’FBI?
SCULLY: Si.
ABBOTT: (porge la mano) Yale Abbott, sceriffo della contea di Cassia.
SCULLY: Piacere, agente Scully. L’agente Doggett.
ABBOTT: (rivolto a Doggett) In genere ce li laviamo da noi i panni sporchi però qualche passacarte dell’ufficio del sindaco ha pensato di cambiare lavanderia. Detto questo, siamo pronti a collaborare con voi per risolvere il caso.
DOGGETT: Non sarà una passeggiata. Gli elementi in nostro possesso sono sconcertanti.
ABBOTT: In che senso?
SCULLY: Le assicuro che casi del genere sono il pane quotidiano della nostra unità, il fatto è che l’agente Doggett è stato appena assegnato agli X-Files. Per quanto mi riguarda la presenza di morsi umani non mi sconcerta affatto.
ABBOTT: E’ proprio qui che volevo arrivare, signora. Non sono convinto che siano morsi umani. Sono stati i vicini di casa a trovare i cadaveri. Avvicinandosi hanno alterato la scena del delitto.

(Vanno tutti e tre verso il portico dove un poliziotto sta rilevando delle impronte.)

ABBOTT: I miei uomini hanno fatto i salti mortali per isolare e classificare le impronte e questo è il risultato. Avvicinatevi.

(Fa vedere loro delle impronte, metà animali e metà umane, con quattro dita.)

ABBOTT: Guardate. Che ve ne pare?
DOGGETT: Secondo lei?
ABBOTT: So solo che non è umana.
SCULLY: Non sembra neanche di un animale.
ABBOTT: Si vedono solo quattro dita.
SCULLY: Può trattarsi di una malformazione congenita, in fondo non è più rara della polidattilia.
ABBOTT: (rivolto a Doggett) E che diavolo significa?
DOGGETT: Che potrebbe essere umana, suppongo. (rivolto a Scully) E’ una giusta supposizione?
SCULLY: (Si alza, irritata) Qui si lascia troppo spazio alle supposizioni. Il patologo legale ha certificato la natura di quei morsi e lei che fa? Rinviene un’impronta fuori dall’ordinario e getta tutto alle ortiche rincorrendo la spiegazione più facile. Non le è venuto in mente che potrebbe essere un punto di partenza per spiegare i morsi?
ABBOTT: In che modo?
SCULLY: Ah, questo ancora non lo so.
ABBOTT: (rivolto a Doggett) Questo ancora non lo sa.
DOGGETT: Senza nulla togliere alla teoria dell’omicidio, i cadaveri potrebbero essere rimasti qui a lungo nel cuore della notte e potrebbero avere attratto qualche bestia selvaggia.

(Abbott e Doggett guardano Scully in attesa di una sua risposta.)

SCULLY: La predazione post-mortem è una delle eventualità da considerare, certo, ma io vedo solo un’impronta. Una bestia assetata di sangue ne avrebbe lasciate parecchie... lungo tutto il portico... in giardino... Non crede agente Doggett?

(Si voltano verso il giardino e un gruppo di una decina di agenti si guarda i piedi e cerca di spostarsi per controllare che non abbiano contaminato la scena del crimine e non ci siano eventuali impronte di animale.)

DOGGETT: Provo a dare un’occhiata in giro.

(Doggett entra in casa. Scully rimane fuori e nota qualcosa sotto al tetto del portico.)

ABBOTT: Sa che le dico? Ci sono due poveri vecchi all’obitorio, massacrati che non si riconoscono nemmeno, non abbiamo indiziati, non c’è uno straccio di movente, le prove che abbiamo raccolto tendono a escludere un delitto di matrice umana e lei se ne frega, continua a insistere che dobbiamo cercare una persona. Tante grazie, agente Scully, possiamo cavarcela da soli. (sta per andarsene)
SCULLY: I passacarte del comune sarebbero più che soddisfatti della sua teoria, sceriffo, ne sono certa. Per non parlare del sospiro di sollievo che tirerebbe l’opinione pubblica. Ma quell’essere rischia di rifarsi vivo. E comunque... io non ho detto che si deve cercare una persona.

(Abbott se ne va. Doggett chiama Scully dall’interno della casa.)

DOGGETT: Agente Scully!

(Scully entra e va ai piedi delle scale.)

DOGGETT: Sembra un’altra impronta.
SCULLY: E questo complica ulteriormente la situazione.
DOGGETT: Forse non ci sono impronte in giardino perché chi ha lasciato queste non c’è passato, veniva dall’interno.
SCULLY: Una cosa è certa, l’impronta conduce al piano di sopra.

