X-Files la storia di un mito

Dopo nove anni di soddisfazioni X-Files sta per chiudere i battenti. Questo perlomeno sembrerebbero indicare le ultime notizie giunte dagli States, che danno per conclusiva la puntata di chiusura della nona stagione. Ma come ha avuto origine il successo planetario di Mulder e Scully? Scopritelo assieme a noi in questo viaggio nel tempo...

Lo scandalo Watergate e l'omicidio di John Fitzgerald Kennedy rappresentano due fra i principali eventi del secolo appena concluso, capaci da soli di sconvolgere nel profondo il popolo americano. Il clamoroso crollo della presidenza Nixon e l'oscura cospirazione che condusse all'omicidio di Kennedy (fra i capi di stato più odiati il primo e amati il secondo), minarono alla base il sentimento patriottico del popolo a stelle e striscie, generarono grande sfiducia nei confronti delle istituzioni e riportarono in auge la figura del ribelle solitario, incorruttibile e sempre all'erta sull'operato dei potenti (pensate solo alle figure dei giornalisti Carl Bernstein e Bob Woodward, interpretati sul grande schermo da Dustin Hoffman e Robert Redford in Tutti gli uomini del presidente). Fra le principali fonti d'ispirazione per la nascita e lo sviluppo della mitologia narrativa alla base di X-Files ci sono senza dubbio situazioni e personaggi come questi. La serie di Chris Carter dipinge innanzitutto la lotta contro un potente governo ombra, che nasconde al popolo segreti ritenuti pericolosi (per i cittadini comuni o per i potenti stessi?) e si trova quotidianamente a fronteggiare il lavoro di un sottobosco ribelle, che lotta per smascherarlo e rendere pubblica la verità. Addirittura, situazioni come quelle dipinte inizialmente hanno fornito spunti diretti per il lavoro degli sceneggiatori, al punto che l'informatore segreto che partecipa alla prima stagione della serie condivide il nome (Gola Profonda) con quello che collaborò allo scoperchiamento del "pentolone" Nixon, mentre il cattivissimo Uomo che fuma, villain ricorrente della serie, viene collegato all'uccisione di Kennedy.
Forse però, prima di scendere così nel dettaglio, sarebbe il caso di fare un salto indietro nel tempo, fino alle origini della serie...

IL SOGNO AMERICANO
All'inizio degli anni '90 Chris Carter era un biondo e atletico surfista che si dilettava a scrivere su una rivista specializzata, appunto, nell'arte di cavalcare le onde, David Duchovny, fresco di laurea in letteratura inglese, "rischiava" d'intraprendere la carriera di docente e Gillian Anderson muoveva i primi passi della sua carriera di attrice. Difficilmente i tre immaginavano di ritrovarsi, nel giro di qualche anno, a far parte di un fenomeno tanto grande. Carter, però, grazie alle giuste conoscenze (che non fanno mai male) si ritrovò a lavorare presso la NBC Entertainment nelle vesti di sceneggiatore e produttore, arrivando a mettersi talmente in mostra da potersi permettersi di proporre un suo progetto personale alla Twentieth Century Fox. Cavalcando l'onda (pratica non nuova a Carter) del successo di pellicole horror e fantascientifiche, tornate popolari proprio in quegli anni (pensate solo al filone vampiresco lanciato dal Dracula di Coppola e da Intervista col vampiro), il biondo palestrato propose una serie basata non solo sulle invasioni aliene che ne avrebbero costituito la spina dorsale, ma capace di svariare a tutte le latitudini del genere. Ovviamente i produttori erano scettici, anche perché la fantascienza aveva smesso da tempo di interessare il pubblico televisivo (lo stesso Star Trek, con le sue varie incarnazioni, raramente si avventura molto oltre le percentuali di share garantite dalla nicchia di appassionati), ma venne concessa la possibilità di tentare un episodio pilota, da cui si generò poi uno fra i più grandi successi degli anni '90.

