Intervista di Chris Carter per l'Archive of American Television - Parte 1

Chris Carter per l'Archive of American TelevisionL’Archive of American Television ha realizzato, lo scorso 24 Giugno, un’intervista con Chris Carter della durata totale di due ore e mezza che è venuta alla luce solo di recente. In questa sorta di “assolo”, Chris Carter parla in modo approfondito di X-Files e Millennium. Data la mole dell’intervista stessa, abbiamo deciso di pubblicare qui la trascrizione, in tre diverse parti, così come presentate nei filmati rilasciati su YouTube.

La prima parte dell’intervista si sofferma sulla nascita di X-Files, partendo dalla prima stesura che lo stesso autore aveva proposto al network per presentare la sua idea.

“Avevo scritto circa diciotto pagine a supporto dell’episodio pilota per descrivere la serie nel suo complesso. La prima volta che ho descritto Mulder sembrava più un VJ di MTV piuttosto che un agente dell’FBI, era più giovane e ribelle. Scully invece era quella che considero la mia donna ideale, intelligente ed appassionata nel suo lavoro. Ho scelto di invertire lo stereotipo maschile / femminile tipico dei personaggi facendo di Mulder il credente e di Scully la scettica.”

Chris Carter propone la sua idea alla FOX per ben due volte prima di ottenere il via libera per realizzare l’episodio pilota di X-Files.

“Non avevano idea di cosa fosse. Hanno pensato che potesse prendere il posto di uno show che all’epoca andava in onda il venerdì sera, dal titolo “Sightings”, che aveva un taglio più giornalistico e quindi si aspettavano un prodotto più realistico, una sorta di “docu-drama”. All’inizio non avevano ben chiaro che avremo parlato di fatti inspiegabili, e che proprio per la loro natura era meglio lasciare inspiegati. Li rendeva più misteriosi, e lasciare aperte le storie le rendeva più interessanti che non dare una spiegazione a ciò che era accaduto. Ciò nonostante abbiamo sempre seguito il nostro istinto, senza seguire i consigli del network che si aspettava storie basate sulla realtà.”

Nonostante tutto, il network televisivo della FOX, si rivela l’ambiente ideale per la nascita e la crescita della serie.

“Era un ambiente creativo e un po’ fuori dai soliti schemi per fare televisione. Non so se X-Files avrebbe sfondato in qualsiasi altro network di allora.”

Inizia quindi una delle fasi più delicate di tutto il processo di produzione: il casting per trovare gli attori che daranno vita sullo schermo a Mulder e Scully.

“Cercavo attori intelligenti. Per Mulder cercavo qualcuno che fosse poco convenzionale, intelligente, irriverente e divertente. E’ stato Randy Stone [ndr, il direttore del casting] a portare David Duchovny al casting sottoponendolo alla mia attenzione ed io mi sono subito fissato su di lui. Non avevo visto i suoi lavori precedenti, ma solo qualche video durante le fasi del casting.
Il compito del personaggio di Mulder era quello di far credere il pubblico nel paranormale. Doveva essere tanto convincente per Scully così come doveva esserlo per noi [il pubblico]. David aveva l’abilità di recitare dialoghi molto lunghi rendendoli credibili. Ha portato a questo personaggio intelligenza, intensità e il suo humor. All’inizio non avevo capito quanto David fosse divertente perché è molto pungente ed ironico.

Mi ricordo il giorno che ho incontrato Gillian Anderson al provino. Era trasandata e aveva un aspetto orribile, ma ho visto immediatamente in lei la giovane scienziata che stavo cercando. Era intelligente ed aveva un’intensità particolare, è una delle cose più interessanti di lei tutt’ora, ed è stata proprio quella sua intensità che ha fatto sì che il suo ruolo fosse credibile in X-Files. Inoltre, era in grado di recitare le parti in cui si trattava di materie scientifiche in modo molto credibile.”


Chris Carter trova immediatamente i suoi Mulder e Scully, ma deve combattere con il network per avere nella serie quei due attori pressoché sconosciuti.

“Ho dovuto combattere per avere entrambi. Altre persone avevano fatto il provino per ottenere la parte. I dirigenti del network avrebbero preferito prendere un altro attore al posto di David, ma li ho convinti che prendere lui sarebbe stata la scelta giusta per la serie. E’ accaduta la stessa cosa con Gillian. Nessuno vedeva in lei la bomba sexy che si immaginavano dovesse essere la protagonista.