(Doggett sale le scale. Entra nella stanza da letto e trova un’altra impronta.)

DOGGETT: Qui ce n’è un’altra parziale. (Scully lo raggiunge) Proviamo a considerare la spiegazione più ovvia.
SCULLY: Mh-mh
DOGGETT: La più scontata. L’assassino è un semplice essere umano, magari un serial killer con un piede deforme. Ha presente il principio del rasoio di Occam?
SCULLY: Sì, data una scelta fra due spiegazioni scegliere sempre la più semplice. L’agente Mulder lo definisce “Il principio di Occam che limita l’immaginazione”. Però magari lei sa spiegarmi semplicemente com’è possibile che un killer con un piede deforme lasci impronte distanti dieci metri fra loro.
DOGGETT: No.
SCULLY: O perché diavolo è salito qui sopra.
DOGGETT: Non lo so (cercando di aprire la finestra) cerco anch’io di farmi un’idea.

(Scully entra nella cabina armadio. Guarda in alto e vede qualcosa.)

SCULLY: Agente Doggett?

(Doggett la raggiunge e guarda in alto pure lui. Il passaggio che sale in soffitta è aperto. Doggett prende una sedia. Scully con la pistola in mano, sale su aiutata da Doggett.)

SCULLY: C’è poca luce.
DOGGETT: Vede qualcosa? Agente Scully.
SCULLY: (andando verso la finestra) Un secondo, mi dia il tempo.

(Scully apre la tenda della finestra e Doggett sale in soffitta.)

SCULLY: Se c’era qualcuno è probabile che sia uscito dalla finestra.
DOGGETT: (si guarda nella tasca interna della giacca e tira fuori un piccola torcia) Non se la porta mai una torcia?
SCULLY: (Scully scuote la testa) Che sbadata.

(Iniziano entrambi a guardare un po’ intorno. Doggett trova due dita mutilate su un vecchio tavolo.)

DOGGETT: Le piacciono le sorprese?
SCULLY: Dipende.
DOGGETT: Al cadavere dell’uomo mancavano due dita, ricorda? La domanda è come sono arrivate fin qui.
SCULLY: (si avvicina per vedere) Odore inconfondibile, sembrerebbero rigurgitate... e di recente.
DOGGETT: Ad opera di chi?

(Scully guarda in alto e vede dei buchi nella trave di legno simili a grossi graffi.)

SCULLY: Li ho visti anche sul portico.
DOGGETT: A guardarli sembra come se... se qualcosa... si fosse....
SCULLY: Attaccato lì?

(Doggett annuisce.)


SCENA 4
RESIDENZA Mc KESSON
3:18 PM


(Un’anziana signora apre la finestra della sua soffitta. Prende tra le mani un album di foto, ripulisce la copertina dalla polvere, si siede su una sedia ed inizia a sfogliarlo. Sulla copertina c’è scritto il nome Ariel. La donna sfoglia le pagine e piange in silenzio. Nascosto, vicino a lei purtroppo, c’è l’essere metà uomo e metà pipistrello che la sta osservando emettendo strani grugniti. La donna sente il rumore, alza il volto e vede l’essere piombarle addosso. La donna grida.)


SCENA 5
OBITORIO DELLA CONTEA DI CASSIA


(Scully copre il cadavere del becchino con un lenzuolo e si toglie i guanti in lattice. La porta si apre ed entra Doggett.)

