X-files – Il complotto continua

Usciti dritti dal telefilm che ha conquistato in tutto il monto decine di milioni di fan, gli agenti dell’Fbi Fox Mulder e Dana Scully continuano sul grande schermo, complici gli effetti speciali, le loro indagini impossibili. Per introdurre la visione, “Sorrisi” ha stilato un rapido elenco delle analogie e delle differenze tra la serie e il prodotto cinematografico.

Finalmente sono tornati. Tosti. Intrepidi. Irriducibili. I cavalieri dell’investigazione impossibile, gli sfegatati cacciatori di complotti e alieni sono ancora tra noi. Stavolta, però, smesse le dimensioni dell’elettrodomestico casalingo, i due agenti dell’Fbi Mulder e Scully ci guardano perplessi dall’alto degli schermi giganti dei cinema di prima visione. Uscito negli Stati Uniti lo scorso giugno (quasi sessanta miliardi di lire incassati nel primo week end), il film tratto dalla serie-culto “X-Files”, scritto e prodotto dall’ideatore del telefilm, Chris Carter, intrattiene legami piuttosto complicati con l’”originale” televisiva. Per facilitare la conta delle analogie e delle differenze, abbiamo staso un rapido, e per forza di cose incompleto, promemoria.

Il clima. Dimenticate intanto quell’aria sospesa e liquida, contorta e angosciosa, perturbante e rarefatta che è stata uno dei marchi migliori della serie. In sua vece, lo sceneggiatore Carter e il regista Rob Bowman hanno piazzato una marcata atmosfera da cinema d’azione, condita con un plateale pizzico di spy-story, che poco e male si addice allo zoccolo duro “ibrido” della ispirazione originaria.

Citazioni addio. Lo stesso discorso vale sul piano strettamente stilistico. Nato come avventura ai confini della realtà. Il telefilm confondeva felicemente, con un largo seguito di citazioni, l’orrore gotico, le tentazioni fantasy, le ragnatele del thriller e le suggestioni fantascientifiche. Il “File” su grande schermo, viceversa, si limita ad illustrare, in modo fin troppo lineare e raziocinante, la lotta di due poliziotti testardi contro una potente organizzazione criminale.

Chi c’è, chi non c’è. Desiderosi di non deludere i tanti fan della serie, ma anche ansiosi di attirare spettatori neofiti, Carter e Bowman hanno cosparso (con giudizio, però) la vicenda di mille rimandi alle puntate precedenti. Ecco il misterioso Uomo che Fuma, i tre pirati informatici alleati del protagonista, il vicepresidente dell’Fbi amico-nemico dei nostri eroi, Mulder con la fissa degli alieni, Scully con il richiamo alla ragione, le api portatrici di virus, i campi di granoturco sedi del Male e tanti volti mostruosi degli “omini verdi”. Il punto è, comunque, che tutte queste tracce non bastano ad alimentare a sufficienza l’effetto-puzzle. Chi già conosce la storia resta un po’ con la bocca asciutta. Chi ne era a digiuno avverte un leggero senso di disorientamento.

Che cos’è un bacio? La cosa più sorprendente della pellicola, e probabilmente anche quella che meglio rispetta lo spirito originario di “X-files”, è il quasi bacio che a un certo punto si scambiano i protagonisti. Sono notissimi i dubbi e gli interrogativi che da sempre hanno circondato la mancata relazione tra i due agenti patiti dell’ignoto. E altrettanto famosi sono i pettegolezzi che accompagnarono la messa in onda di un episodio della quarta edizione, intitolato “Anomalie genetiche”, in cui una sorta di sosia di Mulder strappa finalmente un bacio alla compagna di avventure paranormali. La brillante soluzione di Carter e Bowman, ovvero l’ennesimo rinvio del contatto carnale tra i nostri due eroi, conferma e dilata il senso primo del mistero. Dopo aver giurato alla stampa in diverse occasioni che il film avrebbe sciolto l’enigma amoroso, il burattinaio Carter ha lasciato ancora una volta lo spettatore sulla soglia della verità. Galeotta, nella fattispecie, una minuscola, fastidiosa, inopportuna ape.

 
 

Trascritto da Carlotta Casoni

 

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