Durante la fase di casting, credo di averli visti recitare insieme molto brevemente solo in una singola occasione. Non avevo idea di come sarebbe stata la loro intesa finché non li ho visti girare la loro prima scena sul set, una scena che poi sarebbe diventata mitica, il primo incontro tra Mulder e Scully nell’episodio pilota.“

La scelta di Chris Carter è quindi perfetta. L’intesa sul set tra David Duchovny e Gillian Anderson è immediata.

“E’ qualcosa che c’è o non c’è. Non può essere fabbricata. David è un uomo molto affascinante, e lo era anche con Scully. Mia moglie diceva sempre che il bello di questa coppia risiedeva nel fatto che Mulder trattava sempre Scully con rispetto ed era molto protettivo nei suoi confronti. Questo aspetto della loro relazione si è sviluppato quasi subito.”

Il cast è formato e iniziano quindi le riprese.

“Le intenzioni erano quelle di girare a Los Angeles, ma non riuscivamo a trovare una foresta che fosse adatta per la storia. Su suggerimento di uno dei produttori ci siamo quindi spostati a Vancouver proprio per sfruttare le grandi foreste. Quelle che dovevano essere due settimane sono diventate cinque anni. Non ho più pensato di tornare a Los Angeles dopo aver girato il primo episodio perché Vancouver si è rivelato il posto perfetto per X-Files. Avevamo una troupe stupenda, un posto che assomiglia a tanti luoghi diversi ed il clima di quelle zone ha contribuito a dare l’atmosfera cupa e spaventosa che è poi diventata tipica della nostra serie.”

Terminate le riprese, l’episodio pilota viene quindi presentato ai dirigenti della FOX e le reazioni sono grandiose: la proiezione termina tra gli applausi e, come si dice in questi casi, tutto il resto è storia.

Chris Carter si sofferma quindi a descrivere Mulder e Scully e la nascita del loro rapporto.

“Mulder è motivato dal rapimento di sua sorella. E’ una spina nel fianco dell’FBI, spinge i limiti delle proprie indagini, è un ribelle. Scully è spinta dall’FBI a invalidare il lavoro di Mulder. Lei è una persona con un alto senso morale e quindi rimane intrappolata tra quello che le viene chiesto di fare e quello che invece crede sia giusto. Ecco perché entrambi stringono un legame d’amicizia con l’altro e si avvicinano molto fin dall’inizio.”

La relazione che fin da subito lega i due personaggi ha da sempre fatto discutere, ma è così che Chris Carter ne descrive la nascita e lo sviluppo.

“Dopo averli visti impersonati dai nostri attori, devo dire che era come me l’aspettavo. Era una relazione platonica, non c’era alcun accenno ad una storia d’amore tra Mulder e Scully, sebbene il pubblico vi avesse visto quasi fin da subito una sorta di tensione sessuale che avrebbe voluto vedere risolta. Questa reazione del pubblico mi ha entusiasmato, ma penso che per i personaggi fosse giusto così. Metterli insieme avrebbe significato la morte di quella relazione perché l’avrebbe cambiata per sempre. Non sarebbero stati in grado di condurre le loro indagini, avrebbero condiviso le camere degli hotel invece che avere camere separate. Sarebbe stata una serie completamente diversa.”

Fin dall’inizio le storie di X-Files si dividono in episodi che trattano singoli casi (i cosiddetti “standalone”) e gli episodi mitologici. La definizione di mitologia ci viene data proprio da Chris Carter nel corso di questa intervista.

“L’arco mitologico di X-Files riguarda l’indagine sulla cospirazione messa in atto dal governo per nascondere all’opinione pubblica la verità sull’esistenza degli extraterrestri e sui fenomeni alieni. Ed è proprio l’episodio pilota a dare il via a questo arco di storia. Quando l’ho scritto avevo pensato alla storia del rapimento della sorella di Mulder, lui è convinto che sua sorella sia stata rapita dagli alieni, ma nessuno gli crede.  Questa storia, oltre ad aver reso personali le indagini di Mulder, ha costituito una parte molto importante dell’intera mitologia. Andando avanti l’arco mitologico è diventato poi la storia personale di Mulder e Scully. Infatti in seguito Scully viene maggiormente coinvolta nelle indagini sui rapimenti alieni, e sulla verità riguardo la sorella di Mulder, e quindi anche per lei diventa un percorso personale.”