DOGGETT: Fa le ore piccole.
SCULLY: Sì, ero in attesa delle analisi di laboratorio e ho approfittato per dare un’occhiata ai cadaveri.
DOGGETT: Ci sono novità?
SCULLY: Parecchie direi, e tutt’altro che rassicuranti sulla presunta natura della bestia che li ha uccisi.
DOGGETT: Bestia? C’eravamo orientati su un uomo.
SCULLY: Ho cambiato idea, gli elementi che ho raccolto escludono la pista umana a favore di quella... animale. I graffi sui cadaveri corrispondono a quelle impronte a quattro dita rinvenute in casa e i morsi hanno caratteristiche umane, canini, molari, corrisponde tutto. Ma c’è un elemento nuovo. Le analisi di laboratorio hanno evidenziato alcuni enzimi che non rientrano nel patrimonio umano. Anticoagulanti, per la precisione che... che di solito si riscontrano nella saliva dei pipistrelli.
DOGGETT: Pipistrelli?
SCULLY: Esatto. E guardi, non mi chieda com’è possibile, so solo che devo scusarmi con lo sceriffo.
DOGGETT: Non ne sarei così convinto se fossi in lei. (apre una cartellina e dentro c’è un articolo di giornale che porge a Scully) Dia un’occhiata. Montana, 1956. Pare che un gruppo di cacciatori uccise “Batman”.
SCULLY: (leggendo l’articolo) Il coroner ha confermato che la creatura non è né uomo né animale.
DOGGETT: In seguito quello stesso coroner venne mangiato vivo da un essere col piede a quattro dita. Gli strappò via intere porzioni del corpo che poi rigurgitò altrove.
SCULLY: Come andò a finire?
DOGGETT: Cinque vittime fra morti e dispersi, poi le sue tracce si persero e venne dimenticato. Ma a quanto pare è tornato, e a quasi mezzo secolo di distanza uccide ancora.

(Nella soffitta di casa McKesson, il cadavere mutilato della donna giace a terra insanguinato. Con un grugnito, la creatura fa un balzo e scappa via.)


SCENA 6
RESIDENZA McKESSON
5:51 PM


(Doggett sta esaminando i graffi sulla finestra di casa McKesson. Due agenti portano via il cadavere della donna mentre entra lo sceriffo Abbott.)

ABBOTT: (rivolto a Doggett) Ha già notato quei segni? (Doggett annuisce) Lassù ce ne sono altri. (Doggett raggiunge l’altro lato della stanza e tocca la trave di legno) Ci vogliono artigli robusti per lasciare solchi così. Non me ne importa niente delle vostre teorie, questo scempio non l’ha fatto un uomo.
DOGGETT: (annuisce e si avvicina a Abbott) A questo punto non posso darle torto sceriffo e ritengo di parlare a nome anche dell’agente Scully.
ABBOTT: Avete già qualche idea?
DOGGETT: Forse. (si guarda nella giacca) Dia un’occhiata a questo vecchio giornale.

(Scully li raggiunge nella soffitta.)

SCULLY: Agente Doggett?
DOGGETT: (tira fuori l’articolo dalla sua giacca e lo porge allo sceriffo) E’ molto interessante, risale al ‘56.
SCULLY: Ho trovato qualcosa. Un album di foto, forse il nostro primo vero indizio.
ABBOTT: Si spieghi.
SCULLY: La vittima aveva una figlia, Ariel, l’hanno ripescata morta nel fiume una settimana fa.
ABBOTT: Ha ragione. E’ toccato a me informare la signora McKesson. Che c’entra però? Non vedo la connessione.
SCULLY: La vittima aveva sessantadue anni e il cadavere è finito nel fiume dopo essere stato bruciato, apparentemente senza motivo. Inoltre madre e figlia non si vedevano da quasi mezzo secolo, dal ’56 per l’esattezza, lo stesso anno in cui si sono verificati quegli strani omicidi nel Montana.
ABBOTT: (rivolto a Doggett) Lei vede la connessione?
DOGGETT: Scusi, ma sinceramente non capisco dove vuole arrivare.
SCULLY: E’ la figlia, la connessione.
ABBOTT: In che senso?
SCULLY: Il senso ancora non lo so, ma è un dato di fatto che gli omicidi sono iniziati dopo il ritrovamento del cadavere.
ABBOTT: Ma si rende conto? Ci prende gusto a attaccarsi alle ipotesi più strampalate e inverosimili del mondo?
SCULLY: Fossi in lei, sceriffo, mi ci attaccherei al volo. Se il cadavere è stato bruciato, un motivo ci sarà, e forse riesumandolo capirà il perché.
ABBOTT: Ma per la miseria è impazzita? Ma chi se ne frega del cadavere, io devo proteggere chi è ancora vivo!
DOGGETT: Permette?

(Dogget prende Abbott in disparte e iniziano a parlare sottovoce.)

DOGGETT: (bisbigliando) Sceriffo Abbott, perché non fa riesumare il cadavere? L’agente Scully è un’esperta nel campo.

(Abbott se ne va. Scully guarda Doggett piuttosto seccata per essere stata esclusa dalla conversazione.)

