X-Files e la paura delle nuove stagioni

Mulder e Scully in una scena di My Struggle IV

Quando X-Files arrivò in Italia, io avevo 10 anni.

Fu amore a prima vista, e il motivo è semplice: adoro il mistero! Mi piacciono tantissimo le storie di alieni, e mi affascinano da morire quei misteri, classici e non, che non hanno risposte scientifiche, anche se, talvolta, certi enigmi sono davvero inquietanti! Ma X-Files è un prodotto unico nel suo genere. Sa raccontare storie terrificanti, spesso toste (penso a “Home”, o “Paper Hearts”, in cui gli incubi raccontati sono estrapolati dalla realtà, che è spesso più terribile di qualsiasi invenzione), in un modo che non mi vergogno a definire poetico, perché porta lo spettatore a interrogarsi, a ragionare su realtà scomode, a immaginare spiegazioni a fatti che spiegazioni non hanno, a inquietarsi grazie a quelle atmosfere nebulose che tanto amo. X-Files sa anche divertire, X-Files sa anche spezzarti il cuore.

Quindi prima ci sono stati i casi, a farmi innamorare, poi, imparando a conoscerli, ecco che Mulder e Scully si sono fatti strada nel mio cuore e vi si sono stabiliti definitivamente.

Non posso mettermi a parlare di loro, rischierei di iniziare e non finire più! Posso solo dire che, a mio avviso, mai nessuna serie tv è riuscita, e forse mai riuscirà, a replicare un rapporto, per la maggior parte platonico, così intenso, così intimo, così totalizzante. Mi emoziono al solo scrivere queste parole...

Ma venendo a noi, quando fu annunciato il ritorno di X-Files in tv, mi spaventai.

Non volevo.

X-Files meritava una conclusione (che conclusione totale non potrà mai essere, perché andrebbe a inficiare lo spirito stesso della serie), ma avrei preferito che questa mi fosse mostrata al cinema.

X-Files era una creatura degli anni '90, le serie tv, nel corso degli anni, hanno preso sempre più piede, sono diventate perle capaci di sovrastare interi film. E se X-Files non fosse più stato capito? Se le esigenze della casa produttrice fossero state in contrasto con lo spirito stesso di questa serie? Se la necessità di attrarre nuove fasce di appassionati avesse irrimediabilmente rovinato il ricordo che avevo di X-Files?

Tante erano le domande, tanti i dubbi. E tutto questo perché non vorresti mai che una cosa a cui vuoi tanto bene venisse rovinata.

Ma X-Files è arrivato nelle nostre case con la decima stagione, pochissimi episodi che ho guardato a occhi quasi chiusi, terrorizzata di vedere le mie paure farsi realtà.

E invece, alla fine, gli occhi li avevo sbarrati. Pieni di meraviglia, pieni di tutte quelle sfumature che mi hanno da sempre fatto riconoscere X-Files. Pieni di Mulder e Scully, del loro rapporto ancora più intenso (se possibile!), delle loro angosce e dei loro sguardi che parlano. Pieni di curiosità per quel cliffhanger che mi aspettavo fin dalla prima puntata, ma che ha deluso buona parte di tutti quei fan che, al contrario di me, aveva applaudito al ritorno in tv, senza ansie né paure. (Sul serio? Ma davvero vi aspettavate un finale meno aperto? La cosa mi fa sorridere, perché per me, con tutti i miei dubbi, l'unica certezza era un finale al cardiopalma che più aperto non si può!).

Abbiamo atteso due lunghi anni, sospesi sul quel ponte.

Ed ora eccoci qui, con l'ultima puntata dell'undicesima stagione già all'attivo da qualche settimana.

Prima di proseguire, voglio sottolineare che non sono una critica, non lavoro per giornali, tv o cinema, sono una semplice fan di X-Files, e tutto quello che sto scrivendo qui è solamente il frutto delle mie opinioni personali.

Aspettavo con trepidazione questa stagione, ma... non mi ha entusiasmato. E lo dico con la tristezza nel cuore, e un vago senso di colpa, perché mi sembra di tradire un grande amore.

Ma è la verità.

Di dieci puntate, me ne sono piaciute parecchio tre, un paio a metà e tutto il resto purtroppo no.