“Mi piace scrivere sia gli standalone che la mitologia perché ognuno presenta delle sfide. La mitologia non doveva diventare troppo contorta perché dovevamo comunque permettere al pubblico di seguire la storia. Doveva conservare una logica dall’inizio alla fine.  Mentre la serie era in corso, non ho mai avuto bisogno di tornare indietro per controllare cosa era accaduto prima di scrivere un episodio mitologico. Quando si è molto coinvolti in un processo come questo e si racconta una storia che è personale per te e per i personaggi, si tende a ricordarsi cosa si ha scritto. Dal punto di vista emotivo segui la storia dei personaggi stessi. Tuttavia, se oggi mi facessi domande sulla mitologia probabilmente dovrei rinfrescarmi la memoria perché è una storia che è andata avanti per nove anni.”


Ma non di sola mitologia è fatto X-Files. Anzi.

“Dopo i primi sette, otto episodi della prima stagione, quando al cast si sono aggiunti degli ottimi autori, ho capito cosa poteva diventare X-Files. Tutti hanno contribuito a dare forma ai personaggi. Ad esempio, Glen Morgan e James Wong hanno spinto la serie come io non avrei mai saputo fare. Hanno dimostrato che era sempre possibile trovare nuove storie anche senza risparmiare altre idee. Decidere di far sparare a Mulder a metà stagione o far morire il padre di Scully è stato molto rischioso.  Suo padre era un personaggio molto importante sul quale avremmo potuto sviluppare altre storie. Abbiamo chiuso il dipartimento degli X-Files nel finale della prima stagione perché abbiamo pensato che sarebbe stato interessante riaprirli, o trovare un modo per riaprirli, nella stagione seguente. Inoltre, uccidendo Deep Throat, uno dei personaggi principali, abbiamo dato a Mulder qualcosa su cui indagare.”

Ma da dove arrivavano le idee per scrivere gli standalone?

“All’inizio abbiamo trattato degli aspetti ovvi del paranormale, come i fantasmi o i lupi mannari, ma in seguito le cose si sono fatte più interessanti perché abbiamo ampliato le nostre storie sconfinando nella scienza più strana. Il segreto stava nel raccontare storie che avvenivano nel ramo delle possibilità estreme e nel rendere tutto tanto spaventoso quanto credibile. Più una storia era credibile e più avrebbe avuto successo.”

Solo in una occasione i dirigenti del network ritengono che gli autori di X-Files si siano spinti troppo oltre e richiamano Chris Carter all’ordine.

“Si trattava di un episodio della quarta stagione, scritto proprio da Morgan e Wong, dal titolo Home. Non è un episodio violento, al pubblico viene lasciato immaginare cosa accade dato che l’azione viene interrotta un attimo prima che avvengano questi atti di violenza. Abbiamo ricevuto delle lamentele perché l’episodio era stato ritenuto troppo spaventoso e violento. Il network pensava che avessimo oltrepassato i limiti del buon gusto perché nella storia venivano suggeriti atti incestuosi. Ciò nonostante, è uno degli episodi più amati di sempre.”

Il debutto di X-Files in televisione non ha segnato il suo immediato successo tra il pubblico. Secondo Chris Carter lo spostamento nel palinsesto dal venerdì alla domenica sera ha decretato la crescita di popolarità della serie.

“Siamo passati dall’avere un pubblico solido all'avere quello che io chiamo un ampio seguito di culto.”

Fare una identikit dei fan di X-Files è tutt’altro che facile, ma Chris Carter ci prova lo stesso.

“Alle conventions ci trovavamo di fronte tre generazioni di fan: nonni, genitori e ragazzi. Era una serie intelligente e ben scritta, sempre spaventosa, che faceva riflettere, accadeva sempre l’inaspettato ed è per questo che aveva seguito. Sicuramente la serie era un grande successo tra i giovani compresi tra i 18-29 anni, ma direi che forse i fan più accaniti erano, e continuano ad esserlo, soprattutto donne.

Erano attratte da David e Gillian. Penso che loro siano il segreto del successo della serie.”


 

 



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