SCULLY: Cosa gli ha detto, scusi?
DOGGETT: L’ho invitato a riesumare il cadavere, come chiedeva lei.
SCULLY: Cosa gli ha detto esattamente?
DOGGETT: Ecco, insomma... ho sottolineato che lei è un’esperta in fenomeni paranormali e che è più pratica di noi nel campo.
SCULLY: Una volta per tutte, non sono un’esperta. Sono una scienziata che ha visto parecchio e ho imparato che qualche salto logico non guasta nel nostro campo.
DOGGETT: Bene, avrà le sue buone ragioni.
SCULLY: Scusi un momento, mi faccia capire, se è così scettico nei miei confronti perché l’ha invitato a riesumare quel cadavere?
DOGGETT: Ho trascorso il week-end in ufficio spulciando una montagna di X-Files e ho notato subito che il salto logico è alla base del vostro approccio. Ma tengo a precisarle che non figura nel mio. L’esperienza mi ha insegnato che mentre si gioca col salto logico, uomini innocenti perdono la vita.
SCULLY: Se è tanto estraneo a quell’approccio perché si porta in tasca un vecchio articolo... che parla di un uomo pipistrello?

(Doggett e Scully si guardano per un attimo prima che lui se ne vada.)


SCENA 7

(Siamo in un luogo sconosciuto. Sembra un ripostiglio. Un pipistrello emette un grido. Dal rumore, sembra che ce ne siano altri. Una porta si apre ed entra un uomo con il volto coperto, indossa un paio di occhiali scuri e un cappello sulla testa. Dentro è buio e l’uomo ha in mano una torcia. Prende due piccoli pipistrelli e li chiude in una gabbia prima di uscire. All’esterno, l’uomo cammina fino ad un’abitazione in legno, sale i gradini, entra e chiude la porta sulla quale è appeso il corpo di un pipistrello imbalsamato.)


SCENA 8
CIMITERO DELLA CONTEA DI CASSIA
10:23 PM


(Un’auto della polizia arriva al cimitero. E’ lo sceriffo Abbott. Scende e si dirige verso due becchini che stanno riesumando il cadavere della donna carbonizzata.)

ABBOTT: Per la miseria, vi ho trasmesso l’autorizzazione solo mezz’ora fa, siete stati rapidissimi.
BECCHINO: Eh già. Ci hanno alleggerito il lavoro, sfido che siamo stati veloci!
ABBOTT: Come sarebbe a dire?
BECCHINO: Al nostro arrivo la bara era già mezza scoperta, non ci è restato che tirarla fuori. Dia un’occhiata al coperchio. E’ pieno di solchi, chissà cos’hanno usato per scavare. Vede?

(Abbott tocca con una mano il coperchio della bara e vede che ci sono solchi profondi tipo graffi.)

ABBOTT: Portatela all’obitorio. In fretta, mi raccomando.

(I due becchini caricano la cassa sul loro furgone, mettono in moto e partono. Lo sceriffo rimane lì e si guarda attorno. Nota qualcosa che si muove in un grande buco nel tronco di un albero. E’ l’essere metà uomo e metà pipistrello. L’essere apre gli occhi e vede lo sceriffo)

ABBOTT: Oh Cristo... oohh...

(Il detective si volta spaventato a morte e inizia a correre. L’essere esce dal suo nascondiglio e fa un grande balzo volando sopra allo sceriffo e facendolo cadere a terra. Inizia a strappargli dei pezzi di carne. Lo sceriffo grida e tenta di scappare. Per un attimo riesce a liberarsi, ma l’essere gli piomba addosso di nuovo sbranandolo. Si sentono le grida dello sceriffo e i grugniti dell’essere che lo sta divorando.)


SCENA 9
OBITORIO
1:07 AM


(Un inserviente sta spingendo una barella con sopra il cadavere dello sceriffo Abbott. Scully, in abiti da medico, è seduta su uno sgabello e lo guarda entrare. L’uomo esce ed entra Doggett. Scully si volta verso di lui e poi verso il cadavere. Un uomo dello sceriffo entra e parla con Doggett.)

AGENTE DI POLIZIA: Può uscire un momento?

(Scully, davanti al cadavere, si volta verso Doggett. Doggett la guarda poi segue l’agente. All’esterno ci sono altri uomini e hanno l’aria piuttosto ostile.)

AGENTE: Ci siamo fidati di voi e lo sceriffo ci ha rimesso la vita, dovevamo avviare le ricerche all’istante agente Doggett!
DOGGETT: Avviatele ora se credete.
AGENTE: Ora dice? E ci voleva un altro cadavere per convincervi? Sappia che non prenderemo ordini né da lei, né dalla sua collega. L’unica responsabile è lei.
DOGGETT: L’unico responsabile è ancora libero e fareste bene a trovarlo!
AGENTE: Non me ne frega niente se è competente o no. Quel cadavere non deve toccarlo! E me ne frego anche delle sue teorie da strapazzo! Qui non la vogliamo.