Ho trovato eccellenti, se non geniali e con trame accattivanti, episodi come “Rm9sbg93zxjz”. E allora perché non mi sono piaciute? Semplicemente perché non ho ritrovato quelle atmosfere che tanto mi sono care. A tratti non ho nemmeno riconosciuto Mulder e Scully. Molto probabilmente è un problema mio, ancora legata ai casi delle vecchie stagioni.

Ma se c'è una cosa che posso asserire senza problemi, è che l'ultima puntata mi è piaciuta in modo totalizzante! Mi ha tenuta in ansia, con il cuore a mille e i nervi tesi, mi ha trascinata velocemente (forse troppo, unico difetto che le trovo) nel mezzo di quei complotti decennali che sembrano immortali, accompagnati da personaggi loschi che, si spera, siano trapassati sul serio, e compagni di percorso che si sono sacrificati per Mulder, Scully e William.

E mi ha spiegato perché, in “Ghouli”, William mi era parso così lontano da quell'idea romantica che mi ero fatta di lui nel corso degli anni. Il suo personaggio mi ha spezzato il cuore. È un assassino, un esperimento, di cui poco si viene a sapere, racchiuso nel corpo e nelle passioni di un adolescente. È solo. Lo è sempre stato e sempre lo sarà, perché nessuno, come anche lui stesso afferma, potrà mai salvarlo da quello che è. Nemmeno l'amore di un padre e una madre. Anzi, di due padri e due madri. Nessuno dei quali, tra l'altro, è davvero suo genitore.

C'è veramente da impazzire. C'è veramente da augurarsi di non vivere più.

Un personaggio del genere, si sa, divide le folle. Può deludere, e lo ha fatto in una consistente fetta di fandom, può far arrabbiare, o, come nel mio caso, può far provare immensa tristezza.

Molti fan si aspettavano un William dolce e premuroso, come l'immaginazione ha suggerito negli anni privi di X-Files, ma non avrebbe mai potuto essere così. X-Files non è una serie stereotipata, non va incontro ai desideri del pubblico, segue la sua strada, provocando emozioni forti, negative o positive che siano, senza guardare in faccia nessuno.

È così che deve essere. Fedele a sé stessa.

E poi il finale, quei pochissimi minuti in cui cuore spezzato e felicità che mi hanno, letteralmente, fatta sciogliere in lacrime.

La rassegnazione di Scully sul destino di un figlio agognato, per il quale ha sofferto per anni, per il quale ha provato sensi di colpa senza assoluzione, e che non è mai stato suo; il dolore lacerante di Mulder, provocato da un amore paterno mai palesemente esternato in precedenza, ma che rompe gli argini in un'unica domanda lacerante, unita a uno sguardo disperato che rimarrà scolpito nella mente di ogni fan per parecchio tempo; l'inaspettata, meravigliosa, notizia di un nuovo figlio in arrivo, ancora protetto nel ventre di una donna che, per via dell'età e dei suoi problemi di salute, aveva rinunciato all'idea di poter allevare un bambino che fosse davvero loro.

Questa nuova gravidanza ha scatenato gli animi in tutto il mondo. Dita accusatorie puntate su Chris Carter e questa sua scelta al di sopra delle righe. È vero, Scully ha più di 50 anni, è sterile, e una gravidanza naturale è impossibile... nel mondo reale! Ma stiamo parlando di X-Files che, intanto è un prodotto fittizio, non è la realtà, e poi è un telefilm dove alieni e mostri di ogni sorta fanno capolino nella vita di ignari umani, quindi di cosa ci lamentiamo?

Io penso che, dopo anni e anni di dolori e tristezze, questi due personaggi meritino quella pace e quella felicità che è stata loro negata in 200 e passa puntate, e con questo finale miracoloso, direi che possiamo guardare al loro futuro con la speranza che possano vivere il resto della loro vita con serenità.

E, in questo modo, posso anche dire loro addio, lasciarli andare definitivamente, se così vorrà il creatore di questa serie meravigliosa, che non smetterò mai di ringraziare.
 

 



Condividi X-Files e la paura delle nuove stagioni

Iscriviti alla nostra newsletter

per ricevere tutti gli aggiornamenti su X-Files e sul nostro sito.
Non ti intaseremo la casella di posta elettronica, promesso!
Sì, voglio iscrivermi!