LA NASCITA
Chiaramente i problemi iniziali non si limitarono a questioni di fiducia nel progetto, ma riguardarono un po' tutta la macchina produttiva. In primis, la coppia di attori protagonisti. Se l'atletico e adorabilmente gigione David Duchovny fu una scelta quasi immediata, le cose si complicarono per la sua controparte femminile. Carter, infatti, dovette lottare parecchio per convincere la produzione a rispettare le sue idee, che non prevedevano una top model "Baywatch Style" e, men che meno, una tresca amorosa fra i due personaggi. Nonostante le difficoltà incontrate nell'imporle, le scelte del buon vecchio Chris si rivelarono vincenti; per rendersene conto basta pensare al successo di critica e pubblico ottenuto dalla (bella) Gillian Anderson, e alla perfetta alchimia che si è creata fra i due attori sul set. Il rapporto di fiducia, stima, affetto e, volendo, amore platonico/represso è sicuramente fra gli elementi più riusciti della serie, perlomeno a livello di caratterizzazione dei
personaggi. E la tensione sessuale che si crea fra i due, nascosta dietro uno sguardo, un abbraccio o una parola di conforto, ha stuzzicato per anni la fantasia morbosa degli appassionati.
Insomma, le basi erano poste, l'episodio pilota era stato trasmesso con buon successo e la serie aveva ottenuto l'approvazione dei vertici Fox.
La leggenda stava nascendo...

PRIMI VAGITI
I primi anni di X-Files sono ovviamente serviti a porre le basi per tutto ciò che sarebbe venuto dopo, in termini narrativi, ma anche di produzione, coinvolgimento di nomi famosi, avvenimenti più o meno legati alla serie e via dicendo. Il successo non fu assolutamente immediato, tanto che la messa in produzione di una seconda annata appare quasi inspiegabile, se ci si limita a osservare i semplici dati di ascolto.
Fox però diede fiducia al progetto, dimostrando grande lungimiranza e capacità di riconoscere un valido investimento. D'altra parte la prima stagione era stata abbondantemente valorizzata dalla critica, che l'aveva condotta in trionfo alla cerimonia dei Golden Globe. Fra riconoscimenti tecnici e premi a serie e attori, la creatura di Chris Carter aveva dominato la serata (e si sa quanto contino a livello pubblicitario cose di questo tipo). Così, le indagini di Fox Mulder e Dana Scully proseguirono, arricchendosi di nuovi, importanti, coprotagonisti e dando lentamente vita a un affresco narrativo talmente vasto che, con tutta probabilità, nemmeno lo stesso Carter ipotizzava al momento di cominciare l'avventura. I vari elementi abbozzati nel corso della prima annata cominciarono a prendere forma e contribuirono ad affascinare un pubblico sempre più corposo e fedele, capace di premiare la serie ogni anno di più (gli approfondimenti specifici sulle varie stagioni li trovate nelle recensioni, presenti e future, dei cofanetti pubblicati da Fox).

IL PERIODO DELLA CRESCITA
Proseguendo di stagione in stagione, la serie cominciò a evolversi, modificando in parte il concetto di partenza e mettendo in evidenza la volontà degli autori di sperimentare, cercando sempre di proporre qualcosa di nuovo. Le atmosfere si fecero gradatamente più cupe e virate all'horror, sia da un punto di vista strettamente visivo, con omicidi e mutilazioni messi in scena senza remore, sia per le tematiche, che portarono parecchi episodi a cadere sotto la pesante mannaia della censura italiana (in particolare quando si sconfinava in materia religiosa). La distinzione fra episodi comuni, nei quali si esploravano le situazioni e gli argomenti più disparati, e capitoli della mitologia, dedicati al protrarsi della cospirazione governativa atta a nascondere la minaccia aliena, si fece sempre più netta, al punto di dividere nettamente i fan.
Cominciarono, poi, a manifestarsi sempre più gli episodi sperimentali, che si discostavano dalle canoniche atmosfere della serie. A partire da Humbug, primo vero e proprio sconfinamento nella comicità, per giungere a chicche come Post-Modern Prometheus, un omaggio al cinema horror dei tempi d'oro realizzato interamente in bianco e nero. E, fra citazioni fumettistiche, rimandi agli sparatutto in prima persona ed esilaranti divertissement con intenti di parodia, si cominciò a scontentare in parte il pubblico dei fedelissimi, che non gradivano più di tanto gli esperimenti.