(Gli uomini se ne vanno. Doggett rientra nella stanza dove Scully è di fronte al cadavere.)

SCULLY: Mi linciano o mi lapidano?
DOGGETT: Ha sentito tutto?
SCULLY: Quanto basta direi.
DOGGETT: La situazione ci è sfuggita di mano. (copre il cadavere con un lenzuolo)
SCULLY: Non sono d’accordo, agente Doggett.
DOGGETT: Liberissima di pensarlo, per me invece è un brutto colpo per l’FBI.
SCULLY: Era una morte inevitabile.
DOGGETT: E lei che ne sa?

(Scully va verso un’altra barella dove è sistemato il cadavere della donna carbonizzata.)

SCULLY: Qui c’è la donna ripescata nel fiume. E’ morta per cause naturali. Infarto fulminante. Il suo corpo è stato bruciato in seguito.
DOGGETT: Da chi e per quale motivo?
SCULLY: Beh, per nascondere qualcosa ovviamente.
DOGGETT: Sì, ma cosa?
SCULLY: Io non ho la palla di vetro!
DOGGETT: Così non va. Sappiamo già cosa cercare. E sarebbe il caso di darsi una mossa invece di perdersi in inutili speculazioni.
SCULLY: Quell’essere uccide come un animale, ma con uno scopo preciso. S’è avventato sullo sceriffo con lo stesso movente per cui ha massacrato le altre vittime. Ognuna di loro aveva avuto qualcosa a che fare con il cadavere carbonizzato. Lo sceriffo l’aveva ripescato dal fiume, la madre identificato e il becchino lo aveva ricomposto nella bara.
DOGGETT: E’ entrato in contatto con qualcun altro?
SCULLY: Sì, con l’uomo che l’ha visto galleggiare, un certo Myron Stefaniuk.
DOGGETT: Stefaniuk?
SCULLY: Sì.
DOGGETT: Uno dei cacciatori che uccisero l’uomo pipistrello si chiamava Ernie Stefaniuk.
SCULLY: Nel fascicolo c’è l’indirizzo, speriamo che non sia tardi.


SCENA 10
FIUME SLADE
6:58 AM


(Un uomo anziano, sta tirando su dal fiume una chiatta con una corda. Sente dei rumori e si volta. Vede un’auto che sta arrivando. Sono Scully e Doggett. L’auto si ferma davanti a lui e i due scendono.)

DOGGETT: E’ lei Stefaniuk?
SCULLY: Myron Stefaniuk?
M. STEFANIUK: In persona.
SCULLY: Ah, meno male. (sorride) Eravamo in pensiero, veniamo da casa sua e siccome non ci ha risposto nessuno...
M. STEFANIUK: In pensiero per me?
DOGGETT: Siamo due agenti dell’FBI e abbiamo motivo di credere che la sua vita possa essere in pericolo.
M. STEFANIUK: Non capisco.
SCULLY: Alcuni omicidi su cui indaghiamo potrebbero essere collegati al cadavere che ha rinvenuto nel fiume.
M. STEFANIUK: Io l’ho segnalato e basta, cosa c’entro con le indagini?
DOGGETT: Forse niente, la nostra è solo un’ipotesi.
SCULLY: O forse rischia di essere la sua connessione col cadavere.
M. STEFANIUK: Non c’è nessuna connessione. L’ho visto passare e ho chiamato la polizia.
SCULLY: Lo so, ma potrebbe essere sufficiente.
M. STEFANIUK: E’ una follia, lasciatemi in pace! (se ne va seccato)
DOGGETT: Ernie Stefaniuk! (L’uomo si ferma immediatamente) Lo conosce? Sappiamo che nel ’56 viveva nel Montana.
M. STEFANIUK: Ernie era mio fratello.
DOGGETT: Durante una battuta di caccia uccise uno strano uomo mezzo animale.
M. STEFANIUK: Ma cosa vuole è passata una vita!
DOGGETT: Vorremmo parlare con lui. Sa dove si trova?
M. STEFANIUK: Impossibile è morto. Quell’essere l’ha massacrato.
DOGGETT: Un giornale dell’epoca lo dava per disperso però.
M. STEFANIUK: E’ storia di mezzo secolo fa! Andatevene! Lasciatemi in pace!

(Stephaniuk va verso il suo pick-up piuttosto adirato e se ne va.)


SCENA 11
4:28 PM


(Myron Stefaniuk è davanti a casa sua e sta riempiendo delle taniche di benzina. Scully e Doggett lo stanno spiando dall’auto con un binocolo.)

SCULLY: (guarda l’orologio) Sono più di nove ore che aspettiamo qui. E a quanto pare l’unico rischio che corre è morire di solitudine. (Doggett sorride) Magari mi sbaglio. Insomma, se siamo incappati in una serie di coincidenze stiamo perdendo tempo prezioso.
DOGGETT: Sembrava convinta fino a poco fa.
SCULLY: Sì, credevo di possedere elementi concreti, di averli dedotti scientificamente. Però... insomma forse... ho solo cercato di dargli una forma, di fabbricargli intorno una teoria.
DOGGETT: Ha già abbandonato il salto logico?
SCULLY: Non posso ragionare come lui.
( La battuta di Scully in lingua originale è la seguente "Maybe I'm just trying too hard" che significa "Forse ci sto provando troppo duramente".)
DOGGETT: Lui chi? Come Mulder? Io non mi sono laureato a Oxford e per quanto riguarda il paranormale so che gli uomini vengono da Marte e le donne da Venere. Ma credo che abbia visto giusto, agente Scully.
( La parte iniziale della battuta di Doggett in lingua originale è la seguente "To do what? To be Mulder?" che significa "A fare cosa? Ad essere Mulder?")
SCULLY: Come sarebbe a dire?
DOGGETT: Non sarò Fox Mulder, ma lo capisco se un uomo nasconde qualcosa. Myron Stefaniuk individua il cadavere di una donna sparita dal ’56. Ha un fratello di cui non ha notizie dal ’56 e quel fratello si trovò coinvolto nell’uccisione di una strana creatura nel ’56.
SCULLY: Il punto è capire cos’ha da nascondere.
DOGGETT: Siamo due validi investigatori, se avremo l’occasione, lo capiremo.

(Scully guarda di nuovo con il binocolo. Stefaniuk sta camminando con in mano le taniche riempite con la benzina. Dentro al capanno le sistema sul pick-up assieme ad altre provviste. Chiude le sponde e va ad aprire il portone scorrevole del capanno per poter uscire. L’essere è appeso al soffitto del capanno a testa in giù, i suoi occhi sono aperti. Stefaniuk non si accorge di niente, sale sul pick-up, mette in moto ed esce. Più tardi, Stefaniuk mette le taniche della benzina e le altre provviste, sulla chiatta di legno che trascinava la mattina dal fiume. Con la corda poi la fa tornare al centro del fiume.)


SCENA 12
BIRD ISLAND
9:17 PM


(Un uomo dal volto coperto e con un cappello sulla testa, lo stesso uomo che aveva preso i piccoli pipistrelli nel capanno, è sulla riva del fiume dove Stefaniuk ha fatto scivolare la chiatta. Doggett e Scully, dentro ad una piccola imbarcazione lo illuminano con una torcia.)

DOGGETT: Fermo!
SCULLY: Non si muova!

(L’uomo scappa, Doggett e Scully raggiungono l’altra riva del fiume a bordo della barca.)

SCULLY: Eccolo!

(L’uomo corre tra le sterpaglie e Scully lo insegue con la pistola in mano.)

SCULLY: Fermo! FBI! (L’uomo si ferma) Mani in alto! Le tenga bene in vista! Si volti lentamente. (l’uomo si volta, Doggett arriva di corsa)
DOGGETT: (puntandogli in faccia la torcia) Lei è Ernie Stefaniuk? Le ho chiesto se è Ernie Stefaniuk!
UOMO: Sì, sì.

(Doggett gli toglie il fazzoletto dal volto. L’uomo si sposta dalla luce. Ha molte cicatrici sul volto. Più tardi i tre sono nella casa di Stephaniuk. Doggett sta guardando il pipistrello imbalsamato che è appeso alla porta.)