CRISI DI MEZZ'ETA'
Ma il malcontento serpeggiava anche nel cast. Duchovny, in particolare, manifestava continui contrasti con la produzione, utilizzando come pretesto maggiore la necessità di trasferirsi continuamente a Vancouver (in Canada, costa meno...) per le riprese.
Trascurare la famiglia, si sa, non è mai un bene; se poi, volendo essere maligni, si aggiunge che la sua carriera di attore cinematografico stentava a decollare (e nel dire questo siamo fin troppo benigni), è facile immaginare un patatrac.
Insomma, la sindrome da William Shatner è forte: la possibilità di rimanere per sempre ingabbiati in un ruolo non deve dare grande soddisfazione a un attore (peraltro dubitiamo che il buon Duchovny sia in grado di liberarsi dell'ingombrante ombra di Fox Mulder). Insomma, dopo lo scampato pericolo della quinta stagione, appariva ormai evidente che con la settima X-Files avrebbe terminato il proprio ciclo vitale. In fondo sono fin troppe le serie TV che chiudono i battenti alla settima annata e poi come si potrebbe mai immaginare X-Files senza Fox Mulder?


PENSIONAMENTO TARDIVO
Evidentemente Chris Carter ci è riuscito fin troppo bene, visto che la serie è andata avanti per altri due anni. Dopo il termine della settima stagione, che ha chiuso tutte (o quasi) le trame lasciate in sospeso, la produzione non se l'è sentita di abbandonare la gallina dalle uova d'oro e ha voluto proseguire. Così, dopo aver scritturato Duchovny per qualche apparizione saltuaria, si è andati a recuperare un sostituto con le fattezze di Robert Patrick (che molti ricorderanno come cattivissimo T-1000 in Terminator 2). La serie ha proseguito fra alti e bassi, puntando molto su un ritorno alle antiche atmosfere e un parziale abbandono della continuity.
Il successo è andato calando, pur mantenendosi sempre su livelli soddisfacenti, e il disamoramento dei fan non poteva che lasciare il segno. Dichiarazioni recenti di Chris Carter, infatti, dipingono un desiderio di chiudere la serie prima che sia troppo tardi, risparmiandole il calvario dell'atleta a fine carriera incapace di porre la parola fine. La nona stagione, attualmente in corso negli Stati Uniti, sarà insomma l'ultima, a meno di improvvisi cambi di rotta. Lo stesso Carter ha confermato, dichiarando oltretutto che gli piacerebbe avere nel cast dell'ultimo episodio anche Duchovny.

LASCITO PER I POSTERI
Insomma, nel maggio 2002, con l'episodio numero 201, X-Files terminerà la sua corsa (che peraltro probabilmente riprenderà sul grande schermo come del resto accade regolarmente ad altri serial, Star Trek su tutti). Ma l'impatto che la creatura di Chris Carter ha avuto sull'immaginario collettivo rimarrà probabilmente marchiato a fuoco nella storia della fantascienza. Nel giro di pochi anni, da piccolo fenomeno di nicchia che erano inizialmente, le avventure di Mulder e Scully sono diventate un vero e proprio fenomeno di costume. Le imitazioni e i prodotti che hanno tentato (spesso inutilmente) di cavalcarne l'onda sono stati innumerevoli; e non si parla solo delle serie TV (compreso il fallimentare e italianissimo AleX, con Romina Mondello nel ruolo principale) o dei vari film usciti nel periodo di massimo successo della serie, ma anche di tutti tentativi di sfruttare il simbolo della X per potenziare a livello pubblicitario negozi, linee d'abbigliamento e qualsiasi altra cosa. Non parliamo, poi, di citazioni più "ufficiali", come le apparizioni di Mulder e Scully nei testi di canzoni d'alta classifica o il loro cameo in una puntata de I Simpson.

Carter, personaggio unico nel suo genere, anche per la totale fusione con la sua creatura, che curava su tutti i livelli (dalla produzione, alla sceneggiatura, alla regia), ha dato vita a qualcosa di irripetibile, come del resto ha dimostrato il fallimento del pur validissimo Millennium. La seconda creatura del surfista, infatti, nonostante i consensi unanimi di critica, ha raggiunto a stento il termine della terza stagione (e probabilmente anche per questo motivo si è deciso di proseguire oltre il lecito con X-Files). I suoi successivi esperimenti, poi, si sono rivelati ancora più fallimentari: Harsh Realm si è chiusa dopo soli nove episodi (dei quali peraltro ne sono andati in onda tre) e The Lone Gunmen, dedicata al trio di "nerd" che collabora spesso e volentieri con Mulder, è arrivata a stento al termine della prima stagione, per poi essere cancellata.
Insomma, forse la sindrome di William Shatner non ha colpito solo Duchovny...

 
 
FONTE: NextGame.it (ITA)

 

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