E. STEFANIUK: Come si vive un vita normale quando le tue paure diventano ossessioni? Avreste fatto come me. Era l’unico modo per tirare avanti.
DOGGETT: Non ha mai lasciato l’isola?
E. STEFANIUK: (scuote la testa) Dal ’56. Sarebbe stata una follia. So cosa c’è al di là del fiume, e so che potrebbe cercarmi ancora.
DOGGETT: Sa cos’è quell’essere? Può darci qualche informazione?
E. STEFANIUK: So che è all’interno della scala evolutiva. I pipistrelli sono molto vicini alle scimmie, e dato che noi discendiamo dalle scimmie, può darsi che un uomo sia nato da un pipistrello e il risultato è che vive come quelle bestie, ma è in grado di vendicarsi a sangue freddo come un uomo.
SCULLY: Se fosse davvero come dice lei, crede che sarebbe in grado di raggiungerla qui? Su un’isola?
E. STEFANIUK: Sono convinto che mi raggiungerebbe anche in capo al mondo. Ecco perché lasciai credere a tutti di essere morto. Mio fratello mi è stato di grande aiuto. Vivevo solo con mia moglie.
DOGGETT: La donna carbonizzata rinvenuta nel fiume.
E. STEFANIUK: Ha rinunciato a tutto per restare accanto a me. (piange) Le vietai anche di dire addio alla madre. In quasi mezzo secolo di reclusione forzata aveva espresso un’unica richiesta. Essere seppellita in terra consacrata. Non aveva mai perso la fede.

(Scully e Doggett si guardano.)

SCULLY: Signor Stefaniuk, quell’essere ha ucciso quattro persone. E’ un po’ come se... se avessero avuto addosso il suo odore trasmesso attraverso vari tipi di contatto col corpo di sua moglie.
E. STEFANIUK: E mio fratello?
DOGGETT: Sta bene, si tranquillizzi.
E. STEFANIUK: Ha toccato anche lui il cadavere di Ariel, potrebbe essere la prossima vittima.
SCULLY: L’abbiamo visto stamattina, era in ottima forma.
E. STEFANIUK: Stamattina? I pipistrelli non escono allo scoperto con la luce del sole, aspettano la notte per gettarsi sulle prede!

(Scully e Doggett si guardano di nuovo, poi Doggett va verso la porta. Scully lo raggiunge.)

DOGGETT: (rivolto a Scully) Resti qui. Lo tenga d’occhio.

(Scully rimane con Stephaniuk. Doggett corre verso il fiume con la torcia in mano. Sta per salire sulla barca, prende un remo quando dalla sterpaglia l’essere metà uomo e metà pipistrello spicca un balzo su di lui, lo getta in acqua e lo aggredisce. L’essere emette i suoi soliti grugniti, i due lottano furiosamente nell’acqua, poi ad un tratto Doggett sviene e va lentamente sott’acqua.)

(Dentro la casa, Scully e Stefaniuk sono in attesa di Doggett. Scully guarda fuori dalla finestra.)

E. STEFANIUK: Mi sfugge ancora una cosa.
SCULLY: Sarebbe?
E. STEFANIUK: Come siete riusciti a trovarmi?
SCULLY: Seguendo suo fratello.
E. STEFANIUK: No, volevo dire, a chi è venuta l’idea?
SCULLY: Dalle indagini erano emersi elementi in contrasto con l’ipotesi di semplici omicidi. Lo sceriffo non era d’accordo e l’ha pagata cara. Con la vita.
E. STEFANIUK: E il suo collega? Era d’accordo o no?
SCULLY: Credo che ora si sia convinto.
E. STEFANIUK: Quindi è venuta in mente a lei l’idea.
SCULLY: Io ho messo in evidenza le connessioni, ma è stato lui, l’agente Doggett, a rintracciarla.
E. STEFANIUK: Ve ne pentirete in eterno.
SCULLY: Come, scusi?
E. STEFANIUK: Non dovevate mettere piede su quest’isola, ora siete marchiati anche voi, se ne rende conto?
SCULLY: Signore, sono qui per proteggerla.
E. STEFANIUK: (ride) Davvero e come conta di riuscirci? Qui non c’è strategia che tenga, doveva immaginarlo.
SCULLY: Senta, abbiamo a che fare con un essere vivente, carne e ossa come noi, non è immortale.
E. STEFANIUK: Se crede che si lascerà uccidere non ha capito niente! Ha atteso mezzo secolo per vendicarsi e attenderà ancora se è necessario! Finché non ne avrà l’occasione. Lei è una donna giovane e bella, si rende conto che significa vivere nel terrore? E’ disposta a rinunciare a una famiglia, ai figli sapendo che ovunque andrà sarà braccata da un mostro?

(Mentre stanno parlando si sente un “beep” provenire da un monitor sopra a un tavolo. Stefaniuk terrorizzato si alza in piedi e va a vedere.)

SCULLY: Che roba è?
E. STEFANIUK: Un radar di terra. Il sensore è tarato a tre metri d’altezza. Qualcosa sufficientemente grande da farlo scattare si sta avvicinando.

(Si sente un rumore sordo sul tetto. Seguono altri rumori. Scully estrae la pistola e la punta al soffitto. Spara prima nove colpi e poi altri cinque.)

SCULLY: Sente niente?
E. STEFANIUK: No.

(Scully cambia il caricatore alla sua pistola.)

SCULLY: Nemmeno io. Forse l’ho ucciso.

(Scully va alla porta. La apre, ma fuori non c’è nessuno.)

SCULLY: Se ha un fucile, lo carichi.

(Chiude la porta ed esce. Cammina sotto al portico, ma non vede niente. Scende le scale e guarda in alto. Gira attorno alla casa. All’interno, Stefaniuk carica il suo fucile, ma gli tremano le mani dalla paura. Vede un pezzo di legno rotolare giù dal caminetto. All’esterno, Scully continua ad ispezionare. In casa, Stefaniuk guarda nel caminetto, ma non vede niente. Arretra un po’ e quando si volta si ritrova davanti l’essere. Scully sente esplodere un colpo di fucile che squarcia il tetto e sente le urla di Stefaniuk. Apre la porta e vede l’essere che sta sbranando l’uomo. Gli spara quattro colpi alla schiena, ma l’essere fa un balzo e vola via. Scully non riesce a vederlo. Da dietro arriva Doggett.)

DOGGETT: Agente Scully!

(L’essere piomba addosso a Doggett facendolo cadere a terra. Doggett gli spara dieci colpi e l’essere vola via dalla finestra urlando. Scully lo aiuta a rialzarsi.)

DOGGETT: Sta bene?
SCULLY: Sì, sì, ma lei è conciato male. Oh, attento.

(Doggett si siede lentamente aiutato da Scully. Fuori si sentono le grida terribili dell’essere.)


SCENA 13
DUE SETTIMANE DOPO
UFFICIO DEGLI X-FILES


(Scully è sola. E’ di fronte alla scrivania di Mulder e prende in mano la targa col suo nome. Doggett entra con dei fogli in mano e Scully appoggia la targa sul tavolo.)

DOGGETT: Scusi il ritardo. Ho ricevuto un fax nel mio vecchio ufficio da parte del fratello di Ernie, Myron Stefaniuk.
SCULLY: E’ ancora vivo? Dove si trova?
DOGGETT: Qui non c’è scritto. Il fax risulta partito da un piccolo emporio a ridosso del confine col Wyoming. S’è dato alla macchia.
SCULLY: (sospira) Lei non ha paura, agente Doggett?
DOGGETT: Paura di cosa?
SCULLY: Che quell’essere sia ancora vivo e che... insomma... che possa cercarci.
DOGGETT: No. Sono sicuro di averlo colpito, e l’ha colpito anche lei. (Scully annuisce in silenzio) Abbiamo suscitato un bel po’ di maretta su ai piani alti, non hanno digerito il rapporto.
SCULLY: Già, ci si abituerà. (Scully prende di nuovo in mano la targa col nome di Mulder e fa il giro dietro la scrivania) Io... non ho mai avuto una scrivania... tutta per me qui dentro ma... è giusto che si senta a suo agio.
DOGGETT: (sorride) La ringrazio.
SCULLY: No, sono... sono io che la ringrazio... per avermi coperto le spalle.
DOGGETT: Ho fatto soltanto il mio dovere. L’avrebbe fatto anche lei.

(Doggett va verso lo schedario e lo apre. Scully rimane in piedi osservando la targa che tiene tra le mani. Dopo alcuni istanti, apre un cassetto della scrivania e vi ripone dentro la targa.)


Trascrizione effettuata da DanaScully


Burley, Idaho

FBI Headquarters - Washington, D.C.

McKesson Residence

Cassia County Morgue

Cassia County Cemetery

Slade River

Bird Island


Per ulteriori informazioni sugli eventi accaduti in questo episodio consulta la timeline di questa stagione
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IN BREVE

[Doggett] Ho notato subito che il salto logico è alla base del vostro approccio, ma non figura nel mio.
[Scully] Se è tanto estraneo a quell'approccio perché si porta in tasca un vecchio articolo che parla di un uomo pipistrello?

[Scully] Non posso ragionare come lui.


 
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